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53. Ritorni

Se dovessi immaginare gli occhi di una persona innamorata, li immaginerei come gli occhi con cui mi sta guardando Sara in questo momento. Mi adora, e la adoro anch'io.

Quante feste mi fa! E sembra in forma, Daniele l'ha curata bene.

«Grazie» gli dico. Lo penso davvero.

«E di cosa?» Ribatte lui con un sorriso.

Siamo nell'ingresso della sua casa di Miami, che a dire il vero dovrei definire mia, perché è coi miei soldi che  è stata comprata, e inizialmente doveva essere la nostra base negli Stati Uniti. Ma papà ha voluto intestarla a Daniele, e da quando lui si è fidanzato con Maria ci è venuto a vivere in pianta stabile, e sinceramente mi sta bene, non mi interessa che sia stata acquistata con soldi miei. E poi, comunque, ci ospita sempre senza problemi. Non gli manca niente, ha anche un pezzo di spiaggia privata e una piccola piscina, sul retro. Ora ci troviamo nell'ampio atrio d'ingresso, che è un grande ambiente unico suddiviso da colonne e penisole, che ricavano i due ambienti principali del salone e della cucina. 

Indian Wells è andato male. Sono arrivato appena ai quarti. Purtroppo ho risentito molto del fuso orario da Dubai, che si teneva la settimana prima (e che ho vinto in scioltezza). Ho già detto a mio padre che non mi importa se mi pagano uno sproposito per giocarci: l'anno prossimo non ci vado, a Dubai, non è possibile che una pura questione di soldi mi rovini la preparazione ai due Mille più importanti di stagione. L'anno prossimo giocherò Acapulco per prepararmi al Sunshine Double. E se non vogliono farmi un contratto ci verrò gratis e prenderò solo il prize money. Mio padre mi ha detto che organizzare questi cambiamenti è più complicato di ciò che penso, ma di ammirare (ha proprio usato questo verbo) la mia scelta disinteressata.

E insomma, sono uscito da Indian Wells prima del dovuto e sono venuto qui a Miami in anticipo. Mi sarebbe piaciuto vincere il Sunshine Double, come aveva fatto Straussler l'anno scorso dopo aver vinto gli Australian Open. Mi dovrò accontentare di mezzo Sunshine Double. Perché Miami lo vinco, non ci sono se e non ci sono ma.

Dalla California alla Florida ci sono solo tre ore di fuso di differenza. Sono poche ma non bisogna sottovalutarle: stasera farò una splendida dormita insieme a Sara. Finalmente, quanto mi è mancata! 

Rivedrò anche Ivan. A Indian Wells non c'era. Ma ha giocato il Challenger di Indian Wells, che si tiene una settimana prima del torneo maggiore, vincendolo. È numero 76 del mondo, ora, anche grazie a una wild card ben sfruttata a Marsiglia in febbraio e ha giocato e passato le qualifiche qui a Key Biscane.  

Io sono numero tre, ora, e vicinissimo a Straussler. Se vinco Miami divento due. Molina è ancora lontano, ma lo raggiungerò. Il mio obiettivo è essere numero uno alla fine dell'anno. 

Ho compiuto vent'anni il 12 febbraio. Ivan mi ha detto di avermi fatto un regalo. L'ennesimo. Il suo compleanno sarà il 20 marzo, cioè tra due giorni, e non so se gli prenderò qualcosa. 

Sono ancora un po' arrabbiato con lui perché continua a nascondermi la verità sul passato di mio padre. Prima mi dici questa storia della sua canzone preferita come se nulla fosse e poi quando ti chiedo chiarimenti mi dici che non puoi raccontare altro perché è un segreto tra papà e Raffaele? Be', se era un segreto potevi evitare di dirmelo in primo luogo! Gli ho detto più o meno così, durante una recente discussione al telefono. «Ma non sapevo che era così importante, quando ti ho detto la canzone» ha ribattuto. «Q-quindi mi confermi che si t-t-trattava davvero di una relazione importante?» Lui ha sbuffato. «Smettila. Ti ho già detto: so poco e niente e il poco che so non ti dico.» Non ne abbiamo più parlato, e io ho deciso a malincuore di lasciar perdere, e sto cercando di non pensarci più.

A ogni modo, anche se non avessi questo piccolo risentimento nei suoi confronti, non credo gli avrei fatto un regalo. Un po' mi sento in dovere di farlo, perché lui me ne ha comprati moltissimi, ma... non so. Non ho mai fatto un regalo a nessuno. Mai! Mi sembra un impegno gravosissimo: come fa Ivan a farli con tanta leggerezza? Sono certo che non ne faccia solo a me. A Daria, ad esempio, l'avrà sommersa di regali!

