Capitolo 1
"Eccoti, finalmente."
Joris fissò in silenzio la collinetta di fronte a lei.
Una delicata brezza serale le accarezzava il viso. Si guardò indietro per assicurarsi di non essere stata seguita. Era completamente sola.
"In fondo, gli unici che avrebbero potuto sono mio padre e mio zio. Per fortuna, entrambi sono lontani."
Tornò a concentrarsi su ciò che aveva raggiunto e parlò, sorridendo, come se davanti a lei ci fosse qualcuno:
«Ne è passato di tempo, vero?»
Nessuna risposta. L'unico rumore che si sentiva era sempre quello degli aliti di vento e di questo ne rimase un po' delusa, nonostante se lo aspettasse.
La chiacchierata in quel luogo era un suo appuntamento fisso, ma quella semplice sera del mese di Thamaen era diversa dalle altre: era una delle poche volte in cui poteva sfogarsi come voleva. Quasi sempre, infatti, suo padre mandava qualcuno ad accompagnarla o semplicemente seguirla, facendola sentire a disagio. Iard, dopo la partenza di suo figlio, era diventato estremamente protettivo nei suoi confronti. Per questo, quelle uscite serali fatte di dialoghi al vento erano l'unico modo che Lady Jorqawd aveva per allontanarsi e uscire veramente all'aria aperta.
La cosa più curiosa era che, mentre il fratello era insieme a lei e al resto della famiglia, raramente avevano avuto modo di avere un discorso che non fosse un semplice saluto reciproco. Lui e il padre, Iard, tendevano a passare insieme le giornate, impegnati ad addestrarsi o a fantasticare su quello che avrebbe potuto riservar loro il futuro. Joris di questo ne era consapevole, perché spesso aveva sentito qualche parola da loro due riguardante le grandi imprese, gli elogi che venivano fatti a suo fratello o quelli che Qarben faceva a suo padre.
Lei e la madre erano quasi del tutto ignorate dal padre, le cui attenzioni erano tutte o quasi per il figlio prediletto. Nemmeno tra di loro parlavano molto, intenta com'era Menna Jorqawd a lavorare, cosa che la faceva somigliare molto a una domestica più che a una moglie fedele. I pochi momenti di tempo libero che aveva durante le giornate erano motivi di sconforto, occasioni per farsi sopraffare dalla noia e dal desiderio irrefrenabile di veder tornare da un momento all'altro o Iard o Qarben, un desiderio che molte volte era fonte di nervosismo. Ora che il marito era impegnato a Nord e il figlio se n'era andato da casa, anche i tanti attimi di lavoro nascondevano un'immensa suscettibilità. Anche per questo motivo Joris evitava sua madre, nonostante le dispiacesse vederla in quello stato.
Le folate aumentarono di intensità, facendole svolazzare i capelli lisci e castani tutti da un lato e costringendola a tenere parzialmente chiusi gli occhi. Un vento fortunatamente per lei né così caldo da creare un'aria afosa né così freddo da costringerla a stare con le braccia conserte.
"Speriamo che non si preoccupino troppo." pensò.
Si sentiva in cuor suo leggermente in colpa per non aver avvisato nessuno a proposito della sua "passeggiata" serale, che ormai poteva considerarsi notturna. Il sole era calato già prima del suo arrivo, lasciando spazio a una luna crescente e a un folto gruppo di stelle, le cui costellazioni, fatte di immaginazione e ricordi, decoravano il grande mosaico celeste.
D'altronde, una delle due persone a cui avrebbe potuto dirlo era sua madre, ma solo il pensiero di aver un qualche rapporto con lei l'aveva fatta desistere. L'altra, invece, era Madrat, che svolgeva le funzioni principali di governo in vece di Iard. Tuttavia, egli tendeva a lasciarla libera, o almeno consigliava questo al suo signore, ma il lord di Tardos di rado era dello stesso parere. Proprio dal consigliere Joris qualche settimana prima aveva ricevuto un bracciale a spirale in argento dorato, un regalo che aveva accettato con piacere e che portava con sé sul braccio destro.
Riemerse da tutto quell'oceano di pensieri sul padre, sui sensi di colpa e su tutto il resto.
«Accidenti! Non sono venuta qui per questo!» si rimproverò «Perdonami, fratello...ah, tu non mi risponderai. In fondo, non ci sei più, altrimenti perché dovrebbe esserci questa scritta per ricordarti?»
Parlava non a voce a bassa, curandosene ben poco. Gli unici suoni erano solo quelli prodotti da lei e dal vento.
Nonostante quelle serate "speciali" andassero avanti da ben cinque anni, non riusciva mai a non farsi venire gli occhi lucidi. Per lei rappresentavano un modo per dimostrare il suo affetto verso il fratello.
«Se solo non te ne fossi andato, se quella sera non fosse successo nulla...» Joris strinse il pugno mentre pronunciava quelle frasi, lasciando sul palmo i segni delle unghie, «...a quest'ora nostro padre, anzi chiunque sarebbe una persona diversa. Oh, se solo potessi ritornare. Accidenti a te, ti aspetto da così tanti anni! Torna a casa, da tua sorella, da tuo padre, da tutti noi!»
Oramai si era ridotta ad esclamare, rimanendo però delusa per l'assenza non tanto di risposte, ma soprattutto di Qarben. Fece un inchino, guardando verso terra. Poi si rimise dritta ed emise un sospiro che somigliava più a uno sbuffo colmo di sconforto.
"Chi prendo in giro? Anche oggi non risponderà nessuno. Non tornerà. Siamo sempre io e questa brezza." disse tra sé e sé, prima di voltarsi per tornare a casa.
Mentre si girava, gli occhi puntavano ancora verso terra, cosa che non le permise di accorgersi dell'ostacolo contro cui urtò. La botta le fece fare due passi indietro e poi inciampare in maniera abbastanza goffa. Si ritrovò col sedere per terra.
Guardò verso l'alto, per capire cosa stesse succedendo e rimase sbigottita.
Le sue gote erano rigate dalle lacrime. Si alzò di scatto e si gettò a braccia aperte in avanti. Era proprio lui, Qarben. Non le importava se quello era solo un qualche probabile miraggio o un sintomo di pazzia. Finalmente era tornato, riusciva a stringerlo a sé, come se fosse una persona vera.
«Ti ho aspettato...» singhiozzò mentre parlava «per tutto questo tempo. Sono felice di essere così folle da vederti e da poterti abbracciare.»
Tuttavia,le uniche voci continuavano ad essere la sua e quella del vento.
«Non hai proprio niente da...»
Interruppe la sua frase in maniera brusca. Si portò le mani alla testa e si accasciò a terra. Si contorse dal dolore, tanto da emettere un grido. Ancora nessuna risposta: in quel momento rimpianse di essersi allontanata da sola.
"A...iuto"
A darle un immenso fastidio non erano tanto la testa, ma soprattutto il braccio, nonostante non ci fosse alcun segno né di bruciature né di qualsiasi altro tipo di livido.
Rimase lì ferma a terra, con il fratello in piedi, muto e immobile a pochi passi da lei. Qarben non si era mosso, non aveva minimamente cambiato espressione, non aveva avuto reazioni.
Il tempo passò molto lentamente, finché, proprio nel momento in cui il cielo si tingeva di un colore nuovo per via dell'aurora, un uomo apparve. Portava una maschera che gli copriva il volto. Si diresse verso loro due, li guardò e poi si abbassò verso di lei. Joris, anche l'avesse voluto, non avrebbe potuto difendersi, non ne aveva la forza.
Allungò la mano verso il bracciale a spirale. Mentre lo sfilava lentamente, il palmo e le dita cominciarono ad ustionarsi, ma egli non emise alcun grido. Ella notò però la sofferenza che stava prevaricando quello sconosciuto, che stringeva l'altro pugno con un'intensità facilmente immaginabile per lei.
Si rialzò, si voltò, si allontanò di qualche metro e si fermò, sempre con quell'oggetto prezioso in mano. Non sembrava più fargli male.
Joris udì una voce, stavolta però non era né la sua né quella del vento. Qarben, dopo tutte quelle ore statico, senza dire e fare niente, finalmente aveva parlato.
«Jorqawd, sei stata molto utile, sappilo. Grazie per aver fatto tornare tuo fratello. Tuttavia, cose più grandi lo aspettano. Per quanto riguarda te, probabilmente non lo sai, ma non ti resta molto da vivere. È tempo di rassegnarsi, non solo per te, ma anche per tutti gli altri.»
Detto questo, si incamminò via verso chissà quale meta, accompagnato dall'uomo mascherato.
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