Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

60. The king of pirates

Questa sarà decisamente la cena più affollata a cui mi sia capitato di partecipare.

Quando ne ho parlato a Daniele, ha deciso di fare le cose in grande e invitare David, il suo compagno di doppio, con la sua fidanzata Juliet, quindi ha detto a me di invitare anche Steven Johnson, per compensare. Io non l'ho fatto, perché non ho alcuna confidenza con lui, ma ho usato l'invito extra per dire a Ivan che Andrej avrebbe potuto portare alla cena Elina, la sua ragazza.

E ho scoperto che si sono lasciati da poco. «Lui sta male tanto, non parlare di lei per piacere... io sono così stupido! Qualche giorno fa prendevo in giro di regalo di fiori e non sapevo che erano già lasciati perché Andriusha non piace parlare di queste cose. Povero Andriusha... Non dire niente, ok?» mi ha implorato Ivan. Non l'avrei fatto a prescindere.

Papà invece ha invitato Raffaele, cosa che ha indispettito un po' Daniele. «Ho assunto uno chef che ha lavorato in ristoranti stellati e mi costringi ad ammazzare gli abbinamenti coi vini?» Ha detto a mio padre. «Sei un atleta, dovresti essere astemio» ha ribattuto lui. Il che ha dato vita a una noiosa e lunga discussione in cui Daniele sosteneva che il vino in quantità moderate fa bene, mentre mio padre è convinto che faccia male sempre e comunque. Io sono d'accordo con mio padre.

A ogni modo, la combriccola Reshetnikov non è ancora qui, ma i presenti (Daniele, Maria con infante, Anna, David, Juliet, zia Elena, papà e Sara) stanno già pasteggiando con degli "amuse bouche" (lo chef li ha chiamati così, io avrei detto "antipasti") che ho assaggiato anch'io e sono deliziosi: delle strane costruzioni astratte fatte con spuma di formaggio, crema di olive, riduzione di pomodoro e non so cos'altro. Roba strana ma buona.

Non so bene come comportarmi con Ivan, perché oggi ha perso contro Zadorov (Grigor). Gli ho scritto che mi dispiaceva, mi ha risposto un secco: è stato un bel torneo 🙂.

«Eccoli, alla buon'ora» esclama mio padre, seccato, andando alla porta. L'ingresso della casa di Daniele è un open space con la cucina in vista, dove stanno lavorando lo chef con due assistenti. Stiamo aspettando tutti qui, ma poi ci sposteremo all'aperto, per cenare, sul grande portico che dà sulla spiaggia.

Il primo a entrare è Raffaele. Devo ricordarmi di non guardarlo mangiare, non sopporterei la vista dei suoi orrendi denti scuri che affondano nel cibo.

«Scusate il ritardo» dice entrando.

«Scommetto che è stata colpa tua» lo rimprovera papà.

«No, colpa mia» dice Ivan. «Conferenza stampa andata lunga. Ho annunziato nuovo sponsor!» Sventola il polso, su cui fa bella mostra il mio/suo orologio Lego. «Tutti giornalisti rideva! Non mi credeva, io detto che era sponsor a contrario: no Lego sponsora me, io sponsoro loro!»

Tutti ridono, persino mio padre accenna un sorrisetto.

Gli invitati si presentano tra loro. Sara scodinzola e fa un sacco di feste a Ivan. L'ultimo a entrare è Andrej. Gli mostro il pugno, in un tentativo di fist bump, ma lui resta immobile e mi guarda con un grugno serio. «Niente fist bump. Sono ancora arrabbiato con te.»

«Oh...»

«Quanto sei maleducato...» È stata Anna a parlare. Marcia decisa verso di lui. «Sei ospite di questa famiglia, abbi rispetto» gli dice puntandogli un dito sul petto, esattamente come lui aveva fatto con me ieri.

Andrej allontana il braccio di lei con un gesto rude. «Non toccarmi!»

Ma il gesto con cui le spinge via il braccio è talmente vigoroso, e forse inatteso per Anna, che la fa barcollare. Mi arriva addosso, la sostengo, anche se non credo sarebbe caduta.

«Cosa vuoi da me?» le dice lui.

Anna sembra infuriata, non capisco come mai se la stia prendendo tanto a cuore. Stringe i denti. «Non sei solo maleducato» dice sommessamente. Poi fa un passo, uno solo: «Sei anche un violento del cazzo!» Lo dice tra i denti, e dicendolo lo spinge.

E succede il disastro.

Andrej cade. Non riesce a mantenere l'equilibrio. Cade maldestramente sbattendo il sedere a terra.

«Non sai neanche stare in piedi? Mi fai ridere... Tutti uguali, voi maschi.»

Silenzio. Daniele fa una smorfia imbarazzata. Raffaele guarda la scena con gli occhi sgranati e le sopracciglia alzate. Zia Elena scuote lentamente la testa. Maria si porta una mano alla bocca. Janet guarda male Anna e dice qualcosa al fidanzato David nell'orecchio. Anche papà sembra turbato. Sara, che non capisce l'imbarazzo, si avvicina ad Andrej e gli annusa le scarpe.

Andrej fissa Anna per qualche secondo con un'espressione allibita. Poi fa una risatina. «Wow...» dice. «That was so...» Ride. «Refreshing!»

Ivan gli chiede qualcosa in russo, Andrej gli risponde in inglese: «Sto benissimo, mai stato così bene...» Sembra davvero divertito. «Hai idea di quando è stata l'ultima volta che qualcuno ha avuto il coraggio di picchiarmi? Di combattere contro di me?»

«Sedici?»

«Sedici» annuisce lui, mestamente.

Sedici? Sedici anni? Cos'è successo ad Andrej a sedici anni? Ha perso le gambe a quell'età?

«Cosa stanno dicendo?» mi sussurra Anna, che forse sta cominciando a capire di aver fatto qualcosa di sbagliato.

Andrej ha due protesi, le rispondo in inglese per farmi capire da tutti. Siccome non mi ricordo la parola per dire protesi (prostethics? protesys? non ne sono sicuro) uso il termine peg-legs.

«Cosa?» dice lei. Mi guarda, smarrita. Guarda Andrej, seduto a terra. «Cosa?» ripete.

«Yeah, peg-legs» conferma lui, bussandosi su una tibia attraverso il pantalone lungo e producendo uno strano rumore sordo.

«Cosa?» ripete lei per la terza volta. Sembra sempre più allibita. «Peg-legs? Ma è uno scherzo? Tipo... un pirata?»

«Un... cosa?» Andrej spalanca la bocca. «Un pirata? Mi hai appena chiamato pirata?!»

Anna sembra finalmente capire. È mortificata. «Oh, God, sorr...»

Non finisce, perché Andrej le parla sopra. «Sei un genio!» le dice. «Un pirata!» Ride. «Sono un cazzo di pirata! È fantastico! Me lo voglio scrivere sulla sedia a rotelle: Andrej the pirate!»

Si alza, finalmente, in modo un po' macchinoso. E viene da me. Mi mostra il pugno. «Comunque stavo scherzando, prima. Grazie per l'invito.»

Faccio sbattere il mio pugno contro il suo. «Ma non ho cambiato idea su quello che ti ho detto l'altro giorno» aggiunge.

«Andriusha, basta con quella storia...» lo rimprovera Ivan.

«Sì, hai ragione. Pensiamo piuttosto al mio nome da pirata!» ribatte Andrej allegro.

«Andiamo a mangiare» dice mio padre, mentre fa strada verso il portico. È uno spiazzo alla destra della piscina, protetto da un'alta siepe che divide la nostra proprietà da quella accanto, nascondendo anche un pezzo di spiaggia.

«Lo sai che Re, le prime due lettere del nostro cognome, in italiano significa King?» gli dice Ivan.

«Sì, me l'hai detto tipo un milione di volte» risponde  lui.

«You could be Re dei pirati! King of pirates!» Ivan sembra entusiasta.

«Fantastico! Magari mi faccio crescere di nuovo la barba!» Lancia un'occhiata ad Anna. «Così alla prossima cena ci saranno due "beard" nella stanza...»

«Io...» Anna mi guarda. «Non sono la sua beard e... scusa... non sapevo...»

«Non essere dispiaciuta» le risponde lui. «Stasera mi hai fatto felice in due modi diversi. Perché mi hai dato del pirata, e perché sono stufo della gente che mi tratta coi guanti solo perché sono un handicappato.» Usa proprio quel termine, "handicapped", invece di "disabled".

Anna non ribatte più, sembra molto a disagio. La capisco: coi loro modi i Reshetnikov saprebbero mettere in imbarazzo chiunque. 

Ci sediamo, mentre Ivan e Andrej parlano ancora della barba di Andrej. «Lui sta benissimo con la barba,» dice Ivan, «non so perché se l'è tagliata.»

«Capitano Barbabionda.» Andrej si accarezza il mento. Dev'essere bizzarro per loro parlarsi in inglese.

«Hai qualche foto con la barba?» chiede Maria.

«Certo!» risponde Ivan.

Abbiamo preso tutti posto. Mi sono seduto tra Anna e Ivan (con Andrej alla sua destra). Sara si è accucciata accanto alla mia sedia. Purtroppo non le potrò dare nessun bocconcino: sta seguendo una dieta speciale e molto restrittiva, dopo l'operazione.

Ivan tira fuori il cellulare e mostra a Maria, dall'altro lato del tavolo, una foto.

«Wow» commenta lei facendo zoom con le dita.

«Guarda che bello che è mio fratello» dice Ivan porgendo ora a me il cellulare.

C'è una foto di Ivan con Andrej. Si vede che Ivan era più piccolo, ma aveva già i capelli colorati (rossi). Andrej portava una barba compatta, bionda, ma di una tonalità più scura rispetto ai suoi capelli.

Non mi piace la barba, è poco igienica, ma evito di commentare.

Anna sbircia il telefono. «Ti sta molto bene» commenta a mezza voce. È ancora imbarazzatissima, e non capisco bene se il suo complimento sia sincero o se stia cercando di farsi perdonare dicendogli qualcosa di gentile.

«Sì, Andrej è così fortunato...» dice Ivan, sbuffando. «È bello, è biondo, ha una bella barba... la mia barba fa schifo, ho quattro peli sul mento e tre sui baffi!»

«E non dimenticare che io sono un pirata! E tu no!»

Il discorso diverte tutta la tavolata, tranne Anna che è visibilmente in difficoltà.

Passano le portate e passa la serata. Mi dà un po' fastidio che nessuno si sia lavato le mani prima di mettersi a tavola, ma cerco di non pensarci. Lo chef è davvero bravo, non ricordo quand'è stata l'ultima volta che ho mangiato così bene. Vorrei mangiare sempre così.

Resto quasi tutto il tempo in silenzio, tranne le rare volte in cui Ivan mi interpella e sono costretto a balbettare qualcosa. Ma non mi annoio affatto: mi piace ascoltare. Si parla di tennis, soprattutto. E un po' della bambina, che è stata tutto il tempo seduta su un seggiolone tra Maria e Daniele e viene imboccata con le sue pappette. Quando Maria la porta "a nanna" (lo dice in italiano), Ivan le chiede se può prenderla un attimo in braccio. Maria gliela mette in grembo e Ivan si diverte molto. Anche la bambina sembra apprezzare, risponde con dei risolini alle sue facce buffe. Ivan la chiama per nome. Odio sentir pronunciare il nome di mia madre, ma mi sforzo di non darlo a vedere.

«Adoro i bambini» dice lui, facendole il solletico sul nasino (la bimba ride). «Vorrei averne almeno due o tre.»

L'idea che Ivan già pensi a una sua possibile futura famiglia mi disturba. Non so bene perché. Forse perché mi sembra così infantile, a volte. Con quell'orologio Lego. Vorrei che restasse per sempre così: un po' bambino, senza preoccupazioni e responsabilità da adulto, che lo costringano a crescere.

Mentre Maria porta via la bambina, Ivan continua a parlare di lei. La nomina di nuovo. La nomina una seconda e una terza volta, e Daniele e papà la nominano a loro volta e io non ne posso più.

Mi alzo. Mi guardano tutti. «Scusate, devo lavarmi i denti» dico in inglese, sommessamente.

«C'è ancora il dessert» mi fa Daniele.

«Non lo mangio, troppi carboidrati.»

Sento che mi prendono in giro, mentre mi allontano. «Che ragazzo preciso» dice David. Ma che ne sa lui? È solo uno stupido doppista.

È stata una cena lunga, ho passato molto più tempo del solito con la bocca sporca, chissà quanti batteri si sono formati. Ci metterò più impegno del solito a lavarli.

Sara mi ha seguito e mi tiene compagnia mentre mi lavo. Ogni tanto le do una grattatina con la punta del piede.

Dopo circa mezz'ora sto ancora passando il filo interdentale e sento bussare alla porta.

Spunta la testa fucsia di Ivan. «Non hai ancora finito?» Mi chiede. Sara lo saluta poggiandogli le zampette addosso e lui ricambia con una carezza.

Gli faccio di no con la testa e proseguo il mio lavoro. Lui si appoggia allo stipite della porta e mi guarda. «Perché ti lavi i denti dopo che hai passato il floss?» mi chiede quando mi vede riprendere in mano lo spazzolino. «Pensavo che si faceva incontrario, prima brush, poi floss.»

«Io lo faccio sia p-p-prima che dopo, perché col filo escono p-p-pezzetti che sporcano di nuovo i denti.»

Ride. «È vero, non avevo mai pensato!»

Mi dà qualche informazione non richiesta sulla cena. David e Janet sono andati via poco fa. Daniele e Andrej stanno insegnando ad Anna a fare il dritto, giù in spiaggia.

«Il dritto nel senso di forehand?»

«Sì, lezione di tennis! Quando lei ha detto che non ha mai giocato a tennis loro hanno detto: adesso ti impariamo!»

«T-ti insegnamo» lo correggo.

«Allora io ho approfittato per venire qui perché volevo vedere il castello Lego. Mi mostri?»

«Appena ho finito.»

Dopo circa cinque minuti ho fatto l'ultimo sciacquo di collutorio e lo conduco verso la mia stanza, con la costruzione sul pavimento.

«È ancora a metà» lo avviso. «E non so quando la finirò. Forse torno q-qui quest'estate, prima di Washington.»

Entriamo.

«Wow, è grandissimo!» esclama Ivan. Sara fa dei giretti intorno alla costruzione.

«B-bello, vero?»

«E tu me lo vuoi far distruggere?»

«Sì, se vuoi.»

Ivan sorride senza dire niente. Mi mostra quel suo dente storto, impertinente come lui. «Ti va se lo distruggiamo insieme? E poi costruzioniamo qualcos'altro? Insieme?»

«Qualcos'altro... tipo?»

«Non so, ci inventiamo!»

Scuoto la testa. «Non ho fantasia.»

«Ti imparo io!»

«Insegno» lo correggo di nuovo.

«Ti insegno. Vuoi? Insieme!»

«La fantasia non è una c-c-cosa che si insegna.»

«Sì invece! Devi solo aprire la tua testa e tirare fuori le idee. Tu hai testa troppo chiusa. Sempre troppo controllato.»

Proprio come diceva Raffaele: l'equilibrio tra controllo e libertà.

«Ok» dico. «P-proviamoci.»

«Non vedo l'ora!»

Il suo sorriso è la perfetta rappresentazione di ciò che è lui: storto ma in qualche modo affascinante.

La sua espressione si fa più seria. «Listen... uhm... ho detto qualche cosa che ti ha dato fastidio, prima? Quando hai andato via?»

Si è accorto che mi ero irritato? Avevo cercato di non darlo a vedere. Scuoto la testa.

«Sei sicuro? Mi sembrava che ti aveva dato fastidio qualcosa...»

Ci penso su qualche secondo e alla fine decido di ammetterlo. Di confidarmi. «Non ssssopporto il nome d-d-della b-b-bambina.»

«Oh...» fa lui. Annuisce pensoso. «Stai male ancora se senti il suo nome? Dopo tanti anni?»

Come sempre Ivan è diretto. Troppo diretto. Spietatamente diretto.

«Mi fa male c-che le abbiano dato quel nome» gli rispondo. «Non è... non è giusto. Elisa era la m-m-m-mamma, non...» Mi sento pieno di rabbia. Non so come esprimerla. «Non è giusto!» Ripeto.

«Quel nome è di nessuno» dice Ivan in tono calmo. «Tutti può prenderlo. Tu non puoi fare niente.»

«No! Non dovevano p-p-permettersi!» Ho un po' di fiatone. Mi rendo conto di aver quasi gridato. Prendo dei profondi respiri per calmarmi.

«Non è tuo» ripete lui. «E non è neanche della tua mamma. Daniele ha piaciuto il nome perché vuole bene alla sua mamma e lo ha dato alla sua bambina.»

«Come fa a non soffrire ogni volta c-c-che lo sente? Non la amava davvero! Se l'avesse amata non v-v-vorrebbe sentirlo c-c-cento volte al giorno. Non la amava davvero.»

«Misha.» Ivan mi prende una mano con entrambe le sue e la porta vicino al suo cuore. È una stretta che mi trasmette un calore che penetra sotto la mia pelle. Vorrei un abbraccio, ma non ho il coraggio di chiederglielo.

«Io penso come te, sai? Anche io non do... non darei mai un nome di persona che ho voluto bene al mio figlio. Ma Daniele è diverso e sente sentimenti in modo diverso. Tu non capisci che esiste tanti modi di sentimenti e amore è anche in ricordi. Anche tuo padre...»

Ivan si interrompe. Esita.

«Anche mio p-padre?» lo incalzo.

«C-cioè, anche tuo padre penso che è d'accordo con Daniele. Penso che gli piace il nome della bambina.»

Ho l'impressione che volesse dire qualcos'altro, ma non me sono certo. «Sì, me l'ha d-detto anche lui. Mi ha detto che è un bel modo per onorare la mmm... per onorarla. Ma io nnnnon sono d'accordo.»

«Ma non puoi fare niente.» Mi fa un sorriso triste, continuando a stringermi le mani.

Ha proprio ragione. Non posso farci niente. Ma non so se riuscirò mai a sopportarlo.

«Andiamo giù a vedere Anna che fa il dritto? Ti va? Prendiamo un po' in giro!» mi propone in tono più gioviale.

Sorrido. Ho bisogno di una distrazione. «Sì, c-chissà che imbranata!»

Ivan mi lascia la mano e fa strada allegro giù per le scale. 

È incredibile come questo ragazzo riesca a cambiare il mio umore, sia in positivo che in negativo.

--

Note note note

Eccomi qui con un giorno di anticipo (ma sempre due capitoli, questa settimana). Un bell'ingresso a effetto per il nostro Andrej, e paturnie materne per Michele... 

Mi rendo conto che la natura di questo capitolo è molto di passaggio. Inizialmente succedeva tutt'altro, perché c'era anche Daria alla cena, prima che decidessi di fare quella modifica di cui vi ho parlato. Ho cambiato quindi parecchie cose, soprattutto nel finale, che prima era molto più forte e ora è interlocutorio. Avrei potuto pubblicare un unico capitolone gigantesco unendolo al successivo, ma i toni delle due metà erano troppo diversi, quindi ho preferito lasciarlo diviso. Magari tra qualche tempo pubblicherò la versione originale di questo capitolo sugli extra, così vi fate un'idea di quello che succedeva. Tutto sommato, anche se ora non c'è una cesura forte come prima, io preferisco di gran lunga questa versione :)

Detto ciò, non posso non farvi notare che lo chef assunto da Daniele per la cena ha lavorato in ristoranti stellati. Sapete cosa significa, sì? Ristoranti con le stelle Michelin. E chissà che non esista mai una guida Michelin degli autori Wattpad? Secondo me per essere ammessi bisogna avere innanzitutto una buona base di stelline da parte dei lettori... quindi forza, datevi da fare e fate entrare questa storia nella esclusiva guida Wattpad-Michelin!

A lunedì! E la prossima settimana ricomincia il ritmo di tre.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro