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47. Il più brutto incontro di tennis della storia

Questo potrebbe essere il più brutto incontro di tennis della storia.

Moryakov - Reshetnikov. Derby russo tra i due tennisti più brutti e storti del tour. 

Sono al quarto set. Il primo l'ha vinto Ivan, 6-1. Non l'ho visto perché stavo ancora giocando il mio match di secondo turno contro Renard Gaillot (vinto 6-3 6-3 6-1), ma ci metterei la mano sul fuoco che è stato perso da Moryakov e non vinto da Ivan. Probabilmente è entrato in campo poco caldo, un po' svogliato, e si è fatto travolgere. Ne sono quasi certo perché poi Ivan ha perso il secondo 1-6. Del terzo set ho visto solo il game finale, dagli schermi qui in palestra, mentre cominciavo il mio cool-down, è finito 6-4 per Moryakov. E ora sono arrivati al quinto game del quarto set, senza break.

Nella sua immensa, quasi offensiva bruttezza, Ivan mi è parso migliorato. Più presente sulle palle, meno casuale nelle tattiche, anche se nel suo gioco c'è sempre (o sembra esserci) una forte dose di improvvisazione. Continua a fare quegli assurdi dropshot a due mani (ma come fa?), a irridere l'avversario con colpi dietro la schiena quando è assolutamente inutile fare colpi dietro la schiena, a mescolare le carte sparando qua e là qualche colpo tagliato a una mano o dritti piattissimi, sempre a una mano, con quell'agghiacciante impugnatura continental che non so chi gli abbia insegnato. Quel dritto continental è talmente orrendo che è meglio quando lo tira a due mani (cioè quasi sempre, per fortuna).

C'è Raf sugli spalti. Ogni tanto lo inquadrano. Non ho ancora avuto modo di incontrarlo di persona, ma anche dalla tv si nota che è migliorato, non tanto nel fisico (è sempre grasso) quanto nella postura, negli atteggiamenti, meno sfatti e stanchi. Anche Ivan mi ha confermato che sta meglio.

Intanto il match procede, Ivan ha giocato un bel game, vincendolo. Ha una percentuale di prime molto buona, sopra al settanta per cento. Nel match in cui mi ha battuto era sotto il 50, e ogni volta che ci ripenso mi sale la rabbia: perdere contro un avversario che mette meno della metà di prime in campo! L'ho proprio buttato, quell'incontro... E adesso faccio il tifo per Ivan, perché voglio la rivincita.

«Cinque minuti» mi dice Armando. Altri cinque minuti di bici statica a bassa intensità, poi un po' di stretching dinamico, un po' di stretching statico e potrò andare in hotel a riposare un'oretta prima di cena. Ho già mangiato il mio spuntino integrativo subito dopo la fine del mio match: una banana e due barrette. Mi sono anche lavato i denti, più rapidamente del solito perché avevo adocchiato sul cellulare come stava andando Ivan, e non vedevo l'ora di poter cominciare a guardare un pezzo di match qui in palestra.

Il game di Moryakov sul tre pari va via velocissimo, in meno di un minuto. È un big server, è sempre difficile rispondere alle sue bombe. La vince lui, non vedo molte possibilità per Ivan. Che rabbia, dovrò rimandare la mia rivincita!

«Chi preferisci?»

Mi giro in direzione del mio vicino di bici. È Josip Božić, il tennista croato che ha vinto un po' a sorpresa gli US Open due anni fa. Si sta scaldando anche lui, gioca tra poco. «Il vincente di questa è il tuo prossimo avversario, vero?» mi chiede in inglese.

Annuisco e rispondo: Reshetnikov. La sconfitta brucia ancora, balbetto in inglese.

Božić sorride, abbassa lo sguardo. Un atteggiamento timido, quasi dolce, non l'avrei mai detto. A vederlo in campo e in allenamento sembra un tipo così burbero... Ci ho giocato contro tre volte: l'head to head è 1-2 per lui, ma le mie due sconfitte risalgono a due anni fa, quando ero più giovane e inesperto. Se proseguiamo entrambi nello Slam ci dovremmo incontrare in semifinale.

«Tutte le sconfitte bruciano» dice dopo parecchi secondi di silenzio. 

