Grande la discendenza
di roccia atavica
mi trovavo
a toccare il cielo.
Vestita a volte di bianco
spolverata
dal gelido vento
accarezzata
dalle nuvole grigie.
Incosciente
mi sono trovata
minuscola e sola.
Un piccolo sasso
a baciare la terra.
Staccato dalle origini
condannato
a toccare il suolo
da una mano stolta.
Usato per costruire
un cammino umano
mi trovo ora solitario.
Rotolo tra arbusti
e fili d'erba.
Al luogo
mi son adattato
e felice
ne condivido il loco.
Dialogo in natura
contento e appagato
senza recare danno
alcuno.
Quando
un calcio umano
mi getta di schianto
nel fondo
del limpido rio
tra muschio
e guizzi squamosi.
Tra gli umani
di nuovo
sono caduto.
La mia dura vita
nelle mani di un uomo
senza pace né fine.
Eterna roccia
mi ritrovo.