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Capitolo 2

La cena era prevista per le 18.30, Louise aveva scelto un locale che lui conosceva bene in zona Chelsea, ci avrebbe messo poco ad arrivare da casa sua e lei altrettanto abitando proprio in quel quartiere.

Quando era arrivato a casa aveva scritto a Zayn.

Richieste di aiuto sull'outfit, consigli sul sistemarsi i capelli, quale profumo sarebbe andato meglio. Si sentiva davvero un idiota, ma era super eccitato, in tutti i sensi.

Sotto la doccia si rilassò, voleva mettere un freno all'ansia che lo stava uccidendo. Un pò per la cena, un pò per la vaga speranza di poter vedere la sua ormai ossessione, palesarsi davanti a lui nel locale in cui sarebbe finito quella sera. Si fidava di Ashton, se diceva Toy Room, avrebbe trovato qualcuno d'interessante di sicuro, era la sua fonte certa per rintracciare la gente dello show business.

Si tolse i vestiti ed entrò nel suo bagno. Era dipinto di un caldo colore blu petrolio, due pareti erano state lasciate bianche per dare più aria all'ambiente. Il lavandino era sorretto da una spessa mensola ricavata da legno massello, niente armadietti.

Un grande specchio rifletteva la sua figura nuda.

Il petto e il braccio destro costellati di tatuaggi. L'inchiostro nero lo decorava come per rendere più bello qualcosa d'imperfetto. Come ad accentuare i suoi punti di forza e renderli più visibili.

La grande doccia a tutta parete lo attendeva.

Lips On You rilasciò le sue prime note dall'impianto stereo

Aprì l'acqua ed attese qualche minuto prima che le sue dita constatassero che fosse calda al punto giusto. Entrò.

L'acqua calda gli scivolava sulle spalle da dietro la nuca, i capelli ancora asciutti si sarebbero presto bagnati per colpa del vapore. I muscoli delle scapole si stavano rilassando mentre si appoggiava con entrambe le mani al muro e piegava il collo in avanti per rilassare la spina dorsale.

Amava quella posizione, ci si sarebbe potuto addormentare.

Dopo interminabili minuti, il suo pensiero vagò a delle labbra color delle fragole. Ad un sorriso irresistibile e a due fossette sulle guance, così profonde e fantastiche che non aveva mai visto su nessun altro. Magari quella sera avrebbe potuto vederle sul serio.

Sospirò piano mentre tirando indietro la testa si bagnò completamente i capelli ed inizio' ad insaponarsi con entrambe le mani che a malincuore staccò dal muro.

Le dita freddissime a contatto con la pelle bollente lo fecero rabbrividire, e non seppe resistere oltre.

Con un sospiro un pò più profondo, che assomigliava ad un piccolo gemito di piacere iniziò a toccarsi con la mano destra, mentre la sinistra tornava ad appoggiarsi al mosaico dorato della doccia.

Scese dall'inguine fino alla punta del suo membro già turgido dopo i brividi di poco prima. Movimenti lenti ma regolari, cadenzati dall'acqua e aiutati dal disperdersi della melodia che arrivava dalla camera da letto.

La musica lo rilassava tantissimo, era parte integrante della sua vita. Lo faceva evadere, lo estraniava completamente da tutto. Iniziò a tremare piano mentre le sue mani accarezzavano il membro.

Mentre si toccava, pensò a capelli color cioccolato e mani grandi che lo avrebbero accarezzato ovunque. Piccoli baci bagnati che sarebbero scesi dalla sua mandibola lungo il collo, fino alla clavicola.

Con un gemito più lungo iniziò ad andare sempre più velocemente, colpa di quei pensieri, divaricando leggermente le gambe per reggersi meglio sotto la doccia e non rischiare che le ginocchia andassero in fallo facendolo scivolare. Su e giù, su e giù, passandosi ogni tanto il pollice sulla punta del pene.

Cristo quanto avrebbe voluto che certe labbra avessero fatto quei movimenti al posto della sua mano. Tirò indietro la testa verso destra, lasciando che il getto dell'acqua scorresse sulla sua spalla. Mentre la sua mano andava sempre più veloce, infilò la testa tra la sua spalla e il bicipite sinistro soffocando un gemito un pò più forte.

Con gli occhi chiusi e un'imprecazione poco velata seguita da piccoli spasmi del basso ventre, venne copiosamente e continuò a muovere la mano mentre si mordeva piano un braccio per contenere il piacere. Aspettò che l'orgasmo finisse e lasciò che l'acqua lavasse via tutto, stress, nervosismo e pensieri impuri, anche se per quelli ci sarebbe voluto sicuramente più di semplice acqua.

Riprese il controllo di se' e sciacquandosi velocemente dalla schiuma si concesse altri cinque minuti sotto la doccia, giusto il tempo di un'altra canzone.




Divide and Conquer dei LA Riots risuonò nelle stanze.

Una melodia eterea e rilassante ma ritmata al punto giusto. L'elettronica e la musica house gli piacevano tantissimo, erano due dei generi che preferiva. Completamente rigenerato uscì dalla doccia in una nube di vapore.

Con ancora l'asciugamano legato in vita si diresse vicino al letto, si accese una sigaretta lasciata ad aspettarlo sul comodino e con il cellulare nella mano destra andò alla grande porta finestra della sua stanza.
Affacciava sulla strada con un terrazzino dove due sedie e un tavolino in ferro battuto nero completavano il tutto.

Odiava fumare li' sulla soglia, preferiva uscire direttamente sul terrazzo, l'odore sarebbe entrato anche in camera, ma gli serviva nicotina e non poteva aspettare di vestirsi. Voleva concedersi ancora qualche minuto.

Dalla voce del salotto al piano di sotto aveva capito che il suo coinquilino era tornato dal fare le ultime commissioni prima dell'ennesimo viaggio.

Voleva concedersi ancora un pò di tempo per se' prima dei saluti e delle imprecazioni che sicuramente lo attendevano. Il suo amico era in partenza per la Malesia per lavoro e in casa c'era una gran confusione.

Guardò per quella che forse era la centesima volta in due ore la timeline di Instagram, niente, lui non c'era, il nulla, al solito.

Whatsapp, un messaggio da Zayn appena arrivato.

Zayn: a che ora stasera?

Louis: ma non avevi un appuntamento?

Zayn: Ashton mi ha detto della Toy Room amico, come posso rinunciare?

Louis: Liam?

Zayn: ci vediamo prima

Louis: dopo cena ti chiamo

Zayn: ci sarò

Non voleva chiamarlo per non assillarlo con le sue paranoie da insicuro cronico, in fondo anche per Zayn sarebbe stata una serata speciale. Ma sapeva già che non avrebbe potuto farne a meno. Liam avrebbe capito. Sospirò, guardando ancora per un attimo lo schermo dove "sta scrivendo..." era di nuovo comparso.

Zayn: spacca!

Sorrise, sapeva che Zayn era con lui, lo sentiva vicino.

Finì la sigaretta mentre guardava fuori il cielo di Londra che si era colorato di rosa e azzurro. Era terso e faceva davvero freddo quella sera a sentire dal vento che continuava a soffiare dalla mattina e non aveva accennato un attimo a fermarsi.

Aveva letto un pò nel pomeriggio, oltre a piantonare Twitter ovviamente e si era concesso un paio d'ore di relax nel salotto della casa che condivideva con Kyrre al numero 30 di Onslow Garden a South Kensington.

Non poteva permettersi quell'appartamento, assolutamente no. Forse neanche in tutta la vita. Ma Kyrre aveva insistito perchè lo condividessero.

Il ragazzo non c'era praticamente mai, la sua vita frenetica ed il suo lavoro lo portavano sempre in giro per il mondo. Si conoscevano dalle scuole a Doncaster, un amico di famiglia come si dice, i reciproci genitori erano amici d'infanzia.

Era diventato un famosissimo dj inseguendo il sogno di fare musica e adesso era osannato in tutto il mondo, collaborando anche con artisti pop e cantanti di tutta la scena musicale mondiale. Louis era fiero della strada che aveva fatto, era il suo sogno si meritava di viverlo a pieno, si divertivano insieme e grazie a lui poteva entrare nei club più esclusivi di Londra conoscendo davvero tantissime persone. Questo faceva comodo anche al suo lavoro se ci pensava bene, ma non si sarebbe mai approfittato di lui, mai, gli voleva troppo bene.

