Capitolo 5
Parlarono tanto
Harry chiese il perché del suo nome francese
Louis chiese cosa faceva di solito quando tornava a Londra, ma senza invadere troppo la sua vita privata.
Uscirono dalla Somerset dopo poco più di un quarto d'ora, a Louis brontolava lo stomaco e Harry non aveva mancato di farglielo presente.
Ridevano parecchio, era un bene in realtà.
Louis dopo che il ghiaccio fu rotto, potè constatare che alla fine Harry era davvero una persona semplice, non parlava di soldi o di lavoro come si sarebbe aspettato da una celebrità', anzi, quasi evitava l'argomento.
Ad Harry non era mai capitato di uscire con qualcuno che non fosse un suo collega, non per discriminazione, ma per facilità. Si trovavano in posti che solo loro conoscevano, con gente già conosciuta e prevedibile, non dovevano spiegazioni o foto a nessuno. Parlavano quasi sempre di lavoro, invidiosi e famelici a caccia di flop che li avrebbero resi più felici.
Perché molto spesso si sa che le disgrazie altrui sono pane per i denti degli invidiosi.
Dove uno fallisce c'è sempre qualcuno che gioisce.
Atteggiamenti egocentrici, poca sobrietà, poca sincerità anzi nessuna.
Pochi rischi, anzi nessuno.
Con Louis era diverso, lui era diverso, o almeno lo sembrava.
Anche Harry si sentì bene, niente finzioni, niente dimostrazioni di superiorità, niente bugie, perché avrebbe dovuto? Si sentiva esposto, quello sì, aveva capito che Louis seguiva il suo lavoro, ma cercò di non pensarci, per una volta voleva provare a fare la persona normale e non il modello milionario.
Gli piaceva Louis, lo faceva ridere, lo faceva sentire a suo agio. Non aveva fatto battutine sceme, non aveva fatto domande indiscrete.
Gli piaceva come si vestiva, gli piaceva il colore dei suoi capelli, la differenza di altezza non gli importava era abituato ad essere sempre il più alto, aveva notato in lui un qualcosa di fanciullesco, come un personaggio di una fiaba, lo incuriosiva.
Gli piacevano i suoi occhi. Gli piacevano tanto i suoi occhi, di un azzurro incredibile, gli si illuminavano quando sorrideva e gli si creavano delle rughette agli angoli. La barba ben curata non lunga ma giusto di qualche giorno, gli dava un'aria misteriosa.
Gli guardò nuovamente le mani.
Aveva un debole per le mani, il pensiero di poterle stringere o di essere toccato in qualche modo gli piaceva. Le sue erano molto belle, dita lunghe, affusolate, sembravano morbide.
Non aveva resistito nel dargli un piccolo bacio, casto, da ragazzina adolescente, sulla guancia, ma ancora non poteva e non voleva esporsi.
Gli piaceva il suo profumo.
Appena lo aveva rivisto fuori dalla mostra, il cuore aveva perso un battito, era davvero bellissimo, meglio della notte scorsa. Si diressero verso un posto che Louis conosceva, poco distante da lì.
Un locale su un rooftop, da cui si vedeva tutto il Tamigi e la City.
Era arredato in stile industriale, rame, pelle e legno, luce gialla soffusa, un grande bancone circolare dove i bartenders stavano preparando cocktail a raffica, uno dietro l'altro.
Era intimo ed accogliente.
Louis c'era stato una volta per un incontro di lavoro.
Una ragazza in tubino nero e tacco a spillo vertiginoso li accompagnò ad un tavolino fuori sul terrazzo, ancora non faceva così freddo.
Ordinarono da bere.
Aveva notato che la ragazza aveva sorriso più del dovuto ad Harry, probabilmente lo aveva riconosciuto. Li sistemò ad un tavolo più appartato, non centrale.
Sì, lo aveva decisamente riconosciuto.
La ringraziò mentalmente per la sua professionalità.
Doveva aver capito che la privacy sarebbe stata gradita.
Londra era bellissima quella sera.
Londra era bellissima sempre.
Louis pensò che Londra era bellissima, anche più del solito, perché stava davvero vivendo un'esperienza unica.
Non lo avrebbe neanche mai immaginato.
A chi capita di uscire insieme alla persona che sogni così spesso ma che in realtà non conosci?
Che così spesso hai visto sorridere ma che non sorrideva a te?
Che così spesso hai visto senza vestiti ma che non si era spogliata per te?
Che così spesso hai visto camminare ma che non camminava insieme a te?
Che così spesso ti guardava negli occhi ma non guardava davvero nei tuoi, ma in quelli digitali e freddi di un obiettivo?
Per tutta la durata del tragitto a piedi erano stati molto vicini tra loro, non si erano mai allontanati l'uno dall'altro. Sembravano attratti come da qualcosa di invisibile che li faceva stare in equilibrio, ogni tanto camminando, capitava che uno dei due si sporgesse un po' di più sull'altro e inevitabilmente si toccavano.
Spalla a spalla. Le mani si sfioravano. Tocchi casuali, tocchi seguiti da scuse non necessarie, ma doverose. In fondo, erano ancora due sconosciuti, erano ancora due sconosciuti che si erano incontrati per caso. Ma entrambi dentro di loro sentivano che forse non era davvero così.
Aumentarono il ritmo dei loro passi, sentivano un'urgenza. Come quando si ha voglia di andare da qualche parte o di vedere qualcuno e non si vede l'ora di essere già li', non si vede l'ora che sia già quel momento.
Come quando sai che a conclusione di una deliziosa cena, arriverà' il tuo dolce preferito e non aspetti altro che finire tutte le portate per goderti finalmente quello che davvero ti appagherà, che davvero aspettavi.
Il resto è solo il contorno, il resto è solo superficie che ritarda il momento del vero piacere.
L'attesa infinita che porta all'estasi.
Affrettarono il passo inconsapevoli di tutto ciò, inconsapevoli che entrambi sentivano che quello che davvero provavano non era fame di cibo, ma fame di sensazioni. Ancora una volta, con la notte, per loro si stava accendendo un'opportunità, un'esperienza che li vedeva protagonisti.
Si sistemarono vicini, sullo stesso divanetto in pelle testa di moro. Le ginocchia a sfiorarsi, a sorreggersi, non volevano perdere quel contatto che involontariamente avevano creato. Era rassicurante, spaventoso, ma rassicurante. In qualche modo aveva la capacità di spezzare un imbarazzo che altrimenti sarebbe stato inevitabile.
Un'atmosfera rilassata li circondava. Il cielo scuro sopra di loro era limpido e senza nuvole, scoperto. I rumori della città non si sentivano da lassù. Erano come in una bolla di sapone, in una bolla d'aria ovattata e perfetta. In una bolla trasparente ma che al suo interno racchiudeva un mondo fatto di battiti cardiaci accelerati, respiri spezzati, parole celate, domande evitate, gesti nascosti.
«Ti piacciono i tetti»
Harry lo disse veloce, spezzando il silenzio che si era creato tra di loro. Non era una domanda, era un'affermazione. Come quando si descrive qualcuno che si conosce da una vita.
Una certezza che non osa repliche.
Una sicurezza.
Louis si voltò «Come?»
«Ti piacciono i tetti» ripetè «La mostra, un rooftop» si guardò intorno.
«Sì mi piacciono molto in realtà» confermò Louis quasi imbarazzato, spostando lo sguardo verso la balaustra di vetro che li divideva dal vuoto, come per ricordare qualcosa
«A Doncaster dove sono nato, non ci sono grattacieli troppo alti, così mi arrampicavo sempre sul tetto di casa mia e guardavo da lassù, beh in realtà non c'era molto da guardare» risero insieme «Ma mi piaceva stare lassù, mi dava un senso di libertà, sarò stato a sette metri d'altezza ma me lo facevo bastare».
Risero più forte e Harry inconsapevolmente mise una mano sul ginocchio di Louis che a quel tocco s'irrigidì voltandosi verso il riccio, senza darlo a vedere, Harry rideva ancora.
«Quando sei venuto qui allora ti sarà sembrato un sogno» constatò Harry, ritirando la mano per scostarsi i capelli dal viso, con un sorriso che illuminava la notte, o così sembrò a Louis.
«Ho costretto un mio amico ad andare su tutti i tetti di Londra, dice che ho un'ossessione, una fissazione» non disse chi era l'amico...Zayn.
«Allora ti mancano quelli altissimi di New York» disse Harry «Ecco perché la mostra»
«Esatto» sospirò.
Un cameriere arrivò con le loro bevande, avevano ordinato anche qualcosa da mangiare.
Qualcosa di veloce. Quell'urgenza che ormai si era fatta strada dentro di loro non esitava a scomparire.
Come se davvero dovessero andare da qualche parte, nessuno dei due sembrava volersi fermare li' più del necessario.
Era come una strana sensazione, una smania che non li abbandonava.
Un prurito sotto pelle.
Erano irrequieti.
Dove volevano andare, non lo sapevano neanche loro.
Sapevano solo che il rimanere fermi in quel frangente di tempo, non era contemplabile.
Harry si rese conto, che parlare con Louis era interessante.
Lui era interessante.
Lo sfiorava ogni volta che poteva e il liscio si lasciava sfiorare. Ad ogni tocco notava come l'angolo destro della bocca di Louis si sollevava appena.
Un chiaro segno che lo spingeva a non fermarsi.
Louis era una persona brillante, lo si capiva da come parlava del suo lavoro, dei suoi interessi. Leggeva molto, aveva una passione spropositata per la musica. Si riconosceva in lui e trovava dei piacevoli punti in comune che non avrebbe mai creduto di poter trovare, ne' in quella situazione, ne' in quella persona, ne' in quella circostanza.
Louis parlava tanto a differenza di Harry.
Il riccio in risposta domandava.
Non voleva scoprirsi più del dovuto.
In fin dei conti Louis conosceva qualcosa di Harry.
La sua carriera, il suo lavoro.
Ma del vero Harry?
Del vero Harry cosa conosceva?
La passione di Harry per il cibo vegetariano e salutare fu subito evidente dal piatto di quinoa che ordinò. «Come fai a mangiare quella roba? Non ha sapore, sembra di mangiare aria» Louis era quasi disgustato e fece una smorfia.
«Non è vero, dovresti provarla, se la sai cucinare non è così male» rispose il riccio.
«Con il tuo lavoro immagino che di mangiare schifezze non se ne parli»
«No infatti, ma c'è chi può, chi non guarda a questo. Io preferisco seguire Aristotele, che diceva che l'uomo è ciò che mangia»
Lo disse con superiorità in tono austero, in modo snob, muovendo il polso della mano e tirando su il mento.
Si guardarono seri.
Un attimo dopo scoppiarono a ridere entrambi rumorosamente.
Parecchio rumorosamente, due tavoli più in là una coppia di ragazze si girò infastidita. Harry si voltò di scatto per non dare nell'occhio mentre continuava a ridere.
Non voleva essere assalito da fan in quel momento, voleva solo conoscere il suo accompagnatore. Louis gli dette una piccola spallata
«Andiamo Styles, spero tu stia scherzando, non sei credibile» lo disse tra le risa, ripresero fiato
«Si' stavo scherzando, ma alla fine non mi pesa, mi piace mangiare così» lo disse prendendo un'altra generosa forchettata dal suo piatto pieno di verde, arancione e bianco.
