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70. If you can meet with Triumph and Disaster...

Daria ci ha fatto le congratulazioni.

Ivan gliel'ha detto, che stiamo insieme. Mi ha chiesto il permesso di farlo, perché sa che sono una persona riservata, e mi ha assicurato che lei non l'avrebbe detto a nessuno. 

«Ma vorrei dire a lei, perché penso che io le piaccio ancora e non voglio che si illude.»

Che ironia, dopo che lei aveva detto a me di non illudere Ivan.

Gli ho detto che poteva farlo: non mi terrei mai per mano con lui in pubblico, perché mi darebbe fastidio che ci guardassero, ma se lo vengono a sapere suo fratello o una sua amica stretta come Daria non c'è problema.

E dopo che lei l'ha saputo, giovedì mattina, è venuta a farci le congratula di persona. Ci ha sorpresi mentre facevamo lavoro di scarico in palestra.

«Eccovi qui» si è annunciata sorprendendoci alle spalle, e rischiando di far cadere Ivan dal tapis roulant. Abbiamo spento gli attrezzi per ascoltarla (a dire il vero, io non l'avrei fatto, ma Ivan si è fermato e mi sono sentito in dovere di imitarlo).

«Congratulazioni. Sono contenta per voi, siete una bella coppia» ci ha detto. Il suo viso però diceva una cosa diversa. Era duro, contratto. Sembrava volesse ucciderci con gli occhi.

Poi si è rivolta a me. «Congratulazioni soprattutto a te. Hai vinto.» 

Ho vinto cosa? le ho chiesto.

«Ivan Sergeevic Reshetnikov. È tuo.»

Non è una competizione, ho ribattuto, Ivan non è un trofeo, è una persona.

«Oh, Misha...» ha sussurrato lui.

Daria mi ha guardato e ha scosso la testa, con un'espressione di rimprovero. «Che cazzo di atleta sei?» mi ha chiesto. «Non senti la competizione? Anche l'amore è una competizione. È la competizione più antica di tutte. E tu hai vinto.»

Non riesco a essere d'accordo con lei, ma quella frase mi ha colpito, non posso negarlo, perché ha messo in discussione il mio spirito competitivo in un momento in cui io stesso mi stavo sentendo in crisi, proprio per colpa di Ivan. 

Ivan uccide il mio spirito competitivo? 

Non lo so. Di sicuro mi deconcentra. 

Lui, al contrario di me, sembra giocare persino meglio in queste condizioni. 

Mercoledì abbiamo entrambi vinto il nostro incontro di secondo turno. Ma io ho sudato parecchio e mi sono fatto rubare un set da un avversario mediocre come Karsten Pedersen, un giocatore che fuori dalla terra non ha mai combinato granché e aveva passato il primo turno solo perché aveva affrontato un qualificato. 

Il motivo per cui mi sono fatto rubare quel set è che non ero abbastanza concentrato: nella mia testa c'era ciò che era successo con Ivan la notte prima, quando abbiamo dormito insieme. C'erano le sue dita sulle mie labbra, i suoi baci sul mio corpo, la sua pelle a contatto con la mia. C'era la voglia di non essere in campo, ma insieme a Ivan, in una stanza, ad abbracciarci ancora, per rivivere quelle sensazioni.

Ivan, al contrario, sembra più motivato che mai, e ha battuto in tre set il seed Federico Farini (di nuovo). D'accordo, l'erba è la superficie meno congeniale a Farini, in più era sicuramente ancora nervoso per la sconfitta subita a Miami, e quando Farini è nervoso gioca male. Ma Ho visto stralci del match e Ivan ha giocato benissimo, concentrato come non mai.

Wimbledon è troppo importante per me, quindi ho chiesto a Ivan se potevamo evitare di dormire insieme. Gli ho spiegato il mio problema di concentrazione e ha accettato. E i miei problemi di eccitazione inopportuna sono scomparsi: la prova che qualsiasi tipo di sentimento o pulsione, per quanto possa sembrare insormontabile, in realtà può essere controllato con la semplice astinenza.

Quindi mercoledì e giovedì abbiamo dormito nelle nostre case, da soli (Anna ha tenuto fede alla sua promessa di non voler più dormire con me, ora che ho un ragazzo) e ci siamo visti poco, sempre durante il giorno. E dormiremo separati anche stanotte. 

Poco fa mi ha dato un bacio di nascosto, sulla guancia, mentre tornavo negli spogliatoi alla fine del mio incontro di terzo turno (contro il fantasista francese Benedict Praire, vinto in tre set). Ivan era lì in attesa che iniziasse il suo, contro l'australiano Damon Abrantes. Lo sta giocando adesso. Ho guardato il punteggio appena uscito dalla doccia ed è già un break avanti.

***

Ho pensato a quel bacio per tutta la notte, solo nel letto con Sara e la carota gigante di Ivan (me la porto sempre dietro, la uso come antistress). 

Pensavo al bacio, e a Ivan, e pensavo che vorrei dormire di nuovo con lui. Non per il sesso, ma per sentire il suo calore. 

Anche Ivan ha vinto contro Albrantes, in quattro set. Sta giocando sempre meglio. Incredibile come sembri a suo agio sull'erba, considerando quanta poca esperienza ha su questa superficie. 

Abbiamo parlato un po' al telefono, prima di coricarci, mi ha detto che non vede l'ora che finisca il torneo per poter stare un po' con me. Mi ha chiesto se ci possiamo allenare insieme durante la pausa, a Capriva o Bovec. 

Mi piacerebbe, ma mi vergogno un po' all'idea di doverlo chiedere a mio padre.

Adesso avremo ben due giorni di pausa nel torneo: il sabato in cui giocherà l'altra metà del tabellone e la Middle Sunday, il tradizionale giorno in cui a Wimbledon tutto si ferma. 

Ho pensato che potrei dormire con lui sabato sera, visto che l'incontro successivo sarebbe ben due giorni dopo. Ma ho paura che passare anche solo una notte insieme possa amplificare il mio desiderio anziché quietarlo.

Dovrei riposarmi, adesso. E non pensare a Ivan. Il torneo è la cosa più importante.

***

Alla fine non ho dormito con Ivan, sabato. Ma domenica abbiamo pranzato insieme nel mio appartamento. Ivan mi ha proposto di guardare insieme una partita di calcio dei mondiali che si stanno giocando in Russia, ma ho ovviamente rifiutato:  come fa a piacergli uno sport tanto volgare? Nelle giornate di allenamento va in giro per il torneo con la divisa da calcio della Russia (che per fortuna è Adidas: conoscendo Ivan sarebbe stato capace di indossarla anche se fosse stata di un'altra marca). Per fortuna non insiste mai per parlarmene.

Durante il pranzo di domenica era presente anche papà, che che ci guardava con sospetto (o almeno così mi sembrava). Secondo me ha capito che è cambiato qualcosa tra me e Ivan, ma non mi ha chiesto niente. Mi è sembrato anche più cordiale del solito con lui.

***

È passato anche il Manic Monday, e sia io che Ivan abbiamo vinto di nuovo. 

La sua vittoria è stata qualcosa di incredibile. Nessuno ci credeva. Ha battuto Milan Savik, il canadese che due anni fa è stato finalista, qui a Wimbledon. Savik ha vinto il primo set, Ivan il secondo, Savik di nuovo il terzo – un combattutissimo tie-break – e poi è calato fisicamente sempre più, fino a crollare nel quinto. Ma non voglio togliere merito a Ivan. Savik è crollato anche perché Ivan l'ha sfiancato.

Ivan ha diciotto anni, questa è la prima stagione seria che gioca sull'erba, ed è ai quarti di Wimbledon. Non è un caso. E non capisco come sia possibile che io l'abbia sottovalutato per così tanto tempo.

Allo stesso tempo, non riesco a credere fino in fondo in questo suo exploit. Il suo tennis continua a essere troppo fuori dal normale. La tecnica esiste per una buona ragione, ed è che riassume un ottimo comportamentale. Lui riesce a vincere sfidando la tecnica tradizionale.

Ma al di là della tecnica, è soprattutto il suo percorso a sembrarmi troppo improvviso, troppo poco sofferto. Ivan ha cominciato a giocare a tennis quando aveva otto anni, e seriamente quando ne aveva dodici. Com'è possibile che sia già arrivato a questo livello? È fuori posto nell'élite del tennis, in tutti i sensi. Non si merita di stare qui. Non ancora.

I quarti maschili si giocano domani. E io affronterò Straussler. 

Straussler sull'erba è sempre un osso duro, ma ce la farò. L'ho già battuto negli Slam. Due volte. E non mi faccio intimorire dal fatto che l'erba sia la sua superficie preferita.

Ivan, invece, giocherà contro Ivory. 

Se vinciamo entrambi ci incontreremo. 

Ed ecco un altro pensiero che sta turbando le mie giornate. Quello che mi sta turbando di più, e quello a cui voglio pensare di meno.

Mi concentro sull'altra preoccupazione, le mie pulsioni e i miei sentimenti nei confronti di Ivan, per non pensare a questo. Al nostro possibile incontro.

Mi concentro sul match contro Straussler. Quella è la cosa importante, ora. Il prossimo incontro. Non l'eventuale successivo.

***

Battere Straussler sull'erba è stata un'esperienza prosciugante. Cinque set, in rimonta. Lui ha vinto i primi due, e forse dall'esterno il risultato sembrava scritto, ma io sapevo già, alla fine del secondo set, che avrei potuto rimontare. Avevo visto le prime crepe nel suo gioco: un po' di stanchezza, qualche errore di troppo, un lieve calo nel servizio.

Ma non è stato facile. Per niente. Il terzo l'ho vinto al tie-break. E che tie-break! 14-12! La mia tenuta mentale è stata glaciale, ho salvato cinque match point in quel set. Cinque! E con tutto il pubblico contro. Il successivo l'ho vinto 7-5, e quel break finale gli deve aver spezzato le gambe, perché ho chiuso l'ultimo 6-2.

Sono distrutto. 

Ma fatico a dormire.

Un po' perché l'incontro è finito tardi e ho ancora troppa adrenalina in circolo.

Un po' per la prospettiva di incontrare Ivan.

Già. Ha vinto anche lui. 

È sempre più incredibile come stia bruciando le tappe. Un anno fa era fuori dalla top cento. Col risultato di oggi arriva in top venti. 

A diciotto anni. 

Ho giocato sapendo che aveva vinto. Mio padre non voleva farmelo sapere per non "mettermi pressione", ma sarebbe stato impossibile tenermelo nascosto. Ha faticato anche lui, cinque set con oltranza finale, e quando vai a oltranza con Ivory c'è sempre la minaccia di un 70-68. Per fortuna di Ivan è finita 10-8.

La premura di mio padre mi ha un po' offeso. Per chi mi ha preso? Un tennista vive nella pressione, sempre, deve imparare a farlo se vuole essere un campione. E io lo sono. E vincendo l'incontro di oggi l'ho dimostrato. 

L'incontro con Ivan sarà dopodomani (domani si giocano le semifinali femminili), ma io sono già tesissimo. E le preoccupazioni che ho cercato di mettere a tacere nei giorni scorsi mi stanno inquinando il cervello. Senza freni.

Ho dimenticato le labbra di Ivan. Ho dimenticato anche il fatto che adesso è il mio ragazzo. C'è solo un'angoscia che mi soffoca il respiro.

Non posso permettergli di vincere.

Se vincesse mi supererebbe in termini di età di accesso alla prima finale Slam. La mia: diciannove e sei mesi. La sua: diciotto e tre mesi. 

Più di un anno di differenza!

Non posso permettergli di superarmi in questo. Se accadesse, sarebbe un record immeritato che non potrei mai vendicare, perché non posso tornare giovane. Non potrò mai più avere diciotto anni e batterlo sul tempo. 

È un'idea che mi terrorizza, e non so come superare questo terrore.

Vorrei dormire con Anna. Sento che mi tranquillizzerebbe. Ma ho solo Sara e questa carota di peluche.

Non posso permettere che vinca. Se accadesse, non so se riuscirei mai più a essere suo amico, men che meno il suo ragazzo. Io ci parlerei, lo guarderei, e ci sarebbe questo macigno tra di noi, l'idea che lui mi abbia superato in qualcosa, in maniera definitiva e ineluttabile. Non potrei sopportarlo. Rovinerebbe tutto. Tutto!

Ecco perché devo vincere. Dopodomani più di ogni altra volta devo vincere.

***

È il grande giorno.

Ieri mi ha chiamato, gli ho detto che non volevo sentirlo, che mi serviva spazio, che mi serviva silenzio. 

Ha capito. Lui capisce sempre meglio i miei bisogni, e il fatto che capisca rende tutto più difficile. Ho bisogno di odiarlo un po', per batterlo. Non riesco a odiarlo.

Vedo con la coda dell'occhio i suoi capelli viola: nelle stanze luminose che fanno da anticamera al centrale sembrano più accesi che mai. Io indosso il mio elegantissimo completo bianco "old style" ideato da Anna: un maglioncino bianco, anziché una felpa, con lo scollo a V da cui spunta il colletto della polo. Il logo dell'Adidas è ricamato, ed è quello vecchio, a forma di fiore. 

Ivan adora il mio nuovo look, mi dice che è elegantissimo. Adora anche la visiera, che ho cominciato a indossare proprio in questo torneo. Devo ammettere che mi ci trovo bene: protegge dal sole e allo stesso tempo non fa sudare la testa. Faccio contenta Anna usando un accessorio inaspettatamente comodo.

Prendo un respiro profondo. Le telecamere ci inquadrano e io cerco di non guardarle.

If you can meet with Triumph and Disaster, and treat those two impostors just the same...

Siamo in piedi sotto al famoso motto stampato sulla parete: Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina, e trattare allo stesso modo questi due impostori...

È una frase che ho sempre amato. Mi commuove e mi emoziona, ogni volta che la leggo. Allo stesso tempo, è un monito quasi impossibile da seguire. So che è tratta da una poesia molto più lunga, l'ho letta, una volta, una poesia molto bella di Kipling. Ricordo il nome di questo autore, perché quando ero piccolo la mamma mi ha letto un suo romanzo: Capitani coraggiosi. Un romanzo che da bambino avevo adorato. Mi piacerebbe rileggerlo, rivivere quelle avventure. Ricordo di essermi molto immedesimato nel protagonista, nel suo percorso di crescita.

Mi piacerebbe rileggerlo con Ivan. Chissà se anche lui l'ha letto. Chissà se lo conosce.

No. Non dovrei avere questi pensieri, adesso. Dovrei pensare solo alla competizione.

Dovrei odiarlo. Non riesco a odiarlo.

È arrivato il momento. Andiamo.

Lui è davanti a me. Ora li vedo bene, i capelli viola. Il sole li illumina, entrando dalle ampie finestre.

Guardando i suoi capelli, cerco di ricordare i motivi per cui ogni tanto lo odio: i suoi capelli chiassosi. I suoi capelli che gridano: guardatemi! Il suo esibizionismo. La sua esuberanza. Il suo disordine, il caos che crea sempre attorno a sé. Il suo gioco orrendo. Il fatto che riesca a vincere nonostante il caos e il gioco orrendo e il fatto che abbia cominciato a prendere sul serio il tennis così tardi.

Ti odio, Reshetnikov. Ti odio.

No, non è vero.

Ma non so più cos'è vero. Non capisco più cos'è che provo.

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Note note note

Ed eccoci qui, all'ingresso del leggendario Centrale di Wimbledon, all'inizio di quello che potrebbe essere un leggendario incontro...

Due stelle luminose del firmamento tennistico stanno per accendersi... che ne dite di accenderne una anche in cima a questo capitolo? :)

Michele e pieno di tensione... secondo voi come andrà a finire? Riuscirà a ottenere la tanto agognata prima vittoria contro Ivan?

Ho un po' di impegni che avevo messo da parte durante la settimana di vacanza, e per questa settimana vorrei fare solo due aggiornamenti (anche perché il prossimo capitolo è molto lungo), ricomincerò il ritmo di tre dalla prossima.

Quindi ci rileggiamo giovedì per sapere come finirà l'incontro numero quattro!

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