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58. Le misure dei sentimenti

Ho acquistato il regalo per Ivan su Amazon, scegliendo la consegna più rapida di tutte. Oggi lui gioca di nuovo, e se esce dal torneo domani va via, non posso rischiare di non vederlo più per chissà quanto tempo, dovevo avere il regalo in mano in mattinata, prima che l'autista ci portasse a Key Biscane. Per fortuna è arrivato all'orario previsto, prima delle nove.

Quando è arrivato, mi sono reso conto che avrei dovuto acquistare anche della carta da regalo. Menomale che Maria ne aveva un po', a casa! Ho preparato il pacco in auto, aiutato da Anna, con mio padre seduto sul sedile davanti che borbottava parolacce. So che Anna stamattina, prima che uscissimo, ha parlato con zia Elena, e mi sembra di aver capito che la zia è stata colpita in positivo dalle sue "ricerche stilistiche".

Sono stato io, poi, a invitarla a venire al torneo: io non gioco oggi, mi alleno e basta, ma ho pensato che si sarebbe potuta divertire, fare un giro per gli stand che vendono tute e accessori, forse persino guardare qualche match (le abbiamo dato un pass). Ha accettato, ma con un po' di dubbio: «Tutti sanno cosa è successo tra noi, sicuro che non ti importa?»

«Perché d-dovrebbe interessarmi? Sono contento, p-penseranno che abbiamo fatto p-pace e anche q-quei pochi che pensavano ancora male di me si ricrederanno.» 

«Sanno tutti che ero la tua ragazza di copertura, potrebbero pensare che è una nuova farsa» ha obiettato.

Forse ha ragione. Ma ho deciso che non mi interessa. Sono contento che abbiamo fatto pace, e adesso che non cerca più di sedurmi ho scoperto che è una ragazza simpatica. Mi fa piacere passare del tempo con lei. E anche lei mi sembra a suo agio con me. Gliel'ho spiegato, balbettando un po' (e omettendo la parte sulla seduzione).

Lei allora ha sorriso. Sembrava felice di quello che le avevo detto. «Ok. Allora vengo!»

«Ovvio che ha accettato» ha commentato malignamente papà, dopo averlo saputo. «Vuole farsi vedere e far parlare di lei... comincerà a girare voce che vi siete rimessi insieme. Lei ne sarà contentissima!» Anna ha sentito il commento, ma non ha ribattuto.

Mentre ci incamminiamo tutti e tre (io, Anna, papà) insieme verso i campi di allenamento, chiedo a papà di andare avanti e aspettarmi. «S-saluto Anna e aaaarrivo» gli dico. Mi risponde con una smorfia stizzita.

«Riguardo ciò che ha d-detto prima papà...»

«Non è vero» mi interrompe lei. «Non sono venuta per farmi vedere. Te l'ho detto... se ci vedono insieme penseranno che stiamo recitando di nuovo e non è una cosa positiva neanche per me. Ma ho deciso che me ne frego.»

«C-comunque, volevo dirti c-che se qualcuno dovesse p-pensare che stiamo insieme, non mi importa. Anzi.»

Lei sembra perplessa. Diffidente. «Cioè?»

«Cioè... tu mi hai detto che vuoi essere famosa, no?»

Abbassa la testa e annuisce, come se se ne vergognasse.

«Be', se fare finta che sei di nuovo la mia ragazza p-può aiutarti, per me non c'è problema. Se vuoi d-dirlo. Magari ci credono...»

Mi guarda sottecchi e fa un sorrisino. «È una proposta romantica?»

Alzo le mani e le agito davanti a me. «No, no, no! Io...»

Mi dà una spintarella. «Scherzo, scemo!» Mi sorride. «Non ci crederà nessuno, ma sei stato carino a propormelo. E presuntuoso.»

«Perché p-presuntuoso?»

«Perché mi stai dicendo di essere più famoso di me!»

«Ma lo sono! Ho vinto uno Slam!»

Ride. «Sai perché sei carino? Perché di chiunque altro al posto tuo avrei pensato: guarda questo sborone... Tu invece... Si vede che lo dici... non so come spiegare... come un dato di fatto, non per vantarti.»

Non capisco cosa stia cercando di dirmi.

«Va be', ti lascio andare. Vado a farmi un giro. Magari faccio un po' di shopping.»

Sto per augurarle "buono shopping", ma vengo interrotto da un rabbioso: «Stavo cercando proprio te!»