Louis continuò «Non capirò mai voi modelli, cioè la pizza, un bel cheeseburger, sono i piaceri della vita» intanto prese un generoso morso da quello che era un hamburger gigante pieno di salsa.
Questa colò appena dalle sue labbra, una goccia che era sfuggita al suo controllo.
Louis con il pollice fu pronto a recuperarla, in un gesto automatico, lo mise in bocca succhiandolo appena, ma non fu volgare.
Si passò poi il dito sul labbro inferiore.
Chiese scusa ad Harry che neanche si era accorto di star fissando le sue labbra e di aver desiderato per un secondo di essere il pollice di lui.
Si ammutolirono ed il riccio chiuse finalmente la bocca, sempre guardandolo negli occhi disse ad un Louis che stava ancora masticando
«Non solo il cibo è un piacere della vita però»
Louis deglutì, non credeva a ciò che Harry gli aveva appena detto. Stava flirtando, stava flirtando da tutta la sera e ora ne aveva la prova.
Era chiaro come il sole.
Continuarono a guardarsi ed Harry mordendosi appena il labbro inferiore si inumidì le labbra, abbassò la testa con un sorriso tenero.
Louis avvampò.
Lo voleva, lo aveva sempre voluto e ora lo voleva ancora di più.
La tensione sessuale era insostenibile, fin da subito lo avevano sentito e più la serata proseguiva e più loro avevano voglia di conoscersi, di scoprirsi.
Louis pagò il conto, Harry non protestò.
Il riccio non si rendeva ancora conto di quello che stava succedendo.
Dentro di lui una minuscola vocina gli diceva di smetterla, di non provare neanche ad andare oltre, di non trovarsi in situazioni scomode.
Era la voce di Niall.
Ma un'altra voce invece, quella di Nick, gli sussurrava di andare, di provare, di giocare, di rilassarsi, di godersela quella serata e non pensare a come sarebbe finita.
Mentre erano in ascensore, Harry fu attratto ancora una volta dal profumo di Louis, non seppe resistere oltre, era troppo che voleva farlo.
Lo conosceva bene quel profumo, ma su di lui era come averlo sentito per la prima volta.
Si avvicinò al suo collo «Posso?»
Louis capì subito a cosa si riferisse, un trucchetto vecchio come suo nonno per avvicinarsi a parti sensibili del corpo, ma lo lasciò fare ed annuì impercettibilmente.
Louis dentro di se' stava ancora bruciando, i suoi pensieri non erano più casti da circa mezz'ora, ormai aveva perso ogni speranza di riprendersi, sapeva che si stava cacciando in un bel guaio, anzi in un bellissimo guaio. Ma era quello che aveva voluto, lo aveva fatto con intenzione alla fine no?
L'appuntamento e tutto il resto. Non ci avrebbe mai minimamente sperato, ma mai dire mai. Si lasciò andare, contro ogni sua aspettativa.
Aveva detto e raccontato ad Harry tante cose di se', cose che di solito non raccontava ad un primo incontro, e neanche nei successivi per la verità.
Ma con lui, non sapeva perché aveva avuto questa reazione.
Harry inspirò piano e con una lentezza snervante il profumo di Louis avvicinandosi al suo collo, senza toccarlo. Con la mano destra si reggeva alla lucida sbarra di ferro dell'ascensore in vetro, la sinistra abbandonata sul fianco, si sporse solo con il collo.
La luce era flebile quasi non c'era, erano illuminati solo dai lampioni arancioni della strada, i loro volti avevano profonde ombre che li celavano.
Louis appoggiato alla sbarra restò immobile e chiuse gli occhi. Sentì i capelli del riccio sfiorargli il petto, un brivido profondo gli salì dalla spina dorsale arrivando fino ai capelli, tirò appena la testa indietro, strinse forte le mani sulla sbarra dietro di lui.
Harry sniffò tutto il profumo possibile fino a sentire il vero odore di Louis, ma lo sentiva flebile, avrebbe voluto di più. Si staccò
«Buono»
Louis riaprì gli occhi, anche lui aveva provato ad ispirare
«Mi piace anche il tuo, tabacco» disse Louis guardandolo negli occhi, le pupille appena dilatate perché il sangue scava scorrendo davvero veloce nelle sue vene
Harry si scostò i capelli indietro «E vaniglia» aggiunse il riccio appoggiandosi anche lui alla sbarra.
Le porte si aprirono sulla strada. L'aria li colpì in pieno e il rumore delle macchine ruppe quel momento idilliaco.
«Tu fumi Louis?» chiese improvvisamente Harry, il liscio rimase un attimo interdetto dalla domanda poi rispose.
«Sì, non tanto, ma sì»
«Ne hai una anche per me?»
Louis cercando il pacchetto nella tasca annuì e ne estrasse due. Non pensava che Harry fumasse, con tutti i discorsi sul benessere, sullo sport, lo stupì. «Ogni tanto anche io, pochissimo in realtà, ma ogni tanto mi piace» affermò il riccio, precedendo la domanda di Louis che inevitabilmente sarebbe arrivata.
Gli passo' l'accendino e Harry aspirò il primo tiro, famelico, vorace.
Louis ringraziò silenziosamente quella voglia scatenata dentro Harry, ne aveva bisogno da circa due ore. Si gustò i primi tre o quattro tiri in un rigoroso silenzio.
Harry fece lo stesso.
Camminavano, non sapevano neanche loro in che direzione, ma camminavano, vicini, vicini l'uno a l'altro.
«Quando ti ho visto ieri notte, non credevo fossi vero» esordì Louis. Harry aspirò dalla sua sigaretta e fece uscire il fumo piano.