Quando Louis si trasferì a Londra, Kyrre era già famosissimo anche se restava sempre in Europa in quel periodo. Lou aveva intenzione di rimanere poco in quella casa, non voleva disturbare e inseguiva il desiderio di vivere da solo per sentirsi indipendente, quello sarebbe stato solo un appoggio per qualche mese, glielo aveva promesso.

Alla fine Kyrre però, gli aveva chiesto se per lui non fosse un problema restare. Si vedevano poco, Louis era come se vivesse solo e in più controllava che la casa fosse sempre a posto. Si occupava di pagare la signore delle pulizie, unica cosa che il dj aveva acconsentito a fargli fare per contribuire alle spese. Oltre ovviamente al cibo. La casa era di proprietà, lasciata da un eredità del nonno di Kyrre vent'anni prima ai suoi genitori.

Casa mai usata fino a sei anni prima quando era stata ristrutturata. Al suo interno era stata costruita anche una sala di registrazione insonorizzata, e aveva ospitato il dj quando, appena arrivato a Londra, voleva spingere al massimo la sua carriera. Louis aveva la sua stanza, grande e spaziosa al piano superiore vicino ad un'altra stanza, "dei giochi" come la chiamavano loro. All'interno PlayStation, Xbox e un biliardo. Bagno in camera, molto spazioso.

Era come vivere in un piccolo appartamento tutto suo. Solitamente il primo piano era per il proprietario di casa, ma visto che non c'era mai avevano deciso così. Il dj però aveva il piano terra, camera con bagno anche lui, la sala di registrazione al piano interrato vicino alla lavanderia, così avrebbe potuto usarla fino a tarda notte senza disturbare il suo coinquilino. Ai lati delle scale che conducevano al piano superiore, davanti alla porta d'ingresso, una grande cucina e un salotto, spazio che condividevano, arredato tutto in stile classico, il bianco e i colori chiari predominavano l'ambiente, la mamma di Kyrre aveva insistito fosse rifatto tutto fedelmente alla struttura in stile Vittoriano originale.

Era davvero bellissima.

Louis decise di vestirsi e prepararsi. Pantalone stretto nero in tessuto appena lucido che gli fasciava le gambe in maniera divina.

Aveva un fisico asciutto e muscoloso grazie ai tanti anni di calcio.

T-shirt manica lunga in cotone fiammato sempre nera con piccoli disegni jacquard bianchi intorno al collo che scemavano fino alle spalle avvolgendolo come in una piccola mantellina fittizia.

Voleva vestirsi abbastanza leggero, alla Toy Room c'era caldo. Era leggermente trasparente e i suoi pettorali si vedevano appena, ma non era volgare anzi era molto carina, gli piaceva indossarla. Calzini a scomparsa e le immancabili Reebok Vintage, questa volta nere, per completare l'outfit.
Aveva una fissa per le sneakers.

Controllandosi un'ultima volta allo specchio dell'armadio si ritenne abbastanza soddisfatto, una spruzzata di XS che teneva sul cassettone in camera e via, pronto.

Scese le scale di corsa, mentre sentiva le imprecazioni del proprietario di casa che litigava al telefono con qualcuno. In salotto era il caos come immaginava, aveva sentito fin troppo casino dopo la doccia. Due grandi valigie all'ingresso, nel salone attrezzatura elettronica nuova ovunque con tanto di scatole. Louis sgranò gli occhi. Nel frattempo Kyrre riagganciò il telefono e sbuffando disse voltandosi verso di lui «Tu non puoi capire cosa mi è successo»

«Sicuramente qualcosa che non doveva succedere adesso all'ultimo minuto prima della tua partenza immagino»

Si avvicinò all'amico aiutandolo a spostare due grandi scatole che erano in sosta sul tappeto persiano originale del salotto. Non erano troppo pesanti ma in due era meglio e Louis lo fece facendo attenzione a non sporcarsi.

«Hanno mandato tutta la mia nuova attrezzatura qui a casa invece che in studio a Los Angeles, ti rendi conto? Sono degli incompetenti»

«Non ci voleva amico» lo disse toccandosi la nuca perplesso.

«No infatti, sto cercando di risolvere prima di domattina»

«Se hai bisogno di qualcosa dimmelo, io tanto sono qui»

«Grazie Louis, ma stanno tornando indietro a prendere tutto di nuovo, per spedirlo»

Con uno sbuffo si lasciò cadere seduto sul divano ed estrasse l'iPhone dalla tasca dei jeans. Louis si accomodò vicino appoggiando i piedi sul grande pouf marrone davanti a loro.

«Allora? Stasera grande cena? Stai bene vestito così»

«Si', ma sono nervoso, nulla di che in realtà il nero di solito vince in questi casi»

«Non devi essere nervoso, sono sicuro che Zayn ti ha detto la stessa cosa. Io non ci sarò domani a complimentarmi di persona con te ma sai che sono felicissimo per quello che stai facendo e per i traguardi che stai raggiungendo»

Non si vedevano spesso, ma si volevano davvero bene. Kyrre era tornato la settimana prima e adesso era di nuovo in partenza. Gli diede una pacca sulla spalla e si alzò subito. Louis gli sorrise «grazie Kyrre, di tutto, sempre, non finirò mai di dirtelo.»

«Louis, sei come un fratello ormai, mi fa piacere averti qui, sapere la casa in buone mani, poter tornare a Londra e avere facce amiche ad aspettarmi».

Si diresse verso la cucina, Louis invece andò verso la porta ed indossò in cappotto.

«Ci vediamo dopo?»

«Non so a che ora torno, domattina parto alle 4, credo che me ne andrò a letto subito dopo cena»

«Allora devo salutarti adesso, forse faccio tardi, vado alla Toy»

«Oh oh...grandi programmi» lo disse urlando e ridendo in contemporanea mentre sollevò entrambe le braccia sopra la testa, facendo scoppiare a ridere anche Louis.

«Nulla di che, vado a vedere che aria tira»

«Seee certo Tomlinson, dicono tutti così quando vanno nei club gay, ma sai meglio di me come finirà, il tuo profumo non passa inosservato» lo disse facendogli un occhiolino e subito dopo ammiccando verso di lui squadrandolo da capo a piedi. Louis sorrise annuendo.

«Salutami Ashton comunque, digli che ci vediamo presto»

«Certo»

Si avvicinarono entrambi l'uno all'altro stringendosi in un abbraccio fraterno e solido che sapeva di appartenenza. Dopo svariate pacche sulle spalle si staccarono.

«Fai buon volo amico, ci sentiamo quando arrivi»

«Contaci Lou»

Si voltò e tornò verso la cucina. Louis uscì guardando ancora il caos in salotto e sorridendo tra se' pensando a quanto quel casino gli mancava quando Kygo non c'era.

Ormai si era fatto buio, decise di prendere un uber fino alla sua destinazione, pratico e diretto. Lo aspettò davanti casa, tre minuti netti ed una macchina nera accostò. Si rilassò sul sedile posteriore respirando profondamente.

Nell'abitacolo si diffuse una canzone, una canzone che conosceva benissimo, era il suo amico, era fiero di lui, ogni volta che lo sentiva a qualche radio sorrideva tra se' e se'.
Lo prese come un segno positivo, si ripetè nella mente che tutto sarebbe andato bene.
Chiese all'autista di alzare un pò il volume così Remind me to forget riempì l'aria e lui riuscì a rilassarsi per qualche minuto.

Il tempo di un altro paio di canzoni e arrivò a destinazione.

Il BlueBird era già pieno di gente.

Scese dall'auto, si sistemò il cappotto, una scrollata di spalle come a volersi liberare della tensione, un bel respiro e si avvicinò all'entrata. Il buttafuori lo fece entrare subito, aveva una prenotazione e non era la prima volta che andava li'.

Percorse il corridoio esterno dove le lampade riscaldanti creavano un piacevole ambiente dall'atmosfera sofisticata e la luce soffusa. Tanta gente con i cocktail in mano parlava e si divertiva, era venerdì sera la cosa non lo stupiva. Entrò nella prima sala dove eleganti tavolini da quattro o più persone circondati da piante vere alcune rampicanti, riempivano la grande stanza. I divani chester in pelle scura completavano il tutto donando al locale un aria chic ma dal sapore rilassato e non snob. L'odore piacevole di fiori freschi riempiva l'aria e una nota dolce di cannella si sentiva in lontananza.

Gli venne subito in mente l'autunno e le tisane calde con i bastoncini di cannella che gli piaceva bere quando tornava a Doncaster dalla sua famiglia.

Si' ok amava anche l'alcool e i drink, ma ogni tanto una tisana rilassante ci voleva. Gli mancavano le sue sorelle, ma le vacanze di Natale erano vicine e avrebbe rivisto tutti di li' a poco. Notò subito Louise ad un tavolo, era in compagnia. Sarebbero dovuti essere solo loro due, chi era la terza persona?

Non dovevano solo vedersi per il contratto? Cosa era successo nel frattempo? Forse quello era il suo sostituto? Respira Louis, respira.

Se lo ripeteva nella testa come un mantra.

Si avvicinò con il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto, sembrava gli volesse scoppiare, doveva respirare e stare calmo oppure avrebbe rovinato tutto.

Gli veniva da vomitare.

Cazzo era già abbastanza nervoso per l'incontro con Louise e la conosceva da anni figurarsi adesso che c'era uno sconosciuto con lei.

Nell'avvicinarsi notò l'uomo che stava ridendo rumorosamente con la sua amica.

Era molto affascinante, moro, barba incolta, occhi scurissimi, scherzava con la bionda come se si conoscessero da anni. Ok poteva farcela.

Sperava solo di non apparire impacciato come sempre.

Prese coraggio.

«Interrompo qualcosa?».

Louise si voltò mentre l'ennesima risata usciva cristallina dalla sua bocca. «Louis eccoti qui, accomodati, ti presento Ben» mentre si alzava e lo accompagnava con un tocco leggero su un fianco a prendere posto vicino a lei. Louis si sporse con la mano destra tesa e l'uomo si alzò mentre anche lui gli strinse la mano cordialmente regalandogli un rassicurante sorriso «Ben Winston, molto piacere»

«Louis Tomlinson»

Si sedettero entrambi.

«Ho sentito cose bellissime su di te, spero davvero che il nostro incontro di oggi porti a risultati esaltanti» Risultati? Cose bellissime su di lui? Non riusciva a comprendere davvero cosa ci facesse lui a tavola con loro. Louise s'intromise in quella specie di elogio che Ben stava facendo, accompagnato da un sorriso smagliante e bianchissimo.

«Louis, Ben è il mio nuovo capo»

Un flash gli attraversò il cervello. Ben Winston, come aveva fatto a non riconoscerlo. Uno dei pezzi grossi di Coach. Ma che ci faceva li? Deglutì.

«Oh non preoccuparti delle formalità Louis, noi a Coach abbiamo un approccio molto americano per così dire con i nostri dipendenti, non è strano uscire tutti insieme fuori a cena e per favore chiamami solo Ben, niente signor Winston»

Louise gli rivolse un sorriso quasi referenziale «anche per questo ho accettato questo lavoro».

Louis si sentì spaesato per un attimo, ma subito dopo si rilassò inspiegabilmente. Intanto una cameriera arrivò al loro tavolo e dopo aver ordinato qualcosa da bere e la cena, tornarono a parlare.

Louis ringraziò mentalmente quella gentile ragazza di avergli portato il suo vodka Martini in meno di tre minuti, aveva bisogno di qualcosa di forte.

Decisamente.

Ben iniziò a parlare della sua azienda e di come lavoravano, di come sceglievano i loro collaboratori e tutto il resto. Lui non capì il perché di tutto quel discorso. Era andato li' con altre aspettative era leggermente confuso, alla fine lo disse.

«Scusatemi, ma cosa c'entra tutto questo con il nostro incontro Louise non riesco ad afferrare» era nervoso, si sistemò il ciuffo che gli stava ricadendo sugli occhi e immobilizzò con lo sguardo azzurro la bionda che non potè fare a meno di rispondere. «Louis, io sto per partire lo sai»

«Certo che lo so», lei guardò in basso «ecco a proposito di questo, Ben è voluto essere qui perchè vuole offrirti un lavoro.» Il tempo si fermò per un secondo. Era sempre stato un ragazzo molto sveglio ma non capiva il collegamento delle cose. Cosa c'entrava lui con Coach? La sua carriera era altro, non era ancora all'altezza di ruoli diversi da quello di responsabile di negozio che si aspettava Louise gli avrebbe chiesto di fare. Ben parlò riscuotendolo un attimo dal blackout avvenuto nel suo cervello.