Inglese con pesante accento russo, voce bassa, lo riconosco prima di voltarmi: Andrej.

Avanza verso di noi incredibilmente rapido, considerando che cammina su delle protesi. È talmente impetuoso e arrabbiato che indietreggio di qualche passo.

«Che succede?» chiede Anna. «E adesso chi è questo?»

Andrej mi sbatte un dito sullo sterno. «Pezzo di merda

«Ehi!» Anna gli tira uno schiaffo alla mano. «Dove sono le buone maniere?» Si volta verso di me e mi chiede: «Ma chi è 'sto stronzo?» proprio mentre Andrej stava dicendo: «Who is this bitch?» Chi è questa stronza?

«Eh...» tentenno perché non so a chi dei due rispondere. 

«Sono un'amica di Michele» gli dice lei puntando i pugni ai fianchi. «Problemi?»

Lui la osserva qualche secondo. «Oh, sì...» Annuisce. «Mi ricordo di te... la ragazza di copertura...» Gli porge la mano. «Sono Andrej, il fratello di Ivan Reshetnikov.»

A questo punto comincia una discussione demenziale in cui Andrej dice ad Anna qualcosa del tipo: Il tuo fidanzato è un pezzo di merda. Lei gli ribatte che non è vero e che non si deve permettere di fare scenate simili in un luogo pubblico. Lui prosegue dicendo che per colpa mia Vanja sta male da quattro giorni. «E chi è Vanja?» «Mio fratello!» «Hai un altro fratello?» «Ma no, stupida, Ivan! Vanja è un altro modo di dire Ivan!» «Non darmi della stupida, cosa cazzo è "Vanja"?» «Era ovvio che stavo parlando di lui, stupida!» «Smettila di darmi della stupida!» «Non è colpa mia se...»

«St-t-tooooop!» grido.

Tutti gli addetti, i tennisti, i giornalisti presenti ci stanno guardando.

Puoi parlare con me e non con lei? E senza alzare la voce! Lo imploro, balbettando parecchio.

Andrej si guarda intorno. Stringe le labbra. Si avvicina a me. «Perché lo tratti così?» mi chiede.

Gli dico che mi spiace di non aver risposto ai messaggi che mi ha scritto, ma stavo troppo male per quello che avevo fatto in campo.

«Mi dice che non li hai neanche letti!»

Guardo Anna, che ci sta ascoltando. Ieri le avevo detto tutto, tranne questo particolare. «Mi vergognavo» ammetto infine. «Non avevo il coraggio di affrontarlo.»

«Ivan pensa di aver fatto qualcosa di male! »

«I'm s-s-s-s-s...» non riesco a dire "sorry".

«Sssstop hiding behind your stutter!» sbotta lui. Smettila di nasconderti dietro la tua balbuzie.

A questo punto interviene di nuovo Anna, a difendermi. «Non è colpa sua se balbetta.»

«L'ho sentito parlare molto meglio di così» le risponde. «Guarda caso la sua balbuzie aumenta quando gli fa comodo.» Poi si rivolge a me, e mi fissa negli occhi con un'intensità che mi spaventa. «Io non mi nascondo mai dietro ai miei problemi. Mai!»

Gli ho preso un regalo, balbetto in inglese.

«Tu cosa?»

Ricomincio a balbettare la frase, ma non mi fa finire. «Ho sentito cosa hai detto. Ma che cazzo di gioco stai giocando?»

Perché voglio chiedergli scusa, gli spiego, con la balbettanza a livelli quasi inascoltabili.

«No! Cazzo, no!» sbraita.

Perché no?

«Perché non funziona così!» Si porta le mani alla testa. «Ma tu ti rendi conto... no, forse non ti rendi conto di quanto sei infantile.»

In che senso?

«Tu e Vanja... non so chi dei due sia più immaturo, cazzo! Pensate di poter fare quello che vi pare!  Prendo Dasha, lascio Dasha, oh no torniamo amici... E tu! Quando sei contento: oh, che bello, siamo tanto amici e dormiamo insieme tenendoci per mano...»

«Eh?» commenta Anna.

Ma Andrej non interrompe il proprio discorso. «Poi alla prima sconfitta ti arrabbi come un bambino di due anni e gli tiri addosso il suo regalo, solo perché hai perso, perché non sai accettare che ti abbia battuto in modo onesto, che abbia giocato meglio di te. Ti arrabbi e pesti i piedi come un bambino del cazzo! È quello che sei: un bambino del cazzo!»

A fucking child, è il termine che ha usato.

Hai ragione, ammetto.

«Lo so che ho ragione.» Mi risponde. «Tu non darai quel regalo a mio fratello. Non voglio che gli parli. Non voglio che lo vedi. Non voglio che lo ferisci. Prima cresci. Poi forse puoi avere una relazione con lui. Che tipo di relazione vuoi. Amico, fidanzato, schiavo sessuale. Quello che vuoi. Ma una relazione da adulto.»

Per fortuna ha detto le ultime cose a bassa voce. Non credo che qualcuno nei dintorni abbia sentito. 

Tranne Anna. Che sta fissando alternativamente me e lui con un'espressione allibita.

«Stagli lontano» mi dice andandosene.

Non ribatto, perché sono senza parole. Ha ragione lui.

«Che stronzo» commenta Anna dopo qualche secondo, osservandolo andar via. «E guarda che camminata del cazzo, sembra che abbia una scopa infilata in culo.»

«Veramente lui ha...»

«No, non ha ragione neanche un po'!»

Stavo per dire che ha due protesi dal ginocchio in giù, ma non ci riesco, Anna continua a parlare.

«Cioè, è vero che ti sei comportato male con Ivan, però hai tutto il diritto di chiedergli scusa, e quel... come si chiama?»

«Andrej.»

«Quell'Andrej non dovrebbe mettersi in mezzo. Dovrebbe essere Ivan a decidere con la sua testa se vuole vederti o no. Giusto?»

Annuisco. «P-però...» dico. «F-f-forse Andrej ha ragione... non è l'unico ad avermi d-detto una c-cosa simile...»

«Cioè?» Mi incalza lei.

Guardo l'ora sul cellulare. «Se vuoi t-t-te lo racconto, ma d-devi accompagnarmi al campo di allenamento p-perché sono in ritardo.»

«Andiamo.»

Mentre ci incamminiamo di nuovo, le racconto del mio incontro con Daria, l'ex ragazza di Ivan, agli US Open fuori dalla sala stampa, di come mi avesse detto di lasciare in pace Ivan per non illuderlo. Cercano tutti di proteggerlo da me, come se lui fosse un bambino e io una persona pericolosa... le chiedo se non le sembri assurdo.

Anna rimugina un po' mordicchiandosi il labbro. Erano parecchi giorni che ignoravo le sue labbra. Le trovo sempre molto attraenti. Distolgo lo sguardo per non pensarci più.

«Posso chiederti una cosa un po' personale?» Mi dice infine.

Annuisco.

«Ma tu sei bisessuale? Cioè... ho letto cosa hai scritto sulla chat, che sei tipo asessuale, giusto?»

Non so se sono asessuale, vorrei dire, ma lei sta ancora parlando.

«Però non mi torna, perché, cioè, a me sembrava ti fosse piaciuto quella sera con me, mi sembrava che mi guardassi... cioè, io ce l'ho un po' di esperienza con gli uomini, ok? E lo capisco quando mi guardano in quel modo...»

Oddio, si sarà mica accorta che le guardavo le labbra "in quel modo " pochi secondi fa?

«...e tu quella sera mi guardavi con desiderio, decisamente... e prima però Andrej dice che avete dormito insieme tu e Ivan? Ho capito bene? E anche il modo in cui parli di lui, cioè, sembri quasi... sembri innamorato di lui!»

«Ma c-c-c-cosa dici?» Mi esce dallo stomaco, questa frase, come un conato di vomito. 

Anna alza le mani. «Scusa, non volevo offenderti!»

Prendo qualche respiro perché mi rendo conto di essermi alterato. «Non mi sono offeso» le dico. «Ma non sono innamorato di nessuno.»

«Però... ti piace Ivan?»

«Insomma... c-cioè... sono contento... sarei c-c-contento di essere suo amico, io... f-f-fo-forse gli voglio bene.»

«Forse?»

«Non so, cioè... non mi sono c-chiare le misure di queste frasi t-tipo "ti amo" o "ti voglio bene".» Cerco di spiegarglielo, tra mille balbettii: io sono sicuro di amare Sara. Ma Ivan non so: il novanta per cento del tempo non lo sopporto, ha dei modi di fare così chiassosi e impertinenti, ed è spesso insensibile, però allo stesso tempo sono contento quando gli parlo, quando mi cerca, quando mi fa un regalo, e sarei contento che gli piacesse il mio regalo. Se ci penso, mi immagino che scarti il regalo e ho una specie di morsa di terrore allo stomaco e il cuore comincia a battermi velocissimo perché ho paura che gli faccia schifo o ancora peggio che rimanga indifferente.

«Sei innamorato cotto» sentenzia lei alla fine della mia spiegazione.

«Ma no! Sc-c-cusa... A p-parte che mi sta antipatico il novanta p-per cento del t-tempo... io c-credevo che essere innamorati di una persona significasse anche v-volere un rapporto di tipo sessuale con quella persona. A me con Ivan non è mai successo, tranne una volta.»

Perché ho aggiunto quell'ultima specificazione? Anna mi fissa con la bocca spalancata.

«Cioè, non è niente di imp-portante! È successo la p-prima notte che abbiamo dormito insieme.»

Anna spalanca ancora di più la bocca e io capisco di aver peggiorato la situazione.

«Ma quindi è vero che avete dormito insieme!» sussurra.

Mi metto una mano sugli occhi. «Sì, ma non è come p-pensi.»

«E com'è?»

«Io... a me... adesso mi d-darai del bambino, lo so, ma a me piace d-dormire in compagnia di qualcuno. Mi piace... mi fa stare bene, il c-calore, la vicinanza...»

Anna sorride. «Non penso che sei un bambino, penso che sia una cosa molto dolce.»

Mi gratto la testa. Continua a darmi fastidio quando mi dice che sono dolce, ma evito di commentare. 

Siamo quasi arrivati al campo, vedo papà che parla con Armando.

«E quindi con Ivan ti è successa la stessa cosa che ti era successa con me quella sera? La prima sera? Cioè... ti sei... mh... eccitato stando a letto con lui?»

La guardo con la sensazione che abbia colto un particolare importante. Schiocco le dita. «Sì! È vero! Non ci stavo p-pensando, uguale! Una c-c-cosa inspiegabile!»

Ride. «A me sembra facile da spiegare...»

«A me no. Non mi succede mai. Cioè, io... quella volta con t-te e quella sera con Ivan sono state le uniche due volte in vita mia in cui ho p-provato... non so neanch'io cosa... era... c-cioè, io di solito...» 

No, non posso raccontarle delle mie fissazioni sessuali. Perché ho questa orribile tendenza a parlare di cose private con chiunque mi dia un minimo di confidenza? Anna è una sconosciuta, che per giunta ha già raccontato un bel po' di fatti miei alla stampa. Non le posso dire queste cose.

«Tu di solito?» mi incalza lei.

«Michele, muoviti!» Mi grida papà dal campo. 

«D-devo andare» taglio corto. «Ci vediamo dopo.»

Anna fa una smorfia che è un mezzo sorriso. «Spero che riuscirai a dare il tuo regalo a Ivan!»

E così dicendo ci salutiamo.

--

Note note note

E vi tengo ancora in sospeso con questo regalo, ahah! Mi piace tormentarvi!

Michele come sempre ha la tendenza ad aprirsi troppo con chi gli dà un minimo di confidenza: secondo voi avrà fatto bene stavolta? Ci possiamo fidare di Anna?

E che ne pensate di Andrej che difende il fratellino? Forse esagera un po' con Micheluzzo, ma vuole troppo bene Vanja...

Gli ultimi due capitoli vi ho dimostrato come i grandi della musica mondiale (oddio... vogliamo considerare Umberto Tozzi un grande? Mmmmmvabè) abbiano voluto cantare e rendere omaggio, a modo loro, alla pratica dello stellinaggio

Oggi voglio dimostrarvi come anche un grande della letteratura come Dante Alighieri l'abbia fatto. Avete presente che le tre cantiche della Divina Commedia finiscono tutti con la parola "stelle". E secondo voi perché??? 

- "E quindi uscimmo a riveder le stelle": alla fine del viaggio nell'inferno, metafora della sofferenza dell'autore non stellinato, l'autore può tirare un sospiro di sollievo vedendo le stelline in cima al capitolo. 

- "Puro e disposto a salire le stelle": dopo il viaggio in purgatorio, metafora della fatica dell'autore nel creare la sua opera, egli è ben disposto a ergersi in alto sopra un manto di meritate stelline. 

- E infine: "L'amor che muove il sole e l'altre stelle": serve che lo spieghi? È l'amore dei lettori che si esprime attraverso la pratica dello stellinaggio!

E quindi lasciatemi una stellina, non vorrete mica scontentare Dante?

(Regà, io ve lo dico: sto iniziando a prosciugare le idee)

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