Vero, rispondo. Chissà se pensa al nostro ultimo incontro, l'anno scorso, in cui l'ho battuto 6-4 6-3.

Intanto Ivan è di nuovo in campo dopo la pausa, sul 3-4 senza break. Il suo game lo tiene con facilità.

Poi serve Moryakov, proprio quando ho finito la mia sessione di cyclette. È si vede subito che sarà un game combattuto: Ivan risponde alla prima e parte uno scambio di ben ventotto colpi, vinto da Ivan con un lob, un bel campanile alto, atterrato sulla riga di fondo, dopo che aveva chiamato Moryakov a rete con una palla corta. Bravo!

Mentre faccio stretching dinamico, aiutato da Armando, Ivan e Moryakov vanno avanti di punto in punto arrivando alla parità. Moryakov non sta servendo peggio, tutt'altro, è Ivan che è più agguerrito, e sembra aver capito come rispondere per metterlo in difficoltà. 

Moryakov butta fuori la prima, ma serve un ace di seconda. Ottimo segno: significa che teme la risposta di Ivan!

Sul vantaggio, Ivan risponde col suo dritto rattrappito a due mani a un servizio al corpo. Parte uno scambio fatto di palle moscissime da parte di Ivan e tentativi di vincente da parte di Moryakov. Ivan capisce tutte le intenzioni dell'avversario. Ha questo stile orribile, con le braccia strette e le gambe dritte, ma è sempre sulla palla e coi suoi colpi deboli costringe l'avversario a fare tutta la fatica. Infatti Moryakov alla fine, è esausto e la manda in rete.

Moryakov ansima. Si asciuga il sudore. Oggi fa un caldo atroce: io, che solitamente sudo pochissimo, ero zuppo alla fine del mio match, e non ho neanche faticato tanto. Moryakov, solitamente rapidissimo tra un punto e l'altro, stavolta ci impiega talmente tanto a servire che l'arbitro gli dà un warning per violazione del limite di tempo. E non è nemmeno il primo, quindi deve servire la seconda.

E nel tentativo di spingere fa doppio fallo.

Vantaggio per Ivan. Palla break! Non si dovrebbe mai esultare per i doppi falli, ma intimamente sono felice.

Dovrei distogliere lo sguardo dallo schermo, per fare un esercizio di allungamento alla schiena, ma mi prendo un attimo di pausa: devo vedere questo punto!

La regia inquadra Ivan, mentre si mette in posizione di risposta, schiena bassa, mani tese, sguardo concentrato. I suoi capelli azzurri sono sudatissimi e appiccicati alla fronte. La sua pelle scintilla. Anche le sue labbra sono umide. 

Come l'altra sera.

Ho dormito da solo, stanotte, e ho dovuto abbracciare la carota per rilassarmi. Scrollo la testa per non pensarci.

L'inquadratura passa a Moryakov, che sta per lanciare la pallina in aria...

...e la regia cambia match! Appare Molina.

«Nnno! No! No!»

Božić scoppia a ridere e interrompe i suoi esercizi con l'elastico. «Che cazzo,» mormora, «potevano almeno finire il punto!»

«Yes!» Dico allargando le braccia. Armando mi ammonisce a ricominciare lo stretching. «No», gli dico. «Wh-hooo controls th-this thing?» Indico lo schermo. Mi guardo in giro.

«Sì, chi lo controlla?» Si intromette una ragazza di cui non ricordo il nome (mi sembra sia una delle mille tenniste col cognome che finisce in -ova), una tipa con un fisico imponente e modi molto spicci. Aggiunge che anche lei vuole sapere come finisce Moryakov-Reshetnikov. Probabilmente è una loro connazionale. 

Chiedo in inglese se c'è un telecomando. Si intromette anche Damon Abrantes, un mio coetaneo australiano, uno dei membri del famigerato gruppo chat Whatsapp. Era più in là e non stava seguendo l'incontro, chiede cosa sta succedendo.

C'era un break point per Reshetnikov contro Moryakov al quarto e quegli stupidi hanno girato su Molina, balbetto in inglese.

Albrantes fa un sorrisetto, «Senza offesa per Daniil e Ivan, ma... Rico è Rico!»

Mi dici che preferisci vedere Molina Meyer anziché un incontro coinvolgente che potrebbe arrivare al quinto? Voglio dire... Meyer! Senza offesa per Meyer. 

Stanno ridendo tutti, non capisco perché. Soprattutto Božić, che si avvicina e mi dà una pacca sulla spalla. «Non sapevo che fossi un tipo così divertente!»

«Ha ragione Bressan», mi dà man forte la ragazza, «chi vuole vedere Molina Meyer alzi la mano.» Nessuno la alza, anche se Albrantes la ondeggia davanti a sé.

«Michele, il tuo stretching...» protesta in maniera poco energica Armando.

«Chi vuole vedere Moryakov Reshetnikov?» chiede la ragazza.

Faccio scattare la mano in aria. Anche gli altri alzano la mano. 

Ok, vado a indagare! Esco dalla palestra, seguito da Armando. «Non fare il bambino!» mi grida dietro.

C'è un addetto proprio fuori dalla porta della palestra, gli chiedo se può cambiare canale sul match di Reshetnikov, mi assicura che lo farà subito e proprio quando rientro appare sullo schermo il Campo 3.

Non c'è il punteggio in sovrimpressione, ma Moryakov sta uscendo dal campo. È un toilet break, ciò significa che... «It's a fifth!» Esulto alzando i pugni in aria.

Parte un piccolo applauso in sala, accompagnato da un urletto della ragazza.

«Come sei dolce!» mi dice lei, e non capisco il commento. Intende dire che sono stato gentile ad andare personalmente a chiedere all'addetto di cambiare canale?

Nel frattempo, Armando è molto seccato. «Sei fortunato che tuo padre non sia qui» mi dice tra i denti.

Riprendo diligentemente i miei esercizi, con un occhio sempre allo schermo. I primi due game sono molto combattuti, ma entrambi tengono il servizio. Ivan serve per primo, il che è un vantaggio, soprattutto se dovessero andare a oltranza.

«Dio, come giocano strano...» commenta a un certo punto Albrantes. Io più che "strano" direi "brutto", ma concordo. 

Alla fine del terzo game (tenuto a 30 da Ivan), sul cambio campo, il mio cool down è finito e Armando mi informa che possiamo andare in sala massaggi, da Ethan. Saluto tutti, la ragazza russa mi saluta con un «Let's go Reshetnikov!» e corro in sala massaggi, con un occhio al cellulare per controllare il punteggio. 

Nella saletta c'è uno schermo ma ovviamente mostra Molina. Il telecomando è a mia disposizione, però, e giro subito su Ivan. C'è il cambio campo dopo il quinto game (hanno tenuto entrambi il servizio).

Mentre mi faccio massaggiare, i game vanno via sempre più rapidi, segno che sono entrambi stanchi e faticano a rispondere. Passata un'ora, il mio massaggio è finito e il match di Ivan è appena entrato nel primo game di oltranza: hanno superato il sei pari e l'incontro finirà solo quando uno dei due avrà vinto due giochi più dell'altro. Niente tie-break. Mio padre entra in stanza proprio mentre Ivan e Moryakov vanno a sedersi.

«Spero che tu stia prendendo spunti interessanti sul tuo prossimo avversario... Non la stai guardando solo per farti le seghe, no?»

Non gli rispondo.

«Dai, alzati e andiamo. Thank you Ethan, see you tomorrow.»

«V-vorrei vedere la fine dell'incontro» gli dico.

«Lo vedi in hotel.»

«Ma sono 7-6, potrebbe finire da un m-m-m-momento all'altro! P-p-potrebbe finire durante il t-t-t-ragitto!»

«Lo vedi dal cellulare. Andiamo.»

«Il p-p-player del cellulare è minuscolo.»

«Zia Elena ti presta il tablet. Non fare il bambino!»

Armando mi aveva detto la stessa cosa, poco fa. Manca poco all'ora di cena, gli obietto. Ceno qui in mensa e mi vedo la fine del match in player's lounge.

Sento che le resistenze di mio padre stanno vacillando e ne approfitto. Mi impongo in maniera assertiva: esco dalla stanza e mi dirigo alla player's lounge, seguito da mio padre stranamente silenzioso. Ma arrivato lì ho una brutta sorpresa: c'è un sacco di gente.  

Ci sono Kotzias coi suoi due scagnozzi (se li porta dietro come coach, ma non li chiamo allenatori perché non lo sono) e chiacchiera con il suo connazionale Hallman, più in la i due giovani canadesi, Glushakov e Albin-Arquette, che credo stiano aspettando di essere chiamati per il doppio, un trio di americani, e due coppie di doppio femminile: la Stankovic e la Gombos, e la belga Emma Peeters che chiacchiera con la ragazza russa che c'era prima in palestra. Stanno guardando un cellulare.

È la russa (ma è russa davvero? potrebbe anche essere ucraina o bielorussa o giù di lì) a vedermi. «Oh, Misha!» Mi chiama. È un soprannome che ha preso piede. «Stiamo guardando Danja e Vanja sul telefono, vieni!»

«Sei diventato amico di quella grezzona della Karneyenka?» mi chiede papà mentre ci avviciniamo. Yelena Karneyenka, ecco come si chiamava!

Gli schermi ovviamente mostrano Molina, che ha vinto il primo set ed è già avanti un break nel secondo. Credi che possiamo convincerli a cambiare campo? Chiedo sottovoce alla Karneyenka, in inglese, appena sono da lei.

Lei si gira verso la Peeters. «Dio mio, è così carino!» commenta. Cute. Io? Parla di me? Do un occhiata al suo cellulare: 30-0 Moryakov nel game di Moryakov. 

«Guarda come si preoccupa...» aggiunge la Peeters. «Tieni, guarda!» Mi porge il cellulare. La posso vedere anche dal mio cellulare, le dico. Ero venuto qui per vederla dallo schermo grande...

«Sei davvero un tesoro...» Sweetheart. È questa la parola che la Peeters usa per definirmi.

Mi giro infine verso mio padre perché non capisco il senso dei loro commenti. «Mi stanno p-p-prendendo in giro?» Gli chiedo. 

«Ti trovano tenero perché ti preoccupi per il tuo fidanzato» dice lui in tono neutro. «Andiamocene.»

«Chiediamo agli altri se vogliono vedere il match di Vanja!» Propone la Karneyenka.

E d'improvviso essere lì mi sembra la cosa più sbagliata del mondo. 

Mi tornano in mente gli screenshot della chat, che tutti hanno visto. E queste due ragazze stanno per attirare l'attenzione su di me, e tutti penseranno ciò che stanno pensando loro, e penseranno a quella chat. «N-n-n...» provo a dire, ma loro sono più svelte della mia stupida balbettanza.

«Hey ci sono Moryakov e Reshetnikov all'oltranza! Chi vuole vederla?»

«Esistono due tennisti meno normali di loro in tutta l'ATP?» chiede Kotzias causando le risa dei suoi amici.

Ok, nessuno vuole vederla. Ciao, vado via, vorrei dire, ma mi incaglio sulla N di Nobody, e la Karneyenka mi parla di nuovo sopra. «Eddai» dice, «Misha vuole vedere l'incontro del suo boyfriend!»

Mi paralizzo. Mi si mozza il fiato. Mi sento nudo, no, non semplicemente nudo. Buona parte dei maschi in questa stanza mi ha visto nudo in spogliatoio e non mi sono mai vergognato. No, mi sento come se mi stessero guardando e indicando mentre sono nudo con un'erezione tra le gambe e un cappellino ridicolo sulla testa, ecco come mi sento. Vorrei scappare, ma so che non avrebbe senso.

«I wwwwwwant to see th-th-the mmmmmmmmatch of mmmmmmy nnnnnext op-p-p-p-ponent.» Voglio vedere il match del mio prossimo avversario.

Incredibile che nessuno mi abbia interrotto.

«Sì, adesso li chiamano avversari» dice Kotzias. Risate.

«Love is in the air...» canticchia uno degli americani (è una canzone vera? Non la conosco)

Tutti ridono. Vorrei protestare, ma mi ricordo l'insegnamento di Ivan: quando ti prendono in giro devi scherzarci su. Peccato che io non sappia scherzare. «Andiamo, Michele, non farti perculare» borbotta papà.

«Siete la coppia tennistica migliore di sempre» insiste la Karneyenka.

E allora mi viene in mente, non so neanch'io come, una battuta. Mi ricordo una cosa che aveva detto zia Elena quando aveva parlato per la prima volta del termine "Breshetnikov", una considerazione tra il rapporto d'amore immaginario tra Molina e Straussler, e le parole mi escono da sole dalla bocca: «Exc-c-cept Mossler.» 

Quasi mi pento di averlo detto, ma sia la Peeters che la Karneyenka si mettono a ridere. «Niente può battere la Mossler» dice la Peeters. Non era una gran battuta, ma ha funzionato. Ivan aveva ragione: ho distolto la loro attenzione da me. 

Un battito di mani mi fa voltare verso il centro della stanza. «Che colpo pazzesco!» Esclama Kotzias, e mi rendo conto che sta parlando di un dritto bimane incrociato di Ivan che stanno mostrando in replay proprio ora in tv: hanno girato canale.

E sono in parità sul servizio di Moryakov!

È a due punti dal match, esclamo, quasi senza balbettare, in italiano.

Papà alza un sopracciglio: «Sei contento?»

Lo guardo negli occhi: voglio la rivincita.

Papà accenna un sorriso. È soddisfatto. So che gli piace quando mi vede competitivo.

 «Shht! Zitti!» Dice Kotzias. «Seconda di servizio!»

Moryakov serve la seconda. Lunga e lenta, quasi un doppio fallo. Al corpo. Ivan si sposta sul dritto e la rimanda di là. Scambio centrale, noioso. Ivan cerca di spostare Moryakov, ma lui la ributta sempre centrale: non è stupido, ha capito che la forza di Ivan sta tutta negli angoli e cerca di dargliene meno possibili. All'improvviso Ivan fa uno dei suoi demenziali chop corti a due mani, che fa levare grida di approvazione in sala. Moryakov corre forsennatamente, la riprende, ma Ivan è già lì. C'è uno scambio di volée che termina con un vincente di Ivan.

La stanza è diventata uno stadio, ed è solo dopo qualche secondo che mi rendo conto che sto urlando anch'io. E ciò che sto dicendo è: «Match point! Match point!»

Cala il silenzio. 

Ivan è concentratissimo. Non ha voglia di scherzare, adesso, di fare colpi stupidi e non necessari. Nei suoi occhi vedo la stessa intensità che gli ho visto due sere fa, quando mi ha detto che...

No! No! No! Risposta in rete! Match point sfumato... Ivan impreca qualcosa.

E dopo questo errore, il game finisce rapidamente, con un ace e un servizio vincente di Moryakov. Che conclusione anticlimatica.

Mi siedo stancamente su uno dei divanetti, non lontano da Kotzias. Papà si piazza un po' più in là e si mette a guardare il cellulare.

Il match continua di vantaggio in vantaggio, coi due giocatori sempre più stanchi e asciugamani ghiacciati durante le pause. Col passare dei minuti mi sento sempre più a mio agio, e mi sorprendo a commentare colpi con gli altri giocatori. Accanto a me, alla mia destra, sono sedute Karneyenka e Mertens, che mi hanno strizzato addosso ad Hallman. 

Passa un'ora, e sul 12-13 Kotzias dice: «Prevedo una Ivory Mathieu.» Ivory - Mathieu, l'incontro più lungo della storia del tennis. Più di undici ore di gioco. Siamo ancora distanti, ma andiamo decisamente in quella direzione.

È arrivata altra gente in sala, non ho mai visto la player's lounge tanto gremita: addetti, tennisti, allenatori... La maggior parte tifa per Ivan.

Serve Moryakov e comincia con un doppio fallo. Bene. 

E una risposta profonda di Ivan lo porta sullo 0-30.

«Oddio, sta per succedere!» mormora la Karneyenka stringendomi l'avambraccio. 

Ma i due punti successivi vanno a Moryakov.

Il secondo viene perso in modo talmente stupido da Ivan che mi tiro dei pugni alle gambe esclamando: no no no! Poi mi giro e noto che Kotzias sta ridendo e mi sta riprendendo col suo cellulare. «Questa va su Insta immediatamente!»

Cosa? No! Ma non posso perder tempo a protestare perché Moryakov è velocissimo a servire.

Il game purtroppo va a lui. Questo incontro è una tortura! 

Sul 14-14, servizio di Ivan, è Moryakov ad andare a 30 in apertura e sono talmente teso che stringo le mani alla Karneyenka quando lei spontaneamente me le offre. E anche questo momento è immortalato dal solito Kotzias che mi sta facendo una specie di servizio fotografico. La Karneyenka lo implora di mandargli la foto su Whatsapp e io imploro tutti di non pubblicare mie immagini. C'è lo spettro della chat, nella mia testa, ma è uno spettro distante, perché tutta la mia energia emotiva è concentrata sul match. 

Mio padre assiste alle scene con uno sguardo cupo: non si sta divertendo, ma non dice niente perché odia fare scenate in pubblico. Mi farà di certo una ramanzina quando ce ne andremo.

Altri game. Ivan e Moryakov sono stravolti. Ormai non è più per la mia vendetta che sto tifando, ma per la semplice vittoria di Ivan. Non esiste giocatore che abbia vinto un incontro dopo aver terminato il precedente a un punteggio superiore a 14. Batterò chiunque affronterò tra questi due, perché sarà troppo stanco. Se vince Ivan, non è così che voglio batterlo. Non considererò questo il nostro incontro di rivincita.

È sul 18-18 che accade ciò che era nell'aria: una palla break per Moryakov. Una sola. 30-40. Praticamente un match point.

Ce la puoi fare, Ivan.

«Let's go, Vanja!» mormora la Karneyenka.

Ivan fa un underarm, un servizio da sotto. Non ci credo! Forse perché è stanco, forse per disperazione. Serve da sotto e Moryakov non ci arriva. Kotzias si mette a urlare e si butta a terra a fare flessioni (credo sia un suo modo idiota di esultare). Moryakov si è innervosito tantissimo, Ivan sta giocando con la sua testa.

Ma il tennis è anche tecnica, e il punto successivo lo fa Moryakov, di tecnica.

Di nuovo break point. Mi tremano le mani, cosa che non mi succede mai durante i miei match. Ma questo incontro non lo posso controllare e mi tremano le mani dal nervoso.

Servizio normale di Ivan, stavolta, sulla T. Lo scambio sembra infinito, monotono, sfiancante, e dopo una ventina di colpi il giudice di linea chiama out.

È Ivan ad averla buttata fuori, larga, nel tentativo di angolare. Ivan chiama un challenge disperato. Nella sala è tutto un mormorio: era out.. era out...

E infatti lo era. 

Ivan fa un'espressione talmente disperata che vorrei entrare nel televisore e abbracciarlo.

Moryakov dice qualcosa a Ivan mentre vanno a sedersi, puntandogli un dito contro. Il pubblico fischia, e sui fischi Ivan grida qualcosa in russo al suo avversario.

La Karneyenka ha un singulto di spavento, poi fa una risatina nervosa. «Dio, che cosa orribile!» Dice.

Le chiedo di tradurre, ma lei sta ancora ascoltando la tv: anche Moryakov sta sbraitando qualcosa, mentre Ivan intanto si è seduto ed esibisce un'espressione ostinata. 

Si intromette anche l'arbitro che cerca di calmare Moryakov. «No! Non dirmi di stare calmo! Mi insulta e poi fa finta di niente! Devi dargli un warning per abuso verbale!»

Intanto Ivan, inquadrato, sta borbottando qualcosa.

«Cosa hai detto? Guardami quando parli!» Gli grida Moryakov in inglese. Ma Ivan non si gira.

«Sei solo un ragazzino che non sa come si combatte!»

La frase strappa risate in sala. E mio padre, silenzioso fino a quel momento, dice in inglese: «Sono d'accordo. Stupido teenager...»

Ci sono oooh e mormorii, e l'arbitro intanto dà un warning a testa sia a Moryakov che a Ivan. Siccome era il secondo per entrambi, il game di Moryakov comincerà con un punto di penalità ciascuno, un demenziale 15-15.

Mentre i giocatori tornano in campo, chiedo alla Karneyenka che cosa avesse detto Ivan a Moryakov, e lei mi dice, ridacchiando, che non si può ripetere. «Voglio dire... non sono una ragazza delicata, ma... ti giuro che era orribile!» E aggiunge che solo chi parla il russo può capire il livello di "awfulness" degli insulti di Ivan.

«E di solito è un ragazzo così educato...» riflette la Karneyenka. «Danja deve averlo fatto proprio incazzare!»

Non posso fare a meno di ripensare alla nostra prima stretta di mano a rete, quando mi aveva detto: voglio f-f-fotterti. Non era stato affatto "educato", quella volta. Forse l'adrenalina tira fuori il peggio di lui. O forse Moryakov l'ha davvero oltremodo innervosito. Moryakov è un tipo un po' infido e facile alla provocazione. Mio padre userebbe l'aggettivo "stronzo".

Ivan poi me l'ha anche ripetuto, che vuole fottermi, con parole diverse ma non meno volgari. Anche l'altro ieri sera. 

Ma questo non c'entra niente, adesso. Perché ci penso?

Servizio Moryakov sul 15 pari di partenza. Ace. 30-15. Dopo un'ora e mezza di tifo ed entusiasmo mi sento un po' svuotato. 

Secondo servizio ed è 40-15 in un lampo. Due match point.

«Man, what a downer...» che delusione, commenta uno degli americani, non noto chi.

Il primo match point Ivan lo salva con uno scambio in cui dimostra un impegno ammirevole. Ma al secondo Moryakov non si fa ingannare: servizio e dritto. Implacabile. 

Ivan scaraventa la racchetta a terra, digrigna i denti. La stretta di mano a rete è fredda e rapidissima. Poi va a sedersi, mentre lo speaker chiama il nome del vincitore, Daniil Moryakov, e quello saluta la folla.

«Mi dispiace tanto per il tuo boyfriend...» mi sussurra la Karneyenka accarezzandomi energicamente un braccio. 

Non è il mio boyfriend, rispondo.

«Friend with benefits?» si intromette la Peeters. 

«What b-b-benefits?» chiedo. Ma non sento la risposta, perché sullo schermo appare un'immagine che mi stringe lo stomaco: Ivan che piange seduto in panchina.

Prendo il cellulare e gli scrivo.

Quando perdo io voglio stare da solo. Non so se anche tu sei come me. Ma se hai bisogno di compagnia, puoi venire da me.

Vedo Ivan sullo schermo prendere il cellulare dal borsone. 

Legge e appare un sorriso sul suo volto triste.

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Note note note

E quindi niente Bressan - Reshetnikov parte seconda, il match di rivincità va rimandato a chissà se e quando...

In questo capitolo ho barato, inserendo un pezzo di vera storia (meme) del tennis nella mia storia.

La frase "Sei un ragazzino che non sa combattere" aka "You're a small kid who doesn't know how to fight" è tratta da uno dei più belli e leggendari sproloqui tennistici della recente storia, che ogni vero fan di tennis conosce a memoria e sa recitare ad alta voce con rigoroso finto accento russo: "Man you better shut your fuck up, ok?" (shut your fuck inglese reinventato da Medvedev). Medvedev VS Tsitsipas Miami 2018, quando Medvedev ha assunto il suo eterno soprannome di "bullshit russian". Ascoltate e beatevi del suo genio drammaturgico (la parte rilevante è il primo minuto del video).

https://youtu.be/h0uspZL2VlE

È talmente iconico, che ne è stato fatto pure un remix di musica demenzial-dance-elettronica (con, buttate in mezzo, altre due o tre perle del nostro adorabile bullshit russian, una in cui percula il pubblico statunitense, e un altra un ufficiale di gara per un warning)

https://youtu.be/O19NaGMRmKE

Detto ciò, oggi niente note, perché dai, cosa c'è da commentare? Misha che fangirleggia senza ritegno? Ci rileggiamo venerdì per sapere se ci sarà un secondo incontro (in camera, non in campo) tra i Breshetnikov!

E se anche voi siete degli small kids che non sanno how to fight, mi sembrate proprio i tipi teneri e puccioselli a cui piace decorare il mondo con adorabili tenerissime stelline. Se invece sapete combattere, sappiate che le stelline con le loro temibili punte acuminate possono essere usate anche come arma ninja. Perciò, in un caso o nell'altro, date fondo al vostro bagaglio di tenerezza o aggressività e decoratemi un po' il capitolo con questo versatile strumento chiamato stellina!

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