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Capitolo 7




«Quindi parti? Venerdì hai detto?» domandò il moro mentre divorava un uramaki con avocado e mandorle dal grande piatto che avevano davanti.

«Sì venerdì, ho un po' di tempo per prepararmi» giocava con le bacchette Louis, perchè di fame non ne aveva.

Era felicissimo, la sua grande occasione era arrivata, il suo amico si era congratulato con lui, quel pomeriggio Zayn avrebbe iniziato la sua nuova esperienza. Erano eccitati dalle novità, dall'opportunità.

Avevano prenotato all'Aqua Kyoto perchè volevano entrambi festeggiare, ma Louis aveva la testa da un'altra parte. I lucernari rossi e neri sopra di loro creavano una perfetta atmosfera rilassante e i pannelli beige adornati con alberi di ciliegio in mezzo a grandi specchi, davano la sensazione di trovarsi davvero in una machiya. Erano in penombra, i loro volti oscurati per metà.

Non aveva detto nulla a Zayn, non voleva rovinare quel giorno al suo amico solo perchè Harry non lo aveva salutato. Non aveva sedici anni, anche se a volte pensando al riccio, se li sentiva.

Zayn aveva mangiato una quantità di pesce crudo che Louis faceva fatica a credere fosse possibile. Avevano brindato con dei cocktail colorati dai nomi floreali, non era il loro stile, non era il loro ambiente, ma era un rooftop. Un altro rooftop che Louis voleva vedere, uno dei pochi di Londra che mancavano all'appello. In più, il rinomato ristorante, era sicuramente da provare vista la passione spropositata di Zayn per il sushi.
Quindi avevano fatto una pazzia.

«Ci vediamo prima che vai?»

«Ovvio che sì, sennò chi mi aiuta con la valigia?»

Risero. Si volevano un bene infinito, Zayn era silenzioso, riflessivo, l'esatto opposto.

Ma non c'era persona che lo capisse più di lui. I loro silenzi non erano veri silenzi, i loro sguardi non erano solo sguardi. Si capivano, al volo. Si divisero, Louis sarebbe tornato a casa, aveva il pomeriggio libero, Zayn sarebbe andato da All Saints per iniziare a lavorare.

Non una parola sulla foto, neanche una, come se già tutto fosse passato.

Invece su Twitter era ancora l'inferno, la foto era stata modificata, nei modi più disparati.

Le captions di Instagram erano di ogni genere, la ship sembrava davvero aver preso campo. Assurdamente a dire il vero. Oppure no? No non era passata inosservata. Assolutamente no.

Ma Louis voleva far finta di nulla e non restare solo, non in quel momento. A ripensare a quella mattina, si perdeva, non riusciva a essere lucido. Quando l'aveva rivisto, gli sarebbe volentieri saltato addosso, ma non lì, non in quel momento. Harry aveva ragione.

A mente fredda aveva capito quel no. Erano finiti insieme su ogni social esistente, parlavano ancora di loro insistentemente da un giorno e mezzo.

C'era tantissima gente quella mattina in quell'ufficio, lui era ad un incontro di lavoro e forse anche Harry. Tutto sarebbe stato un grosso casino. Davvero grosso. In quel momento non sapeva neanche lui cosa voleva fare.

Il programma era tornare a casa, ma a casa non c'era nessuno e sarebbe impazzito, Kyrre prima di due giorni non sarebbe tornato e l'indomani mattina doveva essere da Coach alle 9 per conoscere il nuovo personale. Poteva chiamare Louise, ma sapeva che era con James per organizzare la location di New York. Aveva bisogno di tenere la mente occupata. Possibilmente non occupata da Harry. Certo, come no, avrebbe miseramente fallito.

Una volta dentro casa, si fece del tè, l'impianto stereo ovviamente già acceso, una delle prime cose che faceva entrando in casa. Non ricordava però di non aver cambiato la playlist.

Cazzo

Please be naked iniziò, strinse gli occhi, appunto, aveva fallito.

No, non doveva succedere. Perché si sentiva così? Perché gli stava succedendo una cosa così?

Si erano visti solo per una sera. Una sera soltanto.
Solo poche ore.

Il cuore iniziò a battergli forte, gli fece quasi male, quelle ore con lui gli erano rimaste addosso.
Appiccicate. Non riusciva a immettere aria, la gola bloccata. Sentiva i suoni ovattati, gli facevano male le orecchie, le mani, le vene, le arterie.

Sentiva ancora Harry che lo accarezzava, lo sentiva vicino, come se fosse davvero vicino a lui, come se gli stesse respirando piano sul collo. Poi c'era stata la notte, tutta la notte.
Si erano sentiti tutta la notte.
Si erano abbracciati tutta la notte.
Non voleva che accadesse, non voleva ma stava succedendo.



————————————————-



«Non dire cazzate Harry, non adesso per favore»

«Niall ti prego, ci tengo, devi capirmi»

Erano fuori dall'appartamento del manager, ancora in macchina.

Appena arrivati dopo il pranzo di lavoro, durato decisamente più del previsto. Avevano parlato solo di sfilate e shooting e location, tutte cose delle quali Harry era entusiasta, o almeno lo era di solito, ma non quel giorno. Niall gli aveva chiesto di resistere qualche giorno, ma lui già dopo 24 ore stava impazzendo, per di più lo aveva rivisto.

E lo aveva rifiutato. Aveva visto la delusione di Louis, gli doveva delle spiegazioni, sentiva di dovergli parlare.

Del perché non si era fatto sentire, del perché di quel no, del perché di tutto. Ma il suo manager non era d'accordo con lui.

«Ti prego Niall solo questa volta, non è mai successo, concedimi almeno questo»

Il castano era combattuto, doveva pensare alla carriera di Harry, non avevano tempo per quello. Non poteva assecondarlo. Ma da una parte lo capiva, anche se si stava facendo supplicare da quasi mezz'ora. Anche lui quando aveva visto Julia la prima volta era rimasto incantato, e dopo averci parlato, lo era ancora di più.

Era stato difficile per loro non farsi vedere, fare tutto di nascosto, ma era stato anche un periodo bellissimo. Capiva la necessità di Harry. L'urgenza che aveva.

«Stasera devi essere all'evento, non posso lasciarti andare»

«Concedimi qualche minuto, risolvo tutto e ci sarò, ti ho mai deluso?»

