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Capitolo 10




La giornata era cominciata in maniera frenetica.

Le sole due ore di sonno naturalmente erano state poche per recuperare lucidità, ma dovevano provarci.

Si erano svegliati insieme, avevano dormito insieme, si erano stretti l'uno con l'altro così tanto quella notte che i loro corpi da soli sembrava non sapessero più muoversi, non potevano staccarsi.

L'autista li aveva riaccompagnati ai rispettivi hotel. Si sarebbero visti da li' a neanche due ore.

Troppo tempo.

Nessuno dei due aveva ancora riacceso il cellulare, ma dovevano farlo, il lavoro era lavoro.

Louis doveva incontrarsi con James, Harry doveva chiamare Niall. Quel lunedì la professionalità non poteva mancare. Era un giorno importante soprattutto per Louis.

«Buongiorno Louis, allora? Sei pronto?»

James aspettava il liscio ad un tavolo dell'ampia sala colazione con poltrone in pelle testa di moro, davanti una ricca selezione di piatti dolci e salati.

Impeccabile, anche se vestito casual, quasi sportivo, la faccia allegra e sorridente, trasmetteva tranquillità. Insieme a lui anche Ben e Louise, già con le loro tazze di caffè in mano.

Louis aveva avuto tempo di sistemarsi quella mattina, anche se solo una doccia veloce. Aveva optato per un look all black, con una maglia a maniche lunghe leggera che faceva intravedere i tatuaggi sul petto al di sotto del tessuto garzato, leggermente trasparente, pantaloni in tessuto morbidi non troppo stretti, voleva essere comodo, sarebbe stata una giornata lunghissima, ai piedi le sue immancabili Reebok Classic bianche.

Si sistemò nella quarta poltrona libera, salutando tutti

«Sì certo James, credo che andrà bene, i ragazzi sono stati davvero molto disponibili sabato e abbiamo fatto un buon lavoro, credo»

«Assolutamente, ho visto i capi definitivi nelle foto dei fitting che ci hai inviato, devo dire che sono rimasto colpito. Sei riuscito a fare un match perfetto, hai capito quello che vuole il cliente secondo me»

«Beh ci ho provato, grazie»

«Sì in realtà non vediamo l'ora di vedere il risultato finale con i ragazzi» intervenne Ben, che sorrise

«Anche io» aggiunse Louis.

Dopo circa un'ora, erano già pronti nella suite per iniziare con i primi scatti. Il fotografo già all'opera stava dando le ultime indicazioni ai modelli.

Vedere Harry al lavoro era stimolante. Si muoveva con una naturalezza unica.
Tutti e quattro insieme sembravano come una compagnia di ballo, che ha imparato a memoria i passi e sa perfettamente come muoversi e come comportarsi per riuscire a valorizzare i capi.
Era una coreografia fantastica. Inutile dire che la parte che Louis preferì fu vestire il riccio per la scena in una delle camere.

Ebbero un momento da soli, le battute di Bella e Francisco arrivarono chiare naturalmente, commentavano ogni foto Instagram di loro due, non si zittivano un attimo, era abbastanza imbarazzante, ma con il sorriso fu tutto più semplice, niente pressioni, niente sotterfugi. Ogni persona dello staff dall'hairstylist all'addetto alle luci sapeva delle foto, sapevano di loro li avevano visti sui social, ma era come se fosse tutto più che normale, e in realtà lo era.

Niall era attento ad ogni mossa di Harry, doveva assicurarsi che tutto fosse fatto alla perfezione. Cercavano tutti di lavorare nel modo più tranquillo possibile, ma al via del fotografo tutto diventava improvvisamente serio e composto. Doveva essere tutto impeccabile. Harry lo era, in quel momento, mentre Louis si assicurava che la camicia con le palme di Marc Jacobs fosse stirata alla perfezione, lo vide, il modello, il professionista, si guardava nello specchio con uno sguardo che non gli aveva mai visto sul volto, critico, pensieroso, rughe d'espressione profonde gli solcavano la fronte e il labbro inferiore era leggermente proteso in avanti.

Le mani del liscio avevano quasi paura a sfiorarlo, a toccarlo, paura d'interrompere la trasformazione di quella incredibile creatura che si stava plasmando sotto i suoi occhi. Il riccio si voltò verso Niall che avvicinandosi a lui fece poi un segno di assenso. Louis rimase serio, imparava ogni mossa, ogni movimento, era assorto.

Nel vedere come Harry e gli altri lavoravano, apprendeva che in realtà molta gente non capiva, pensando davvero che i modelli avessero vita facile, frivola, che ci voleva poco ad essere come loro, un gioco da ragazzi tre foto ed avevi concluso. Invece no, era essenziale la costanza, lo studio, i movimenti dovevono essere perfetti, loro dovevano essere perfetti in ogni aspetto.

Capì il perché Harry gli avesse chiesto dei segni, non poteva lasciarglieli perché il suo corpo era lo strumento con il quale lavorava, come il pc per un azionista, se c'era un programma che non funzionava non poteva svolgere al meglio il suo lavoro e lo stesso Harry, se c'era su di lui una sbavatura non poteva risultare un'opera d'arte come in realtà era. Louis lo sapeva ma solo vedendolo davvero comprese fino in fondo.

Quel corpo che desiderava, che bramava, che possedeva, doveva essere perfetto e per lui lo era, con o senza segni.
Harry si riscosse dal guardare il suo riflesso allo specchio, si voltò verso di lui e gli sorrise facendogli l'occhiolino, prima di seguire la voce del fotografo e iniziare a scattare.

Stava davvero ballando, era semplicemente bellissimo. Gli scatti alla finestra mentre Harry rannicchiato sulle ginocchia guardava in basso verso il vuoto con sguardo assorto.
I movimenti decisi che faceva mentre sfogliando un libro lo gettava poi sul letto sfatto di coperte bianchissime.
Il modo in cui la camicia gli si sollevava mostrando le foglie di felce sulle creste iliache, mentre con un movimento dinamico toglieva le lenzuola dal letto.
I suoi occhi sempre vividi, lucidi, bellissimi.

Guardarlo posare era un piacere.

Louis da dietro la fotocamera lo guardava con un sorriso nascosto da una mano che si toccava appena il labbro inferiore, sorrideva perché quel ragazzo era suo, e voleva che lo fosse ancora e ancora.

La voglia di toccarlo era irrefrenabile, l'effetto che aveva su di lui era devastante. Sentiva la pelle d'oca sotto le sue dita, pelle d'oca che nella notte trascorsa aveva invaso Harry in ogni centimetro della sua pelle, mentre piegato davanti a lui lo accoglieva dentro di se'.

Cazzo, non doveva pensare a quelle cose, porca miseria Louis stai lavorando.

Si riscosse e facendo finta di niente iniziò a sistemare le stampelle per il successivo cambio d'outfit. Fecero ancora degli scatti poi cambiarono location. Un susseguirsi di abiti e pose, pose e abiti, per tutto il giorno.

Con i modelli in singolo poi con loro tutti insieme sul tetto, per gli scatti finali.

Improvvisamente fu sera, le 21 passate quando il fotografo dichiarò la fine dello shooting. James, Ben e Louise fermarono Louis qualche minuto, vollero complimentarsi di persona. Il lavoro era stato fantastico, gestito in maniera egregia. Era pieno di orgoglio le guance gli facevano male perché stava sorridendo da un quarto d'ora.

Era felicissimo. I tre se ne andarono, si sarebbero visti il martedì successivo, almeno con due di loro, James sarebbe rimasto. Era sfinito, stanchissimo, ma l'adrenalina di tutta la giornata appena trascorsa lo faceva ancora muovere.

Ad una velocità che non credeva possibile si precipitò a riordinare ogni outfit utilizzato con l'aiuto delle stagiste. I capi furono richiusi nelle rispettive custodie e un corriere sarebbe passato a ritirarli per rispedirli alle case di moda.

Sistemato tutto tornò alla 428 a prendere la sua valigia e si precipitò fuori dal corridoio per raggiungere in meno di dieci minuti l'auto che l'avrebbe portato al JFK, aveva il volo dopo un'ora e mezza per Londra.

Non ebbe modo di controllare niente, sperava di aver preso tutto, si diresse veloce a prendere l'ascensore, ancora con l'affanno, il cappotto appeso al braccio, lo sguardo basso di chi ha la mente da un'altra parte, ma non appena le porte si aprirono incrociò una sguardo che conosceva bene. Entrò e Harry lo baciò subito, con foga, le loro labbra si riconobbero all'istante

«Sei stato stupendo»

Louis facendo cadere il suo bagaglio e insieme il cappotto nero, aveva già preso il volto di Harry tra le mani

«Mai quanto te, mi ecciti da morire mentre posi»

si baciavano, i secondi contati prima che l'ascensore arrivasse nella hall, entrambi speravano che il tempo si dilatasse ancora un po', giusto per respirarsi ancora

«Te ne andavi senza salutarmi?»

«Volevo scriverti, credevo fossi con gli altri»

«Dovevo baciarti, resterò per troppo tempo senza ossigeno»

continuarono a baciarsi a stampo mentre a malapena riuscivano a parlarsi, Louis gli baciava naso, bocca, occhi, guance

«Mi hai fatto impazzire per tutto il giorno»

«Anche tu»

«Mi mancherai tanto»

«Io sarò a Londra ad aspettarti, come abbiamo detto»
sfregarono insieme le loro fronti a tenersi saldi, a scambiarsi ancora i respiri.

Le porte si aprirono, un ultimo bacio, Louis uscì guardando le porte che si chiudevano mentre teneva gli occhi fissi sul suo verde che scomparve dietro al freddo metallo.

Salì in macchina, nella sua mente c'era tanta confusione, sentimenti contrastanti, felicità, gioia, stanchezza, tristezza, gli facevano male le costole, gli facevano male perché la lontananza già sapeva che avrebbe causato spasmi che già percepiva.

Si mise le AirPods alle orecchie, doveva calmarsi, Blown Away dei DNA's cominciò, sospirò lasciandosi andare sul sedile, la musica lo distrasse un attimo dai suoi pensieri, e i DNA'S gli avrebbero fatto compagnia fino all'aeroporto. Lungo il tragitto controllò i social e c'era il delirio. Era davvero assurdo, i giorni appena trascorsi, Harry, il lavoro.

Un uragano di emozioni, un vortice, con le cose che erano successe gli sembrava di aver vissuto in un film, in un videoclip di qualche cantante famoso. Vedersi fotografato, con i paparazzi intorno, mille commenti sotto ogni scatto, messaggi WhatsApp dai suoi amici, dalle sue sorelle, nuovi followers ovunque, gli faceva male la testa. Di lì a qualche giorno sarebbero uscite le foto dello shooting e naturalmente il suo nome.

Le fan di Harry avrebbero fatto due più due e magari curiosando avrebbero scoperto che il misterioso ragazzo di Londra era lo stylist del servizio, da lì il resto. Aveva accettato, aveva accettato tutto quello per stare con lui. Avrebbe preso il buono e il cattivo. Non gli importava, l'importante era stare insieme a lui, o almeno provarci, come si erano detti, e come lui sognava da mesi.

Arrivato al JFK, riuscì a chiamare Zayn, gli raccontò un po' quello che era successo, aveva bisogno di confidarsi con qualcuno, qualcuno che non lo avrebbe giudicato, qualcuno che avrebbe capito, qualcuno che poteva essere felice insieme a lui. Perchè Louis era felice, stanco, stravolto, con il mal di testa, con un buco nel cuore, ma felice. Sul volo prima classe non riuscì subito a dormire. Ripensava a tutto, e soprattutto ripensava a loro, alla notte trascorsa, alla sorpresa, alla loro canzone, che descriveva tutto nei minimi dettagli quello che avevano fatto in quei pazzi giorni.

Non c'era Harry a Londra, non c'era e per tanti giorni non lo avrebbe avuto con se'. La lontananza sarebbe stata dura, avrebbe fatto male fisicamente, anzi già si faceva sentire. ma era necessaria e necessario era abituarsi subito a tutto quello.

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Aveva ascoltato così tanta musica che quasi gli facevano male le orecchie.

In ogni momento da quando era partito. Aveva sentito tutte le canzoni che gli facevano rivivere quei giorni a Manhattan, tutte, dalla prima all'ultima.

I primi giorni in Giappone furono duri da gestire, frenetici, senza un attimo di pausa, era riuscito a sentire Louis due volte scarse, tra un cambio di location e l'altro, ma tra il fuso orario e gli impegni impossibili di entrambi era stata davvero dura.

Gli scriveva, appena poteva, soprattutto di notte, ma non gli bastava mai. I fan erano ancora in un delirio assoluto per le foto della settimana prima a New York, i suoi amici lo avevano chiamato praticamente tutti, Nick compreso che aveva già dichiarato che sarebbe passato da Coach in Regent a conoscere Louis, cosa che naturalmente il riccio gli aveva assolutamente vietato di fare.

Harry era solo quella sera, si era preso qualche ora di relax, stava sorseggiando tè verde nella veranda del Ryokan Asunaro in cui alloggiava, era seduto su una poltrona in vimini, davanti una magnifica vista di un piccolissimo e curato giardino in stile nipponico.

La temperatura era intorno ai 5 gradi, faceva freddo, ma ancora non così tanto da nevicare. Si stringeva dentro la giacca denim rubata a Louis, l'autista gliel'aveva consegnata e lui di proposito non gliel'aveva restituita perché voleva portare con se' almeno il suo profumo. Le dita lunghe e affusolate stringevano una tazza senza manico in ceramica con disegni blu notte su sfondo bianco, il vapore che usciva dalla sua bocca e il fumo del liquido caldo, formavano un leggero tepore sul suo viso.

I capelli sciolti gli ricadevano sul collo generando un minimo calore su di esso. Le gambe incrociate e sollevate sulla seduta gli tenevano i piedi senza scarpe al caldo.

Il cielo era limpido, terso, e l'ora del crepuscolo era magnifica in quella regione, regalava colori stupendi, l'atmosfera era tranquilla e rilassata, avrebbe voluto davvero averlo li' con se'.

Avrebbero fatto l'amore sul tatami, oppure in veranda, lontani da occhi indiscreti. Lo avrebbe portato a mangiare sushi nella locanda tradizionale in fondo alla strada, dove avevano un pesce spada così morbido da sembrare burro. Voleva fargli vedere le gru che avevano fatto il nido sopra la tettoia della pagoda dove aveva posato per uno shooting, eleganti e fiere. Voleva fargli ascoltare i canti delle signore del paese, mentre la mattina andavano al parco vicino per la loro lezione di tai chi. Voleva che i suoi occhi del colore dell'oceano vedessero quei tramonti di fuoco.

Gli scrisse, lasciando perdere i pensieri che gli erano appena passati per la mente.

Harry: Ancora a lavoro? Io ho finito da poco

Louis: Ehi :) ho finito adesso, ho il pomeriggio libero, devo incontrarmi con qualcuno

Harry: qualcuno?

Louis: qualcuno si', ma non ti dirò altro Styles quindi non chiedere

Harry sorrise nel leggere quella risposta

Harry: :P

Louis: mi manchi

Leggendo quella frase, sorrise ancora di più, così tanto da far comparire le fossette.

Cristo era diventato un idiota da quando frequentava Louis, un adolescente alle prese con la sua cotta, non vedeva l'ora di rivederlo.

Harry: non sai quanto

Nelle lunghe serate giapponesi Harry cercava sempre in qualche modo di distrarsi, era allegro, ma Louis gli mancava. Non credeva che gli sarebbe mancato così tanto, non gli era mai successo, con nessuno.

Si sforzava di pensare ad altro ma non era facile. Per fortuna il lavoro lo distraeva parecchio. Le foto dello shooting sarebbero uscite nel giro di un paio di giorni, Niall stava monitorando la situazione e sapeva che il delirio che già c'era intorno a lui si sarebbe amplificato nell'istante in cui avrebbero scoperto il nome di Louis.
Era eccitato però, lo eccitava il fatto che avrebbero saputo chi fosse, che avrebbero dato un nome al suo bellissimo viso, che già invadeva il web.

Da un lato però era dannatamente geloso, lo voleva tutto per se' e non voleva dividerlo con nessun altro, ma questo era inevitabile, avevano fatto la loro scelta ormai.

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Fumava avido quella piccola stecca di tabacco e catrame.

Stretto nel suo cappotto grigio con il beanie calato sulle orecchie aspettava da circa quindici minuti che la macchina arrivasse, James era in ritardo.

Quei giorni a Londra erano tremendi, il periodo natalizio era ufficialmente iniziato, e il solito casino si era trasformato in caos.

Una berlina nera con vetri oscurati accostò all'angolo della strada dove Louis appoggiato al muro di mattoncini rossi aspettava impaziente.

«Perdonami Louis, il traffico non perdona»

un James concitato gli aprì la portiera dall'interno per farlo salire, l'auto ripartì immediatamente

«Figurati, non c'è problema»

«Finisco una telefonata e sono da te»
lo disse sussurrando, tenendo una mano sul microfono del suo cellulare.

James aveva scritto quella mattina dicendogli che doveva parlargli subito. Louis era stato irrequieto tutto il tempo, non capiva perché aveva questa urgenza e non capiva perché voleva farlo di persona.

Il lavoro in boutique stava procedendo bene, stava riuscendo a coordinare tutto e Louise sembrava entusiasta, quindi perché tanta fretta di vederlo e di parlargli? Proprio James poi, non Ben, non Louise, James che aveva lasciato New York solo per incontrarlo.

Gli veniva da vomitare, aveva lo stomaco sottosopra non era riuscito a mangiare nulla da quella mattina solo nicotina e fumo.

Forse per via del suo lavoro con lo shooting, forse per la storia con Harry, forse c'era un conflitto d'interesse del quale non era a conoscenza, mille ipotesi nel cervello, ma nessuna gli sembrava plausibile.

Era nervosissimo, sfregava le mani tra di loro e sui jeans scuri che indossava, si guardava intorno, dai finestrini, James finalmente riattaccò la sua telefonata.

«Scusami ancora Louis, sai com'è questo lavoro...» rimise il telefono nella giacca del completo blu avio che indossava, e gli sorrise, lui ricambiò «..e perdonami questa improvvisata, non volevo farla, credimi ma sono stato praticamente costretto»

si passò nervoso una mano sul viso, Louis s'irrigidì -cazzo lo sapevo, licenziato dopo neanche un mese, un record, complimenti Tommo-

«James che succede? Devo preoccuparmi?»

Il biondo lo guardò con occhi vispi

«No, no Louis assolutamente no...» il liscio tirò un primo sospiro di sollievo «oh...sono un disastro in queste cose, un uomo che fa affari da 20 anni e ancora non riesco a usare le parole giuste»

sorrideva, tranquillo

«E' che devo chiederti un favore»

Louis rimase un attimo basito, cosa voleva da lui? Poi acconsentì, di certo non avrebbe dovuto uccidere nessuno no?

«Certo, James, dimmi pure» iniziavano a pizzicargli le mani e le portò ancora a contatto col denim, sulle cosce per cercare di calmare il fastidio

«Ti sta piacendo il nuovo lavoro?»

Lo chiese interessato, curioso

«Sì, sì molto, sono felice, i ragazzi in boutique stanno lavorando bene, mancano da ultimare un paio di cose poi saremo pronti per le aperture natalizie, ho delle idee per quanto riguarda il nuovo corner per gli accessori, ho mandato tutto il progetto a Louise lo sta ricontrollando, poi vorrei che...»

«Aspetta Louis, aspetta» lo fermò, ma sorrideva «caspita, sei davvero entusiasta, si vede da come ne parli»

«Sì molto»

«Bene, bene»

si passò ancora la mano sul viso, Louis stava per scoppiare, ma cosa doveva dirgli di strano? Perché era così nervoso?

«Te lo dirò senza giri di parole»

«Ok» confermò il liscio come a dargli la conferma che aveva tutta la sua attenzione.

Il biondo prese un respiro e lasciò poi uscire tutta l'aria gonfiando le guance

«Ok, Louis, proprio in questo momento stanno uscendo le foto dello shooting di New York, domani uscirà il numero speciale di Vogue che avrà quaranta pagine dedicate a questo»

Louis non stava capendo più nulla, solo Vogue e New York, gli si annebbiò il cervello, non sapeva nulla della rivista, non era mai stata menzionata, si costrinse comunque a prestare attenzione

«E' un capolavoro Louis, non solo le foto, ma anche e soprattutto gli outfit, si vede la cura meticolosa con cui hai fatto le scelte, hai azzeccato ogni capo per ogni modello, sono foto fantastiche, in bianco e nero e a colori, in questo momento stanno uscendo online con il tuo nome sotto la voce stylist»

«Si'»
fu l'unica cosa che riuscì a dire

«Non possiamo negare l'evidenza Louis»

James fece una pausa, il liscio tratteneva il respiro, la macchina stava andando lenta per le strade di Londra lui neanche sapeva dove fosse, era confuso, non capiva

«E' il tuo lavoro quello, devi fare lo stylist Louis, ho già tre brand che vogliono che sia tu a coordinare la scelta degli abiti per le loro prossime campagne, mi stanno chiamando tutti quelli che hanno visto l'anteprima. E' una grande occasione te ne rendi conto? E non posso lasciarti a Regent per quanto sappia benissimo di avere una persona validissima a gestire tutto, ma la stessa Louise e anche Ben concordano con me»

Louis era definitivamente in blackout, niente, sentiva solo che stava sorridendo probabilmente per inerzia e che lo stava facendo da più o meno la parola Vogue perché le guance erano già doloranti e James lo guardava ricambiando il sorriso

«Che ne dici Louis? Sono praticamente venuto ad offrirti un nuovo lavoro, nonché il favore di accettare, perché è davvero quello che ti meriti. Sarai sempre sotto la nostra agenzia, ti farò da supervisore, e sarai sempre con noi, ma in un'altra posizione. Due lavori in meno di un mese, niente male direi» e iniziò a ridere, Louis fece lo stesso, in una risata sonora e cristallina, isterica «James non so cosa dire io...»

«Louis accetta, è la tua grande occasione, più di ogni altra» non aveva parole, non sapeva cosa dire, solo sì, oppure grazie, oppure stare zitto, non lo sapeva, prese coraggio

«Sì, accetto»

«Accetti?»

«Sì accetto, accetto. Credevo di voler nulla di meglio, ma accetto James» si strinsero forte la mano e poi il biondo sporgendosi gli dette delle sonore pacche sulla spalla stringendolo un po'

«Ben fatto, congratulazioni Louis, adesso sistemerò tutto e poi si comincia, nel frattempo manderò un degno sostituto in boutique, lo seguirai per alcuni giorni, poi inizieremo ufficialmente»

Louis non aveva parole, nulla, non sapeva cosa dire, non si rendeva conto che tutto quello stava succedendo a lui

«E' un lavoro duro Louis, sempre fuori, sempre con la valigia pronta, è caotico avrai a che fare con modelli e modelle per la maggior parte dei casi isterici e insopportabili ma ne vale la pena, la soddisfazione ripagherà la fatica»

la macchina si fermò, Louis si accorse di essere davanti casa sua

«Poi sarai in buona compagnia nella maggior parte dei casi no?»

E gli fece un occhiolino furbo, mentre cercava dei documenti nella sua borsa.

Il liscio divenne rosso come un peperone, non credeva che avrebbe fatto un genere di battuta ma da James ci si poteva aspettare di tutto. Louis annuì. Firmò i fogli che James gli porse

«Sono venuto fin qui perché dovevo dirtelo di persona Louis, devi capire che siamo persone serie, scusaci per tutto questo repentino cambio di rotta, ma davvero non potevamo lasciarti dietro le quinte, seppur fantastiche, devi stare in prima linea»

convincente, deciso, si fidava di James, gli piaceva come persona

«Sono contento dell'opportunità, spero davvero di non deludervi»

«Ne sono certo, ah... dimenticavo le foto, ti sono arrivate adesso per email, sono davvero bellissime, prenditi del tempo per vederle, e naturalmente ti farò arrivare anche i documenti, buona giornata Louis, a presto»

un'ultima stretta di mano forte, decisa, e scese dalla macchina, chiuse la portiera e si diresse verso la porta di casa.

Gli tremavano le mani, riuscì a malapena ad aprire la porta che si richiuse veloce alle spalle. Si accasciò con la schiena a contatto con il pvc bianco le ginocchia rannicchiate, era rimasto senza fiato, gli occhi blu fissi davanti a lui in un vuoto che era pieno di emozioni.

Kyrre non vedendo nessuno entrare si affacciò dalla cucina al piccolo disimpegno e mentre prendeva un cucchiaio di cereali dalla tazza verde, vide Louis

«Che stai facendo?» Chiese curioso
«Louis? Ti senti bene?»

Il liscio alzò appena lo sguardo

«Credo di si'»

il suo amico finendo di masticare alzò appena un sopracciglio rimase in attesa

«Mi hanno offerto un lavoro ed ho accettato»

«Un altro? Ma non avevi iniziato adesso quello nuovo?»

«Si' ma questa è la svolta»

Kyrre lo aiutò ad alzarsi tendendogli la mano libera

«Spiegati meglio amico»

«James Corden mi ha offerto di fare lo stylist per la sua agenzia» il ragazzo castano sgranò gli occhi

«Sono uscite le foto dello shooting di New York e sono piaciute»

Louis guardò finalmente con occhi svegli il ragazzo accanto a lui

«Vogue ha fatto uno speciale con quaranta pagine»

«Scherzi? Vogue? Stylist? Cazzo amico congratulazioni» e lo abbracciò forte, mentre il liscio rispondeva alla poderosa stretta

«Wow, non...non riesco davvero a crederci Kyrre io...non so se mi sta davvero succedendo tutto questo»

«Louis te lo meriti, sei forte, è fantastico, dobbiamo festeggiare» lasciò la sua tazza di latte e cereali sull'ampia isola in cucina e prese due birre fredde dal frigo, ne porse una al liscio dopo averle stappate

«Alla tua» e fece sbattere il vetro verde insieme

«Grazie» disse Louis prima di prendere un bel sorso dalla bottiglia

«Possiamo vedere queste foto allora?»
Chiese il castano

«Certo, si', aspetta» tirò fuori il cellulare, aveva due mail, tutte e due di James.

Una era l'intero articolo di Vogue con le foto, l'altra era la prima stesura del suo nuovo contratto. Era davvero uno che non perdeva tempo, se voleva una cosa la voleva ottenere quanto prima e nel miglior modo possibile

«Cazzo mi ha già inviato una prima stesura di contratto» lo disse quasi incredulo

«Quella è gente che non perde tempo Louis, conosco tipi del genere, sono tosti»

Kyrre lo rassicurò mentre seduto su uno sgabello in pantaloncini e t-shirt bianca, con un cappellino baseball blu sulla testa, aspettava di vedere gli scatti

«Ci credo»

Louis intanto aprì le immagini.
Rimase senza fiato, c'era Harry ovunque.

«Uuuuuuh caspita playboy , ora sì che capisco tante cose, ecco perché sei così contento di questo lavoro, hai a che fare con lui»

risero insieme, Louis gli dette una gomitata nelle costole

«Idiota»

Kyrre aveva ragione, era sicuramente una motivazione in più.

Harry era stupendo, non che non lo sapesse, aveva visto milioni di foto, seguito centinaia di suoi lavori, ogni dettaglio ogni immagine, ma vederlo lì. Saper di aver contribuito a renderlo ancora più meraviglioso se possibile, avere quella meraviglia, avergli reso giustizia, lo faceva sentire davvero soddisfatto.

C'era una foto che Louis vide subito e che probabilmente era già la sua preferita.

Riusciva a sentirlo davvero, lo percepiva.

Era suo.

Lo voleva, gli mancava.

Lo avrebbe rivisto, presto lo avrebbe rivisto, non sapeva ancora quando, ma presto.

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Erano giorni che voleva farlo, erano giorni che voleva mettere quella dannata foto su Instagram.

Lui, proprio lui che era sempre stato riservato, mai nulla di esplicito.
Eppure, quella foto voleva metterla.
Voleva metterla perché voleva che tutti sapessero, o meglio che tutti avessero la conferma, già ovvia.

Ma più di tutto voleva farlo perché sì, perché voleva e basta.

Soffiò fuori dai polmoni tutta l'aria che aveva trattenuto fino a quel momento.

Ecco, adesso era stato abbastanza chiaro.

Chiaro per i suoi standard insomma.

Attese neanche 5 secondi e il diluvio di notifiche iniziò a scendere come fosse una cascata inarrestabile.
E chissà quando si sarebbe calmato.

Rimise nella tasca del cappotto nero l'iPhone e prese l'altro per tenerlo tra le mani, sapeva che qualcuno avrebbe scritto appena finito di lavorare.

«Allora» Niall si mise seduto vicino alla sua poltroncina in pelle color cammello della sala d'attesa dell'aeroporto di Tokyo, tra le mani una tazza di caffè fumante

«Los Angeles tra qualche ora, ci sistemiamo un attimo, incontriamo Alessandro a Malibu per fare degli scatti, poi casa»

Harry annuì.

Dopo poco più di un'ora il jet arrivò e iniziarono ad imbarcarsi.
Harry con il suo fedele borsone in pelle si sistemò comodo su una delle poltroncine.

Prese il telefono per spegnerlo, Louis doveva aver fatto tardi, si sarebbero sentiti appena arrivato, poi una notifica WhatsApp

Louis: TU SEI COMPLETAMENTE IMPAZZITO STYLES, VUOI FARMI VENIRE UN INFARTO? NON T'IMPORTA NULLA DI ME? CREDEVO CHE VOLESSI RIVEDERMI

Harry leggendo il messaggio scoppio' a ridere, Niall vicino a lui alzò gli occhi al cielo rassegnato, scuotendo la testa

«La finite voi due?»

