95. Torta al cioccolato
È fuori discussione, dico, e lo balbetto talmente tanto che ci impiego un minuto, senza esagerare.
«Ti avevo detto!» Ivan sbraita a Raffaele, finalmente in Italiano. «Perché gli hai detto! Adesso sta male per colpa tua!»
«E Nic sta male per colpa sua!» ribatte Raffaele a voce ancora più alta.
«Stupido uomo bambino che deve dire al suo amico per parlare con il figlio» dice Ivan tra i denti.
«Se fosse venuto senza preavviso ti saresti incazzato ancora di più per la mancanza di rispetto! E se proprio vuoi saperlo...» Raffaele guarda me. «Se proprio vuoi saperlo, lui non vorrebbe nemmeno incontrarti, sto facendo tutto di testa mia, perché non ce la faccio a vederlo soffrire così!»
«Se non voleva dare fastidio a Misha non veniva a Piter!» ribatte Ivan.
«Ho insistito io per farlo venire!»
«E se era una persona buona non veniva!»
«Voglio risolvere questa situazione prima di morire! Michele, devi...»
Raffaele si interrompe perché Ivan gli ha afferrato la camicia. Lo sta strattonando.
I due si fronteggiano in silenzio per diversi secondi, guardandosi con odio, a distanza molto ravvicinata. Ivan stringe con forza la camicia di Raffaele, quasi volesse strapparla. Quando Ivan finalmente parla, lo fa a denti stretti: «Non posso credere che dici questo, che usi questa cosa... sei così... così...» Gli dice una serie di parole in russo, sputandole, quasi. Capisco che sono insulti, parole cattive, anche dall'espressione di Raffaele, che è ferita. Alla fine Ivan gli lascia la camicia, si allontana da lui di un passo, dandogli le spalle. Anche il volto di Ivan esprime dolore, adesso.
«Hai ragione» dice Raffaele, sommessamente. «È stata una bassezza. Però, Michele...»
«No» dico, sforzandomi di stare tranquillo. «Non lo voglio vedere. Fine d-d-della discussione.» La voce mi esce a tentoni.
Anna mi mette una mano sulla spalla, come se volesse calmarmi. Quasi mi ero dimenticato della sua presenza, stava lì in disparte, in silenzio. Immagino sia un po' in imbarazzo.
Raffaele guarda proprio lei. «Tu ci hai parlato! Hai visto come soffre, lo sai quanto soffre, perché non hai detto niente?»
«Punto primo, non mi voglio intromettere, sono cose tra padre e figlio. Punto secondo, sto dalla parte di Michele, Nicolò si è comportato in maniera orribile con lui.» Il tono di Anna è fermo.
«Michele, tu non sai tutto. Non sai le sue ragioni» prosegue Raffaele in tono più calmo, conciliante.
Ma io non ho alcuna intenzione di essere conciliato. Che ragioni può avere un uomo per far morire una povera cagnolina da sola? Da sola! Io non lo perdonerò mai! Quanto mi sarebbe piaciuto pronunciare questa frase senza stupidi balbettii, gridarla e sfogare tutta la mia rabbia in pochi secondi. Mi è persino venuto da piangere. Ivan si avvicina a me e mi prende la mano. Gliela stringo, piangendo.
«Ti ha mai detto perché è diventato vegetariano? Ti ha mai raccontato la storia?» mi chiede Raffaele.
«Non mi int-t-teressa» balbetto tra i singhiozzi.
«Lui è molto sensibile alla sofferenza degli animali, non ce la faceva a vedere...»
«Ho d-d-de-d-d-d...»
«Ha detto che non gli interessa!» urla Ivan, con voce graffiata, non l'ho mai sentito urlare tanto forte. Indica con un gesto secco la porta. «Vattene! Vai dal tuo amico! Domani torni qua. Non ti lascio solo, visto che... visto tutto quanto, ma quando torni non voglio sentire neanche una parola su Nicolò Bressan.»
Oh, grazie, Ivan! Grazie di aver gridato al posto mio.