«Beh l'altro giorno mi hai fatto prendere un infarto, e non mi hai avvertito quindi direi di sì...e poi non avevi un appuntamento con Nick?»

«Non posso andare da Nick adesso, capirà, sono sicuro che capirà»

Niall sbuffò ma aprì la portiera «Ok»

«Ok ?» Il riccio sgranò gli occhi

«Ok hai tre ore di tempo Styles poi ti voglio davanti casa tua, pronto nel completo Givenchy che ti farò portare, senza storie»

Ilsorriso di Harry era talmente largo e luminoso che le fossette sulle guance erano profonde come il Grand Canyon. Gli occhi sembravano pieni di luce, come quando durante gli shooting guardava fisso i faretti per illuminare il suo verde.

«Fatti portare da Steve però ok?» lo disse sporgendosi in avanti verso il guidatore «E poi fatti riaccompagnare a casa, per te non è un problema vero Steve?»

«Assolutamente signore» rispose l'uomo corpulento al volante, poi Niall continuò «niente deviazioni e non farti vedere mentre entri dentro quella casa» mentre guardava Harry negli occhi che quasi saltò dal seggiolino posteriore.

Chiuse la portiera, un secondo, poi l'aprì di nuovo «Come fai a sapere che è a casa?»

«Infatti non lo so, ci spero»

«Capito» fece l'altro alzando gli occhi al cielo, richiudendo la portiera.

«Grazie Steve» disse sincero all'autista che si era praticamente offerto di aspettarlo se avesse trovato Louis in casa o da qualsiasi altra parte fosse, anche più di qualche minuto

«Di nulla Mr. Styles è un piacere»

Harry si ricordava l'indirizzo, incredibilmente se lo ricordava. Prese il telefono e guardò la foto mentre la macchina ripartiva. Sorrideva, non riusciva a trattenersi.
Un ragazzino alla prima cotta.

Dopo un quarto d'ora arrivò davanti all'appartamento, dai vetri oscurati dell'auto guardò fuori, vide una luce in salotto, perfetto. Scese piano, non sapeva cosa gli avrebbe detto, cosa avrebbe fatto.

Il cuore gli batteva forte, fortissimo, non era mai stato così, le gambe gli tremavano. Non si accorse neanche di aver salito le scale, lo fece ad una velocità innaturale, con un'impazienza che quasi lo spaventava, con un'impellenza assurda, il cuore in gola, faceva quasi rumore. Stava per suonare il campanello, ancora con gli occhiali da sole sul naso.

Dall'appartamento usciva della musica. Louis e la musica, la musica e i momenti di Louis.
Voleva far parte di quei momenti, voleva essere la musica di Louis.
Voleva che la loro musica gli riempisse i pensieri e l'anima.
Non riconosceva l'artista, non riconosceva la melodia, voleva sapere cosa stava vivendo Louis in quel momento, lo voleva sapere davvero.

Poi riconobbe la canzone della notte appena trascorsa, un tuffo al cuore, dovette chiudere gli occhi per calmarsi. Louis stava rivivendo il loro momento, e lo stesso stava facendo lui fuori da quella porta.

Quella porta, quella porta li divideva, non resistè oltre. Suonò, sospirò, le mani sudavano, le gambe gli cedevano, non sapeva cosa pensare, cosa fare, era in panico totale.

Dieci secondi e la porta si aprì.

Silenzio, la canzone era finita.

Silenzio.

I respiri di entrambi accelerati, i petti che si alzavano quasi in contemporanea.

Silenzio.

«Harry»

Louis aveva un'espressione indecifrabile in volto, ma il sorriso gli nacque spontaneo quasi immediatamente.

Il riccio non parlò, fece un passo avanti, entrò, si chiuse la porta alle spalle, si tolse gli occhiali e rimase lì, per degli interminabili secondi a fissare Louis.

Bellissimo, vero, reale, gli toglieva il fiato e allo stesso tempo gli dava ossigeno.

Riconobbe la canzone appena iniziata, Bad Liar.

Un'altra canzone, un altro momento, un loro momento.

Si riscosse e gli si fiondò sulla bocca.

Aria, aria pura gli entrò nei polmoni, con cosa aveva respirato fino ad ora?

Come aveva fatto a respirare se l'aria non ce l'aveva?

Come aveva fatto a parlare, a muoversi se solo adesso sentiva il suo corpo?

Louis rispose immediatamente al bacio. Harry gli teneva le mani sul viso, non lo lasciava andare, non gli dava modo di respirare, era ovunque, voleva essere ovunque. Louis si stringeva alla sua camicia, il tessuto scivoloso gli rendeva arduo il compito ma ci provava, alla fine le sue mani andarono sotto a toccare la pelle nuda e gli strinse la schiena, forte, in un gesto di possessione.

Tra un bacio e un altro Louis avrebbe voluto parlare, ma era difficile perchè Harry continuava a non voler mollare neanche un secondo le sue labbra. Sorridendo ci riprovò

«Harry ma che ci fai qui?» il riccio si fiondò sul suo collo e Louis chiuse gli occhi abbandonandosi a quella sensazione

«Non potevo non vederti, non dopo oggi, scusami, perdonami se sono venuto senza avvisarti» intanto continuava a baciarlo, si spostavano appoggiandosi ai muri della casa, un contatto che li condusse piano nel salotto, sul divano.

«Sono un disastro non ti ho neanche richiamato, ma dovevo aspettare, dovevo» lo baciava bramoso, baci a raffica a stampo «ma non ho resistito, giuro non ho resistito, dovevo vederti»

«Harry»

«No aspetta, fammi finire» e intanto si baciavano ancora, si stringevano, si accarezzavano, si tenevano
«Avrei dovuto starti lontano per un po', ma sono debole, con te non riesco, non so cosa mi sta succedendo, dovevo vederti»

«Harry»

«No aspetta un secondo» e continuò «Mi dispiace per il casino della foto, lo risolvo tranquillo, ma dovevo vederti, dovevo vederti Louis, non respiravo»

E intanto lo baciava, non poteva fare a meno di tenerlo stretto a sè.

Louis lo blocco', lo allontanò un secondo, lo faceva ridere, parlava a raffica non si fermava, era stupendo

«Harry» si guardarono negli occhi

Harry s'immobilizzò, la bocca gonfia gli occhi lucidi, non capiva ma rimase in silenzio.

