Cɑpitѳʆѳ 4: Da Padre in Figlio
Vaati's Pov
Non appena chiusi la porta della camera dove avevo fatto appoggiare la principessa mi pervase un senso di disgusto indescrivibile all'idea di dover essere cosí gentile con lei. Lei che non era bella nemmeno lontanamente come la mia Zelda.
Ricordavo perfettamente la felicità che provavo stando al suo fianco, potevo ancora sentire il profumo di rose che si disperdeva nell'aria quando passavo una mano fra i suoi lunghissimi capelli biondi ed il forte battito del mio gelido cuore non appena incrociavo i suoi splendidi occhi turchesi, mai donna fu piú bella di lei.
Poi decise di rovinare tutto quanto.
Volle intrappolarmi nel sigillo solo per salvare il suo regno, pur sapendo che al suo fianco non avrei mai attaccato Hyrule, volevo soltanto avere lei al mio fianco e poter essere l'unico ad avere il privilegio di baciare le sue dolci labbra rosee, poter accarezzare ogni parte del suo corpo che mai nessuno aveva avuto il privilegio di toccare...
Quando tornai alla realtà feci un lungo respiro, avevo voglia di ucciderla e prendermi ció che mi spettava di diritto, tuttavia senza averla fatta prima soffrire per la perdita del suo amato eroe non ci sarebbe stato gusto, avrei sprecato la mia vendetta cosí e non ne valeva davvero la pena.
Tornando al mio piano mi ricordai dello specchio oscuro, situato nel cuore della torre, e pensai che fosse un ottimo momento per far tornare in vita anche il mio servo. Nonostante mi avesse tradito sapevo perfettamente che lui avrebbe fatto qualunque cosa per l'eroe dalla tunica viola ed era una cosa che dovevo sfruttare a mio vantaggio.
Salí le scale fino ad arrivare al piano centrale, quello dove si trovavano i resti dello specchio ancora sparsi sul pavimento che con un banale incantesimo tornarono a loro posto, facendolo tornare al suo antico ed oscuro splendore.
Di li a poco cominciarono ad uscire molti dei miei servi, tutti tranne lui. Sapevo perché Shadow Link tardava ad arrivare, sapevo che non voleva rivedermi ma presto o tardi sarebbe dovuto uscire fuori, bramava la libertá tanto quanto io bramavo la distruzione di Hyrule, lo conoscevo fin troppo bene.
Dovetti aspettare quasi tutta la notte prima di veder sbucare fuori dallo specchio un essere schifoso come un verme, tuttavia era diverso da come lo ricordavo: i suoi capelli erano diventati di un viola piú chiaro ed acceso rispetto a prima, mentre i suoi occhi, in origine rossi, erano diventati di un azzurro cristallino.
Patetico.
«Padrone...»
Mi guardava con odio misto a terrore. Faceva bene a non essere troppo presuntuoso, era consapevole del fatto che io non avrei esitato ad uccidere l'eroe dalla tunica viola se lui avesse osato dire una sola parola contro di me.
«Ne é passato di tempo, Shadow. Com'é stato il tuo soggiorno nel reame delle ombre? Se non ricordo male é stato proprio lui a tentare di buttarti lí prima che tu ti sacrificassi».
Il mio lato piú sadico amava infierire sulle ferite già aperte, infatti cercó immediatamente di sviare lo sguardo verso qualcos'altro ma io non glielo permisi, afferrai con una mano il suo viso e lo costrinsi a guardarmi dritto negli occhi, potevo vedere la disperazione piú totale in essi.
«... Vio non l'avrebbe mai fatto. Anche se non fosse stato interrotto io sapevo che non avrebbe mai rinunciato a me, lui mi voleva bene, mi amava». Queste furono le sue esatte parole.
E per poco non rivomitai la cena.
Era evidente che neanche lui credeva a ciò che aveva appena detto, sapeva bene che quel ragazzino aveva solamente finto di essere suo amico per distruggerlo assieme allo specchio, lo aveva visto lui stesso e ancora non capiva.
Mi faceva veramente tanta pena, era come me: cercava disperatamente l'amore di qualcuno che si era semplicemente preso gioco della sua stupidità. Io lo vedevo quasi come un figlio, ero legato a lui e cercavo di fargli capire i sentimenti degli esseri umani, con metodi e punizioni poco consone. Peró lui restava il solito bambino. Non riusciva ad accettare il fatto che l'eroe l'avesse preso in giro e si illudeva che qualcuno potesse davvero amarlo.
«Oh, certamente. Se lui ti avesse voluto bene sul serio a quest'ora tu non saresti qui, non pensi?» sorrisi davanti alla sua amarezza. «So già che non lo capirai, perciò ti lascerò vedere il tuo eroe di nascosto. Sará lui a dirti che era tutta una bugia».
Lascia il suo viso e mi alzai dal pavimento.
Nonostante avesse preso le sembianze di un ventenne la sua mentalità rimaneva sempre quella di un adolescente, io ormai avevo vissuto fin troppo per poter capire come funzionassero gli esseri umani... Eppure mi stavo comportando io stesso come un bambino, volevo distruggere quel regno soltanto a causa sua, ma forse era tutta una messa in scena creata apposta per far sì che l'eroe del tempo venisse ad uccidermi.
Sí. Era sicuramente cosí.
«Ora cosa ne diresti di alzarti? Stai macchiando tutta la stanza con la massa ombrosa che ti é rimasta addosso». Fece ció che gli suggerì di fare senza fiatare, e sentii una forte puzza sotto il naso «Per Nayru, odori come il didietro di un cavallo! Corri a lavarti, e vedi di farlo decentemente, altrimenti dovrò farlo io».
«Non prendetevela con me, non sieste mai stato nel mio regno, non potete capire l'odore di cadaveri che c'é lí».
Si tiró su con un po' di fatica e mi presi la briga di lavarlo io stesso dato che a mala pena si reggeva in piedi, non volevo che appestasse tutti i piani della torre dei venti, ci tenevo a vivere in un luogo pulito dopo aver vissuto per millenni interi in quel sigillo marcio e putrido. Prima che la puzza di togliesse completamente passarono dei minuti interminabili, le mie narici chiedevano pietà ogni volta che Shadow alzava le braccia.
Neanche un boblin che si é rotolato nell'immondizia arriverebbe a puzzare tanto.
«Mi dica la verità, mi ha insaponato diciassette solo per fare bella figura con la principessa».
«No, brutto coglione, é solo che non voglio morire di asfissia a causa del tuo odore. Preferirei la spada dell'eroe su per il culo piuttosto che odorare ancora le tu ascelle».
Lui rise alla mia affermazione.
Vederlo sorridere per una volta mi aveva fatto stare bene, era come fossimo una vera famiglia...
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