Il riccio continuava a ridere

«Niall smettila, tu non ti vedi dall'esterno è per quello che dici così»
lo ammonì mettendosi poi a rispondere freneticamente al messaggio

«Se lo dici tu»

Niall e Julia erano molto peggio, Harry almeno nel mandare messaggi e nel fare chiamate era sempre molto discreto, si assicurava sempre di non avere gente intorno, era come il loro momento privato. E almeno sul jet dell'agenzia, si prendeva qualche libertà

Harry: SORPRESAAAA

Louis: Harry sei matto, mi sta esplodendo il telefono in mano mentre ti rispondo

Harry: non ti piace la foto?

Louis: me lo chiedi?

Harry: :)

Louis: vedi di tornare Styles, quanto prima cortesemente

Harry: se me lo chiedi addirittura cortesemente vedrò di fare il possibile

Louis: te lo chiedo cortesemente perché è la prima volta, non farmi diventare impaziente

Harry: temo che dovrai attendere ancora qualche giorno Tomlinson

Louis: :(

Harry: Sarai il primo a sapere quando torno

Louis: ho una sorpresa

Harry: non dovevi dirmelo, adesso sarò il tuo incubo peggiore

Louis: ti ho sognato talmente tante volte Styles, tu non sai quante, che puoi essere anche nei miei incubi se vuoi

Harry sorrise di più, se possibile, di quanto stava già facendo, con la lontananza aveva imparato che Louis sapeva essere estremamente dolce ma anche assolutamente stronzo quando voleva.

Questa cosa lo mandava fuori di testa.

Come quando si possedevano, Louis era sale e miele, era calma e tempesta, era oceano e fuoco.

Harry: Me lo dirai?

Louis: torna

Harry: presto

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Niall aveva affittato un lussuosissimo appartamento sulle colline di Malibu.
Cinque camere da letto, piscina, un grande giardino con una meravigliosa vista a picco sull'oceano.

Sembrava un cottage lo Stone Manor, immerso nel verde della collina la pietra d'ardesia e quella calcarea si mescolavano in una simbiosi perfetta. I soffitti alti e le enormi stanze davano aria ad un ambiente lussuoso ed elegante.

La camera di Harry al secondo piano era grande quasi quanto il piano terra del 42 a Colville Mews. Davanti al letto un'ampia finestra dava direttamente sull'oceano.

Harry si rigirò tra le coperte, si era addormentato appena toccato il materasso la sera prima. La finestra era appena aperta per far entrare il profumo del mare e un po' d'aria fresca nella stanza.

I venti gradi di novembre in California li aveva sempre amati, l'aria era frizzante ma mai fredda, e la pioggia era praticamente inesistente.

Come Londra praticamente.

Ma Londra era Londra, piovosa, umida, in realtà non l'avrebbe mai scambiata con nessun'altra città.

Neanche per sogno.

Non adesso.

Lo speciale di Vogue sul comodino ormai aveva le pagine patinate tutte spiegazzate, lo aveva guardato e riguardato, ogni dettaglio, non gli era sfuggito nulla.

Ma non guardava se stesso, se fosse venuto bene o meno, se i movimenti fossero o meno perfetti. Guardava solo il nome accanto alla voce stylist. Solo quello e si sentiva stranamente fiero. Sfogliava i margini con le dita fini e con quei gesti credeva di poter sfiorare anche la persona di cui si parlava tanto in quei giorni.

Ancora assonnato si diresse verso il bagno e iniziò a riempire la vasca con l'acqua calda. Niall lo aspettava di sotto nel giro di un'ora, aveva ancora un po' di tempo per se'.

Hit me up di Chip ft Ella Mai arrivò alle sue orecchie dall'iPad lasciato sul letto. Stirò i muscoli delle gambe facendo piccoli movimenti. La pelle bianchissima, perfetta, impeccabile, ricoperta solo da sottili fili d'inchiostro, si rifletteva nel grande specchio posto sulla parete in pietra del bagno che in realtà sembrava quasi una grotta, con la luce soffusa e le candele.

Era mattina ma emanavano un piacevole profumo di cotone così le aveva accese tutte. Entrò nella vasca e si mise seduto cercando di rilassarsi il più possibile, la giornata si prospettava lunghissima.

Le note che gli arrivavano alle orecchie erano morbide, gli facevano pensare solo a mani che lo stringevano e labbra che lasciavano strisce di fuoco incandescente su di lui. Con movimenti lenti iniziò a masturbarsi piano, con la testa appoggiata sul bordo e tutto il corpo completamente avvolto nel tepore dell'acqua diventata rosa per merito della schiuma.

Con un dito iniziò a massaggiarsi l'apertura cercando di entrare, preparandosi da solo ad un qualcosa che non sarebbe arrivato ma che tanto desiderava.

Occhi blu intrappolati nei suoi che erano chiusi, sul volto un'espressione di piacere. Un primo dito entrò mentre con l'altra mano continuava a darsi piacere pompando tutta la sua lunghezza, un gemito soffocato. Spingeva in profondità fino a sentire i suoi muscoli piano aprirsi a quell'intrusione. Louis, Louis, Louis, solo Louis nella sua testa, ovunque.

Non seppe resistere e infilò dentro di se' anche un secondo dito, voleva sentire di più, voleva la sua voce, voleva il suo respiro sul collo, voleva le sue dita, le sue labbra. La mano stringeva ancora il suo membro che caldo e duro iniziava a fargli male. Piccoli spasmi di piacere gli nacquero dal basso ventre e arrivarono fino alle spalle dove la pelle d'oca si creò per raggiungere ogni parte del suo corpo.

In sincrono le mani lavoravano per lui, per lui che senza aprire mai gli occhi, immaginava capelli castani e spalle larghe che lo tenevano fermo mentre in una piacevole tortura lo facevano impazzire. Ancora pochi movimenti dei polsi e una volta trovato il suo punto, bastò piegare leggermente le dita.