«Pensavo mi avessi riconosciuto, ero un attimo in panico»
«Certo che ti avevo riconosciuto, immediatamente, pensavo solo fossi un'allucinazione»
Harry rise ancora «Dai non prendermi in giro Harry, non è stato un incontro che puoi fare ogni notte in un Tesco»
«Vero»
«Ti avevo visto mezz'ora prima davanti alla Toy Room»
Harry si fermò di colpo, Louis si voltò a guardarlo. «Che ho detto?»
Harry esitò poi «Mi hai visto davanti alla Toy con Nick Grimshaw?»
«Si' è quello che stavo per dirti» Harry riprese a camminare.
Quella conversazione non gli stava piacendo per niente
«Senti Louis, non so perché me lo stai dicendo ma io...»
«No Harry, non hai capito» erano fermi uno davanti all'altro si guardavano, Louis lanciò la sigaretta finita, lontano da loro.
«Stavo solo cercando di dirti che non mi sembravi vero, non ho interesse ad impicciarmi degli affari tuoi, non mi interessa ne' con chi esci ne' con chi eri ieri sera. Era solo per dire, che per coincidenza ti ho visto due volte nella stessa sera, quando per un anno ho cercato di incontrarti in ogni after party a cui credevo partecipassi»
Harry lo guardava e gli fece finire il discorso, voleva sentire cosa aveva da dire, Louis continuò
«Era solo per dire che mai mi sarei aspettato che mi capitasse nella vita una roba del genere, tu ed io che camminiamo tranquilli per Londra fumandoci una sigaretta, solo questo»
abbassò per un secondo lo sguardo, sospirò, infine disse «Era meglio se stavo zitto, scusami ho parlato troppo, ti sembrerò il solito cretino che ti sbava dietro, ne avrai conosciuti mille».
Harry ancora una volta come era già successo alla Somerset House, gli si avvicinò. Lo trovava davvero adorabile, capiva il suo imbarazzo, lo mascherava da sicurezza, ma c'era, lo stesso che aveva lui in quel momento ma che non si spiegava.
Aveva paura che per un momento volesse giudicarlo, volesse sapere troppo.
Dopo un silenzio che parve durare ore disse «Scusami tu, non sono abituato a essere trattato come una persona normale, nessuno lo fa mai con me, ma per tutta la sera mi ci hai fatto sentire. Grazie»
Louis girò di nuovo lo sguardo verso di lui, si concentrò di nuovo sui suoi occhi. Sul verde, su quell'intenso verde che lo inondava.
«Ho creduto solo per un secondo che volessi sapere qualche gossip o altre cose, e mi sarebbe davvero dispiaciuto. Devi capire che questa situazione per me è nuova, il mio manager mi ucciderebbe se sapesse che sono uscito con qualcuno e sto andando, dove non lo so neanche io, così naturalmente, senza pensieri, sto rischiando, ma so anche che sono stato prevenuto o almeno così spero. È che non ho mai trovato qualcuno così, Louis, qualcuno così spontaneo, semplice, interessante»
Louis s'illuminò «E mi sarebbe dispiaciuto dover andarmene proprio adesso».
In quel momento fu Louis a prendere il mento di Harry e sollevarlo.
Le dita freddissime sentivano la pelle del riccio andare a fuoco e a quel contatto quasi si scottò, ritrasse subito le dita, ma Harry non sembrò d'accordo, un'impercettibile smorfia fece capolino sulla sua faccia, come se si sporgesse appena verso di lui per avere ancora attenzioni.
«Senti voglio essere sincero»
Lasciò la presa su di lui ma ebbe l'attenzione del riccio «Tu mi piaci, mi pare ovvio, come non potresti, forse siamo in milioni, ma in questo momento non m'interessa ne' che lavoro fai, ne' chi frequenti, ne' come dovresti comportarti o dove dovresti essere. In questo momento voglio solo godermi quello che vorrai concedermi, e fare finta di essere uscito un sabato sera con un bel ragazzo, che non conosco e che sta davvero mettendo a dura prova il mio autocontrollo. Me lo concedi?»
Guardandosi ancora Harry disse «Si', si' te lo concedo Louis, perchè vorrei lo stesso anche io. Anzi ti prego, ho bisogno che sia reale»
«E' reale Harry, siamo solo noi due, niente paparazzi, niente fan, niente finzioni. Io e te ad una mostra e poi a mangiare in un locale semplice, niente lusso. Vuoi andare da qualche altra parte? Ci andiamo»
Louis lo chiese quasi con timore, si aspettava che gli dicesse che voleva tornarsene a casa «Dove vuoi anche tu» disse Harry.
Presero un taxi, entrambi sui sedili posteriori.
Louis fu preciso sulla destinazione ma Harry non sentì, il tassista mise in moto.
Il riccio era completamente nelle mani di Louis, voleva fidarsi, non aveva chiesto dove lo stava portando, in quel momento voleva solo la sua compagnia.
Voleva solo godersi la serata, Louis aveva capito che Harry non gradiva i posti troppo affollati, gli aveva detto che era una persona parecchio riservata, non si aspettava nulla di rumoroso o pieno di gente.
In quel momento aveva solo una frenesia che non si spegneva.
Louis non sapeva cosa fare in realtà ma non voleva che Harry se ne andasse e se aveva accettato di stare ancora un po' con lui, doveva giocare bene le sue carte.
Ma non ne aveva più.
Era tutto troppo amplificato, le sensazioni troppo forti, il cervello non riusciva a pensare a molte alternative.
Voleva davvero stare ancora con lui, ma non voleva sembrare ne' un maniaco ne' tanto meno voleva che Harry pensasse che gli aveva chiesto di vederlo solo per uno scopo. Non che si aspettasse che fosse stato facile.
Harry gli aveva dato parecchi segnali quella sera, ma non voleva affrettare le cose, non lo sapeva neanche lui, i pensieri erano ovattati l'ossigeno non gli arrivava bene al cervello.
Osare.
Volle osare.
Avrebbe perso un'occasione bellissima oppure ne avrebbe guadagnata una ancora più bella.
Fanculo.
Si voltò guardando Harry che accanto a lui seguiva le strade di Londra dal finestrino, il volto splendido illuminato ad intermittenza dalla luce artificiale dell'esterno, era indescrivibile, il suo profilo assolutamente unico.
Gli appoggiò piano una mano sul ginocchio per richiamare la sua attenzione, si voltò di scatto, quasi impaurito, Louis sorrise e si sporse su di lui avvicinando la sua mano al suo viso, Harry non oppose alcuna resistenza, lo lasciò fare, era quello che voleva anche lui.
Louis si avvicinò piano, come a cercare ancora un consenso, sospirò vicinissimo alla sua bocca mentre la sua mano era arrivata quasi a sfiorargli l'orecchio, voleva sentire i suoi capelli, la loro consistenza. Quei capelli che tanto aveva sognato di toccare.
Posò piano le labbra sulle sue, Harry chiuse gli occhi e immobile gli lasciò approfondire appena il bacio.
Anche lui girò il busto verso il liscio e con la mano sinistra si appoggiò ad un fianco di Louis sentendolo tremare appena.
Fu un segnale per Louis, lasciò scivolare piano la sua lingua all'interno della bocca di Harry.
Sapevano di sigaretta, ma a nessuno dei due sembrò importare.
In quel momento nessuno dei due si preoccupò di niente, si baciarono piano, con lentezza, non volevano spezzare un attimo la loro vicinanza, le mani approfondivano sempre di più i movimenti.
Ormai Louis teneva Harry per la nuca, da sotto i capelli e Harry si stava aggrappando alla maglietta bianca di Louis come a chiedergli di non smettere di baciarlo.
I loro respiri caldi ustionavano i loro visi, entrambi avvamparono per il troppo calore che si era creato.
Una frenata improvvisa.
Si staccarono.
Il tassista interruppe il loro idillio
«Quindi? Posso lasciarvi qui?»
Louis guardò Harry per un attimo, gli occhi lucidi e dilatati, Harry annui' impercettibilmente, non sapeva neanche dove erano, ma in quel momento era troppo ubriaco di emozioni.
Era confuso.
Non parlarono, Louis pagò ed entrambi uscirono dal lato del marciapiede.
Una strada poco illuminata, un quartiere molto bello, pulito. Harry riconobbe immediatamente la zona. Scostandosi i capelli dal viso in imbarazzo guardò ancora Louis.
Il liscio gli si avvicinò «Vuoi?»
Fece un cenno alle sue spalle, Harry capì immediatamente «Sì»
Sorrise mostrando i denti ed annuendo più volte «Si' voglio».
Salirono i quattro scalini che li dividevano dalla porta della casa, Louis aprì velocemente.
Entrarono.
Appena Harry si chiuse la porta alle spalle, Louis fu subito sulla sua bocca ancora una volta.
Harry non aspettava altro, non credeva neanche a quello che stava facendo. Ma per una volta non volle pensarci.
Basta razionalità, basta.
Erano due ragazzi che erano usciti insieme e adesso si stavano baciando presumibilmente a casa di uno dei due.
Basta, nient'altro.
Louis era in estasi, non sapeva cosa fare, dentro stava urlando, se non si fosse calmato il cuore gli sarebbe esploso.
Non accese neanche le luci, in qualche modo sfilò il cappotto di Harry e fece lo stesso con il suo biker.
Harry sorrideva ogni volta che si staccavano appena per riprendere fiato dalle loro bocche fameliche. Louis si rilassò, aveva capito che Harry era a suo agio.
Gli teneva il viso tra le mani, mentre il liscio con le sue dita andava sotto la camicia a sfiorargli la pelle calda. Il salotto in penombra, era illuminato solo dalla luce esterna, c'era un'atmosfera assurda, entrambi tremavano, un profumo delicato di fiori arrivava alle loro narici, la mamma di Kyrre era stata lì la mattina ed aveva portato delle rose al figlio per augurargli buon viaggio. Era sempre molto carina con loro.
Louis si bloccò e si staccò dai loro baci
«Cos'hai?» chiese Harry
«Solo un attimo»
Lo prese per mano, attirandolo a sé, avvicinandosi al piccolo tavolino accanto al divano in cui era disposta un abat jour prese il telecomando e azionò l'impianto stereo.
Harry non disse nulla, Louis gli aveva parlato della musica e del fatto che associava ogni canzone a dei momenti, stava capendo che era il suo modo per imprimersi nella mente quello che stava per succedere, voleva ricordarsi ogni sensazione.
Era il suo modo per rivivere in seguito le sue esperienze.
Lo lasciò fare.
Louis lo stava già baciando di nuovo, Harry era assolutamente estasiato da quello che stava provando.
Louis lo teneva con una mano sui fianchi e l'altra immersa nei suoi capelli, lui di rimando teneva le mani ben ancorate al suo fondoschiena, Louis fece un mezzo gemito quando Harry le strinse appena.
Aveva notato che il liscio aveva un sedere invidiabile, aveva pensato tutta la sera che glielo avrebbe volentieri toccato.
I fari delle auto che passavano fuori, illuminavano a tratti i due ragazzi nel salotto di quella casa.
Le tende chiare e leggere facevano passare i bagliori luminosi, i rumori delle auto attutiti.
C'era un altro rumore di sottofondo però, un suono, ma non definito, ad Harry sembrarono come dei sospiri degli sfregamenti, il rumore di un abbraccio, mentre baciava Louis sentiva ogni cosa intorno amplificata.
Poi arrivò la vera melodia.
Un pianoforte, poche note, un battito cardiaco, un sussurro.
Come qualcuno che chiede di rimanere in silenzio, come qualcuno che esige tutta l'attenzione sulle sensazioni del momento.
Harry riconobbe Please Be Naked e si emozionò.
In quel momento era Louis che glielo stava chiedendo.
Che gli stava parlando attraverso quella canzone, una richiesta muta.
Gli chiedeva di lasciarsi andare, gli chiedeva di scoprirsi.
Iniziò a spogliarsi, così che Louis avesse capito che il messaggio era stato recepito forte e chiaro.
Harry fece sedere Louis sul divano bianco al centro del salotto, finì di togliersi la camicia e mentre lo guardava sentì un brivido lungo la schiena.
Lo sentì profondo, lo scosse da quanto fu forte, dovette chiudere gli occhi un istante, la pelle d'oca lo ricopriva completamente. Louis era estasiato, era davvero come vederlo per la prima volta.
Lo aveva visto senza vestiti ma non in quel modo.
Non indugiò oltre, salendo dalle ginocchia di Harry che era in piedi davanti a lui, iniziò con le mani a toccargli il retro delle cosce ancora avvolte negli skinny neri, risalì fino ai glutei e con la testa si avvicinò al suo ventre. Harry gli mise le mani tra i capelli morbidissimi, già spettinati ma che lui volle scompigliare ancora di più. Infilò le dita dentro quei soffici fili caramello, e mentre Louis gli posò un casto bacio sulla farfalla che aveva sullo stomaco, tirò indietro la testa e si sentì slacciare piano i bottoni dei jeans.
Con una calma snervante fece scendere i pantaloni fino alle caviglie. Entrambi avevano già fatto a meno delle scarpe mentre erano persi nei loro baci. Harry rimase in boxer, Louis lo volle osservare un attimo.
La sua figura alta, magra, bellissima.
Sarebbe rimasto ore solo a fissarlo, ma in quel momento voleva di più. Le collane che gli pendevano dal collo, i tatuaggi, Louis era senza fiato. La testa reclinata in avanti con i capelli che gli sfioravano il petto mentre lo guardava.
Si levò anche lui la maglietta rimanendo a petto nudo.
Si guardavano, non interrompevano mai un secondo lo sguardo, si studiavano, si capivano.
Harry s'inginocchio' davanti a Louis, con un gesto veloce si tolse i calzini e fece lo stesso con Louis, sorrisero entrambi. Si volevano tantissimo, aspettare ancora non era contemplabile.
Harry sfilò i pantaloni di Louis ed entrambi in boxer, continuarono a baciarsi.
Era da troppo che le loro lingue non si scontravano, ripresero la bramosia di mangiarsi a vicenda.
Louis stringeva Harry.
Harry di rimando accarezzava il viso di Louis.
Si staccò per mordergli piano il labbro inferiore, era un invito ad agire ancora.
Louis si lanciò su Harry con un gemito misto tra dolore e piacere, si avventò su di lui facendolo sdraiare sul tappeto davanti al divano. Era spazioso, lasciava libertà di movimento. Il riccio fu sorpreso da quel gesto, sapeva di possessione. Louis sfilò piano i boxer di Harry poi tolse i suoi, mentre lo baciava ancora ed ancora.
Harry teneva Louis stretto tra le sue cosce, Louis le accarezzava, dal gluteo al ginocchio, dal ginocchio al gluteo e così via, le cosce infinite, lunghissime, bianche, delicate.
Il riccio strinse ancora i capelli di Louis, questi lasciò le sue labbra e si avvicinò all'erezione di Harry che già sentiva dura tra i loro ventri.
Si avvicinò piano, lasciando uscire aria dai suoi polmoni come a svuotarsi, per riempirsi ed inebriarsi solo del suo odore, del suo vero odore.
Non del profumo, ma del suo odore. Harry lasciò uscire un'imprecazione velata, Louis sorrise guardandolo dal basso. Lo annusò affondando il naso nel suo inguine, lo annusò ad occhi chiusi, si concentrò, il cuore gli batteva fortissimo.
Harry stava per impazzire il petto gli scoppiava.
La musica, l'atmosfera, Louis, Louis, quel bellissimo sconosciuto che gli stava facendo perdere ogni autocontrollo possibile.
Sentì le labbra del liscio intorno al suo membro, un gemito soffocato, Louis iniziò a leccare la punta umida fino alla base, e di nuovo lo sentì tutto intorno a lui.
Lo aveva sperato per tutta la sera, voleva sentirlo.
Ma che gli stava succedendo? Gli veniva da piangere, assurdo, non era mica la sua prima volta.
Non riuscì a trattenersi.
Quasi un singhiozzo gli uscì dalla gola, profondo, non riuscì a fermarlo.
Louis si bloccò «Tutto bene?» lo disse pianissimo, un sussurro, gli baciò nuovamente l'inguine
«Tutto bene», Harry gli sorrise con gli occhi lucidissimi ma sereni, Louis continuò a prendersi cura di lui.
Harry si lasciò andare definitivamente, era nelle sue mani, totalmente nelle sue mani. Quelle bellissime mani da cui si sarebbe fatto fare qualsiasi cosa.
Louis si inumidì un dito della mano destra mentre con la sinistra pompava lentamente il membro di Harry che ancora gli stava toccando i capelli in un'estasi beata.
Intrufolò piano l'indice dentro di lui, in un primo momento sentì resistenza ma poi succhiando appena il membro del riccio riuscì ad entrare e farsi spazio, cominciò piano a muovere il dito dentro e fuori.
Harry in risposta mugolò «Sì, non fermarti». La gamba sinistra di Harry si sollevò sulla sua spalla, lasciandogli maggiore accesso, così che dopo pochissimo Louis potè infilare un secondo dito dentro di lui, facendolo tremare.
La schiena di Harry si inarcò appena. Le dita continuavano ad entrare ed uscire ad un ritmo perfetto, costante. Con la mano sinistra Louis cercò la sua bocca, Harry gli leccò le dita, soffocando i gemiti.
Si eccitarono ancora di più, erano umidi ed eccitati i loro odori si stavano pian piano mescolando.
La stanza andava a fuoco, intorno a loro, solo caldo e melodia. Harry sollevò la gamba destra e se la portò a contatto con il petto, Louis accarezzandola la teneva in quella posizione per avere maggiore accesso con le sue dita.
Era caldo, era stupendo, non poteva essere reale.
Uscì ed entrò con le dita ancora qualche istante poi le fece uscire da dentro di lui, facendo alzare appena la testa ad Harry «Non muoverti» gli disse il liscio.
Fu un ordine, Louis alzandosi spari' velocemente dalla visuale di Harry, ricomparve un secondo dopo, gli sorrise dall'alto ed Harry potè vederlo in tutta la sua bellezza.
Petto ampio, braccia forti, cosce muscolose. Il suo membro rigido svettava centrale nella sua figura.
Harry deglutì.
Louis si abbassò a lasciare una scia di saliva calda tra le sue gambe, una scia che colò lenta ustionante come lava tra le gambe di Harry che gemette forte, intrufolò di nuovo un dito dentro di lui, spingendo ancora un po' aiutato dalla sua stessa saliva, poi lo tolse di nuovo, non voleva andare oltre.
L'apertura del riccio ebbe un piccolo spasmo, si aprì e si richiuse, come a chiedere di non essere lasciata sola, dopo l'intrusione delle dita delicate e lunghe di Louis.
Brividi.
Un attimo dopo tornò ad occuparsi della sua bocca che volle assaggiare ancora.
Harry si stava mordendo a sangue il labbro inferiore, lo voleva dentro di se', Louis ridestò la sua attenzione leccandogli le labbra ed entrando con la lingua. Fece scivolare con mani ferme il preservativo preso poco prima, sulla sua lunghezza, non voleva aspettare oltre.
Le loro salive a mescolarsi.
Tenendogli ancora la gamba sollevata, Louis prese a pompare piano il proprio membro, divenne ancora più duro, ancora più gonfio, anche se coperto dal sottile strato della protezione, mentre la lingua di Harry lo esplorava dentro la bocca, lo baciava con urgenza.
Billie Eilish iniziò a cantare, Harry sgranò gli occhi, la conosceva, non c'era momento migliore per quella canzone.
Non avrebbe saputo descrivere meglio quel momento se non con Ocean Eyes.
Gli occhi di Louis.
Gli occhi che in quel momento lo stavano fissando.
Gli occhi che lo avevano rapito.
Adesso cominciava davvero a capire cosa intendesse quando gli diceva delle sensazioni e della musica.
Incredibile.
Era così, era davvero così.
Louis entrò in Harry, gemendo per il piacere, in una spinta profonda lo fece suo.
Sentì il riccio gemere e stringergli forte le spalle affondando le dita anellate dentro la sua carne, avrebbe lasciato i segni.
Louis spingeva in Harry tenendogli la gamba sollevata così da poter spingere più in profondità per fargli sentire tutto quello che poteva dargli.
Lo stringeva così forte che anche lui probabilmente avrebbe avuto dei bei segni la mattina dopo, ma non poteva farne a meno. Harry si sorprese all'intrusione del liscio, le dimensioni notevoli gli fecero mancare il respiro per alcuni istanti.
Louis si accorse dell'esitazione così lo baciò ancora cercando di farlo abituare, mentre gli tolse i capelli dalla fronte ormai sudata in un gesto tenero «Harry io...»
«Ssssh» gli tappò la bocca con una mano, gemeva «Ti prego Louis continua»
Non perse tempo, iniziò a spingere, e mentre spingeva Harry sospirava.
Si stringevano, si volevano, si desideravano.
Volevano sentirsi fino in fondo.
Harry allargò ancora un po' le gambe, Louis capì e iniziò a muoversi e spingere ancora più velocemente in lui.
Le pareti calde intorno al suo membro lo mandavano a fuoco, sudavano, ma non gli importava.
Sentivano quasi i loro cuori uscire dai loro petti.
Louis spingeva, si accorse di aver trovato il punto sensibile di Harry, quando questi iniziò a contorcersi mentre gli uscì un gemito più acuto degli altri.
Harry gemeva e si contorceva dal piacere.
Sentì di essere vicino all'orgasmo, il basso ventre gli bruciava.
Gli parlò in un orecchio, un sussurro che gli provocò la pelle d'oca
«Fammi venire Louis»
Non fu egoismo, era voglia di fargli vedere quanto stava bene.
Voglia di sentirlo fino in fondo.
Come un comando, gli prese in mano il membro duro e gonfio ed iniziò a pompare velocemente mentre spingeva ancora ed ancora dentro di lui.
Aveva infilato il viso nell'incavo tra la sua spalla ed il collo e respirava affannosamente mentre lo masturbava. Harry era al limite, voleva venire, voleva fargli vedere quanto stava godendo, con un gemito più forte, tremando, si riversò sulla mano di Louis che ancora stava spingendo.
Gemette di rimando, venne sentendo il liquido caldo del riccio colargli sulla mano e soffocò il suo piacere nel collo di Harry che a sua volta lo strinse forte.
Altre due spinte per far liberare tutto il suo orgasmo, poi rallentò.
Rimase ancora un attimo steso poi si sollevò.
Si guardarono, si baciarono.
Louis uscì da Harry.
Si liberò del preservativo e si distese accanto a lui.
Avevano entrambi il fiatone, entrambi ancora leggermente scossi da quello che era appena successo. Stesi sul tappeto uno accanto all'altro, si afferrarono la mano.
Intrecciarono le dita.
Louis era distrutto.
Harry allo stesso modo era esausto.
Le dita appena appiccicose ma non ci fecero caso.
Nulla poteva rovinare quel momento.
Lovely uscì dalle casse dell'impianto del salotto.
«Adesso ho capito quando dicevi, della musica e tutto il resto»
Louis si voltò ma rimase in silenzio. Era ancora incredulo, era come in un'altra dimensione.
Si mise su un fianco e accarezzò piano la farfalla sul ventre di Harry dove ancora giaceva un po' di sperma. «Mi piacciono i tuoi tatuaggi»
«anche i tuoi, non ho visto bene ma mi piacciono»
Ridevano
«Come mai la scritta sul petto?»
Louis si guardò dall'alto il petto tatuato
«Lunga storia, un giorno te la racconto, se vorrai» calò il silenzio.
Entrambi pensavano a cosa sarebbe successo, si sarebbero rivisti?
Si sarebbero sentiti?
«Ho bisogno di una doccia»
Louis si alzò in piedi e aiutò Harry a sollevarsi «Vuoi?».
Gli si avvicinò baciandolo ancora, Harry lo lasciò fare. Lo baciò ancora e ancora, finchè le loro erezioni si risvegliarono immediatamente.
Louis prese nuovamente Harry per mano, gli piaceva farlo.
Harry non disse nulla, entrambi nudi salirono le scale, una volta dentro la camera da letto si precipitarono in doccia. L'acqua iniziò a scorrere caldissima su di loro, non sembravano avere nessuna intenzione di staccarsi, nessuna intenzione di smettere di accarezzarsi, di baciarsi di toccarsi.
Louis voltò Harry che si appoggiò al vetro della doccia, mentre continuava con una mano a toccargli il membro nuovamente duro. Louis gli stava baciando il collo da dietro e lo accarezzava, prima l'addome tirato, teso, poi il petto ampio sfiorandogli i capezzoli già turgidi di piacere, poi di nuovo l'addome e iniziò a masturbarlo.
Era gonfio e duro, Louis lo stringeva e la sua mano sembrava fatta apposta per le sue dimensioni, Harry abbandonò la testa sulla sua spalla e Louis gli voltò il viso per mangiargli ancora le labbra.
Forse gliele avrebbe consumate, ma in quel momento erano solo sue e di nessun altro, non poteva lasciarle.
Entrò in lui con una spinta forte, Harry gemette e inarcò la schiena, lasciò nuovamente il comando al liscio, gli piaceva troppo.
Con una mano gli accarezzava i capelli, con l'altra si teneva bene al vetro piegandosi in avanti per permettere a Louis di entrare meglio.
«Non posso fare a meno di toccarti»
Il liscio glielo sussurrò all'orecchio, mentre il rumore dell'acqua accompagnava i loro gemiti.
Gli strinse forte i capelli, Harry si lasciò andare completamente, Louis spinse forte, lo voleva, lo voleva vedere mentre ancora una volta veniva per mano sua.
Che ancora una volta scatenava il suo orgasmo, che ancora una volta il suo sperma colava sulle sue mani, facendolo eccitare.
Spingeva ma sempre con delicatezza, lo venerava, voleva che stesse bene, che si ricordasse quella notte con lui.
Poco dopo, Harry si fece sentire
«Vengo Lou»
«Sì ti prego» rispose,mentre ancora e ancora spingeva con il suo membro dentro e fuori.
Abbassò lo sguardo solo un secondo per vedere dall'alto quella scena che lo estasiava.
Accompagnò Harry nel suo orgasmo e per la seconda volta quella sera, venne dentro di lui inondandolo di piacere.
Sentì Harry tremare e mentre lo finiva di masturbare piano per fargli uscire anche l'ultima goccia, lo sorreggeva per non farlo cadere in caso le ginocchia non avessero retto.
Ripresero fiato, sempre mentre si tenevano vicini, Harry si voltò e si aggrappò con le braccia al suo collo. Si baciarono tantissimo, si stringevano in continuazione.
Louis gli accarezzava i glutei, Harry gli sfiorava le braccia muscolose. L'acqua lavò via tutto ma non i brividi che continuavano a procurarsi a vicenda.
Si lavarono, Louis dette un accappatoio pulito ad Harry.
Non ci fu imbarazzo.
No anzi, si comportarono come se già si conoscessero da tempo, erano spontanei, stavano bene.
Fumarono entrambi una sigaretta sul terrazzino di Louis, come se lo avessero fatto altre mille volte. Ridevano, parlavano, si accarezzavano, avevano bisogno di sentirsi.
Non posso fare a meno di toccarti gli aveva detto Louis.
Harry provava la stessa cosa, senza alcun motivo, non poteva resistere.
Si addormentarono.
Si addormentarono avvolti dal piumone bianco del letto king size di Louis.
Abbracciati e rilassati.
Felici.
Inconsapevoli.
Inconsapevoli che il telefono di Harry stava squillando da più di mezz'ora.
Inconsapevoli che il telefono di Harry stava suonando da più di mezz'ora per una ragione ben precisa.
Inconsapevoli di essere nei guai.
Inconsapevoli di dover fare i conti con la realtà una volta svegli.
100 visualizzazioni, grazie mille
Per voi il quinto capitolo...
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro