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39. Voglio baciare

Abbasso la testa di scatto per proteggermi e la mia fronte sbatte contro la sua.

«Ahi! Blin!» Ivan si massaggia la fronte.

«C-c-cosa fai?» grido. Mi allontano di qualche passo e parlo a voce più bassa perché mi ricordo che nella stanza accanto c'è mio padre. «Sei impa-p-paaazzito?»

Lui ha un'espressione che gli ho già visto, lo stesso sguardo che mi ha rivolto quel giorno a rete, il giorno della sconfitta, quando mi ha detto...

«Voglio baciare. Baciarti» dice oggi.

Lo fisso senza ribattere, col fiato corto in gola.

«Voglio scopare.» Ride. «Questa volta ho usato verbo giusto.»

Continuo a guardarlo senza riuscire a dire niente e la sua espressione si fa seria.

«Tu no, invece, eh?»

All'improvviso sembra imbarazzato e io trovo finalmente il coraggio di parlare. Sei stupido? Domani gioco il match più importante della mia vita e tu pensi che voglia mettermi a fare sesso?

Ci impiego davvero tanto a dirlo, la mia balbettanza mi blocca su ogni sillaba. Ma lui mi lascia finire. Lui mi lascia sempre finire.

«Scusa, io... io ho capito male.» Si volta ed esce frettolosamente dal bagno.

Lo seguo. Come puoi averlo pensato? Insisto, balbettando a più non posso. A te la tua carriera tennistica non interessa proprio per niente? Come fai a non capire come mi sento io stasera? Quanto poco può interessarmi una cosa del genere?

Si gira di scatto, sembra spazientito. «Ok, scusa. Ma adesso guarda cosa è successo e vedi se non avevi capito male anche tu, se eri me.»

Eh?

«Ti chiamo e mi dici che pensi a me tutto giorno. Io penso... wow, cosa vuole dire? No, Vanja, non fare pensieri strani, sicuro non vuole dire niente, ok? Ti chiedo se vuoi che ci vediamo e dici no, e allora ok, non vuole dire niente.» Si schiarisce la voce. «Però poi mi chiami di nuovo e tutto balbettante, più di solito, mi dici vieni qui a leggere storia. Io penso... vuole davvero storia o è scusa per vedere me?»

Io volevo solo una storia, gli spiego.

«Sì, anche io mi dicevo: no Vanja, non sperare, vai là, chitarra, ninna nanna, storia di buonanotte... però sotto sotto pensavo sempre: e se invece è solo scusa? Lui timido e non sa dire chiaro cosa vuole... e allora arrivo qui. E tu apri porta in mutandi con t-shirt sexy tutta stretta su muscoli!»

Sexy? Questa maglietta della salute bianca?

«Ssssono ve-veestito così p-p-perché ci dormo, così!»

«E fa freddo qui dentro quindi io penso: perché viene mezzo nudo se fa freddo? Vuole far vedere muscoli! Io pensavo che tu provoca! Seduczione!»

«Le t-t-temperature basse conciliano il ssssonno» cerco di spiegare. E gli ho aperto in mutande semplicemente perché mi ero appena alzato dal letto.

Mi fulmina con un'occhiataccia. «E non ho finito! Dopo che mi apri così sexy, mi chiedi se ho lavato denti? Perché mi chiedi se ho lavato denti se non vuoi baciare? E mi prendi viso e mi infili vibratore in bocca, io penso, Misha è un po' pazzo, questa è seduczione Misha style. Poi mi faccio il floss e tu mi guardi e fai così con la bocca.» Si mette a mordicchiarsi e leccarsi le labbra. Davvero lo facevo? No, non è possibile. «Tu cosa pensa se eri me? Io penso: lui non vede l'ora di baciarmi. E invece... perché mi guardavi così?»

Non so cosa dire. Scuoto la testa. «N-non ti guaaardavo in nnessun modo...»

Lui annuisce. «Ok. Scusa.» Chiude gli occhi e sospira. «Scusa.» Mi guarda. «Tu volevi solo che leggo storia? Solo quello?»

Abbasso la testa e annuisco. «Nnnnon volevo farti pensare c-c-c-cose ssssssstrane.» Non volevo illuderlo... Aveva ragione Daria? «Io... vvvvolevo tanto...» La volevo davvero, quella storia. Mi viene voglia di tirare un calcio al muro dal nervoso, all'idea che lui adesso se ne andrà via, a causa di questo terribile fraintendimento, e sfumerà così un'occasione che sogno da sei anni.

«Ehi, Misha... io se vuoi ti leggo la storia.»

Alzo la testa in un lampo. «Davvero?»

Lui sorride. «Sai quale è il problema qua, Misha? I tuoi occhi. Sempre i tuoi occhi.» Ora il suo tono di voce è più pacato.

Aggrotto le sopracciglia.

«I tuoi occhi parlano più di tua bocca. Dicono tante cose. Ogni secondo dicono qualche cosa. Un attimo sono così...» Fa un'espressione cupa. «Un attimo dopo così...» Fa un'espressione sorpresa. «E un attimo sono in un altro modo che io non riesco neanche a fare. E io penso... penso che riesco a capire cosa dicono. Prima pensavo che mi dicevano che vuoi baciarmi. Ma avevo capito male. Chissà quante cose capisco male. Io imparo meglio italiano per capire cosa dici con la bocca, ma devo imparare la lingua dei tuoi occhi per capire te. Adesso... vorrei farti vedere tuoi occhi quando hai detto: davvero? Sembrava... occhi di bambino che gli hanno appena fatto un regalo bellissimo che non pensava mai di vedere nella sua vita.»

È vero. Li ha letti bene. Io non avrei mai pensato, in vita mia, che qualcuno mi avrebbe di nuovo letto una storia. Mi sembrava una cosa da bambini, una cosa che non avrei mai più potuto chiedere a qualcuno. Ma ho incontrato Ivan, ed è stato lui ad offrirsi spontaneamente di farlo, ieri sera.

Annuisco.

«Dai, mettiti in letto.» Lo indica.

Lo guardo aggrottando le sopracciglia.

Lui tira fuori il cellulare. «Lie down! Io ti leggo la storia. E tu ti addormenti e dormi bene e domani non sei stanco. E vinci US Open.»

«E poi? E... tu? C-cosa fai se mi addormento?»

«Stendo lì vicino e dormo con te, ok?»

Spalanco la bocca.

«Ahaha! Scherzo, ci sei cascato! No, esco piano piano piano dalla camera. Non ti sveglio.»

E quindi è arrivato il momento. Mi tolgo i calzini e mi infilo sotto la coperta leggera che protegge il mio corpo dai diciannove gradi della stanza.

«Ah, ti devo dire una cosa» dice Ivan, mentre mi sto già stendendo.

«D-dimmi» ribatto, un po' timoroso.

«Hai i mutandi all'incontrario.»

«S-si dice le mutande. E sì, lo so. Le porto sempre al contrario, perché mi da fastidio la c-c-cucitura sulla pelle.» Sollevo per un attimo la coperta e indico la cucitura. Chissà se reagirà come ha reagito Anna? Dandomi dello strambo?

Spalanca lentamente la bocca. «Misha...» sussurra. «Tu. Sei. Un. Genio.»

Mi stendo prono nella posizione consigliatami da Ethan, mi copro e giro la testa verso di lui. «N-non prendermi ihhhhiinnnn giro.»

«Non ti prendo in giro! Tu sei un genio! Io sempre super fastidio tags, elastichi... non avevo mai pensato di mettere le mutande all'incontrario! Da oggi in avanti uso anche io la strategia di mutande Misha.» Ha un'espressione che sembra sinceramente ammirata, ma non so, non mi fido, non capisco mai il sarcasmo. Non so se ridere o ribattere qualcosa di simpatico, ma mentre sono indeciso sul da farsi lui per fortuna è già passato ad altro, sta avvicinando la poltroncina al letto.

Si siede e naviga nel suo cellulare. «Here!» Si schiarisce la voce. «Pronti?»

Oddio... sta davvero per leggermi una storia? Quasi mi commuovo. Quanto tempo...

«Pronti?» insiste.

«S-sì.»

«Capitolo uno. La fine della terra. Chi va là...» Si ferma. «Chi va la? Non vuol dire tipo... ma dai? Non mi pareva che comincia così la storia in russo...»

Mi sembrava troppo bello. 

Avevo riposto troppe aspettative in questa esperienza, ma comincia già malissimo. Si è fermato alla prima parola!

«Penso che tu hai p-presente: ma va là. C-chi va là vuol dire: chi c'è là? C'è qualcuno?» gli spiego.

«Aaaah... allora sì.» Si schiarisce di nuovo la voce. «Dicevo. Chi va là? Artyom, va' a vedere! Artyom si alzo... no, scusa, si alzò con... riluttanza? Dopo la cerco questa parola... riluttanza... si alzò con riluttanza dal posto che aveva occupato vicino al fuoco...»

Ivan si interrompe parecchio, sbaglia la pronuncia di diverse parole, l'enfasi di diverse frasi e intervalla la lettura di commenti personali, tutto col suo pesantissimo accento russo.

Però la storia è coinvolgente e dopo un po' mi abituo al suo stile.

E mi piace. 

Mi dà le stesse sensazioni che mi dava ascoltare la mamma. Di aspettativa, di immersione in un altro mondo completamente diverso dal mio, di pace e tranquillità e sicurezza: sono steso a letto e non potrà succedermi niente. 