Louis deglutì, non poteva credere che fosse così bello, mai come in quel momento, sorrise di più

«Sono contento di vederti»

Poi ancora silenzio, un secondo e il riccio si fiondò di nuovo sulla sua bocca. Le loro lingue si cercavano, si volevano bramose, non c'era un momento in cui non si accarezzassero.

Le mani di Louis avevano già alzato la camicia di Harry per toglierla, sbottonarla non era contemplabile, troppo tempo.

Si lasciò spogliare, come la loro notte, si lasciò stendere sul divano in pelle, le mani di Louis erano ovunque, non si accorse neanche che dopo due minuti erano entrambi nudi, le loro erezioni vicine, le loro braccia a stringersi reciprocamente.

L'odore della loro pelle era forte, li inebriava, li riempiva, Harry mise le mani sul sedere di Louis, pieno e sodo, l'altro intanto gli leccava il collo, annusava il profumo dei suoi capelli

«Ti voglio troppo» gli sussurrò all'orecchio.

Harry gemette, lo eccitava il pensiero che, anche Louis lo voleva, lo desiderava

«Anche io» riuscì a dire un secondo prima che il liscio gli bloccasse i polsi con le mani lungo il corpo e una scossa che arrivava direttamente dal suo basso ventre lo facesse tremare.

Il liscio non mollava la presa, lo teneva forte, si abbassò su di lui, prese in bocca tutto il membro, in un unico movimento, con la fretta di sentirlo, con la fretta di assaggiarlo di nuovo. Il sapore ancora giaceva nella sua bocca dalla notte prima, ma quello vero che sentiva adesso non era minimamente paragonabile a quello che ricordava.

Lo leccava, lo succhiava, Harry tirò la testa indietro, voleva accarezzarlo, ma aveva i polsi bloccati e Louis stringeva forte. Quel senso di possessione, quel gesto di dominanza lo fece impazzire, diventò ancora più duro. Solo con l'aiuto delle ginocchia e della bocca, Louis riuscì a far piegare le gambe ad Harry che adesso era completamente esposto per lui.

Lo leccò ancora scendendo fino in fondo, le ginocchia dietro la sua schiena facevano da appoggio per Harry, che grazie agli addominali, riusciva a mantenere l'equilibrio nonostante avesse le ginocchia al petto.

Un lampo negli occhi di Louis, seguito da un piccolo sorriso lo fecero gemere ancora di più, Harry aveva capito cosa voleva fare e questa cosa lo fece davvero uscire di testa.

«Adesso fai il bravo» glielo disse come un sussurro, ma Harry sentì benissimo e si eccitò all'inverosimile, si guardarono ed annuì, Louis si piegò ancora e per metà scomparve tra le sue gambe alla vista di Harry che un secondo dopo sentì una scossa improvvisa e non si trattenne

«Oddio Louis» lo disse con voce roca dal piacere.

Il liscio stava leccando proprio in quel punto, in modo lento, estenuante, mentre teneva ancora i polsi di Harry saldamente per non farlo muovere. Voleva che sentisse chi comandava in quel gioco di piacere, voleva guidare lui. La lingua iniziò a concentrarsi sempre di più sulle pieghe della sua apertura per cercare di far allentare i muscoli e trovare un minimo varco per entrare. Harry gemeva, il liscio aveva capito che non era silenzioso durante il sesso, gli piaceva.

Con la saliva si aiutava a lubrificare il buco che piano piano si stava aprendo per le sue attenzioni. Soffiò piano dentro e il riccio gemette ancora di più, il cambio di temperatura sulla sua pelle bollente era una sensazione unica. Si lasciò andare al piacere.

Louis infilò la lingua dentro. Harry voltò la testa da un lato gemette

«Ah...ah Louis ti prego non fermarti» e lui continuò, entrò ed uscì, entrò ed uscì, Harry si contorceva.

Louis sentiva che stava stringendo davvero tanto i suoi polsi, aveva paura di fargli male, ma continuò come gli era stato chiesto. Era un amante attento, gli aveva chiesto di non smettere e lui non ne aveva intenzione. Ancora dentro, ancora fuori, leccava, irrigidiva la lingua e lo penetrava, lo penetrava ogni volta sempre più in profondità.

Il pene di Harry svettava sopra di lui, duro, lo guardò e una goccia di liquido uscì lenta insieme ad un gemito ancora più roco del riccio. Era pronto. Lasciò i polsi di Harry e lo fece stendere. Ma il riccio in un secondo, come in un attimo di follia si fiondò sul pene di Louis ed iniziò a leccarlo forte, lo inglobava con tutta la sua bocca e lo face gemere, non se lo aspettava.

Si inginocchiò sul tappeto e continuò la sua opera mentre Louis non resistendo un secondo di più senza toccarlo, infilò due dita dentro di lui da sopra le sue spalle, Harry gemette forte ancora e le vibrazioni arrivarono direttamente a Louis che aveva il pene dentro la sua bocca. Non resisteva, si alzò, Harry ancora a quattro zampe sul tappeto, gli andò dietro lo penetrò con un unica spinta, era abbastanza aperto ma non ancora del tutto.

Il riccio spalancò gli occhi, il dolore fu tanto, ma il piacere lo superava di gran lunga. Gemevano, erano entrambi eccitati, vogliosi, accecati dal piacere. Louis tappò la bocca di Harry con una mano mentre spingeva forte dentro di lui, ancora in un gesto di possessione, le pareti ancora strette e calde lo fecero diventare ancora più duro ancora più bramoso di volerlo.

Harry si tirò su appena sorreggendosi con una mano alla seduta del divano. Le spinte erano lente ma forti, Louis andava fino in fondo, Harry lo voleva sentire, tutto, spingeva il bacino incontro ai suoi movimenti, accompagnava Louis.

La bocca chiusa dalla mano, i gemiti sommessi, Louis gli sussurrava piano all'orecchio ancora
«Ti voglio troppo» e Harry che ricambiava spingendo il bacino indietro, allargandosi ancora di più per lui.

Permettendogli di avere ancora più accesso, permettendogli di penetrarlo ancora di più, fino in fondo, fino all'ultimo centimetro.

