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97. Un bacio

Le parole di Anna mi feriscono, riportano in superficie i miei desideri. Perché non ho baciato Ivan? Perché non ho colto l'unica occasione della mia vita, l'unica, irripetibile, di provare la sensazione di un bacio?

«Michele, cosa c'è?» Anna è improvvisamente preoccupata. «Perché piangi?»

Piango? Non me n'ero accorto.

Sì, piango, singhiozzo. Anna mi abbraccia. «Cosa ti prende, su... su... cosa c'è?»

La spingo via e le do le spalle. «Non mi stare vicino. D-d-devo lavarmi i denti.»

«Non ti sei lavato i denti dopo cena?» Il suo tono è incredulo. «Tu? Che cazzo ti è successo? Deve essere qualcosa di sconvolgente, se non hai avuto la forza di lavarti i denti!»

In realtà li ho lavati, dopo cena, questo è un secondo lavaggio perché ho mangiato cioccolato. Dal dito di Ivan. Il dito! Dio... che fitta allo stomaco, ripensarci.

Non sto a specificare.

«Ho problemi nella testa» dico, ripetendo le parole di Ivan. «Sono un malato d-di mente.»

«Spiegami cosa è successo.»

È la mia migliore amica, a chi altri posso raccontarlo? Ho bisogno di parlarne, di chiedere un consiglio, forse. A dire il vero, la persona con cui vorrei parlare è Ivan. Vorrei chiarirmi con lui, dirgli qualcosa per non farmi odiare, non so neanch'io cosa.

Ma Ivan non c'è, quindi parlo con Anna. A voce bassa le racconto tutto, tutto quanto: la torta, il cioccolato, il dito in bocca, ciò che è successo dopo.

«Capisci? Io... non sono riuscito a t-t-trattenermi, mi ha fatto t-t-troppo schifo! E gliel'ho d-detto, e lui... si è offeso, si è arrabbiato... E mi ha d-d-detto che sono impossibile e ho problemi nella t-testa e non vuole p-p-più avere a che fare con me.»

«Ma ce l'aveva messo prima, nella tua bocca» cerca di ragionare lei. «Non dopo...»

«Lo so! Lo so che non è razionale, è stata una reazione di d-disgusto involontaria. Ma perché l'ha fatto? Perché? Come fa a non fargli schifo?»

«L'ha fatto per te! Se non hai mai avuto un rapporto anale in vita tua un cazzo in culo, scusa l'eufemismo, fa abbastanza male. Lo so perché l'ho provato, e mi sarebbe tanto piaciuto che lo stronzo che mi ha inculata mi avesse abituata un po' con un dito, prima.»

Tiro su con il naso, vorrei soffiarmelo. «D-d-davvero?»

«Scusa, ma non l'hai mai visto un porno?»

Scuoto la testa. «Nnn... p-p-pochissimi. Non mi piacciono.»

Sbuffa. «Be', comunque sono l'esempio sbagliato, novanta per cento delle volte si inculano allegramente senza la minima preparazione... Ma quelli ci sono abituati. Il punto è... qual era il punto? Ah sì, che Ivan lo stava facendo per te.»

Mi viene da piangere di nuovo, ma mi trattengo. «Scusa, adesso d-d-devo lavarli davvero, i denti.»

«Sto qui con te» dice lei.

Comincio finalmente a spazzolarli, lei mi guarda. «Non sei malato di mente» cerca di rassicurarmi.

«Le persone normali non p-provano d-disgusto per queste cose. No?» Prendo una pausa dalla pulizia. «Ivan ci è rimasto molto male, era t-t-triste, arrabbiato, ha gridato, p-prima, non hai s-s-sentito niente?»

Scuote la testa. Era con Andrej, in un'altra stanza con la televisione accesa, ed erano impegnati a fare altro. Si stavano baciando, come una coppia di persone normali.

«Io lo capisco che Ivan ci sia rimasto male» dice lei. «Lui è innamorato di te, Michele. Stava per fare l'amore con te e tu gli hai detto che ti faceva schifo. E posso solo immaginare con che faccia devi averglielo detto... Tu sai essere così insensibile, a volte... Prova a immedesimarti, prova a capire cosa deve aver provato, lo shock e il dispiacere per una cosa che per lui è perfettamente normale.»

Sputo il dentifricio e mi sciacquo. «P-per lui, per te, forse p-p-pe-per tuuuuutte le persone del mondo tranne me.»

«Be', sei un tipo difficile, è vero. Ma secondo me lui ti ama anche per quello. Mi sembra il tipo a cui piacciono i tipi difficili. Solo... dagli il tempo di abituarsi. Lo hai scioccato, stasera. Dagli il tempo di elaborare e di capire. Vedrai che lo farà, perché ti ama.»

«Non usare quel verbo. È un verbo che non capisco.» E che forse non capirò mai.

Mi sciacquo ancora, diverse volte, faccio gargarismi col collutorio, fino a che non mi sembra più di sentire quel sapore orrendo in bocca. Ma non se ne va. Non riesco nemmeno bene a capire che sapore sia, mi viene quasi il dubbio che me lo sto immaginando. Perché sono un malato di mente.

«Dai, su.» Anna mi accarezza la spalla. «Vedrai che domani vi chiarite.»

Non credo, ma non mi va di discuterne, ora.

«Io vado...»

«No!» la fermo, afferrandola per il polso. Mi rendo conto di aver stretto troppo la presa e la lascio subito. «D-d-dormi con me, ti prego. Non ce la faccio a st-t-tare solo.»

Mi sorride. «Va bene. Arrivo tra cinque minuti, mi devo dare una lavata.» 

«Ok, t-ti aspetto in camera.»

Non ci mette molto a tornare. Chissà se si è lavata i denti? Spero di sì, ma... se devo essere sincero in questo momento non mi interessa. «E questo gatto?» dice lei indicando Mursik, ancora immobile sul materasso dove l'avevo lasciato. «È quello che prima ti stava sulle gambe?»

«Non farlo scendere» le dico. «Mi ha tenuto compagnia, prima.»

Lei gli dà una carezza, prima di infilarsi sotto le coperte. Ci abbracciamo, a cucchiaio, ma stasera sono io a cingerla da dietro.

«Raccontami di Andrej» le chiedo.

«Oh...» fa lei. «Dai, te lo dico domani, adesso sei triste.»

«Proprio p-p-per quello» la imploro. «È una cosa bella, vero? Non t-t-ti ho mai vista tanto felice. Sono sicuro che sarò felice anch'io, ascoltandoti.»

«Oh, sì...» Fa un piccolo sospiro. «Sì, è stato così bello. Forse l'ho trovato, Michi. La persona con cui potrò fare l'amore per la prima volta in vita mia...»

Non mi è mai piaciuta molto quell'espressione, fare l'amore, ma il modo in cui la dice Anna quasi mi piace, mi causa emozioni strane, una specie di speranza vana mista a tristezza. Forse perché ho l'umore sottosopra.

«E cos'è successo?» le chiedo, sperando che il suo racconto felice offra anche a me un po' di consolazione.

«Be'... ci avete lasciati che stava cominciando quel film di guerra, no? I primi minuti me l'ha tradotto davvero, seriamente, ogni volta che un personaggio diceva una battuta. Ma man mano che andavamo avanti le battute si facevano sempre più strane. Ma sei sicuro che qui ha detto così? Gli chiedevo. Ma sì, certo! mi rispondeva lui. A un certo punto ne ha detta una troppo assurda, una cazzata, tipo... c'era uno che scappava gridando qualcosa e lui gli ha detto sopra: aaah, ho dimenticato la pentola sul fuoco!»

Anna ride. E se non fossi così depresso, penso che farebbe ridere anche me.

«Insomma, da lì in avanti è degenerato. Non faceva che sparare cazzate e io giù a ridere. Poi ho deciso di unirmi a lui e di tradurre qualcosa anch'io. Ah, qui ho capito cosa ha detto! gli faccio, a un certo punto. C'era un soldato che gridava qualcosa a un'altro soldato che si stava allontanando da lui, gli dava le spalle, capisci? E io ho fatto dire al tipo che gridava...» Fa una risatina. «A posteriori me ne vergogno, era proprio una cosa scema. Gli ho fatto dire: ehi compagno Sergej – mo' non mi ricordo se si chiamava proprio Sergej il personaggio – ehi, compagno Sergej, ti si vede l'elastico delle mutande! E quello, nel film, si è girato e ha risposto qualcosa in russo. Be', Andrej gli ha fatto dire: merda, lo sapevo che non dovevo mettere quelle a fiorellini!» Anna ride ancora. «Ti giuro, avevo le lacrime dal ridere, e rideva pure lui, c'era proprio una bella atmosfera... e quindi... a un certo punto, sullo schermo c'erano due soldati che parlavano vicini, coi visi uno di fronte all'altro, e io...» Sospira. Ho la mano poco sotto al suo seno e sento il suo cuore battere sempre più veloce.

«E io allora gli ho detto: compagno! Perché non mi baci? E lui...» Anna fa una pausa, prende un respiro, quasi faticasse a parlare, e la cosa assurda è che manca un po' il fiato anche a me. A me non piacciono le storie romantiche, ma questa, chissà perché, mi sta coinvolgendo. 

Sarebbe più corretto dire che mi sta facendo male. Anna è una mia amica e sono contento per lei. Ma in questo momento la invidio, soprattutto. Invidio la sua felicità, la sua capacità di vivere serenamente una storia d'amore. «E lui mi fa: perché non mi baci tu? Io l'ho guardato, lui mi ha guardata... Sai, c'era stata un'altra occasione, dopo il concerto dei Radiohead, in cui tra noi c'è stata... chiamiamola tensione, sì, della tensione, ci siamo guardati negli occhi un po' troppo a lungo, sembrava una di quelle scene che se la vedessi in un film ti aspetteresti il bacio tra i personaggi. Presente?»

«Io non guardo film.»

«Ah, già... Be', comunque quella sera, poi, non è successo niente. Io non ho avuto il coraggio di fare il primo passo, lui probabilmente nemmeno, ed è finita lì.»

«E stasera?» la incalzo. 

«E stasera... anche stasera avevo paura. Una paura pazzesca, qualcosa che non avevo mai provato in vita mia. Sai, io con gli uomini sono abituata o che mi sbavano dietro senza ritegno, o che mi prendono e mi scopano perché credono di avere il diritto di farlo. Non ho mai avuto con un ragazzo un rapporto paritario come quello che ho costruito con Andrej. Ok, sì ci sei tu, ma tu sei diverso, tu... Sì, anche tu sei speciale, sei il mio unico, vero amico, ma di Andrej io sono innamorata, mi sono innamorata di lui senza nemmeno accorgermene.»

Anna resta in silenzio per un po'.

«Non capisco, però, di cosa avevi p-p-paura» le chiedo. «Tu sei bella e intelligente, è impossibile che un ragazzo t-t-ti dica di no.»

Lei fa una risatina. «Be', tu mi hai detto di no.»

«Nnnnon la p-prima volta.»

Ride di nuovo. «Ok, ok. Comunque, non avevo solo paura che mi dicesse di no. Avevo paura perché c'era tanto in gioco. C'era in gioco qualcosa di speciale, di... di prezioso, la cosa più preziosa della mia vita, e avevo il terrore di rovinare tutto. Però mi sono fatta coraggio, perché se non lo fai, Anna, mi sono detta, se non lo fai potresti non avere altre occasioni e pentirtene per sempre.»

Che pugnalata allo stomaco, queste parole. Sembra quasi stia dando voce ai miei pensieri.

«E quindi» prosegue. «Perché non mi baci tu, compagno? Mi ha detto lui. E io... ho preso coraggio e l'ho baciato.» Il suo cuore ha una specie di esplosione. Anna ansima leggermente. «All'inizio solo uno stampo, pochi secondi, a labbra chiuse. E lui quasi non ha reagito, è rimasto immobile. Mi sono allontanata pensando di aver fatto una cosa sbagliata, gli ho chiesto scusa. Sorry what? mi fa lui. E mi ha messo la mano sulla nuca. Ti sembrerà assurdo, ma è stato forse il gesto che mi ha emozionato di più. Perché non mi ha presa. Non mi ha tirata a sé, non ha fatto forza, capisci? Ha solo appoggiato la mano sulla mia nuca, come per attirare la mia attenzione, io mi sono girata verso di lui, lui ha accompagnato il gesto con la mano, e allora ci siamo baciati davvero, stavolta.»

Mi sfugge un: «Wow...»

«Sei sarcastico?»

«No.»

«Pensavo non ti piacessero i baci...»

«Non... no, infatti no. Però...» Però stanotte ho desiderato baciare Ivan. Non ho il coraggio di dirlo. «Non so, è st-t-tato un b-b-bel racconto.»

Lei fa un piccolo sospiro.

«E p-p-poi? Cos'è successo?» le chiedo.

«Ci siamo baciati per tipo mezz'ora, non so quanto tempo è passato. Ci baciavamo, ci toccavamo piano... era così bello, Michele, così dolce... Poi lui... lui, be', lui era eccitato, e mi ha chiesto se volevo andare in camera sua... Be', ero eccitata anch'io, se devo essere sincera, ma gli ho detto che preferivo aspettare.»

«Oh... e... c-come mai?»

«Be'... perché ne ho bisogno. Ne ho davvero tanto bisogno. Ho avuto troppi rapporti frettolosi, troppe scopate da una notte e via. Sento la necessità di andarci piano, di avere una storia normale, tranquilla, di godermi ogni singolo istante, non so se capisci. E l'ho detto anche a lui. Non gli ho detto dei miei precedenti rapporti, non me la sento ancora di parlargliene, sono una parte troppo squallida della mia vita. Gli ho detto semplicemente che non mi sentivo ancora pronta e che preferivo aspettare.»

«E lui?»

«Lui è stato tenerissimo. Mi ha detto: ti aspetto anche dieci anni. Poi si deve essere reso conto di aver detto una cosa troppo romantica, perché dopo qualche secondo ha aggiunto: a dieci anni e un minuto: ciao ciao! Ha detto proprio ciao in italiano.» Ridacchia sommessamente.

Restiamo per qualche minuto in silenzio, la sento respirare, sento il suo cuore battere a ritmo sostenuto, sta pensando ancora a lui?

«Com'è baciare qualcuno?» le chiedo. È una domanda che mi esce dalle labbra quasi come un singhiozzo, rapida, non balbettata. Mi pento subito di averla fatta.

«È bello» sussurra lei. «Perché non provi? Secondo me Ivan lo vorrebbe.»

«No... no, mi rep-p-pelle troppo l'idea.»

«Però sei curioso...»

Sì, vorrei sapere cosa mi sono perso, stasera. Cosa manca e mancherà per sempre nella mia vita. «Vorrei solo sapere c-c-che tipo di sensazioni fisiche si p-p-provano...»

«Non sono solo sensazioni fisiche. Le sensazioni fisiche sono il meno. Sono quelle emotive.»

«P-perché dovrebbe essere t-t-taaanto emozionante? Più di... non so, più di un abbraccio, o di un rap-p-pporto sessuale?»

«Anche un abbraccio e un rapporto possono essere emozionanti, in modo diverso. Ogni gesto ha un suo significato. Un bacio è... è così intimo, è persino più intimo di un rapporto sessuale.» Fa un piccolo sbuffo. «Non saprei come descrivertelo, è una cosa troppo personale. Mi spiace.»

«Non importa.»

Mi sento triste. La abbraccio più forte. Mi abbraccia anche lei.

***

Il risveglio è un suono brutale, un clangore di metallo e cocci che si rompono.

La voce di Andrej che dice qualcosa, qualcosa che non capisco.

Apro gli occhi, mi tiro su a sedere i scatto.

«Andrej!» esclama Anna.

«I knew it...» mormora lui.

Mi stropiccio gli occhi, metto a fuoco la scena. Sono ancora un po' rintronato dal sonno.

«I knew it, fuck!» grida Andrej. Noto che a terra giace un vassoio rovesciato, su cui c'era un pasto, una colazione, ora sparsa per tutta la stanza.

«No, Andrej, no!» rantola Anna, quasi senza voce.

E dopo aver messo a fuoco con gli occhi, metto a fuoco anche con la testa, e capisco. Non sono la persona più sveglia del mondo, quando si tratta di questioni sentimentali o sessuali, ma stavolta capisco perfettamente: Andrej pensa che io e Anna abbiamo fatto sesso.

Note note note

E mai una cosa che vada bene, porca pupazza. Neanche ad Anna e Andrej regalo un po' di felicità? Secondo voi si chiarirà questo terribile fraintendimento tra i due? E come? E Ivan dov'è? Gli sarà passata la delusione? Quando parleranno di nuovo lui e Michele?

Saprete qualcosa lunedì!

Nel frattempo, avete visto che bella colazione che aveva portato Andrej ad Anna? Non vi sarà sfuggito che c'era anche un mazzetto di fiori. Vediamo... che fiori potevano essere? Ho un paio di idee:

Avete notato che sono tutti a forma di stellina? Com'è bella la natura quando ricorda ai lettori che devono fare il proprio sporco dovere... 😌

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