«Louise si fida ciecamente di te, avete già un rapporto bellissimo ed una complicità fuori dal comune. Le tue capacità sono tante Louis, sei sprecato per All Saints»

«Mr. Winston»

Ben lo fulminò con lo sguardo. «Scusami, Ben» lo disse sorridendo appena «ho paura di non afferrare, spiegati meglio»

«E' semplice, ti voglio al fianco di Louise nella gestione di uno dei negozi Coach. Louise da New York, tu da Regent Street. Farai parte della nostra squadra, non da addetto alle vendite però. Ti affideremo l'intero negozio come responsabile, avrai quattro coordinatori di reparto sotto di te, so già che potrai gestirli in maniera egregia. Mi sono confrontato tanto con Louise e ho studiato i risultati del negozio da quando ci siete voi. Siete incredibili insieme. Un'alchimia rara.»

Louis era senza parole e con la bocca appena socchiusa, spostò gli occhi da Ben a Louise.

«Tesoro è una grossa opportunità, rimarrai a Londra per adesso poi chi lo sa. Lavoreremo insieme praticamente ma in due sedi diverse. Io ho pensato a te perchè mi fido, mi piaci come persona e come lavoratore. Sei affidabile e hai un sacco di idee, sai vendere bene e non ti scoraggi nei giorni negativi. Serve qualcuno come te. Come responsabile potrai coordinare la scelta dei prodotti e avrai la supervisione delle campagne per Londra. Anche Ben vede quanto lavoriamo bene insieme. Non rifiutare Lou.»

Era esterrefatto. Non s'immaginava minimamente tutto ciò quando era uscito di casa.

Immaginava belle notizie, un nuovo contratto, ma non questo.

Non sapeva se era pronto a cambiare radicalmente.

Gli veniva davvero da vomitare, gli girava la testa.

Anche i suoi amici dipendevano da quella decisione.

Non voleva fare l'egoista.

Non lo era.

«E Zayn?» Le parole gli uscirono di getto.

Louise sorrise, sapeva che glielo avrebbe chiesto. Non credeva che fosse la sua prima domanda ma sapeva che Louis aveva un cuore d'oro. Zayn era la scelta di Louis per All Saints al suo posto, avrebbero lavorato insieme. In quel modo lo avrebbe abbandonato, in un certo senso. Lei sapeva che era quello che frullava in testa al ragazzo dagli occhi azzurri.

«Ho risolto tutto, ho sistemato anche lui» gli strinse forte una mano da sotto il tavolo.

«Come?»

«Al posto che sarebbe spettato a te. Ne è felicissimo ha già accettato Louis».

Buttò fuori in un sospiro tutta l'aria che aveva trattenuto fino ad un attimo prima. S'illuminò in un sorriso bellissimo che gli creò non volendo piccole rughette ai lati degli occhi blu che si erano fatti lucidi dall'emozione.

Prese un respiro e ... «Wow»

Si grattò il retro del collo in un gesto quasi d'imbarazzo.

«Accetta Louis, il contratto ti sarà presentato lunedì, hai due giorni per decidere e il weekend libero. Abbiamo già sistemato tutto. Nessuno è rimasto scontento, Louise vi ha fatto un bellissimo regalo ci tiene davvero a tutti voi, e noi acquisteremo un ottimo elemento come te per la nostra squadra. Che ne pensi?»

Ben aveva uno sguardo speranzoso, ancora più di Louise. Entrambi lo fissavano con occhi attenti senza schiodarli dai suoi. Prese un profondo respiro, gli girava ancora forte la testa. Sentì come una sensazione di vertigine. Era come se avesse paura di spiccare il volo, ma poi...

«Ok»

«Ok?» Dissero i due in coro, spalancando gli occhi.

«Ok accetto»

Louise si alzò in piedi facendo un gridolino dalla sua bocca che fece voltare le persone accanto al loro tavolo. Si avvicinò a Louis e lo abbracciò forte.

Abbraccio che Louis ricambiò affondando il viso nei suoi biondissimi capelli profumati di gelsomino.

«Andrà tutto bene te lo assicuro», glielo sussurrò all'orecchio e Louis annuì.

«Bene Louis Tomlinson benvenuto a Coach». Ben gli strinse la mano «adesso finiamo la nostra cena, per i dettagli aspetteremo la tua conferma lunedì e poi parleremo di tutto».

Louis non credeva a tutto quello che era appena successo. Sarebbe stato responsabile esecutivo del negozio Coach in Regent, Louise responsabile marketing a New York, quindi lo avrebbe coordinato.

Zayn avrebbe preso il posto che all'inizio doveva ricoprire Louis come responsabile negozio ad All Saints e Perrie sarebbe stata responsabile reparto uomo insieme al moro, posto che Louis voleva lasciare a Zayn.

Tutto tornava alla perfezione.

Sembrava una magia, oppure un gran casino, ma tutto si era incastrato alla perfezione ed ognuno era felice.

«Zayn come l'ha presa? Che stronzo non mi ha detto niente»

«Colpa mia, abbiamo fatto tutto questo pomeriggio, ci serviva il loro supporto e il loro sì prima di convincere te» disse la bionda sorseggiando il suo drink rosa fucsia «sono stata io che ho voluto non ti dicessero niente. Zayn non ha parlato per qualche minuto ma poi si è risvegliato dal coma ed ha accettato subito. Perrie mi ha letteralmente sfondato i timpani con un urlo isterico ed è scoppiata a piangere.»

«Caspita quella ragazza ha una voce incredibile» disse Ben ridendo e toccandosi un orecchio al ricordo di quel pomeriggio.

«Lo so, sono fantastici» è tutto quello che riuscì a dire Louis prima di congedarsi un attimo andando in bagno.

Una volta alla toilette una risata isterica uscì dalla sua bocca, non ci credeva, si assicurò di essere solo poi, strozzando un urlo nella manica della maglietta si sfogò un attimo riprendendo fiato successivamente. Si appoggiò con entrambe le mani sul lavandino bianco.

Il marmo freddo lo riportò alla realtà, le dita erano ormai diventate bianche.

Non si era neanche accorto di star stringendo così tanto forte il bordo, come a sostenersi, per non cadere, per prendere contatto con la realtà. Si sciacquò il viso, più volte.
Respirò profondamente, più volte.
Ancora non si era reso conto di nulla, doveva realizzare.

La serata era cominciata in maniera assurda.

Assurda in senso buono.

Tornò al tavolo godendosi la compagnia dei suoi nuovi datori di lavoro, constatando che Ben fosse davvero una persona piena di risorse. Gli spiegò i progetti dell'azienda e i loro obiettivi. Più volte si augurò che avrebbe firmato il contratto.

Dopo circa due ore e due vodka Martini la cena si concluse fuori dal locale. Si concessero tutti e tre una sigaretta e Louis si rese conto che non fumava da ormai quattro ore ma che preso com'era dalla notizia del lavoro e da tutto il resto, non ci aveva neanche pensato.

«Louis allora ci vediamo lunedì, ti chiamerò per dirti dove ci incontreremo per il contratto» tutto questo mentre si stringevano la mano.

«Ok Ben» ricambiò la stretta.

Subito dopo Louise lo abbracciò di nuovo. Si sentiva sicuro con lei vicina. «Sarà davvero una bella avventura Louis, tu vai a festeggiare te lo meriti. E riposati in questi due giorni, da lunedì inizieremo un bellissimo viaggio».

«Farò del mio meglio».

Ben si offrì di riaccompagnare Louise a casa dato che erano arrivati insieme ed era distante solo due isolati. Louis invece prese il cellulare e accendendosi un'altra sigaretta scrisse a Zayn.

Louis: E' tutto assurdo. Dopo parliamo. Ho bisogno di alcool

Zayn: Siamo già a Soho, ti aspettiamo con i calici alzati.

Louis: Arrivo

Aveva decisamente scelto gli amici giusti.




Mille grazie a chi sta leggendo questa storia e a chi magari un giorno la inizierà, spero che continuerete a seguirla e a votarla

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