Capitolo 22
Jude
Vedo un lampo dorato con la cosa dell'occhio. Guardo alle spalle di Mark e c'è Alex, con il labbro che trema. Un secondo dopo si precipita giù dalle scale, imbestialita.
'Alex! Aspetta!' le grido dietro. Sta facendo tutto troppo in fretta, e io non le riesco a stare dietro, a causa dell'alcool che è in circolo nel mio corpo.
Perché deve sempre scappare da me?
Faccio una cosa buona e di conseguenza dieci cattive, che la allontanano.
'Alexandra!' Mi faccio largo a spintoni tra i ragazzi, facendo cadere a terra il piatto con la pizza di Jack.
E quando arrivo a pochi passi da lei, mi spezza il cuore. Quello stronzo porcospino biondo che la fissava poco prima mangiandosela con gli occhi la saluta quando la vede passare. Lei si blocca, sorride e dopo essere ritornata un po' indietro, lo afferra per la camicia
Che cazzo sta facendo? Non vorrà mica...
Si gira a guardarmi prima di baciarlo. Batto le palpebre per far svanire quell'immagine, che non può essere reale. Non sta succedendo per davvero. Non lo farebbe mai, anche se lei non è mia; non lo è mai stata. Lui, colto alla sprovvista, si riprende e subito le cinge la vita con una mano, accarezzandole i fianchi, mentre l'altra la infila tra i suoi capelli. Non mi capacito di ciò che vedo; sono pietrificato. Tutti gli occhi sono puntati su di loro.
Il bicchiere di vetro mi cade a terra, provocando un leggero tonfo, macchiando il tappeto bianco di un alcolico di cui non ricordo il nome.
A passo svelto mi pianto davanti a lui, staccandolo prepotentemente, in modo tale da porre fine a quella stupida scenetta da piccioncini innamorati, urlando: 'Lo sapevo! Lo sapevo che aspettavi il momento giusto per provarci con lei!' Lui la guarda, lei lo guarda.
'Lascialo in pace, Jude', mi intima la rossa.
E io perdo la testa.
Afferro Axel per il colletto della camicia e gli sferro un pugno. Alex grida ma io non la sento neppure. Tento di colpirlo ancora, ma stavolta lui para il colpo e mi sferra un cazzotto sulla mascella.
La rabbia si mescola all'adrenalima; non faccio a botte da molto, e mi ero quasi dimenticato la sensazione che dà questa carica, insieme a quel dolore familiare alle nocche.
Lo colpisco alle costole. Il biondo cade a terra, e io mi tuffo su di lui salendogli a cavalcioni, continuando a picchiarlo. É riuscito a tirarmi qualche pugno, ma nulla di più.
'Jude, smettila!' grida la causa di tutto questo casino, ma le sue parole, nonostante lei sia qui, mi arrivano alle orecchie come se fossero molto lontane.
Alexandra
Jude continua a sferrare pugni, che non accennano a diminuire. Celia urla di lasciarlo stare e Scott ride, inopportuno. E io resto lì, impalata, senza fare nulla di concreto, se non dire a Jude di fermarsi, mentre Axel viene aggredito. La mano del primo finisce contro una credenza, in cui vi sono contenuti vari piatti e bicchieri di vetro, di sicuro molto costosi. La vista del sangue mi riscuote dallo stupore, e mi avvicino, per poi afferrarlo dalla maglietta. Lui tira indietro il braccio e mi colpisce con il gomito scaraventandomi sul tavolo. Un bicchiere di liquore posto sopra di esso mi si rovescia sul vestito.
'Guarda cosa hai fatto!', grida Jordan a Jude, correndo verso di me.
Celia é accanto alla porta guarda il fratello con occhi assassini, e Bryce guarda la credenza rotta, poi me, sbraitando una serie di frasi contenenti una molteplicità di insulti, rivolti verso l'occhialuto, che però non sembra sentire.
'Alex... Alex stai bene?' mi chiede preoccupato.
Annuisco in silenzio, ancora seduta a terra; un rivolo di sangue gli cola giù dalle nocche, anche se quello messo peggio non è lui: Axel ha la faccia completamente sanguinante; stessa cosa per i suoi vestiti.
Questa piccola festicciola si è rivelata solo un disastro.
'Levati dal cazzo', ordina Jude al verde, mentre prende posto accanto a me. 'Ti ho fatto male? Ti ho scambiata per Caleb', mi spiega aiutandomi ad alzarmi.
'Sto bene', ripeto, e appena sono in piedi mi allontano da lui.
'Ce ne andiamo', ringhia Bryce, afferrandomi per un polso. Axel si sta asciugando il sangue dalle labbra con la manica della camicia.
'Devi restare qui, Alexandra', mi fa il regista.
'Tu non cominciare, cazzo', lo avverte il bianco, ma il rasta non sembra spaventato. Dovrebbe, invece; anzi, dovrebbero entrambi. Sembrano due leoni in procinto di combattere per il ruolo di capobranco.
'Jude, smettila', sbotto. Lui sospira ma non dice niente. Poi mi rivolgo a Bryce, staccandomi dalla sua presa, fortemente salda: 'Lo porto in bagno, non preoccuparti; se vuoi andare a casa, vai. Io rimango qui.' Mi avvio nuovamente verso le scale, facendo un cenno a Jude, per far si che mi segua, nonostante sia più un ordine che una sorta di richiesta, sebbene non sappia se mi ascolterà. Mi sto preoccupando più di lui, il quale è intatto, che di Axel, messo molto peggio.
'Mi dispiace... per tutto', dico rivolgendomi ai ragazzi, chinando la testa in segno di scuse. E quando mi volto, lo sento borbottare: 'La colpa non è tua, é mia.'
Ripercorro la strada fatta poco prima, raggiungendo nuovamente il bagno, stavolta con molta più facilità. Strappo un pezzo di carta igienica e lo bagno, passandolo sul tessuto paiettato cercando di diminuire la macchia, cosa che si rivela l'esatto opposto. Frustrata, mi tolgo le scarpe, diventate fin troppo scomode, e mi scosto i capelli dal viso, sistemandoli dietro le orecchie.
Pochi istanti dopo, Jude apre la porta ed entra: il suo sguardo passa dal tessuto macchiato al mio viso, e senza dire una parola mi sorpassa, aprendo un cassetto e facendone uscire fuori una cassetta del pronto soccorso.
Se pensa anche solo minimamente di essere lui quello arrabbiato, si sbaglia di grosso.
Per molto tempo, che non riesco a calcolare, si disinfetta le piccole ferite procurate, e io lo osservo accigliata dall'altro lato delle quattro mura.
'La smetti?' chiede buttando l'asciugamano bagnato dentro il lavandino.
'Di fare cosa?'
'Oh avanti, dovresti saperlo. Sembri una santarellina, quando quello arrabbiato dovrei essere io!', incrocia le braccia al petto con un'indignazione che non ha il diritto di provare.
'Stai scherzando, vero? Ti prego, dimmi che scherzi. Perché se ti avessi nascosto io una cosa del genere, non mi avresti rivolto la parola!', alludo alla vera causa del problema.
'Però non sono io quello che per ripicca ha baciato un altro ragazzo!' risponde a tono.
Sapendo che da questo punto di vista ho torto, avendo fatto prevalere l'impulsività, cambio discorso, e facendo riferimento alla garza che non riesce a mettere sulla mano, chiedendo titubante: 'Vuoi che ti aiuti?',
'No, ce la faccio', risponde duro; tuttavia, non lo ascolto: afferro l'oggetto che ha in mano, e lo inizio a medicare. Lui non fiata, ma mi fissa da dietro quelle spessi e scure lenti -che celano degli occhi stupendi-, fino al termine della mia improvvisazione come infermiera.
'Anche se ti ho aiutato, non pensare ti abbia perdonato. Questo è successo tutto a causa tua.' Con l'indice indico il suo arto, che perde ancora un po' di sangue, macchiando la fasciatura.
'É anche colpa tua!'
'Non è vero, sei te che mi hai mentito, te l'ho già detto!' Avanzo verso la porta, afferrando la maniglia, ma vengo bloccata dall sua presa, che mi fa voltare, ponendomi con le spalle al muro.
'Io non te l'ho detto perché sapevo che prima o poi l'avrebbe fatto lui', ribatte secco.
'Comunque sia, non avresti dovuto picchiare Axel, che cos'hai in quella fottuta testa? L'avresti potuto uccidere.'
'Bhe, non sarebbe una cattiva idea', ridacchia.
'Jude, è il tuo migliore amico! L'hai preso a pugni solo perché l'ho baciato!' Non mi sono nemmeno resa conto di star urlando.
'Te lo sei scopato?'
'Cosa? Come osi farmi una domanda del genere?' dire che sono esterrefatta è poco.
'Rispondi.'
'No, certo che no!'
'Bhe, allora perché l'hai baciato?' solo adesso mi accorgo di quanto abbia potuto bere.
'Ma che domanda è? E comunque non sono di certo affari tuoi di chi bacio o meno. Potrei anche essermelo portato a letto, se è per questo.' Soffoco un sorriso e dico lentamente: 'Non lo saprai mai'
Le mie parole hanno l'effetto desiderato: serra la mascella, e stizzito, chiede: 'Cos' hai detto?'
È molto meglio di quanto immaginassi. Mi piace stuzzicarlo e vedere quanto sia geloso.
'Che c'è, non ti piace l'idea di me e Axel, insieme?' L'ho completamente spiazzato.
'Rispondimi, Jude... Ti piace l'idea di...' gli soffio sulle labbra; adesso sono io ad avere le redini in mano.
'Sta zitta, Alex. Non dirlo più. Vedere le labbra di un altro sulle tue... é... non so neanche quanto mi dia la nausea.'
Sorrido beffarda, e nel frattempo, gli slaccio gli occhialini, cingendo poi le braccia attorno al suo collo. Ormai ho sbollito la rabbia da un po', lasciando posto all'eccitazione, che mano a mano sta riempiendo questa stanza.
Lui mi fissa, e cogliendomi alla sprovvista, fa combaciare le nostre labbra, e sotto la mia pelle sento sprigionarsi le fiamme.
In fondo, probabilmente era quello che desideravo da quando sono entrata in questa casa. Mi concentro suo modo in cui si spinge contro di me, sul sapore fruttato della sua bocca. E sulla mia lingua che si muove con la sua, e sulle mie mani che gli accarezzano prima il collo, poi le spalle large. Mi agguanta per il retro delle cosce e mi solleva da terra, e d'istinto gli avvolgo le gambe intorno ai fianchi: è incredibile come il mio corpo sappia da solo cosa fare. Passo una mano dietro la sua nuca, sciogliendo i rasta, che porta sempre legati, mentre lui cammina all'indietro verso il lavandino, senza staccare le labbra da me.
Una voce nella testa mi suggerisce che è successivamente me ne potrei pentire, ma non le do retta: non ho intenzione di fermarmi.
Gli strattono più forte i capelli, strappandogli un gemito al quale rispondo con un altro, in perfetta consonanza. Lui si posiziona in mezzo alle mie gambe, e le sue lunghe dita premono con forza sulla mia pelle, ma è un dolore piacevole e al contempo eccitante.
'Merda', mi sussurra sulle labbra.
Fin dove mi spingerò? mi chiedo, ma non conosco la risposta.
Fa scorrere un dito sulla scollatura dell'abito, dicendo: 'Sei sexy con questo vestito, mi pento di avertelo fatto comprare l'altro giorno: avevi tutti gli occhi addosso.' Posa l'altra mano sull'orlo del tessuto e mi accarezza la coscia.
Nell'esatto instante in cui stava per sflilarmelo, la maniglia della porta si muove. Scatto in piedi e Jude si rimette velocemente la maglia.
Mark entra nella stanza, urlando: 'Ragazzi dov'è il bagno?', ma si ferma subito, fissandoci sbigottito.
So di aver le guance rosse, non per l'imbarazzo, ma per le sensazioni che Jude mi ha fatto provare.
'Oddio ragazzi, vi ho disturbato; ve la stavate spassando!' dice con un sorriso malizioso. L'odore di alcool proveniente dalla sua bocca si sente da metri di distanza.
'Vabbè comunque sia, dovete venire: c'è una sorpresa!'
Mi volto verso Jude, il quale mi fa capire che non ne sapeva assolutamente nulla. Scendiamo le scale in silenzio, recandoci verso il giardino, e il rasta mi afferra la mano, cosa che non aveva mai fatto prima. Se ne rende subito conto, siccome mi sono fermata nel bel mezzo delle scale, fissando le nostre mani intrecciate, prima che lui, imbarazzato, le facesse separare.
Scesi giù, controllo l’orologio sulla parete: é quasi l'una; mi domando se mio fratello se ne sia andato.
Il trambusto di prima non c'è più: sicuramente le ragazze in mia assenza avranno ripulito il tutto, anche se c'è qualcosa di strano. Uno strano brusio proveniente dal giardino mi fa stizzire.
'Ma cosa sta succedendo?!' grido recandomi sul posto.
Ho una pessima sensazione...
Tutti si voltano nella mia direzione, senza fiatare. Poi sento una voce: quella che riconoscerei tra mille; essa mi fa paralizzare, rendendomi le gambe molli come gelatina. Impallidisco quando lo vedo, e in un sussurro, dico: 'Erik?'
Spazio Autrice
Ciao ragazzi! Oggi aggiornamento ravvicinato, se riesco, provvederò ad aggiornare e a controllare gli errori domani o al massimo tra un paio di giorni.
Fatemi sapere cosa, secondo voi, accadrà d'ora in poi.♡
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