È bellissimo.

Passa un po' di tempo, una decina di minuti, forse, o un quarto d'ora, e mi sento sempre più tranquillo, la stanchezza comincia a farmi socchiudere gli occhi. Ma non lo voglio fermare, voglio ascoltare ancora la storia, voglio ascoltare ancora.

Ancora la sua voce profonda.

I suoi commenti sciocchi.

La voce di Ivan.

***

Sono un po' turbato all'idea che mi abbia visto addormentarmi. Che mi abbia visto dormire. Cosa avrà fatto? Ieri notte è stato bravo a uscire senza che me ne accorgessi. Mi sono addormentato mentre leggeva e mi sono svegliato stamattina.

Il giorno della finale. 

Mi piovono addosso, improvvise, emozioni e turbamenti, che ieri sera grazie a Ivan ero riuscito a mettere da parte.

Bussano alla porta. Devono essere papà e zia Elena, e forse anche Ethan.

Mi alzo molto lentamente. La schiena non mi fa male, in questo momento, ma voglio andarci cauto, coi muscoli freddi.

«Aaaaarrivo» grido.

Mentre mi stiracchio squilla il telefono: che impazienza! È proprio papà. «Stai bene?» mi chiede. «Perché ci metti tanto?» Gli rispondo che sto arrivando. Vedo che ci sono notifiche di messaggi: li leggerò dopo.

Apro: ci sono anche Ethan, Armando e Lazlo, oltre a papà, zia e Rodolfo. Il team al completo.

E c'è anche Sara! Che mi fa un sacco di feste. Bella! Le do un po' di carezze cercando di non piegare la schiena. Lei vorrebbe saltarmi addosso, ma la zia la tiene col guinzaglio. Scusa, piccola. Chissà com'è stata preoccupata, le ultime due notti, senza di me.

«Da quand'è che suoni la chitarra?»

La domanda di papà mi spiazza. La prima cosa che penso è che quell'idiota di Ivan mi abbia cantato una ninna nanna ieri notte, mentre io già dormivo, e papà l'abbia sentito.

Ma la spiegazione è più semplice: quell'idiota di Ivan ha dimenticato la chitarra qui! È ancora appoggiata vicino a una poltrona e io non me n'ero accorto. Mi batto una mano in fronte. E adesso? Cosa dico?

«Be'?» insiste papà. «Cos'è 'sta roba?» dice sollevando la chitarra, ancora chiusa nella sua sacca.

Sarò sincero.

L'ha dimenticata qui Reshetnikov, balbetto. Balbetto parecchio.

«Da una settimana e mezza? Dove l'avevi nascosta?»

Gli spiego che Reshetnikov è venuto qui due giorni fa per vedere la finale del fratello, ed è venuto a trovarmi ieri notte.

Papà mi fissa per parecchi secondi. Scuote lentamente la testa. Anche zia Elena e Rodolfo mi fissano, con aria imbarazzata. Ethan e Lazlo suppongo non stiano capendo niente, uno Inglese, l'altro bosniaco, non parlano italiano.

«Ti sembra il caso di metterti a fare sesso con gente poco raccomandabile la notte prima di una finale Slam e per giunta col mal di schiena?» dice infine papà, tra i denti.

Non posso dire di essere stupito. Mi aspettavo che immaginasse qualcosa del genere. Anche Ivan aveva immaginato qualcosa del genere, quando gli ho chiesto di venire. Ciò che mi stupisce è rendermi conto che non mi dà fastidio che lo pensi. Mi annoia solo un po'.

Non ho fatto sesso con nessuno, gli rispondo. È solo venuto a salutarmi, vorrei aggiungere, ma papà mi interrompe al "so" di "solo".

«Stai peggiorando. Prima Anna, adesso Reshetnikov... stai vivendo una specie di adolescenza tardiva. Devo chiuderti a chiave in camera? Devo dormire in stanza con te per controllarti?»

Sono perfettamente in grado... di controllarmi, sarebbe stato il finale della frase, ma papà parla di nuovo. «Credevo ci tenessi, a vincere uno Slam. Credevo che...»

«Aaaaaaah!» grido per interromperlo, con la mia voce tremolante. «B-b-b-ba-bastaaaaaaa!»

Mi guardano tutti come se avessi appena detto la peggior bestemmia mai pronunciata. È la prima volta che sbotto e mi arrabbio davanti a qualcuno del mio staff. «Chi d-d-decido di po-pooortarmi in c-camera sono fffffatti miei!» Mi rendo conto di aver ripetuto una frase dettami da Ivan.

È zia Elena a parlare, papà è rimasto ammutolito. «Hai ragione, Michi.» Il suo tono è comprensivo. «Ma anche papà ha ragione quando dice che non dovresti strapazzarti, considerando che sei infortunato e hai un disperato bisogno di riposo.»

