66. Fragole e cannella
«M-ma...» tentenno.
«Sorpresa!» esclama Anna. «Bene, ora posso andare, vi lascio soli!» Raccoglie le scarpe.
«Ma... e... Andrej?»
«Ti avevo detto una bugia, stupidino! Ma ti pare che invito Andrej a un pic-nic romantico?» ride.
«Cosa c'entra Andrej?» chiede Ivan, avvicinandosi. «Wow... Misha! Hai... hai fatto... questo... per me?»
Vorrei chiedere ad Anna se era una bugia anche il fatto che le piacesse, ma è già andata via, rapidissima.
E a dire il vero dopo mezzo secondo già non me ne importa più. Ivan è qui! È venuto! Non è stata fatica sprecata!
«Ma non eri a cena con D-daria?» gli chiedo.
Fa una smorfia incerta. «Sì... ma Anna mi ha chiamato, mi ha detto che avevi fatto una cosa importante per me e dovevo venire e...»
«Ti ho rovinato l'appuntamento?»
Scuote la testa e ridacchia. «No, no! Non era appuntamento romantico. Lei voleva parlare con me e io ho detto ok. Poi ho salutato lei un po' veloce alla fine, mi dispiace un po'...» Scuote la testa di nuovo, con maggior vigore. Alza le spalle. «Ma non importa, con Dasha posso parlare anche domani!» Mi sorride. «Hai organizzato un pic-nic per me! Un pic-nic sul prato di Wimbledon!» Ride. Fa due saltelli. «È il secondo regalo che mi dai e sono i due regali più belli che ho mai avuto in vita mia!»
Sorrido. Non riesco a far altro che sorridere.
Si frega le mani. «Cosa c'è nel basket? Cosa buona da mangiare?» Si siede sul prato, accanto alla tovaglia e al cesto e lo guarda, senza aprirlo. «Che bello, che bello! Candele! Pic-nic!» Aggiunge qualcosa in russo. Mi guarda. Mi rende felice vederlo contento. «Non ci credo!» dice. «Non...» Batte i piedi a terra, ridendo.
«Uh! Le scarpe! Avevo p-p-promesso al g-giardiniere che ci toglievamo le scarpe!»
«Subito!» esclama lui. Le leva e le lancia lontano, lungo il bordocampo. «Sono così contento! Ma cosa c'è nel basket?»
«In italiano si dice c-cesto.» Lo apro, mentre lui ripete sommessamente: «Cesto.» Estraggo i due bicchieri di fragole con la panna. «Non abbiamo tanto tempo, quindi ho preso solo...»
«Wooooo! Strawberries with cream! Buonissimo!» Mi prende un bicchiere dalla mano. Poi lo alza verso di me. «Facciamo un toast?» dice mettendo l'altra mano nel cesto.
Per qualche secondo penso che mi stia proponendo di fare un panino col pane tostato, ma capisco da ciò che dice subito dopo che intendeva, invece, "toast" nel senso di "brindisi".
«Oh...» fa una faccia delusissima. «Pensavo che avevi portato vodka, o champagne... c'è solo ghiaccio, qua. Perché non hai portato niente per fare toast in questa bellissima serata?»
«Facciamolo con le fragole!» gli propongo, alzando il bicchiere verso di lui.
Ivan spalanca gli occhi come se avessi appena detto un'eresia. «Ma no! Non si può fare toast senza neanche un pochino di alcol!»
«E perché no? Io non bevo mai alcolici, q-quindi non potrò fare mai un b-brindisi in vita mia?»
Ivan fa un sospiro. «Aspetta, idea. Guarda!» Mette una mano in tasca e tira fuori...
...niente.
Però sta facendo finta di tenere un oggetto in mano. Io aguzzo lo sguardo, come se potessi veder apparire qualcosa dal nulla.
«Questa è virtual vodka, speciale per fare toast... no, come hai detto in italiano?»
«B-brindisi.»
«Speciale per fare brindisi con Misha!» Quindi finge di stappare un'immaginaria bottiglietta e finge di versare della vodka immaginaria nei bicchieri. Io rido.
«Facciamo questo brindisi strano con fragole, cream, virtual vodka e bicchiere di plastica.»
«Ok!» Alzo il mio bicchiere e lo scontro col suo.
«No! No! Non guardare bicchiere, guarda me! Negli occhi.»
Farò sicuramente cadere qualche fragola.
E invece no. I nostri bicchieri si scontrano mentre ci guardiamo negli occhi. I suoi occhi color ghiaccio hanno assunto una sfumatura dorata, alla debole luce di queste candele. Ivan dice qualcosa in russo. È una frase lunga.
«Cosa hai detto?» gli chiedo.
«Ho detto che faccio brindisi a questo incontro bellissimo e alle tue idee geniali.»
Mi sorride. Poi prende il cucchiaino già inserito nel bicchiere e comincia a mangiare. «Mmm...» mastica e inghiotte. «Sembra buono doppio di normale! Virtual vodka ci va benissimo.» Prende un grande respiro, si guarda intorno. «È bellissimo. Notte, candele, campo vuoto... Bellissimo! Vorrei trovare una parola diversa, più che bellissimo! Esiste in italiano? Parola che vuole dire bellissimissimissino più bello di tutte cose del mondo?»
Rido. «No! In russo esiste?»
«No! Ma pensavo forse in italiano sì.»
Prende un'altro po' di fragole. Fa scorrere lentamente il cucchiaio tra le labbra mentre lo tira fuori. Gli è rimasto un piccolo sbaffo di panna appena sopra il labbro. Glielo dico, indicando sulla mia bocca il punto in cui si trova.
«Nh, grazie.» Si lecca via la panna e io sento un principio di agitazione in mezzo alle mie gambe.
No! Perché devo pensare a cose strane?
«Tu non mangia?»
«Non mangi» lo correggo. «Sì, c-certo.» Prendo la prima cucchiaiata. «Dio, sono b-buonissime!»
«Non avevi mai mangiate?» mi chiede.
«No!» Ne prendo un'altra, e mi piace talmente tanto che mi esce dalla bocca un mugolio mentre inghiottito.
Ivan ride. «Ma adesso come fai con lavare denti?»
«Stasera aspetto. Ho p-portato le gomme da masticare, ne prendo una appena finisco...» Guardo le poche fragole restanti. «Troppo p-poco!»
«Da! Devono fare bicchiere più grande!»
Finiamo le nostre fragole, io bevo anche il liquido rosa che è rimasto sul fondo e mi lecco persino le labbra, per quanto mi è piaciuto.
Poi prendo la confezione di gomme dalla tasca e ne mangio una.
«Non mi dai una?» mi chiede Ivan.
«Oh! Se vuoi... ma ti avviso: non piacciono a nessuno, hanno un g-gusto strano.»
«Cannella...» legge lui dalla confezione.
«Cinnamon» traduco in inglese.
«Uh! I love cinnamon!» La annusa. «Mmh! Buono!» La mette in bocca, mastica un paio di volte con le sopracciglia storte, una su, una giù, poi le alza entrambe. «Geniale! Ma è buonissimo!»
«Sono contento che ti p-piace!»
Ivan si lascia cadere di schiena sull'erba. «Oh what a night!» esclama, canticchiandolo come fosse il verso di una canzone. Poi si schiarisce la voce e prosegue a cantare con un timbro stile opera: «Thiiiis is the niiight, what a woooonderful night! And they call it beeeella notte!»
«Aspetta... è la canzone di Lilli e il Vagabondo? Adoro quel c-c-artone!»
«Lady and the tramp!» esclama lui.
«Io la c-conoscevo in italiano.»
«Cantami in italiano!»
«Non sono capace di cantare. C-canta tu!»
Ivan si batte un dito sul mento, mentre mastica la gomma. Io mi stendo su un fianco col gomito sotto la testa.
«Canzoni che parla di notte!» Si schiarisce la voce e comincia. «Toni-i-ight, we are young! We can set the world on fire! We can go higher than the suuuuuun!»
«Bella! Mi piace!»
«Eh poi c'è... Strangers in the night... exchanging glances...»
«No, questa non c'entra niente. Noi n-non siamo estranei.»
«È vero... Allora... Uh! Questa è bellissima!» Si schiarisce la voce. «Come on now, try and understand the way I feel when I'm in your hand...»
«D-dov'è la notte?» lo interrompo.
«Aspetta! Take my hand come undercover...»
«Ma è una canzone d'amore? Non mi p-piace.»
Ivan si alza di scatto a sedere. «Misha!» dice in tono di rimprovero. «Non si dice così di una di più belle canzoni del mondo!» Poi canta: «Because the night belongs to lovers! Because the night belongs to lust!»
«Ecco, lo sapevo che era una c-canzone d'amore.»
«Bah!» Si ributta steso. «Non capisci! Fammi pensare altra canzone con notte... mmm...»
«C'è quella... u-uuuna che ho sentito nelle tue playlist.»
«Uh! Dimmi! Misha trova canzone prima di me, bisogna fare le feste!»
«Non mi ricordo bene, diceva tipo... tonight make it magnificent...» canticchio.
Ivan si illumina. Letteralmente, quasi. Il suo viso sembra irradiare luce, mentre si rialza a sedere (sta allenando gli addominali, a forza di fare su e giù). «Misha canta! Non ci credo!»
«Hai capito che canzone è?»
Scuote la testa. «Nh-nh. Fammi un altro pezzo.»
«Non me la ricordo bene...» Mi tiro su a sedere anch'io. «Era... toniiight, make it riiight... La cantava una ragazza bionda...»
Fa una smorfia e strizza gli occhi. «Mh... no, non capisco...»
«Tonight make it magnificent... ah, e poi p-p-parlava di capelli, tipo, diceva... your hair is beautiful... aspetta un attimo.» Incrocio le braccia. «T-tu hai capito perfettamente di che canzone si tratta! Mi stai prendendo in giro apposta per farmi c-c-cantare!»
Ivan scoppia a ridere. «Da! Era bellissimo!»
«Lo sai che odio c-cantare!»
«Ma hai cantato! Non ti hai divertito?»
«No.» Ma mi scappa un sorriso.
«Ma sì!» E all'improvviso mi prende per le spalle e mi spinge steso sul prato.
Restiamo così per qualche secondo, lui sopra di me, le mani sulle spalle, io steso a terra. Ci guardiamo, sorridendo, e il tempo di cominciare a rendermi conto che siamo in una situazione strana, lui mi lascia, si stende accanto a me, e io vedo il cielo stellato.
«È bellissima quella canzone» dice. «Atomic, by Blondie!»
«Atomic! Sì, è vero! Mi ricordo che diceva quella p-parola.»
«Aha, make me toniiiight! Tonight make it riiiight! Dai, canta con me!» mi esorta.
Cerco di stargli dietro, e cantiamo insieme.« Aha, make me toniiiight! Tonight make it riiiight!» È divertente!
Poi prosegue lui da solo. «Uuuuh, my hair is beautiful!» Si passa la mano tra i capelli.
Rido. Ridiamo.
«Ancora!» Mi incalza. Ricominciamo. Cantiamo a squarciagola, gridando al cielo. «Aha, make me toniiiight! Tonight make it riii...»
«What the fuck is going on?» grida una voce sconosciuta.
«Ciort! Security!» esclama Ivan.
Scattiamo in piedi e io guardo l'orologio. Il giardiniere mi aveva detto che avrei potuto stare qui fino alle dieci circa, e sono le dieci meno cinque.
«Who is it? What the fuck is this?» prosegue lo sconosciuto. Sembra molto, molto arrabbiato.
Ivan mi prende per mano. «Quick!» Mi trascina e corriamo verso la seconda uscita, quella per i giocatori, in mezzo alle tribune.
«L-l-l-le sc-ca-ca-carpe!» esclamo.
«Le scarpe regalo per security!» ribatte Ivan.
«Hey!» ci grida dietro l'addetto.
Io e Ivan siamo veloci. Corriamo a più non posso e arriviamo fuori. Ma il nostro inseguitore non molla. «Stop, you pricks!» grida. Ivan ride, rido anch'io: è una situazione spaventosa e divertente allo stesso tempo.
Giriamo un angolo e mi viene un'idea. C'è un punto di primo soccorso, proprio qui, sembra vuoto e l'ingresso è aperto. Tiro Ivan dentro. Ci ritroviamo in una specie di piccola anticamera, c'è una seconda porta chiusa.
A chiave. Accidenti!
Tiro Ivan verso di me, verso l'angolo più nascosto e lontano dall'ingresso. Me lo tiro addosso.
Sentiamo i passi di corsa dell'addetto, fuori, la sua voce. «Where are you!?»
A Ivan scappa una risatina, io gli prendo la testa e gliela schiaccio sulla mia spalla, per zittirlo. «Shhh!» Ridacchiamo entrambi, due risate quasi mute.
Restiamo così, io appoggiato al muro, lui appoggiato a me, col viso sulla mia spalla, entrambi coi calzini. Stiamo ansimando, per la corsa, l'eccitazione, lo spavento. La mia mano è ancora sulla sua testa, l'altra è abbandonata lungo il mio fianco. Le sue sono rannicchiate e appoggiate al mio petto, a pugno.
Sento i suoi pugni aprirsi, ora, e i palmi delle sue mani si appoggiano al mio petto. Reagisco a questo cambiamento quasi senza pensarci: lo abbraccio con la mano libera, sulla schiena. Non ridiamo più, ma ansimiamo ancora. Il mio cuore non ne vuole sapere di calmarsi.
Dopo un po', non so quanto, lui si dà una piccola spinta e si allontana da me, ma non tanto, una decina di centimetri, solo per guardarmi, per fissare quei suoi occhi assurdamente chiari nei miei. È incredibile come sembrino trasparenti anche con questo buio: ci illumina solo la luce dei lampioni che entra dalla porta aperta. I suoi capelli viola sembrano quasi neri, ma ogni tanto qualche riflesso rivela il loro vero colore.
E le sue labbra sono scure, socchiuse, un piccolo rettangolo chiaro fa capolino: il suo dente storto. Sento l'odore del suo respiro, e sa un po' di fragola, un po' di cannella, e mi sorprende un pensiero, il pensiero di come sarebbero quelle labbra sulle mie, la voglia di provare quella sensazione, e forse lui mi legge il pensiero, perché gira la testa per un attimo verso destra, sputa la gomma, e avvicina lentamente il suo viso al mio.
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Note note note ♫
😱😱😱 Cosa succede qui? Ci fidiamo di questo cliffhangerone? Quanto volete uccidermi da uno a cento?
Un po' di cultura musicale. Volete sapere quali sono le canzoni cantate da Ivan nel capitolo? Non metto i video, altrimenti intaso le note, ma ve le dico tutte in caso siate curiosi e vogliate guglarvele. Dalla prima all'ultima: December, 1963 - Frankie Valli; Bella Notte (è la versione inglese di: "Dooolce sognaaar e lasciaaaarsi cullaaaar dall'incanto deeeella notteeeee"); We are young - Fun; Strangers in the night, Frank Sinatra; Because the night, Patty Smith (scritta da Bruce Springsteen)(miglior canzone di Springsteen, IMHO); e dulcis in fundo la già citata Atomic dei Blondie.
Ma di canzoni sulla notte ce ne sarebbero state mille altre! Ad esempio... In West Side Story c'è la famosissima (e bellissima)Tonight, in cui Tony e Maria cantano: "For here you are, and what was once a world is a star, tonight. Tonight, tonight, the world is full of light...". Stanotte il mondo è pieno di luce... mmm... secondo voi perché? Ma ve lo dico io! Perché i lettori hanno acceso tante stelline in cima al capitolo! E poi c'è anche Ed Sheeran che ha scritto All of the stars, che fa così: "It's just another night, and I'm staring at the moon, I saw a shooting star and thought of you"...mmmm, cosa sarà mai quella stella candente? Mica una stellina che è caduta giù dalla cima del capitolo? Oh no! Rimettiamola lì poverina :°(
Ci rileggiamo lunedì prossimo! Buona attesa!
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