Capitolo 1
Si consiglia l'ascolto della Playlist durante la lettura...
Si svegliava sempre tardi la mattina, era un vizio. Ce la metteva tutta sul serio, ma non ci riusciva. Era come una congiura, sembrava che i sogni e il suo subconscio tramassero contro di lui. Rimaneva incollato a quelle immagini che si creavano nella sua mente mentre dormiva, e non riusciva a staccarsene.
Le cose erano due: o il suo cervello stava cercando di farlo licenziare a sua insaputa, oppure si rifiutava di fare il turno di mattina. Cosa molto probabile.
Dopo una doccia veloce, diede un'occhiata al suo riflesso allo specchio sopra il lavandino. Solite occhiaie da nottata del cazzo, labbra appena gonfie ma sempre dannatamente fini, capelli scompigliati che gli ricadevano in un lungo ciuffo sulla fronte, barba leggermente accennata. Si piaceva di più, completamente rasato sembrava un bambino e dato che l'altezza non lo aiutava, almeno poteva sembrare un uomo della sua età con questo piccolo trucchetto.
Non aveva imparato ancora ad apprezzarsi a pieno davvero, glielo diceva sempre anche sua sorella, si trovava sempre difetti fisici e si malediceva spesso per il suo caratteraccio, che non riusciva a tenere a bada. Non era mai abbastanza per se stesso, si sentiva sempre fuori posto, soprattutto con quel lavoro, ma ci aveva fatto l'abitudine. In fondo se non ci pensava troppo, riusciva ad affrontare le giornate anche se alcune volte sembrava una ragazzina in piena crisi ormonale.
Prese dal grande armadio della camera, jeans chiari e pull grigio scuro sale e pepe, indossò le Reebook vintage bianche lasciate vicino alla porta la sera prima, e il cappotto nero stile Chesterfield che era solito mettere per andare a lavoro, beanie grigio chiaro e via, pronto.
Non aveva bisogno di guardarsi allo specchio, si conosceva.
Scese le scale ed uscì di casa facendo sbattere la porta, chiusura automatica per fortuna. Avrebbe preso il suo te' vicino al negozio, quella mattina ci sarebbe stata anche la sua responsabile, già che c'era avrebbe preso un caffè anche per lei.
Metro fino a Piccadilly, percorse a piedi tutta Regent, non era un gran camminatore, ma in realtà quella via ormai la faceva sempre a piedi, la mattina presto non c'era ancora nessuno e la città sembrava tranquilla in un dormiveglia fittizio, fatto di nebbia e smog che però si sarebbe dissolto da li' a due ore.
Gli piaceva ottobre, le foglie cominciavano a cadere e l'atmosfera natalizia era già in agguato. Svoltò a Carnaby, prese un te' per lui e un caffè per la sua collega, la definiva così anche se lo sarebbe stato ancora per poco, e tornò sulla via principale.
Passando davanti a qualche vetrina fece un cenno di saluto alle commesse che riconosceva, Eleanor da Longchampe, Sophia da Lacoste dall'altra parte della strada, e poi c'era Zayn, da H&M, proprio vicino alla sua fermata.
I mesi che precedevano dicembre erano sempre i più pieni, tutto doveva essere perfetto per i grandi weekend di shopping dei Londinesi, ma soprattutto dei turisti.
Liam doveva avere il turno nel pomeriggio quel giorno, non ricordava, all'Apple store ancora nessuno si era fatto vivo e se fosse stato il suo turno, sarebbe già stato fuori con aria vaga a far finta di sistemare le vetrine, per cercare di salutare Zayn o di poterci parlare chiedendogli qualcosa di molto stupido. Idiota, pensò Louis, prima o poi avrebbe dovuto dirglielo quello che gli ripeteva ormai ossessivamente da mesi. Comunque, affari loro, lui aveva già le sue problematiche sesso-amorose da risolvere.
«Ehi fatto tardi anche stamattina?»
Si voltò di scatto.
Zayn davanti all'entrata del negozio gli passò una sigaretta, la sua già stretta intorno alle labbra, aveva le mani congelate come sempre, si ostinava a mettere ancora la giacca di pelle leggera con la sola t-shirt sotto anche se a Londra già faceva molto freddo.