Si apriva a lui, si affidava a lui, si lasciava possedere e gli lasciava condurre il gioco. Stavano arrivando al limite, le spinte di Louis si facevano sempre più scoordinate, iniziò a masturbare Harry che nel frattempo con una mano si reggeva al divano e con l'altra si aggrappava al collo di Louis esponendo il petto in avanti.

Andava veloce, sentiva il membro grosso e duro di Harry tremare e intanto spingeva il suo sempre di più dentro e fuori, una volta al limite lo disse, piano, come un segreto, come se non fossero soli e non volesse farsi sentire «vieni con me Harry, lasciati andare» non ce la fece più, la voce di Louis flebile, ma decisa lo fece venire in fiotti caldi, mentre contemporaneamente sentiva un altro liquido caldo inondarlo e i gemiti rochi di Louis al suo orecchio.

Dopo le ultime due spinte del liscio, Harry riaprì gli occhi. Erano sudati, accaldati, eccitati.
«Non uscire ti prego» glielo disse piano, sottovoce, con voce stanca, strascicata.

Si stesero entrambi su un fianco Louis ancora dentro Harry che se lo teneva stretto al petto con la schiena che aderiva perfettamente. Rimasero in silenzio Harry baciava una mano di Louis, Louis baciava i capelli di Harry.

Rimasero lì mentre ancora i loro corpi tremavano per l'orgasmo e si rilassavano completamente subito dopo. Louis uscì, si girò a pancia in su e Harry si accoccolò sul suo petto mentre il liscio gli accarezzava la schiena. Dean Lewis cantava piano, si concessero alcuni minuti.

«È possibile che tu mi sia mancato appena sei uscito da quella porta ieri?» lo chiese d'un fiato, senza vergogna, non gli importava di mostrarsi, di fargli capire che gli piaceva davvero. Harry si voltò appena, in modo da avere gli occhi puntati nei suoi, in modo da avere ancora davanti i suoi occhi oceanici. Quegli occhi, non riusciva a credere che fossero così belli, sorrise, gli baciò il petto.

«Vuol dire che non sono pazzo»

Louis corrugò appena la fronte

«Perché anche io ho avuto la stessa sensazione»

Si sorrisero ancora, rassicurati

«Tranne il panico, quello non lo avevo preventivato»

Louis lo guardò ancora perplesso

«Per la foto»

«Ah ecco, ora ho capito»

Ridevano. Era assurdo, come si sentissero a loro agio, come si sentissero bene, dopo due volte che si erano visti, due volte.

Ma queste cose non si possono decidere, accadono e basta.

«Ci hanno beccato al primo appuntamento, un record devo dire» «sapevi che abbiamo già una ship?»

Risero forte, entrambi, sollevandosi piano dal tappeto e cercando i loro vestiti che erano per tutto il salotto. Le gambe che ancora gli tremavano, ma si sorreggevano a vicenda.

Harry parlò «Il mio manager non voleva che venissi, ho insistito Louis, dovevo vederti, dovevo dopo stamattina»

«Harry ho capito il perchè del tuo no, l'ho capito appena ti ho visto davanti alla mia porta»

Si avvicinarono ancora l'uno all'altro, ancora nudi

«Non sapevo neanche se ti avrei mai rivisto, questo è molto di più di quello che speravo» gli accarezzò una guancia

«Ma io ti avevo detto che ci saremmo rivisti»

«Si ma io tendo a non fidarmi troppo delle parole, mi piacciono di più i fatti»

Si baciarono ancora, ancora con la voglia che nasceva di nuovo dentro di loro

«Louis non sarà facile» e continuavano ancora a baciarsi

«Non mi piacciono le cose facili»

Si baciavano e si stringevano, non era prevista una tregua

«Non posso dirlo ancora, a nessuno, solo a Niall, dobbiamo aspettare»

«Mi basta averti Harry, mi basta provarci almeno»

Si sorridevano, si baciavano, Louis scostava i capelli di Harry dal suo volto, Harry si appoggiava alla sua spalla

«Non posso mollare tutto senza provarci» disse il liscio e lo strinse ancora di più

Harry lo guardò

«Neanche io»

Si baciarono ancora, le loro lingue cominciarono di nuovo a cercarsi, le loro erezioni iniziarono di nuovo a formarsi

«Niall sarebbe lo stronzo che mi ha dato una spallata?»

«Niall è il mio manager, non è stronzo»

«Lo sembra»

«Non lo è, è solo iperprotettivo»

«Capito»

«Sai che viaggio molto per lavoro, non sarà facile vedersi» e intanto continuavano a leccarsi, collo, clavicole, petto

«Sì lo so, ma devo provarci Harry, anche io dovrò stare per un po' fuori, inizio un nuovo lavoro, ma sono sicuro che non sarà un problema»

Harry aveva già cominciato a palpare il sedere del liscio e lo attirava a sè, Louis gli teneva il viso con le mani e gli baciava ogni centimetro del viso mentre parlava

«Voglio che non sia un problema» disse il riccio, aveva paura, ma la voglia di averlo era troppa.

«Non lo sarà, siamo d'accordo» sottolineò Louis e con una spinta lo fece cadere nuovamente sul divano stendendosi sopra di lui.

«Siamo d'accordo che nessuno dei due vuole smettere prima di averci provato»

«Con te respiro Louis, non mi sono mai sentito così, non posso non provarci»

«Appunto, siamo d'accordo»

Si sorrisero e in un secondo Louis fu di nuovo dentro Harry, che lo accolse tra le sue gambe. Louis spingeva piano e Harry gemeva forte, si sentiva protetto, si sentiva bene, voluto, davvero. Sembrava che con Louis non ci fossero limiti, che non ci fosse vergogna, si volevano entrambi, si sentivano, si baciavano in continuazione, si scoprivano.

Quando erano insieme non c'erano il modello e l'addetto alle vendite. Fin dal primo momento, quando erano insieme non c'erano Harry e Louis, c'erano due anime che si stavano scoprendo, che si stavano conoscendo, che si stavano desiderando.

Non erano importanti il lavoro, gli impegni, i social, i fan, gli orari, c'erano solo loro, si esternavano da tutto e decisero che ogni momento libero si sarebbero visti, si sarebbero impegnati per non perdersi, ora che si erano trovati, volevano conoscersi, viversi, anche se per poche ore, anche se per pochi giorni di seguito, ma lo volevano entrambi, non volevano rinunciare. Vennero di nuovo, insieme, in sincrono Harry sul suo ventre, Louis dentro Harry.

«Devo andarmene adesso, stasera ho un evento»

Louis si voltò e si mise di nuovo per la terza volta sopra Harry a cavallo su di lui seduto sul suo bacino, gli prese i polsi e glieli bloccò sopra la testa

«Non credo proprio, tu non te ne vai oggi, rimani qui con me» e lo baciava

«Louis devo, sennò a Niall prende un infarto»

«Non puoi, ti sto bloccando qui, non ti puoi muovere»

«Sai che è una delle cose più eccitanti di sempre?»

«Io che ti blocco o il mio pene che si sta di nuovo svegliando?»

Lo teneva ancora forte per i polsi, non aveva intenzione di lasciarlo

«Entrambi, ma tu che mi blocchi direi che passa in primo piano»

«Adesso che lo so vedrò di fare del mio meglio le prossime volte» e lo strinse di più fiondandosi sul suo collo sulle clavicole a baciare le sue rondini, a mordergli la pelle

«Louis non farmi segni, settimana prossima lavoro, non posso averli» il liscio sbuffò ma continuò

«E come faranno a sapere che sei mio?»

Harry sorrise «Glielo farò capire, ma non con i segni addosso»

Louis si staccò ma i polsi rimasero intrappolati tra le sue mani

«Ok Styles, ma stanotte devi tornare da me»

«Dici che mi conviene?» lo disse con un sorriso sghembo, con un sorriso furbo, voleva sentire quanto Louis lo voleva, gli piaceva sentire che lo desiderava, il suo egocentrismo era affamato

«Dico che ti conviene sì, e non ti farò pentire di averlo fatto»

Harry si sporse a baciarlo, con le loro lingue che si cercavano ancora e ancora, si stava già eccitando di nuovo solo al pensiero di passare l'intera notte con Louis.

«Cosa indosserai stasera Mr. Styles?»

Louis strusciava la sua erezione su quella di Harry, erano nuovamente duri entrambi, non avevano intenzione di staccarsi

«Givenchy»

«Oddio Harry ti prego ridillo»

Lo disse di nuovo, piano con un accento francese perfetto

«Givenchy»

«Mi fai impazzire come dici Givenchy»

Lo baciò ancora mordendogli il labbro inferiore e succhiandolo subito dopo lasciando un filo di saliva caldo sulle sue labbra

«Quello che ha il nome francese sei tu»

«Infatti mi fa impazzire anche quando dici il mio nome, ma Givenchy è ancora meglio» risero e Harry continuò provocandolo

«Indosserò Givenchy Louis»

Lo pronunciò con un accento francese marcato, in modo languido, lento, scandendo le parole, Louis sgranò gli occhi pieni di lussuria

«Peggio per te Styles»

Si mosse veloce iniziando a leccargli un capezzolo piano, scendendo verso il suo membro passando per la sua falena nera che risaltava sul suo stomaco, mentre ancora gli teneva i polsi ben saldi

«Louis davvero aspetta, devo andare»

Louis tornò su, sulle sue labbra, succhiandole ancora, avido, non voleva smettere si violentò per fermarsi, poi una richiesta

«Torni?»

«Torno»

Si guardarono negli occhi con le pupille ancora dilatate per il piacere

«Stasera torno» ripetè Harry, così Louis gli lasciò le mani, libero

«Ti aspetto».


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La serata non sembrava passare, Louis si fece una doccia, mangiò qualcosa di veloce. Rispose ad alcune mail sul divano, aveva rimesso tutto in ordine, se Kyrre avesse saputo quello che era accaduto su quel divano non gli avrebbe parlato per giorni.

Il salotto era un'area condivisa, certe cose non dovevano succedere, ma lui non c'era. Il biglietto aereo era già arrivato da James insieme ad una mail con l'appuntamento per trovarsi in aeroporto quel venerdì.

Era eccitato di iniziare. Aprì Twitter, giusto per farsi un po' del male. La serata a cui partecipava Harry era appena iniziata e c'erano video di qualche minuto prima nei quali si vedevano i vip sul Red carpet.

Ashton lo aveva chiamato per avvertirlo della serata e dell'after party che ci sarebbe stato subito dopo al Savage Garden, ma gli aveva detto che non si sentiva bene, aveva gentilmente declinato l'invito e lo aveva ringraziato, ma lui aveva dei programmi ben diversi per il suo personalissimo after party.

Aprì un video dove era taggato Harry, vederlo lì e averlo avuto sotto di sè solo due ore prima gli fece uno strano effetto, deglutì.

Era stupendo, i capelli sciolti, l'aria disinvolta, la camminata decisa, in uno spezzato con pantalone stretto sfumato d'argento e una camicia totalmente trasparente nera con due nastri al collo che intrecciati sembravano una cravatta. Era praticamente a petto nudo, si vedevano tutti i tatuaggi, un attimo di gelosia lo accecò, era da togliere il fiato.
I pantaloni erano stretti gli fasciavano le cosce magre e toniche, le mani anellate giocavano con i capelli e salutavano le fan urlanti. Non si poteva descrivere Harry Styles.

Concesse ai fotografi qualche scatto, la sua bocca rossa risaltava sul volto niveo e si passò la lingua sulle labbra in un gesto che fece venire un brivido a Louis che ne sentiva ancora il sapore, i suoi occhi verdi brillavano, si spostò i capelli dal viso, in un gesto che Louis conosceva bene. Il liscio doveva mantenere il controllo oppure si sarebbe dovuto masturbare solo al pensiero di quel pomeriggio e della notte che lo aspettava accanto a quell'angelo con un'anima da demone, che gli stava davvero facendo perdere totalmente il controllo.

Sospirò cercando di ritrovare la poca lucidità che gli restava. Vide Harry avvicinarsi ad una giornalista che gli rifilò le solite domande cretine, poi alla fine

«Harry, sappiamo che ormai ti chiamano da tempo lo scapolo più desiderato della moda, ma forse adesso non lo sei più, vuoi dirci qualcosa riguardo alla foto che sta circolando sul web?»

Cazzo, Louis non si aspettava quella domanda di solito gli chiedevano cosa indossava, quali erano i suoi nuovi progetti, non questo, non domande private.

