61. La stupidità non si cura
Arrivati di sotto, sentiamo le voci di papà e Raffaele da dietro la parete aperta che divide l'open space da uno studiolo, una specie di piccolo salottino. Origlio qualche parola, stanno parlando (male) di un loro collega allenatore.
«Lasciamo in pace» mi sussurra Ivan. Annuisco.
Si dirige fuori, in veranda. È disinvolto come fosse a casa sua, e mi piace vederlo così a suo agio, mi trasmette un bel senso di familiarità. Lo seguo e mi affianco a lui. Anche Sara ci ha seguiti.
L'ingresso alla spiaggia è un vicoletto a esse che costeggia la piscina ed è bordato da un'alta siepe. Si sentono delle voci, da dietro la siepe, e il rumore di una pallina sulla racchetta. Dall'intensità bassissima del "pop" capisco che deve essere Anna.
Proprio quando stiamo per spuntare, sento pronunciare il mio nome. Trattengo Ivan. Lui mi lancia uno sguardo interrogativo. Gli faccio cenno di andare via: stanno parlando di me e mi imbarazza l'idea di ascoltare. Sara prosegue come niente fosse e se ne va da sola in spiaggia.
«Non parlare male di Michele» sta dicendo Anna, in inglese.
«Non mi piace» ribatte seccamente Andrej. «Quindi non sono contrario al fatto che ti stai approfittando di lui.»
«Se non ti piace perché hai accettato il suo invito a cena?» chiede Anna.
«Perché ho apprezzato il gesto. Per una volta è stato maturo. Ma penso ancora che si sia comportato malissimo con mio fratello.»
«Andriusha! Ti ho già detto che devi farti gli affari tuoi!» grida Ivan in tono irritato. Ecco, adesso ci tocca uscire.
«E comunque non è vero che mi sto approfittando di lui» puntualizza Anna, mentre usciamo allo scoperto. «Vero che non mi sto approfittando di te?» mi dice. Ha la racchetta in mano, appoggiata alle spalle. Accanto a lei c'è Sara, che gioca con una pallina dispersa in mezzo alla sabbia.
Chiedo ad Anna in che senso dovrebbe approfittarsi di me.
Noto che Daniele non è più qui. Ivan mi ha detto che anche lui stava provando a insegnarle il dritto. Evidentemente è rientrato. Meglio così, ne avrebbe di sicuro approfittato per prendermi in giro in qualche modo.
«Te lo spiego io» risponde Andrej. «Dopo che tu l'hai trattata di merda dicendole praticamente che ha l'AIDS, ora lei ti gira intorno di nuovo e fa finta di essere tua amica. È ovvio che vuole qualcosa da te, no?»
Ivan si intromette: «A me sembra che è stata lei a trattare di merda lui.»
Dio, perché sono sempre così diretti i Reshetnikov? Cosa dovrei dire adesso?
Anna resta un attimo in silenzio. «Ha ragione Ivan. Mi sono comportata male. E quanto a Michele... è un tipo strano, dice sempre quello che pensa, quella sera non si è reso conto che poteva essere offensivo. E io non avevo capito che lui era semplicemente preoccupato. E aveva ragione di esserlo, perché in fondo non mi conosceva.»
Annuisco. Ancora adesso fatico a capire come posso essere stato frainteso fino a quel punto.
«Bella scusa» dice Andrej. «Anche Vanja lo difende sempre. Lui è fatto così, non è colpa sua... Perché lo difendete?»
«Perché è buono! È un bravo ragazzo. È forse la persona più buona che abbia mai conosciuto» risponde Anna.
Io non mi sento "buono". E tutto questo parlare di me mi sta mettendo a disagio.
Andrej fa un rumoraccio con la bocca. «Stronzate! Non ci credo nelle persone buone. Uno che fa una scenata come quella che ha fatto a mio fratello dopo una sconfitta non è una persona buona. È un bambino. Uno bambino viziato.» Lo dice guardandomi fisso negli occhi.
Hai ragione, ammetto.
«Ma sono stato stronzo anch'io» dice Ivan. «Gli ho detto una cosa brutta a rete e lui si è arrabbiato per quello.»
«Ecco che lo difendi di nuovo...»
E io qui in mezzo che non so cos'altro aggiungere.
Per fortuna parla Anna.«Tu non lo conosci bene. Lo sai che mi ha assunta? Mi dà una paga. Quando ha saputo che ho perso tutti i contratti mi ha offerto un lavoro. Si è inventato un lavoro per me! Ecco che tipo di persona è.»
Andrej fa una risata. «Allora è vero che ti approfitti di lui!»
«No!»
«Sì! Lui ti vuole, gli piaci, e tu te ne approfitti della sua debolezza e ti fai dare un lavoro.» Mi guarda. «Non è così?»
Scuoto la testa. Gli spiego che Anna non mi interessa da quel punto di vista e che le ho offerto un lavoro perché penso che il mio manager si fosse comportato male con lei.
Andrej fa una smorfia. «Scusa se sono esplicito, ma... avete scopato, no?»
«Non sei esplicito, sei sgradevole» ribatte lei.
«Eddai, l'hanno letta tutti quella chat...» insiste lui.
Andrej ha ragione, ma non rende la cosa meno imbarazzante.
«E allora vuol dire che lei ti piace. O no?» mi chiede.
È successo una volta, gli spiego, ma non mi interessa provare di nuovo.
Andrej alza le mani. «Va be', ho capito: non sono affari miei e farò finta di crederci.»
«Credigli» dice seccamente Anna. «Qualche sera fa ci ho provato con lui e lui non se ne è approfittato. Non so se l'ha fatto per rispetto o perché non gli interesso. Ma non si è approfittato di me. Lui non vuole approfittarsi di me, e io non voglio approfittarmi di lui. Ti sembra una cosa tanto assurda?»
Annuisco. Menomale che c'è Anna a spiegare ciò che io impiegherei mezz'ora a dire.
«Uhm... e allora perché ci volevi provare con lui?»
«Ok!» Sbotta Anna. «Ok, hai ragione! È vero. Ci ho provato perché volevo ottenere qualcosa da lui. Ma la mia intenzione non è più questa.» Sospira. «Sono talmente abituata a ottenere sempre tutto con... con il potere della mia figa...»
Io sgrano gli occhi, mentre Andrej e Ivan fanno entrambi una risatina. «Il potere della tua figa? Cosa sei? Una supereroina?» le chiede Andrej.
Ridacchia anche Anna. «Sì, Superpussy! Superpussy e il Re dei Pirati, potremmo fare un duo di vigilanti.»
Andrej ride. «Che bella idea! Ho anch'io dei superpoteri, sai? Sono stato morso da un ragno radioattivo.»
«Ah sì? Quando?»
«Quando ero più giovane facevo parte di un gruppo di stalker, esploratori. Una volta siamo andati a esplorare le rovine di Chernobyl, e un ragno radioattivo di Chernobyl mi ha morso. È così che ho perso le gambe e acquisito un sacco di diversi superpoteri.»
Ivan e Anna ridono. Io sono perplesso: le storie che Andrej si inventa sono sempre più assurde.
«E cosa c'entra il ragno? Non ti sarebbero dovute crescere altre quattro gambe, piuttosto?» Anna sembra poco convinta, e ci credo! Andrej ha detto un'assurdità.
«Mmm... dici?»
«Sì, Andriusha, questa storia non ha senso» commenta Ivan.
Anna scuote la testa. «Devi ripensarla da zero, non funziona... E poi, quali sono gli altri superpoteri?»
«Non lo so...» Andrej si batte un dito sul mento. «Il fantastico superpotere di cadere sul mio culo?»
Anna e Ivan ridono. E stavolta una risatina scappa anche a me.
«Smettila di ridere! Voglio sapere quali sono i tuoi fantastici superpoteri, Superpussy!» la prende in giro lui.
«Oh, ne ho tanti. Il migliore è che capisco subito quando un uomo è attratto da me. Ad esempio, so che a te piacciono le mie tette.»
Svariati secondi di silenzio. Ivan spalanca la bocca ed emette un suono acuto in crescendo, prima di esclamare: «Boom bitch!» e scoppiare a ridere.
La cosa strana è che Andrej non sembra minimamente toccato da ciò che Anna ha appena detto di lui. È rimasto perfettamente impassibile a fissarla. Lei sostiene il suo sguardo con un sorrisetto. Mi sento imbarazzato io per lui.
Appena la risata di Ivan si spegne Andrej incrocia le braccia e parla in tono serafico. «Se stavi cercando di mettermi in imbarazzo non ci sei riuscita. È impossibile mettere in imbarazzo Andrej Reshetnikov.»
Anna sospira. «Sì, era il mio scopo» ammette.
«E comunque non ci voleva mica un superpotere, per capirlo. Qualsiasi uomo eterosessuale è attratto dalle tue tette, fidati. O bisessuale.» Si volta verso il fratello. «Anche tu sei attratto dalle sue tette, no?»
Ivan alza le mani. «Senza offesa, preferisco le ragazze con le tette piccole.»
Andrej sbuffa. «Ok, tu sei strano. Allora... Misha?»
Scuoto la testa.
«Dimenticavo che anche tu sei un tipo strano. Allora Daniele. Oppure... come si chiama il suo compagno di doppio? David? E i due vecchi, Raf e il padre di Misha.»
Anna ha già la risposta pronta. «Daniele no, ha occhi solo per Maria. E infatti ci ha lasciati qui da soli dopo cinque minuti per andare da lei. David sì. Ci ha persino quasi provato, prima, lo schifoso, quando ci siamo salutati, con la fidanzata a due passi. I due vecchi... be', Raffaele ha dato un'occhiata alla mia scollatura, molto discreta, ma l'ho notato almeno una volta. Il papà di Michele mai. Ma forse mi odia troppo per trovarmi attraente.»
Anna guarda me. Mi sorride. E aggiunge un'ultima cosa. «E poi c'è Michele. Che non ho capito ancora bene che tipo è. Ma mi rispetta. Ed è uno dei pochi uomini con cui abbia avuto a che fare che non mi considera solo come due tette ambulanti.»
Le sorrido anch'io. È vero. Il suo seno è proprio l'ultima parte della sua persona che mi interessa.
Il nostro incrocio di sguardi viene interrotto da Andrej. «Se non vuoi che la gente ti consideri due tette ambulanti, perché indossi questo vestito?» le chiede.
L'espressione di Anna cambia in un istante: socchiude la bocca, sgrana gli occhi e aggrotta le sopracciglia. Sembra offesa da ciò che ha detto Andrej, ma non capisco bene perché: in effetti il suo vestito azzurro le mette molto in risalto la scollatura.
Anna si volta lentamente verso Andrej e parla scandendo bene le parole. «Questo lo metto per me stessa, non per gli altri.»
Con la coda dell'occhio, noto che Ivan sta facendo una smorfia preoccupata. E continuo a non capire perché: cosa ha detto Andrej di male?
«Cazzate» ribatte laconico Andrej.
«So che voi maschi pensate sempre che noi donne facciamo tutto per voi, ma mi dispiace deluderti, lo faccio per me stessa.»
«No, aspetta.» Andrej alza le mani. «Il mio non è un discorso che riguarda maschile e femminile. È un discorso generale. Il modo in cui ci vestiamo è un messaggio che mandiamo all'esterno. Tutti. Sempre. Secondo te perché Vanja si tinge i capelli?»
«Perché sono figo coi capelli colorati» dice Ivan puntando un pugno al fianco e pettinandosi il ciuffo con l'altra mano. Rido. Mi fa sempre ridere quando scherza sul suo aspetto fisico.
Andrej sorride e indica il fratello. «Ecco, lo vedi? Lui adora farsi notare, e gli piace che la gente pensi che è un tipo originale. E io forse mi farò crescere la barba perché penso che mi dia un'aria più misteriosa. Tu ti metti quel vestito perché vuoi farti guardare, perché sei bella e ti piace mostrare la tua bellezza. E le tue tette.»
Anna resta qualche secondo in silenzio. Fissa Andrej con un'espressione dubbiosa. «A me piace, questo vestito. Mi piaccio, in questo vestito. Per questo lo indosso» dice infine.
«Certo che ti piace. Anche a me piace come sto con la barba. Anche a Vanja piacciono i suoi capelli colorati. Anche a Misha probabilmente piace come sta con la maglietta infilata nei pantaloncini.»
A dire il vero non mi interessa che mi stia bene o male, la metto nei pantaloncini solo perché è più comoda. Ma non commento.
Andrej prosegue. «Ovviamente quando indossi qualcosa lo fai anche perché piace a te. Se lo facessi solo perché piace agli altri saresti uno sfigato.»
«A me non interessa di come gli altri mi vedono.» Il tono di Anna sembra molto risentito.
«Non ci credo. Non è possibile, dai! I vestiti sono come decidiamo di mostrarci. È una decisione attiva che prendiamo. Io non scelgo di avere la mia faccia, non scelgo di avere questa cicatrice, e queste gambe, ma scelgo come modificare il mio aspetto, e quella modifica è un messaggio che mando.»
