Risoluzioni- Parte 3
Ash aprì gli occhi e si trovò di nuovo sulla strada fredda, ancora in ginocchio, ancora mano nella mano con Misty, inginocchiata davanti a lui. Un tuono echeggiò lontano nel cielo sovrastante, e lungo l'orizzonte una cupola d'ombra copriva la città. Gli occhi di Misty erano aperti, guardavano dentro i suoi, brillando azzurri nelle tenebre, felici, mentre le lacrime scivolavano lungo le sue guance. Sorrideva, e quel sorriso gli fece capire che non importava quello che sarebbe successo dopo quel momento, perchè lui... loro, avrebbero trionfato.
Il freddo vento che sibilava lungo le sue guance gli disse che non era l'unico ad aver pianto. Gli occhi di Misty lasciarono i suoi, socchiudendosi e raggelandosi, fino a sembrare del blu di un oceano invernale.
"A-Ash... rimetti le cose a posto," bisbigliò, e poi sospirò, appoggiandosi al petto di lui, immensamente provata dall'esperienza. I suoi occhi si chiusero.
"Lo farò," rispose lui, stringendola con dolcezza. E poi si voltò, con gli occhi ardenti mentre ricordava cosa aveva appena promesso. Come prima, quando aveva capito chi fosse il vero responsabile, la collera montò dalle sue viscere, calda, ribollente, pronta ad essere rilasciata. E la rabbia erano le tenebre... le tenebre erano il suo elemento. Duplica era davanti a lui, gli dava le spalle, e sembrava ripararli da Brock. Non aveva notato il loro risveglio, e stava parlando con l'uomo che un tempo avrebbe chiamato amico.
"Sei un pazzo, Brock," stava dicendo, preda di una furia tranquilla. "Era tuo amico. Lei era tua amica. Ho cercato di dimenticare ciò che mi hai fatto fare, ma non ho potuto. Così ho cercato di riparare a ciò che avevo commesso. Ma guardati. In tutti questi anni sei stato solo in grado di causare dolore e sofferenza ovunque tu sia stato? Che altro hai fatto, a parte tradire e tradire ancora?" Ash non poteva vederlo dalla sua posizione, con Misty fra le sue braccia, dietro a Duplica, ma sapeva che Brock stava sorridendo... un sorriso gonfio di malizia.
"Dolore e sofferenza?" rise. "Vero, ma quasi esclusivamente per le donne... stupide puttane come te... e tutte voi ve lo meritate." Non lo aveva mai realizzato prima, ma c'era qualcosa di sbagliato, di disgustoso, in Brock, che ora gli pareva ovvia... e doveva essere stata presente fin da... chissà quando. Anche alla base dei Ribelli, a Sud Lavender, quando Brock aveva cercato di ucciderlo in ogni modo, era riuscito a trovare delle attenuati, cercando di convincersi di avere davanti una brava persona. Brock aveva ragione. Era davvero ingenuo. "Come ho detto allora, c'è qualcosa di sbagliato in te, Brock," continuò piattamente Duplica. Il suo tono si era placato ma Ash sapeva che la sua anima non era altrettanto placida, e lo capiva osservando il mantello violetto che si era improvvisamente sbiadito attorno al suo corpo, e ondeggiava assieme ai suoi capelli mentre una lucente aura purpurea la circondava. "So che Ashy ti lascerà andare, come ha sempre fatto, perchè è nella sua natura di persona. Leale fino alla fine. Perciò sarò io a porre fine alla tua miseria." Si fermò per un istante, osservandolo. "Posso sentire il tuo potere... questa profezia del Proibito lo ha incrementato. Ma non importa quanto tu sia forte, se devi fronteggiare un elemento contro cui non hai scampo. Acqua, Erba, Ghiaccio... lascio a te la scelta della tua morte." Brock rise ancora più forte.
"Le femmine sono così divertenti! Ma siete solo questo, divertenti - per usarvi e tenervi a disposizione - come la carta igienica." Il suo tono si era terribilmente indurito. "Ma tu non sarai solo divertente. Sarai anche morta."
"Io non credo proprio, Brock." Esterrefatta, Duplica si voltò e fece un passo indietro.
"Ash?" chiese esitante, lasciando svanire la sua aura elementale. Gli occhi sottili di Brock si piazzarono su di lui. Le sue braccia muscolose erano avvolte nel suo lungo mantello marrone da Maestro.
"Allora il bell'addormentato si è svegliato!" esclamò ironico. "Sono stati dieci minuti divertenti, in attesa che tu finissi di fissare come un'idiota la tua puttana dai capelli rossi, ma Duplica è stata una buona compagnia... per essere una troietta da quattro soldi." Ash si voltò verso il volto svenuto di Misty, con occhi ammorbiditi. Erano passati solo dieci minuti. Ma laggiù era passata una vita intera. E forse così era stato. Poì, concentrandosi, avvolse entrambi nell'ombra. "Scappi, Ash?" Urlò Brock osservandolo mentre spariva. "Non me lo sarei mai aspettato da te. Sarai anche incredibilmente stupido, ma non ti facevo anche codardo." Quando infine ricomparve, pochi istanti dopo, al centro della strada, davanti a Duplica e con gli occhi posati su Brock, Misty giaceva al sicuro nel vicolo dietro l'edificio accanto, libera di riprendersi in tutta calma.
"No, non sto scappando, Brock, non questa volta," disse Ash, e l'oscurità crebbe dentro di lui, e continuava a montare, tanto che il vento cominciò ad emanarsi dal suo stesso corpo, gonfiando i suoi lunghi capelli assieme alle falde del suo spesso mantello nero. Poteva sentire i suoi occhi pulsare di una luce dorata. "Non accettare ciò che sei e cosa hai fatto, questo è scappare. Ma è finita! Sei stato mio amico - il mio migliroe amico. Ma ora, onestamente, non vedo dove sia andato, questo amico. Vedo un uomo che neppure conosco, anche se lo riconosco. E vedo un'ombra, un fantasma, che non ha niente a che vedere con chi amavo." I suoi occhi arsero. "Un'ombra che deve... deve essere fermata." Gli occhi di Brock parvero raggrinzirsi e la sua voce divenne calma.
"Vedo che devi averlo scoperto, o non saresti così serio. Come?" Poi l'angolo del suo labbro si piegò, e lanciò un'occhiata eloquente verso Duplica. "Quindi hai scoperto anche il suo ruolo." Accusata, la ragazza boccheggiò, fissando Ash. In qualche modo capì che sapeva, guardando il suo volto, e i suoi occhi si inumidirono mentre cominciava a singhiozzare. Piegò il capo, nascondendo dietro la sua chioma blu un'espressione di totale disfacimento.
"Ash... I-io," disse a fatica. "... Mi odio, se questo può farti star meglio. Suonerà patetico... ma posso solo fare questo... mi dispiace." Guardando Duplica, la rabbia che stava provando svanì immediatamente, sostituita da una nostalgica tristezza.
"Duplica," disse sorridendo debolmente. "Non ti dò nessuna colpa per quanto è successo. Ciò che è stato sbagliato, a parte la mia stupidità che mi ha reso tanto ignorante, è stata la tua scelta di... uomini, Sono davvero un pessimo ripiego per qualsiasi donna... non mi piaccio neppure. Ma, Misty... è fantastico che possa ancora volermi bene." Rossì, sapendo che, come al solito, stava dicendo solo le cose sbagliate. "Dovrei essere io a scusarmi. Anch'io ti amo... in un certo senso... ma non-"
"-in quel modo," finì Duplica per lui, con la testa ancora abbassata. E questa volta anche lei sorrise, un sorriso agrodolce, di rimorso. "Capisco, e ad essere sincera, ho smesso di pensare a te... ho dovuto farlo... dopo aver saputo la verità." Lo guardò negli occhi, improvvisamente seria, determinata, con gli occhi bruni che Ash aveva sempre conosciuto, fieri e familiari. "Perchè tua madre, Cordelia, era anche mia madre." Lui la guardò, ammutolito. Se c'era un'emozione più intensa della sorpresa, dello shock, dello stupore, la stava provando. Il mondo sembrava ancora immobile, per ora. Così usuale ed allo stesso tempo straniero. La sua voce era bassa, quasi un sospiro.
"Sei mia sorella." Duplica annuì, e i suoi occhi brillavano di un morbido colore dorato. Lo stesso che aveva sua madre, realizzò Ash. Lo stesso che aveva lui. Il sorriso, stavolta, fu più genuino.
"Un giorno te l'avrei detto, ma-"
Un lampo bruno. E Duplica crollò all'indietro, lanciando un morbido grido di dolore che fu bloccato sul nascere, mentre il suo petto si chiazzava di rosso, grondava sangue, e una lunga lancia di roccia grigia emergeva dal suo fianco. Immediatamente, Ash si voltò, sentendo esplodere tutte le energie che aveva accumulato. Brock si schiarì la gola, e si piazzò accanto a lei, tenendo una delle braccia ancora protese da sotto il suo pesante mantello marrone.
"Perdonami, Ash, ma voi due mi stavate davvero dando fastidio." Sogghignò malizioso, e i suoi piccoli occhi, piccole macchie sotto folti capelli bruni, guardarono Duplica, che era crollata carponi sulla strada, sanguinando profusamente. "E poi, era solo una ragazza, anche se per un qualche strano, contorto gioco del destino, era davvero interessante." La rabbia implorava di essere liberata una volta per tutte. Ma guardando Duplica, Ash si sentì strappato fra il bisogno di aiutarla e il desiderio di combattere Brock. Dopo pochi istanti di esitazione, si voltò verso di lei.
"N-no... Ashy..." cominciò debolmente Duplica, anche se i suoi occhi erano ancora fieri mentre fissavano il suolo, mentre un braccio la teneva lontana dal terreno e l'altro stringeva la ferita. "I-io starò... bene. Mi conosci. Falla pagare a quel figlio di puttana... per Misty, se non per me." Sospirò e riabbassò il capo, mantenendo sempre gli occhi su di lui fino a che si voltò, come per essere certa che avrebbe fatto come gli aveva chiesto.
Con la mente ormai libera, Ash tornò a fissare Brock. Lasciò campo aperto alla sua collera inarcò le sopracciglia, incrociò le braccia, e il gelido vento attorno a loro esplose in un'improvvisa, fiera bora. Il suono profondo del tuono giungeva dai cieli mortali sopra di loro, più veloci, sempre più veloci, e lunghe lingue di elettricità scusa cominciarono ad attraversare gli orizzonti. Il vento quasi strappò via il suo mantello, allontanando i capelli dalla fronte e dai suoi occhi. Le tenui luci che contornavano la strada si spensero una dopo l'altra, mentre le loro lampadine si frantumavano, assieme a tutti i vetri delle finestre attorno ai due. Il cemento e i mattoni si lamentarono per la pressione innaturale, e la gente cominciò a lanciare urla che giusero alle loro orecchie fin dai più lontani isolati. L'oscurità, la sua oscurità, avvolse la sua forma nell'ombra, l'elettricità scura come il suo elemento crepitò e sibilò lungo il suo corpo.
"Pikachu." Il suo pokemon nero, pronto ma silenzioso per non interferire fino al momento opportuno, balzò fuori dallo zaino che ancora si reggeva alla sua schiena, e si appoggiò alla sua spalla sinistra. Le sue orecchie punzute e la sua coda erano ritte per la rabbia, gli occhi blu cobalti brillavano, e il suo corpo crepitava come quello del suo padrone. Ma Brock pareva assai poco preoccupato mentre osservava la scena immobile coi suoi occhi enigmatici, avvolto nel suo mantello che sventolava nel vento.
"Impressionante," commentò. "Molto più della prima volta che mi hai sfidato, per la Medaglia Smeraldo a Pewter City, un bel po' di anni fa." Sorrise a quel ricordo. "Quando il tuo pikachu poteva a malapena cavare fuori un Tuonoshock, e potevi vincere solo barando." Il suo volto si indurì, e il soriso svanì come se non fosse mai esistito. "Bene, ora ti mostrerò cosa io, io stesso, ho imparato in questi anni." Il corpo tonico di Brock, sotto il mantello, cominciò ad emanare una luce bruna mentre alzava le braccia al cielo. Lentamente, la pelle degli arti, e tutto ciò che era visibile del suo corpo, cominciò a solidificarsi. Si formarono dure pareti e spigolosi angoli, mentre si trasformava in una roccia tinta di grigio e marrone, e incredibilmente, sebbene fosse già ben più grosso e alto di Ash stesso, sembrò anche aumentare di dimensioni. Anche la pelle del viso divenne di pietra, perfino la bocca e gli occhi divennero dell'impenetrabile materiale di cui ora era fatto. Massicci pugni, simili a macigni, si strinsero e si rilasciarono. Solo i suoi lunghi capelli marroni rimasero inalterati, preda del vento. Le fessure in quel volto di roccia, i suoi occhi, brillarono come roccia tinta di rosso. "E, ovviamente... il mio pokemon. Che il tuo stupido alter-ego ha cercato in ogni modo di distruggere. Ma siccome siamo entrambi Proibito, proprio come te, paparino, è riuscito a riprendersi." Attese, in ascolto, poi urlò, e la sua voce vibrò nel vento. "Onix."
All'iniziò, sembrò che stesse avvenendo un leggero terremoto, con la strada che ondeggiava letteralmente sotto di loro, e gli edifici che traballavano come tessere di un gigantesco domino. Poi, con un fragore spaventoso, l'asfalto sotto i piedi di Brock cominciò a scricchiolare, si squarciò e poi emerse come il cranio di un massiccio, possente serpente di roccia nera, che sparse i detriti dovunque mentre sollevava il suo proprietario verso l'alto, sorreggendolo col suo immenso corpo segmentato. Quando, infine, l'Onix si fermò, bilanciando la sua lunga colonna di massi, raggiungeva il terzo piano dei palazzi intorno a loro, e Brock lo squadrò dall'alto in basso.
"Pronto per la rivincita?" C'era ancora del pulviscolo e alcuni frammenti che turbinavano nell'aria. Attorno all'aura di elettricità nera di Ash, i detriti si disintegravano come se ingoiati dalla notte stessa. Con ambo le mani, si rimise lentamente il cappuccio, in modo che solo i suoi occhi potessero essere visibili nell'ombra. Sempre coi gomiti piegati per coprirsi il viso con esso, scosse il capo. Abbassò un braccio, mentre l'altro completava il movimento, per cercare qualcosa nello zaino. Una volta trovato ciò che cercava lo distese lungo il corpo, e nel farlo tirò un ceffone sul torso di Onix, tanto forte da fargli emettere un ruggito assordante di dolore, mentre dozzine di schegge nere partivano dalla sua pelle. "Cosa?" Esclamò Brock, confuso, poi osservò l'addome del suo pokemon. Al centro di esso c'era un piccolo pezzo metallico color argento, dalla forma rozzamente esagonale.
"La tua medaglia," commentò quietamente Ash, lasciando che il vento portasse la sua voce verso l'alto. "Non significa più niente per me." Poi si accucciò leggermente, sollevando lo sguardo per vedere il suo avversario e collegando silenziosamente la sua mente con quella di Pikachu. "Cominciamo."
Immediatamente, un segno di rabbia, e di qualcosa che Ash non seppe identificare, attraversò gli occhi di Brock. Poi anche lui si coprì la testa col cappuccio, nascondendo la sua faccia di pietra.
"Dimentichi una cosa, Ash... solo il Capo-palestra può annunciare l'inizio di uno scontro." Fece una pausa, mentre Onix lo sollevava ulteriormente. "E lo annuncio adesso!" tuonò infine. "Onix, carica!" L'aria turbinò mentre il pokemon, con Brock sempre saldo sulla sua testa, scivolava verso il basso, verso di lui, con la forza immensa di tonnellate di roccia. Tutta la strada sembrò scossa come un tappeto battuto, e alcuni edifici arrivarono perfino a crollare parzialmente mentre l'addome di Onix incontrava l'asfalto creando un cratere di dieci metri di diametro e sollevando la polvere. Mentre la testa del suo serpente di roccia riposava per qualche istante dentro la cicatrice lasciata dall'impatto, Brock si guardò intorno cercando l'avversario. Non trovandolo, decise di guardare in alto.
Ash fissava il suo amico di lunga data, acquattato in cima ad uno dei pochi lampioni che non era rovinato a terra. Pikachu era ancora appoggiato alla sua spalla.
"Potrai anche essere forte, Brock, ma sei ancora troppo lento," disse. Prima ancora di finire la frase, afferrò la cima del lampione con le mani e ruotò su sè stesso, strappando con forza l'asta di acciaio dalla sua sede e facendola ondeggiare con un martello mentre si precipitava violentemente su Brock. Ma il metallo si limitò a piegarsi come un chiodo smisurato, all'incontro col cranio del Maestro. Stupito, Ash usò il contraccolpo per spingersi dall'altro lato della strada. I resti del palo metallico caddero rumorosamente a terra. Una volta atterrato sull'ultimo lampione rimasto in piedi, seppur leggermente pendente da una parte, si voltò per vedere cosa ne era stato di Brock.
Boccheggiò esterrefatto, e sbattè le palpebre. Almeno, si aspettava di averlo disarcionato dal suo Onix, ma invece il Maestro di Roccia era ancora sul posto, come se non fosse successo niente. Inoltre, le sue spalle sussultavano sotto il mantello marrone, come se stesse ridendo. E fu una risata strozzata quella che sfuggì da sotto il cappuccio, confermando i sospetti di Ash.
"Forse non sarò veloce come te, Ash, ma con un corpo come il mio ti pare che ne abbia bisogno?" Due sottili linee di luce bruna brillarono fra le ombre che celavano il suo volto. "Onix... Terremoto!" Come un verme smisurato, il pokemon volteggiò sul terreno, pesantemente ma rapidamente. Un altro edificiò collassò con un violento frastuono dietro le spalle di Ash, mentre il suolo sembrava sussultare sotto di lui, facendo piegare ulteriormente il lampione su cui si bilanciava. Cominciò a rotolare sull'asfalto. "Onix... Colpo Coda!" Un soffio d'aria annunciò che qualcosa si era abbattuto proprio accanto al corpo di Ash, ancora impegnato a rotolare sul terreno, facendolo volare via con un mormorio di dolore, fino a gettarlo contro un muro quasi del tutto distrutto di uno dei palazzi sulla strada. Sfortunatamente, non attraversò i mattoni ma vi rimbalzò contro, precipitando di schiena dall'altezza del secondo piano fino a terra, e Pikachu volò via dalla spalla per atterrare parecchi metri più in là, mentre la polvere ondeggiava ancora nell'aria. "Andiamo, Ash... pensavo che quando ci fossimo incontrati, finalmente, mi avresti dato una migliore prova delle tue qualità," le parole cariche di ironia di Brock arrivavano sempre dalla sua postazione sulla testa del pokemon di roccia, dove si trovava dall'inizio dello scontro sebbene tutti i movimenti effettuati dalla creatura, che ora era nuovamente ritta verso l'alto. "Vale così poco il dolore tuo e di Misty?" Un lampo purpureo attraversò la visione di Ash, ma disperatamente cercò di combatterlo, terrorizzato dall'idea di perdere il controllo. Finalmente, riuscì a contenerlo, ma sentiva ancora dentro di sè la mortale collera provocata dal commento di Brock. La strada sotto i suoi piedi si crepò sotto i suoi piedi, mentre si rialzava con violenza.
"Pikachu, ritorna," esclamò con forza. Quando il pokemon elettrico riprese la sua posizione sulla spalla dell'allenatore che si rimetteva in posa, col pugno sinistro in avanti, il braccio destro piegato all'indietro e i gomiti pronti a scattare. I suoi occhi brillanti d'oro si assottigliarono. "Vuoi che faccia sul serio? Bene." La terra tremò ancora sotto di lui, mentre si spingeva verso l'avversario con tale velocità da svanire quasi del tutto. Le fessure brune sotto il cappuccio di Brock si spalancarono.
"Onix, Lance di Roccia, fuoco rapido!" Come un'arma automatica, la bocca di Onix cominciò a sputare una raffica di aculei di pietra, con velocità incredibile, uno dopo l'altro, facendoli cadere a pioggia sull'area davanti a loro. Quello che restava della strada cominciò a disintegrarsi, mostrando le rocce e il fango sotto di esso, e perfino le fogne, ancora più in profondità. Ma Ash riapparve, completamente illeso, al fondo della lunga coda rocciosa del pokemon, ancora in corsa, avvolto nel mantello nero che sbatteva nel vento e con gli stivali che fumavano per la velocità, mentre percorreva il dorso di Onix. Brock riuscì appena a notare la sua presenza, prima che lo raggiungesse e cominciasse una furibonda serie di colpi con entrambe le mani. Piccoli frammenti di roccia cominciarono a staccarsi mentre Ash lo tempestava con una raffica di pugni, prima allo stomaco, poi in viso, e poi ancora sul petto. Infine, girò agilmente su sè stesso, colpendolo con un doppio calcio, prima all'altezza del costato e poi sul collo. Eppure, restò spiazzato quando si accorse che Brock, invece di precipitare al suolo, rimase saldamente sulla sua posizione in testa ad Onix.
"Ha fatto molto male," ringhiò il Maestro di Roccia mentre afferrava la gamba ancora distesa dell'avversario, guardandolo con un volto adirato che perdeva frammenti e ciottoli. Ancora incapace di credere che Brock potesse essere tanto forte, Ash afferrò rapidamente Pikachu dalla sua spalla, tentando di restare in piedi su una gamba sola.
"Tuonoframmentazione!" urlò mentre lo lanciava verso la testa dell'altro.
"Pika!" Colto di sorpresa, Brock urlò di dolore mentre Pikachu, crepitante di energia scura, rimbalzava sul suo volto strappando parecchi frammenti di roccia e si precipitava poi lungo la sua spalla destra, in una nube di pulviscolo grigio frammisto al rosso del sangue. Cercando di prendere vantaggio da quel diversivo, Ash cercò di liberarsi dalla presa con una serie di calcì, ma fallì, scoprendo che il pugno che gli teneva la gamba era duro come diamante.
"Piccolo fottuto bastardo!" ruggì Brock, attratto dal movimento. Agitò la mano, ancora trattenendo la caviglia, e Ash si trovò sollevato nell'aria, con la città che divenne solo una chiazza scura sotto di lui. Poi il dolore esplose sulla sua faccia mentre Brock lo scagliava come un pupazzo contro la dura roccia del collo di Onix, facendogli scivolare Pikachu dalle dita e separando i due. "Finiscilò!" Brock lo sollevò ancora, ma questa volta per lanciarlo fra le spire del suo pokemon. Ash si ritrovò stretto una morsa di agonia, e allora aprì gli occhi per scoprirsi circondato da enormi massi neri dalla forma tozza. Lo coprivano quasi completamente, dalle anche al collo, e l'odore della roccia gli soffocava le narici come quello di un vecchio cimitero. Le urla furenti di Brock, da qualche parte in alto, erano interrotti da ritmiche strette delle spire, che gli facevano salire le lacrime agli occhi e scricchiolare le ossa, quasi fosse di legno vecchio. Disperatamente, cercò di piegare le braccia in avanti per liberarsi, ma la presa era estremamente più forte di lui, era peggio di qualunque cosa avesse mai provato. Sentì vagamente un tonfo davanti a sè, e poi arrivò la voce di Brock, da dietro di lui. "Non lascerò ad Onix tutto il divertimento." Percepì distintamente lo scontro fra roccia e altra roccia, e il segmento che strizzava il suo petto improvvisamente si serrò ancora di più, stritolandogli il torace tanto forte da fargli urlare di dolore mentre una o due costole si spezzavano. Il sapore rugginoso del sangue gli salì dalla gola. Non avrebbe retto ancora per molto...
"Pikapi!" fu il suono del grido proveniente da un punto imprecisato sotto di lui. Anche Brock urlò.
"Cosa? Pikachu!"
"Pika!" Dapprima distinse il suono e potè sentire un immenso accumulo di elettricità scura in un qualche punto lontano, poi arrivò il crepitio conseguente al rilascio di tutta quell'energia, mentre l'aria si riscaldava, tormentata dal passaggio della massiccia carica. Un urlo improvviso di Brock venne tagliato da qualcosa che esplodeva attraverso il segmento davanti a sè. "Pikapi!" La testa di Pikachu comparve all'improvviso, fumante e coperta dalla polvere che aveva prodotto scavandosi una strada attraverso il corpo di Onix. I suoi occhi blu brillavano nell'oscurità, e il corpo era ancora avvolto dall'elettricità mentre si piazzava sulla spalla del padrone. La stretta del pokemon di roccia si era allentata.
"Pikachu..." disse Ash con un filo di voce. "Grazie." Si concentrò, poi si spinse verso l'alto con tutta la forza che aveva in corpo, usando il corpo di Onix come una base d'appoggio. La roccia danneggiata davanti a lui esplose improvvisamente, come se fosse stata minata, mentre si lanciava nell'aria aperta, girando su sè stesso per atterrare accucciato sulla strada ormai quasi distrutta, usando una mano per bilanciarsi. Sputò fuori polvere e roccaia tinta di sangue e respirò pesantemente, poi si voltò per trovare Brock, anch'esso a terra accanto al suo pokemon, avvolto da una leggera fuliggine e con la mano sinistra appoggiata sulla spalla ferita. Invece, il grande Onix aveva subito un duro colpo, e un'intero pezzo del suo corpo, quello trapassato da Pikachu prima e da lui stesso poi, era mancante.
"Elettricità in grado di colpire Roccia e Terra," commentò ad alta voce Brock mentre lasciava la spalla libera di sanguinare profusamente. "Allora è questo ciò che hai usato per uccidere il primo Pokemon Supremo, Golemdor, un paio di settimane fa circa. Mi domandavo giusto come avessi fatto. Comunque, non posso dire di essere sorpreso. Hai sempre soppiantanto la tua carenza di buon senso con una grande abilità." Ash scosse il capo, ancora avvolto nel cappuccio, sentendo quanto la situazione fosse ridicola e perversa.
"Non sarei qui dove sono adesso senza tutti i tuoi insegnamenti, Brock. Hai sempre detto che per avere successo avrei dovuto colmare le mie debolezze."
"Probabilmente ora starai pensando che mi dispiace averti dato tutti quei bei consigli. Ma non è così. Per qualche strana ragione, sono felice che tu ce l'abbia fatta. Sei la prova del mio talento come allenatore... come Maestro. Quello che disprezzo è tutto questo mondo. Un posto così malato, così perverso come questo, non merita di vivere."
"Allora perchè aiuti Gary con la Profezia Proibita? Per quanto distruttiva, in definitiva quella è una rinascita."
"Perchè, davvero." I suoi occhi arsero per un istante mentre si voltava verso il suo enorme pokemon di Roccia. "Hai danneggiato molto il mio Onix. Per tua sfortuna, visto che ciò lo rende ancora più forte... e veloce." Saltò nuovamente sulla testa smussata del pokemon, e si avvolse nel mantello. "Onix... Sfuriata!"
Prima che Ash potesse capire cosa stava succedendo, si ritrovò, assieme a Pikachu, schiacciato al suolo, come se, incredibilmente, sebbene Brock e Onix si trovassero ad oltre quindici metri da loro lungo la strada distrutta e contornata da macerie, i due fossero magicamente ricomparsi dannatamente vicini, al punto da permettere al serpente di roccia di colpirlo con la parte terminale della sua gigantesca coda. Mentre il pokemon si preparava a ripetere il colpo, Ash si lanciò di lato con un braccio, mentre con l'altro afferrava un Pikachu leggermente stanco, che era stato allontanato dalla sua posizione sulla spalla. Doveva liberare la sua furia, era necessario, o avrebbe continuato a pensare a Brock come ad un suo amico e non sarebbe mai riuscito a farla finita. Atterrando agilmente sui suoi piedi, nonostante i ripetuti colpi subiti, e scivolando all'indietro fra la ghiaia e i detriti, si voltò per distendere un braccio verso l'avversario.
"Pikachu, Tuonoframmentazione!" urlò ancora, sguinzagliando il suo pokemon in alto, verso Brock, che ancora restava accucciato sulla testa di Onix.
"Pika!" Ma questa volta il Maestro di Roccia era pronto, e alzò le braccia, creando un gigantesco masso che si allungò oltre le sue mani per ripararsi.
"Mi deludi, Ash!" eslamò con tono incredulo mentre deviava Pikachu senza problemi per sè, coperto dal suo scudo che andò in frantumi. "Lo sapevi che non avrebbe funzionato di nuovo!" Si voltò per fissare l'avversario, pronto a lanciare un altro comando al suo Onix.
Ma Ash era già scomparso.
"Dove-" la sua frase si fermò a metà, quando Onix vibrò inaspettatamente, come se qualcosa lo avesse colpito, facendolo scivolare e quasi perdere l'equilibrio. Il pokemon ruggì confuso. "Sono qua, Brock!" urlò Ash da un qualche punto dietro l'avversario, con gli occhi socchiusi mentre afferrava la coda di Onix. Facendo ricorso a tutte le sue forze, al punto che la sua aura nera si oscurò ancora di più, sollevò la coda, urlando mentre compiva quello sforzo inumano, e liberando leggere scariche elettriche mentre le sue mani prendevano contatto con la roccia nera.
Brock urlò incredulo, ancora sulla testa del suo pokemon, che cominciò ad essere fatto ruotare come un fuscello, per un ampio semicerchio, dopo il quale Ash lasciò semplicemente la presa e cadde all'indietro per l'improvvisa perdita di bilanciamento. Invece, il Maestro di Roccia e il suo pokemon centrarono la base di un edificio alto almeno una dozzina di piani, che collassò all'istante su di loro col peso di centinaia di tonnellate di detriti. Ci fu un tremendo fragore, mentre i due edifici confinanti si ritrovavano improvvisamente senza appoggio e crollavano a loro volta. Il crollo fece vibrare il terreno.
Rapidamente, Ash corse verso il punto di impatto, distendendo il braccio in diagonale.
"Ritorna!" esclamò, e Pikachu atterrò sul suo polso mentre continuava il suo scatto verso gli edifici, che ancora non si erano definitavamente assestati. Era abbastanza certo che quell'attacco non sarebbe bastato a fermare Brock, ma forse lo avrebbe distratto abbastanza da permettergli di assestare il colpo finale. Pikachu si trasformò silenziosamente nella sua spada, e lui afferrò l'elsa della lunga katana nera con la mano destra, per poi fendere l'aria dietro la schiena con l'arma.
I suoi occhi si incupirono sotto il cappuccio, brucianti. Piangeva? Tossì, sentendo un duro groppo in gola. Poteva davvero farlo? Poteva davvero uccidere il suo amico? Per salvare il mondo? Per vendetta? Per una misera vendetta? Ma non era più un amico, giusto? Anche se più vecchio e più grosso, sembrava ancora quello di una volta. Il suo migliore amico, e a volte mentore, con quegli occhi sempre socchiusi, con la carnagione scura e gli irti capelli marroni. Finalmente, raggiunse il punto dove aveva scagliato l'avversario e saltò in aria, sopra le macerie ancora fumanti, le travi d'acciaio, i resti dei pavimenti in legno, i mattoni, i vetri e le pietre. Con agili passi e balzi, esplorò i detriti, cercando di individuare o percepire una traccia della presenza di Brock e del suo pokemon. Il suo stomaco era turbato da ciò che avrebbe fatto una volta trovato l'avversario. Era stritolato come quando Onix lo aveva stritolato fra le sue spire. Forse anche peggio.
Improvvisamente, individuò un cumulo di roccia più nero degli altri. E poi qualche ciocca di capelli bruni, sotto una trave di cemento spezzata a metà. E ancora un occhio chiuso, rimasto scoperto dopo che il cappuccio era stato strappato dalla sua posizione sulla testa. Strinse i denti e la katana cominciò a muoversi.
Esitò.
E nello stesso istante capì che quell'occhio si era aperto.
"Onix, Autodistruzione."
Quando si risvegliò, il suo corpo era stranamente stanco, mentre giaceva disteso sulla schiena, e qualcosa dentro lo zaino che ancora indossava sulle spalle gli pungeva lungo la spina dorsale. I suoi occhi erano aperti e fissavano quasi accecati il cupo cielo artificiale, solcato di nubi e riparato dalla cupola. C'erano ancora dei leggeri lampi neri che lo attraversavano, ma si stavano assottigliando. Non c'erano più tuoni, ma solo un forte vento che sollevava foglie secche e sporcizia attraverso il suo campo visivo. Qualcosa di bagnato gli toccava la fronte e scivolava lungo la tempia, partendo da un qualche punto della sua testa, fra i capelli. Quando il rosso gli coprì gli occhi, capì che doveva essere sangue. Il suo sangue.
Alzò la testa debolmente, ancora senza ricevere alcun messaggio dal resto del corpo, per dare un'occhiata al suo stato. E desiderò di non averlo fatto. Sembrava fosse passato attraverso un frullatore, ed era cosparso di frammenti e roccia. Il mantello nero era tutto strappato, ridotto praticamente ad un vecchio straccio. I suoi lunghi pantaloni sembravano abbrustoliti, come se qualcuno vi ci avesse usato contro un lanciafiamme. E la maglia sembrava ormai non esistere del tutto. In qualche modo però sapeva che... che quel sottile tubo metallico non si sarebbe dovuto trovare al centro della sua pancia, chiazzato di sangue.
"Pika... pi..." Voltò il capo e trovò Pikachu, disteso accanto a lui sulla strada ormai annientata. Sembrava semplicemente che qualcuno lo avesse martoriato con una mazza d'acciaio. E che si fosse dimenticato di fermarsi dopo il millesimo colpo. Anche il ventre del pokemon perdeva sangue. Gli mancava un pezzo dell'orecchio sinistro. Con un colpo simile, avrebbe dovuto sentire qualcosa, qualsiasi cosa. Ma non provava ancora niente. Solo un leggero freddo.
"Sembra così uno spreco," arrivò la voce di Brock, da qualche parte al suo fianco. "E' così uno spreco morire per una mossa così banale." Ash voltò la testa dall'altro lato. Brock era seduto fra le macerie, appoggiato ad un detrito più grande degli altri, e lo squadrava tranquillo, col cappuccio rimosso in modo da lasciare i suoi capelli marroni liberi nel vento. Anche lui aveva risentito dell'attacco, il suo mantello era strappato in più punti, i vestiti sotto di esso erano malconci, e la pelle, che era nuovamente tornata normale, mostrava parecchie ferite e bruciature. La spalla destra e la testa continuavano a perdere, lentamente, sangue. Il volto era privo di emozioni. "Già... fortunato come eri sempre stato, ti sei ritrovato impalato ad un pezzo di metallo giusto in un punto vitale. Morirai dissanguato." Si fermò, poi riprese. "So che dovrei sentirmi contento di esserci finalmente riuscito... ma sai, Ash, mi sento solo terribilmente vuoto. Già, mi è costato il suicidio del mio stesso pokemon; anche se aveva qualità del Proibito, è impossibile che possa essere sopravvissuto. Ma non è per questo che mi sento così. E' qualcos'altro."
"I-io... penso che tu sia stato vuoto per molto tempo, Brock. Solo... solo non lo sapevi..." Ricambiò lo sguardò del Maestro di Roccia.
"Sai... se tu non avessi esitato, la battaglia si sarebbe conclusa in ben altro modo. Perchè lo hai fatto?" Ash chiuse gli occhi, e cercò faticosamente di prendere fiato.
"Non lo so. Forse perchè continuo a credere che da qualche parte... da qualche parte dentro di te... ci sia ancora lo stesso Brock che conoscevo... leale, coraggioso... che amava i pokemon... amava le donne... amava la vita." La voce dell'altro divenne dura.
"Quel Brock è morto molto tempo fa. Questo è quello che sono, ora. E questo è stato il tuo errore finale... credere che quel bambino fosse ancora qui." La roccia si sgretolo mentre si alzava in piedi. "Posso porre fine alle tue sofferenze. Per come stanno le cose, potrebbero volerci ore perchè tu muoia, con quel coso di metallo fra le budella. Forse c'è ancora un po' di pietà in me, ma non molta."
Ash rimase silenzioso, immobile, e i suoi pensieri tornarono alla persona che amava. In qualche modo si sentì sollevato... ma anche intristito allo stesso tempo. Anche se la profezia avrebbe probabilmente compiuto il suo corso, lei almeno era in salvo, nella città. Le augurò di dimenticarsi di lui e di vivere una lunga esistenza, magari con un altro amore. Se lo meritava, in fondo, dopo tutto quello che aveva passato. Ma lui non sarebbe stato lì a guardare.
Mi spiace, Misty... Mistaria.
"Brock."
Sul momento rimase terrorizzato dall'idea che Misty lo avrebbe visto morire, ma poi si calmò quando intuì che la voce non era quella di lei, sebbene fosse sempre femminile. Il suono di Brock che sobbalzava, stupito, lo interessò ugualmente. Alzò la testa per vedere chi avesse pronunciato il nome con tale repulsione.
In fondo alla strada, c'era una donna slanciata, con lungi capelli blu scuro, che era apparsa da dietro uno dei pochi edifici ancora in piedi e si avvicinava lentamente, col soprabito gonfiato dal vento. Il suo occhio castano, quello non coperto dalle ciocche che spiovevano sul lato destro del suo volto, rimase dapprima impassibile, ma poi cominciò a brillare di una tonalità arancione, come un incendio, mentre fissava con sempre più intensità Brock.
"S-Suzie?" balbettò il Maestro di Roccia, stranamente a disagio. "Pensavo fossi morta." Lei non parlò fino a quando non si trovò a meno di tre metri da loro. Un ghigno apparve sulla metà visibile delle sue pallide labbra.
"Posso usare la tua frase preferita, tesoro?... Acqua passata." Rise in modo isterico, come una pazza. Brock si riprese, e si mostrò divertito a sua volta.
"Le donne sono come quegli stupidi boomerang... le puoi calpestare, fracassare, azzannarle e quasi distruggere... ma continuano a tornare. Com'è il tuo volto, cara? Ti piace il nuovo trucco che ti ho fatto prima di lasciarti a morire?"
"Vuoi dire questo?" Ash quasi urlò per la sorpresa quando lei spostò le ciocche con una scossa del collo. Tutto il lato destro del suo volto era solcato da centinaia e centinaia di cicatrici, come se qualcuno vi ci avesse passato sopra un coltello ricurvo. Anche se era successo probabilmente molto tempo addietro, e ormai le ferite erano completamente rimarginate, appariva comunque una vista orrenda. Il suo occhio destro, ora visibile, sembrava ardere come quello sinistro. "Ho scoperto che mi piace. E' conforme alla mia nuova personalità... metà di me è bella... l'altra... terrificante."
"Molto sexy," disse Brock con tono asciutto. "Almeno per me." Suzie rivolse la sua attenzione ad Ash, e corrugò il sopracciglio sinistro, quello intatto.
"Ti ha preso, vero? Immagino che abbia fatto uno dei suoi sporchi giochetti. Quando alla fine mi saltò addosso, ero ancora addormentata nel nostro letto." A quelle parole, si voltò di nuovo verso Brock, sorridendo con malizia. "Anche se sono felice che sia finita così e che tu non abbia vinto. Perchè in quel caso non avrei avuto abbastanza Brock per me." Brock rise.
"Stai sognando, tesoro."
"Ma prima di ucciderti, amore, dirò ad Ash quando sei perverso, e cosa ti ha reso tale..." Fece una pausa, e il suo sorriso divenne più ampio, disgustoso su quelle labbra per metà normali e per metà terribili. "E chi è stato." Brock divenne improvvisamente calmo. I suoi piccoli occhi brillarono.
"Di che stai parlando?"
"Visto che Ash sta per morire, può benissimo saperlo." Continuava a sorridere. "Ho fatto molti studi su di te, caro. Quando avevi circa diciotto o dicianno anni... sei rimasto nella casa di una scienziata... Ivy si chiamava, giusto?" domandò, ma ovviamente conosceva già la risposta. Brock sembrò terrorizzato, e fece fatica a riprendersi dal colpo. "Ho visto la foto... davvero bellissima," sembrava che Suzie stesse commentando una foto. "Lunghi capelli blu scuri... sonnolenti occhi marroni... un attraente corpo adulto... e facile capire come un giovane ragazzino come te possa essersi innamorato di lei, specie visto che le hai fatto da assistente per così tanto tempo." Schioccò la lingua e scosse il capo. La sua voce divenne seria. "Peccato che Ivy fosse proprio una puttana. Già, ti aveva, come avrebbe potuto non averti, quando la tua adorazione per te era così ovvia. Ma tu non eri altro che un giocattolo per lei. Uno schiavo."
"Non è vero!" cominciò a urlare Brock con voce roca. "Mi amava! Mi amava!" Il suo volto tradiva una collera enorme, ma anche paura, e il tentativo di negare vecchie, cupe memorie che riemergevano. Suzie sembrava divertita dalla sua disperazione, ed era desiderosa di ricevere altra soddisfazione.
"Ti ha usato, Brock. Ho domandato in giro. Le altre tre donne che le facevano da assistenti sono state facili da trovare. Oh, le storie che mi hanno raccontato! Avevano pietà di te, Brock. Erano brutte, quasi ributtanti! Ma avevano pietà di te. Che tristezza. Davvero molto triste. Sembrava che tutti sapessero, tranne te. Quando hai scoperto che lei aveva buttato via tutte le tue domande per la licenza di Allevatore di Pokemon, non te ne sei preoccupato più di tanto. Le è bastata una notte per farsi perdonare." I suoi occhi fiammeggianti arsero ancora di più alle parole che seguirono, accesi da un piacere crudele. "Oh, ma è andata anche meglio quando ha avuto la sfortuna di restare incinta!" Brock tossì, scosse il capo con violenza, e una lacrima cominciò a uscire da uno dei suoi occhi. Ash poteva solo osservare in silenzio. "Ovviamente lo scoprì solo quando era troppo tardi per abortire. Se lo avesse fatto, avrebbe messo a repentagli la sua stessa vita, oltre a quella del bambino. Oh, eri così felice, Brock!" esclamò con dono di derisione. "E così sciocco! Hai davvero pensato che sareste stati la coppia perfetti! E poi hai anche lo stomaco per accusare Ash di non avere buon senso!" Guardò ancora Ash, che ancora faceva fatica a credere a ciò che sentiva, sebbene paresse che Brock fosse appena stato colpito da una bomba. La voce di Suzie divenne artificialmente triste mentre proseguiva il racconto, rivolta al Maestro di Roccia. "Poi, proprio quando sembrava sul punto di partorire, ti ha mandato strategicamente in viaggio, per un lavoro importante. Ti sei lamentato, perchè in quel modo non avresti assistito alla nascita, ma, come al solito con lei, hai accettato. Ovviamente aveva detto la verità, sui motivi per cui ti allontanava." L'angolo intatto del suo labbro si incurvò, crudele. "E quando infine sei tornato, due settimane dopo, hai trovato Ivy più magra, ma nessun bambino. Che era successo? Questo le hai chiesto. Dov'era tuo figlio? Non te lo ha detto. Ma sei riuscito a scoprirlo lo stesso." Brock era caduto in ginocchio, sulle macerie che fino ad un istante prima erano state il suo trono. Le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi e lungo il suo volto, lasciando lunghe scie umide attraverso la polvere che copriva le guance. Ash capì che stava rivivendo l'orrore descrittogli da Suzie. "Ivy aveva mandato il bambino - anzi, una bambina - nel più lontano, povero orfanotrofio che potesse trovare nell'arcipelago di Orange." La sua voce era triste, in contrasto col sorriso sul suo volto. "Ovviamente, sei subito partito per riprendertela." Cominciò a scandire ogni parola, godendone ogni sfumatura. "Ma era troppo tardi. La bambina era già morta. Non hai neppure potuto prendertela con la direttrice, visto che c'era già ben poco cibo per sfamare i bambini presenti, figuriamoci una neonata... che giustamente aveva bisogno dell cure e dell'amore che i genitori le avrebbero dovuto dare. Sei rimasto seduto sulla tomba che l'orfanotrofio aveva scavato per tua figlia, e hai pianto come non avevi mai pianto prima..." Per qualche secondo, ci fu solo un silenzio mortale, interrotto a tratti da deboli suoni in lontananza, dalle sirene che ancora riecheggiavano nel centro della città, dal rantolo del vento, dalle fiammelle che crepitavano, e da alcuni piccoli ciottoli che continuavano a rotolare lungo la strada. Brock trovò infine il coraggio di parlare.
"A-almeno l'ho uccisa... quella puttana, Ivy..." balbettò. Suzie spalancò gli occhi. Poi liberò una risata acuta, e tutto il suo corpo sembrò scosso da quel gesto.
"Ma quando ti sei illuso, eh, Brock caro?" domandò fra le esplosioni di spietata ilarità. "Non l'hai mai uccisa! Stando alle mie fonti, non sei mai neppure tornata al suo laboratorio! Sei corso via all'isola Indigo, a Pewter, come un cane che scappa con la coda fra le gambe! Sarà stato più o meno l'anno prima di quello del Ritorno. Poi, dopo aver capito che i tuoi flirt con la povera ragazza di Ash non avrebbero funzionato, e più o meno nel periodo delle Guerre Oscure in cui mi hai disgraziatamente incontrato di nuovo, hai dato segretamente il via alla più grande opera di distruzione del sesso femminile di cui abbia mai sentito parlare. Le donne sono cominciate a sparire... lo sai quanti poliziotti inseguivano un qualche stupratore e assassino? Ma non furono mai capaci di usare tutte le loro forze per darti la caccia, con l'armata del Team Rocket alle porte e tutto il resto. E' così triste che tu non lo abbia mai saputo prima che ti incontrassi di nuovo." La voce di Suzie era calma. "E ho pensato che tu fossi un uomo così dolce... mi è sempre piaciuto quel ragazzino che pensava fossi una così grande allevatrice, e che voleva diventare proprio come me, un giorno..." Il suo tono divenne gelido. "Ora vedo che quel ragazzo che ho incontrato, quando anch'io ero giovane, era andato... e che io avevo una somiglianza incredibile con una certa scienziata..."
"Menzogne!" Urlò improvvisamente Brock, balzando in piedi. "Sei solo una fottuta bugiarda, Ivy, puttana! Io ti ucciderò!" Il suo mantello si spalancò, e improvvisamente cominciò ad accumulare una tale quantità di energia elementale che l'aria sembrò urlare, sollevando polvere e roccia dal terreno. Il suo pugno divenne di roccia, e lui lo scagliò contro il volto di Suzie.
Incredibilmente, la donna lo afferrò con una mano, innaturalmente calma, e l'unico effetto visibile di quell'assalto fu dovuto al vento che le gonfiava i capelli, mettendo in mostra il lato rovinato del viso. La mano, poi, venne improvvisamente coperta da una vampata di fuoco, e Brock urlò per il folle calore, osservando il suo pugno che diventava incandescenete e le falde del suo mantello che abbrustolivano.
"Oltre ad aver scoperto tutto questo sul tuo passato, tesoro, ho anche lavorato duro su me stessa, in questi anni." La sua voce era bassa, crudele. "Nonostante il mio elemento non sia del tutto efficace, ho fatto in modo da essere certa di poter uccidere il mostro che sei diventato. Ho perso il conto dei pokemon di Roccia che ho distrutto, e solo per diventare abbastanza forte da ucciderti." La sua mano si chiuse improvvisamente, e Brock urlò di dolore mentre balza indietro, scoprendo di non avere più due dita.
Gli occhi di Suzie bruciavano di un fuoco caldo almeno quanto quello che ardeva sulle sue mani. Raggiunse la sua cintura e si abbassò, piegando le ginocchia.
"Uno dei tuoi errori è stato quello di lasciare il mio vecchio Vulpix, quando te ne sei andato credendomi morta. Beh, è davvero ironico il fatto che sarà lei a ucciderti." Lanciò una pokeball davanti a sè, e questa si aprì in una pira di fuoco. "Io scelgo te... Ninetails." Il suo grosso, elegante pokemon volpe rosso e bianco agitò le orecchie a punta e fiutò l'aria col naso nero, sibilando per un odio mortale come quello della sua padrona. Nove code, quelle che le davano il nome, ondeggiavano nell'aria, avvolte da una nube di elementale di Fuoco, del colore dei suoi occhi. Proprio un istante prima di attaccare, la donna lanciò un urlo.
"E ovviamente... il nome non è Ivy... è Suzie!"
Fu l'idea che ci fosse qualcosa di dannatamente sbagliato a svegliare finalmente Misty. I suoi occhi si spalancarono, e lei si ritrovò coperta da un cumulo di detriti, o almeno è questo ciò che dovevano essere, in una specie di vicolo fra due palazzi. Mentre si rialzava, liberandosi dalla sua protezione, sorrise al pensiero che Ash stesse cercando di difenderla da qualsiasi cosa. Assieme a quell'idea arrivò anche un gran numero di emozioni allegre, così quasi si ritrovò a saltare dalla gioia. Realizzando poi che sarebbe stato sciocco per una ragazza matura come lei, si accontentò di spolverare il suo mantello blu e di lisciare il lungo vestito sotto di esso. Completò le operazioni soffiando via dalla fronte una ciocca di capelli rossi.
Era ancora esultante. Il loro terribile passato, quello che lei ricordava, era tutto una bugia! Era come se si fosse appena svegliata da un terribile incubo, e ora che era sveglia, sia fisicamente che mentalmente, sembrava tutto lontano. Ash non l'aveva tradita... l'amore le riempiva il cuore al solo pensiero del viso di lui, con quel naso all'insù e quei grandi occhi dorati che venivano sempre coperti dai suoi capelli neri.
L'unico ad averla tradita - e ad aver tradito entrambi - era Brock...
Con quel pensiero deprimente, arrivò anche una sensazione di disperazione che in qualche modo sapeva essere legata ad Ash. Senza sapere perchè, capì che era in pericolo. Proprio prima di svenire, era pronta a fronteggiare Brock. Cosa era stato di lui? Prima di correre fuori dal vicolo, si concentrò rapidamente per trovarlo... Eccolo! Scattò in avanti, uscendo dalla viuzza e ritrovandosi in strada. Era quasi completamente deserta, con alti, ombrosi edifici ad entrambi i lati, anche se c'era ancora qualche persona che fuggiva terrorizzata dalla direzione da cui arrivava la percezione della presenza di Ash. Un lungo crepaccio aveva tranciato a metà la strada e lei lo superò, mentre la corsa sollevava il mantello dietro di lei.
Dopo aver percorso almeno un isolato, cominciò a vedere le tracce di quella che quasi di sicuro era stata la lotta fra Brock e Ash. L'intera strada aveva cominciato a sbriciolarsi, e quasi tutta sembrava distrutta da quelle che sembravano lance di roccia, sparse nei paraggi. Molti punti dell'asfalto erano conciati come se ci fosse stata una pioggia di meteore, ma anche numerosi terremoti, visto che ogni singolo lampione o palo era finito a terra. E quella non era la cosa peggiore, considerando che almeno un palazzo su due in tutta quel quartiere era stato ridotto ad una pila di ciottoli e rovine.
Improvvisamente notò un bagliore rosso all'angolo distante dell'istolato, e accelerò, individuando due figure e un pokemon in lotta. Suzie? E Brock? Il suo cuore cominciò a battere più forte, e lei deglutì, cominciando improvvisamente a sentire un profondo dolore allo stomaco. Dov'era Ash? Chiuse gli occhi e cercò di respirare a fondo, concentrandosi ancora per rilevare la presenza di Ash.
La sua mente divenne preda del panico.
Erano quelli i due che aveva percepito? Doveva esserci un errore. Aprì gli occhi e si voltò lentamente. No, c'erano solo loro, ne era certo. Ma una era terribilmente debole, quasi non rilevabile, mentre l'altra sembrava molto forte. Si voltò nella direzione da cui era venuta. Quella più notevole si avvicinava da dietro. Ancora una volta, la felicità divenne il sentimento dominante nei suoi pensieri. Doveva essere lui! Ed era chiaramente vivo, e salvo, e neppure ferito. Un leggero mormorio, che sembrava quasi un tuono emesso dalle viscere della terra, arrivò pigramente al suo orecchio, assieme ad una vibrazione del suolo. Proveniva dalla stessa direzione in cui aveva percepito Ash, quella a cui era rivolta. La polvere cominciava a levarsi in lontananza, lungo l'orizzonte visibile fino all'inizio della strada, parecchi isolati più in là. I suoi occhi si socchiusero mentre le dita giocherellavano coi suoi capelli. C'erano parecchie figure a cavallo. Cavalieri? E Ash era con loro? Aveva in qualche modo trovato aiuto? Poi il suo leggero broncio svanì, sostituito da un mezzo sorriso. Che importanza aveva, visto che era Ash! Cominciò a correre verso di loro. Quandi il gruppo la notò, una singola figura a cavallo - su un rapidash nero, poteva vedere ora - emerse dal resto dei cavalieri e si avvicinò con altri tre, anch'essi in sella a un rapidash ma della normale varietà, rossi e bianchi. Il sorriso di Misty si allargò quando riconobbe Ash, sul dorso del pokemon nero. Era avvolto nel suo lungo mantello nero, e incappucciato, ma lei lo poteva riconoscere anche così conciato. Il suono degli zoccoli si fece più distinto e netto, e infine lui fermò il cavallo serrando le briglie, e il terreno lanciò qualche scintilla, a contatto coi ferri d'acciaio sotto gli zoccoli del pokemon. I suoi compagni, tre sagome magre avvolte in vestiti che ricordavano il saio di un prete, ma neri come quello di lui, fermarono le loro cavalcature giusto dietro il rapidash nero. Ash si tolse il cappuccio con una mano, liberando i suoi lunghi capelli scuri, mostrando i suoi occhi dorati e sorridendole. L'altra mano stringeva gentilmente le redini.
"Misty."
"A-Ash!" gli occhi di lei si inumidirono. "Sei salvo! Per un attimo ho temuto che ti fosse successo qualcosa." Il suo sguardò si concentrò poi sulle tre figure incappucciate dietro di lui. "Ma chi sono queste persone?" cominciò a sentirsi confusa, mentre studiava quelle sagome. In qualche modo le ricordavano qualcosa...
"Amici," rispose Ash con uno strano tono di voce, poi scivolò giù dal Rapidash che le stava nitrendo contro. Si avvicinò lentamente, sempre sorridendo e tenendo le mani dietro la schiena. Improvvisamente, Misty ebbe un sussulto. Da quando la mano di Ash era grigia? I suoi occhi si spalancarono, e lei rimase scioccata.
"No!" urlò.
Era troppo tardi.
Gli occhi di Ash si spalancarono di colpo, e le sue ferite mortali vennero immediatamente dimenticate mentre si rialzava in piedi, aiutandosi con una mano per bilanciarsi, e il suo sguardo si dirigeva istantaneamente sul gruppo di persone all'angolo opposto dell'isolato, vicino agli edifici più grandi.
Misty era immobile di fronte a un uomo che indossava un mantello nero.
Un uomo col suo stesso volto e i suoi stessi lineamenti.
L'altro Ash scattò come un fulmine, piantando la sua mano destra sul fianco sinistro di lei, con forza, senza pietà. Fu spaventoso, sembrava quasi che fosse penetrata attraverso il suo corpo, facendo sprizzare un po' di sangue, scuro come i suoi capelli, attraverso il mantello. Come in una ripresa al rallentatore, il liquido precipitò sulla strada distrutta, come una pioggerellina primaverile. Poi, senza neppure una pausa di compassione, l'altro Ash colpì ancora, generando un'altro schizzo di sangue, e infine la calciò lontana, lungo le macerie. Dopo parecchi metri, il corpo colpì un dosso e si fermò. Immobile.
Morto.
Si appoggiò carponi al terreno, in ginocchio. Si sentiva incapace di muoversi, vuoto, come se non ci fosse nulla di vero in ciò che aveva visto. Come se fosse solo un orribile sogno, o una visione, un'immagine in movimento - qualunque cosa.
Qualunque cosa...
A quell'urlo, anche Brock si era fermato, per guardare lungo la strada ciò che era accaduto. Suzie e il suo Ninetails, che stavano chiaramente avendo la meglio - e il corpo di lui, coperto di ferite e bruciature lo provava - si voltarono a loro volta.
Dopo quell'urlo, silenzio. Neppure il suono dei civili lontani, nel cuore della città. Neppure le sirene di allarme che si erano levate per quello che doveva essere stato uno spettacolo messo in atto da Valdera. Lontano, c'era Misty sulla strada, contro una cunetta, immobile, e una chiazza di sangue fuoriusciva da sotto di lei e veniva assorbita dallo sporco.
Ed era stato Ash a farlo? Incredulo, guardò la figura lontana del Maestro d'Ombra che scrutava calmamente il corpo di Misty, mentre i capelli e il mantello venivano increspati dal vento. Il corpo sarebbe sicuramente diventato un cadavere, con una ferita profonda come quella che aveva provocato. Brock non aveva mai pensato a cosa avrebbe provato di fronte alla morte di Misty, ma neppure avrebbe mai scommesso su quella tristessa, quel rimorso che provava in quell'istante, specie pensando a tutto l'odio per lei che aveva nutrito nel corso degli anni. Il suo sguardò si spostò immediatamente verso il giovane uomo paralizzato in quella posizione inginocchiata, alcune metri più in là, che fissava in silenzio la stessa scena, e anche il suo corpo rovinato era perfettamente immobile e calmo. Perfino i capelli e il mantello parevano non volersi più muovere nel vento.
No. Quello era Ash. Non quell'altro. Il che significava... i suoi occhi si spalancarono, stupiti.
La figura lontana che era l'altro Ash si degnò finalmente di vederli, e anche se era lontana, Brock potè vedere il mezzo sorriso sulle sue labbra. Levando le braccia in orizzontale in ambo le direzioni, il mantello nero che copriva il corpo atleti di Ash cominciò lentamente ad assumere una tonalità di un grigio opaco. Anche i lunghi capelli neri cominciarono a scharirsi, fino a diventare una chiazza marrone.
Lord Garick... Gary. Il Signore della Lega.
Per anni, Gary aveva sempre tenuto il cappuccio, tenendo il suo volto nascosto da occhi indiscreti. E ora sapeva perchè. C'era un che di ironico in tutto ciò.
E non era solo. Le tre figure a cavallo dietro di lui si tolsero anche loro il cappuccio, rivelando un trio di donne dalla sinistra bellezza. Le sue guardie personali, le sentinelle. Il mormorio di passi lontani arrivò infine alle sue orecchie, e dietro, attraverso il sottile orizzonte visibile tra i palazzi lontani e le altre strutture della città, apparvero almeno un centinaio di uomini, soldati, allenatori, perfino qualche Maestro di Pokemon avanzava lungo le strade verso di loro. Era come un serpente argentato, perchè molti erano vestiti nel colore della Lega, e avanzavano a ranghi stretti. Una varietà di Maestri, di tutti gli elementi, li accompagnava, e i loro mantelli erano facili da individuare fra le corazze metalliche. Il gruppo si fermò a circa dieci metri dal loro sovrano.
E ancora dietro di loro, Brock notò centinaia di civili, un numero in continuo aumento. Dovevano essere stati troppo spaventati per osservare l'azione, ma ora che c'erano anche i soldati il loro coraggio doveva essere cresciuto.
No, non era proprio solo. Sembrava che Gary non volesse lasciare nulla al caso.
Non era un'armata completa - perchè non c'era modo per far passare un simile numero di persone attraverso la città senza preparativi - ma era senz'altro sufficiente ad annientare qualsiasi attacco da parte dei Maestri Ribelli. Sempre che questi fossero ancora in grado di assemblare un gruppo, dopo la purga che aveva effettuato a Sud Lavender.
Alla testa del corpo di spedizione c'era una figura a cavallo, avvolta in un mantello da Maestro di una tinta blu scura, e lunghi capelli neri che lo distinguevano da tutti gli altri. E così Lance si era unito per la festa, pensò Brock. Appena in tempo. La sua attenzione tornò a Suzie, che ancora guardava i soldati, sebbene il suo occhio marrone non mostrasse la minima emozione. Anche il suo Ninetails era attratto allo stesso modo, e il suo occhi aranciato si era fissato in particolar modo su Gary.
Per un attimo, aveva davvero temuto di morire. Perdeva sangue da molte ferite, troppe per essere contate. Era come se lei avesse cercato di prolungare lo scontro, e molti attacchi avevano addirittura cauterizzato le ferite, cicatrizzandole. L'odre dei suoi capelli abbrustoliti era ancora forte nelle narici. Se non fosse stato per quello, sarebbe già morto dissanguato. Anche se fosse stato in perfetta forma e il suo Onix non fosse andato distrutto, probabilmente non sarebbe riuscito a ucciderla.
Non che gli interessasse molto della sua vita. Ma sarebbe stato terribilmente stupido finire ucciso da una donna. Specie da quella donna.
Gary non aveva distolto il suo sguardo da loro fin da quando aveva dato segno di averli notati. Anche da quella distanza, Brock venne improvvisamente disturvato dal pensiero che il suo signore si stesse concentrando proprio su di lui. Senza contare l'estrema somiglianza con Ash, visto che a parte i capelli e la voce erano differenti.
"Allora... Brock," cominciò Gary e la sua caratteristica voce piena di sarcasmo arrivò trasportata dal vento. "Vedo che sei riuscito ad avere la meglio su Ash." Con la mano destra accennò alla sagoma inginocchiata, muta, non distante dal suo fianco. Se il mantello non lo avesse identificato come il Signore della Lega, sarebbe bastata la voce.
"Mio signore... le avevo detto che ce l'avrei fatta," replicò Brock con un duro tono di voce. "Non c'è mai stato nessun dubbio. Anch'io lo desideravo con troppa forza per fallire." Quelle labbra su quel viso così familiare si piegarono divertite.
"E' davvero una disgrazia," disse mentre i suoi occhi bruni cominciavano a brillare leggermente. "Ce l'hai fatta davvero, eppure, in effetti, non dovevi."
"Cosa?" Esclamò Brock. Il suo istinto gli urlava di agire, e involontariamente fece un passo indietro. Gary aveva iniziato lentamente al alzare il suo braccio destro verso di lui, mostrando il palmo cadaverico della mano.
"Sei stato molto utile, Brock," disse con voce pensierosa. "Senza le tue manipolazioni sulla nostra coppia preferita, Ash e Misty qui, la profezia non avrebbe potuto avverarsi." I suoi occhi divennero improvvisamente rossi, brillando come se due soli cosparsi di sangue, e Gary alzò la sua mano grigia, avvolta da un fascio di energia psichica dorata. "Ma io odio coloro che tradiscono i proprio amici." L'aria tremò come se qualcosa di invisibile l'avesse colpita, e con un lampo che rischiarò le tenebre la scarica di energia psichica lasciò il suo palmo. Brock riuscì appena a deglutire, paralizzato mentre osservava la mortalle palla di energia dorata che si librava nel cielo nero e si dirigeva verso di lui. "Muori," commentò semplicemente Gary, poi si voltò e prese ad allontanarsi, senza neppure voler assistere alla sua fine.
La mente di Brock si spense, attendendo il passaggio degli ultimi secondi di vita, osservando la sfera di fiamme dorate che si avvicinava...
Ma poi Suzie si piazzò direttamente davanti a lui, fieramente, con le braccia aperte, mentre il cappotto nero e i capelli blu ondeggiavano nell'aria illuminata dalla folata di energia. Lanciò un leggero grido di dolore infinito mentre l'attacco avvolgeva il suo corpo e trasferiva il suo carico di morte. Sembrò durare in eterno, e poi, infine, crollò pietosamente al suolo, col corpo fumante, e scintille di energia mentale che ancora la percorrevano. Analogamente, anche il suo Ninetails sembrava sfinito, respirava a fatica e soffriva.
Brock notò di essere caduto con lei, in ginocchio, sebbene neppure una minima parte dell'attacco lo avesse colpito. La sua mente era confusa... e c'era qualcos'altro. Qualcosa allo stesso tempo strano e familiare. Gli faceva sentire il petto così stretto da farlo soffocare, e il cuore gli batteva all'impazzata come se volesse uscire fuori dal torso. Suzie giaceva prona, col volto rivolto verso di lui. La treccia si era disfatta, e ora una ciocca dei suoi lunghi capelli blu le copriva il volto. In lacrime. La sua voce era interrotta da singhiozzi e sospiri.
"I-io sono così t-triste... vero, t-tesoro?" Brock riuscì solo a scuotere il capo, rapidamente, con forza, sentendo qualcosa che pizzicava appena sotto gli occhi. Immediatamente, capì che si trattava di una lacrima. "S-sì, lo sono. S-sembra che... a-anche dopo tutto q-quello che m-mi hai fatto... da qualche parte dentro... il mio cuore... c'è ancora amore per te. N-non sono una stupida? M-ma l'ho fatto davvero... amarti. Forse... è p-per questo che fa così male..."
"Mi hai... amato?" disse Brock con voce piatta ma morbida. Lei non sembrò sentirlo.
"A-avevi quasi ragione s-su Ivy... è morta... m-ma non l'hai uccisa tu... l'ho fatto io. Non ho mai c-caèito perchè... fino ad ora." Chiuse gli occhi. "M-mi dispiace per quello che è successo... io... f-fa freddo... io-" La voce si spense. I suoi occhi, ancora aperti, fissarono il vuoto.
Con mano tremante, Brock li chiuse.
Era morta.
Ash era inginocchiato sul terreno, con gli occhi vitrei e la bocca asciutta.
Oscurità. Tenebra. Ombre.
Sangue.
Oscurità. Tenebra. Ombre.
Sangue.
Pioveva.
Pioveva sangue.
Da un cielo di buio.
Non resisteva.
Duplica giaceva dietro un masso di cemento diroccato, vicino ai resti di un edificio, lontana dalla vista dei Maestri della Lega Pokemon e dei loro lacchè. Un bendaggio improvvisato, fatto con strisce del mantello, era legato attorno al torso, ma comunque lei sapeva di stare sanguinando molto, a giudicare dalla chiazza scura che quasi stava cominciando a gocciolare. Infatti, lo sporco terreno polveroso che la sosteneva era già macchiato di rosso. Si sentiva terribilmente debole. Ma non osava fare ricorso al suo potere. Se avesse smesso di nascondere la sua presenza con quella metamorfosi strategica in modo da somigliare alle rocce che la circondavano, sarebbe morta di certo, anche per un secondo di distrazione.
Si era trasformata poco prima, in modo da non distrarre Ash dalla sua lotta con Brock con la sua ferita, ma aveva poi perso conoscenza. Quando si era risvegliata, sentendosi ancora più stanca, era stato solo per realizzare che un gran numero di uomini della Lega Pokemon erano arrivati mentre era svenuta. Stavano tutti zitti, ma poteva sentire il suono di numerosi piedi che calpestavano il terreno, e valutare la consistenza del gruppo. Solo per un puro colpo di fortuna non l'avevano ancora trovata. Probabilmente era qualcos'altro ad attrarre la loro attenzione.
E poi aveva sentito l'inconfondibile tono sarcastico, così vicino, ed era rimasta scioccata e spaventata. Lord Garick! Gary! Era lì! Sembrava avesse parlato con qualcuno... qualcuno almeno all'estremo opposto della strada.
Brock?
Ma quando si era guardata attorno, sporgendo la testa attraverso un piccolo buco nelle macerie per osservare, si era maledetta per essere stata così curiosa. Aveva visto Misty distesa sulla strada, accando ad un vecchio negozio abbandonato, immobile, circondata dal sangue. Sangue, c'era così tanto sangue. Duplica si sentì sul punto di vomitare. Gary era da qualche parte accanto a lei, col suo lungo mantello grigio e tre donne dall'aspetto familiare dietro di sè, a cavallo di altrettanti rapidash, e aveva improvvisamente lanciato un'immensa scarica psichica in direzione di Brock. L'onda d'urto dovuta alla partenza del proiettile aveva colpito tutti quelli dietro Gary, e in qualche modo anche Duplica, che era stata travolta da una folata di polvere. Poi si era voltato ancora prima che la palla di energia dorata colpisse la sagoma di Brock - e di qualcun altro che non riusciva a riconoscere - facendo cadere a terra entrambi, e infine era risalito sul suo destriero. Un rapidash nero, su cui aveva preso a trottare via, alla testa del suo piccolo esercito e con accanto la sua scorta personale.
Duplica rimase stupefatta dal suo volto affascinante. Coi capelli neri sarebbe stato il gemello di Ash. Che diavolo stava succedendo? L'ultima volta che lo aveva visto, anni prima, non era stato così. Aveva sempre avuto un minimo di somiglianza con Ash, ma quello era troppo. Mentre superava il suo nascondiglio, Gary aveva lanciato una serie di ordini, con voce non particolarmente alta ma che erano stati sentito da tutti, accanto a lui.
"Lega. Pulite questo casino," aveva detto senza guardarsi indietro, ma solo accennando con un movimento del collo per spiegare il senso delle sue parole. Era seguito da un alto Maestro di Pokemon, dall'aria pericolosa, con un mantello blu scuro, alla guida del plotone, e anch'egli era a cavallo di un rapidash, sebbene non fosse nero. Il suo corpo era magro ed esile, ma comunque muscoloso. Aveva capelli neri come la mezzanotte che sormontavano un volto duro e carismatico. Lance, pensò Duplica. Il Maestro di Drago.
La voce di Gary sembrò acida più del possibile, mentre puntava il suo sguardo in direzione del suo secondo.
"Lance, supervisiona i lavori."
"Non vuole uccidere da solo il suo rivale?" domandò lui, con una voce profonda e in qualche modo incuriosita. "Pensavo che fosse per questo che lo abbiamo dovuto lasciare in vita fino ad ora." Gary sorrise con aria stranamente pensierosa, mentre lanciava un'ultima occhiata alla figura inginocchiata, lontana.
"Non sta già morendo? Sembra che Brock abbia fatto il suo lavoro troppo bene." Duplica cercò di osservare meglio. Il terreno sembrò sprofondare sotto di lei mentre trovava la sagoma di cui avevano parlato. Anche da quella distanza, poteva vedere lo stato pietoso in cui era ridotto, col mantello e i vestiti strappati, sanguinante, e... con qualcosa che gli usciva dal ventre. Che era successo? Il viso di Gary sembrò improvvisamente annoiato. "E ho già preso la persona che a lui interessava maggiormente," continuò indicando con la mano il corpo di Misty, quasi fosse spazzatura.
"E Valdera? La sua scomparsa è un problema." Di nuovo, indicò il Maestro d'Acqua.
"Assolutamente no." infine, si avvolse di nuovo col suo mantello grigio, nascondendo ancora le sue fattezze. "Me ne vado." Gli zoccoli del suo cavallo cominciarono a battere il suolo a ritmo più incalzante. "Ragazze, seguitemi," ordinò a quelle donne a cavallo. La piccola armata si spaccò a metà, schiacciandosi contro i margini della strada per permettere al gruppetto di passare indisturbato. I civili, uomini e donne, erano in coda, e osservavano il Signore della Lega con ammirazione e timore.
Quando se ne fu andato, i soldati, gli allenatori e i Maestri di Pokemon si riunirono di nuovo. L'armata aveva iniziato lentamente ad avanzare lungo la strada, verso la figura ancora inginocchiata di Ash, Duplica lo capì dal clangore delle armature e dal rumore degli stivali. Ora che erano più vicini, vedeva almeno una dozzina di Maestri, giovani uomini e donne in grado di comandare non solo i pokemon ma anche il loro elemento. Mantelli rossi, gialli, marroni, blu... perfino verdi. Il suo cuore scoppiò. Troppi. E troppi tipi diversi. Ma Lance aveva un'aria perplessa sul suo volto normalmente serie, mentre osservava prima Ash, poi Misty. Poi il viso si indurì e cominciò a seguire i suoi uomini lungo il viale, lanciando ordini. Duplica cadde di schiena, ancora nascosta dai detriti. Riusciva a fatica a trattenere le lacrime mentre si rialzava, nascondendosi la faccia con le mani. Ash stava morendo. E Misty; sembrava già morta. E la profezia del Proibito non sarebbe stata fermata. Tutte le persone che conosceva nel mondo esterno sarebbero morte. Era stata sola per troppo tempo, e ora lo sarebbe stata di nuovo. Nonostante i suoi sforzi, le lacrime cominciarono a piangere, avventurandosi fra le sue dita fino al terreno.
Aveva perso.
Poi la sua espressione si rasserenò. Non sarebbe rimasta sola a lungo. Sarebbe morta anche lei. Si preparò ad alzarsi, stringendo il fianco bendato che ancora protestava per ogni movimento. Sarebbe morta combattendo. Venne bloccata dal suono lontano di un tuono, emerso dal cielo sopra di lei. Poi un altro, più forte. Era così profondo che poteva sentirlo vibrare nelle sue ossa, scuotendole il sangue. E l'aria si stava riempiendo del puzzo dell'ozono, come se stesse arrivando una tempesta. Disturbata, abbassò le sue mani inumidite verso il terreno e alzò lo sguardo per osservare le nubi. Prima era stato relativamente sereno, era riuscita a vedere la cupola nera, anche attraverso le nuvole scure che turbinavano sopra i palazzi della città. Ora non c'era altro che oscurità - una tenebra così completa da sembrare il vuoto. Se non fosse stato per i violenti lampi blu e neri che ogni tanto lo attraversavano senza preavviso, come le zanne di un demonio, accecando, tranciando, brillando.
Arrivò un altro tuono, così forte e spaventoso che potè sentire il cavallo di Lance nitrire di paura. Anche gli edifici attorno a loro parvero scossi dal suono; la polvere e alcuni ciottoli di cemento caddero dalla cima delle strutture. Duplica smise di guardare il cielo e si corpì il viso con le mani quando una pioggia di cemento sbriciolato le cadde dal palazzo dietro di lei. Quando il tutto finì, alzò la testa per sbirciare cosa stava succedendo sulla strada. Lance stava bestemmiando e cercava di tenere il suo destriero spaventato sotto controllo, e tutta la processione si era fermata, mentre gli uomini osservavano il cielo, confusi. Perfino i Maestri di Pokemon apparivano nervosi mentre contemplavano i lampi neri attraversare l'orizzonte.
"E' il Maestro d'Ombra, è ancora vivo!" urlò uno dei soldati, terrorizzato.
Gli occhi di Duplica si mossero di scatto verso il punto in cui si sarebbe dovuto trovare Ash, da qualche parte in lontananza, lungo la strada. Dove si aspettava di trovarlo inginocchiato, catatonico, lo trovò in piedi, col mantello ormai in brandelli che pendeva dalle spalle. Non aveva quasi più la maglia, la tunica che indossava di solito era bruciata e strappata, ridotta a piccole strisce di tessuto nero. I pantaloni erano meno danneggiati, anche se una parte del lato destro era mancante. Sanguinava profusamente dal volto, da vari tagli sul petto e dal foro allo stomaco, dove era ancora conficcata la trave d'acciaio. Visto il suo stato, col corpo così malandato, era già una sorpresa vederlo cosciente, ma il fatto che si reggesse sulle sue gambe era incredibile. Il fatto poi che potesse ancora evocare i suoi poteri elementali, cosa evidente vista la luce dorata che emanava da sui occhi, aveva del miracoloso.
E ora che lo notava, anche Pikachu era ritto sulle sue zampe, e anche se il suo aspetto era pessimo come quello dle suo Maestro, con un pezzo d'orecchio mancante, i suoi occhi blu ardevano, rabbiosi.
"Se è ancora vivo, non lo sarà per molto," annunciò con voce incerta una donna, Maestro di Pokemon, il cui mantello giallo sembrò crepitare mentre richiamava le sue energie elementali, così come tutti gli altri suoi colleghi. Un'improvvisa folata di vento colpì il gruppo mentre restava immobile lungo la strada, gonfiando i mantelli dei Maestri, che già sembravano brillare di luce propria. Frammenti di conversazione arrivarno alle orecchie di Duplica.
"... guardalo, riesce appena a stare in piedi..."
"... che spreco. Una volta era uno di noi..."
"... è meglio, se credi alle voci..."
"... abbastanza forte da distruggere un'intera armata della Lega, a Cerulean..."
"... solo voci..."
"... non so... perchè siamo così tanti per un solo avversario..."
"... il generale Kas... o Yas... sarebbe dovuto essere in grado di prendersene cura. E dove sono adesso..."
"... scomparsi..."
"... non è solo lui. Guarda il Maestro d'Acqua, qui..."
"... il Maestro Brock... è lì a terra... penso sia morto..."
"... anche il Maestro d'Ombra... deve essere morto sui suoi piedi..."
"... non si sa mai... si dicono molte cose su di lui..."
Solo Lance era in silenzio, con gli occhi chiusi per osservare un qualche pensiero interno, e i capelli neri immobili nel vento. Periodicamente, si voltava in cerca di Gary, ma lui e le sue guardie erano andate da tempo, perse nel mare di gente dietro di loro, fra i soldati, gli allenatori, i civili.
Duplica guardò Ash e boccheggiò, esterrefatta. La luce dorata sul suo volto era svanita... sostituita da un rosso cupo. Veniva dai suoi occhi, due chiazze di sangue brillante, visibili fra le ombre del suo volto scuro. Un debole colpo di vento, strano nell'improvvisa immobilità dell'aria, sembrò attraversare i suoi capelli sollevando la frangia verso l'alto, rivelando ulteriormente la luminescenza. Anche gli occhi del suo Pikachu erano cambiati, ed erano rossi come quelli di Ash.
Il suo cuore comincio a battere più veloce. Aveva già visto quella scena.
Lance sembrò avere una reazione simile. Espirò rumorosamente, un suono inatteso per una persona fredda e seria come lui, che zittì all'istante il gruppo di Maestri di Pokemon dietro di lui, e tutti gli altri soldati e allenatori che avevano iniziato a parlare.
"Uccidetelo! Ora! Uccidetelo!" urlò.
Passò un secondo di completa confusione prima che il suo ordine venisse compreso. Lampi bianchi annunciarono, come uno spettacolo di fuochi artificiali, l'arrivo sul campo di dozzine e dozzine di pokemon della Lega, liberati tutti assieme sulla strada davanti a loro, una schiera di praticamente tutti gli elementi standard della Lega. Charizard rossi presero il volo, ruggendo fieramente mentre sbattevano le loro enormi ali di demonio per superare in altezza i tetti dei palazzi ancora in piedi. I Pinsir bruni, con le loro spropositate mandibole sopra il capo corazzato, cominciarono ad avanzare sulle loro zampe possenti, mentre Scyther alati ronzavano sulla strada, tenendo le enormi sciabole sugli arti anteriori piegate come quelle di una mantide gigante. L'asfalto, già danneggiato, venne ulteriormente deturpato quando un massiccio Nidoking, rilasciato mentre la pokeball era ancora in volo, atterrò, riflettendo sulla sua corazza violetta le luci tenui della notte ombrosa, agitando, assieme agli altri del suo gruppo, degli artigli taglienti come rasoi. Tutti insieme, si concentrarono sulla singola figura al centro della strada, muta.
"Avanti!" I soldati e gli allenatori, ancora confusi, obbedirono, urlando mentre seguivano i loro pokemon all'attacco, riempiendo l'aria col sibilo delle spade che venivano sguainate e col suono dei loro stivali che calpestavano il vecchio asfalto, quasi sgretolandolo con la loro foga. Da parte loro, l'intero gruppo dei Maestri di Pokemon a capo dell'armata sembrò avvampare mentre richiamava in fretta tutta la loro energia, circondati da un vento che ormai ululava attorno a loro in segno di protesta. Lampi di elettricità, lapilli incandescenti, polvere e spruzzi d'acqua vennero raccolti dal turbine, accompagnando il crepitio di quell'immensa potenza accumulata in un singolo punto. Lance stesso si era posto alla testa del gruppo, sconfiggendo la paura del suo destriero, e il suo mantello blu ondeggiava nella tempesta, avvolgendolo.
"Preparatevi a scaricare le vostre energie! E intendo tutte!" urlò con tutta la voce che aveva, alzando entrambe le mani ora avvolte da energia argentea, mentre anche i suoi capelli finalmente venivano agitati dal vento e sembravano i tentacoli di un'anemone nera.br /> Duplica continuava a guardare, a bocca aperta, la figura di Ash, ancora immobile, silenziosa, sebbene i pokemon e gli uomini della Lega lo avessero quasi raggiunto, e si trovassero ormai a pochi metri. I Charizard avevano iniziato a tuffarsi in picchiata, e fra le loro fauci c'erano già lingue di fuoco che si agitavano. Improvvisamente notò la nebbiolina nera che fuoriusciva dagli stivali di lui, cosa iniziata da un po' di tempo anche se non se ne era accorta.
Scivolava lungo il suo corpo come un denso fumo color ebano. Era impossibile, ma sembrava che ogni tentacolo d'ombra carezzava le ferite, facendo svanire le ferite come se non fossero mai esistite. Abrasioni, strappi e bruciature lasciarono i suoi vestiti, riparando i danni come una sarta invisibile. Presto, la nebbia avvolgeva tutto il suo corpo; tutte le ferite si chiusero gradualmente, lasciando una pelle sana ma pallida che veniva rapidamente coperta dal tessuto ricucito dei suoi pantaloni e della tunica. Due pezzi della trave metallica caddero a terra, come se la sezione intermedia, quella penetrata nel suo corpo, si fosse dissolta. Il suo lungo mantello nero copriva le spalle, il torso e le gambe, nuovo, ma la testa non era coperta dal cappuccio e i capelli ondeggiavano nella brezza. Anche il suo pokemon era stato completamente guarito, e la piccola sagoma brillava malevola al suo fianco.
Ciò che non cambiò fu il colore degli occhi socchiusi di Ash, sanguinolenti, maliziosi, crudeli, ossessionanti.
Con un improvviso gesto di una mano, si tolse lo zaino marrone che ancora indossava sulla schiena, sotto il mantello, strappando con violenza le chiusure. Lo gettò di lato, dove rimbalzò aprendosi su un masso di cemento, facendo cadere alcuni degli oggetti che conteneva. Ma Ash non sembrava interessato. Non sembrava ci fosse niente a interesarlo. Il suo mantello era ora libero di aprirsi, mostrando metà della tunica nera sotto di esso. Alzò le braccia, incrociandole, per afferrarsi le spalle e chiuderlo. Il primo Charizard lo aveva raggiunto, e il dragone piombava su di lui con le ali e la bocca spalancate, pronto a rilasciare una sfera di ardente fuoco aranciato. Le braccia di Ash scattarono con un movimento fulmineo, e il pokemon venne istantaneamente tranciato in due parti di carne morta. Ciascuna metà del corpo precipitarono contro gli edifici che circondavano la strada, creando squarci sui muri mentre li attraversavano come proiettili smisurati. L'azione delle sue braccia sembrò poi creare una sorta di onda di pressione, e tutti gli altri Charizard si ritrovarono improvvisamente in stallo e cominciarono a cadere giù dal cielo come mosche. Nubi di polvere e roccia emersero da ciascuno dei crateri che si formarono sui fianchi della strada, o sulla strada stessa, o fra le macerie, o negli edifici in cui i dragoni precipitarono. I lamenti erano udibili addirittura dalla postazione di Duplica, che osservava basita.
Nel contempo, l'armata di soldati, allenatori e pokemon della Lega caricava con troppa forza per poter esitare di fronte a ciò che aveva visto, e si ritrovò sull'aversario con le braccia ancora distese nell'attacco. Duplica perse di vista Ash, che sembrò venire ingoiato dalla fiumana di uomini e pokemon. Una serie di lampi dai colori più svariati accese la notte artificiale, mentre da qualche parte venivano rilasciati poteri elementali. Il suono di una riecheggiante, dura risata invase tutto l'isolato, alto e sprezzante. Gli occhi di Duplica si spalancarono mentre si guardava attorno, realizzando che era Ash a ridere, sebbene, prima di allora, non era mai sembrato così... diabolico. Pareva venire da ogni direzione, da ogni angolo, palazzo, cumulo di macerie, da tutt'intorno a loro. Era un suono così forte da sembrare un tuono, mentre vibrava nelle orecchie di ognuno dei presenti. La folla che stava attaccando Ash sembrò semplicemente implodere in una nebbia rossa che veniva risucchiata verso il centro del gruppo. Poi improvvisamente tutto venne sparato verso l'esterno, e oltre un centinaio di corpi martoriati di uomini e pokemon volarono nell'aria come acqua da una fontana, tutti in una volta come se fosse esplosa una bomba, in una tempesta di cadaveri. I resti atterravano ovunque, e i civili che guardavano la scena si ritrovarono a urlare come di fronte ad un incubo improvvisamente diventato realtà. Perfino qualche Maestro di Pokemon, le donne del gruppo, urlarono quando alcuni corpi caddero accanto a loro e sembrarono atterrare come sacche di carne marcia e liquami. Anche Duplica trattenne a stento un urlo dopo che un cadavere le precipitò a pochi centimetri dalla schiena, quello di un giovane in armatura metallica, col corpo mutilato nonostante lo strato di acciaio temprato, e con un'espressione terrorizzata congelata sul volto. Come se non fosse bastato, c'era l'avambraccio di uno Scyther conficcato nel suo collo squarciato. Invece che gridare, Duplica si coprì la bocca con entrambe le mani, ma anche così dei singhiozzi sfuggirono dalle sue labbra.
I tuoni attraversavano il cielo. I fulmini lampeggiavano vigorosi.
"Siete tutti... morti." Questa volta, la voce malvagia e sdegnata, che sembrava familiare eppure così insolita, arrivò da una singola direzione. Le spalle di Duplica tremavano, e i suoi occhi osservavano la strada dove, meno di un minuto prima, avevano combattuto centinaia di persone e pokemon. Ora c'era solo Ash, solitario in mezzo alla strada grondante di sangue, col mantello che sventolava al vento, dietro la sua schiena. Stranamente, i suoi vestiti erano puliti. L'unica cosa insanguinata era la luccicante lama della sua katana nera, di cui teneva mollemente l'elsa con la mano sinistra. E poi, senza che neppure dovesse muoverla, la sua spada lasciò che il sangue sfuggisse rapidamente via dall'acciaio, scivolando al suolo. Uno dei Maestri di Pokemon era scoppiato in lacrime, e Duplica se ne accorse mentre lentamente spostava la sua attenzione verso il gruppo a una decina di metri da lei. Era quella donna, il Maestro di Elettricità, che era sembrata così dura prima, quando aveva annunciato che, se Ash era ancora vivo, non lo sarebbe stato per molto. Ora non era più così sicura, e mostrava quando fossero inesperti e ingenui quei Maestri di Pokemon della nuova generazione.
"... è-è-è u-un mostro..."
"... perchè..."
"... n-non posso crederci... tutti morti..."
"... era quello... le Guerre Oscure... l'Assassino..."
"... le voci... vere..."
"... il il signore... ha ucciso... la sua... donna... ora... noi..."
"... Maestro Lance... che facciamo..."
"... Maestro Lance?"
"... E' scappato!"
Duplica deglutì, sorpresa, e si guardò attorno, dimenticandosi quasi di restare nascosta mentre lo cercava. Lance era sparito. Sorrise amaramente. Aveva deciso di essere codardo? Poi si voltò verso Ash, che ancora restava immobile, col mantello al vento che si agitava quasi fosse stato vivo, e osservava il mondo con crudeli occhi cremisi sul suo volto pallido sotto capelli corvini agitati dalla brezza. Scosse il capo, e ancora sentì le spalle tremare. Se quella era codardia, non era così irragionevole. Era rimasta terrorizzata a Cerulean, di fronte a ciò che sembrava essere successo una vita fa, ma ora quel ricordo, comparato al presente, pareva come un Magikarp al cospetto di Mewtwo. Si voltò verso Misty, che giaceva ancora dove era caduta prima. Immobile. Guardò di nuovo Ash, la sua indimenticabile collera, i suoi occhi demoniaci che brillavano, visibili anche da quella distanza. Si sentì improvvisamente triste, ma anche risoluta. Se non altro, questo provava il suo immenso amore nei confronti di Misty. Ecco cosa sarebbe stato di lui, una volta persa la persona che amava.
"Morti," ripetè Ash. E allora cominciò ad agitare la spada nell'aria sopra di lui, come se stesse tagliando il cielo con una rapida rotazione di entrambe le braccia. Concluse il movimento mettendosi in una posa che portava l'elsa all'altezza del mento e la lama leggermente piegata verso il basso. Il vuoto del cielo svanì di colpo, rivelando la cupola nera che aveva nascosto. Come poco prima, quando era arrivata la tempesta di luce, la barriera andò in frantumi, crepandosi al centro come se fosse stata di vedro. Ma a differenza del caso precendente, stavolta tutta la cupola si polverizzò, ruggendo con una forza che superò i lampi e i tuoni. Al posto di quella che fino ad un istante prima era stata la barriera protettiva della città non c'era un sole caldo, ma il più imponente uragano che Duplica avesse mai visto o immaginato, ancora più violento di ciò che Ash aveva creato a Sud Lavender. Il cielo era cupo, blu e nero, rumoreggiava, si agitava, turbinava e brillava, mentre rilasciava un'ondata di quella che sembrò una pioggia pesante. Le gocce arrivarono, innumerevoli spruzzi di acqua nera, con una lentezza impossibili, perchè le nubi erano alte nell'atmosfera.
La gente cominciò a urlare, chi per la paura chi per la disperazione. E non erano solo i civili a gridare. Erano anche alcuni dei Maestri di Pokemon della Lega, quelli inviati per uccidere Ash. La terra tremò di fronte alla forza della tempesta, vibrando e scuotendosi sotto di loro ad ogni schiocco di un tuono. Altri due palazzi cominciarono a collassare, come se le strutture stessero lentamente affondando, risucchiate dalle viscere della terra. Alcuni dei tetti dei grattacieli più alti presere improvvisamente fuoco, colpiti da fulmini neri che lasciavano solo fiamme, scintille scure e un denso fumo oscuro.
La pioggia toccò il suolo, e tutta la città si ritrovò improvvisamente bagnata, mentre lo scroscio non solo non si attenuava, ma anzi cresceva in intensità. La visibilità era diventata improvvisamente minima per via dell'acquazzone, e tutti gli oggetti attorno a lei si sfocarono, diventando sagome fioche nella tempesta. Ma l'improvvisa collera degli elementi rilasciata dopo la distruzione della cupola non era la cosa peggiore, capì improvvisamente Duplica, sentendosi il cuore in gola mentre i capelli zuppi le si appiccicavano sul volto. Stava guardando in alto, e fra le gocce che gli bagnavano il viso poteva intravedere, o almeno percepire, centinaia di sagome scure nella notte.
Cupe figure alate. Che ondeggiavano e volteggiavano. E scendevano.
E ancora più in alto, sopra il centro cittadino, offuscati dalle nubi, c'erano tre vortici purpurei, che sembravano non avere nulla a che fare con le tenebre che li circondavano. Spaventose urla parevano uscire dal loro cuore, più alte perfino del suono della pioggia, del ruggito degli edifici che crollavano, delle urla della folla, del rombo del tuono, anche se proveniva da quell'altezza. Cerulean, Cinnabar, e il terzo da dove veniva? Poi si ricordò della Torre di Lavender, e dei Pokemon Proibiti presenti in essa. Infine, il quarto e ultimo vortice... poteva sentire che era ancora chiuso, ma non lo sarebbe stato ancora per molto.
Duplica distolse lo sguardo dal cielo e guardò i limiti della città, ma anche ora l'orizzonte era nascosto dai palazzi. Però, ora che la cupola era crollata, cosa stava proteggendo l'Indigo Plateau dai pokemon Proibiti là fuori?
La risposta... nulla.
Un vecchio uomo dai capelli bianchi sedeva sul porticato di legno della sua casa, scivolando avanti e indietro sulla sua sedia a dondolo. La luce di cui aveva bisogno arrivava da una piccola candela appoggiata gentilmente su un tavolino. Osservava la cupola in lontananza, attraverso gli acri del suo campo, e suonava il suo flauto pokè, contemplando.
La vita era dura anche dopo che la Lega aveva invocato la profezia della rinascita. Interruppe il motivo del suo flauto e deglutì amaramente. Non che fosse stata migliore prima. Fin dalle Guerre Oscure, sembrava di essere tornati al Medio Evo. Però poteva ragionevolmente supporre di essere fortunato più di molte altre persone. Viveva ai margini di una città, dove i campi erano più comuni dei palazzi, ma la città in questione era Indigo Plateau City, la sede della Lega Pokemon; dell'ultima potenza rimasta nel mondo conosciuto. In quei giorni, se si voleva restare in vita, era meglio farlo in una città protetta. Era poi particolarmente fortunato perchè la sua fattoria era proprio al confine della cupola protettiva del suo Signore. La città era ampia poco più di un chilometro e mezzo, e lui non osava neppure immaginare quanta energia elementale servisse per erigere quella protezione. Sapeva che molte persone sfortunate avevano dovuto lasciare le loro case e andare in città, per poter sopravvivere. Non che l'agricoltura fosse molto redditizia, ultimamente. Nulla cresceva più come ai vecchi tempi, e in effetti, visto che non c'era più stato sole nell'ultima settimana, un intero nuovo raccolto sarebbe andato perduto. Si sarebbe limitato a tirare avanti col cibo in scatola e coi vegetali che aveva conservato per l'inverno.
Sorrise, colto da un pensiero ottimista, e riprese a suonare il flauto, intonando una melodia allegra. Almeno, da domani, la profezia si sarebbe finalmente arrivata. Stando all'annuncio della Lega, il mondo da domani sarebbe stato come se le Guerre Oscure non fossero mai avvenute. E il sole sarebbe tornato e non sarebbe più servita nessuna cupola. Sarebbe stato bello se Snorlax fosse stato ancora vivo per vedere tutto questo.
Un tuono ruggì nel cielo, spaventandolo, e un acuto terribile emerse per errore dal suo flauto. Il vecchio si rimise il flauto in tasca e fece un passo fuori dal porticato. Il cielo era ancora nuvoloso, e ora poteva di nuovo vedere quegli strani lampi. Era ormai da ore che il tempo, sotto la cupola, si comportava in modo strano. Prima la cuploa si era in parte spaccata per uno straordinario fascio di luce bianco, e ora questo.
Stava succedendo qualcosa.
E poi vide l'orizzonte nero tremare, e frammenti di cristallo nero scivolare via e dissolversi. Il vecchio venne buttato a terra da un'improvvisa raffica di vento, mentre la sua stessa casa tremava come se fosse nel mezzo di un tornado. Tremando, l'uomo si rialzò, temendo di essersi rotto un braccio mentre un tremendo dolore gli arrivava dal gomito. Fu allora che guardò il campo, cercando di vedere qualcosa nella luce tremolante della candela all'interno del porticato. Si riparò gli occhi dal vento e capì.
La cupola! Era sparita!
Invece dell'ormai familiare orizzonte nero, poteva vedere le ombre degli alberi di una foresta... la Foresta di Viridian? E cos'erano tutti quei punti rossi? Ne vedeva centinaia fra gli alberi, un numero inimmaginabile. Mosche di fuoco? Strabbuzzò ancora gli occhi. No, non ne aveva mai visto di quella tonalità, color sangue. E sembravano diventare più grandi. O più vicine? Assieme a quei puntini luminosi potè intravedere delle sagome ispide. Figure scure e spinose che sarebbero state invisibili nella notte se non fosse stato per quelle luci rosse. Il vecchio si coprì improvvisamente la bocca, paralizzato dal terrore, quando capì di cosa si trattava. Visto che la cupola, che era stata eretta per il semplice motivo di difendere la città dai terribili pokemon Ombra, i Proibiti, era perduta, probabilmente si trovava davanti proprio loro.
L'onda di creature dagli occhi sanguigni sembrava estendersi per tutto il suo campo visivo. E si muovevano in muta sincronia, a parte l'acuto stridio delle zampe artigliate sul terreno. Marciavano, correvano, saltavano e distruggevano tutto ciò che era sulla loro strada. Alcune centinaia raggiunsero infine il suo campo e lo attraversarono con una spaventosa, selvaggia agilità. Quando la pioggia arrivò finalmente al suolo, il vecchio e la sua casa erano già stati ingoiati dall'oceano di oscurità diretto verso la città. Non era neppure riuscito a urlare.
Laselle non riuscì a trattenere il tremito, investita dall'umido, gelido vento che ancora le soffiava contro i capelli e i vestiti zuppi. La pioggia che aveva cominciato a cadere solo pochi minuti prima sembrava muoversi quasi in orizzontale, tale era l'intensità della tempesta. Era violentissima, un continuo suono di acqua che scrosciava, bagnando qualsiasi cosa. Pesante, la pioggia rimbalzava sui palazzi e scivolava sulle strade che già cominciavano ad allagarsi, perchè il sistema di drenaggio della città era quasi ovunque inadeguato. E da qualche parte, in alto, anche se non poteva vederle fra le goccie che le finivano negli occhi, c'erano terrificanti sagome scure che volteggiavano sotto le nubi. Se non avesse saputo della cupola, avrebbe giurato che si trattava di pokemon Proibiti. Comunque, in quel temporale pieno di tuoni che copriva il cielo, non poteva vederne neppure uno.
L'uomo dietro di lei, che la teneva prigioniera con sè sul suo cavallo, strinse ulteriormente la sua presa sul braccio, senza un motivo particolare, ma Laselle non potè urlare a causa del bavaglio serrato sulla sua bocca. Da quando era iniziato a piovere, ogni soldato del gruppo era stato colto da preoccupazione. Poteva sentire i loro vestiti umidi che, scrollati nervosamente, sfregavano contro le armature. I cavalli, visto il loro legame con l'elementale di Fuoco, soffrivano molto l'acqua che lavava i loro corpi, e le fiamme delle criniere erano state quasi completamente spente, lasciando i militari nel buio totale, a parte la lanterna di un soldato. Dietro di lei, poteva sentire Junior - JT, si corresse acidamente con la mente - JT sembrava tremare tanto quanto lei.
Ma nessuno era più preoccupato dello stesso generale Kas. Era scesa da cavallo, e se ne stava accucciato sulla strada coperta di pozzanghere, intento nell'analisi di qualcosa. I suoi capelli biondi sembravano neri nell'ombra, resi più cupi dalla pioggia e dalla mancanza di luce, e il suo massiccio corpo era solo una macchia grigia.
"Tu," esclamò rozzamente il comandante, facendo cenno ad uno dei suoi uomini di avvicinarsi. "Cerca di riconoscere questo corpo." Un corpo? Laselle riprese a tremare, ma non per il freddo.
"Sì, signore," obbedì il soldato. Poi si rialzò e indietreggiò, con la bocca spalancata. "S-signore! Questo... questo è il generale Yas! E' morto!" Kas si rialzò e fece un passo indietro, lasciando che la luce della lanterna illuminasse il cadavere. Laselle si sentì mancare di fronte al corpo mutilato di un uomo vestito come il generale, con la cotta argentata della Lega, steso in mezzo alla strada e mezzo sommerso dall'acqua. La pelle era di un bianco pallido, e la lanterna mostrava impietosa tutti i dettagli. Più che sembrare orridamente smembrato, sembrava fosse stato passato al tritacarne. Il soldato con la lanterna si mosse in giro, individuando altre sagome immobili sparse lungo la strada e sul marciapiede, fra lampioni spenti e segnali stradali graffiati. Erano quasi tutti cadaveri di militari, ma c'era pure qualche Maestro di Pokemon, a giudicare dai mantelli, dei pokemon, inclusi un Charizard e un Sandslash, e parecchi altri, compresa una donna con addosso un cappotto nero. Tutti i corpi erano nelle stesse condizioni di quello del generale Yas, squartati e strapazzati.
Improvvisamente la gola di Laselle si rifiutò di far passare altra aria, e lei distolse lo sguardo, scoprendo che il generale Kas le era al fianco, con una mano serrata attorno al collo. Sembrava furibondo, e gli occhi ambrati brillavano sotto la pioggia.
"Piccola puttana ribelle. Questo è un lavoro dei tuoi amici, non è così?" Lei scosse rapidamente la testa, incapace di parlare col bavaglio. Il soldato che la teneva prigioniera si schiarì la gola, esitante.
"Chiedo il permesso di parlare, signore."
"Che c'è?" domandò Kas, voltandosi verso di lui.
"Abbiamo tutti sentito il generale Yas al comunicatore. Parlava di una sentinella." Il comandante rimase immobile. Poi, con grande sollievo per Laselle, mollò la presa sulla sua gola.
"Deve essersi sbagliato. Le sentinelle sono la guardia d'elite di Lord Garick. Perchè dovrebbe uccidere i suoi stessi uomini?"
"Sentinelle ribelli, signore?"
"Impossibile. Quelle puttane lo amano troppo anche solo per disobbedire al più insignificante dei suoi ordini, figuriamoci un'aperta ribellione."
"Ma vorrei dire, signore, che non ho mai sentito il generale Yas sbagliarsi su qualcosa, specie su qualcosa di tanto importante... signore." La luce della lanterna illuminava il volto del generale Kas, mostrandolo perplesso e preoccupato.
"Neppure io. Ed è per questo motivo che tutta la situazione non mi quadra." Si fermò ancora, pensieroso. "L'ultima volta che ci siamo sentiti, gli ho detto di una possibile presenza di Maestri di Pokemon della Ribellione, in città. Quindi mentre investigavamo sui problemi a sud, Yas deve aver capito dove si trovavano i ribelli e li ha intercettati, o almeno ci ha provato. Poi abbiamo ricevuto la richiesta di soccorso... e ora lo troviamo morto assieme a due intere compagnie, più altri Maestri e una sensitiva..."
"Signore... solo supponendo che Lord Garick abbia ordinato l'attacco... è solo un ipotesi, badi, solo una semplice idea... direi che Lord Garick non voglia che ci mettiamo alle calcagne dei ribelli." Il generale sembrò ancora più preoccupato.
"Questo è tradimento, soldato." Ma il suo tono era esitante, non forte e vigoroso come avrebbe richiesto una simile affermazione. Stava per aggiungere qualcos'altro, quando un suono dalla tasca attirò la sua attenzione. "La radio?" Il suono della pioggia stava annegando il gracchiare del comunicatore, e probabilmente non lo aveva notato per molto tempo. Lo aveva appena estratto e acceso quando simultaneamente quattro voci impanichite urlarono dal piccolo altoparlante, contornate da numerose esplosioni di sottofondo.
"... generale! Breccia nella cupola nord!"
"... ronda ovest a rapporto! Pokemon Proibiti hanno superato la barriera!"
"... richiediamo assistenza immediata! Il lato sud è completamente perso!"
"... guardie a est! Stiamo morendo tutti quanti! Pokemon Proibiti... Arghhhhh!" Il generale cominciò immediatamente a urlare nel dispositivo.
"Che sta succedendo?" Esclamò. "Proibiti! Impossibile!" Uno dei soldati deglutì e indicò il cielo. Con la bocca asciutta, Laselle seguì lo sguardo dell'uomo, e lo stesso fecero Kas e tutti i presenti. Nessuno sembrò notare la pioggia che cadeva pesante sui loro volti.
All'inizio la ragazza pensò che dei demoni stessero scendendo dal cielo, demoni con ali curve e spinose, simili a quelle di un pipistrello. Ma poi la loro stazza, i giganteschi becchi pieni di temibili denti, affilati come rasoi, e le zampe possenti le fecero capire che si trattava di Aerodactyl. Aerodactyl Proibiti, neri come la notte. Centinaia, forse migliaia, con occhi rossi che brillavano come stelle nel cielo. Anche se, teoricamente, si trattava di pokemon di Roccia, non sembravano intaccati dalla pioggia mentre scivolavano fra i tetti dei palazzi della città. Venivano a ondate, senza nessun preavviso, e attacavano furiosamente la città. Un soffio di vento ululò al suo fianco, gonfiando i vestiti di tutti, nonostante fossero resi pensanti per l'acqua, e molti uomini urlarono. Superato lo shock, Laselle si guardò attorno, e notò che due soldati, in sella ai loro cavalli alla testa del gruppo, erano semplicemente scomparsi, lasciando i loro ponyta senza cavaliere. Guardò indietro, e vide una di quelle ombre alate riprendere quota, con due corpi sanguinolenti stretti fra gli artigli.
"In nome del cielo, che diavolo succede?" questa era la voce del generale Kas, e di nuovo Laselle si voltò, vedendo un'altra sagoma lasciare i tetti e scendere verso di loro.
"Ne arriva un altro!" urlò uno dei soldati, superando con la sua voce la pioggia e il vento.
"Soldati! Allenatori! Liberate i vostri pokemon!" Esclamò Kas mentre estraeva una pokeball gialla e la lanciava sul viale allagato. Numerosi pokemon vennero liberati assieme all'Electabuzz del comandante. Ma proprio quest'ultimo restò immobile sotto la pioggia, crepitando per ogni goccia che lo toccava. L'Aerodactyl Proibito era ormai su di loro.
"All'attacco!" Una scarica di energie elementali centrò la sagoma in picchiata. Ma anche senza la tempesta ad indebolire l'assalto, sarebbe stato del tutto inutile, visto che il pokemon sembrò semplicemente passarci attraverso, e portò via altri due sfortunati con sè. "Electabuzz! Non hai usato il Tuonoshock!" Il povero pokemon fissava il terreno zuppo sotto i piedi. "Avresti dovuto... dannazione! Cosa diavolo sto pensando?" Esitò. "Un momento, che succede? Electabuzz!" Laselle osservò con terrore tutti i pokemon del gruppo della Lega, compreso quello di Kas, illuminarsi di bianco. Sembrava si stessero evolvendo. Ma urlavano di dolore. I loro corpi non cambiavano di forma, ma di colore... diventando più scuri.
"Cosa?" esclamò un soldato, confuso. "Wartortle, cos'hai?"
"Victreebell?"
"Perchè stai brillando? Kingler!"
"Primeape!"
In quella confusione, Laselle riuscì lo stesso a sentire un grugnito dietro di lei, poi un sospiro. Si voltò e vide il soldato a cavallo con lei scivolare a terra, svenuto, e una sagoma scura dietro di esso. Anche se era imbavagliata, il suo urlo fu quasi sul punto di superare, almeno in parte, la tela, tanta era la paura di trovarsi davanti un Proibito, ma si zittì non appena riconobbe il Maestro Bruno sotto quel mantello marrone. Fra le braccia aveva un Junior dall'aria furiosa ma terrorizzata, e con l'altra strappava le corde che le legavano i polsi dietro la schiena. Lacrime di sollievo sgorgarono dai suoi occhi. Non avrebbe mai pensato di rivedere qualcuno con tanta gioia.
"Shhh," sibilò Bruno non appena ebbe finito di slegarla e l'ebbe afferrata per nasconderla sotto il mantello. Poi, portando entrambi a braccio, si allontanò dal destriero e cominciò silenziosamente ad allontanarsi. C'era uno stretto vicolo fra due edifici, e lui lo infilò prima che potessero essere individuati. Bloccata dagli edifici, quasi tutta la pioggia si interruppe nel momento in cui entrarono nella viuzza.
"Fermo lì, Maestro Bruno." Laselle aveva appena finito di togliersi il bavaglio dalla sua bocca indolenzita quando la profonda voce familiare li interruppe. Era ancora fra le braccia di Bruno, così dovette alzare lo sguardo. Un massiccio energumeno con barba bruna e mantello marrone bloccava loro la strada, puntando contro di loro una vecchia, malandata balestra.
"Hiraku," grugnì il Maestro. "Che diavolo credi di fare?" Nonostante l'espressione triste sul viso spigoloso, l'uomo pareva risoluto.
"Faccio quello che sembra." Piegò il collo, indicando il gruppo, ancora distratto, dei soldati del generale Kas. "Tornate indietro, se non vi dispiace." Laselle sentiva i muscoli del Maestro Bruno irrigidirsi. Poi, lentamente, tornarono a distendersi, anche se continuavano a tenere sia lei che Junior protettivamente in braccio.
"Dovresti sapere che uno stupido giocattolo come quello non può fermarmi." Hiraku scosse il capo, e una ciocca dei suoi capelli marroni scivolarono, umidicci, sulla sua fronte.
"Lo so. Per questo la sto puntando su tuo figlio, qui." Indicò il suo bersaglio con la punta dell'arma.
"H-Hiraku!" balbettò infine Junior, con voce piena di rammarico. "Io pensavo... pensavo che ti importasse di noi. Perchè lo fai?" La voce di Hiraku era rotta.
"E' proprio perchè mi importa di voi che lo sto facendo! A che serve salvare il mondo se la Lega ha ragione, se davvero ha bisogno di essere riformato! Che razza di vita è questa, dover costantemente scappare, domandandosi se ci sarà abbastanza cibo da mangiare l'indomani? Come possiamo aiutare i superstiti delle Guerre Oscure se neppure possiamo tirare avanti noi stessi?" Scosse la testa, disgustato. "Il mondo ha bisogno di una guida che lo porti fuori da quest'era oscura. E questa guida può benissimo essere la Lega del Pokemon. La nostra società è sempre dipesa da lei nel passato, perchè ora non può?" Laselle non riuscì a tenere la bocca chiusa.
"Perchè fin dalla fine della guerra la Lega si è dimostrata tirannica! Ha sempre pensato solo a sè stessa, e mai agli altri! I miei genitori sono morti per colpa di questo egoismo! Morti quando tutto quello che volevano fare era aiutare altra gente! Dovresti saperlo, signor Hiraku, che quando il mondo cade sotto un tiranno c'è sempre qualcuno che si alza per opporsi ad esso!" Hiraku la guardò. Poi rise, sconfitto.
"Hai ragione, ma quali solo le alternative? Morire combattendo? E' nobile e giusto, ma cosa ci si guadagna? Solo la morte!" I suoi occhi si socchiusero mentre indicava nuovamente l'esterno con un cenno del collo. "E' meglio essere un ramoscello nella tempesta, che un tronco che si lascia sradicare. Almeno se vi porto là fuori e vi lascio alla loro mercè, potrebbe essere clemente." Laselle poteva sentire il Maestro Bruno fremere dalla collera, ma la sua voce rimase calma.
"E così ecco un altro traditore. Da quanto fai il gioco della Lega? Hai confidato loro i nostri segreti?"
"Maestro Bruno... non è stato niente di tutto questo," rispose piattamente Hiraku. "E' vero che ho incontrato dei soldati della Lega di tanto in tanto, ma è sempre stato per la vostra salvezza."
"Allora pensi che anche quella balestra sia lì per la nostra salvezza?"
"Signore," lo interruppe Junior, rivolgendosi al padre. "Non si preoccupi per me. Vada."
"No," replicò immediatamente Bruno con un sospiro. "Non baratto le vostre vite." Fece un passo indietro e si avvicinò all'ingresso del vicolo, portando sia Junior che Laselle con sè. Fuori dalle alte mura degli edifici, la pioggia batteva pesante.
"Di che ti preoccupi, padre?" il ragazzo disse l'ultima parola con intenso sarcasmo. "Mi hai sempre rinnegato, fin da quando mi hai portato via dalla mamma."
"Non ti ho mai rinnegato. Semplicemente, non te l'ho mai detto."
"Se non volevi dirmelo, allora avresti dovuto lasciarmi con lei!"
"Non se ne parla nemmeno!" ruggì Bruno. "Non ti avrei mai lasciato indietro."
"Ma lasciare la mamma era giusto?" Il Maestro rimase immobile.
"Ora so che è statao uno sbaglio. Stava già precipitando in una spirale, ma la mia partenza l'ha fatta cadere oltre il baratro. E mi odierò sempre per questo. E per quanto ti riguarda, puoi odiarmi quanto ti pare, ma farò quello che mi ha chiesto tua madre e mi prenderò cura di te."
"Basta," esclamò Hiraku con voce piena di dolore per quanto stava facendo. "Torniamo indietro." Improvvisamente i suoi occhi si spalancarono, fissi sui soldati. "Che diavolo succede?" Attraverso il rombo della pioggia, le urla arrivarono fino alle orecchie di Laselle. Spaventata, distolse gli occhi dall'espressione terrorizzata di Hiraku e cercò di capire quale fosse il problema. Anche se aveva già un'idea di cosa fosse successo.
Mentre erano via, tutti i pokemon dei soldati della Lega si erano evoluti, diventando Proibiti. I loro corpi si erano completamente anneriti, con deboli, lucenti striature blu, come i Graveller nella Strada della Vittoria. E ora stavano attaccando i loro stessi padroni con nuove zanne e artigli. Sembrava un incubo intriso di sangue che sgorgava con la stessa intensità della pioggia dalle nubi, mentre i soldati venivano mietuti come spighe di grando. Un Victreebell nero dissezionava corpi con le sue liane, un Primeape stava spolpando i resti di altri uomini, mentre gli altri erano semplicemente irriconoscibili nelle loro evoluzioni oscure, e sembravano semplicemente usciti dalla mente malata di un internato. Lo stesso generale Kas era lontano dalla mischia, e la sua sagoma grigia, zuppa d'acqua, indietreggiava di fronte a un Electabuzz nero, che emetteva scintille bianche dal suo corpo spinoso. Solo il Maestro Bruno trovò la forza di parlare.
"Hiraku... la tua profezia della Lega... non ci salverà, ci ucciderà tutti." Hiraku sembrava in preda al panico.
"Questo... questo è impossibile! Qualcosa deve essere andato storto! Lord Garick diceva che la cupola ci avrebbe protetto mentre i Proibiti riportavano la Terra a come era stata un tempo." Improvvisamente, fra le ombre, un cavallo nitrì incollerito. Prima che Laselle potesse anche solo rendersene conto, un ponyta nero come la notte, proveniente da chissà dove, caricò, diretto verso Hiraku, con gli occhi ardenti di rosso e mascelle spalancate per mostrare file di denti acuminati. Sul suo dorso c'era un soldato decapitato, e il sangue sgorgava dal collo deturpato.
"No!" Il massiccio Allenatore di Lotta non ebbe neppure il tempo di urlare, mentre il pokemon lo azzannava alla gola coi suoi denti, strappandolo letteralmente dai suoi piedi e portandolo via, con la testa piegata in posizione innaturale e sprizzi di liquido purpureo che fuoriusciva dalla carotide. Sfortunatamente, la balestra gli cadde di mano e Junior urlò, osservando la freccia che si dirigeva rapida verso di lui. Ma Bruno si era già mosso, e tranciò in due il dardo, fendendo l'aria con un agile movimento del braccio. I due frammenti di legno volarono via nella notte.
"E ora possiamo andarcene da qui?" disse Laselle, terrorizzata.
"Voi!" Urlò il generale Jas quando li notò. I suoi occhi ambrati brillavano incolleriti sotto i suoi capelli zuppi e infangati, e cominciò a correre verso di loro, lontano dalla sua compagnia ormai allo sbando. "Ribelli! In qualche modo avete causato tutto questo!" L'elettricità sibilò lungo il suo corpo, pericolosa nella pioggia. "Anche se muoio, voi mi seguirete!" Non vide quello che un tempo era stato il suo pokemon, e l'Electabuzz nero ruggì fiero dietro di lui. E cominciò a scattare, pronto a uccidere.
"Ora basta." Con l'arrivo della nuova voce, il pokemon oscuro sembrò crollare all'indietro, come se una mazza invisibile lo avesse colpito al torace. Sibilando di dolore, la creatura volò lontana, centrando un'edificio all'estremo opposto della strada, dove soffiò di nuovo prima di svanire nell'ombra. Il generale Kas guardava dietro di sè, confuso. Poi si voltò per osservare meglio chi lo aveva salvato. Anche Laselle osservava. E così facevano Bruno e Junior.
Era immobile nella pioggia, un uomo normale con vestiti civili, zuppi di pioggia come i loro. Aveva corti capelli chiazzati di grigio, e una barba rasata da poco. Di insolito c'erano i suoi occhi, sottili, quasi due fessure. Laselle spalancò la bocca per la somiglianza, e si sentì ancora più spaventata. Eppure, le pareva di conoscere quell'uomo, sebbene fosse certa di non averlo mai incontrato prima. Era...?
"Flint?" Esclamò il generale Kas. "Sei tu?" Bruno, al fianco di Laselle, sembrò saltare in avanti, e il suo corpo cominciò a emanare energia.
"State indietro, bambini," disse con tono che non lasciava spazio ai dubbi. "Quello è il padre di Brock. E per quel che ne so, è un membro della Lega."
Il padre di Brock!
"Sì, sono io," rispose il nuovo arrivato, ma la sua voce era stanca.
"Bene! Allora aiutami a uccidere questi dannati ribelli," di nuovo, il generale si voltò verso di loro, con occhi nuovamente brillanti per la rabbia.
"No. Non ci saranno più uccisioni di ribelli."
"Cosa?" Flint si avvicinò a Kas e lo scosse violentemente.
"Quello che ho detto!" urlò rabbiosamente. "Sei sempre stato una testa dura, ma almeno per una volta, Kas, ascolta! Non vedi che siamo stati usati? Non è ovvio che Gary ha un suo piano personale per la profezia? Non ci ha detto tutto! E temo che ciò che ha tenuto nascosto sarà molto doloroso... per tutti."
"C-che intendi?" Flint si voltò verso Laselle e gli altri.
"I ribelli qui... hanno sempre avuto ragione. Lo so perchè li ho visti. Li ho osservati per molto tempo. E intanto la Lega si immergeva sempre di più nei suoi sporchi piani. Ci siamo sbagliati." Indicò il cielo, dove innumerevoli sagome di altrettanti pokemon Proibiti solcavano l'aria della tempesta e assaltavano la città. Indicò poi dietro di loro, dove altri pokemon, quelli della Lega - ormai pure loro Proibiti - finivano di uccidere gli uomini del generale Kas. "Guarda cosa ci è costato. Quanti civili pensi che siano già mordi? Cento? Duecento? Mille? Sono già troppi! Avevi l'ordine di proteggere la città... ti suggerisco di farlo! E puoi iniziando unendo le tue forze a quelle dei ribelli... e tornare a far parte di quello che la Lega Pokemon sarebbe dovuta restare!" Il generale Kas era senza parole. Ma mentre Flint parlava, Laselle si era concentrata su una sola cosa.
"Ci stavi osservando? Ma come?" Improvvisamente, spalancò gli occhi, mentre capiva. "No... non può essere." Flint sorrise.
"Vedo che non sei così ottusa come pensavo. Esatto... io sono-"
"Butterfree," concluse Laselle, shockata e meravigliata di quel pensiero. Una ruga infastidita attraversò la fronte dell'uomo.
"Ditorion. Il settimo Pokemon Supremo. Sai che Butterfree era solo una farsa."br /> "Lo so, ma penso a te come a Butterfree. Sei più carino, in quella forma."
"Cosa?" esclamò Flint, offeso.
"Ma non ha senso," continuò lei, perplessa. "Non puoi essere un Pokemon Supremo. Sei un umano." Lui scosse il capo, ancora sorridendo.
"E cosa credi che siano i Pokemon Supremi, Lass? Sono umani che si sono evoluti in pokemon! L'unico motivo per cui posso mostrarmi come un'uomo è perchè il tipo in cui mi sono evoluto è Mutazione."
"Allora perchè non ci hai mai detto chi sei?" domandò stavolta Junior, mentre la curiosità aveva la meglio sulla sua paura.
"Guarda come avete reagito quando mi sono mostrato!" La sua voce si intristì. "Con tutta la fama di mio figlio, non avreste mai creduto che potessi essere dalla vostra parte. Ma lo sono! Ho capito che ciò che la Lega sta facendo è sbagliato, e che va fermato. Ma dobbiamo trovare Ash. E Misty. Su di loro ruota tutta la profezia. Ora capisco." Si voltò verso il generale Kas. "Allora? Hai deciso?" Il comandante della Lega lo guardò negli occhi.
"Per il momento, accetto. Proteggere la città era... è il mio dovere." Guardò i resti dei suoi soldati, e i Pokemon Proibiti che ora si stavano sparpagliando. "E ho appena scoperto di essere a corto di uomini," aggiunse con un sarcasmo perverso. Estrasse la radio. "Ora vediamo se c'è qualcuno che si sta raggruppando in città. Ripiegheremo tutti verso il centro, nei territori del palazzo, cercando di fare da scudo ai civili. Costruiremo barricate alle entrate sulla Prima, Seconda, Terza, Quarta e Quinta Strada. Penso che la periferia sia perduta fin d'ora. Ma porterò qui tutti i soldati e i Maestri che mi rimangono, e in qualche modo dovremo difenderci. Ci servono più Maestri di Pokemon." Si rivolse verso il Maestro Bruno. "Esattamente, voi in quanti siete?" Bruno sembrò pensarci un attimo.
"C'è Ashura, Mistaria... Erika... e penso che conti anche il dottor Giselle, sebbene non le piaccia usare il suo potere."
"Hmmm... senza contare te, avete tre dei Maestri della prima generazione. Impressionante. Quasi tutti i nostri sono morti, anche se dovremmo avere ancora qualcuno dei Maestri più giovani, e qualche psichica nascosta da qualche parte." Il generale Kas sogghignò amaramente.E l'Assassino in persona. Da solo, ha causato più guai di quanti ne abbiate fatti tutti voi assieme. Ovviamente, abbiamo Valdera per rispondergli a tono, ma quella puttana sembra svanita nel nulla. E Lord Garick e il Maestro Lance... non so nulla di loro, ma, come ho detto, io salverò questa città." La sua voce divenne più morbida. "Anche dopo che il generale Yas è morto."
"Allora, il piano è questo," concordò Bruno. "Faremo meglio a trovare Ashura e gli altri. Non penso dovrebbe essere troppo difficile... posso sentire una tremenda energia in direzione ovest. Andiamo." Cominciò a correre, con Junior e Kas ai suoi fianchi. Laselle guardò Flint.
"Tu non vieni, Butterfree? Volevo dire, Flint." L'uomo sembrava affaticato.
"Sì... è solo che..." non riuscì a finire la frase e cadde a terra, col corpo avvolto da una luminosità opalescente mentre si trasformava. "Dit... sono stanco," esclamò un piccolo Ditto nero nella sua vocina acuta, mentre saliva sulla sua spalla. Laselle si voltò e seguì gli altri.
"Va bene! Mi piaci anche in questo stato!"
La pioggia lavava gli alti piani del parcheggio, mentre fulmini neri solcavano il cielo sopra di esso, illuminando l'impegnativa lotta a sei con brevi lampi di incandescenza scusa. Un gelido vento portava la pioggia della fiera tempesta, inzuppandoli, e un denso fumo nero si levava dai tetti colpiti dalle scariche elettriche, ancora in fiamme nonostante la tempesta. Era iniziata ormai da tempo, ma nessuno di loro lo aveva notato, perchè erano troppo impegnati nell'uccidersi a vicenda.
Tutti eccetto Persian. Lui stava solo cercando di schivare gli attacchi letali dell'altro pokemon, e il suo finto combattimento faceva da sfondo a Butch e Cassidy che lottavano con Jessie e James.
"Hsss!" Persian riuscì a fatica a schivare un altro assalto, e il pavimento di cemento che incassò il colpo venne fatto a fette, quasi fosse stato fatto di carta. Tutta la superficie era, in effetti, ridotta a brandelli.br /> "M-Meowsy!" balbettò Persian mentre volava in aria e atterrava schizzando sulle pozzanghere del soffitto. "Smettila!" Lei lo guardò e si preparò a riprendere la lotta, osservandolo con gli occhi verdi ardenti di rabbia, e le orecchie abbassate lungo la testa.
"Il mio nome e Persia adesso, sporco Meowth di strada," mormorò debolmente e crudelmente. "Perr... come puoi vedere, mi sono sviluppata dall'ultima volta che ci siamo visti." Persian potè sentire i suoi baffi avvampare.
"Piantala di dire che sono uno Meowth di strada! Perr... neppure io sono più quello di allora."
"Non eri debole, solo stupido!" Scattò di nuovo, con le zampe artigliate protese in avanti. Ancora, altri graffi comparvero sul pavimento umido, e ancora Persian schivò l'attacco, spostandosi di latto.
"Che vuoi dire che non ero debole?" disse stupito. "Perr... ero un rudere!"
"Eri forte." Un altro attacco.
"No, non lo ero." Un'altra schivata.
"Perr... hai battuto il Persian a capo della banda!" Ancora un balzo in avanti.
"Era una schiappa!" Parato. Lei si bloccò di colpo, e cominciò a girare intorno a lui, mentre le zampe schizzavano fuori l'acqua delle pozzanghere. La pioggia colava lungo le sue ciglia, e gli occhi verdi sotto di esse erano confusi, come dimostravano i baffi che si agitavano perplessi, e le orecchie, ancora abbassate.
"Dopo che la signora mi ha abbandonato, sono stata costretta a fare la parte della puttana per quella ghenga, mi sono arresa, accontentandomi di essere usata. Quanto sei rientrato nella mia vita, non eri niente per me, solo lo stesso sporco Meowth di strada, solo ancora più strano con la tua strana abitudine di parlare come gli umani e di camminare su due zampe. Perrr... ma dopo che hai sconfitto il boss della banda, ciò mi ha fatto capire che nessuno può essere messo sotto a meno che non sia lui a volerlo. Solo i perdenti dipendono dagli altri." Persian sentì come se stesse perdendo il controllo della situazione. E non era il suo naso, visto che ormani ne aveva uno.
"Allora perchè non sei venuta via con me? Perrr... hai detto che volevi stare con loro!"
"Una ragazza non può cambiare idea? Avresti dovuto costringermi a venire con te!"
"Ma... hai detto che volevi stare con loro!"
"Sei un maschio o solo un relitto effemminato?" Persian ringhiò e la fissò con occhi irritati.
"Relitto effemminato? Come osi?" Balzò alto nell'aria, con la zampa destra improvvisamente avvolta dalla luce. "Super Graffio!" Ruggì, falciando lo spazio che li separava con feroce rapidità. L'aria ululò mentre tre lame di luce si precipitavano verso di lei. Persia riuscì appena a schivarle, arrotolandosi a palla e scivolando sul pavimento per evitare il colpo che centrò il cemento, perforandolo come un trio di proiettili. Mentre atterrava, slittando sugli artigli, si lasciò sfuggire un risolino.
"Perrr... allora c'è ancora un po di maschio in te, dopo tutto!"
La voce gracchiante di Butch la interruppe, durante una breve pausa nella sua lotta con James, dall'altro lato del soffitto del parcheggio.
"Persia! Smetti di giocare con lui, e finiscilo! Combattere questi falliti ci fa perdere il tempo che dovremmo usare per trovare Ashura!" Jessie combatteva con Cassidy sul lato destro del parcheggio, e si lasciò sfuggire uno sbuffo incredulo.
"Butchy, hai solo paura di farti battere da noi, e ora hai bisogno dell'aiuto del tuo pokemon!" Cassidy bloccò ancora un colpo da parte della donna, girò su sè stessa e attaccò in diagonale, venendo parata a sua volta.
"Non posso credere che queste parole vengano proprio da quei codardi che hanno abbandonato il Team Rocket proprio mentre cominciavamo l'impresa di conquistare Indigo!" James riuscì a tirare un calcio a Butch, trovando così il tempo per risponderle.
"Non ci vergognamo per quel gesto! Abbiamo sempre odiato uccidere, e l'Armata del Team Rocket, insieme a quei nuovi Maestri di Pokemon, faceva solo quello. Siamo cattivi... ma non quel genere di cattiveria!" Butch si rialzò e si fece nuovamente sotto, portando il suo attacco con rapidi e precisi movimenti.
"E questo il vero motivo per cui siete sempre stati scadenti, come agenti del Team Rcoket. Voi tre sareste dovuti morire molto tempo fa, e ora noi aggiusteremo questo errore. Persia, smetti di scherzare e uccidi quel Persian! Usa anche tu i tuoi attachi speciali!" Il contegno maschile di Persian svanì a quell'affermazione.
"Attacchi speciali?" Il gioiello verde sopra gli occhi di Persia cominciò ad emettere una luce sinistra.
"Perr... intende questo, sporco Meowth di strada." Fece un balzo nell'aria, e tutto il suo corpo prese a brillare di una intensa aura verde. "Super Testata!" Un istante dopo, Persian stava rotolando lungo il tetto scivoloso, con l'acqua che schizzava ovunque e il corpo che sembrava appena essere stato usato come palla di cannone. Finalmente, riuscì a fermarsi, immobile sul fianco, e a guardarsi intorno. Riuscì appena a intravedere Persia che atterrava dopo il suo attacco, con un sorriso soddisfatto sul suo muso femminile. Era ferito. Ma anche arrabbiato.
"Fuocobomba!" ruggì, spalancando le fauci per liberare un'enorme croce di fuoco, spedita a tutta velocità verso di lei, che vaporizzava la pioggia che incontrava con la forza dell'elementale di Fuoco. Anche Persia aprì la mascella.
"Geloraggio!" Una salva ancora più grande di energia azzurra partì dalla sua bocca, congelando tutto ciò che toccava. I due attacchi si incontrarono al centro del pavimento cementato, annulandosi con una piccola esplosione. Nonostante questo, tutti vennero scaraventati in aria dall'energia dell'impatto dei due elementi opposti, che generò un'improvvisa scarica di vento. Fu James il primo ad alzarsi, pronto a riprendere la lotta con Butch quando notò qualcosa alto nel cielo.
"E quello che cos'è?" Anche Cassidy si alzò.
"Sembra un... un Aerodactyl nero?" A quel punto tutti balzarono in piedi, puntando gli occhi verso l'alto.
"Oh... merda!" urlò James. Si fecero tutti da parte quanto l'enorme... cosa... nera trapassò il tetto del palazzo, esplodendo in una nuvola di polvere, rocce e cemento. Arrivarono poi i rumori di parecchi altri impatti, mentre la creatura sembrava sfrecciare attraverso gli altri piani del parcheggio.
"C-Cosa sono?" gracchiò Butch, respirando affannosamente mentre si buttava seduto e fissava il pavimento, cercando nel contempo di togliersi alcuni detriti dai capelli.
"Perr... sembrano Pokemon Proibiti!" sibilò Persia mentre, accucciata, osservava il cielo. "Ne arrivano altri!"
"Ma... è impossibile! La cupola dovrebbe proteggere l'intera città!"
"Quale cupola?"
"Ne arriva un'altro!" urlò Jessie con voce terrorizzata. "Viene dal fianco. Che facciamo?" domandò in preda al panico. Cassidy cercò una soluzione.
"Persia, Giorno Paga! Ora!" Guardò Jessie e James. "Fatelo fare anche al vostro Persian! E' il loro attacco più potente." I due guardarono il loro pokemon.
"Cosa?" ruggì questo, imbarazzato.
"Ancora non lo sai fare?"
"Perrr... non guardatemi come se fossi impotente!"
"Patetico!" commentò Persia mentre si metteva in posizione. Il gioiello sulla sua fronte riprese a brillare mentre abbassava le zampe anteriori, pronta ad attaccare. Ma invece che illuminarsi di una luce verde, il gingillo iniziò a prendere una tonalità dorata. Proprio quando il gigantesco Proibito si piombava su di loro con occhi ardenti di un rosso cupo, lanciò un animalesco ruggito di rabbia. Gli umani vennero nuovamente buttati a terra quando una massiccia sfera metallica emergeva dall'aura del suo corpo al suono di monete tintinnanti. L'Aerodactyl nero scosse i loro timpani con un grido di dolore quando l'energia lo colpì, avvolgendolo in una nebbia dorata. Le monete esplosero a mezz'aria, e le sue ali si schiacciarono contro il torso. Persian si tolse di mezzo all'ultimo secondo, mentre il pokemon Proibito crollava proprio dove lei si era acquattata, rimbalzava, e infine si rialzava per riprendere il volo e svanire nell'ombra. Ma c'erano ancora numerose sagome in volo verso di loro, attratte dall'uso di poteri elementali.
"Andiamo via di qui!" urlò Cassidy. Ma Jessie, James e Persian erano troppo occupati a raccattare le monete prodotte dall'attacco per ascoltarli.
"Idioti!" gridò Butch. Estrasse la sua spada. "Non abbiamo bisogno di loro! Uccidiamoli! Persia, usa il Giorno Paga! Massima potenza!"
Non successe nulla.
"Persia?" domandò Cassidy, voltandosi verso dove pensava avrebbe trovato il pokemon. Al suono del nome di lei, Persian alzò il muso, dimenticando la sua brama di ricchezza.
"Perrr... non mi sento molto bene." Giaceva sdraiata sul cemento, in preda alla nausea. Tutto il suo corpo sembrava lampeggiare e oscurarsi, come se l'ombra stesse penetrando nel suo corpo. I suoi occhi verdi parevano offuscati, e c'era una curiosa tonalità rossastra che prima nessuno aveva notato.
Improvvisamente, il cervello di Persian venne colto da un'improvvisa ondata di panico.
"No!" Ruggì, e tranciò il pavimento con una singola sciabolata dei suoi artigli. L'acqua e i frammenti di cemento precipitarono giù per il foro appena formatosi. Balzò verso Persia, la afferrò dolcemente per la collottola e saltò nel buco, trasportandola con sè.
"Persian?" Sentì le voci di Jessie e di James che lo chiamavano, dal soffitto. "Aspettaci!" Le loro tasche tintinnavano per le monete. Arrivarono anche le esclamazioni di Butch e Cassidy.
"Hey! Torna qui! Quello è il nostro Persian!"
Le mani e le caviglie di Erika le facevano male da morire. Ormai erano in volo sulla città da parecchio tempo, era aggrappata alle zampe di Scyther, che lo sosteneva, e Giselle faceva lo stesso con lei. Dovevano essere stati decisamente visibili, dal momento che, a causa del peso e della tempesta, il pokemon era stato in grado appena di volare all'altezza del primo piano dei palazzi, e alcune persone li avevano individuato, indicandoli dalla strada. Non che fossero state molte, visto che quasi tutti erano impegnati a scappare da un qualche evento più in là, verso ovest. Sembrava un'ondata di panico, là sotto, con urla e grida che coprivano quasi del tutto il suono di esplosioni e crolli.
"Dove siamo, ora?" Urlò, sputando poi la pioggia che era scivolata nella sua bocca.
"Abbiamo superato la Prima Strada circa cinque minuti fa!" Rispose Giselle da sotto di lei, anch'essa gridando. Dovevano parlare così forte perchè, se non avessero sputato fuori tutta l'aria che avevano nei polmoni, sarebbe stato praticamente impossibile sentirsi a vicenda, con la tempesta e la folla urlante.
"Sei sicura che dovremmo continuare? Penso che quelle persone là sotto stiano scappando per un qualche motivo! E sembrano esserci dei Pokemon Proibiti, che volano là in alto!"
"Non so te, ma penso che quelle pazze scatenate siano ancora alle nostre calcagna! Non le posso vedere, ma so che ci sono!"
"Ma potremmo andare a sbattere o peggio!" Qualcosa di acuminato premette improvvisamente contro la sua caviglia sinistra. "Ouch! Ehi, che stai facendo?"
"Scusa, sto solo controllando il mio SRE!" Giselle rimase in silenzio per qualche secondo. "C'è qualcosa che non va! Leggo una traccia molto intensa davanti a noi, chiunque con un minimo di abilità elementali la può sentire, ma la lettura sta scendendo a zero!"
"Forse la pioggia lo ha danneggiato!"
"Ma questo apparecchio è resistente all'acqua!"
"Forse-" Qualcosa dritto sulla loro traiettoria attrasse la sua attenzione, abbastanza da farle spalancare gli occhi. "Scyther! Azione evasiva! A sinistra, ora!"
"Cosa... ugh!" Giselle grugnì mentre l'improvvisa forza centrifuga data dalla virata spingeva le sue gambe a destra, mentre il resto del corpo si portava a sinistra. Erika cercò di ripararsi da un improvviso soffio di vento dall'alto mentre circumnavigavano un vecchio palazzo di dieci piani, e notò che il piede della compagna quasi toccava il muro.
"Siamo state fortunate! Il pokemon Proibito ci ha mancato! Scyther, gira a destra al prossimo incrocio e poi sempre dritto." Silenziosamente, il pokemon obbedì, prese a battere le ali più velocemente e si destreggiò fra gli edifici come una mosca fra gli alberi di una foresta. Molti di essi avevano i tetti in fiamme, nonostante il diluvio che li bagnava. Il Palazzo dei Quattro Grandi era forse l'unico a non essere stato toccato da i fulmini, fra quelli che potevano vedere. Erika quasi rise di fronte a quello spettacolo ironico. Intanto, sopra di loro, sembravano esserci dei vortici purpurei che vorticavano pigramente... tre. Evidentemente la profezia era sul punto di essere completata, visto che quei turbini si erano tutti raccolti lì dal loro punto d'origine.
Giselle era di nuovo impegnata col suo SRE.
"C'è davvero qualcosa di dannatamente sbagliato! Ora la lettura sta di nuovo salendo! E in fretta!" Erika ignorò le sue urla, decidendo che quell'affare si era ormai rotto.
"Smettila di giocare e guardati intorno! Da quel che ricordo, dovremmo essere quasi sulla Quinta Strada! Credo di vedere un sacco di gente!"
"Hai ragione! Laggiù, sembrano... Maestri di Pokemon della Lega! Guarda quei corpi... e... dall'altro lato della strada... è Ash? Quella sagoma là in fondo!"
"Penso dovremmo atterrare! Scyther, scendi lì all'angolo prima della Quinta Strada! Non vogliamo finire in mezzo a quel casino!" Il pokemon non rispose. "Scyther?" Erika guardò in alto. "Comincia a scendere... Oh no!"
"Che vuoi dire, oh no?" Anche Giselle alzò lo sguardo. "Oh no!" Scyther era diventato di uno spaventoso colore nero. Esattamente come gli Aerodactyl proibiti che volavano sopra la città. Piegò il collò e le guardò con un paio di lucenti occhi rossi e un ghigno malevolo sul muso. Calò le sue pesanti lame d'acciaio nero verso di loro. "Lascialo!" urlò Giselle.
"Già fatto!" Rispose Erika.
"Aaaaaaaaahhhh!" Atterrarono tre metri più in basso, sulla strada invasa dall'acqua, levando un'enormità di spruzzi, e continuarono a rotolare per attutire la caduta. Superarono in scivolata parecchi palazzi prima di fermarsi.
Sembrava tutto terribilmente calmo.
Quando si rialzarono stancamente, si trovarono al centro dell'incrocio, dove il viale che avevano seguito verso occidente incrociava la Quinta Strada. Si erano arrestate esattamente accanto ad un semaforo spento.
E quasi al centro del gruppo composto dai Maestri di Pokemon della Lega, e dalla tranquilla figura che, vedevano ora, era Ash.
Anche se c'era qualcosa di diverso in lui.
"Ash-" cominciò Giselle. Erika portò rapidamente la mano alla bocca di lei, e la trascinò con sè per parecchi metri, fino a un segnale stradale per metà distrutto.
"Ssshhh!" Comunque, Ash non sembrò averle notate. Superò il loro nascondiglio con passi deliberatamente lenti, schizzando l'acqua fuori dalle pozzanghere con gli stivali. Il suo lungo mantello sembrava ancora più nero di come Erika lo ricordasse. Quasi un tutt'uno con la notte, gli copriva le spalle, quasi tutto il torso e le gambe, e ondeggiava lievemente ad ogni movimento. Solo metà del suo sottile ma muscoloso avambraccio era scoperto, e si piegava al tempo della camminata. Nella sua mano destra stringeva l'elsa della sua lunga katana nera, la cui punta disegnava lunghi archi all'altezza del polpaccio. E per quanto fosse impossibile, aveva un'aria piuttosto asciutta, nonostante la pioggia non si fosse mai fermata, dopo che era cominciato. Aveva il volto scoperto, e i suoi capelli neri turbinavano nel vento, nascondendo a tratti gli occhi.
Che erano di un cupo, minaccioso rosso.
E questo era stato il primo dettaglio notato da Erika, e il motivo di panico che l'aveva spinta a togliere sè stessa e Giselle dalla strada di lui.
Un tuono rombò nel cielo. Ash continuava ad avanzare verso i Maestri della Lega con passi lenti e fermi. Il gruppo era avvolto da una luminosità multicolore, segno che stavano trattenendo il loro potere, pronti a liberarlo. Ma quasi tutti erano terrorizzati, e i giovani volti fronteggiavano pallidi ciò che avevano davanti. Erika si impose di non guardare i corpi sparpagliati nella zona. Non voleva neppure sapere cosa avessero visto. Quello davanti a loro, un ragazzo coi capelli rossi, si fece avanti con coraggio. Indossava un mantello in tinta con la capigliatura, identificandolo come un Maestro di Fuoco.
"Per l'Indigo Plateau!" urlò, sguaninando la spada. "Dobbiamo difenderlo!" Anche un altro si alzò in piedi, e poi un altro e un altro ancora.
"Difendiamo Indigo City!"
"Con le nostre vite!"
"Per la Lega!" Corsero tutti verso l'avversario, e i loro mantelli umidi si gonfiarono del vento che spirava. Occhi e mani lampeggiavano di energia, mentre qualcuno liberava alcuni pokemon, che presero a trottare accanto ai padroni. Un Charizard, un Blastoise, un Muk e un Graveller.
Erika chiuse le palpebre per un attimo. Idioti.
Ash continuava a camminare lentamente, ignorando i quattro e i loro pokemon che caricavano. La sua katana luccicava cupa al suo fianco. Il Maestro di Fuoco e il suo Charizard furono i primi a farsi sotto. Il dragone attaccò col suo Lanciafiamme, mentre il padrone puntava in avanti la sua spada, avvolta dal fuoco. Ash ignorò l'attacco e continuò ad avanzare attraverso le fiamme, mentre queste bruciavano una parte del suo mantello e colpivano la spalla. Puntò la sua mano sinistra in direzione del muso del Charizard, a palmo aperto, e una scarica di elettricità nera tranciò il capo del pokemon. Mentre il corpo senza vita crollava all'indietro sulla strada allagata, si preparò a fronteggiare il Maestro di Fuoco. Con un rapido movimento, abbassò il braccio sinistro e scattò col destro, che reggeva la sua katana, deviando la fiamma infuocata dell'avversario e colpendone il collo con l'elsa. L'uomo tossì e venne scaraventato in aria dal colpo, ma Ash non lo lasciò andare più in alto della sua testa, afferrandolo alla caviglia con la mano sinistra. Sempre tenendolo per la gamba, tirò il corpo verso del basso, dove la sua katana cominciò a tagliare, trapassandolo da parte a parte. Finì la sequenza strappando le gambe e tranciando a metà il Maestro di Fuoco.
L'avversario successivo arrivò quando la spalla si era quasi completamente rigenerata ed era ormai coperta dal mantello. Questa volta era il turno di un Blastoise e del suo Maestro d'Acqua. Era armato anche lui con una katana, che però sembrava di ghiaccio, e caricava puntando la lama dritta al petto di Ash. Il pokemon si muoveva al suo fianco, e caricava i cannoni gemelli sul suo guscio con un'Idropompa. Non riuscirono neppure ad attaccare, perchè Ash praticamente passò in mezzo a loro muovendo la sua arma a velocità impossibile. Dietro di lui, il Blastoise e il Maestro d'Acqua rimasero immobili, stupiti,e poi una sottile linea rossa apparve sui loro petti, alla stessa altezza. Crollarono a terra, quasi completamente tagliati a metà e con solo sottili brandelli di carne a tenere insieme le parti. I cannoni del pokemon liberarono l'acqua accumulata contro il suolo, schizzando in aria un torrente d'acqua e frammenti di asfalto umido.
Di fronte al massacro, il Maestro di Terra e il suo Graveller si voltarono e presero a correre, perdendo improvvisamente la loro boria. Ash calò un fendente nella loro direzione, e anche loro vennero tagliati a metà, nonostante si trovassero almeno a quindici metri di distanza. I resti dimezzati dello sfortunato scivolarono a terra, mentre i pezzi del pokemon di roccia rotolarono in due direzioni separate, fino a sciogliersi nella pioggia.
Il Maestro di Veleno e il suo Muk erano probabilmente i più svegli del gruppo, ed erano rimasti indietro. Il giovane dal mantello viola aveva caricato un arco, e osservando il colore sulla punta delle frecce Erika capì che erano avvelenate. Nonostante ciò, immerse i dardi nel suo pokemon melmoso prima di scoccarne un paio in rapida sequenza. Pioveva, ma i colpi erano accurati e veloci, segno della sua abilità. Ma Ash non si curò nè di schivare i dardi, nè di pararli. Continuò ad avanzare, lasciando che le frecce gli trafiggessero le braccia e il petto. Un paio di colpi furono diretti alla testa, quando il Maestro di Veleno si accorse che mirando al corpo non aveva neppure rallentato l'avanzata di Ash, e questo nonostante ciascuna freccia avrebbe dovuto essere in grado di fermare chiunque al primo colpo. Ma i dardi scivolarono accanto alle tempie senza colpire, visto che il bersaglio si muoveva in modo da rendere inutile la sua mira. Proprio un attimo prima che Ash lo raggiungesse, il Maestro di Veleno fu colto dal panico, e ordinò al suo Muk di coprire la ritirata. Una nube nera li nascose, impedendo ad Erika di osservare la scena. Ash corse nella nebbia. Qualcuno urlò. Ash uscì col corpo ancora pieno di frecce. Guardò in alto, osservando il Maestro di Veleno che reggeva per la gola con la mano sinistra, mentre la destra teneva la katana nella stessa posizione rilassata di prima. Ma il ragazzo aveva perso un braccio. Gli occhi rossi del Maestro d'Ombra brillarono. Iniziò a levitare, sollevando la vittima, avvolta nel suo mantello. Dopo qualche secondo di crudele divertimento, lo scagliò a terra, dove il volto dell'uomo incontro la strada, spaccando l'asfalto. Poi il corpo, ormai senza vita, venne nuovamente tirato su per la gola e rilasciato, ma prima che potesse toccare il suolo venne calciato all'altezza del volto, e scagliato contro il muro dell'edificio dall'altro lato della strada.
Conclusa l'opera con gli aggressori, Ash rivolse la sua attenzione al gruppo di Maestri della Lega che era stato troppo spaventato per aiutare i compagni. Le frecce sul suo corpo caddero a terra a pezzi, mentre il corpo e il mantelo si riparavano all'istante. Di nuovo, cominciò la sua lenta camminata verso di loro.
"Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio," continuava a ripetere Giselle. Erika sentì il cuore battere all'impazzata.
"Ci siamo persi l'ultima volta in cui Ash ha perso il controllo. Vorrei aver parso anche questa."
Nello stesso momento, Duplica si era voltata e correva a vedere cosa ne fosse di Misty. Dopo aver visto Ash uccidere così tanti uomini della Lega, si era girata, scoperndo che il corpo del Maestro d'Acqua non era più dove si trovava un istante prima. Era sul punto di cominciare le ricerche, quando sentì qualcuno urlare il suo nome. Guardò a sud e vive un gruppo di persone in corsa verso di lei da una strada secondaria, avvolti dalle ombre dei palazzi della strada.
"Maestro Duplica!" ripetè una voce femminile, e finalmente potè vedere chiaramente attraverso la scarsa luce e la pioggia che rendevano difficoltosa la sua visione. "Sta bene!"
"Laselle!" sorrise debolmente, cercando di sopportare il dolore. "E Junior, Bruno e... chi è quest'uomo?" osservò la cotta d'argento, il volto e i capelli di un biondo scuro. Spalancò gli occhi e cominciò a richiamare le sue energie, pur sapendo che la sua ferita si sarebbe riaperta e avrebbe ripreso a sanguinare. "Un generale della Lega! Indietro!"
"No!" esclamò burberamente Bruno ponendosi di fronte a lei. "Questo è il generale Kas. Ci aiuterà. La città è in pericolo perchè la cupola è andata in frantumi. Ha ordinato alle guardie e alle psichiche rimaste di creare barricate attorno al centro, alle entrate delle cinque strade principali dirette verso il palazzo. Tutti i cittadini saranno portati dentro quest'area. Ricordati, la nostra battaglia è contro la Lega del Pokemon, e non contro gli uomini e le donne che vivono qui."br /> "Ma... perchè dovrebbe aiutarci?" Nominato, il generale Kas superò Bruno e rispose da solo. "Il Pokemon Supremo Flint mi ha... come dire... convinto." Indicò la spalla di Laselle, dove era appoggiato il suo Butterfree nero. Duplica lo guardò piattamente.
"Flint, hai detto?"
"E' una lunga storia," spiegò Laselle mentre il pokemon cominciava a... mutare? In una piccolo, informe, nero... Duplica sbattè le mani, deliziata.
"Oh! Un Ditto!" Laselle la guardò stupita. Poi i suoi occhi castani dimostrarono che aveva capito.
"Ah! E' vero! Eri ancora svenuta quando lo abbiamo scoperto. Butterfree è in realtà uno dei Pokemon Supremi della Lega, ma si è ribellato ed è dalla nostra parte."
"Dit! Il mio nome è Flint, non Butterfree!" esclamò irritato il piccolo Ditto nero. Duplica sbattè nuovamente le mani.
"Sa parlare! Neppure il mio Ditto sapeva farlo, quando era vivo. Anche se è ancora vivo dentro di me, in un certo senso."
"Tutti i Pokemon Supremi possono parlare, se vogliono," disse... Flint. Duplica non sapeva ancora cosa dire. "Dopo tutto, una volta eravamo umani." Continuò.
"Flint era... è il padre del Maestro Brock," spiegò Junior. Sentendo quel nome, tutti i dolori e le preoccupazioni di Duplica tornarono a farsi sentire. Per un attimo si era dimenticata di ciò che stava accadendo e che, in effetti, stava ancora accadendo, un isolato più in là.
"Maestro Duplica," disse Laselle, preoccupata. "Che succede? Sembrate così spaventata, così di colpo."
"Io... io-"
"Che diavolo sta accadendo qui?" esclamò il generale Kas. Duplica si voltò e vide che Ash trapassare ancora un altro Maestro della Lega. Ne restavano solo otto, ormai, e quasi tutti erano sul punto di ritirarsi. Qualcuno lanciava salve di attacchi elementali, ma dopo ogni colpo le ferite si cicatrizzavano all'istante. Attorno a lui c'erano altri corpi, alcuni appena uccisi e altri rimasti lì dopo l'esplosione che aveva sterminato i soldati. Bruni osservò la testa di un Charizard, accanto al suo stivale.
"Ci siamo persi qualcosa, a quanto pare." Laselle osservò con Junior un braccio tranciato. I due sembravano nauseati.
"Quello è Ashura!" Urlò improvvisamente Kas, avanzando con la mano sulla mazza legata alla cintura. "Sta uccidendo quei Maestri! Ci servono! Fatelo fermare!" Duplica lo spinse rudemente indietro, stringendo i denti per il dolore.
"Andare là in mezzo è un suicidio. Se quei Maestri non sono abbastanta svegli da ritirarsi, è un loro problema." Bruno strizzò gli occhi, cercando di cacciare la pioggia dalle pupille. E rimase di stucco.
"I suoi occhi. Li vedo da qui. Ha perso di nuovo il controllo. Che diavolo è successo?" Duplica si sentì strozzare.
"Io... io penso che Misty potrebbe essere morto. E Ash ha visto tutto. Ecco cosa stavo facendo prima che mi fermaste. Cercavo il suo corpo. Qualcuno l'ha portato via." Gli occhi marroni di Bruno si accesero.
"Al diavolo! Chi è stato?"
"Gary... voglio dire, Lord Garick. Lui... era qui, poco fa."
"Il Signore della Lega in persona? Buon Dio! Se quel pezzo di merda mi capita sotto mano gli spaccherò i denti del suo sorriso arrogante."
"Aveva lo stesso volto di Ash," disse inaspettatamente Duplica.
"Cosa?" Gli occhi del Maestro di Forza si posarono su di lei.
"Aveva-"
"Lo so che hai detto. Ma cosa significa... dannazione! Ora le cose cominciano ad avere un senso. Ho sentito delle storie sul professor Oak, anni fa."
"Che genere di storie?"
"Che Gary-"
"Vengono da questa parte!" esclamò il generale Kas. Duplica si voltò e vide che i Maestri di Pokemon della Lega rimasti avevano girati i tacchi e stavano scappando a gambe levate. Si avvicinavano, sconvolti dalla vista di Kas assieme a loro.
"Generale Kas!" urlò una donna quando fu abbastanza vicina da farsi sentire. "Che sta facendo con questi Ribelli?"
"Dobbiamo unire le nostre forze!" rispose lui. "La cupola è stata brecciata, e i pokemon Proibiti stanno entrando. Dai rapporti delle guardie, penso che circa due terzi della periferia sia perduta. I cittadini sono stati fortunati, perchè si sono radunati qui in tempo, e ora il resto dei soldati può dirigerli facilmente verso il quartiere del palazzo."
"Ma Lord Garick e il Maestro Lance-"
"Ignorate quegli ordini! Hanno tradito la loro gente... la Lega! Hanno ucciso il generale Yas! La vostra priorità e difendere la città!"
"Ma... ma quel mostro!" Disse infine uno dei Maestri, respirando a fatica una volta raggiunto il comandante. "Ci ucciderà tutti!" Guardò duramente Duplica e Bruno. "E' uno di voi! Pensavo aveste un senso dell'onore, che voleste salvarci tutti invece di una sola città. Ma guardatelo!" Duplica lo fece, e osservò con orrore ciò che Ash stava vacendo. La tempesta cresceva nel cielo, sempre che fosse possibile che diventasse più forte, e nella mano sinistra reggeva una massiccia sfera di energia nera. Li fissava con quegli occhi crudeli. Il vento soffiava fuori dal suo corpo, tanta era l'energia accumulata nel colpo che stava per sferrare. Alzò la spada e cominciò a far rimbalzare la sfera sulla lama, e si avvicinò abbastanza da permettere a Duplica di osserare il suo ghigno.
"Perchè avete paura?" rise, e il suono echeggiò sulle pareti dei palazzi. "La morte è lo stato naturale dell'essere. La sua evoluzione finale. Non c'è dolore nella morte. Ma c'è nella vita. La vita è dolore! La vita è sopravvalutata!" Con quell'ultima frase, puntò la lama verso di loro, e il vento cambiò direzione, risucchiato in un anello attorno alla sfera di energia.
"Cristo!" Disse Bruno, trattenendo il fiato. "Via... ora!" Duplica era paralizzata.
"No, quell'attacco... Lo sento. E' troppo potente. Non possiamo scappare." Ash portò la spada dietro la schiena.
"Sciabolata di Tuono Os-" Duplica chiuse gli occhi.
"Fermati, Ash," disse calmamente una voce di donna. Spalancando gli occhi, vide Valdera direttamente davanti ad Ash, che bloccava la lama. Era immobile nella pioggia, sembrava asciutta come lui, i suoi capelli biondi e il suo mantello bianco si agitavano nel vento. Aveva occhi color acqua, gli stessi di Misty, e lo guardava con disprezzo. L'espressione negli occhi color sangue di Ash sembrò esitare, brillando improvvisamente di una tonalità bronzea. Poi tornò la tonalità rossa.
"Questo mondo è già morto." Riprese il colpo.
Valdera lo schiaffeggiò rumorosamente sulla guancia, con tale violenza da scagliarlo indietro come un prioettile. Finì a quasi venti metri di distanza, scontrandosi contro il muro di cemento di un vecchio edificio residenziale, ancora in piedi. Con un soffice mormorio, il corpo di Ash svanì dalla loro vista.
"Wow." La bocca di Laselle era spalancata. Esattamente come quella di tutti i Maestri della Lega. Il palazzo cominciò a rumoreggiare. Prese a crollare, mentre una figura scura emergeva dalla sua base e correva verso Valdera a velocità assurda, con la katana saldamente dietro la schiena e il pamo sinistro in avanti. Ma la donna lo guardò immobile, ancora con la stessa espressione disgustata in viso.
Ash era quasi su di lei, e la punta della sua spada nera era praticamente davanti ai suoi occhi, quando improvvisamente si arrestò, come se i due fossero separati da un sottile muro invisibile. Sembrava confuso.
"P-Perchè non posso ucciderti?"
"Mi fai pena, Ash. Non sapevo fossi un perdente," fu il commento di Valdera. Gli occhi di lui continuavano a cambiare colore, in una rapida sequenza di rosso e dorato. Indietreggiò, abbassando l'arma.
"Di che... stai parlando?"
"Conosco questo tuo lato... è dove hai messo tutto il tuo odio, tutto il tuo dolore, tutte le tue emozioni morte. E' l'opposto dell'altro tuo lato, quello che ama la vita, le persone, i pokemon. Non so cosa ti ha portato a dividerti in due, ma era inevitabile, vista la tua natura." I suoi occhi brillarono brevemente. "Ma anche questo tuo lato sei tu. Le due metà del tutto. Io ti amo, nonostante tutto, nonostante tutti i miei tentativi di non farlo. Ci ho provato con tale forza! Ma se Misty si era innamorata di te... come avrei potuto evitarlo?"
"Mis... ty?"
"Qualunque cosa tu faccia, non arrenderti mai, Ash. E' la parte che ti rende... te stesso." Improvvisamente, Valdera si piegò in due, come se stesse soffrendo. Una macchia rossa cominciò a mostrarsi sul suo petto. Di fronte a quello spettacolo, Ash sbattè le palpebre, e i suoi occhi tornarono normali.
"Misty? Valdera!" Corse verso di lei, lasciando cadere la katana, e l'abbracciò. "Valdera, no!" Lei sorrise debolmente.
"Anch'io posso ignorare il dolore molto a lungo. Ma ricorda quello che ho detto, non importa che succede. Non arrenderti. E la vita non si arrenderà. Salva questo mondo. Contiamo tutti su di te." La sua sagoma brillò di bianco e scomparve dal suo abbraccio. Ash rimase a guardare le sue mani vuote, macchiate di sangue. E la pioggia, di nuovo in grado di colpirlo, gli bagnò i capelli e i vestiti, pulendo le palme.
Duplica e gli altri corsero verso di lui. Sorpreso, videro che anche Erika e Giselle erano arrivati, spuntando da dietro un segnale stradale e in avvicinamento da dietro le spalle di Ash.
Ash alzò lo sguardo, e si ritrovò circondato dai suoi amici. Duplica, Erika, Giselle, Laselle col suo pokemon sulla spalla, Junior e perfino Bruno.
Duplica piangeva, e lo vedeva anche attraverso la pioggia.
"Ashy... sono così felice che tu sia tornato normale." Lui sorrise triste.
"Anch'io... sorellina." Le diede un forte abbraccio.
"Mi sono perso qualcosa?" domandò Bruno.
"Tu perdi sempre qualcosa," commentò acidamente Erika. Bruno la guardò perplesso.
"A proposito, anch'io sono felice di vederti viva."
"E perchè nessuno mi abbraccia?" Domandò Giselle con aria di superiorità. Ash sbattè le palpebre. Poi obbedì. "Un abbraccio non significa che puoi palparmi il sedere!"
"Ash!" esclamò Laselle, scioccata.
"Sto solo scherzando!" balbettò Giselle fra le risate.
"Perchè dovrei palparti, poi?" domandò Ash.
"E perchè dovresti evitare di ferire i miei sentimenti?" Poi anche Junior abbracciò la vita di Ash, e il cappello marrone cadde a terra.
"E questo per cosa?" Il ragazzo indietreggiò, imbarazzato.
"Non lo so. Ne sentivo solo il bisogno."
"Oh. Come vuoi, ragazzo."
"Pika!" Ash vide che anche Pikachu era tornato normale, e gli abbracciava la gamba. Si piegò e permise al pokemon elettrico di salire sulla spalla. "Anch'io ti voglio bene, piccolo." Si guardò intorno. "Ma dov'è il signor Hiraku?" Laselle tirò su col naso.
"Oh, diciamo che è salito su un cavallo e non è più tornato. Ma mi sembra sia successo l'esatto contrario."
"Huh?" Bruno guardò la ragazza, irritato.
"Questo non è gentile, Lass."
"Beh, se lo è meritato. Era un traditore." Gli spiegò ciò che era successo, e Ash scoprì di essere triste per quell'uomo. Hiraku sembrava un tipo a posto.
"Ora, veniamo alle cose serie," disse Ash, notando il gruppo di Maestri di Pokemon della Lega, che confabulavano in disparte nel punto da cui Bruno, Duplica e gli altri erano arrivati.
"Cos'è questa storia?" Bruno si strinse nelle sue gigantesche spalle.
"Questi Maestri sono quelli che ti sono sopravvissuti. Il generale è Kas, e ha accettato di unire quello che resta delle forze della Lega con noi, per difendere la città dai Proibiti."
"Che vuoi dire? Pensavo che la cupola bastasse a fermarli." Duplica lo guardò ad occhi aperti.
"Ashy, la cupola è andata. Distrutta." La paura gli attraversò lo stomaco. Ash guardò il cielo, oltre la pioggia che scrosiava. Dove si aspettava di trovare il nero uniforme della barriera, di sfondo alle nubi, c'erano altre nuvole, quelle di un tremendo temporale che però sembrava placarsi. Ancora peggio, quando si voltò verso occidente, a sud, trovò la pallida torre del Palazzo dei Quattro Grandi, e sopra di essa i Vortici Proibiti... tre. Tutt'intorno c'erano sagome nere in volto, che volteggiavano sull'orizzonte. E capì.
"Sono stato io. Ho distrutto la cupola. E' colpa mia se i Proibiti sono qui." Guardò i resti della Quinta Strada, i molti edifici in rovina, le centinaia di cadaveri di uomini e pokemon sparsi sotto la pioggia. "Ho ucciso tutte queste persone e questi pokemon. Non mi meraviglia che quei Maestri della Lega non possano guardarmi senza tremare." Duplica gli prese il braccio.
"Non dirlo neppure per scherzo! E' stato Gary! E' venuto qui, ti ha costretto a cambiare, uccidendo Mist-" Si mise una mano sulla bocca. Ma il danno era già stato fatto. Il doloroso ricordo si serrò a morsa sul cuore di lui, con tutta la forza di una valanga.
"Ancora colpa mia. Anche con-" Singhiozzò, sentendo gli occhi pieni di lacrime. "Anche con Misty morente. Non ho scuse per quello che ho fatto. Lei voleva che salvassi il mondo. E' sempre stato il suo obiettivo; è per questo che è tornata da me, all'inizio. E invece io non ho fatto altro che cercare di distruggerlo." Duplica strinse la sua presa.
"Guardala a questo modo. Se hai usato una spada per uccidere qualcuno, la colpa è tua o è della spada?"
"Beh... mia. Ma se la spada fosse senziente? Non potrebbe essere colpa anche della spada, allora?"
"Pikapi, pikachu," aggiunse tristemente Pikachu.
Il Generale Kas scelse quel momento per unirsi a loro, con gli otto Maestri di Pokemon della Lega al fianco. Osservava Ash con uno sguardo che avrebbe potuto piantare un chiodo nell'acciaio.
"So in generale cosa è successo, qui. Uno stupido ti darebbe la colpa di tutto. Fortunatamente, non sono io quello stupido. Mettendo in relazione tutto questo con la morte del generale Yas, è chiaro che Lord Garick ha cercato di lasciarti deliberatamente in vita, dopo averti provocato abbastanza da farti, in qualche modo..." esitò. "Impazzire..." Poi guardò gli altri. "E dopo tutto quello che hai fatto, nessuno di questo Maestri vorrà starti accanto. Ma manderò i tuoi amici ai punti di difesa, uno ciascuno, a parte quella ragazzina e il Pokemon Supremo, Flint, che starà col ragazzo." Osservò il Palazzo dei Quattro Grandi. "Questo ti lascia solo a rimettere a posto il casino che hai combinato. Da quello che ho visto e sentito, se qualcuno ha la forza per farlo, quel qualcuno sei tu. Devi fermare la profezia, ora che la città è indifesa. Il mondo non può essere riformato, se non resta nessuno in vita per riformarlo." Venne interrotto da uno squillo proveniente da una tasca, ed estrasse la radio. Arrivarono delle grida eccitate, una volta che Kas ebbe risposto. Poi guardò i Ribelli e il gruppo di Maestri rimasti. "Muoviamoci! I Pokemon Proibiti sono quasi agli sbarramenti! Maestri, mostrategli la strada! In marcia!"
"Sìssignore!"
Con rapidi saluti, Bruno, Giselle, Erika e i ragazzi li seguirono. Duplica si intrattenne più degli altri.
"Mi dispiace," disse dolcemente. Gli diede un ultimo abbraccio, prima di correre per raggiungere il gruppo, e i suoi capelli bagnati ondeggiarono dietro la sua schiena. "Crediamo in te! Vendica Misty, e tutti quelli che sono morti per colpa della profezia!" Finalmente, Ash si ritrovò solo in mezzo alla Quinta Strada, con solo Pikachu, sulla sua spalla, a tenergi compagnia. Pensando alle ultime parole di Duplica, la sua rabbia cominciò a crescere. Una rabbia che non avrebbe conosciuto confini. Ma non era quella che aveva usato per nascondere le sue ferite, il suo dolore. Era un tutt'uno con esso, e per questo era più forte. Poteva essere responsabile di molte morti, per la distruzione della cupola. Ma Gary era responsabile per aver evocato la profezia.
Gary era responsabile della morte di Misty.
Gliel'avrebbe fatta pagare.
Avrebbe rimesso tutto a posto.
"Bene, bene. Sembri proprio arrabbiato." Ash si voltò lentamente.
"Ecco qui Lord Lance," disse con calma. "Mi ero dimenticato di te. E Sabrina mi ha detto che per fermare la profezia dovevano morire tutti i Quattro Grandi che avevano invocato la profezia, oltre a Gary stesso." Spostò una ciocca di capelli bagnati dagli occhi, e cominciò a sistemare i suoi guanti, uno alla volta.
Lance era in piedi al centro della strada, e indossava ancora il suo mantello blu scuro sulle spalle. I suoi capelli neri, umidi, erano ingarbugliati sulla sua testa, e la pioggia sembrava averli resi ancora più ispidi. I suoi piccoli occhi, del colore del mantello, sembravano divertiti.
"Ah, Sabrina. E' sempre stata una chiacchierona." Il suo volto si indurì. "Questo mi fa tornare in mente molti ricordi, Ash, ecco che fa. Ricordo ancora quel fottuto tredicenne che ha annientato noi, i vecchi Grandi, e ha strappato il primato della Lega a Gary, che non è riuscito a tenere la testa per neppure mezza giornata." Guardò Pikachu, sulla spalla dell'avversario. "Infatti, quello ha fatto quasi tutto il lavoro. Ma avevi altri pokemon, allora, per dargli un po' di riposo. Puoi sconfiggere me, il Maestro dell'elemento più potente, con solo un pokemon?" Ash si voltò e rimase di profilo, cercando di togliere la pioggia dal mantello.
"Un pokemon è tutto ciò di cui ho avuto bisogno per molto tempo. E me stesso. Un Maestro di Pokemon non è un vero Maestro finchè non combatte col suo pokemon."
"Hmm? E allora cosa pensi di me, visto che non ne ho neppure uno?" Ash socchiuse gli occhi.
"Penso che sei più debole di quello che saresti potuto essere. Un pokemon non combatte solo con te, unisce i suoi poteri coi tuoi, e insieme diventate più potente che se foste separati. Sarà più facile di quello che avevo pensato inizialmente."
"Vero," commentò Lance. "Ma il mio caso è diverso. Un pokemon è anche una debolezza, visto che, se viene danneggiato o perfino ucciso in battaglia, il suo Maestro diventa molto vulnerabile, se non terribilmente indebolito. Dall'inizio della riforma, ho scoperto che le mie abilità sono cresciute esponenzialmente negli anni, al punto che ora credo che i vantaggi del combattere senza un pokemon superino gli svantaggi. E ora, con la profezia a darmi i poteri del Proibito, sono ancora più potente. Normalmente, esiterei a sfidarti, Ashura, Maestro d'Ombra, visto che, ultimamente, sei il più forte dei Maestri. Ma ora?" Rise. "Dovresti essere tu ad esitare." Gli occhi di Ash osservarono la strada, e i corpi sparsi lungo di essa.
"Divertente. Eri vantaggiosamente scomparso quando... l'altro me stesso... ha fatto tutto questo. Forse avevi paura di me?" Per la prima volta, la rabbia annebbiò gli occhi del Maestro di Drago.
"Non mi piace combattere contro i pazzi. Può essere decisamente imprevedibile." La collera scomparve, sostituita da un mezzo sorriso. "Ma so che non puoi permetterti... come hai detto? Che la tua altra metà prenda il sopravvento? Perchè sai che i tuoi amici dipendono da te per salvare il mondo. Una ragione banale, vero? Ma molto corretta, in questo caso."
"Dovresti sapere, ormai, che Gary stava mentendo," rispose Ash, scuotendo il capo. "Non conosco le sue ragioni, ma questa cosiddetta rinascita è sempre stata una presa in giro. Voleva che questa città andasse perduta, con tutto il resto. Perchè lo aiuti ancora, ora che sai tutto questo?" Lance si sfregò il mento appuntito.
"Ammentto di essermi sentito inquieto, quando l'ho capito, all'inizio. Ho usato il tuo sfogo per avere il tempo di pensare. Poi ho realizzato che, anche se tutti fossero morti, io sarei sopravvissuto. Sarei sopravvissuto, perchè sono abbastanza forte. Sono arrivato troppo in fondo a questa storia, potrei anche vederne la fine. L'unica alternativa sarebbe morire, e non mi piacerebbe affatto. Gary può morire, se vuole, ma io? Io prenderò la ragazza più bella che posso trovare, la nasconderò da qualche parte, e poi me la fotterò per ripopolare il mondo. Saremo come Adamo ed Eva, i due di quella ridicola genesi in cui crede certa gente." Rise a quel pensiero. Ash si sentì amareggiato.
"Sei disgustoso, Lance. Ho sempre pensato di essere il più pazzo, qui, ma a quanto pare mi sono sbagliato. Quando le tue abilità sono emerse, deve essere scoppiata una vena di troppo nel tuo cervello."
"Un pensiero interessante." Poi Lance sbadigliò. "Bene, ora basta parlare, mi sto annoiando." Con un rapido movimento della mano, un fiotto di energia blu generò un'asta d'acciaio, lunga almeno quanto il suo corpo, e con una punta acuminata. Una lancia, degna del suo nome. "Preparati, Ashura. E questa volta, non ad affrontare il potere dei draghi, ma per il drago stesso!" Ash sollevò Pikachu, ed esso si trasformò rapidamente nella sua katana nera, che afferrò con ambo le mani. Disse ancora un paio di parole, subito dopo aver soffiato via una ciocca di capelli corvini che era di nuovo caduta davanti ai suoi occhi.
"Prendi questo." Lance sogghignò, poi scattò in avanti, tenendo l'impugnatura della sua arma con la mani sinistra e il palmo destro in avanti. Ash rimase immobile, fissando gli occhi dell'avversario, fino a quando questi non fu a pochi passi da lui, con la lancia protesa davanti a sè. Alto, pensò mentre si piegava per evitare che la punta gli trapassasse il petto. Ruotando su sè stesso, scattò in alto con un pugno per rispondere. Purtroppo però la sua lama incontrò altro acciaio, perchè in qualche modo Lance era stato abbastanza veloce da recuperare la sua posizione e bloccare la spada con la lancia, usandola come una staffa. Immediatamente, Ash ritirò la katana e trasformò l'affondo in una rapida sciabolata dal fianco. E anche quella venne parata, come se il Maestro di Drago fosse in grado di compensare le dimensioni della sua arma con velocità incredibile. Costretto a pensare rapidamente, cominciò una serie di attacchi, e, individuato fra un assalto e l'altro un piccolo spiraglio nella difesa dell'avversario, esitò strategicamente, trovando così il tempo di sferrare un potente calcio appena sotto la lancia, dritto sullo stomaco. Lance fece un balzo indietro, tossendo, e Ash lo seguì, cercando di sfruttare il vantaggio. Assieme al sangue che aveva sputato se ne era andata anche la sua agilità, e ora le parate non erano abbastanza veloci, permettendo ad alcuni colpi di causare ferite, dapprima sulla spalla, poi al braccio destro, e poi ancora e ancora. Doveva farla finita in fretta, pensò Ash, ricordandosi dei Vortici Proibiti sopra il Palazzo. Doveva eliminarlo prima dell'apertura dell'ultimo portale. Stava per dare il colpo di grazia quando Lance urlò.
"Basta!" Piantò l'arma sul terreno, dove si impiantò schizzando frammenti di roccia e asfalto fino agli occhi di Ash. Temporaneamente accecato, indietreggiò, in attesa di recuperare la vista. Quando accadde, il Maestro di Drago stava ancora respirando pesantemente, e perdeva sangue da molte ferite, sebbene la pioggia lavasse rapidamente il suo corpo. "A quanto pare ti ho sottovalutato ancora una volta, Ashura. Hai uno stile dannatamente rapido e feroce, e puoi combattere sia con la spada che a mani nude. Dimmi, chi è il maestro che ti ha insegnato ciò che conosci?" Ash rispose mentre avanzava, tenendo la katana abbassata. Voleva ancora finire quel duello il prima possibile. Gary, quel bastardo assassino, lo aspettava.
"Non ho avuto nessun maestro, nel senso che intendi tu," disse lentamente. "E' l'unione di numerose arti, e quasi tutte le ho apprese nei miei viaggi. Ho perfino creato delle tecniche personali. Ecco cosa mi ha fatto sopravvivere durante le Guerre Oscure. Se lo desideri, ti ucciderò con una di esse."
"Non credo proprio." Lance indietreggiò, fissandolo con occhi avvolti da un'intensa luminosità. "Ammetto che se migliore di me a terra..." Il mantello cominciò a gonfiarsi dietro di lui quando, improvvisamente, due grandi ali da pipistrelle emersero dalla schiena. Sbatterono una volta, violentemente, scagliando una folata di vento pieno di pioggia sul volto di Ash. "Ma puoi battermi dove sono più forte, Assassino? In aria?" E con quello, cominciò a decollare, fino a trovarsi oltre cinque metri sopra la testa dell'avversario. Il Maestro d'Ombra si acquattò, generando un disco di energia scura sotto i suoi piedi. Si levò anch'egli in aria, stringendo l'elsa della sua spada con ambo le mani.
"Lo scopriremo presto."
A ovest dell'Indigo Plateau, nel mezzo del turbolento oceano nero, un periscopio osservava l'esterno, sul pelo della superficie. Era quanto si poteva vedere di un sottomarino bianco, lungo e affusolato.
"Non ci posso credere, alla fine siamo arrivati!" Disse Lily, premendo il viso contro il visore. "Dopo così tanti danni al Waterflower! E' il vecchio orribile Indigo!" Daisy, unica persona sul ponte oltre a lei, osservava le tenebre da un oblò laterale, lisciandosi i capelli biondi.
"Allora c'è ancora tempesta lassù? E anche pokemon Proibiti? E' così noioso questo mare tutto nero."
"Sì, piove a catinelle. E quelli dovrebbero essere Proibiti volanti, giusto? Cosa salterà fuori, poi?"
"Dannazione! E la città?" Una pausa.
"Woah! Sembra sotto intenso attacco!" Si zittì ancora, pettinandosi la lunga chioma rosa. "E all'inizio pensavo fosse assediata dalle formiche! Ma a questa distanza, qualunque cosa sembrerebbe una formica. Quindi penso siano pokemon Proibiti!" Il portello si aprì con un sibilo, e una donna dai capelli blu, con un viso serio e una pesante armatura addosso entrò sul ponte, seguita da un'infermiera dai capelli rossi.
"E' quasi ora di andare a riprenderli," annunciò il capitano Jenny. Joy sembrava preoccupata.
"Spero stiano tutti bene."
La trincea sulla Quarta Strada era quasi completata, ormai. Fra i due edifici più alti della zona, un grosso palazzo di uffici e un hotel, i soldati avevano improvvisato una palizzata alta, con sorpresa dei suoi stessi costruttori, quasi due piani, e in grado di stendersi da un lato all'altro del viale a quattro corsie. Dalla sua postazione in cima alla difesa, dietro un parapetto di acciaio su cui scorrevano rivoli di pioggia, Bruno notò che tutto era fatto coi resti di vecchie macchine e veicoli, ormai inutili visto che non esisteva più neppure una goccia di benzina. Oltre alla lamiera, c'erano blocchi di cemento e travi metalliche, probabilmente prelevate da qualche cantiere, alcuni mattoni, e ferraglie varie, il tutto tenuto insieme dai pokemon di Fuoco che avevano squagliato alcune parti perchè facessero da collante. Infatti, c'era ancora qualche Magmar, là sotto, intento negli ultimi preparativi sotto la direzione dei Maestri di Fuoco della Lega. C'erano anche alcuni civili, scortati rapidamente verso il centro della città, attraverso una piccola apertura nella barricata, che sarebbe stata sigillata per ultima. Bruno incrociò le braccia e analizzò il suo gruppo. Quasi tutti erano normali soldati e guardie della Lega, almeno tre dozzine. Ma non sarebbero stati utili quanto i due Maestri di Pokemon, e le Psichica poco più in là. La donna dai capelli scuri, con addosso un cappotto nero e parecchi gingilli argentati, era anch'ella in piedi in cima alla muraglia, col compito di difendere il lato destro mentre lui controllava quello sinistro, mentre il centro era stato affidato agli arceri.
C'era un grande svantaggio, ed era il fatto che, una volta che i Proibiti fossero arrivati nelle vicinanze, avrebbero impedito l'uso di qualsiasi pokemon, che sarebbe stato costretto a evolversi anch'esso nella sua forma oscura.
"Sbrigatevi, là sotto!" urlò al Maestro di Fuoco - una donna. "Penso che quelli siano gli ultimi rifugiati! Dovranno esserlo, saranno qui a momenti!"
"Sì... signore," grugnì lei mentre finiva di sistemare l'esterno con una folata di fiamme dalle unghie, e correva attraverso lo spiraglio nel muro per poter sistemare l'interno assieme al suo pokemon. Bruno quasi rise per l'ironia di quella situazione. Era di nuovo parte della Lega, e pure in una posizione di comando. Grazie a Kas. Dal suo mantello arrivò un suono, e lui raggiunse la radio per comunicare con la stessa persona che gliel'aveva fornita.
"Qui è il generale Kas, alla barricata sulla Terza Strada. La Quarta Strada è pronta?"
"Visti i tempi, non lo sarà mai più di così," replicò Bruno. Guardo l'imboccatura del viale, dove sarebbero passati i Proibiti, nella loro carica verso di loro. Sorprendentemente, i lampioni erano ancora funzionanti, e illuminavano tutto l'isolato, facilitando la visione dell'area. Gli alti edifici lungo la strada erano allineati uno dopo l'altro, e avrebbero dato agli assalitori meno spazio di manovra.
"Ottimo, Maestro Bruno." Kas aveva deciso di chiamarlo a quel modo. "La Prima, la Seconda, la Terza, la Quarta e la Quinta Strada sono tutte pronte e in attesa." Sullo sfondo, Bruno sentì improvvisamente la voce di Giselle.
"Segnali elementali di pokemon Proibiti in continuo aumento!" spiegava. "Siamo completamente circondati. Tempo stimato al contatto, un minuto!" E fu allora che cominciò a notare un mormorio in lontananza. Nè poteva confonderlo col tuono, visto che era un rumore continuo, basso, ma crescente. Guardò l'imboccatura della strada, intimorito.
"Tutti ai loro posti!" Urlò al vento. Si incappucciò e afferrò l'arco che gli era stato consegnato da un soldato poco prima. Controllò la sua scorta di dardi, appoggiati a terra, e provò a tendere l'arma. Osservò la pioggia con rammarico. Era sempre meglio, se possibile, evitare che l'arco si bagnasse, ma visto che pioveva ancora, sebbene con meno forza di prima, che scelta avevano? Una barricata come quella che avevano costruito sarebbe stata ideale per sparare missili. Ma siccome nessuno dei soldati poteva usare pokemon, e considerando che il suo elemento non era in grado di sferrare attacchi a distanza, quello era l'unico modo per sopperire alla carenza. Non che pensasse davvero di reggere all'attacco di migliaia di Proibiti. Poteva solo sperare che Ashura fermasse la Profezia prima che venissero sopraffatti. Il rombo in lontananza era ormai chiaramente udibile, e la barricata, sotto i suoi piedi, cominciava a vibrare. Anche i vetri delle finestre dei palazzi cominciavano a rumoreggiare. Bruno ingoiò l'improvviso groppo che si era formato nella sua gola.
"Tempo stimato al contatto, dieci secondi!" Urlò Giselle nel suo comunicatore. Preparò una freccia, incoccandola e tenendo l'arco. Puntò all'orizzonte, da dove sarebbero comparsi.
"Dieci."
"Nove."
"Otto."
"Sette."
"Sei."
"Cinque."
"Quattro."
"Tre."
"Due."
"Uno."
Una linea nera comparve all'imboccatura del vialone. Piena di crudeli occhi rossi. Erano una distesa vivente, centinaia e migliaia di Proibiti, di tutti i tipi. Erano tutti neri, Kabuto, Rattata, Sandslash, Venusaur, Blastoise, Charizard in volo, Jolteon, Flareon, Vaporeon - e la lista cresceva. Si incanalavano tutti lungo la strada, il più velocemente possibile, sibilando con versi che raggiungevano in fretta il cuore, gelandolo con la loro forza disumana. Era come se una diga avesse ceduto, ma invece dell'acqua, avrebbero dovuto affrontare un'ondata di pokemon Proibiti.
Bruno attese, continuando a tenere la mira. Quando il primo dell'orda raggiunse il punto di non ritorno, fra quei ristoranti abbandonati... ecco!
"Fuoco a volontà!" Urlò con tutta la voce che aveva nei polmoni. Inculcando tutto il suo potere elementale nella freccia, la scagliò nella marea di pokemon oscuri. Tutti i soldati fecero lo stesso, mentre il Maestro di Fuoco e quello d'Acqua sparavano salve di Fuocobombe e Idropompe dai palmi delle mani. La Psichica cominciò a intonare un incantesimo.
Dentro di sè, Bruno pregò per il figlio, per Laselle, per Erika e per tutti quelli che conosceva e che si trovavano davanti lo stesso spettacolo.
"Muoviti, Ashura1" sussurrò mentre afferrava un'altra freccia.
Ash scivolava disperatamente lungo la facciata coperta di vetro del grattacielo, col vento e la pioggia che quasi lo ferivano, tale era la sua velocità. Sanguinava da numerosi tagli, e aveva pure un braccio ustionato, dopo che Lance gli aveva spedito l'ultima palla di fuoco.
"Iperraggio." La cima del palazzo alle sue spalle esplose quando un denso raggio di pura energia psichica lo trapassò. Il vento dell'onda d'urto lo colpì, e venne scaraventato giù dal suo disco di Levitazione, trovandosi così a roteare nel vuoto. Più per fortuna che per altro, riuscì a protendersi in avanti per atterrare sul tetto di un altro degli edifici vicini, ma non riuscì a restare in piedi, e rotolò per qualche metro.
Sentì la presenza ancora sopra di lui, mentre scivolava.
"Iperraggio." Ash urlò, trovandosi di colpo con un braccio oltre il parapetto del tetto, e la nuova esplosione fece il resto, spingendolo nuovamente per aria, in una nube piena di detriti.
"Iperraggio." Riuscì appena intenmpo a rigenerare un nuovo disco sotto i suoi piedi, e a cabrare per evitare un altro palazzo, che venne annientato dal più potente degli attacchi del Maestro di Drago. Doveva rispondere - ora. Era stufo di fare la parte del bersaglio in quel tiro al piattello. Continuò il suo volo, e individuò Lance, dritto a ore dodici sopra di lui, che sbatteva le ali per sostentarsi. Appoggiò la katana alla spalla, e Pikachu tornò ad essere un pokemon.
"Pikachu, Scarica Oscura! Fuoco rapido!"
"Pika!" Una scarica di fulmini neri partì verso Lance, che improvvisamente si ritrovò a dover schivare un attacco, giusto un istante prima di puntare le braccia contro di lui, tenendo una mano sopra l'altra.
"Iperraggio." Ash tenne Pikachu sulla sua spalla e saltò, lasciando il disco volante che venne distrutto dalla scarica di energia blu e partendo all'attacco. Mentre si metteva in posizione, col palmo sinistro in avanti, il pokemon riprese le sembianze di una spada. Ma Lance si spostò di nuovo dalla traiettoria, schivando il colpo e lasciando che l'avversario lo superasse.
"Iperraggio." Ash ruotò su sè stesso, rigenerò ancora una volta il suo disco di Levitazione, e schizzò in alto, per evitare l'attacco. Ancora un alto palazzo venne ridotto ad una nube di polvere a forma di fungo.
"Ma non finisci mai i colpi?" Urlò mentre si voltava, protendendo il palmo sinistro verso il Maestro di Drago volante, per attaccare con un fulmine nero che attraversò la pioggia.
"Iperraggio." Ash dovette nuovamente schivare il colpo, che trapassò la sua scarica e si diresse verso di lui. Era ridicolo, pensò mentre volava via. Non poteva neppure avvicinarsi. Lance era troppo bravo in aria, non sarebbe mai riuscito a batterlo nel combattimento aereo. O almeno, non in un tempo ragionevole. La sempre presente torre del Palazzo si ergeva all'estremo angolo del suo campo visivo, e i Vortici del Proibito sembravano più larghi e si stavano... riunendo? Socchiuse gli occhi. Doveva farla finita subito! Disperatamente, si accucciò sul suo disco e scattò. Ma Lance lo aveva anticipato, e malgrado tutto schivò con un singolo batter d'ali.
"Iperraggio." Ash urlò per il dolore, colpito alla schiena e scaraventato verso l'alto come se fosse stato centrato da un tir. Rovinò sul tetto di un palazzo, rimbalzò e continuò a precipitare fino alla mansarda di un altro edificio, dove la sua caduta finì. Debolmente, si rialzò, usando la spada come una stampella e sputando sangue.
"Bene, è stato un bel duello, Ashura," stava dicendo Lance, sopra di lui, mentre volava a punto fisso sbattendo lentamente le ali. "In tutta onestà, mi hai messo in difficoltà, alcune volte, sei molto veloce." Puntò ancora le palme contro di lui. "Ma purtroppo ora devi morire. Iper-ugh!" Una figura era balzata da chissà dove, afferrandolo in una salda presa da dietro. Lance sbattè disperatamente le ali, ma l'assalitore lo costrinse ad atterrare sul tetto. "Cosa? Chi osa? Argh!"
"Io oso," rispose una voce profonda, quella di sagoma che continuava a tenere saldamente il Maestro di Drago, rendendolo inoffensivo. Ash respirava a fatica, un po' per la stanchezza un po' per il dolore fisico. Ma fu abbastanza sorpreso da balzare in piedi, dalla sua posizione inginocchiata.
"Brock?"
"Ciao, Ash." Due sottili occhi familiari lo guardarono da dietro la spalla destra di Lance.
"Brock?" urlò Lance. "Credevo fossi morto!" Brock sorrise tristemente.
"Acqua passata." Il Maestro di Drago cercò fieramente di divincolarsi, ma fu tutto inutile perchè il corpo muscoloso dell'assalitore era decisamente troppo forte.
"Che stai facendo? Lasciami!"
"No." Ash guardò il suo vecchio amico, confuso.
"Brock? Credevo mi odiassi. Perchè mi stai aiutando?" Brock gli rivolse nuovamente la sua attenzione. C'era un'aria melanconica nel suo volto abbronzato.
"Ho capito una cosa, Ash. Una cosa su me stesso. Per la prima volta in tutti questi anni ho trovato un momento per pensare liberametne, senza tutta la mia rabbia, senza il dolore del mio passato. E mi è costato l'unica donna che abbia mai amato, che non solo mi ha salvato la vita, ma ha sacrificato la sua per la mia." Ash deglutì a vuoto.
"Suzie? Suzie è morta?" Lance era furibondo.
"Quella puttana? Ti ha salvato? Sapevo che avrei dovuto tenerti meglio d'occhio!" Il volto di Brock si oscurò, e la sua presa attorno al torso di Lance si serrò ulteriormente. Il Maestro di Drago urlò in agonia, mentre le ossa scricchiolavano dolorosamente.
"Comunque, Ash. In quel momento di luce, ho capito cosa sono diventato. E so che non è niente di buono. E la cosa peggiore è che tutto il dolore, la sofferenza, è ancora tutto dentro il mio cuore, nel profondo. Non potrò mai liberarmene. Sento ancora il bisogno di uccidere... di uccidere tutte le donne. Mi spiace, Ash. Quello che Suzie ha detto su Ivy. E' tutto vero. Ma ho dimenticato ciò che è davvero successo. Non ho mai amato Misty. Le sono solo andato dietro per un po', in cerca di qualcuno da amare mentre ero così sconvolto, all'inizio. Era l'unica ragazza che sembrasse preoccuparsi per me, anche se solo come amica. Ho pensato che potesse essere qualcosa di più, Ma dopo quello che è successo, l'unica cosa che ho saputo fare è stata odiare. Anche il mio amore era odiare. E anche adesso, posso solo odiare. Suzie... me lo ha fatto capire quando ha sacrificato la sua vita per me. Ma ha sbagliato, avrebbe dovuto lasciarmi morire. Ma se io muoio, potrebbe essere anche per questo." Gli occhi di Lance si spalancarono. Terrorizzati.
"No! Brock! Lasciami andare! Non farlo!" Ash non poteva parlare, sentiva la gola gonfia. Anche dopo tutto quello che era successo, svanita la rabbia per ciò che Brock aveva fatto, capì che si sarebbe sempre ricordato di lui come di un amico. Per questo non era riuscito a finirlo, quando ne aveva avuto la possibilità. Ma non poteva davvero voler fale quello che intendeva...
"Questo almeno è un piccolo tentativo per redimersi." Gli occhi del Maestro di Roccia arsero di un'intensa luce marrone, più lucente di quanto Ash avesse mai visto. "Vai via di qui, Ash. Ora. Salva la città. Salva il mondo." Finalmente, trovò la forza di parlare.
"Brock, non devi farlo."
"No!" urlò l'amico. "Devo! O continuerò sempre a uccidere e uccidere e uccidere. Vai, ora. Uccidi Gary. Vendica Misty!" Non c'era altro da dire o da fare. Ash chiuse gli occhi e li riaprì.
"Addio, Brock. Mi ricorderò sempre di te. Come di un amico." Si voltò, si accucciò, generò il suo disco di Levitazione sotto i piedi. Mentre decollava e si dirigeva verso il Palazzo dei Quattro Grandi, al centro della città, sentì i suoi occhi inumidirsi, ma non era per la pioggia.
Da qualche parte, dietro di lui, un Maestro di Pokemon si autodistruggeva, portando con sè il suo prigioniero, il palazzo dove si trovava, e tutto ciò che si trovava nel raggio di quasi trenta metri. Ogni cosa venne fagocitata in un'unica enorme palla di fuoco bruno.
Quando Ash raggiunse i piedi del Palazzo, una massiccia struttura coperta di marmo che correva fino al cielo, saltò giù dal disco di Levitazione e sfondò le spesse porte d'ingresso senza troppe cerimonie, entrando avvolto nel suo mantello, reso ancora più nero dalla pioggia. Mentre avanzava nell'ingresso, avvolse il suo corpo con una tiepida aura scura, asciugando la pelle, i capelli e gli indumenti. Il palazzo sembrava deserto, e il suono dei suoi passi echeggiava, rimbalzando sulle pareti bianche. Appoggiò la spada alla spalla, e di nuovo Pikachu assunse la sua forma animale. Proseguì rapidamente, ricordando chiaramente dove andare. Anche dopo tutti quegli anni, aveva ancora stampata nella mente la mappa dell'edificio, esattamente come quella di tutta Indigo City. Dopo tutto, un tempo era stata la sua casa.
Superò velocemente i numerosi corridoi, le svolte e gli incroci che avrebbero fatto sentire uno straniero sperduto come nel cuore di una foresta. Quella era una delle caratteristiche del palazzo, e se qualche forza nemica fosse riuscita a entrare, sarebbe stato più facile difendersi. Non degnò di uno sguardo i dipinti e i trofei appesi al muro. Un tempo, in quel posto si era allenata l'elite degli allenatori di Pokemon, i Maestri, e sebbene fosse ormai fosse tutto cambiato, una volta quelle pareti avevano visto gli scontri dei Tornei della Lega, per decidere chi fosse il migliore.
Infine, raggiunse il centro del palazzo, dove si trovava la scalinata principale. Ma anche se il Palazzo dei Quattro Grandi era una torre, non sarebbe salito. La strada allo stadio coperto, infatti, era verso il basso, e questo era un altro degli aspetti della struttura fatti apposta per confondere eventuali attaccanti.
Sette donne, con addosso lunghi giacconi con cappuccio, che però erano abbassati per mostrare il volto, lo aspettavano. Ash si fermò e socchiuse gli occhi.
"Ciao, Sensei," dissero all'unisono con voce tintinnante.
"Ciao, ragazze," disse morbidamente Ash, rammaricato. Non gli sarebbe piaciuto ucciderle, ma l'avrebbe fatto, se fosse stato necessario. "E' molto che non ci si vede."
"Sì," commentarono ancora tutte insieme. Avanzò, pronto ad agire, ma soprendetemente le sentinelle si spostarono per farlo passare. Si fermò, confuso.
"Non cercherete di fermarmi?"
"Non ti combatteremo, Sensei."
"Perchè? So che amate Gary. E voi sapete che sono qui per ucciderlo."
"Oh, ha ragione! Noi amiamo il Maestro Gary!" Risero contemporanamente, e la loro risata sembrava leggermente folle. "E questo significa che non possiamo ucciderti, anche volento. Dopo tutto, tu sei Sensei! Abbiamo imparato quasi tutte le nostre tecniche da te, durante le Guerre Oscure." Si scansarono ulteriormente. "Avanti! Passa!" Ash camminò lentamente fra di loro, osservando i loro volti graziosi.
Graziosi... ma vuoti. Quelel ragazze sembravano vive, e respiravano. Ma dentro, e lui lo sapeva, erano morte.
Era tutto silenzioso nella gigantesca arena sotterranea. Un silenzio che sapeva di abbandono. Di forma rettangolare, il campo dei Maestri di Pokemon aspettava nei più oscuri recessi della caverna artificiale, scavata in profondità nel terreno dell'Indigo Plateau, sotto la torre dello stadio. Abbastanza in profondità che la roccia grigia del complesso non era mai stata toccata dalla luce vita del sole; c'era solo il danzante luccichio aranciato delle torce, appese alle mura e tutte intorno lungo i corridoi fra le centinaia di posti a sedere. Nonostante il calore delle fiamme, sembrava tutto avvolto nel gelo dell'oscurità di una delle più cupe, terribili notti - sebbene si trattasse di una tenebra più spirituale che fisica. Una sagoma in mantello grigio aspettava al centro dell'arena - un'arena costruita, originariamente, per le finali della vecchia Lega del Pokemon. Più grande dei quattro campi di battaglia elementali e dello stadio che ospitava le semifinali; quella era l'Arena dei Maestri. Un singolo occhio rosso brillò fra le ombre del volto nascosto dal cappuccio.
Fino a quanto, nel punto più alto dello stadio, oltre gli ultimi sedili delle gradinate esterne che circondavano il campo, una delle doppie porte che erano piazzate ai quattro punti cardinali esplose, liberando una tenue pioggia di acciao, legno e roccia. I detriti furono scareventati con tale forza che alcuni superarono gli spalti e incontrarono il suolo dell'arena. Passarono parecchi secondi prima che un piccolo frammento di roccia rotolasse lungo il pavimento e, rotolando, colpisse finalmente lo stivale nero dell'uomo col mantello grigio. Il ciottolo si disintegrò.
"Benvenuto... Ash." La voce di Lord Garick era soffice e lieve, ma arrivava riempiva facilmente l'aria della caverna. Rieccheggiò a lungo, fino a svanire. "O dovrei dire... Ashura?" Niente gli rispose, se non gli ultimi mormorii di assestamenti di ciò che restava della porta. E soprattutto non gli rispose l'ombra scura che, improvvisamente, emerse dall'apertura oscurata e lo squadrò dall'alto della gradinata che dominava lo stadio, parecchi metri più in giù.
"Assassino. C'è solo una cosa che mi soddisferà, ora," disse Ash con una voce terribilmente priva di vita. "Ed è farti morire una seconda volta... e per sempre." Lord Garick - Gary - lo guardò, o almeno così fece la scintilla rossa dietro il cappuccio. Improvvisamente si lasciò sfuggire la rozza parodia di una risata, che però sembrava più autoironica che altro.
"Perdonaci. Ash," ridacchio. "Ma devi capire che è terribilmente divertente, detto da te. Non hai ancora capito cosa sei, ormai?" La voce era familiarmente sarcastica, ma c'era anche un'altra emozione, impossibile da tradurre. Ash chiuse gli occhi, poi lo riaprì.
"Io lo rifiuto." Gary aprì le braccia, ancora coperte dal mantello grigio. Ma la sua mano destra era ora scoperta: un'artiglio in tinta unita, con tre dita arrotondate; acuminate unghie bianche alle estremità. Il Signore della Lega, antico rivale di Ash, proseguì.
"Rifiuti te stesso? Scoprirai che è impossibile. Noi ci siamo rifiutati tante volte, e siamo ancora qui." Rise ancora, ma sembrò più che stesse piangendo. "Ma questo cambierà presto. Tutto ciò che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto per desiderio di cancellare noi stessi e chiunque altro dal tessuto stesso della vita. La morte della tua donna sta progressivamente liberando il tuo vero io. Come ci si sente ad essere lo strumento finale dell'Armageddon?" Una fitta di dolore attraversò la testa di Ash, con una pressione intollerabile. Sensazioni cupe continuavano a cercare di emergere da dentro di lui, per prendere completamente il controllo del suo corpo. Il volto di Misty continuava a lampeggiare nella sua mente, e ormai poteva a fatica mantenere la sua sanità mentale.
"Se sono uno strumento, sono uno strumento di vendetta." Gary si tolse improvvisamente il cappuccio, rivelando il volto. Gli occhi di Ash si spalancarono, e la sorpresa lo rese momentaneamente inerme. Il volto di Lord Garick era il suo. Solo gli occhi rossi e il tono marrone dei capelli li distingueva. La voce passò dall'ironia all'amarezza.
"Potresti davvero uccidere te stesso? La tua copia?"
"Cosa... di cosa stai parlando?"
"Guarda il mio volto!" urlò Gary. "Il mio corpo! Non è ovvio?"
"Una volta non eri così."
"E' divertente, detto a quel modo. Quando arrivò il Ritorno, scoprii di stare diventando sempre più simile a te. Siamo sempre stati molti somiglianti, ma le cose stavano peggiorando. Mentre tutti quelli dotati della scintilla del dono elementale si evolvevano nel loro elemento, sembrava che io mi stesso evolvendo in... te." Prese un respiro. "Ho sempre avuto dei sospetti sulla mia nascita, ma ho capito tutto quello che è successo solo quando finalmente mi sono confrontato col professor Oak, mio nonno... anche se ovviamente non eravamo parenti, almeno non di sangue." Il suo occhio rosso si socchiuse. "Mi ha detto tutto, proprio prima che lo uccidessi."
"S-sei... stato tu? Abbiamo sempre dato al Team Rocket la colpa di quell'omicidio!"
"Oh, sono proprio stato io, è vero. E sono fiero di aver distrutto quel malato esempio di essere umano. Voleva giocare a fare il dio, avrebbe scoperto che gli dei non sono immortale. Sapeva della Profezia Proibita, Ash, prima di tutti quanti. Sapeva di te... e delle tue ragazze, Misty e Vally. E che un giorno, saresti arrivato, e il destino di tutto il mondo sarebbe finito sulle tue spalle. Oh, sembrava così nobile mentre mi spiegava le sue ragioni! In qualche modo aveva capito che tua madre, Cordelia, ti avrebbe dato alla luce. Se l'è fatta amica, l'ha spiata, aspettando ciò che sarebbe successo. E quando lei ti concepì, con un uomo che neppure era suo marito, tra l'altro, lui le si appiccicò come una bambinaia a un neonato. Ma terrore! Orrore! A metà gravidanza, sembrò che avrebbe abortito! Se tu non fossi nato, tutta la speranza sarebbe andata perduta!" Si fermò ancora, e i suoi occhi brillarono di un rosso profondo. "Lo sai cosa fece allora? In qualche modo, riuscì a estrarre alcune tue cellule mentre eri ancora nell'utero di tua madre. Poi, usando un po' di tecnologia acquisita dai laboratori di clonazione di Cinnabar Island, ha creato me. Anche se sono nato prima, io sono il tuo clone, Ash." Rise ancora, e denudò completamente il suo braccio sinistro, mostrando una pelle smorta e opaca come il mantello che l'aveva coperta. Poi mostrò ad Ash le sue dita, rivelando tre gonfi polpastrelli. "E non contento di quello che aveva fatto, mi incrociò con le cellule di quel mostro psichico che tu conosci come Mewtwo. Voleva creare il superuomo. E invece, creò me. Un mostro." Ash non poteva parlare, sconvolto dalla rivelazione. Gary... era il suo clone? Il Signore della Lega scosse il capo, amareggiato. "Ma è stato solo uno spreco! Tua madre non ha abortito, malgrado tutto. Così sei nato tu, il vero primo nodo della profezia. E io ero di troppo." Guardò il suo braccio amorfo. "Eravamo di troppo." Di nuovo, levò lo sguardo in alto. "Questo spiega perchè eravamo così rivali, Ash, non è così?"
"Ma non ha senso..."
"Certo che ce l'ha! E visto che mio... padre... il professor Oak, amava così tanto la profezia, ho trovato il modo di invocarla di nuovo, di contorcerla perchè distrugga il mondo anzichè salvarlo. E come ho detto prima, la cosa migliore sarebbe se fossi tu a farlo! Combattimi, Ash! Mostra chi sei davvero!" Recitò gli ultimi versi della profezia.
"Figlio della notte, figlia del mattino,
Chi è sincero fino alla fine?
Perchè il mondo sia lavato
Chi porta la tenebra deve spargere
Il sangue della verità
Che possa crescere dal seme della morte."
Ash socchiuse gli occhi.
"Io ti combatterò, ma non lascerò vincere il mio altro lato. Non lo farò. Ho promesso a Misty che avrei salvato il mondo, e non tradirò la sua memoria." Gary si grattò quel collo così simile a quello del rivale.
"Ma come ho già detto, puoi davvero uccidermi? Io sono un tuo clone. Io sono te."
"Mi ucciderò volentieri... ma non prima di averti mandato all'inferno," ruggì. Senza paura, saltò giù dalle gradinate, e l'aria intorno a lui gonfiò il suo mantello. Il terreno tuonò quando, finalmente, atterrò parecchi metri più in basso, proprio davanti a Gary. Pikachu era ancora sulla sua spalla, pronto. "Ma ti sbagli su una cosa. Anche se i nostri corpi sono identici, tu non puoi essere me. Tu odi la vita, al punto da volerla distruggere completamente. Ma questa è una forma di resa. E Ash... lui non si arrenderebbe mai." Si mise di profilo, sistemando il mantello su una spalla. "Finalmente avremo la nostra rivincita." Pikachu balzò accanto al suo stivale.
Gary sorrise e si mise un dito sul naso, su quel naso identico a quello di lui. Anche lui posò di profilo e sollevò il mantello.
"Sono pronto... fratello. Ma prima-" Gli lanciò un piccolo oggetto. Ash lo afferrò senza guardare. "Questa è la tua medaglia di Campione della Lega, Ash. Ho capito che quanto me l'hai data, è stato come se avessi pietà di me. Non la meritavo, ma ho potuto averla lo stesso. Bene, ora, se davvero la merito, la strapperò dalle dita del tuo cadavere." Rimasero immobili, separati da pochi metri, al centro dello stadio, circondati da migliaia di sedie vuote. "Aspetta," esclamò improvvisamente Gary. "Manca qualcosa." I suoi occhi rossi si accesero. "E' vero, come ho potuto scordarmelo!" Estrasse una pokeball nera dalla cintura, sotto il mantello. "Jolteon, scelgo te." L'agile, spinoso pokemon a quattro zampe comparve accanto a lui. Era stato il primo pokemon di Gary, evoluto da un Eevee. Ma ora era nero, per adattarsi all'elemento del padrone. E anche i suoi occhi erano rossi. "Ora è tutto pronto." Gary si piegò leggermente.
"Sì," anche Ash su preparò.
Gli occhi di Gary si socchiusero. Poi scattò in avanti, assieme al suo pokemon, con tale velocità che quasi sembrò scomparire. Un istante dopo, anche Ash si mosse assieme a Pikachu, troppo rapido per esere seguito da occhio umano. Si incontrarono al centro dello stadio, proprio sopra il grande logo della Lega del Pokemon che decorava il pavimento marmoreo. Jolteon caricò Ash, e Pikachu fece lo stesso con Gary. Schivando, il Signore della Lega attaccò l'avversario con un pugno, mentre Ash evitò agilmente il pokemon e sferrò un calcio laterale. La mano e il piede si bloccarono a vicenda, crepitando, ed entrambi ruotarono indietro, verso i rispettivi pokemon. Mentre Pikachu si trasformava nella Spada d'Ombra e Ash afferrava e soppesava l'arma, anche Jolteon assunse l'aspetto di una katana nera, che Gary afferrò e usò pewr incontrare l'acciaio rivale. Per un attimo i due cercarono di avere la meglio l'uno sull'altro, ma le forze si equivalevano, e infine si divisero e cominciarono a colpirsi con una serie di calci, e gli stivali cominciarono a polverizzarsi. Gary lo guardò in faccia, poi si protese in avanti, afferrando Jolteon per la collottola.
"Ottimo... Jolteon, Scarica d'Ombra!" Lanciò il suo pokemon verso Ash, ed esso scattò con tanta velocità da sembrare una piccola cometa. Ma proprio mentre Gary finiva di impartire l'ordine, il suo avversario rispondeva a tono, afferrando Pikachu e usandolo come scudo.
"Pikachu, Repulsione Oscura!" La scheggia crepitante colpì con forza la piccola figura del suo topo elettrico, e Ash venne spinto all'indietro contro il muro al limite dell'arena, ruotò su sè stesso e si spise verso Gary con tutte le sue forze, facendo nuovamente trasformare Pikachu in una spada. Questa volta fu Jolteon a fare da scudo al padrone, che lo afferrò e lo mise davanti a sè.
"Jolteon, Scudo Elettrico!" Una semisfera di crepitante energia nera li avvolse. Vedendola, Ash si voltò e vi ci atterrò sopra coi piedi, ignorò il dolore della scarica e tornò verso l'esterno del campo di battaglia, si diede ancora una spinta contro il muro e questa volta si preparò a colpire Gary da una direzione sprovvista di difese.br /> "Pikachu, Scarica d'Ombra!" Lanciò Pikachu in avanti, e il pokemon venne avvolto dall'elettricità e si scagliò contro il bersaglio. Ma questi si era già voltato, e deviò l'attacco con un violento calcio, mentre Ash atterrava a terra, scivolava e calciava il Jolteon di Gary, facendono volare in aria.
Mentre uno saltava per afferrare Pikachu, l'altro faceva lo stesso nella direzione opposta, per riprendere il proprio pokemon. Poi atterrarono e si scagliarono ancora l'uno contro l'altro, incontrandosi nuovamente al centro dell'arena, proprio dove avevano iniziato, usando ancora le loro Spade d'Ombra. Le lame, identiche, danzarono in una serie di rapide manovre, e infine i due si separarono nuovamente, scivolando bassi sul terreno fino a fermarsi. Era entrambi inginocchiati a terra, e respiravano pesantemente.
"A questo ritmo, Ash, perderai." Improvvisamente, una ferita apparve sul braccio di Ash, e il sangue cominciò a bagnare il pavimento dell'arena. Il ragazzo ignorò la cosa. "Ti sembra di combattere ad armi pari. Ma è tutta un'illusione, sto solo giocando con te. Posso ucciderti quando voglio." I suoi occhi rossi brillarono cupi. "Ho abbracciato la mia eredità Proibita. Devi farlo anche tu, o morirai." Ash strinse la sua mano guantata attorno all'elsa della sua spada.
"Non mi arrendero mai più a quella parte di me stesso." Gary sorrise, un ghigno terribilmente simile a quello dell'altro.
"Non vuoi vendicare Misty?" Ash chiuse gli occhi, tentando disperatamente di combattere le tenebre che ancora tornavano a crescere in lui, assieme al ricordo legato a quel nome. "Non lascerò mai che questo mondo conosca la morte."
"Allora morirai, e con te il mondo."
Misty si svegliò con la strana sensazione di avere uno specchio davanti a sè. Aprì gli occhi. Era Valdera. Se ne stava appoggiata al muro di un vecchio vicolo, e la fissava, tenendosi la pancia da cui fuoriusciva parecchio sangue, che macchiava di rosso i suoi vestiti e il mantello bianco. Misty guardò il suo corpo, appoggiato sulla parete opposta della viuzza. Non fu sorpresa di trovare lo stesso spettacolo nello stesso punto del suo torso. La guardò e sorrise.
"Allora questo significa che sto per morire. E se quello che mi hai detto è vero, anche tu morirai." Valdera non ricambiò il suo sorriso triste.
"Ti sbagli su entrambe le cose. Tu vivrai. Io vivrò." Misty guardò ancora la sua ferita. E quella corrispondente, sul corpo di Valdera.
"Non capisco come. Abbiamo già perso troppo sangue. E penso che forse gli organi interni sono danneggiati." Chiuse gli occhi, sentendosi profondamente addolorata. "Sono stata così stupida. Ma era così felice di vedere... qualcosa di simile ad Ash, e non ho seguito i miei istinti."
"Sei stata stupida," commentò Valdera. "Ma non quanto me. Se non avessi avuto paura, avrei continuato... quello che stavamo facendo su quell'edificio. E tutto questo non sarebbe mai accaduto." Si mise in ginocchio, e provò lo stesso dolore ch provava la sorella. Ma continuò a strisciare verso Misty, pur sentendosi prossima alla fine. "Ma ora, aggiusterò quell'errore. Era... è il nostro destino. Siamo una persona sola. E ora questa verità non sarà più solo spirituale, ma anche fisica."
Le mani di Misty si levarono verso l'alto, a palme aperte.
Quelle di Valdera fecero lo stesso.
"Prima o poi, tutte le divisioni diverranno una sola unità."
Una luce purissima scacciò le tenebre.
Ash si sentiva strozzare, mentre un anello di energia dorata gli avvolgeva la gola e lo sollevava in alto, nell'aria sopra l'arena. Entrambe le mani cercavano di liberarsi da quella morsa, ma inutilmente. Il sangue gocciolava da parecchie ferite e tagli sul suo corpo. Al suo gianco, Pikachu era in condizioni identiche.
Gary li guardava coi suoi occhi rossi, e il suo arto grigio, proteso nella sua direzione, era avvolto dalla stessa luminosità metallica.
"Divertente, vero Ash? Sono un tuo clone, ma quasi sempre un clone non sopravvive mai al suo originale. Quando si fa una copia, quasi sempre si perdono alcuni dettagli." Rise del sarcasmo insito nella sua voce, che riecheggiava nell'aria. "Ma nel nostro caso è diverso. Il professor Oak sarà anche stato un dannato bastardo, ma devo ammettere che era anche un brillante scienziato. Voleva essere certo che il bambino della profezia sarebbe stato la creatura più potente del creato. Non usò solo elementi Proibiti, ma anche il più forte di quelli convenzionali, l'elemento della Psiche." Soffiò via una ciocca di capelli bruni dagli occhi, un gesto così familiare che Ash si sentì nauseato. "Scommetto che neppure sai chi ha davvero ucciso tua madre, vero?" Tutto il mondo divenne immobile, e il dolore nella sua gola scomparve, dimenticato assieme al bisogno di respirare. "Esatto!" Gary sogghignò. "L'attacco che ha distrutto la vecchia città di Pallet era anche mio! Ovviamente, non era quello mio piano. Ero sulle colline sopra Pallet Town, e contemplavo l'idea di incontrare mia... madre. E' stato giusto dopo aver ucciso il professor Oak. Ma poi ci ho pensato così tanto da accumulare un'enormità di energia Psichica per la collera, e in qualche modo dovevo liberarmi. Poi ho visto casa tua, e improvvisamente ho perso iol controllo. L'istante dopo, Pallet Town era un cratere." Le tenebre invasero il campo visivo di Ash, mentre sentiva il suo controllo scivolare. Quando si voltò per guardare Pikachu, notò che i suoi occhi blu stavano lampeggiando di rosso. Aveva la stessa espressione di orrore tracciata sul suo volto. "Coraggio, Ash! Lasciala scorrere! Avrei dovuto sapere che avresti perso il controllo, una volta capito come è morta tua madre. Sei sempre stato il suo cocco." Gary agitò il suo arto avvolto di energia in direzione dei suoi piedi, poi verso Jolteon, che in tutto quel tempo era rimasto quietamente seduto al suo fianco. Entrambi cominciarono a librarsi in volto. Intanto, girò il volto verso il centro dello stadio, fissando i suoi occhi rossi sul logo della Lega. Una piccola spirale cominciò a formarsi su di esso, e crebbe rapidamente, diventando un turbine purpureo. Grida e strilla inumane arrivavano dall'interno. Ash osservò la voragine, e con grande orrore scoprì che ancora stava perdendo il controllo di sè. Sapeva che presto avrebbe distrutto il mondo assieme agli altri Proibiti, proprio come Gary voleva.
"Eccolo!" Urlò il suo rivale, gioioso. "L'ultimo Vortice Proibito! Questo stadio è una torre capovolta... l'ultima Torre del Terrore. Quando questo incontrerà gli altri, tutta la stupida, perversa vita cesserà di essere! La vita è vuoto! E' uno spreco di tempo!" Una violenta esplosione distrusse il soffitto dello stadio, creando una pioggia di detriti di marmo che cadde sul campo di battaglia.
"La vita non è vuoto," la voce di una donna riecheggiò fra le pareti ancora in piedi. "Nè è uno spreco di tempo." L'oscurità lasciò immediatamente il campo visivo di Ash a quel suono familiare. Guardò in alto e spalancò la bocca.
Una donna scivolò giù dalla breccia. Indossava un mantello di un bianco purissimo, che Ash riconobbe con la facilità con cui il cielo avrebbe riconosciuto il sole. Tutte le ombre che li circondavano svanirono di fronte alla luce eterea che emanava da quella figura. I suoi lunghi capelli rossi ondeggiavano attorno alla testa come se stessero galleggiando nell'acqua. Ma c'era una novità, in quella chioma. Una ciocca di un biondo dorato l'attraversava, iniziando sulla fronte e proseguendo fino a raggiungere la lunghezza degli altri capelli. Anche il mantello bianco ondeggiava, mostrando abiti pallidi come la neve.
"M-Misty?" balbettò Ash.
"Pipikachu!" squittì Pikachu, sollevato. Misty gli fu accanto e sorrise. Con un gesto della sua mano, l'anello dorato di energia che stava soffocando lui e il suo pokemon svanì. Ash si aspettava di cadere, visto che non c'era più nulla a tenerlo in aria, ma rimase sollevato da terra.
"In nome delle ombre infernali...?" disse, confuso.
"Non delle ombre, Ash. Della luce," fu la risposta di lei, che aveva ancora la stessa voce ma un tono molto più pacifico del solito. Infine, realizzò.
"Tu e Valdera!" Annuì nello stile che era così tipico di Misty, ma poi sulle labbra si formò un sorrisino sadico, e gli occhi color acqua luccicarono nel modo che tanto amava fare Valdera. In effetti, però, entrambe si erano scambiate le rispettive espressioni più di una volta. Come mai non lo aveva mai notato prima?
"Noooooo!" Gary stava urlando, e i suoi occhi erano letteralmente in fiamme. "Dovevate essere morte! Come potete essere vive? Voi siete morte!" Alzò il suo braccio grigio e distese il palmo per sparare una devastante scarica di potere psichico contro di lei. Misty deviò il colpo col dorso della mano, lanciandolo contro la gradinata ovest, dove esplose portando con sè metà dello spalto.
"Povero Lord Garick," disse con tono duro mentre lo fissava. "Non dovresti sottovalutare una ragazza che ha vissuto una vita di sofferenza."
"Mi accerterò della vostra morte ora!" Strillò Gary mentre si scagliava in volo per attaccare. Ash stava per muoversi e intercettarlo, ma poi capì di non averne bisogno. Misty puntò il palmo in direzione dell'assalitore e lasciò partire un sottile raggio di luce solare. Trapassò il petto di Gary, che urlò mentre veniva scaraventato all'indietro, fino a colpire la gradinata che aveva annientato poco prima.
"Questo dovrebbe bastare," commentò lei, divertita. Rivolse la sua attenzione ad Ash.
"Il Jolteon!" la avvertì lui, notando che il pokemon di Gary era balzato per attaccarla con uno scarica di elettricità nera.
"Quale Jolteon?" Una bolla d'acqua circondò improvvisamente la testa del Jolteon. Scioccato, il pokemon rimase immobile a mezz'aria, e cominciò a precipitare. In preda al panico, durante la caduta liberò una scarica. Ma era un errore, visto che acqua ed elettricità non si mischiano bene assieme, così crollò sul lato orientale dell'arena, svenuto. "E ora," disse Misty ad Ash. "Basta interruzioni." Si avvicinò. Ma Ash scoprì di non poterne fare a meno. La prese fra le sue braccia e la baciò. Lei mormorò qualcosa nella sua bocca, e poi si staccò dalle labbra di lui. "Più tardi." Si divisero. "Ho detto basta interruzioni, e anche quella lo era, anche se è stato divertente." I suoi occhi blu brillavano allegri.
"Sono felice che tu sia viva."
"Anch'io." Guardò in basso, osservando il quarto Vortice Proibito che turbinava al centro dello stadio. "Ma prima pensiamo alle cose serie. Ti voglio raccontare una storia. La storia della Profezia dell'Armageddon. Della Profezia Proibita. Ma non è mai stata conosciuta così. E' stato chiamata a quel modo solo dopo che il Team Rocket l'ha invocata per la prima volta, perchè lo fecero in modo tale che il mondo sarebbe morto. Ironia della sorte, è stato Gary a fermarli, sebbene con un aiuto non piccoo da parte tua e di Valdera... voglio dire, mia. Comunque, un tempo, la profezia era conosciuta come la Profezia della Luce e dell'Ombra. Tanto tempo fa, Luce e Ombra erano comuni come tutti gli altri elementi di oggi. Ma per qualche ragione, sono andati perduti. Nessuno capì perchè, e nessuno ancora oggi lo sa, solo che improvvisamente non nacquero più pokemon di Luce o di Ombra. Presto, questi divennero gli elementi Dimenticati, perchè erano andati perduti da così tanto tempo che solo i vecchi libri dei ricercatori ne provavano l'esistenza." Si fermò, e osservò la sua mano, da cui si sprigionava un'intensa luce bianca. "Poi, i sensitivi di quelle antiche ere previdero, in qualche modo, che Luce e Ombra sarebbero tornati, ma quando lo avessero fatto, sarebbe stato assieme ad un olocausto che nessuno avrebbe mai anche solo immaginato. Per questo la gente ha cominciato a chiamarli elementi Proibiti, perchè credevano che avrebbero portato la fine del mondo quando si fossero riaffacciati. Ma la pace non può durare in eterno. La Luce e l'Ombra non sono stati distrutti, solo sono rimasti sopiti. Il mondo è un bilancio, e nulla può essere davvero distrutto. Ed è questo che è successo quando nacquero un polo di Luce e un polo d'Ombra." Lo guardò seriamente. "Mia madre era il polo di Luce, e tuo padre era il polo d'Ombra."
"Ma... quello che ricordo di mio padre... è che era un uomo che ho odiato." Poi ricordò le parole di Gary, che aveva ritenuto false fin dal principio. Spalancò gli occhi.
"Esatto. L'uomo che ricordi non è il tuo vero padre. Deve averti odiato perchè lo sapeva. Con tutta probabilità, tuo padre è semplicemente svanito, esattamente come ha fatto mia madre, per essere riassorbito nel bilancio degli elementi del mondo, visto che ciò che dovevano fare era stato fatto. E il loro scopo era quello di creare un seme completamente umano per far nascere di nuovo la Luce e l'Ombra."
"E i Pokemon Proibiti?" Lei scosse il capo.
"Come ho già detto, quella è solo una parola che la gente ha creato per descrivere gli elementi che avrebbero portato la fine del mondo. Ciò che conosciamo come Pokemon Proibiti, Diavoli, Demoni, o nel modo che preferisci, quello è solo un altro modo con cui gli elementi di Luce e Ombra possono tornare al mondo. Ma quello è il metodo più brutale." Sorrise ancora. "L'alternativa siamo noi. E' sempre stato il nostro destino, incontrarci e unirci. E' ciò che tuo padre e mia madre vogliono da noi. Ma non abbiamo potuto farlo prima di allora, perchè io ero diviso, e anche tu lo eri, ma non fisicamente."
"Allora l'unico modo per fermare la profezia è unirci? Lo fai suonare molto erotico." Ash sogghignò.
"Non intendevo quello, Ash," Misty ridacchio. "Ma possiamo anche farlo in seguito," aggiunse con malizia. "Volevo dire che dobbiamo fondere i nostri elementi... la Luce e l'Ombra non sono propriamente indipendenti. Sono sempre stati interdipendenti. Uno non può esistere senza l'altro."
"Bene, allora come facciamo?"
"Alza le braccia, così." Lei distese le braccia davanti a sè, puntando le palme contro di lui. "Fatto." Eseguì gli ordini.
"Aspetta." Misty estrasse dal suo mantello bianco una familiare spilla a forma di stella. Ma Ash vide che c'era qualcosa di diverso... "Starmos, scelgo te," disse lei, facendo comparire il suo pokemon stella dalle dieci braccia. Ma invece che del solito colore nero, con un gioiello rosso al centro, era di uno splendente bianco, quello del suo nuovo elemento, e la gemma al suo centro era blu. "Vieni anche tu, tesoro," aggiunse poi, e una piccola scintilla di elettricità bianca si espanse dalla sua mano fino a creare il Pikachu di Valdera... e ora di Misty, visto che erano la stessa persona. "Pikachu," disse lei, rivolta al pokemon di Ash che ancora galleggiava accanto a loro, con un'espressione confusa sul suo muso. "Abbiamo bisogno anche di te."
"Pika!" replicò immediatamente Pikachu, che cominciò ad avvicinarsi fino a chiudere un cerchio attorno ad Ash e Misty, che tenevano le palme delle mani le une rivolte alle altre. C'era un'aria intimidita negli occhi blu del pokemon di lui, mentre guardava il Pikachu bianco di Misty. Erano stati amici molto intimi, anche se il rapporto si era interrotto dopo che Ash aveva abbandonato la Lega.
"Bene," commentò Misty. "Fai esattamente quello che tu mi hai detto di fare al Monte Luna, quando volevi unire i nostri poteri per fermare Missingno."
"Perfetto." Cominciò ad accumulare energia oscura dentro di sè, come se fosse sul punto di attaccare.
"Ora." Sentiva che anche lei stava facendo la stessa cosa, solo usando la Luce invece dell'Ombra. "Ora, pokemon, vedete quello che stiamo facendo... potete fare la stessa cosa?" "Pika."
"Chu."
Il gioiello al centro di Starmos brillò in segno d'assenso.
"Allora," Misty cominciò ad avvicinare le sue palme a quelle di Ash. Lui fece lo stesso, e fu allora che cominciò a sentire l'elemento di lei. Era... meraviglioso. Comse se avesse ritrovato improvvisamente qualcosa di perduto da tanto, tanto tempo. Gli dava un senso di pace. Le labbra rosate di Misty gli sorrisero, e i suoi occhi ammiccarono. Capì che anche lei provava la stessa cosa.
"No," arrivò la voce di Gary da un qualche punto sotto di loro, con un tono allo stesso tempo morto e furioso, sebbene la cosa paresse impossibile. Probabilmente si era del tutto ripreso. Una scarica dorata e nera cominciò a correre verso di loro. Ma Ash e Misty continuarono a sorridersi a vicendo, ignorandolo, come se le urla e gli attacchi fossero l'irritante ronzio di una zanzara. E in effetti la salva di colpi sembrò del tutto inutile, perchè venne interamente assoribita dalla pulsante aura nera e bianca che i pokemon stavano generando attorno ai due. "Non ve lo permetterò!" urlò ancora Gary, con voce ormai affranta. "Il mondo deve morire, e tutti con esso!" Il suo corpo venne avvolto da una fiammata bronzea, che distrusse ciò che lo circondava mentre si scagliava contro di loro.
Ash capì che era venuto il momento di agire quando gli splendidi occhi blu di Misty si allargarono leggermente. Entrambi fissarono il Vortice Proibito, e solo per coincidenza anche Gary venne a trovarsi sulla stessa linea visiva.
"Il bilancio deve essere fissato," dissero simultanamente, anche se Ash non capì da dove venissero quelle parole. Le sapeva e basta. Guardò Misty.
"L'Ombra è Luce." Lei ricambiò lo sguardo.
"La Luce è Ombra."
Le loro mani si unirono, e con esse i loro elementi.
Guardarono in basso, verso un Gary ora terrorizzato dalla portata dell'energia elementale che avevano evocato. Era tanto grande che l'intero Palazzo tremava, e frammenti di marmo, polvere e detriti scivolavano attorno a loro.
"Caliga Illustro!"
La sfera di energia bianca e nera pulsò un'ultima volta, poi si espanse.
Tutto venne avvolto dalla Luce e dall'Ombra.
Bruno era impegnato a strappare la testa di un altro Pokemon Proibito quando la terra prese a tremare, come per un terremoto. E non era una patetica scossa che avrebbe potuto generare un Maestro di Roccia, era un sisma in tutta la sua potenza. Cadde sulla passatoia della barricata, continuando a vibrare assieme ad essa. I Pokemon Proibiti che cercavano di scalare la muraglia vennero scaraventati a terra, dritti sulla marea di compagni che cercavano di arrampicarsi a loro volta.
"Che diavolo succede?" urlò.
"Signore! E' il Palazzo! Guardi!" Bruno si voltò, dando le spalle al nemico per osservare il cuore della città che stavano difendendo. Sull'orizzonte, le mura di marmo della torre del palazzo sembravano pulsare, come se qualcosa stesse cercando di uscire fuori. Le onde sismiche che sconvolgevano la zona avevano lo stesso ritmo di quelle pulsazioni. Estrasse il comunicatore.
"Giselle! Cosa dice l'SRE?"
"Bruno?" l'arrogante voce di lei era offuscata dalla statica. "Il mio SRE? Non posso poprio dirtelo! E' appena esploso fra le mie mani!"
"Dannazione!" Esclamò Bruno, inquieto. "Per le ombre dell'inferno, che ha combinato Ashura?" Proprio in quell'istante, uno Scyther Proibito piombò su di lui, e Bruno urlò, maledendosi per quella fatale distrzione. Proprio prima di mozzargli il capo, il pokemon si bloccò. Cominciò a lampeggiare, cambiando colore. Diventando bianco. Un paio di occhi blu lo fissarono da quella testa di serpente, che per un attimo sembro quasi sorridere, prima di volare via.
"Non le ombre, signore," commentò la Psichica avvicinandosi a lui e porgendogli la mano per aiutarlo a rialzarsi. "La luce." Bruno accettò l'aiuto e si rimise in piedi, stordito. Tutti i pokemon neri erano improvvisamente diventati bianchi, proprio come aveva fatto lo Scyther un istante prima di ucciderlo. Il rosso degli occhi era stato rimpiazzato dal blu. Avevano smesso di attaccare, e sembravano ritirarsi, strisciando, marciando, scivolando o volando via in maniera ordinata e pacifica. L'orda nera che li aveva assaliti era diventata una marea bianca, che si allontanava dalla barricata e si dirigeva verso dove era venuta.
Un mormorio lontano raggiunse le orecchie di Bruno, che si voltò verso dove si trovava il Palazzo dei Quattro Grandi. Le mura stavano lentamente svanendo, e dall'interno sembravano partire innumerevoli raggi di energia elementale nera e bianca, che riempivano l'aria. Scorrevano nel cielo come una gigantesca falciatrice, e dove colpivano una nube la pioggia cessava all'istante, come se fosse stato chiuso il rubinetto.
E poi Bruno vide qualcosa che non aveva più visto in molto, molto tempo.
I naturali, dorati raggi del sole.
Le ombre che avevano coperto la terra se ne erano andate.
C'era solo il profondo azzurro del cielo.
E anche se i suoi occhi lacrimavano per la luminosità a cui si erano disadattati dopo una settimana di tenebra, scoprì di non poterli chiudere, e accettò il fastidio.
Saltò in aria dalla gioia.
La Psichica lo guardava con aria straniata.
"Tutti i ribelli sono strani come te?" Bruno la guardò, e capì che doveva essere davvero uno spettacolo strano. Pensò a Erika, a Giselle e agli altri.
"Fidati, sono senz'altro quello meno preoccupante del gruppo."
"Farò finta di non aver sentito," fu la risposta.
Era così felice che finì con l'abbracciarla, e l'espressione sul viso di lei fu una delle cose più appaganti che avesse mai visto.
Laselle guardava le rovine della torre del palazzo. Dopo la liberazione della Luce e dell'Ombra, non c'era altro che un buco sul terreno, o almeno era questo ciò che poteva vedere. "Lo sapevo!" urlò al colmo della gioia. "Sapevo che Ash ce l'avrebbe fatta!" Balzò in cima al parapetto della barricata e cominciò a ballare, scompigliandosi i lunghi capelli bruni. Una giovane donna, avvolta nel mantello giallo da Maestro di Tuono, la guardò con aria oltraggiata.
"Se non fosse per il Pokemon Supremo Flint, sarei tentata di darle un bell'elettroschock. Se lo merita."
"Questo la metterà a tacere," disse seriamente Junior, o JT, come ormai aveva deciso di definirsi, mentre si avvicinava a lei. Ma se il Maestro di Tuono pensava che le avrebbe maturamente sgridata, sarebbe stata terribilmente delusa.
"Attacco solletico!" urlò JT mentre le balzava addosso.
Erika era l'unica a ricordarsi dell'appuntamento con gli altri, ai moli occidentali del Plateau. Ovviamente, essendo di stanza alla barricata sulla Quinta Strada, era anche l'unica a poter vedere il luccicante turchese dell'oceano in lontananza, quando i colori del cielo e del mondo tornarono normali.
Corse lungo la strada, scortata dai soldati della Lega, che osservavano preoccupati il suo orologio. O almeno al polso nudo dove speravano di trovarne uno. Invece, Erika guardò il cielo e cercò di giudicare l'ora in base alla posizione del sole. Era un po' arrugginita, visto che era molto che non lo faceva più, e quindi probabilmente avrebbe sbagliato di un paio d'ore. Mentre si avvicinavano al porticciolo, improvvisamente un gruppo di persone tese loro un'imboscata, putando archi e spade contro il gruppo. Il cuore di Erika balzò in gola, e si sentì quasi colpita da un infarto. I tre poveri soldati che si era portata dietro alzarono le mani in segno di resa, terrorizzate. Tre donne, vestite da marinai, coi capelli rispettivamente biondi, viola e rosa, spuntarono dal nascondiglio dietro un edificio.
"Voi! Feccia della Lega!" esclamò Daisy strappando pericolosamente il fiore che teneva fra i capelli. "State lontani dal Maestro d'Erba, e nessuno si farà del male."
"Daisy!" Sospirò Erika, sollevata. Poi notò le divise verdi e marrone degli uomini, e cominciò a riconoscere i visi degli Allenatori di Forza di Bruno, anche qualcuno dei suoi Allenatori d'Erba. Si voltò verso i soldati.
"Oh, lasciateli stare!" rise. "Sono dalla nostra parte, ora." Violet strabuzzò gli occhi.
"Cosa?"
"Quello che ha detto," aggiunse Lily.
"E' una lunga storia..."
Duplica sedeva fra le rovine di un vecchio edificio collassato, contemplando la sua vita. Aveva amato Ash, lo sapeva. Ma sapeva anche di non aver detto tutta la verità, quando aveva spiegato di aver lasciato perdere quei sentimenti malati nell'istante in cui aveva scoperto la loro parentela. Era ancora molto confusa. E sapeva anche che ciò era legato ai suoi sentimenti di abbandono e solitudine che aveva provato fin dalla tenera età, e anche adesso era così sola. Quando aveva incontrato Ash, qualcuno che le era sembrato uguale a lei, forse era stato naturale provare quei sentimenti. La linea fra l'amore romatico e quello fraterno era decisamente sfocata, nel suo caso. Aveva davvero bisogno di trovarsi un bravo strizzacervelli. Sorrise a sè stessa, e si pettinò una ciocca dei suoi lunghi capelli blu via dalla guancia. Poi forse avrebbe potuto cominciare a girare per il mondo e finire ciò che Ash aveva iniziato, cercando di trovare nuove razze di pokemon. Dopo tutto quel macello coi Proibiti, chissà quanti nuovi tipi c'erano. E se non altro, era giovane. E bella. Poteva addirittura cambiare il suo aspetto per incontrare il gusto degli altri, se voleva. Sarebbe potuta essere una stella. O magari-
Un grugnito improvviso la allertò, costringendola a guardare in basso. Spalancando gli occhi, si lasciò andare ad una risata. Jessie e James la fissarono offesi, mentre tiravano un malandato carrello di legno lungo la strada.
"Oh!" esclamò Jessie con la sua voce acuta. "Sei tu! Non prenderti gioco di noi, ragazzina, e aiutaci a tirare questo carro!" Duplica continuava a ridere.
"Grazie dell'offerta, ma devo rifiutare. Il lavoro manuale è qualcosa che proprio non mi attira." Guardò il carrello. Sembrava provenissero dei mormorii soffocati dal suo contenuto. "Ma cosa avete preso, comunque?"
"Oh, solo Butch e Cassidy," spiegò Jessie cercando di suonare annoiata. "Siamo riusciti a sconfiggerli facilmente. Ora li portiamo a Fuchsia, a vedere se qualcuno può pagarci la taglia." James si grattò la nuca.
"Ma, Jessie, se non ricordo male, stavamo tutti scappando dai pokemon Proibiti, e mentre erano distratti li abbiamo colpiti e legati, giusto?" Jessie gli diede un meritato cazzotto sulla testa. "Ow!" Duplica individuò un pokemon bianco fra le loro gambe.
"E quello non è il vostro Persian, giusto? Quello è una femmina!"
"Beh," replicò l'altra donna. "Questa qua ha battuto Persian, ma ha detto di averlo fatto solo perchè voleva punirlo per averla lasciata sola. Il suo obiettivo è sempre stato quello di ritrovarlo e unirsi a lui. Dopo tutto lo ama. Per cercarlo, ha usato all'inizio ha usato il Team Rocket, e poi la Lega. Il nostro Persian è ancora svenuto sul carro, accoccolato sopra Butch e Cassidy."
"Oh," commentò Duplica, come se avesse capito tutto quello che era successo.
Rainer osservava stupito il cielo azzurro. Poi si voltò verso i numerosi civili che danzavano per le strade. Aveva girato il centro in lungo e in largo, ma non era mai incappato in nulla di particolarmente interessante, fino ad allora.
"Mi sono perso qualcosa?" urlò senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Giselle era molto più interessata ai resti del suo SRE, piuttosto che a ciò che stava accadendo attorno a lei.
"Ce l'ha fatta! Deve avercela fatta!" stava urlando il generale Kas, euforico. In effetti, stavano tutti gridando a squarcia gola, contemplando il sole come se fosse un dio. Giselle continuò ad ignorarli e raccolse lo strumento fra le sue dita. Si lasciò sfuggire uno strillo acuto quando una piccola scarica elettrica le attraversò l'indice. Infastidita, se lo succhiò e fissò i circuiti, ancora fumanti, con odio.
"Di certo quella era la traccia elementale di Ash... ma quell'altra era di Misty?"
A sud dell'Indigo Plateau, vicino a dove un tempo c'era la Foresta di Viridian, sorgeva una vasta foresta verdeggiante. Spessi tronchi bruni torreggiavano in cielo, formando con le loro foglie un ampio tetto color smeraldo. Negli anni, la foresta era cresciuta, estendendosi al punto da incontrare un certo fiumiciattolo, appena sotto una cascata. Lungo le sponde, crescevano dei piccoli fiori rossi. Il suono della corrente riempiva le orecchie, e il fresco aroma dell'acqua e delle rose vagava nell'aria.
Era uno scenario perfetto per quella giovane coppia che si era data appuntamento proprio lì. Lei era una splendida, giovane donna, con lunghi capelli rossi, a parte una ciocca bionda, seduta sulla riva e con le gambe lasciate a ciondolare oltre la sponda. Indossava un lungo mantello bianco con cappuccio, e vestiti delo stesso colore. Lui, un giovane di bell'aspetto, era appoggiato al tronco di un albero vicino, e i suoi lunghi capelli neri continuavano a cadergli sugli occhi. Anche lui aveva un mantello, ma, a differenza di quello di lei, era nero. Un piccolo topo elettrico nero sgranocchiava una mela ai suoi piedi, assieme ad un altro Pikachu, bianco.
Misty stava completando il pokedex di Ash, inserendo le nuove specie che ancora lui non era riuscito a catalogare.
"Dovrei inserire due voci per Starmos, una nera e una bianca, qui?"
"Non saprei," rispose Ash, grattandosi la testa. "Forse dovresti dare a quello bianco un nuovo nome."
"E come lo dovrei chiamare?"
"Stardungs?" Lei sbattè le palpebre.
"Fa finta che non te l'abbia chiesto." Tornò a giocherellare col pokedex. Poi si distrasse ancora. "E questo cos'è? Non sapevo che esistesse un pokemon chiamato Misty, come me." Gli occhi di Ash si spalacarono. Balzò in avanti nel tentativo di strappare l'apparecchio dalle sue dita. Troppot tardi.
"Misty... fastidiosa donna che mi fa semplicemente ribollire il sangue." Lo guardò coi suoi occhi blu avvampati da un debole luccichio. Ash gesticolò.
"L'ho scritto quando ancora ero arrabbiato con te! Non puoi tenerne conto ora che ci siamo spiegati!"
"Ora dovrai spiegarti da zero," ringhiò lei mentre gli saltava addosso, spingendolo a terra. Cominciò a spintonarlo, cercando di girarlo prono e di piegargli le braccia dietro la schiena, per renderlo inoffensivo. Lui la guardò, pensando disperatamente a qualcosa che potesse distrarla dall'argomento. Sentendo col pollice qualcosa di freddo e duro sulla mano sinistra di lei, trovò subito la risposta che cercava. Afferrò il dito e lo portò sotto i suoi occhi.
"Ah-a!" disse vittorioso. "Lo sapevo! Porti quell'anello che ti ho dato quando te ne stavi andando, e mi hai fatto scappare via con la coda fra le gambe. Lo hai sempre portato, vero?" Misty sembrò imbarazzata e lo liberò dalla presa.
"No comment."
"Questo significa che hai accettato la mia proposta! Ora devi sposarmi!"
"Chi lo dice?" Ash si mise le mani dietro la testa.
"Beh... um... le fatine che dicono che quando una donna accetta un anello da un uomo, vuole sposarlo."
"Ha! Ti piacerebbe. Quali fatine?"
"Pikachu?"
"Pikapi... pi pikachu," spiegò seriamente il pokemon.
"Pikachu non è una fata! Lo sai, non devi fare tutti questi giri contorti per entrare nell'argomento. Perchè non ti limiti a fare la persona seria e non me lo domandi?"
"Ma sarebbe noioso." Ancora, lei gli saltò addosso, afferrandogli le mani e strizzandogliele.
"Ho un'idea migliore. Potrei costringerti a domandarmelo, vero? Invece che chiedermi pietà, per fermarmi dovtrai chiedermi di sposarti."
"Vuoi sposarmi, Mistaria?" si affrettò a dire Ash.
"Guarda chi è noioso, ora," esclamò Misty. Ma poi le loro posizioni si scambiarono brutalmente, e lei si ritrovò schiacciata a terra, con le mani stritolate dalla presa delle sue.
"Ora, rispondimi di sì o non la smetterò," annunciò lui con tono crudele.
"Puoi fare di meglio!" Ash usò tutta la sua forza per strizzarle le mani e farla urlare. Ma lei sorrise, per nulla impressionata. Aveva sempre avuto mani più forti delle sue, ricordò disgustato. Lo sapeva dopo tutte le lotte che avevano avuto, specie quando erano bambini. Ash socchiuse gli occhi.
"Bene, allora dovrò fare questo." Si piegò in avanti e cominciò a mordicchiarle la base del collo, appena sotto l'orecchio. Era il suo punto debole, se non ricordava male. Anche quello di Valdera, a pensarci bene. Erano davvero la stessa persona, allora. Stranamente, gli sembrava giusto. Misty cominciò a respirare affannosamente.
"Non vale..." deglutì, poi sospirò. "Ahh... sì."
"Hah! Vittoria!"
"Bene, mi hai fregato." Sospirò ancora e lo guardò, coi capelli rossi, assieme alla ciocca bionda, che le contornavano il volto.
"Non posso credere che sia tutto finito," mormorò Ash mentre la guardava nei suoi profondi occhi blu.
"Non è finita finchè non mi baci."
Invece di rispondere, chinò il capo, pregustando il sapore delle labbra di lei.
E fu assieme ad un gentile bacio, che finalmente fu davvero finita.
FINE
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POKEDEX
PIKACHU OMBRA
Tipo 1: Ombra
Tipo 2: Elettricità
Attacco: Gurenken
Tipo: Lotta
Una rapida, progressiva serie di complesse combinazioni col palmo e i pugni, che può essere variata a seconda della difesa usata contro di essa. Se portata con successo, può essere completata con attacco finale, solitamente un calcio.
Attacco: Nube di Lame
Tipo: Lotta
Quasi tutte gli attacchi con armi da mischia si concentrano su singoli bersagli. In questo caso, invece, vengono colpiti simultaneamente tutti i bersagli a portata. In breve, si ottiene una Nube di Lame.
Attacco: Graffio di Tuono Oscuro
Tipo: Ombra/Elettricità/Lotta/Volo
La versione oscura del Graffio di Tuono deve essere effettuata mentre Pikachu si trova nello stato di Lama d'Ombra. Quanto a effetti e scopi, questo attacco è assimilabile al Fendente Oscuro, ma ha una portata e una potenza notevolmente maggiori.
Attacco: Caliga Illustro
Tipo: Luce/Ombra
L'Ombra non può esistere senza Luce che la generi. La Luce non può esistere senza generare Ombra. Si dice che il bilancio di questi due elementi - noti come elementi Proibiti - può portare la distruzione del mondo, oppure salvarlo.
Note finali: Bene... quattro anni! Ecco quanto è passato. Ho perso il conto delle persone che mi hanno chiesto di finire la storia. Bene, eccoci qui!
Comunque, vorrei ringraziarvi tutti per essere stati così leali a questo racconto, al punto da aspettare così tanto per la fine. Speravo, originariamente, di finirla l'anno scorso, ma, dannazione, il 2001 è stata come una telenovela per me. Qualcuno di voi potrebbe ricordarsi che il mio fratellino ha contratto la leucemia, allora. Beh, si sta ancora riprendendo e sta bene.
Come sempre, vorrei sapere qualcuno dei vostri commenti sulla storia, e visto che questa è la prima versione, mi piacerebbe anche se qualcuno mi indicasse i vari errori che ancora si annidano in essa, con tutta probabilità. Spero di avervi dato un sacco di shock e di sorprese, nel finale. Come mi ha detto una volta un altro lettore, "Adoro le mie sorprese." Ricordo di aver riso a squarciagola! ^_^;;
Bene, fine!
Ace Sanchez
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