Allora, in tono calmo, spiego loro che ieri notte non stavo riuscendo a dormire a causa dell'ansia e della tensione pre match, e che Ivan non mi ha strapazzato, tutt'altro, è stato grazie a lui che sono riuscito a dormire, perché mi ha letto una storia e mi ha fatto addormentare.

«Ti ha letto una storia?»
«Lo chiami Ivan, adesso?»

Le due domande, la prima di zia Elena, la seconda di papà, quasi si sovrappongono.

«In che senso ti ha letto una storia?» insiste papà.

«T-ti ricordi che la mmmmmmmamma mi leggeva sempre le storie, prima d-di dormire?»

«Ti ha letto una storia della buonanotte?» La zia sembra sconvolta da questa informazione, e non capisco perché. Posso capire la sorpresa, mi rendo conto che sia una cosa insolita, ma lei sembra scioccata, come se avesse assistito a una nefandezza.

Anche papà sembra turbato. «A quale strano gioco di seduzione state giocando?» dice infine.

Sospiro e roteo gli occhi. «B-basta per favore, p-possiamo...»

«No. Basta tu. Stai usando un tono arrogante e seccato che non mi piace.» La bocca di mio padre diventa una riga sottilissima. «E non permetterti mai più di urlare come hai fatto poco fa. Mai più. Sei un adulto, controllati.» Reagisce in ritardo al mio sfogo, e lo fa con la sua solita pacatezza cupa che mi spaventa più di qualsiasi grido.

Ha ragione. Ho perso il controllo, poco fa. Non è da me e non è un comportamento dignitoso, soprattutto considerando che l'ho fatto davanti a tutto lo staff. Chiedo scusa.

Papà annuisce. «Andiamo tutti di sotto e non parliamone più.»

Mentre scendiamo do un'occhiata al telefono. Le notifiche erano tutte di Ivan. Mi diceva di aver dimenticato la chitarra nella mia stanza.

Ma non importa. Oggi hai finale, non pensare a mia chitarra.
In bocca al lupo! Break a leg!
In Russia si dice: Ni pucha ni pera!

Annuisco.

Contaci.

Vincerò gli US Open.

Note note note

Eccomi, se volete spararmi sono qui (no, non è vero, è un ologramma, ma sparate pure per sfogarvi). E non sarebbe stato troppo facile se si baciavano al capitolo 39? Certo che sarebbe stato troppo facile. E a Ella piacciono le cose facili? No che non le piacciono.

Mini dizionario russo del capitolo.

Blin - блин: è la parola che esclama Ivan proprio all'inizio. «Ahi, Blin!»  È un'esclamazione generica molto comune in russo tipo "accidenti" il cui significato letterale è: frittella (di uova, tipo crepe, o pancake). Non è stupendo? Ve lo immaginate italiani che esclamano: «Frittella!» ogni volta che qualcosa non va? Io ho deciso che comincio a farlo da oggi. No, ma in realtà in russo si usa questa parola perché ha un suono simile a una parolaccia molto pesante (le due lettere iniziali sono le stesse), forse la parolaccia russa più famosa di tutte, che significa "puttana". Perché non ho fatto usare a Ivan la parolaccia ma ho preferito la versione edulcorata? Perché nella lingua russa quella specifica parola volgare fa parte di quello che viene chiamato "Mat" (мат), un linguaggio che viene considerato talmente osceno da essere bandito in pubblico, insomma, un po' come le bestemmie da noi. Anche se vedo spesso i tennisti russi e di origine russa usare senza problemi questo tipo di linguaggio quando imprecano in campo (il che mi fa pensare che tra i ccciovani scapestrati sia diffuso), Ivan è un ragazzo educato e di buona famiglia, non mi sembra il tipo che usa quel tipo di imprecazioni, o per lo meno, non mi sembra il tipo che le userebbe in situazioni banali come un "Ahia che male!", magari le riserva a incazzature più potenti, ecco.

Ni pucha, ni pera - Ни пуха ни пера: il significato letterale è "né piume né penne". La frase è molto stramba, e ho trovato una possibile spiegazione del significato online: nasce come augurio scaramantico ai cacciatori, del tipo: ti auguro di non prendere neanche un uccello" (no, ho detto AI CACCIATORI non pensate subito a quell'altro tipo di uccello) che poi si è trasformato in un augurio generico perdendo il legame dal suo contesto originario. È sarcastico e scaramantico allo stesso modo dell'italiano "spero che ti divori un lupo" o dell'inglese "spero che ti rompi una gamba".

Ci rileggiamo lunedì prossimo, nel frattempo riconvertite in energia elettrica tutto l'odio che avete prodotto per lanciarmi le maledizioni a inizio capitolo, e accendete tante luminosissime stelline :)

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