«Cazzo amico, come sempre, ogni giorno, giuro che mi addormento con buone intenzioni, ma il mio cervello non collabora»
In teoria non avrebbero dovuto fumare davanti ai negozi, ma ancora non c'era praticamente nessuno, se non qualche turista già agitato con bambini per mano e grandi zaini in spalla come se si preparassero per la scalata dell'Everest, guardando Google maps dal cellulare girando la testa per capire dove si trovassero. In realtà non era il suo cervello a non collaborare, lo sapeva bene, ma come scusa era sempre meglio di ammettere che aveva nuovamente fatto tardi a scorrere la timeline di Twitter.
«Lei non è ancora arrivata tranquillo, possiamo fumarcela con calma»
Zayn lo allontanava quasi sempre dai suoi brutti pensieri, erano amici da un pò, da quando più o meno quattro anni prima si erano ritrovati insieme a fare colloqui per lavorare. Bazzicavano gli stessi negozi e piano piano tra un meeting e l'altro e tra una sigaretta ed un caffè avevano avuto entrambi il lavoro da Hamleys a due passi da li'.
Dopo poco più di un anno entrambi volevano cambiare, nel negozio di giocattoli c'era sempre troppo casino ed aspiravano a qualcosa di diverso. Nel frattempo facendo dei colloqui per responsabili di reparto, erano cresciuti ed ora, Zayn gestiva il reparto donna da H&M e Louis era il responsabile vendite da All Saints.
Ma si erano già stancati e avevano iniziato dei corsi di marketing serali che seguivano due volte a settimana, cercando di arrivare più in alto, cercando qualcosa che li soddisfacesse davvero.
Volevano arrivare in alto.
«Sono un pò in ansia per oggi, sai che Louise conta su di me per questa cosa e non posso non accettare Zayn, è un'opportunità, magari potrei fare davvero un salto più lontano questa volta.»
«Lou, te l'ho detto anche ieri sera, non hai da preoccuparti, lei si fida di te, tu sai come gestire le cose, andrà bene.»
Louis diede un ultimo tiro alla sigaretta e la gettò nel tombino tra la strada e il marciapiede, il fumo che ne uscì era denso, voleva sentirla tutta la nicotina quella mattina, era come se con quel gesto avesse ingoiato una formula magica e avesse fatto uscire i residui di essa sotto forma di stress. Il suo amico gli toccò una spalla, un segno di conforto della quale Louis non si rese conto di avere bisogno, prima che Zayn lo facesse.
«A che ora stacchi?», si voltò verso Zayn, con gli occhi pieni di speranza, aspettando una risposta. Avrebbe avuto bisogno di lui prima della cena di quella sera.
«Oggi tardi, prima delle 15 non sarò fuori» abbassò lo sguardo, perchè sapeva che avrebbe avuto bisogno di parlare dopo quella mattinata.
«Ti prego almeno chiamami prima però ok? Stasera invece?»
Zayn che già stava annuendo alle parole di Louis, si grattò la nuca prima di rispondere e girò improvvisamente lo sguardo verso il negozio con la mela, Louis si accorse subito che l'angolo della bocca gli si era appena sollevato, facendo quel gesto.
Louis sgranò gli occhi e non si accorse che la sua bocca si era già aperta prima di esclamare «Ma non mi dire, Zayn Malik ha finalmente accettato?»
Tutto questo ovviamente ridendo, «Dai smettila, no comment, vai a lavorare e non ti distrarre troppo li' dentro» fece un occhiolino e si diresse verso la porta di H&M.
«Non credere di farla franca così moretto, ne riparliamo dopo, ti salvi solo perchè vedo una bionda da lontano che è appena scesa dal taxi e non voglio ramanzine mattutine, sennò avremmo approfondito questo discorso, credimi, ma ti lascio in pace e ci sentiamo dopo»
Zayn sorrise e sparì dietro la porta a vetri facendogli l'occhiolino «sono sempre qui lo sai» lo sentì appena. A Zayn non piacevano troppe smancerie, doveva mantenere un atteggiamento da duro. Solo un atteggiamento appunto.
In realtà non erano solo amici, erano quasi come fratelli, si erano trovati caratterialmente dal primo istante.
Non avevano neanche bisogno di troppe parole, sapevano di poter contare l'uno sull'altro nel momento del bisogno.
Louis prese le chiavi del negozio dalla tasca del cappotto, digitò il codice per disattivare l'allarme, entrò, accese il quadro generale e si diresse alla postazione cassa per accendere computer e musica.
Nel secondo immediato in cui premette il pulsante, una trafelata ragazza bionda, magrissima fece il suo ingresso, con un sacchetto di carta di caffè nero nella mano destra e le auricolari alle orecchie. Stava già discutendo animatamente con qualcuno al telefono e Louis alzò la testa facendole un segno di saluto, lei fece lo stesso con la mano che reggeva il sacchetto, mentre roteava gli occhi al cielo.
Sicuramente una telefonata di lavoro, pensò il castano.
Louise si faceva sempre lasciare davanti a Coach dal taxi la mattina, era come una sorta di scaramanzia, lei diceva sempre che quando sarebbe arrivato il giorno che avrebbe lavorato per il brand americano si sarebbe trasferita a New York portando la figlia Lux di sette anni con se'. Era come un piccolo grande sogno per lei, e passandoci davanti ogni mattina era come un promemoria, la spingeva a fare di più per raggiungere il suo obiettivo. Louis lo trovava strano, ma aveva imparato che queste stranezze gli piacevano in fondo, aveva imparato tanto da lei in quei quattro anni, costanza, sacrificio.
Alla fine che diamine, non erano solo commessi, loro vendevano oggetti di desiderio che aiutavano le persone a sentirsi meglio con se stesse.
Questo glielo aveva detto lei, e lui se lo ripeteva ogni volta che perdeva la pazienza.
La ragazza uscì dallo stanzino in fondo al grande salone mentre imprecava contro qualcuno.
«Di mattina presto, ti rendi conto che di mattina presto devo rispondere a delle cazzo di telefonate per litigare con i corrieri? Ma ti pare normale?»
«Buongiorno anche a te Lou»
«Scusami Louis, buongiorno»
Gli passò da dietro le spalle gli dette un bacio sulla guancia, mentre posava borsa e cellulare e si toglieva il cappotto, anche lei rigorosamente nero. Porse il sacchetto di carta con due cookies a Louis, e lui fece lo stesso con il caffè per lei, era come una danza, una sorta di cerimonia che la mattina facevano loro due, quando i turni coincidevano.
Lei non c'era sempre, solo negli ultimi mesi lo aveva praticamente braccato, volendo sempre essere presente quando Louis apriva il negozio. Dispensava consigli continuamente, aveva insistito lei perchè iniziasse il corso di marketing, aveva detto che era indispensabile.
Lui si fidava, stranamente, ma si fidava. Louise e Louis, le coincidenze sui nomi erano davvero strane, lo pensò anche lui mentre sorseggiava il suo te'.
«Quindi?» esordì lei, guardandolo e mettendosi seduta sullo sgabello della cassa.
Louis posò il suo te' e andò verso uno stand con nonchalance «quindi cosa?»
«Dai Louis non fare il finto tonto con me, te ne prego perchè davvero non sei nella posizione di farlo e stamattina non ho la forza di affrontare un te taciturno e depresso»
Louise era davvero il suo superiore si', ma era anche una cara amica, lo aveva , preso sotto la sua ala protettrice.
Aspettava con ansia delle risposte da lei quel giorno e lei lo sapeva benissimo, ma a quanto pare aveva deciso di soffermarsi su un argomento del quale Louis avrebbe fatto volentieri a meno di parlare.
«Aaah, dici di martedì sera?»
«Aaah si' dico di martedì sera» lo imitò lei spazientita, mentre si alzava e si avvicinava ad uno stand per sistemare una camicia, che evidentemente la sera prima non era stata appesa nel modo giusto.
Louise lavorava davvero molto bene, era molto precisa, quasi pignola, aspetto che si rifletteva anche sul suo aspetto esteriore. Sempre perfettamente truccata con un'aria di finta trasandatura come lo stile street del negozio, sempre vestita di nero e con capelli impeccabili, prima di fare quel lavoro era parrucchiera.
Louis sospirò un secondo e poi scuotendo la testa si rivolse alla bionda.
«Non funziona Louise, non funziona per niente, lui è noioso, è bello senza dubbio, ma noioso a morte. Parla solo di affari, affari, affari, affari, mi ha portato in un bar a Bank, a Bank capisci, non pensavo neanche ci fossero i bar a Bank»
Lei rise. «Lou dagli un'altra possibilità, gli parlerò io»
«Non lo so, mi ha fatto passare la voglia, poi si vede che vuole fare per forza la parte dell'attivo quando in realtà si capisce benissimo cosa vorrebbe!»
«Voi gay vi catalogate sempre per attivi o passivi? Che antichi»
Le mani di Louis erano veloci sugli stand e nel sistemare le grucce, era attento a tutto, che tutto fosse in ordine messo per colore e che le scarpe sotto gli stand si vedessero bene. Colpa di Louise. Riprese il discorso dopo aver spostato un paio di Chelsea Boots che in quella posizione non si vedevano bene.
«No assolutamente, a me non interessa questo lo sai, il sesso è bello in ogni forma, ma non mi piacciono le persone che vogliono far credere quello che non sono.»
«Sarà» Louise alzò le spalle «A lui piaci molto, me lo ha detto ieri sera, dice che sei sexy e che ti farebbe tante altre cose che adesso non sto ad elencati... », gli fece un occhiolino furbo tornando verso il registratore di cassa per prendere il suo cellulare.
«Sexy? Louise non ho bisogno di sesso per fortuna, vorrei qualcosa di stabile per una volta»
Lei alzò la testa dallo schermo sul quale stava nervosamente scrivendo qualcosa, sicuramente una mail.
«Beh sembrava interessante» si strinse nelle spalle, ritornando a battere le dita sullo schermo touchscreen.
Louis era uscito martedì sera con un ragazzo conosciuto da Louise ad un corso di marketing professionale. Gli aveva detto che aveva una sorta di cotta per lui e allora aveva accettato. Lavorava in centro nella City e voleva fare l'imprenditore per le grandi aziende di moda, pensava che sarebbe stata una conversazione interessante, stimolante che magari gli avrebbe fatto comodo, lui era molto carino, ma noioso, noiosissimo fino alla morte, non sapeva cosa volesse dire lavorare in quel mondo, parlava solo di statistiche, e poi non esisteva che lo portasse in un bar a Bank, no assolutamente no.
Louis sbuffò, erano tre anni che aveva storie sporadiche ed incontri occasionali, nulla che fosse lontanamente paragonabile a sentimenti forti, il sesso non gli mancava, era un ragazzo affascinante, intraprendente e strafottente quanto bastava per incontrare compagnie piacevoli, ma nulla di più.
Gli sarebbe davvero piaciuto avere qualcuno a cui dare la buonanotte ogni sera.
Sbuffò un po' tra se', ripensando alla sua serata di martedì.
«Lui invece?» lo ridestò la ragazza «Secondo te è noioso?» sorrise guardandolo e facendo cenno nella sua direzione, Louis sapeva benissimo a cosa si stava riferendo.
Si girò ad osservare la gigantografia alle sue spalle in fondo al negozio.
C'erano quattro modelle e due modelli, un poster enorme che era li' da circa due settimane.
«Non lo so» sospirò mentre i suoi occhi scrutavano la foto «ma vorrei davvero farmi annoiare da lui»
Louise rise forte sussurrando un «Immagino».
Nel frattempo entrò Perrie, la commessa che avrebbe fatto il turno con Louis quella mattina. Gli altri ragazzi sarebbero arrivati da li' a pochi minuti, due per reparto.
«Buongiorno a tutti» ragazza vivace di mattina, figura positiva nelle giornate grigie.
«Ciao Perrie, oggi giornata piena, mi aiuteresti con una cosa giù in magazzino prima che vada? Louis è rimasto un attimo in stand by»
Ridendo le due ragazze si trasferirono al piano inferiore. Anche Perrie ormai sapeva dell'ossessione del castano. Louis non si era accorto di avere la bocca aperta e gli occhi pieni di lussuria puntati su uno dei modelli del poster, ma ormai non gli importava di sembrare un perfetto idiota, con loro condivideva volentieri le sue fantasie.
Una di queste era sicuramente Harry Styles.
Modello inglese, 25 anni, 1 metro e 80 di inimmaginabile bellezza, capelli ricci lunghi fino alle spalle color cioccolato, fisico asciutto, gambe così belle e lunghe da sembrare quasi femminili, spalle larghe, tatuato, bocca da paura, labbra del colore delle fragole, sorriso perfetto, denti bianchissimi, chissà se sapeva di menta se ti avvicinavi tanto da sentire il suo respiro, e occhi di un verde indescrivibile, di quel verde che ti fa sentire male da quanto è immenso, di quel verde che fa quasi paura a guardarci dentro.
Louis era sicuro che con lui il foto ritocco non era necessario. Aveva iniziato a seguirlo su Instagram, unico social che usava insieme a Twitter, un anno prima, quando nello spot per la campagna di Tom Ford gli era apparso in tutta la sua bellezza.
Non era tipo da queste cose Louis Tomlinson, cioè non gli interessavano queste cose da ragazzine, seguire i modelli eccetera, al massimo si teneva aggiornato sullo sport, sul calcio, su qualche cantante che apprezzava, ma aveva lasciato il lavoro fuori, quindi i modelli erano off limits, troppo belli, troppo irraggiungibili, troppo complicati, troppo impegnati, non voleva neanche provarci per non sentirsi male, per non sentirsi all'altezza, preferiva evitare.
Ma a volte questo era impossibile, che diamine, lavorava in un negozio d'abbigliamento reparto uomo, doveva tenersi in qualche modo aggiornato e sempre al passo con le ultime tendenze e con lo stile del negozio. Su Pinterest raccoglieva immagini di outfit che gli piacevano e per la fashion week cercava di andare ad ogni evento pubblico, mantenendosi però sempre con il cuore lontano da quel mondo. Era stato con un paio di modelli di passaggio da Londra, ma nulla di più. Sapeva che con il lavoro che facevano erano sempre in giro, sarebbe stato troppo complicato vedersi, e lui aveva bisogno di qualcuno di stabile, visto che già la sua vita prima di trasferirsi li' era stata fin troppo gitana. Non aveva mai neanche lasciato il suo numero di telefono a nessuno dei ragazzi incontrati negli after party delle sfilate, scatenando l'invidia di Perrie quando ne parlavano e la rassegnazione di Louise, Zayn ormai conosceva il suo amico, non c'era bisogno di alcuna spiegazione.
Ma ad Harry non aveva saputo resistere. Lo seguiva su Twitter, lo seguiva su Instagram, guardava le sue storie, dove lui non c'era mai se non dietro il cellulare, si sentiva spesso la sua risata.
Sperava un giorno magari di poterlo vedere dal vivo ma era come un fantasma, a volte si chiedeva se esistesse davvero.
Nei suoi profili, mai un selfie, solo foto con qualche amico ma scattate da altri, di sfuggita. Paesaggi o cose divertenti o roba di classe super raffinata, come quello scatto sfocato in bianco e nero che lo ritraeva mentre pizzicava le corde di una chitarra acustica a piedi nudi seduto in una qualche veranda di una casa qualunque chissà dove.
Era un modello, un personaggio pubblico, ma della sua vita privata si sapeva pochissimo, quasi niente. Questa era una delle cose che piacevano a Louis, questa era una delle cose che lo aveva più incuriosito di Harry.
A maggio era tornato a Londra per degli eventi, aveva scritto "back home" in un tweet, come se fosse davvero una cosa sentita con tutto il cuore. Come la sensazione che si ha quando si torna a casa dopo un lungo viaggio, con l'aspettativa di ricaricare le energie per poi ricominciare. Quell'home scritto di getto, ne era sicuro, era potente, sapeva di appartenenza.
Louis aveva sfinito Zayn quella settimana, avevano girato tutti i party, ogni dannatissimo rinfresco pubblico, ogni locale riservato, si erano fatti fare perfino dei pass stampa falsi per entrare a feste private, ma del riccio neanche l'ombra. Come una visione, arrivava, sfilava, faceva shooting, e scompariva, non una foto con una fan, non un incontro casuale neanche per sbaglio, non un drink, non una cena a nessunissimo evento che fosse pubblico, niente di niente, il buio.
Ma gli piaceva tanto, aveva come la sensazione che fosse davvero una persona semplice, di quelle autentiche, di quelle che essere bello gli veniva talmente naturale che fare quel lavoro era inevitabile, che altro avrebbe dovuto fare?
Si riscosse dai suoi pensieri, osservando per un'ultima volta il poster. Era uno di quelli di beneficenza, All Saints aveva avviato una campagna sul riciclaggio consapevole di vestiti usati. Ognuno poteva portare i suoi vestiti e avrebbe ricevuto uno sconto in base alla quantità.
Era una campagna che sarebbe durata un mese e a sponsorizzarla erano stati chiamati i modelli del momento. Harry Styles, Gigi Hadid sua sorella Bella, Cara Delevigne, Kendall Jenner e Francisco Enriques, anche lui di una bellezza disarmante.
Erano fotografati con facce sorridenti solo con jeans strappati addosso e camicie dello stesso materiale anonime senza brand, come se fossero tutti amici, magari lo erano davvero, almeno Harry e Cara sicuro, ma Harry non rideva veramente, aveva uno sguardo profondo, accennava un sorriso delicato e teneva la testa leggermente abbassata con i capelli che gli ricadevano sugli occhi, ma senza coprirli, il petto si vedeva nudo dalla camicia sbottonata, i tatuaggi in bella mostra.
La falena che aveva disegnato sullo stomaco era scurissima a contrasto con la sua pelle nivea, ma in quel contrasto di blu, bianco, cioccolato e verde appena nascosto, Louis si perdeva, ogni volta. I primi tre giorni lavorare era stato difficile, poi aveva ripreso il controllo di se'.
Si diresse verso la cassa per sistemare le ultime cose e aprire il negozio ai clienti, erano quasi le 10. Sentì Perrie arrivare dietro di lui, carica di magliette bianche per la campagna "your clothes are worth", andavano a ruba, il ricavato sarebbe andato in beneficienza per i paesi più poveri dove i bambini era costretti a cucire anche diciotto ore al giorno. Bianche con lo slogan rosso, sembravano scritte con della vernice, sicuramente d'impatto.
«Tesoro io vado» arrivò di corsa dal piano di sotto e si precipitò a recuperare le sue cose. Avrebbe avuto un incontro quella mattina e Louis sapeva benissimo di cosa si trattava.
«Louise dovevamo parlare di quella cosa» la fermò prima che uscisse dal negozio.
«Tranquillo dolcezza» lo rassicurò avvicinandosi al suo orecchio destro per finire la frase, di modo che solo lui sentisse «stasera a cena ti dico tutto promesso, sai già la risposta, devi solo crederci, io il mio meglio l'ho fatto anche per te credimi, non essere così insicuro, tu vali tanto» un bacio velocissimo sulla guancia ed uscì, cellulare in mano borsa sotto braccio e si precipitò in strada fermando un taxi.
Louis richiuse la porta, si voltò e trovò una Perrie che lo guardava con le braccia incrociate. Era molto bella, lentiggini sulle guance, profondi occhi azzurri, diversi dai suoi che erano di un colore indefinito. Aveva tutte le forme al posto giusto ed era di una simpatia incredibile, i clienti la adoravano e lei sapeva davvero farci, era una gran lavoratrice e non si lasciava mai scoraggiare, una bella spalla per lui.
«La vuoi smettere di essere così nervoso Louis? ma Credi davvero che non abbia pensato a te? Andiamo, lei ti adora, a chi credi che lascerà tutto questo?» fece un cenno con la mano per indicare il negozio.
Sorrise, fece uscire l'aria dai polmoni senza neanche accorgersi che la stava trattenendo, e la raggiunse. Louise si era licenziata.
Aveva dato le dimissioni come responsabile del negozio, aveva studiato tanto e aveva fatto dei colloqui importanti negli ultimi due anni, non solo a Londra.
Finalmente un mese prima l'avevano chiamata a ricoprire il ruolo di direttore commerciale marketing da Coach, il suo sogno, si sarebbe trasferita e avrebbe lasciato la sua città. Il suo predecessore aveva dato le dimissioni per problemi di salute, aveva specificatamente voluto lei dopo averla incontrata in sede a New York ad un'importante presentazione. A Louis si spezzava il cuore, ma era estremamente felice per lei, gli voleva bene come una sorella e sapeva che si sarebbe fatta valere, si meritava il meglio.
Un'ultima cosa però prima di andare via la doveva fare, le era stato chiesto di scegliere lei il suo o la sua sostituta come responsabile di negozio, aveva fatto un ottimo lavoro in quegli anni e l'AD di All Saints si fidava del parere delle persone che lavoravano per lui, perchè sapeva che c'erano davvero persone in gamba che tenevano al successo dell'azienda e tutto il resto. Il negozio di Regent era quello con il miglior fatturato e non solo per la posizione, le statistiche indicavano che fosse per il personale estremamente preparato, le vendite erano triplicate in tre anni da quando c'era lo staff della bionda.
Era rimasto scioccato quando Louise gli aveva detto che aveva fatto la sua scelta ed aveva pensato a lui, ma ancora nulla era ufficializzato, doveva incontrare i "grandi capi" e firmare il suo nuovo contratto, fino a quel momento il suo destino era nelle mani di Louise. Poteva aver cambiato idea reputandolo troppo giovane o ancora inesperto o troppo pauroso del mondo e senza palle.
«Perrie sono un fascio di nervi da troppi giorni, neanche l'alcol e le sigarette funzionano a distendermi, aspetto il giorno di oggi come quello del giudizio, non so se arrivo a stasera vivo, mi viene da vomitare.»
«Stai tranquillo ok? Adesso apriamo, lavoriamo come sempre, alle 13 vai a farti una bella doccia calda, ti rilassi, ti prepari per stasera e andrà alla grande»
Si lasciò convincere. La mattina passò velocissima, Louis avrebbe dovuto lavorare solo quattro ore quel giorno, uscì dal negozio appena arrivò Jade, l'altra ragazza che avrebbe fatto il turno fino alle 18 nel reparto uomo, Perrie avrebbe dovuto aspettare il cambio con Steve per il turno delle 21.
Salutò le due ragazze che gli augurarono una bella serata e gli diedero un in bocca al lupo per la cena. Dopo essersi assicurato che fosse tutto a posto, salutò tutto lo staff con un ciao generico ed uscì. Passò davanti ad H&M ma di Zayn nessuna traccia, sicuramente era impegnato in altro nel reparto, prima di tornare verso la metro però attraversò la strada e si diresse verso l'Apple store sperando di riuscire a salutare Liam, ma niente non c'era neanche lui, avrebbe chiamato i suoi amici più tardi.
Cazzo gli serviva la loro voce prima di cena, sperava che non lo avessero abbandonato proprio adesso.
Sophia era sulla porta d'ingresso e gli regalò un bellissimo sorriso che lui ricambiò, Eleanor era impegnata con un cliente ma alzò una mano in segno di saluto e lui fece altrettanto con la sinistra dove stringeva la sigaretta che si era appena acceso.
Stretto nel cappotto fece tutta la strada a ritroso immerso nei suoi pensieri, controllò intanto il cellulare mentre finiva la sua dose di nicotina dopo lavoro. Il vento si era fatto forte, alzò il riverse del cappotto e continuò a camminare.
Si riempì i polmoni di fumo come fosse aria, cercando di distrarsi un attimo dai mille pensieri che gli frullavano in testa. Sbloccò il cellulare con un gesto distratto.
Qualche messaggio Whatsapp, uno da sua sorella che gli chiedeva una maglietta che le avrebbe portato, come al solito, sorrise tra se' e se', Lottie era incorreggibile.
Aprì Instagram, nulla di interessante, lasciò Twitter per ultimo.
Per un secondo sperò che fosse proprio sua quella notifica in alto a sinistra, e infatti. "Back home" di nuovo. Harry era a Londra, il cuore perse un battito.
Si sentì un idiota ma... Cosa poteva fare? Quella sera aveva un'importante cena con Louise, forse avrebbe fatto davvero tardi. E dopo? Non poteva andare subito a casa era fuori discussione.
Non dopo quello.
Doveva provarci, come quella volta in primavera.
Un flash.
Domani turno pomeridiano.
Guardò un attimo dritto davanti a se' quasi fermandosi, interrompendo la camminata frenetica che lo stava portando alla metro.
Fanculo.
Gli serviva Ashton.
Subito.
Su Whatsapp era online.
Meno male.
Louis: ehi amico ci sei?
Ashton: ehi Lou, dimmi tutto
Louis: programmi per stasera?
Ashton: party hard
Louis: dove?
Ashton: Toy Room
Louis: siamo cinque
Ashton: fatto
Louis: sei il migliore
Ashton: i know babe
Ok, adesso però doveva ricominciare a respirare.
Un ringraziamento speciale va ad una persona speciale nonchè beta di questa storia. Grazie di far parte del mio quotidiano, grazie di esserci, grazie di credere in me e di spronarmi sempre a dare il meglio.
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