Ah, già. Ha fatto pace con Daria. Sono di nuovo in buoni rapporti.

Solo amici, non si sono rimessi insieme. Ivan si è premurato di specificarlo, e non capisco perché abbia voluto dare tanta enfasi alla cosa, come se a me interessasse che tipo di rapporto ha con lei.

O con chicchessia. Ha avuto diverse "avventure" (chiamiamole così) in questo mese. Il primo è stato Franzisco lo spagnolo con le labbra di gomma, poi un altro ragazzo russo, Nicolaj, che Ivan ha definito suo "friend with benefits" di vecchia data: «Ogni tanto ci vediamo e ci facciamo una scopata.» E per finire una ragazza, una ballgirl francese con cui si è "divertito" un po' durante il torneo di Montpellier. Era un torneo con raccattapalle adulti, ovviamente.

Ecco un'altra cosa che prende con leggerezza, oltre ai regali: i rapporti sessuali. Gliel'ho fatto notare e lui mi ha risposto: «Non preoccuparti, uso sempre condom.» Non era tanto quello a turbarmi, ma la facilità con cui dimostra di essere disposto a condividere una simile intimità con qualcuno. A ogni modo, non ho voluto discuterne oltre.

E quindi lui e Daria sono di nuovo amici. O Dasha, come la chiama lui. 

Daria dalle labbra sottili e dalla lingua tagliente. 

«Sto tanto bene con lei, sono contento che abbiamo fatto la pace» mi ha spiegato Ivan. «Ridiamo tanto insieme e abbiamo tanta musical sintony.» Ecco una cosa che non potrò mai avere con lui: la sintonia musicale. A ogni modo mi sono informato, e Daria ancora non è riuscita a indovinare la canzone preferita di Ivan. 0-0 con me, alla faccia della musical sintony.

***

Mi ha chiesto di giocare il doppio con lui, e ovviamente ho rifiutato. Lo gioco insieme a Steve Johnson. Fa sempre bene un po' di allenamento a rete. Mio fratello ha avuto una wild card, un invito speciale, insieme al suo nuovo compagno, un ragazzo americano, David Fawcett. L'ha ottenuta solo in virtù del fatto che è mio fratello. Ma non mi ringrazierà mai. Non che mi interessi. 

Incontro Ivan e i suoi capelli rosa fucsia in player's lounge, che qui è una stanzetta in cima a una stretta rampa di scale. Che impianto fatiscente! Menomale che è l'ultimo anno che si gioca qui a Key Biscane, dall'anno prossimo il torneo verrà spostato in un nuovo impianto sportivo. 

Ivan è insieme ad Andrej. Ci siamo dati appuntamento, e speravo fosse solo. 

Ma almeno non c'è Daria.

Ho appena finito la mia seduta di allenamento e tra poco escono i tabelloni del torneo. Quando li pubblicheranno preferirei essere da solo. Non qui con lui, e con Andrej, e con tutti gli altri giocatori in pausa che si trovano nei dintorni. Quindi spero che il saluto sia breve.

Si alza e mi viene incontro, ci scambiamo un veloce abbraccio con pacche sulla schiena, mentre Andrej mi mostra il suo ormai rinomato pugno, contro il quale faccio cozzare il mio. Gli faccio i complimenti per Indian Wells (ha vinto) e gli auguro di completare il wheelchair Sunshine Double.

«Almost better than the real one!» scherza lui.

E quindi Ivan mi porge il regalo. Un pacchetto molto piccolo. 

E comincia a cantare una canzone in russo. Una canzone piuttosto lunga che suona piuttosto triste. Anche Andrej si unisce. Poco distante da noi c'era Kachanov, che si avvicina e mi batte una mano sulla spalla, con allegria. «Is it your birthday?» mi chiede. 

È stato un mese fa, gli rispondo. Mi fa comunque gli auguri.

«Che cos'era questa canzone?» chiedo a Ivan, appena finisce.

«Russian birthday song!»

«Mai sentita!»

«Preferisci questa? Happy birthday to yooouuu...»

Cerco di zittirlo, ma è troppo tardi: tutta la stanza si mette a cantare in coro. E la cosa assurda è che arrivati al mio nome quasi tutti cantano Misha anziché Michele. Com'è possibile?

Alla fine c'è un applauso e diverse persone mi chiedono se sia il mio compleanno (no, era un mese fa). Auguri che piovono da ogni dove. 