Gemendo venne in fiotti caldi che si mescolarono all'acqua ormai tiepida che lo sovrastava. Accompagnò il suo orgasmo con tutto il corpo e una volta finito si rilassò, appoggiato al bordo bianco della vasca, con la testa abbandonata da un lato.
Si decise ad uscire e sciacquarsi solo dieci minuti dopo.

La distanza iniziava a pesargli.

Si preparò, pantaloni larghi con una stampa floreale e t-shirt bianca, si sarebbe cambiato più tardi. Scese in cucina portando con se' il cellulare dal quale aveva notato, nell'ultimo mese, non si separava mai.

Chissà perché.

Sentiva Niall parlare con qualcuno, riconobbe subito a chi apparteneva la voce

«Alessandrooo»

«Harry»

il riccio andò incontro ad un personaggio stravagante, con lunghi capelli e barba scurissima, indossava pantaloncini di jeans slavati corti al ginocchio, ai piedi aveva dei camperos colorati sui toni del ruggine e una camicia con disegni geometrici completava il look.

Si strinsero forte, in un abbraccio sentito, Alessandro gli diede piccole pacche sulla schiena

«Come stai Harry? Ti aspettavo a Roma»

«Tutto bene, purtroppo i piani sono cambiati, devi ringraziare Niall»

il manager fece uno sguardo severo

«Si' purtroppo abbiamo dovuto deviare per Los Angeles e visto che eri anche tu in zona...Roma dopo Natale ormai»

«E che problema c'è, dicevo per dire, l'importante è che tu mi dica di si' per quello che sto per proporti»

Si accomodarono intorno all'isola immensa che c'era in una delle due cucine della villa

«Sentiamo» si sedettero tutti, Niall prese il suo iPad e aprì l'agenda degli impegni previsti da lì a Marzo.

«Ho un lavoro da fare a Roma, si tratta della campagna per la nuova collezione ovviamente»
annuirono tutti e tre

«Ma mi servi assolutamente tu Harry, dovrà essere spettacolare. Io adesso andrò in Russia per qualche giorno, devo scegliere un po' di antiquariato da portare con me, ma poi dobbiamo parlare, tu sarai fantastico»

«Non c'è problema Ale, sai che ti assecondo nelle tue follie, Gucci è importante per me, ci tengo a fare un buon lavoro»

Niall intervenne

«Dopo Natale, possiamo essere a Roma, per i dettagli mi sentirò io con la tua assistente, come sempre»

«Bravo Niall, sai che non amo questi convenevoli, così asettici, io ho bisogno di colore, di creatività»

Harry era felice di aver conosciuto Alessandro l'anno prima in Italia per uno spot pubblicitario al quale aveva partecipato, erano molto in sintonia, era una persona interessante, esagerata, fuori di testa, ma interessante, un artista più che un direttore creativo.

La colf preparò tre espressi, Alessandro lo pretese, da buon italiano il caffè americano non faceva per lui, intanto chiacchierarono del tema dello shooting

«Pensavo anche di farmi aiutare da uno stylist questa volta, ovviamente sotto la mia supervisione, ho sentito parlare di questo ragazzo nuovo, di Londra, poca esperienza ma molto bravo, pare che se lo stiano contendendo in parecchi, ma vorrei l'esclusiva, dovrò far contattare la sua agenzia al più presto, mi piacciono le sfide vorrei metterlo alla prova»

Niall si era messo una mano davanti alla bocca e stava dando delle occhiate strane ad Alessandro che non stava capendo, mentre Harry lo guardava perplesso

«Ma voi lo conoscete già» a quell'affermazione Niall definitivamente si mise tutte e due le mani davanti al viso e scosse la testa

«Niall che c'è?»
Chiese Harry preoccupato, lo stilista continuò pensando fosse una cosa tra loro e non curandosene

«Si' Harry, ci hai lavorato a New York»

il riccio si voltò improvvisamente da Niall a Alessandro

«A New York?» Chiese il riccio

«Si' certo è...»

«Ok, ok» intervenne Niall fermando lo stilista italiano che evidentemente stava dicendo qualcosa che non doveva
«Si' lo abbiamo conosciuto e...Alessandro scusami, puoi darmi un minuto con Harry? Scusaci davvero»

Chiese il castano mentre Harry non stava capendo assolutamente niente di quello che stava succedendo.
Niall afferrò Harry per un braccio e lo portò fuori sulla grande veranda che dava sul giardino.

La giornata limpida e senza nuvole. Chiusero la portafinestra per un secondo di privacy mentre lo stilista stava rispondendo al cellulare

«Si può sapere che cosè questa storia? Louis non è uno stylist, era un lavoro extra per James e...»

«Harry fammi parlare»

lo bloccò Niall con le mani tese a fermare le sue parole

«Si' è meglio se mi spieghi Niall»

«Louis mi aveva chiesto di non dirtelo»

«Dirmi cosa?»

«Doveva essere una sorpresa, voleva essere lui a dirtelo appena saresti tornato, ma Alessandro è stato più veloce e non sapevo avesse in mente questo, non sapevo che avesse pensato a Louis soprattutto»

Harry si stava innervosendo

«Niall vuoi dirmi che diavolo succede per favore?»

«Louis ha accettato il lavoro da stylist»

Harry sgranò improvvisamente gli occhi, le labbra gli si piegarono all'insù in un movimento incondizionato

«Come? Quando?»

«Circa un paio di settimane fa, ma non voleva fartelo sapere prima che la notizia fosse ufficiale, non sapeva quando saresti tornato di preciso così mi ha chiamato e mi ha chiesto di tenere il gioco fino al tuo ritorno. Ma a quanto pare nel mondo della moda, le notizie non si possono nascondere»

Harry fissava ancora Niall incredulo, Louis, stylist, sorpresa, ecco perché tutti quei sotterfugi, forse stava organizzando qualcosa per il suo ritorno, gli scoppiava il cuore

«Cavolo»

«Si' cavolo, anche perché adesso la sorpresa è rovinata»

«No»

Harry lo disse secco, deciso

«Non posso rovinare tutto, Alessandro non poteva saperlo e ormai è successo, faremo finta di niente, Niall, non dirai nulla, neanche a Julia»

Niall annuì

«Voglio che sia speciale, voglio che quel giorno sia speciale per lui, non voglio rovinare nulla, e se è speciale per lui lo sarà anche per me»

Harry sorrideva, non voleva smettere.

Louis uno stylist, non poteva crederci. Era stato in grado di nascondere tutto in quelle due settimane, doveva essere stato difficile per lui non poterglielo dire, aspettare fino al suo ritorno, ma sapeva che per Louis l'attesa non era altro che una strada più lunga verso il piacere glielo aveva detto.

Non avrebbe rovinato nulla. Tornarono da Alessandro che nel frattempo aveva finito di parlare al cellulare con qualcuno direttamente dall'Italia.

«Scusaci tanto Alessandro, una cosa abbastanza urgente da chiarire»

«Non c'è problema, devo comunque andare, altrimenti farò tardi per stasera, vi aspetto a cena»

iniziò a salutare con un calore che solo gli italiani possedevano, baciandoli entrambi sulle guance, un calore che Harry amava

«Certamente, comunque facci sapere per il progetto con il nuovo stylist, è un ragazzo davvero in gamba» Precisò Niall

«Si' Si' Si' assolutamente, sarà uno shooting meraviglioso, già lo so, indosserai dei completi lilla e ci saranno agnelli e maiali»

i due si guardarono perplessi, conoscevano l'estro dello stilista e non facevano mai troppe domande

«Forse dovremmo rivedere anche i capelli, ma vedremo»

Alessandro uscì dalla villa mentre ancora parlottava qualcosa tra se' agitando le mani in modo teatrale mentre metteva il cappellino da baseball e i grandi occhiali sul naso, accennando a ville settecentesche e sneakers colorate.

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«Che ne pensi? Secondo te va bene?»

Louis stava mostrando a Zayn la location che aveva scelto

«Se Liam mi portasse in un posto come questo credo che lo ringrazierei in mille modi possibili»

«Uuuh devo dirglielo allora»

Zayn diede una gomitata a Louis.
La vista da lassu' era splendida si vedeva il centro città in lontananza, l'acqua creava dei riflessi magnifici, l'ora del tramonto sarebbe stata perfetta. C'era abbastanza posto per tutti e sperava potesse essere una bella festa.
Aveva organizzato tutto con la massima cura e ovviamente l'aiuto di tutti.

Nick aveva pensato alla parte tecnica, si era fatto aiutare dal suo staff in radio. Esatto, Nick, un giorno se lo era visto spuntare in boutique, il sangue nelle vene gli si era gelato.
Con la sua sfacciataggine lo aveva convinto a prendere un caffè, Louis non poteva crederci, contro ogni suo pensiero si era rivelato una piacevole compagnia, adorava Harry, erano davvero molto amici e il liscio lo capì ancora di più quando qualche giorno dopo proponendogli la sua idea, si era offerto di aiutarlo e anzi, di organizzare la maggior parte del lavoro che sarebbe stato necessario.
Era stato fondamentale.

Kyrre aveva messo insieme gli altri, Zayn aveva invitato tutti, Louis aveva pensato al resto.

Voleva che fosse una sorpresa per Harry ed una bellissima festa prenatalizia per tutti gli altri. Si sarebbero visti prima che ognuno di loro tornasse dalle famiglie e che qualcuno ripartisse per lavoro. Voleva soprattutto che fosse indimenticabile per il riccio. Per Harry che gli mancava da morire. Non lo vedeva da troppo tempo.

Certi giorni i brividi allo stomaco non lo lasciavano vivere. La pelle gli bruciava. Era insopportabile la lontananza. Lo voleva con se' e stava già assaporando il momento in cui lo avrebbe stretto.

Zayn e Liam erano stati il suo sfogo in quelle lunghe settimane. Si erano sorbiti ogni genere di pensiero, ma lo avevano in un certo qual modo protetto. Come tutti del resto. Era fortunato Louis, si sentiva fortunato per tutto. Presero un caffè mentre decidevano le ultime cose con il capo sala della location.

I'll Show You partì dalla radio del locale, si presero qualche minuto per godersi l'aria fresca sul terrazzo, il cielo stranamente limpido e senza nuvole, azzurro all'inverosimile, era una giornata fantastica. La vista davvero straordinaria

«Andrà bene Louis, ci divertiremo, sarà una bella serata»

disse il moro appoggiato alla balaustra con i gomiti, una sigaretta tra le dita fini, stretto in un cappotto antracite scuro che lo faceva sembrare ancora più magro, un modello perfetto

«Lo spero»

«Lui quando arriva?»

Louis guardò il cellulare

«Tra qualche ora» e anche lui si accese una sigaretta aspirando avido il fumo che poi si dissolveva veloce nel vento

«Come ti senti?» Louis sospirò, gli occhi lucidi puntati sull'orizzonte

«Non lo so, credo sia impazienza, ma non ne sono sicuro» Zayn gli strinse una spalla, un gesto che faceva spesso, un gesto di amicizia profonda, un gesto di protezione.
Ancora i loro silenzi, valevano di più di altre mille parole.

Si diressero verso l'ascensore e una volta scesi ripresero la macchina che li aveva accompagnati per tornare verso la città. Louis doveva sbrigare ancora un paio di cose poi sarebbe andato a casa a prepararsi.

Il telefono gli vibrò in tasca riconobbe il rumore delle notifiche Twitter e l'unica attiva era solo una, unica.

Sapeva perfettamente chi era.

Sorrise ancor prima di guardare, sorrise perché sapeva, sorrise perché quel messaggio lo aveva aspettato per settimane, sorrise perché non poteva fare altro, il cuore aveva accelerato i battiti, il respiro gli mancava, sospirò forte e sbloccò il telefono.

"Back home".







Manca un capitolo alla fine di Please be Naked,
Già mi manca.
E' la prima fan fiction che scrivo e spero vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuta a me.
Spero di trovarvi anche per le prossime.
Grazie mille di aver votato e di aver letto
XX

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