Harry però come sempre molto educato, sorrise, ma Louis intravide nella sua esitazione un tentennamento, che nelle miriadi di interviste che aveva visto non aveva mai notato, era curioso, voleva sapere come avrebbe risposto, era un'esitazione ma non era in imbarazzo, era deciso
«E' una bella foto non è vero?»

Lo sputò fuori così, naturalmente, poi aggiunse

«Adesso però devo andare, grazie» schioccò sfacciato un bacio sulla guancia alla giornalista e si dileguò.

Louis rimase bloccato, non aveva parole, non si muoveva.

Harry non aveva smentito, non aveva detto nulla, solo commentato una cosa che non poteva davvero passare inosservata. In sottofondo si sentivano ancora le fan che chiamavano il suo nome e dopo quello che aveva detto urlavano impazzite, la giornalista mentre Harry praticamente scappava gli chiese il nome del misterioso ragazzo della foto, ma non ebbe risposta, ormai il riccio era troppo lontano.

Louis aveva il cuore in gola, Harry non aveva smentito, erano rimasti d'accordo che non avrebbero detto nulla, si aspettava che negasse, non ci sarebbe rimasto male, erano d'accordo, nessun rancore, nessuna storia, non si aspettava quello, no, quello no, assolutamente no.

Harry era totalmente matto.

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Un flebile bussare alla porta, era ancora lì come qualche ora prima, sempre nervoso, sempre con le mani che gli tremavano, era assurdo l'effetto che Louis gli faceva, ma non poteva farci nulla.

Sarebbe voluto arrivare prima, aveva sperato di evitare Nick ma non c'era riuscito, aveva fatto tardi, probabilmente Louis non lo aspettava già più, lo avrebbe cacciato.

Ma Harry volle provarci lo stesso, bussò di nuovo, piano all'interno della casa tutto taceva. Sbuffò, si voltò verso la strada la macchina con il suo autista era ancora lì gli aveva chiesto di aspettarlo finchè non fosse entrato.

Sentì la porta aprirsi.

«Ci hai messo tanto»

Louis era lì a petto nudo, piedi scalzi, pantaloni neri Adidas capelli appena arruffati, occhi lucidi, quasi non si vedeva più il blu, ma sembravano neri, facevano quasi paura da quanto le sue pupille erano dilatate

«Scusami Louis»

«Zitto, adesso vedremo se ti scuserò»

Lo afferrò per una mano, con una presa forte, salda, non gli dette neanche il tempo di parlare.

Gli fu addosso, in un deja'-vu, in un ripetersi di eventi. Harry si lasciò baciare forte, più di quel pomeriggio, con un'urgenza maggiore, con una voglia maggiore, con una lussuria che non credeva possibile. Louis lo eccitava all'inverosimile e quella sua possessione nel tono della voce lo rese ancora più inerme. Mentre lo baciava cercava di condurlo su per le scale, voleva portarlo in camera.

«Bello questo completo, ma stai meglio senza»

Mentre salivano le scale Louis lo spogliava, gli stivaletti neri di Harry giacevano già in fondo alle scale, gli sbottonava i pantaloni mentre il riccio si sbottonava la camicia non riuscivano a staccarsi. Arrivarono con il fiatone in camera, come se avessero fatto una corsa, ma erano solo le sensazioni che non li facevano respirare a sufficienza.

Harry in boxer Louis ancora con i pantaloni, il completo Givenchy giaceva sulle scale, involucro scomodo e freddo per un corpo che bramava calore.

Louis lo prese per mano lo fece stendere sul letto, gesti decisi ma delicati, si levò piano i pantaloni davanti a lui poi fece scivolare piano i boxer a terra e rimase completamente nudo.

In sottofondo, piano, Florence Welch cantava Sky Full Of Song, in completo contrasto con tutto quello che stava succedendo. In completo e netto contrasto.

Perfezione.

Rendeva tutto perfetto.

Unico.

Harry intanto lo guardava, avrebbe voluto dire qualcosa ma non aveva le parole. La gola secca. Il modo in cui lo toccava lo faceva sentire protetto, voluto, prima rude poi delicato, prima lo mordeva poi lo baciava.

Il liscio si avvicinò al suo interno coscia baciandolo piano, accarezzandogli il retro del ginocchio, Harry tremò, Louis continuava e intanto massaggiava con l'altra mano il membro del riccio dai boxer che ancora non aveva tolto, sentiva che sarebbe potuto venire anche così ma non voleva, la vista del corpo bellissimo e nudo di Louis lo mandava davvero fuori di testa, poi lo chiamò, voleva che lo spogliasse

«Louis»

«Devi stare zitto, non devi parlare»

Si eccitò ancora di più, quell'ordine lo fece quasi gemere ma si trattenne. Il liscio piano baciava il suo pene dal tessuto, piccoli baci alternati a piccoli morsi intanto con le mani gli torturava la pelle sensibile dell'interno coscia.

Harry gli mise le mani tra i capelli con gesto incondizionato

«Non devi muoverti»

Louis gli scansò le mani con decisione. Harry diventò ancora più duro. Louis aveva capito cosa voleva, cosa gli piaceva.

Piano piano gli abbassò i boxer e la sua erezione svettò davanti al liscio che sorrise compiaciuto. Subito dopo si allontanò un secondo e lo guardò dal fondo del letto in piedi, anche lui con la sua erezione grossa e dura già ben formata

«Non muoverti da lì»

Harry annuì appena, le pupille dilatate dalla curiosità e dal piacere, cosa aveva in mente Louis? Tornò un secondo dopo con un nastro nero di raso lucido, morbido, lo mostrò al riccio, gli sorrise come a provocarlo, il suo sorriso nascondeva una fiamma di lussuria.

Si avvicinò alla testata del letto e gli legò i polsi, gli bloccò i polsi al letto, legò stretto il nastro, lo immobilizzò. Harry gemette quasi per quanto Louis strinse, ma non oppose alcuna resistenza.

Il liscio a quel punto tornò da lui, lo baciò con passione, i capezzoli già dritti per la pelle d'oca, adesso erano presi d'assalto dalla sua lingua calda che scendendo sempre di più si posò sulla punta del pene, iniziando a dare piccole leccate così che diventò sempre più rossa. Harry gemette e piegò le ginocchia puntando i talloni sul materasso.

Louis scese ancora e dopo aver leccato tutta la lunghezza mise un dito nella bocca di Harry che prese a succhiarlo avido inumidendolo con la saliva, Louis gli leccava i testicoli e si divertiva a mantenere un ritmo lento se passava sul pene, come in una tortura erotica.

Tolse il dito dalla bocca di Harry che in contemporanea sentì un fiume caldo scivolare tra le sue gambe, Louis aiutato dalla sua saliva infilò un dito dentro Harry che tirò su il bacino in uno scatto veloce

«Devi fare il bravo però Harry sennò sarò costretto a fermarmi»

«No ti prego»

Louis spinse ancora più in profondità il suo indice, facendo gemere il riccio

«Ti ho detto che devi stare zitto»

Un sussurro che era un ordine, spinse ancora facendo entrare un secondo dito e facendolo gemere ancora di più.

Harry era eccitato come non mai, le sue dita lo stavano penetrando così bene, avrebbe voluto non smettesse mai. Un terzo dito si fece spazio e Louis inumidì di saliva ancora l'entrata che si stava piano piano allargando sempre di più. Harry con i polsi legati non poteva toccalo, ma avrebbe voluto, voleva sentire la sua pelle voleva toccarlo, voleva fargli sentire che lo voleva.

Ormai era aperto per Louis, e glielo fece capire mugolando appena visto che non poteva parlare. Louis con le sue dita spingeva ancora, fuori e dentro, spingeva e intanto leccava il membro di Harry dalla punta alla base, Il riccio si contorceva

«Mi vuoi Harry?»

«Sì, sì ti prego Louis ti voglio»

Parlò, e il liscio spinse ancora più forte con violenza, arricciando le tre dita arrivando a sfiorare il suo punto più sensibile

«Ma non devi parlare però»

Harry allora annuì, gemette, gli uscì un suono d'assenso, era al limite, stava godendo era in estasi, lo voleva ad ogni costo ne aveva bisogno

«Mi vuoi davvero?» ripetè Louis mentre continuava a spingere, sentiva Harry che tremava, era al limite, gemeva forte e un po' di liquido preseminale uscì dal suo membro.

Louis lo leccò via e Harry gemette ancora

«Non venire Harry»

Spingeva ancora e ancora colpendo la sua prostata, Harry gemeva

«Non venire Harry, aspettami»

Era davvero al limite, legato, non poteva parlare, bagnato all'inverosimile con tre dita che stavano spingendo in lui, le labbra rosse perchè se le stava mordendo a sangue per non venire, il pene durissimo che iniziava a fargli male. Louis gli tolse le dita da dentro e si avvicinò all'orecchio di Harry che riprese fiato ma mugolò sentendosi svuotato

«Mi vuoi Harry?»

Glielo chiese nuovamente guardandolo negli occhi, in quegli occhi che tanto aveva desiderato e adesso aveva, in quegli occhi che erano il verde che avrebbe voluto nella sua vita, in quegli occhi che stava iniziando a conoscere davvero. Harry annuì, mordendosi ancora le labbra, annuì e si sporse per poterlo baciare, Louis gli divorò la bocca e mentre le loro lingue erano un oceano di fuoco entrò in lui con una sola spinta.

Harry aprì la bocca in un grido muto, i polsi gli facevano male, ma si abbandonò alla sensazione di pienezza che gli arrivò all'improvviso. Louis gli prese le gambe e gliele portò al petto allargandolo ancora di più per avere maggiore accesso

«Oddio Harry»

Spingeva e gemeva anche lui perchè a vederlo così, sotto di lui alla sua completa mercè non resisteva più, era una visione. Lo stava possedendo, e con colpi precisi dentro di lui iniziò a colpire la prostata, Harry non resistè più e urlò forte.

Louis gli prese il membro e mentre spingeva forte lo masturbava lentamente. Harry completamente aperto per lui in quella posizione era in estasi totale. Louis vedeva i suoi tatuaggi muoversi, le foglie di felce sembravano vere e la falena sembrava prendere vita con il movimento dei suoi addominali.

Continuò con altre spinte dentro e fuori, facendo sentire ad Harry ogni centimetro del suo pene, mentre gli stringeva forte il membro che ormai tremava. Harry aveva quasi le lacrime, voleva venire ma Louis gli aveva detto di aspettare, però non ce la faceva più, non resisteva

«Lou»

«Ssshhh zitto» S

pingeva ancora, aveva capito che era al limite, le sue gambe aperte, da quella prospettiva aveva una visione completa di tutto e iniziò anche lui a tremare.

Vedeva il suo membro sparire completamente dentro Harry e sentiva tutto, sentiva caldo al bassoventre, era il momento. Accellerò i movimenti, le spinte del bacino e la mano che andava veloce sul pene di Harry

«Vieni con me, vieni per me»

Con altre due spinte Harry venne in un grido roco, seguito da Louis che spingendo ancora dentro voleva liberarsi fino all'ultima goccia. Accompagnò Harry fino all'ultimo spasmo con la mano e poi si rilassarono e si fermarono. Louis baciò a lungo il riccio che ricambiava tra un sorriso e l'altro, e intanto gli slegava i polsi dal nastro.

Ripresero fiato piano e si stesero uno di fianco all'altro.

«Sei pazzo»

disse Harry ancora scosso dall'orgasmo, i capelli appiccicati alla fronte, gocce perlacee che gli scivolavano lungo il petto

«Tu mi fai diventare così» anche Louis lucido, con i capelli scompigliati più del solito.

Erano accoccolati l'uno sull'altro con le gambe attorcigliate. Sudati, accaldati, ma non gli importava.

«Quando hai detto alla giornalista che la foto era bella, sono andato fuori di testa»

«Hai visto la diretta?» lo chiese quasi incredulo

«Beh non potevo perdermi Harry Styles in Givenchy ti pare?»

Scherzarono

«Completo che hai delicatamente lasciato sulle scale»

«Già, ma volevo troppo quello che c'era dentro, anche se lasciava poco all'immaginazione»

Si baciarono ancora, si baciavano come se non avessero appena finito di farlo, si baciavano come se davvero quella fosse aria.

«Non volevo smentire, non volevo perché è reale»

Louis rimase in silenzio e lo accarezzò, avrebbe voluto urlare, non avrebbe mai immaginato di vivere un momento del genere, era felice.