«La p-p-prossima volta puoi evitare queste scene? Odio stare al centro dell'attenzione!» Mi ha dato davvero fastidio. Ogni tanto l'esibizionismo gli oscura il giudizio.

Sembra dispiaciuto. Mi chiede scusa e gli rispondo che non importa (mentendo).

«Dai, apri» mi esorta. «Adesso non guarda nessuno.»

Lo scarto. È una scatolina, sopra c'è scritto "custom tennis" (è una marca? mai sentita). La apro, e dentro c'è un piccolo oggetto rotondo... di plastica? No di gomma. Oddio, è un antivibrazioni, ed è a forma di Sara! C'è un disegno tipo cartone animato di un bassotto a pelo ruvido.

«La devi smettere di usare quei dampeners sfigati della Head!» mi dice Ivan.

«È bellissimo! Wonderful!» traduco per Andrej. Lo penso davvero!

«I know what bellissimo means» mi risponde Andrej.

«Sai che io colletto dampeners?» dice Ivan. «Ho tipo seicento diversi a casa. Più scemi sono più mi piace.»

Avevo notato che usa sempre antivibrazioni non di marca, sulle sue corde. Il match che ha giocato contro di me ne aveva uno a forma di emoticon che fa la boccaccia.

Il fratello lo prega di parlare in Inglese: a volte Ivan è maleducato senza rendersene conto. O forse se ne rende conto perfettamente e vuole fare un dispetto al fratello, per qualche ragione oscura.

«Devi cominciare a fare collezione anche tu, sempre con quel dischetto bianco, che noia!» Mi dice in inglese. «Questo sarà il primo pezzo della tua collezione. È un pezzo unico, li fa una piccola ditta che crea attrezzatura da tennis personalizzata. Tu mandi loro il disegno e loro ti stampano un dampener. Hai visto come è fatto bene, in rilievo?»

Lo osservo, lo tocco con la punta del dito: il disegno è proprio carino, simpatico, buffo.

«Ma il disegno l'hai fatto tu?» gli chiedo, sempre in inglese.

«Ma no! Non sono capace di disegnare io! Ha trovato Dasha il disegno in internet. Bello, vero?»

Dasha?

«Vanja, sei un coglione» dice seccamente Andrej.

«Eh? Perché? Ma è..» Ivan mi guarda preoccupato.

Gli sorrido. «Daria ha ottimo gusto, è davvero un disegno carino!» lo rassicuro.

«Oh no. Adesso lo odi, vero?» Ivan sembra affranto. 

«No! Mi p-piace tantissimo!»

Guardo di nuovo l'antivibrazione. Fino a dieci secondi fa lo trovavo commovente, ora mi fa venire in mente Daria e non mi piace più.

Ma non dovrebbe: è un bassotto coi baffi, è così simpatico!

«È stupendo, lo userò subito!»

Spero che non veda i miei dubbi, sono già stato sgradevole con lui quando mi ha regalato quel sacchetto con il cane che si lavava i denti... anche quello era nato da uno scherzo di Daria, ora che ci penso. Daria dalle labbra strette. Daria che si intromette nella nostra amicizia.

Sembra convinto dalla mia bugia, che non è proprio una vera bugia, perché nonostante ci sia Daria di mezzo, questo antivibrazioni mi piace sul serio.

«C'è una cosa che d-d-devo dirti, però» aggiungo. Lo dico in italiano perché devo ammettere che mi vergogno un po' di me stesso, e non voglio che anche Andrej pensi male di me, come sicuramente penserà male di me Ivan.

«Dimmi!»

«Io non ti farò nessun regalo p-p-per il tuo compleanno.»

«Ok.»

«No, dico d-d-davvero. Vorrei fartelo, per ricambiare, ma d-doverci pensare mi m-m-mette ansia e sono sicuro che non riuscirei mai a trovare qualcosa di b-b-bello come riesci a fare sempre tu.»

Sorride. «I regali non si deve fare per forza. Io lo faccio perché mi piace, ma non mi aspetta che arriva regalo in scambio. Dasha non mi ha mai fatto neanche un regalo e io a lei tanti! Ma non mi frega niente!»

«Did you just mention Dasha again?» chiede Andrej lanciando a Ivan uno sguardo truce. Ho l'impressione che Andrej abbia capito che Dasha mi sta antipatica.

«I mean...» prosegue Ivan, «se un giorno vedi una cosa e pensi che può essere bel regalo lo prendi. Ma non solo per me, eh! Per tutti i tuoi... per papa, zia, coach...»

Stava per dire amici e si è ricordato che non ho amici?

«Non ci deve mai essere obbligazione per fare regalo. Never force a present! You agree?» chiede ad Andrej.

«I hate presents» risponde lui.

Ivan gli fa notare che una settimana fa ha regalato dei fiori a Elina.

Andrej si incupisce tutto d'un tratto, e ribatte seccamente che i fiori non sono un vero regalo perché tanto dopo un po' li devi buttare.

Ivan lo prende in giro e lo accusa di non voler ammettere che sotto sotto è un romantico.

Li osservo battibeccare. Sono così diversi, ma allo stesso tempo si somigliano in alcuni atteggiamenti e modi di fare. Mi piace ascoltarli. Mi diverte. Starei qui un'altra mezz'ora.

Ma non posso! Stanno per uscire i tabelloni e non voglio essere qui quando usciranno, non voglio subire le discussioni e i confronti coi miei colleghi.

«The draws are out!»

E ti pareva.

«D-d-devo andare» cerco di accomiatarmi dai fratelli Reshetnikov, ma Ivan mi bracca. Mi afferra per un braccio. «Wait! Aspetta!» Ha già il cellulare in mano. «Al primo turno ho Dvalishvili e se passooooooooh!» La o diventa un urlo, mentre Ivan indica lo schermo al fratello. «Look!»

Io ho il bye al primo turno, essendo testa di serie numero tre, e ho un bruttissimo presentimento.

«Non mi d-dire che...»

«Misha! Ci incontriamo! Se batto Dvalishvili giochiamo di nuovo!»

--

Note note note

Wohoo! E secondo voi Ivan lo batterà o no Dvalishvili? Ci sarà questa rivincita? E se ci sarà, chi dei due vincerà? Lo scoprirete già nel prossimo capitolo.

Nota di cultura russa. La russian birthday song che Vanja canta a Misha è Песенка крокодила Гены, una vecchia canzone tratta da un vecchio cartone animato che Ivan avrà sicuramente conosciuto durante la sua infanzia attraverso i suoi genitori (Juiceissweet mi racconta che fino a qualche anno fa era la scelta più popolare di canzone di buon compleanno, in Russia, ma che negli ultimi anni sta venendo soppiantata dalla più internazionale Happy Birthday). Siete curiosi di sentirla? Io la trovo molto bella e malinconica! E adoro l'animazione in stop-motion.

https://youtu.be/lUBNtYixTSs

Ora un piccolo tutorial. Sapete come disegnare una perfetta stella a cinque punte? È facile!
1- disegnate un segmento AB di lunghezza a piacere;
2- prendete un compasso, puntatelo in A e con apertura a piacere minore di AB ma maggiore di AB/2 disegnate un semicerchio che passi per B; fate viceversa, con la stessa apertura, puntando il compasso in B;
3- disegnate un segmento che attraversi i punti in cui i due semicerchi si intersecano: avete appena diviso il segmento in due: chiamiamo il punto di intersezione tra i due segmenti: Stica;
4- prolungate il segmento AB sul lato di B di lunghezza a piacere (tenetevi larghi), e disegnate un segmento perpendicolare ad AB, lungo quanto o più di AB partendo dal punto B;
5- puntate il compasso in B e con ampiezza AB tracciate un arco che si intersechi sul nuovo segmento appena disegnato: chiamiamo questo punto di intersezione: Meco;
6- puntate il compasso in Stica e con ampiezza Stica-Meco, tracciate un arco che vada da Stica fino al pezzo di segmento prolungato oltre a B (ricordate? istruzione numero 4): chiameremo questo nuovo punto di intersezione: Taccitùa;
7- Puntate il compasso in A e con ampiezza A-Taccitùa, tracciamo un arco che si intersechi sul segmento che divide A-B a metà: chiameremo questo nuovo punto di intersezione D (come mai un nome così noioso? perché siamo quasi arrivati alla fine!);
8- Puntiamo ora il compasso in D e con ampiezza A-B tracciamo due archi che intersecano i due semicerchi che avevamo disegnato al punto 2 (il compasso non ci arriva? ingrandite i semicerchi!): i due nuovi punti di intersezione li chiameremo C quello a destra ed E quello a sinistra;
9- Ora disegnate i seguenti segmenti: D-A; D-B; E-B; E-C; C-A; e avrete ottenuto una stella perfetta!
10- Cancellate tutti i segni di costruzione.

Armatevi di carta, matita, righello e compasso e disegnate tante stelline in cima al capitolo. Grazie!


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