«Quindi... stai dicendo che il mio messaggio è che sono una puttana?»
Sembra offesa a morte, come quella sera dopo che abbiamo fatto sesso.
«Mai detto questo!» ribatte Andrej alzando le mani, in un tono di voce leggermente più alto del normale.
«E allora qual è? Sentiamo...» Anna incrocia le braccia e solleva il mento.
«Il messaggio del tuo vestito... almeno quello che arriva a me è: guarda che belle tette che ho!»
«Mh» ribatte Anna. «E quindi questo ti autorizza a considerarmi due tette ambulanti?»
«Non io. Ma la maggior parte delle persone, be'...» l'espressione di Andrej si immalinconisce. «Sì, probabilmente ti considererà due tette ambulanti. Sceglieranno di vedere solo quello. Perché la maggior parte delle persone non riesce a tenere più di un'informazione nel cervello. Quindi, ugh, teeeeette!» Andrej parla in tono gutturale e comincia a camminare barcollando, con le mani protese in avanti. Anna e Ivan si mettono a ridere. «Teetteee...» prosegue Andrej, e finalmente smette di fare quella strana sceneggiata. Ricomincia a parlare in tono normale. «E si fermano lì, alle tette. Le persone più intelligenti, invece, come me, vedranno anche gli altri messaggi che mandi, quelli che esprimi con le parole, con gli atteggiamenti... e le tette passano in secondo piano. Ma non illuderti, noi persone intelligenti siamo in poche.»
«Come sei modesto...» lo canzona Anna.
«Hai visto quante belle qualità che ho?»
Anna ridacchia. «E quindi? Cosa dovrei fare? Vestirmi da suora? Mi sembra un'idea maschilista.»
«Certo che lo è! Devi vestirti come ti pare.»
«Non è giusto che io mi debba coprire solo perché esistono maschi coglioni che guardano solo quello» ribadisce Anna.
«Ripeto: sono totalmente d'accordo con te.»
«E quindi? Secondo te come posso sconfiggere i maschi che mi considerano solo tette?»
«Sai... Vanja si tinge i capelli di colori assurdi, e molta gente lo considera un finocchio o un idiota, per questo. Ma lui se ne frega. E continua a farlo. E risponde agli insulti con altri insulti. O li ignora. È questo, secondo me, è il modo migliore per sconfiggere gli idioti: ignorarli.»
Guardo Ivan, che annuisce alle parole del fratello. È serio, adesso.
«Mi sembra un po' come arrendersi...» commenta lei.
«In un certo senso sì. La stupidità non si cura. Se ti vesti così molte persone ti considereranno solo due tette. Perché la gente ha il cervello monodimensionale. Vanja è i suoi capelli, Misha è la sua balbuzie, tu sei le tue tette.» Il tono di Andrej è molto amareggiato, ora.
Ivan mi aveva fatto un discorso molto simile. Si vede che sono fratelli. Chissà quante volte ne hanno parlato.
«E tu cosa sei?» dice Anna.
«Indovina?» ribatte lui, annoiato.
«Mmm... la tua barba?»
Andrej e Ivan ridono.
«Devi proprio fartela crescere» dice Ivan.
«Devo proprio farmela crescere» ribadisce Andrej.
Anna li guarda entrambi, prima uno e poi l'altro, con un'espressione assorta. Ha ancora la racchetta appoggiata alla spalla, la sta facendo ondeggiare avanti e indietro, distrattamente. «A me piace molto la moda» dice infine.
«Mh» commenta Andrej, annuendo, come per invitarla a proseguire.
«E alla gente che mi dice che la moda è una cosa frivola, ho sempre risposto che non è vero. Non necessariamente. È una forma d'arte come un'altra. Una forma di espressione.»
«Esatto!» esclama Ivan. «Come colorarsi i capelli. Io faccio arte!»
«Tu vuoi solo fare l'esibizionista» lo smonta il fratello.
È proprio vero, dico. Ivan adora farsi notare.
«Qualsiasi forma d'arte è un'esibizione» ribatte Anna.
Ivan annuisce gravemente e indica Anna. «Ecco cosa risponderò d'ora in avanti a tutti quelli che mi dicono che sono esibizionista.» Poi mi guarda e mi fa l'occhiolino.
Anna ride. Andrej scuote la testa. «Non dargli scuse per diventare ancora più esibizionista...»
Anna fa una risatina. «E così,» prosegue, «ho sempre fatto questo discorso sull'arte, ma mi rendo conto che forse non ci ho mai creduto fino in fondo. Cioè... tipo, questo vestito. È un vestito che mi piace molto. È di uno stilista emergente che sta cominciando adesso a farsi un nome e io l'ho comprato due anni fa a una fiera quando nessuno ancora lo conosceva, l'ho comprato perché pensavo avesse un design originale e interessante. Ogni volta che lo indosso mi sento orgogliosa di questo fatto, è un po' come se l'avessi scoperto prima di tutti... non l'ho comprato per imitazione, o perché l'ho letto su una rivista, l'ho deciso io... però la verità è che il motivo principale per cui mi piace indossarlo non sono il design e l'arte, è che mi piace il modo in cui mi mette in risalto il seno.»
Andrej ride, mentre Ivan ribatte: «Ma sono vere entrambe le cose! Con i vestiti e i capelli è sempre così, no? A me piace questo rosa acceso perché è un bel colore, e perché mi piace che la gente mi guardi. A te piace questo vestito perché ha un bel design e ti piace che la gente ti guardi. Non va bene? Cosa c'è di male?»
Anna sorride. «Hai ragione. Non c'è niente di male.»
«L'importante è esserne consapevoli» conclude Andrej, di nuovo serio.
Dovrei dire qualcosa anch'io? Non saprei cosa dire. Io ho sempre considerato i vestiti una comodità. Mi piacciono le cose semplici che non attirano l'attenzione. Ma sono una cosa a cui non penso molto.
Sono contento che d'ora in avanti ci pensi Anna al posto mio. Quello che ha detto stasera mi ha fatto capire che sa il fatto suo su questo argomento. Ha le idee chiare. Penso proprio che possa essere il lavoro perfetto per lei.
«Sei proprio un vecchio saggio» sta dicendo intanto Ivan per prendere in giro il fratello.
«Un vecchio saggio che mi aveva promesso di insegnarmi il dritto!» esclama Anna.
«Va bene, mademoiselle. Open stance, pollice sul primo spigolo» le ordina Andrej.
Anna ci impiega circa un minuto a mettersi in posizione e impugnare la racchetta nel modo corretto (con una eastern, che è l'impugnatura più semplice per un principiante). E quando spara la prima pallina oltre la siepe, capisco che è arrivato per me il momento di rientrare: non avrei la pazienza di insegnare a una persona imbranata come lei. Mi annoia persino l'idea di guardarla provare.
Ivan invece sembra divertirsi un mondo. Però appena si accorge che sto rientrando mi segue.
«Ssse vuoi p-puoi restare con loro» gli dico.
«Vuoi che resto con loro?» mi chiede. «Vuoi stare solo?»
Gli sorrido. «No, mi fa p-piacere se vieni con me. P-però pensavo ti stessi divertendo.»
Lui fa spallucce. «Si divertono più da soli.»
Rientriamo in casa e sento una risata di mio padre. Com'è raro sentirlo ridere! Mi incuriosisce al punto da spingermi a entrare nello studiolo. Ivan mi segue.
«...Gianfantastico, l'uomo col cazzo elastico!» dice Raffaele appena entro, ma non sta parlando di me, era la fine di una frase di cui non ho sentito l'inizio.
Papà esplode in una risata. Batte un pugno sul bracciolo della poltrona. «Gianfantastico!» dice in falsetto, quasi senza voce dal troppo ridere. Ma chi diamine è Gianfantastico? E ho sentito bene? Ha detto "cazzo elastico"?
«Oh ciao, Michele!» dice papà, allegro. «Ciao Ivan. Stanno ancora insegnando il dritto ad Anna, là fuori?» Ride ancora. Ovviamente ha pronunciato male Ivan, con l'accento sulla I.
Quello che mi sconvolge di più, però, non è l'accento sbagliato. È il suo umore allegro. Il suo tono amichevole. Non lo riconosco.
Annuisco per rispondere alla sua domanda.
«E voi due cosa fate?» ci chiede Raffaele, sorridendo coi suoi orribili denti scuri.
«Non lo so, decide Misha» risponde Ivan.
Io non dico nulla e guardo Raffaele: stravaccato su una poltrona, la grossa pancia adagiata sulle gambe. Sono certo che fosse più gonfia, quando l'ho visto la prima volta, ma non è diminuita poi molto. Certo, se mangia quanto ha mangiato stasera, non credo riuscirà mai a raggiungere un peso forma.
L'unica cosa in cui è decisamente migliorato è il colorito: la sua pelle non ha più quel tono tra il giallo e il grigiastro, ha un bel colore roseo, e sembra persino meno avvizzita.
«Cosa c'è?» mi chiede Raffaele in tono bonario. «Perché mi guardi così?»
«Ti t-trovo migliorato», dico.
Ride. «Grazie!»
«Ma dovresti farti una pulizia dei denti.»
Dio, perché l'ho detto? Quando dovrei balbettare e rendermi conto che è meglio non terminare la frase che ho iniziato, è la volta che riesco a pronunciare tutte le parole di fila senza neanche un inciampo!
Raffaele, però, non sembra averla presa a male. Sta ridendo ancor più forte di prima.
E ride anche mio padre. «Ha ragione, cazzo!» dice. «I tuoi denti fanno schifo! Sembri un inglese!»
Altre risate collettive. Cosa c'entrano gli inglesi?
«Non credo che i miei denti siano recuperabili» mi dice Raffaele dopo aver smesso di ridere. «Me li lavo, sai? Ma restano così!»
«Devi andare da un igienista. T-te lo pago io!»
«Cos'è un igienista?» chiede Ivan.
Gli vorrei rispondere, ma parla Raffaele: «Perché ci tieni tanto ai miei denti?»
«Michele è sempre stato fissato coi denti» dice papà, «da quando era bambino.» Di solito, quando commenta questa mia caratteristica, nella sua voce c'è scherno. Oggi lo dice come se lo trovasse divertente.
«Sono miei, mica tuoi» insiste Raffaele.
«Sì, ma ogni volta che li vedo mi... mi... m-m-mi d-d-disturbano.»
Altre risate.
«Misha non puoi dire queste cose» mi ammonisce Ivan. «Raf poi si offende.»
«Tu non ti p-preoccupi mai di offendere le p-persone quando parli, e fai la morale a me?»
Papà ride. «Vi siete trovati» ci dice.
«Non preoccuparti Vanja, non mi sono offeso. Fossero tutti candidi come lui, il mondo sarebbe un posto migliore» commenta Raffaele. Poi, rivolgendosi a me: «Ok, ti giuro, appena torno a Piter vado dal dentista. Gli chiedo se sono sistemabili.»
Annuisco e sorrido.
«Basta poco a farti contento, a te!»
«Dai ragazzi, andate a farvi i fatti vostri e lasciateci a farci i fatti nostri. Stiamo parlando dei vecchi tempi e vi annoiereste a morte.» Papà ci sorride.
«Io voglio sapere chi è l'uomo con cazzo elastico» dice Ivan.
Ridono entrambi, papà e Raffaele.
«Non ti ho mai raccontato di Gianfantastico?» dice Raffaele. «Un giorno ti racconto. Ma adesso levatevi dalle scatole, dai.»
Ivan sbuffa, io saluto e ce ne andiamo.
Ma sarei voluto restare.
Mio padre era così strano. Perché non si comporta mai così, quando è da solo con me?
«Cosa pensi Misha?»
«C-c-che mio papà non sembra lui, stasera.»
Ivan sorride. «Tuo papà è contento perché ha trovato il suo amico. Tuo papà non ce l'ha altri amici, da?»
Scuoto la testa. «No. È sssempre stato solo. C-come me.»
«Tu non sei solo.»
Lo guardo. Mi guarda. Mi sorride. Gli sorrido anch'io.
No. È vero. Non sono solo. Non più.
--
Note note note ♫
Ed è quindi finita questa bella cena! No, mi spiace, non vedrete cosa fanno adesso Misha e Vanja. Cosa faranno soli soletti secondo voi? Secondo me si mettono a giocare col Lego.
Intanto ieri, nella doppia finale in Inghilterra, il povero Matteo Berrettini ha perso Wimbledon, ma l'Italia ha vinto gli europei di calcio a Wembley, yeee! Il cielo è azzurro sopra Londra! (Cit) Azzurro e pieno di stelline! Come dite? Quando il cielo è azzurro significa che è giorno e le stelline non ci sono? Ma sì che ci sono! Solo che non si vedono. E non si vedono perché voi dovete accenderle!
Ci rileggiamo mercoledì! E ricordate che da oggi riprende il ritmo di tre capitoli a settimana!
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