Capitolo 15
Caleb
Jude resta in silenzio.
Bryce resta in silenzio, aspettando sicuramente una reazione da parte del ragazzo che ha di fronte.
E io rimango nell'ombra, cercando di scacciare i brividi causati dal freddo, ma sorrido compiaciuto: seguire di nascosto l'attaccante, dopo che mi ha chiesto di Sharp, ha dato i suoi risultati.
Cammino, cercando di non far rumore, tuttavia calpesto un ramoscello.
I due, all'udire quello scricchiolio, si voltano nella direzione di provenienza, ma quando corrono, urlando e cercando di attirare l'attenzione del diretto interessato, sono già svanito nel buio della sera.
Jude
Arrivo a casa con i vestiti zuppi: a metà strada ha iniziato a piovere.
Non so che ore siano, so solo che la sera è calata da un po'. Fortunatamente le luci nell'ingresso sono accese.
Il sollievo mi si riversa addosso come la pioggia fredda quando Celia mi apre la porta.
'Jude? Che cosa è successo?' Dalla sua espressione devo dire che è visibilmente preoccupata, ma poco mi importa, adesso. Ignorando la domanda che mi è stata posta, senza voltarmi cammino verso la mia stanza.
Seduto ad ascoltare i rumori del temporale che continua ad infuriare, mi viene in mente che anche nella mia vita si è scatenata una tempesta, e per colpa mia.
Sono uno stronzo geloso.
Qualche minuto fa Celia è venuta con l'intenzione di ottenere una spiegazione valida del mio ritardo, ma l'unica cosa che ha ottenuto, invece, è stata una porta sbattuta in faccia e qualche insulto.
So che non è colpa sua, ma in questo momento me ne importa molto poco.
Mi sdraio sul letto con il cellulare in mano.
Lo accendo e scorro nella galleria, impensierendomi quando capito sulle foto che mi ero mandato di Alexandra.
Vorrei eliminarle, ma non lo faccio.
Se non avessi fatto tutto questo e avessi tenuto le mani a posto, avrei potuto mettere da parte l'orgoglio e far prevalere l'affetto che provo nei suoi confronti.
Sarei riuscito ad usare le parole e i gesti -quelli significativi- per conquistarla fin dall'inizio, invece che mandare uno stupido messaggio falso dal suo cellulare.
Sarei riuscito a farla ridere più spesso di quanto l'ho fatta, forse, piangere.
Lei si sarebbe fidata completamente di me, e io non avrei preso quella fiducia per poi ridurla in cenere, sbarazzandomene come se nulla fosse.
L'avrei conservata e magari ne sarei perfino stato degno.
Ma io non sono nessuno. Sono Jude.
Ed essere Jude non significa un cazzo.
L'unica cosa che mi rimane adesso di lei sono solo queste quattro fotografie.
Gli occhi mi bruciano, chiedono di sfogare una qualche emozione, forse la tristezza.
Il fatto di essere così stronzo e menefreghista, la perdita di una persona che non sarà mai mia, e un briciolo di speranza che possa esserlo per almeno un po'.
I patetici singhiozzi che escono dalla mia bocca si perdono nel rumore della pioggia.
Merito di restare da solo, con il silenzio e la solitudine.
Le mie azioni sono la causa di tutto questo malessere, nonostante la mia parte egoista mi dice che questo non è il peggio che avessi potuto fare e che me ne dovrei fregare altamente.
Se lei in questo momento potesse essere qui, riuscirei a trovare la calma, il mio centro di gravità. Smetterei di frignare.
Gli occhi mano a mano si stanno facendo sempre più pesanti, e mi addormento così, con le lacrime che si mescolano alla pioggia battente.
Alexandra
Mi chiudo a chiave dentro il bagno, per evitare che possa entrare Bryce.
È tornato circa mezz'ora fa e si è rintanato nella stanza, senza nemmeno salutarmi, ma gliene sono grata: non saprei nemmeno cosa chiedergli, anche se la curiosità di sapere dove sia stato si sta facendo sempre più forte.
Finisco di spogliarmi ed entro nella doccia.
L'acqua è bollente sulla schiena.
Non so come mi sento oggi.
È stata una giornata lunga; non sono proprio felice, ma non sto neanche malissimo.
Sono soltanto molto confusa.
È bastato un semplice bacio per ricascare nei sentimenti che ho oppresso per un mese e mezzo.
Sono patetica, lo so.
Mi sento un po' meno disorientata dopo la doccia.
Mi appoggio alla finestra, e come ipnotizzata guardo la pioggia che ha ricominciato a cadere.
Fino a qualche anno fa, da bambina, mi piaceva: l'ho sempre trovata confortante e pensavo avesse un significato profondo, ma ora non fa che riflettere la solitudine che sento.
Qualcuno bussa piano alla porta della mia camera ricordandomi che dopotutto non sono sola.
'Ei.' Bryce si è offerto di rimanere qui per la notte, anche se non ho bisogno della sua compagnia, adesso.
Mi siedo sul letto, aspettando che apra la porta.
Dopo qualche secondo dico: 'Puoi entrare.'
Indossa ancora la maglietta bagnata, che gli marca ancora di più i muscoli scolpiti, e i capelli hanno preso una piega più morbida, senza tutto quel gel.
Si siede sulla sedia della scrivania e poi si gira verso di me. 'Come stai?'
'Sto bene... credo', rispondo sinceramente. 'Piuttosto tu, dove sei stato?' lo guardo di sottecchi, con l'aria di una che la sa lunga.
In questi giorni mi ha parlato di un ragazzo, Claude credo, e se non sbaglio hanno fatto parte della stessa squadra dei Fire Dragon.
Alla mia domanda lo vedo sbiancare, visibilmente incerto sul da farsi.
'Sono soltanto andato a fare un giro, nulla di più.' Sappiamo entrambi che sta mentendo, ma ora non ho né la voglia né la forza di fare ulteriori domande.
'Se non ti dispiace, vado a farmi la doccia.' Si alza, spostando la sedia, poi si avvicina e mi lascia un bacio sulla fronte, dirigendosi poi verso il bagno.
**
Non riesco a dormire.
Mi sveglio quasi ogni ora senza un motivo ben preciso.
Controllo di aver messo la sveglia: domani ho l'allenamento, e di certo non posso perdermelo, ma se continuo di questo passo, sarò senza forze per correre.
Quando provo a richiudere gli occhi, in mente mi si affollano una miriade di pensieri, ma quello che mi turba di più è quello su mia sorella: lei che mi incolpa per la sua morte.
Dopo essermi rigirata molte volte tra le lenzuola, che ormai si sono fatte sempre più soffocanti, decido di cercare un po' di conforto tra le braccia del mio amico.
Apro la porta della camera di Bryce, facendomi luce con la torcia del cellulare, e lo sento subito mugugnare nel sonno.
È sdraiato a panica in giù a torso nudo, in una posizione alquanto buffa.
Resto lì, esitante, e lui si sveglia.
'Alex, che ci fai qui?' 'Ei, scusa se ti ho svegliato... posso dormire qui?' chiedo insicura; ciò gli provoca un mezzo sorriso. 'Certo, vieni pure.' Si fa da parte, lasciandomi un po' di spazio nel grande letto.
Mi sdraio accanto a lui, tenendo una distanza di sicurezza.
'È successo qualcosa?' mi domanda.
Non so se esporre i miei problemi, ma per rassicurarlo, rispondo: 'No tranquillo. Non riesco solo a riordinare i miei pensieri.' Senza dire nulla, nel buio della stanza, si avvicina e mi abbraccia.
Io mi giro sul fianco, dandogli le spalle.
E finalmente, dopo gran parte della notte insonne, riesco finalmente a prendere sonno.
Spazio Autrice.
Capitolo dedicato a JudeSharp2menziona un utente
Ciao ragazzi!
Capitolo un po' lungo ma ricco di punti di vista e riflessioni da parte dei nostri protagonisti.
Jude sembra tanto risentito e Alex sembra parecchio confusa.
Lo perdonerà presto secondo voi?
Che succederà?
Fatemelo sapere nei commenti!♡
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