«Domani torna il mio coinquilino, in realtà è il proprietario di casa»

«Se vuoi me ne vado»

«No ti prego resta, lui tornerà la sera tranquillo, io domattina uscirò presto, ma tu fai con comodo»

«D'accordo»

Non ebbero la forza di alzarsi, volevano farsi la doccia ma no, stare lì ad accarezzarsi ancora era molto meglio.
Erano in un limbo, in una bolla di felicità.
Non avevano intenzione di staccarsi l'uno dall'altro. Louis prese le mani di Harry e gli baciò i polsi dove dei segni rossi erano visibili

«Scusami»

«Non preoccuparti, lo volevo, lunedì saranno già spariti»

Lo rassicurò e si fece baciare ancora un po' proprio lì dove il nastro in raso nero aveva stretto forte, ma non troppo.

«Mi fai impazzire Harry, devo stare attento o non rispondo di me» disse Louis mentre tornava a baciare le labbra del riccio

«Mi piace troppo quando non rispondi di te» e ricambiò i suoi baci, le lingue a toccarsi a fondersi.

Si staccarono piano, con delicatezza, era difficile, ma erano stanchi, la giornata era stata lunga e piena.

«Venerdì ho un volo, starò fuori qualche giorno, forse una settimana»

Harry lo disse mentre si girava su un fianco, Louis si mise dietro di lui e gli cinse il bacino con un braccio

«Anche io parto venerdì, New York»

Ci fu un secondo di silenzio

«Louis»

«Dimmi Harry»

«Anche io vado a New York venerdì»

Harry si rigirò tra le braccia del liscio

«Magari possiamo vederci allora»

«Certo che sì»

Si baciarono ancora.

Non importava sapere nient'altro, non indagavano sui loro lavori, non volevano opprimersi, non chiesero né dove né perchè.

L'importante è che si sarebbero potuti vedere, sentire, vivere.

Il più possibile, in ogni momento libero come avevano detto.

——————————————————-


Fu una settimana infinita, riuscirono a vedersi solo il giovedì sera prima di partire il giorno successivo, ma fu un incontro fugace, veloce, non potevano trattenersi, nessuno dei due, solo il tempo di baciarsi ancora, di possedersi ancora, di aversi, questa volta a casa di Harry, che Louis scoprì con piacere non essere lontano dalla sua.

Si tenevano così stretti da farsi male, si abbracciavano così tanto da fondersi insieme, tre giorni erano stati infiniti per loro, avevano paura di non riuscire a sopportare un altro distacco, non così lungo.

«Come faccio se dopo solo tre giorni sto così?»

Harry era steso sul letto, un braccio dietro la nuca, mentre Louis usciva dal bagno, ancora nudo

«Mi piace quando sei così» disse il liscio mentre rideva, sulla porta.

Ovviamente si riferiva alla sessione di sesso appena finita

«Idiota» rispose il riccio ridendo anche lui

«Intendevo che mi sei mancato»

«Avevo capito»

Louis si avvicinò ad Harry baciandolo dal lato del letto in cui era steso

«Ma dobbiamo conviverci, e poi sarà divertente, vedere fin dove arriviamo, e sentirci dopo, accresce il desiderio no?»

Gli leccò la punta del naso facendo comparire sulle guance quelle fossette che tanto adorava

«Non so se il mio desiderio sarà più forte di così» e lo attirò a sè baciandolo forte

«Vedremo Styles, magari sì».

Louis uscì da casa di Harry dopo circa un'ora, non avevano resistito, come era ovvio che fosse. Si accese una sigaretta, decise di camminare.

Ancora una volta con le AirPods alle orecchie si diresse verso casa sua, l'indomani il volo era fissato per le 11.35 da Heathrow, ma Harry lo aveva all'alba, doveva dormire almeno un po', e lasciarlo lì da solo su quel letto sfatto che sapeva di loro non era stato facile, per niente.

Harry aveva ragione, come avrebbe fatto? Anche lui quella settimana aveva sentito una mancanza che non credeva possibile, non gli era mai successo.

Camminava e sorrideva, sorrideva ricordando i loro momenti, le parole del riccio, sorrideva perché tutto sembrava andare per il verso giusto. L'aria fredda consumava la sigaretta, Louis in realtà non la stava neanche assaporando troppo preso dai pensieri.

Riviveva a rallenty ogni momento, le melodie a lui familiari lo riportavano a quei momenti intimi fatti di gemiti e passione.

Ringraziò dentro di sè quella sua stupida ossessione per la musica.
Stupida, infantile, forse pazza, ma essenziale.
Lo faceva stare bene, gli permetteva di rivivere milioni di volte le stesse sensazioni, come quando rileggi un libro, trovava ogni volta una sfumatura diversa, una sensazione o un'immagine nel suo inconscio che aveva lasciato da una parte ma che si ripresentava in quei momenti, come una rivelazione, una visione.

Harry era fantastico, gli piaceva da morire, non che fosse una novità, ma aveva trovato in lui davvero una persona speciale. Solo dopo una settimana sentiva di non poter più fare a meno di lui.

Si scrivevano, si chiamavano, ma senza pressioni, ognuno aveva la sua vita i suoi impegni, non volevano opprimersi.

Poi però quando si vedevano, erano uno l'ossigeno puro dell'altro, non si staccavano più.

Aveva avuto il tempo di salutare Zayn, avevano parlato tanto, si erano confidati. Liam si stava rivelando il ragazzo ideale, lo riempiva di attenzioni ma senza soffocarlo, lo sapeva gestire anche nei suoi momenti di mutismo e assenza quando era troppo preoccupato per qualcosa, Zayn restava sul vago parlando di loro, ma Louis aveva capito dai suoi occhi che ci teneva davvero, brillavano, il nero diventava luce, sprigionavano gioia.

Arrivò a casa sfinito, stanco, non tanto per la camminata ma per le troppe cose che erano successe in quei giorni, Harry, il lavoro, le novità.
Doveva dormire.
Il giorno dopo sarebbe stato lunghissimo e lui doveva essere pronto.





Grazie a tutti per essere ancora qui a leggere la mia storia, e grazie per tutti i voti
Presto anche il capitolo 8 spero che vi piacerà XX

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