Raffaele stringe le labbra, e una ragnatela di rughe si disegna intorno alla sua bocca. Poi scuote la testa. «Ripensaci, Michele, ti prego.»
«Basta! Vai via ho detto!» grida ancora Ivan, coprendo le ultime parole di Raffaele.
«Va bene, va bene.» Raffaele alza le mani. «Me ne vado.»
Esce dalla stanza, e ci lascia lì in silenzio. Il ritmo del respiro di Ivan è molto alterato. Io cerco di farmi passare il pianto. Mi asciugo gli occhi con la manica della felpa.
«Scusa che ti ho parlato sopra» dice Ivan, in tono stanco.
«N-no, io volevo dirti g-g-grazie che hai parlato al posto mio, non ce la facevo a finire la frase.»
Ivan accenna un sorriso. «Pensavo che se balbetti ti dà fastidio quando ti finiscono le frasi.»
Alzo le spalle e sorrido anch'io. «D-d-dipende dalle circostanze.»
Anna mi dà delle pacche sul braccio. «Stai meglio?»
Annuisco.
«Ok, andiamo a cena» dice Ivan. «Stasera cena normale» mi fa l'occhiolino. «Ho capito che non sei abituato a pranzi russi, eheh! I miei sono fuori, ho detto a Andrej di preparare roba buona per atleti.»
«Dove sono andati i tuoi?» chiede Anna.
«A vedere ballet a teatro!» annuncia lui in tono solenne.
«Ah, i famosi balletti russi!» esclama Anna. Famosi? Come la Nevskij Prospekt? Perché io non ho mai saputo niente di tutte queste cose russe famose?
In cucina troviamo Andrej che sta finendo di cucinare. Ha preparato del pesce (non ho capito che tipo) al forno con patate e della verdura di contorno. Non è proprio il pasto ideale, un po' troppo unto, ma meglio delle seimila portate più vodka di ieri.
Il profumo della cena mi rimette un po' in sesto l'umore, ma fatico a togliermi dalla testa ciò che è appena successo. Aiutiamo Andrej a imbandire la tavola, per mangiare insieme. Stasera per fortuna non ci saranno alcolici e ceneremo a un orario accettabile (un po' presto, sono le sette, ma - di nuovo - meglio delle cinque di ieri).
Durante la preparazione sono distratto. Ivan e Anna mi fanno diverse domande, cercano di chiacchierare con me, ma quasi non li sento, il mio pensiero fisso sono Sara e Nicolò. Le parole di Raffaele sono state inaspettate e strazianti. Avevo superato bene il lutto, quando pensavo a Sara riuscivo a concentrarmi quasi sempre sui ricordi positivi, ma la discussione di stasera mi ha fatto ripensare con intensità alla sua morte solitaria. E a ripensarci, mi sembra che il cuore si faccia più piccolo, nel mio petto.
Quando arriva il momento di andare a tavola, Ivan fa a tutti una proposta. «Mangiamo davanti alla tv!»
Anna e Andrej si lamentano, ma Ivan insiste. «Misha è triste, io sono arrabbiato e Anna non ha mai visto Spongebob Squarepants! Ci sono gli episodi su Netflix, vediamoci qualche episodio!»
«Poi se ti cade qualcosa sul divano, ci discuti tu, con mamma» lo ammonisce Andrej.
La prospettiva di vedere una puntata di Spongebob mi allieta: sono secoli che non ne vedo una! Ivan ha avuto proprio una buona idea. Il divano è grande, e ci stiamo comodamente in quattro, Ivan, io, Anna e Andrej, in fila. Ivan seleziona la lingua inglese dal menù, e poi fa partire una puntata a caso.
«La sigla è geniale, comunque» commenta Anna, durante l'introduzione. Mentre mangiamo, ci vediamo addirittura tre puntate (sono brevi) e Anna è deliziata. Non smette un attimo di ridere e ogni tanto commenta cose tipo: «Geniale!» «Fantastico!» «Non ci credo!» «Spongebob e Patrick coppia del secolo!»
«Come ho fatto a vivere fino a oggi senza Spongebob?» dice alla fine.
Conclusa la cena, ci mettiamo a parlare di cartoni animati, lungometraggi, per lo più, uno dei pochi argomenti su cui ho una qualche conoscenza, anche se Andrej, Ivan e persino Anna ne hanno visti molti più di me. Parliamo di Masha e Orso, e Anna, a differenza mia, sapeva che è un cartone russo. «La adoro» dice. «Ti ricordi la puntata in cui...» E giù di ricordi e racconti. Ed è la prima volta, la prima volta in vita mia che mi diverto e partecipo attivamente a una discussione in compagnia di miei coetanei. Sto parlando, e ascoltando, e ridendo, e balbetto persino meno del solito!
La discussione è osservata da lontano da Muchtar, l'husky dei Reshetnikov. È entrato quatto quatto nel salotto e si è accucciato in un angolo, lontano da noi. Ogni tanto lo guardo. Mi piacerebbe che si avvicinasse, vorrei accarezzarlo, ma ha ragione Ivan, sembra proprio un cane diffidente.
Invece dopo un po' arriva quel gatto, quel Mursik, e mi ha preso davvero in simpatia, perché viene dritto da me e si acciambella sulle mie ginocchia. Non mi piacciono i gatti, ma trovo piacevole il suo calore, quindi ce lo lascio stare.
«Mi sembra incredibile che Masha e Orso sia un cartone animato russo» commenta Anna, alla fine della discussione.
Ivan e Andrej si inalberano.
«Guarda che in Russia facciamo cose bellissime!» ribatte subito Andrej, piccatissimo.
«Oh yeah!» conferma Ivan con le sopracciglia corrucciate.
«Non intendevo dire questo. Intendevo che di solito le cose che diventano popolari in tutto il mondo sono quasi sempre anglofone.»
Ma Ivan e ancor di più suo fratello continuano a fare gli offesi. Andrej si mette a elencare titoli di film russi a suo dire stupendi.
Anna accetta la provocazione e lo prende in giro: «Se sono tanto belli perché non ne ho mai sentito parlare?» gli dice con un sorrisetto malizioso.
Ed è così che prende il via una seconda lunga discussione, alla fine della quale Andrej seleziona un titolo da Netflix: è scritto in cirillico e quando Andrej lo pronuncia non riesco a capire cosa dice (capisco solo che comincia per N). «Very beautiful war drama» dice tutto serio.
«Non vorrai mica farmelo vedere in russo...» ribatte Anna.
«Metti i sottotitoli in inglese» suggerisce Ivan.
«E comunque non mi piacciono i film di guerra» mugugna Anna. Ma sorride sotto i baffi.
«Questo è bellissimo... cazzo, non ci sono i sottotitoli!»
«Deve essere proprio un gran bel film, se non hanno nemmeno fatto i sottotitoli...» commenta Anna, sempre con lo stesso sorrisetto.
«È ovvio che non ci sono, siamo in Russia! Quale russo si vede un film in russo coi sottotitoli in inglese?» Andrej Sbuffa. «Ok, ve lo traduciamo noi, va bene? Io e Vanja.»
«No, tu da solo» dice Ivan. «Io non mi voglio guardare questa roba noiosa. E a Misha non piacciono i film live action, quindi noi ce ne andiamo e vi lasciamo soli.»
Andrej sembra sorpreso. «Ma...»
Ivan si alza e mi tira in piedi. Il gattino balza giù dalle mie gambe con un "miao". Poverino, un po' mi dispiace, deve essersi spaventato.
«Ciao belli» dice Ivan, in italiano.
E usciamo dalla stanza, con Anna che borbotta: «Non le fanno in Russia le commedie romantiche? Perché non ci vediamo una commedia romantica?»
«Ho sopportato venti ore di concerto dei Radiohead, puoi sopportare un'ora di un film bellissimo!»
Ivan ride. «Ah, Andrjusha...» scuote la testa. Poi guarda me. «Vuoi fare qualcosa? Vuoi uscire?»
Mi stringo nelle spalle. «Vorrei lavarmi i denti.»
«Ah sì, come posso dimenticare i denti!» dice mettendosi sull'attenti. «E poi usciamo e ti porto in pasticceria qui vicino dove ti faccio mangiare un altro dolce buonissimo.»
Mi mordo il labbro. «D-devo ammettere che un dolce mi andrebbe molto, però... non mi va tanto di uscire.»
«E allora mangiamo dolce qua» conclude Ivan allegro, «no problem! Vedo se c'è qualcosa in frigo, qui in Russia dolci non manca mai.»
E invece, con grande disappunto di Ivan, mancano. In frigo ci sono solo uova, formaggi e altra roba salata.
«Ma come è possibile!» esclama. Poi sbuffa battendosi l'indice sul mento. «Forse perché sapevano che escono e non hanno pensato a poveri figli in casa! Cruel parents!»
«Dai, non importa» dico. «I dolci fanno male, meglio così.»
«No! I dolci fanno vivere bene!» ribatte lui. «E se Misha vuole il dolce, il dolce va da Misha!» Batte una mano sul ripiano della cucina. «Facciamo un dolce noi!»
«E c-c-come facciamo? Io non so cucinare!»
«Io neanche! Vediamo su YouTube!»
«P-p-prima però devo lavarmi i denti.»
«Va bene.» Annuisce con vigore. «E stasera voglio provare anche io the full Misha experience!»
«C-c-cioè?»
«Mi lavo i denti con te uguale uguale a te, voglio vedere se dopo sento qualcosa diverso.»
La cosa mi turba un po', ma non protesto. Andiamo prima in camera mia a prendere il mio spazzolino, poi lui mi chiede di seguirlo, e mi porta nel bagno personale della sua camera. Ieri non mi ci aveva fatto entrare, mi stupisco nel trovare una statuina di Tinkerbell, la fatina Disney, appesa sopra la doccia.
«E q-q-questa?» gli chiedo.
«Ah, questa l'ho messa perché mi faceva ridere che mi guarda mentre cago.»
Rido. In effetti è rivolta verso il WC. «Io nnnnon riuscirei a fare niente.»
«Invece funziona! Quando fai fatica la guardi, vedi che è un po' arrabbiata? E pensi, se non faccio la cacca Tinkerbell si arrabbia! E via!»
Rido ancora. Stiamo parlando di cacca e mi viene da ridere, mi sento molto infantile.
«Ok, tu adesso mi fai vedere e mi dai le istruzioni» dice lui, serio, prendendo il suo spazzolino. Noto che è elettrico, ma ricordo bene che quella volta in hotel mi aveva detto di trovare la vibrazione fastidiosa. Ha cambiato idea? O l'ha comprato apposta per me?
Preferisco non pensare alla risposta, e mi concentro sulle operazioni di pulizia. Sono certo che si stuferà a metà della procedura e se ne andrà.
E invece è paziente. Mi guarda con attenzione e ripete esattamente le mie mosse, tutto ciò che faccio, le pause, le nuove applicazioni di dentifricio, i risciacqui. Non ha lo specillo, e nemmeno un tirafilo per il filo interdentale, e mi fa un po' schifo dargli i miei strumenti.
«E se metto sopra tipo alcol?» mi propone.
«Mmm... p-p-potrei fartelo usare alla fine di tutto, e poi immergerlo nell'Amuchina per la notte.» Mi porto sempre dietro l'Amuchina per disinfettare lo spazzolino. «Però lo specillo preferisco di no. Ok, facciamo c-così: lo specillo stasera non lo uso nemmeno io, in fondo abbiamo m-m-mangiato cose morbide, credo che il filo sia sufficiente. E per quanto riguarda il tirafilo, la prima p-p-passata di filo te la fai senza, per la seconda te lo faccio usare e poi lo disinfetto... Ah... ma a te non fa schifo che l'ho messa in bocca io questa cosa?»
«No, per niente! Il filo lo cambi, da? E quel coso lì lo lavi, da?»
«Ovvio!» È impazzito? Pensa che gli farei usare un filo già usato da me? Che schifo!
Continuiamo, e quando arriva il momento gli passo il tirafilo (dopo averlo sciacquato meglio possibile), e gli spiego come usarlo. «Wooo...» esclama lui, con il tirafilo ancora in bocca. Poi lo toglie e continua. «Con questo è più facile fare i denti dietro! Voglio comprare uno anche io! Dove si trova?»
«Io lo ordino su Amazon.»
Finiamo la pulizia con gli sciacqui e il collutorio.
«Aaah» dice Ivan alla fine.
«Allora? Come ti senti? Più pulito?»
«Mh...» dice. «Mi sento uguale. A parte il collutorio che fa schifo. Quindi peggio.»
«Oh...» La sua risposta mi delude molto e non lo nascondo.
«Bene!» prosegue lui, sorridendomi. «Adesso che ho i denti pulitissimi come te, posso baciarti.»
Spalanco la bocca e mi allontano da lui di un passo. Ivan ride. «Dai, scherzo! Non capisci quando scherzo?»
Faccio una risatina. «Ah, ok!»
Sorrido, ma sono turbato.
E la ragione per cui sono turbato è che, poco fa, un pensiero simile è passato anche nella mia testa.
«Dai, andiamo giù a preparare il dolce!»
Lo seguo, e ci penso.
Un bacio. Un bacio con Ivan. Potrebbe essere la prima e ultima occasione della mia vita per baciare qualcuno. Non troverò mai più (mai più!) qualcuno disposto a baciarmi e allo stesso tempo con la bocca pulita esattamente secondo i miei standard.
Arriviamo in cucina. «Allora, cosa vogliamo fare?» dice Ivan, estraendo dalla tasca il suo telefono.
In fondo, mi piacerebbe provare, almeno una volta nella vita. Un bacio. Con una bocca perfettamente pulita.
«Qualcosa facile, cerco easy cake recipe...» Digita le parole su YouTube e io lo guardo, gli guardo la bocca, profumata, disinfettata, pulita. Non dovrebbe disgustarmi. Dovrei cogliere questa occasione.
«Mmm... no questa serve sponge cake pronto e io non ho... anche questa serve torta pronta, spiega solo topping...» Il tempo passa, e ogni secondo che passa l'occasione si allontana.
«Carrot cake? Yum! Carote abbiamo, e a te piace carota!» Ride, mi guarda e si fa subito serio. «Misha, tutto ok?»
Annuisco e sorrido. «Hai c-c-cioccolato? Vorrei qualcosa al cioccolato!»
«Sì! C'è sicuro chocolate bars in armadio! Qui su YouTube c'è una easy chocolate cake, no oven, no...»
«Cerca: Jamie Oliver chocolate t-t-t-tart naked chef.»
«Naked?» Ivan alza un sopracciglio.
«Non è nudo. È il titolo d-di un p-p-programma tv.»
Ride, cerca, comincia a guardare il video. «Ah, Jamie Oliver, sì, conosco, famoso... Mh... mh, mh... no, serve base pronta che non abbiamo.»
«Non possiamo farla noi, la base? Dici che è difficile?»
«Perché vuoi proprio questa? La hai provata?»
«No. Ma ho visto il video un milione di volte e vorrei p-p-provarla.»
Ivan ride ancora. «Sei così tanto goloso che guardi i video di dolci quando non puoi mangiare!»
Se sapesse che il motivo principale per cui lo guardo è che mi eccitano le labbra di Jamie Oliver... No, non glielo dirò.
Cerchiamo insieme come fare una base per una torta. Servono solo burro, uova, farina e zucchero, sembra semplice e Ivan ha tutti gli ingredienti. Ha anche il cioccolato e tutto ciò che serve per fare la crema di cioccolato. Forse preparare il dolce mi toglierà dalla testa queste idee assurde sul bacio a Ivan.
Cominciamo a lavorarci. Entrambi siamo totalmente incapaci in cucina, quindi sporchiamo moltissime pentole, teglie e ciotole, e il risultato finale della pasta che dovrebbe andare a formare la base della torta non ha un aspetto molto uniforme, ma di meglio non riusciamo a fare, e quando la stendiamo nella teglia per metterla in forno e cuocerla è davvero molto brutta e storta. «Ma vedrai, secondo me è buona» dice Ivan, ottimista.
Mentre la base si cuoce, ci mettiamo all'opera sul ripieno di cioccolato.
Il risultato è decisamente migliore della base, la crema ha un aspetto davvero, davvero delizioso, mi vien voglia di mangiarmela così, a cucchiaiate, senza torta.
Quando la base è pronta, la tiriamo fuori dal forno, o meglio, la tira fuori Ivan perché io sono terrorizzato all'idea di ustionarmi, ma lui usa dei guantoni giganteschi e molto imbottiti, e l'operazione mi sembra piuttosto sicura.
La estrae. Dio, com'è brutta e storta! Però non sembra bruciata e ha un ottimo profumo. Ci versiamo sopra il ripieno e lo rimettiamo in forno per l'ultima cottura del cioccolato.
È avanzata un po' di crema di cioccolato nella ciotola, e la guardo, riflettendo se sia il caso o meno di assaggiarla, come mi piacerebbe fare.
E Ivan mi legge nel pensiero. «E adesso sai cosa facciamo?» dice. Mi mostra il dito, con gli occhi spalancati, lo immerge nella ciotola, lo tira fuori e lo infila in bocca. «Mmmm...»
C'è un attimo di assoluta, perfetta immobilità. Vedo Ivan col dito in bocca, e mi si forma un fermo immagine nella testa.
Lo fisso, col cuore che mi batte, e nella testa, adesso, immagini confuse, sovrapposte, il mio dito, il mio, tra le sue labbra, e le sue labbra sulle mie, il cioccolato, la sua bocca pulita, no, non voglio baciarlo, non posso baciarlo, non mi piacciono i baci, mi fanno schifo i baci!
«Scusa... scusa Misha, non volevo provocare...» Ivan si è tolto il dito dalla bocca, ha voltato la testa, sembra imbarazzato, se n'è accorto? Si è accorto di quello che stavo pensando? «Giuro, non ho fatto apposta,» mormora, «non stavo pensando, non...»
Gli ho preso la mano. Mi guarda di nuovo, a bocca socchiusa, e c'è rimasto un po' di cioccolato, su quella bocca. Guido la sua mano verso la ciotola, scavo con le sue stesse dita nella crema di cioccolato, ne raccolgo un po', chiudo gli occhi e metto le dita di Ivan tra le mie labbra.
—
Note note note ♫
Mi piace far finire i capitoli sul più bello, sì. Succedono parecchie cose, brutte all'inizio, più belle andando verso la fine. Cosa ne pensate delle riflessioni di Michele post lavaggio denti? Sono riflessioni audaci, che non ha mai fatto in questi termini. E anche il gesto finale direi che è decisamente fuori dai suoi standard... come finirà questa scena?
La risposta la avrete lunedì, col nuovo capitolo :)
Vi segnalo al volo (perché mi ero dimenticata di farlo lo scorso capitolo) che ho da poco aperto un profilo Instagram a nome ella_snufkin, per comodità trovate il link nel primo commento qui a destra. Followatemi! Se mi scrivete chi siete, qui nei commenti o in messaggio su Insta, vi rifollowo volentieri. Lo userò per pubblicare le fanart di Play e de L'Ultimo Desiderio ed eventuali aggiornamenti sulle mie storie.
Tornando al capitolo, non mi sembra che, la prima volta che è stata citata, vi avessi messo il link di questo famoso video della Chocolate Tart in cui un giovanissimo Jamie Oliver ha le labbra più sensuali che mai. In realtà a me, personalmente, non fanno impazzire, ma sono davvero rosse e umide e la telecamera si sofferma diverse volte su primi piani stretti, e appena ho visto questo video ho pensato che Michele l'avrebbe trovato estremamente suggestivo.
https://youtu.be/ZldcIPD9p2Y
Comunque io non condivido la scelta del dolce. Secondo me avrebbero dovuto fare una torta al cioccolato, sì, ma con una forma diversa.
Vi dice niente???????
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro