91. Crisi
Nel primo incontro contro Alvarez ho fatto dieci doppi falli. È finito in quattro set.
Nel secondo (contro quello scarso di Peter Piotrowsky) ne ho fatti diciotto. È finito in cinque set, e l'ho vinto al tie-break.
Sto giocando il terzo incontro, contro il belga Daniel Dupont, e sono arrivato al quinto anche qui. Ho già fatto diciotto doppi falli, sto servendo una seconda, su palla break. Potrei battere il mio record.
No, Michele, concentrati. Non è difficile. Ho sempre giocato bene le seconde, non capisco cosa mi stia succedendo.
Troppo stress, troppi pensieri.
Fernando. Maledetto Fernando.
No, non pensare a Fernando, adesso.
Lancia la pallina, muscoli rilassati. Colpisci.
Il problema è che all'ultimo istante prima di colpire, i muscoli dell'avambraccio mi si contraggono, stringo troppo forte la racchetta, impatto male, e la palla finisce in rete.
No, dire che finisce in rete non è una descrizione accurata. Dicendolo qualcuno potrebbe pensare che è finita sul nastro, che non sarebbe un errore grave. No. Non è finita sul nastro. È finita alla base della rete, dove la rete tocca terra. Non so come ho fatto a buttarla lì.
«Game Dupont» dice l'arbitro.
Mi ha fatto break. E adesso serve per il match.
Non posso uscire al terzo turno, non posso! Devo vincerlo, questo torneo! Ho letto un articolo, ieri, sul mio orribile incontro con Piotrowsky. Il giornalista ha scritto che sono in crisi. Parla di crisi per due incontri giocati male. Nei commenti all'articolo, diverse persone scrivevano che parlare di crisi adesso è un'esagerazione.
Ma io lo so che non lo è. Mi ci sento, in crisi. Mi ci sento immerso fino al naso, mi sento sul punto di soffocare.
Prima i problemi con Nicolò: per puro miracolo non l'ho incontrato durante il torneo, ma ho incrociato un paio di volte Daniele che mi ha rivolto delle eloquenti occhiatacce.
Poi il problema della dipendenza di Anna (che sembra essersi risolto, ma posso fidarmi?).
Poi i problemi legali col tizio a cui ho rotto il cellulare e con mia zia: Anna cerca di non farmi sapere niente, ma qualcosa ogni tanto arriva alle mie orecchie. Il tizio, tra le altre cose, ha rilasciato un'intervista in cui mi descrive come un violento maleducato interessato solo ai soldi (perché non voglio pagargli le spese mediche).
Poi ci sono le mie difficoltà a trattenermi dal mangiare in modo sregolato: i pasti deliziosi di Gwen mi mettono sempre in pace con il mondo e stare in pace con il mondo mi aiuta a controllarmi. Mi aiuta molto anche un consiglio che mi ha dato Anna: masticare lentamente pensando a quello che sto mangiando e godermi al massimo ogni boccone, una tecnica che ha chiamato mindfulness alimentare (non so se sia un termine esistente o se l'ha inventato lei). Mi è utile, ma non sempre ci riesco. Quando sono più nervoso mi strafogo, finisco i pasti in pochi minuti e vado a dormire col mal di pancia e il desiderio di strafogarmi ancora fino a traboccare.
E infine Fernando. Il maledetto Fernando.
Prima ha assunto mia zia, qualche settimana fa, in qualità di PR, complicando i miei rapporti legali con lei, considerando che gli avvocati che mi rappresenta(va)no sono quelli dell'agenzia. Anna ha cercato di tenermelo nascosto più a lungo possibile per non stressarmi, ma alla fine sono venuto a saperlo. Poi, quando Anna qualche giorno fa è andata da Fernando per cercare di sbrogliare la situazione, lui ci ha provato per l'ennesima volta con lei. In maniera piuttosto molesta, a detta di Anna, e le credo.
È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non ho potuto continuare il mio rapporto con la sua agenzia, e ho rescisso il contratto. Anna era contraria, diceva che la cosa avrebbe complicato ulteriormente i miei problemi legali, perché avremmo dovuto trovare un nuovo avvocato, e perché sicuramente Fernando ci avrebbe creato grane per mancato rispetto delle clausole contrattuali con l'agenzia.
So che tutto questo comporta stress ad Anna, ma non era possibile continuare. Non voglio essere rappresentato da una persona così spregevole. Anna alla fine ha ceduto (anche perché era d'accordo con il mio giudizio morale su Fernando), e adesso trascorre il novanta per cento del suo tempo al telefono e impegnata in riunioni varie alla ricerca di uno studio legale che mi rappresenti, prima ancora che di un'agenzia.
Anna mi ha confessato di sentirsi in colpa, per la questione Fernando. Mi ha detto che Fernando stava tirando la corda con me da mesi, perché ce l'ha con lei dai tempi della famigerata intervista in cui lei aveva cercato di mettermi in cattiva luce. «E ci ho pure scopato con quel pezzo di merda! E non è servito a un cazzo di minchia di niente! Fare la troia gratis! Esiste qualcosa di più umiliante?»
Non l'ho mai sentita tanto sboccata e tanto arrabbiata. Ho cercato di consolarla, ma abbracciarla non credo sia servito a molto. E ho esaurito le idee per i regali.
«Time!»
Certo, time. È tempo di giocare, di fare l'unica cosa che so fare al mondo, l'unica a cui dovrei pensare. Non a Fernando, Anna, le cause, Ivan che bacia Vincent sulla bocca davanti a me.
«Fifteen love.»
No, non è il momento di pensare a Ivan. Ivan che sta giocando adesso, o forse, molto probabilmente, ha già finito. Avrà vinto?
«Thirty love.»
Certo che avrà vinto! Giocava un turno facilissimo, impossibile che abbia perso. Mentre io, qui...
«Forty love!»
Ho tre match point contro.
Sono il seed numero tre, il capo di un quarto di tabellone, e ho tre match point contro.
No, non posso arrendermi così.
Servizio al centro. Rispondo di riflesso, profondo, con coraggio. Lo spiazzo, me la rimanda corta, e chiudo di dritto.
«Forty fifteen.»
La folla applaude.
Sul servizio successivo, Dupont cerca di spingere di più, forse spaventato dalla mia aggressività. Sbaglia la prima, e la sua seconda è mia facile preda.
Ma lui è più attento, stavolta, e me la rimanda. Le sue traiettorie sono sempre molto buone. Ha un gioco intelligente, Dupont, basato sulla tattica e sulla velocità. Ma io non mollo. La mia aggressività lo sta facendo indietreggiare, lo mette in difficoltà, e infine riesco a farlo sbagliare.
«Forty thirty.»
Altri applausi. Ne manca solo uno. Solo uno e sono salvo.
Questa volta mette la prima. Dupont ha un buon servizio, ma essendo un giocatore basso non è molto potente. Ha provato comunque un serve and volley, un po' azzardato, che mi consente di passarlo facilmente, sulla sua destra.
«Deuce!»
La folla è esaltata. Ho appena salvato tre match point, e sull'ultimo lui è andato proprio in confusione. È un giocatore emotivo, lo so. Non sarebbe la prima volta che perde un incontro dopo aver avuto match point a favore.
Lo farò. Ho questo incontro in pugno.
***
Alla fine ho vinto anche contro Dupont, al tie break. Ma che fatica! Mentre Ivan, inaspettatamente, ha perso il suo turno.
Be', non troppo inaspettatamente, a dire il vero. Dopo i problemi al ginocchio non si era potuto allenare quanto avrebbe dovuto, ed è arrivato al torneo poco preparato.
E di certo non hanno aiutato le nottate trascorse con Vincent.
Ecco un altro problema che negli ultimi giorni occupa la mia testa: Vincent. Sto meditando di licenziarlo. Non è possibile che con tutti i problemi che stiamo avendo si permetta di perder tempo insieme a Ivan.
Ivan da questo punto di vista non sente ragioni. Se ne frega di ciò che gli dico. Il giorno dopo il concerto, quando ho capito che Ivan stava proponendo un secondo appuntamento a Vincent, gli ho chiesto se non gli sembrasse fuori luogo il fatto di provarci con uno del mio staff. E lui cosa mi ha risposto? «Vinnie è tuo dipendente, non tuo schiavo. Vinnie fa cosa vuole in tempo libero.» Ma che risposta è? Mi ha fatto molto arrabbiare. «Ma non stavi con quell'Etienne?» l'ho provocato. Lui ha fatto spallucce e messo su un broncio. «Etienne scopa con un altro adesso.» Non ha voluto aggiungere altri dettagli.
Comunque, ora che Ivan è fuori dal torneo posso sperare che questa storia finisca, perché tornerà in Russia. Non vedo l'ora che succeda.
***
Ivan non è tornato in Russia.
È ancora qui, e si è permesso di avere rapporti sessuali con Vincent ogni maledetta sera!
Oggi è il giorno della semifinale. Se Ivan fosse rimasto in gara, l'avrei giocata contro di lui. Invece la giocherò contro Milos Grković.
Non sarà affatto facile. Ho passato i miei turni sudando e faticando, giocando molte più ore del dovuto a causa del mio nervosismo e dei troppi doppi falli. Ho letto un articolo in cui il giornalista si chiedeva come fosse possibile che io sia arrivato in semifinale giocando in questo modo. Devo ammettere che me lo sto chiedendo anch'io. D'accordo, ho avuto due turni facili, dopo Dupont, ma ho davvero giocato male. Male come non avevo mai giocato in vita mia.
A ogni modo, Ivan è ancora qui, ed è venuto persino a vedere un mio incontro.
È qui per suo fratello, in realtà, che difende la vittoria Slam dell'anno scorso. È in finale, la gioca domani. Anna mi ha proposto di andare a vederla. Le ho risposto che se vinco è fuori discussione perché devo allenarmi, ma se vuole può andarci da sola. Se invece perdo andremo a casa, quindi no, mi dispiace, non vedremo l'incontro di Andrej.
***
Il match contro Grković va come mi aspettavo andasse. Lo perdo in tre set, molto tristemente. Sono stanco, poco concentrato, mentre lui, dopo un periodo di crisi, è tornato la belva di sempre: preciso, affamato, su ogni palla. Mi dice qualche parola di circostanza, a rete, in italiano: ha capito anche lui che sono finito in una voragine di pensieri negativi?
Anna non è venuta a vedere il match perché, finalmente, pare aver trovato uno studio di avvocati disposto a rappresentarmi. Dovrebbe aver già finito, a quest'ora, mi ha detto che non ci avrebbe impiegato molto. Ci è andata insieme a Vincent.
Doccia, conferenza stampa, trattamenti.
Non vedo l'ora di andarmene. Prendiamo il volo già domani.
Trovo Anna in camera.
Che piange con la testa appoggiata al tavolo. Vincent, seduto accanto a lei, la sta consolando accarezzandole la nuca.
Appena Anna si accorge che sono entrato, cerca di interrompere il pianto, si asciuga le lacrime con le mani. «Oh, Michele...» Tira su col naso. «Mi spiace un sacco che hai perso.»
Alzo le spalle. Sono emotivamente prosciugato, non sono nemmeno triste. Solo stanco. «N-non è p-per questo che stai piangendo, vero?»
Stringe e storce le labbra, in una strana smorfia, deglutisce, e ricomincia a piangere. «Sono una buona a nulla» mi dice, tra i singhiozzi. «Sono un'egoista...»
«There there...» dice Vincent, accarezzandole il braccio. Ma cosa vuole? Da quant'è che Anna sta piangendo? Non è capace di consolarla come si deve? È proprio un inutile bellone. Dio, che voglia di licenziarlo...
Mi avvicino, lascio cadere il borsone e mi siedo accanto a lei. «Cosa è successo? P-problemi con gli avvocati?»
Scuote la testa con veemenza. «Cioè...»
«Cioè?»
«Io... io pensavo che fosse uno studio serio, cioè, è uno dei più famosi e importanti di New York! E sembrava tutto a posto, tutto...» Tira su col naso. «Sembravano così professionali! Finalmente ho avuto un appuntamento e... questo... schifoso... questo...» Fa una specie di ruggito rabbioso. «Era un junior associate dello studio, e mi ha fatto capire che ti avrebbe preso molto volentieri come cliente se... se...» Stringe le labbra. «Se avessi scopato con lui!» Batte un pugno sul tavolo e si asciuga le lacrime dalle guance. Ora sembra arrabbiata, più che triste. «Perché nessuno mi prende sul serio come manager? Perché?»
Ho la bocca spalancata. «Ma... che...» Mi verrebbe da dire "che pezzo di merda", ma non sono abituato a imprecare, quindi mi esce. «Che p-p-persona orribile! Gli hai d-detto di no, vero?»
La sua rabbia si spegne. Fa un sospiro e abbassa lo sguardo. «Sono così egoista...»
«In c-che senso?»
«Per la mia carriera ho scopato con cani e porci, ma quando devo fare un sacrificio per te...»
Ci impiego qualche secondo a processare quello che ha detto, e capirne il significato. Quando lo capisco, inorridisco. «C-cioè, tu ti stai sentendo in colpa p-p-p-perché non hai fatto sesso con questo avvocato? Ma scherzi?»
«Scusa Michele, non sono una buona manager! Una b-buona manager avrebbe...»
«No!» Sbotto.
Lei mi guarda. Ha un accenno di moccolo che le cola da una narice. Probabilmente se ne accorge, perché prende un po' di strappi di carta igienica da un rotolo che era appoggiato al tavolo e si soffia il naso.
«Non c-c-capisco... sei una ragazza intelligente, ma q-q-quando si tratta di... di sesso... mi sembra c-come se diventi improvvisamente stupida.»
Quello che dico sembra rattristarla ancora di più. Le cadono le spalle, si ingobbisce, guarda il tavolo e scuote lentamente la testa. Vincent continua a fare l'inutile bellone capace solo di accarezzarle il braccio e dire: «There there...»
Cerco di ignorare la sua presenza. «Cioè» mi spiego, rivolto ad Anna, «p-perché pensi sempre al sesso come... come se fossero soldi? Non... cioè, perché pensi di usarlo come... come se fosse una specie di forma di p-p-pagamento?»
Anna deglutisce, si soffia di nuovo il naso. «Hai ragione.» Alza finalmente la testa e mi guarda negli occhi, seria. «Hai ragione, sai?»
Vincent ci guarda, probabilmente cercando di capire cosa ci stiamo dicendo. Be', non parlerò in inglese solo per fargli un favore. È italo-americano e lavora per un italiano, potrebbe pure impararselo.
È Anna quella che conta, ora, e le parlo in italiano: «Io non voglio che tu faccia una cosa simile p-per me. Mai! E non voglio come avvocato o come agente una p-persona che chiede c-cose simili!»
Anna annuisce.
«E non voglio che p-pensi di aver fatto male il tuo lavoro se eviti di fare q-qualcosa di d-d-degradante!»
«Ti ricordi quando ti ho detto che devo disintossicarmi dal sesso?» mi chiede.
Annuisco.
«Un passo alla volta, ce la posso fare. Non mi stavo rendendo conto che stavo ancora pensando in quel modo marcio.» Drizza le spalle. «Devo imparare ad avere un rapporto più normale con la mia sessualità. Imparare a godermelo.» Mi guarda con occhi vacui. «Sai... io... non credo di essermi mai veramente goduta un rapporto. Non ti dico di non aver mai avuto un orgasmo, ne ho avuti, anche se molti meno di quanti abbia fatto credere ai miei partner...» Il suo sguardo è sempre più triste. «Ma non...» Scuote lentamente la testa. «Non ne parliamo, dai... Non sei il mio psicologo, sono cose che riguardano solo me stessa. E poi so che non ti piace parlare di questi argomenti.»
È vero, non mi piace parlarne. Ma... «Sono il t-tuo migliore amico, no? N-n-non è questo che fanno gli amici? P-p-parlare, aaaaascoltare...»
Lei sorride, e gli occhi le si inumidiscono un po'. «Tu sai sempre come farmi commuovere.» Si soffia di nuovo il naso. «Sai cos'altro fanno gli amici?»
«Cosa?»
«Si danno dei bellissimi abbracci!» Spalanca le braccia e io sono ben felice di fare ciò che mi ha chiesto.
E poi mi viene in mente un'altra piccola cosa che potrebbe renderla felice. «Vuoi ancora restare a v-v-vedere la finale di Andrej?»
Mi prende per le spalle, mi allontana e mi guarda sottecchi. «È un altro regalo?»
«Be',» le rispondo, «a d-dire il vero anche a me andrebbe di vederla. Ho b-bisogno di svuotare un po' la t-t...»
Non mi fa nemmeno finire la frase, mi lancia le braccia al collo ed emette un gridolino. «Ci divertiremo un sacco! Andrej ha organizzato una cena, dopo, e mi ha già detto che siamo invitati e poi dopo cena andiamo tutti insieme in discoteca!»
Inorridisco, per diverse ragioni.
Innanzitutto perché Andrej ha già organizzato i festeggiamenti prima ancora di vincere. Ma è stupido? E se perde cosa fa? Cancella tutto?
Punto secondo: la discoteca.
Non sono mai stato in discoteca in vita mia, e l'idea che me ne sono fatto è quello di un luogo infernale. Una prigione di caos, corpi, aliti e musica assordante.
Ma è molto semplice evitare questo pericolo: dopo cena tornerò in camera a dormire, e se Anna vorrà andare in discoteca, ci andrà da sola.
—
Note note note ♫
Michele in crisi, Anna in crisi, Ivan in crisi... ah no, Ivan si diverte anche troppo. Mammamia che tragedia 'sti capitoli! Ma nel prossimo forse finalmente succede qualcosa di interessante: ci sono all'orizzonte un incontro di wheelchair tennis, una cena e una discoteca. Secondo voi accadranno tutte e tre le cose? E se sì, cosa accadrà di preciso?
Ma ora il momento che tutti aspettavate, la soluzione al rebus di lunedì: u NASI* mp AT i CASTELLI na --> Una simpatica stellina! È lei la vera protagonista dei capitoli, con il suo arancione splendente a rischiarare le parole del testo. Come dite? La vedete grigia e non arancione? Be', fatela un po' risplendere, suvvia :)
*si vede la mia immensa abilità disegnatoria dal fatto che c'è stato chi li ha interpretati come nuvolette, chi come zampette di uccello. Bene così.
A lunedì!
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