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34. Let's go Andrej, let's go

È vero.

Si sono lasciati. 

Lei ha cancellato dal suo profilo Instagram tutte le foto che li ritraevano assieme. Lui no. Cosa significa nel linguaggio non verbale delle coppie? Non ne ho idea, è un linguaggio che non ci tengo ad apprendere.

Non so se sia il caso di chiedergli qualcosa. Non so se abbia voglia di parlarne. Io non ne avrei voglia, ma mi sembra di essere molto diverso, in questo, dalla maggior parte delle persone, che amano parlare dei propri problemi, un comportamento che trovo masochista, molesto e incomprensibile. 

E poi l'unica volta che ho avuto la disgraziata idea di cedere all'impulso di confessare i miei problemi a qualcuno, tutto il circuito ATP ne è venuto a conoscenza.

A ogni modo, non è che mi interessi più di tanto. Sono affari suoi.

Però mi ritorna in mente quello che lei mi ha detto quel giorno, dopo la conferenza stampa. Sul fatto che la federazione russa non vedesse Ivan di buon occhio a causa del coming out, e che la relazione con lei fosse un bene per la sua carriera, perché toglieva rilevanza al coming out. Non ho indagato, non ho idea di quale sia la politica della federazione russa in merito ai coming out dei propri tennisti. Continua a sembrarmi un'assurdità, una storia inventata o ingigantita da Daria per convincermi a non provarci con Ivan (come se ci fosse bisogno di convincermi a fare una cosa del genere).

Mi sto di nuovo allenando, dopo il riposo di ventiquattr'ore. Sto meglio. Non so se reggerò, ma sto meglio. Sono ancora sotto antinfiammatori e ho diverse strisce di kinesiotape sui muscoli lombari e delle spalle. Sto palleggiando con uno sparring, un ragazzo americano che non conosco, e non sto spingendo. Sto lavorando molto di gambe. L'ora è quasi finita. Ne farò una seconda nel pomeriggio. E dedicherò almeno un'altra ora alla fine di ciascuna seduta al cooldown e allo stretching. Non è l'allenamento ideale per prepararsi a un incontro, ma non posso fare altrimenti.

Cooldown. Denti, doccia, trattamenti.

Pranzo. Denti.

Ho tre ore di riposo. E non so cosa fare. Non sono dell'umore per divertirmi guardando qualcosa, una serie o un film d'animazione. Ho la testa piena di pensieri sul torneo, sulla vittoria, sui miei problemi fisici.

Non mi va di andare a vedere un incontro. Mi distrarrebbe dalle mie strategie, mi confonderebbe le idee, mi porterebbe a realizzare per imitazione colpi fuori dal mio repertorio.

Mi piacerebbe chiamare Ivan. Sono le nove di sera, a San Pietroburgo. Ma cosa lo chiamo a fare? Di cosa potrei parlare con lui? E perché voglio chiamarlo? Mi sento sciocco, quando provo questi desideri di interazione umana. Lui è l'unica persona disposta a interagire con me, quindi li provo nei suoi confronti. Ma potrebbe essere chiunque altro.

Non mi va di stare chiuso in camera, quindi esco. Mi preparo per l'allenamento (vestiti e borsone con le racchette), prendo un taxi e vado al tennis center.

Dopo aver lasciato le racchette nell'armadietto, do un'occhiata ai tabelloni. Che incontri si giocano? Potrei andare a vedere un femminile. Non mi piace molto il tennis femminile, e proprio per questo le partite tra ragazze mi confondono meno le idee. Sul campo Arthur Ashe c'è Malkina - Petrescu, sul 17 Sarnova - Ilicic. Sono i due incontri più interessanti di oggi. Due russe, guarda un po'. La Malkina ha un gioco abbastanza divertente e variato, quasi quasi vado sul centrale.

Prima di avviarmi, comunque, do un'occhiata anche agli incontri sui campi secondari e avverto uno strano vuoto allo stomaco quando leggo il nome di Reshetnikov, quel secondo prima che il mio cervello si renda conto che si tratta di Andrej e non di Ivan.

È ancora nel torneo? Sì. Sta giocando i quarti. Non lo sapevo. Ivan non me l'ha detto e non ho più incontrato Andrej in giro.

Strappo un passaggio su un golf cart e mi faccio portare al Campo 8. Mentre il trabiccolo si fa strada attraverso la folla, vengo riconosciuto da diverse persone. C'è chi mi indica, chi mi saluta, e una ragazza mi urla dietro: «Fuck you! Scumbag!». Fottiti, feccia. La storia di Anna è tutt'altro che dimenticata.

Entro in tribuna e mi siedo nei posti riservati. Gli spalti sono praticamente vuoti. È un cambio campo e leggo sul tabellone che Andrej è in vantaggio di un break nel primo set.

Lui è... seduto. Be', è naturale che lo sia. È su una sedia a rotelle. 

Ha la racchetta in grembo. Lo vedo di spalle, i capelli biondi che Ivan gli invidiava da bambino sono tenuti fermi da una fascetta.

Al time lui e l'avversario vanno a fondocampo. Serve Andrej. Come fa a servire da seduto? La rete è quella regolamentare.

Non ho mai visto un incontro di tennis in carrozzina. Le traiettorie sono, com'è ovvio, molto arcuate, usano molto il top spin, e i giocatori possono far rimbalzare due volte la pallina prima di colpire. Andrej sposta la sua sedia con una velocità che mi sembra incredibile. È più rapido dell'avversario. Avevo notato che le sue braccia sono molto muscolose, più muscolose rispetto a quelle di un tennista abile, ora capisco perché. Se ci provassi io, a giocare questo sport, mi sconfiggerebbe in dieci minuti.

L'incontro mi coinvolge sempre più ogni minuto che passa, applaudo i colpi migliori, lo seguo con grande interesse, soprattutto le strategie, così diverse da quelle del tennis "regolare".

Nell'intervallo tra primo e secondo set (il primo l'ha vinto Andrej mantenendo il break che già aveva quando sono arrivato) mi arriva un messaggio.

Misha, ti vedo su Eurosport!!!!!
Sei in match di Andriusha!! 😊😍

Sono capitato qui per caso.
Mi sto divertendo molto.

Andriusha è un fenomeno! ❤️
Vince US Open! Sai che è numero 5? Come te 😍😍😍

Non ne avevo idea. Sono di nuovo numero 5 del mondo, ora, dopo la vittoria di Cincinnati, ma se vinco il prossimo match divento 4, il mio best ranking, e se vinco il torneo 3.

L'incontro di Andrej, intanto, ricomincia. Arriva un po' di gente sugli spalti, all'inizio del secondo set, probabilmente è finito qualche altro incontro nei paraggi.

Il set, purtroppo, si mette subito male per Andrej. Prende un break al primo game, l'avversario ha cambiato radicalmente strategia mandando Andrej un po' in confusione e facendolo innervosire.

Commento il match con Ivan via messaggio, ed è preoccupato anche lui. Passano i minuti, passa mezz'ora.

A un certo punto mi arriva anche un messaggio di mio padre.

Cosa ci fai al campo 8???

Guardo il match di Andrej Reshetnikov.

A domanda ovvia risposta ovvia.

Sono quasi le sedici e trenta quando Andrej perde il secondo set, le ventidue e trenta a San Pietroburgo. Tra poco devo uscire, alle diciassette ho il campo prenotato e prima di andare lì devo andare a recuperare le racchette nel mio armadietto.

Ma sono così preso da questa battaglia! Resto ancora un paio di minuti, guardo giusto l'inizio del terzo.

Fai tifo! Andriusha e contento se canti!

Cantare? Io?!

Let's go Andriusha, let's go!
No aspeta
Suona brutto
Meglio questo ritmo: Let's go Andrej, let's go!

Non lo farò. Non insistere.

Il match continua. Serve Andrej per primo, tengono entrambi i primi due turni di servizio abbastanza rapidamente, ma al terzo game si mette male. Scambi combattutissimi, spostamenti forsennati, Andrej sembra stravolto dalla stanchezza. È zuppo di sudore e la cicatrice sulla tempia, che solitamente è seminascosta dai capelli, sembra una ferita aperta, per quanto è arrossata.

A un certo punto va persino a sbattere contro un giudice di linea, perdendo il controllo della sedia a rotelle. 

Sono le sedici e quarantacinque. L'avversario ha due palle break e io devo andare via. Ma non posso! Come posso andare via in questo momento? Credo di poter stare qui altri cinque minuti, poi corro.

Il tifo si scalda, intorno a me. L'avversario di Andrej è un coreano e ci sono diversi coreani dietro di me che cantano. Nessuno fa il tifo per Andrej. 

Mi scrive Ivan:

Vorei essere li e fare tifoooooooo 😣

Lo scambio si conclude con una palla tirata di poco fuori da Andrej. Ha perso il break. Peccato, l'avversario aveva colpito la palla e l'aveva steccata, sarebbe stato punto di Andrej.

Ma Andrej chiama un challenge! In effetti era davvero vicinissima alla riga.

Il mio cuore batte insieme al battito di mani del pubblico, mi tormento le dita aspettando il risultato.

È in, dentro! Di un millimetro! Esulto. Mi esce un: «Sì!»

«Replay the point.»

Ma come replay the point? L'avversario aveva colpito (e mandato fuori la palla) prima della chiamata out! La chiamata non l'ha influenzato, il punto dovrebbe esser dato ad Andrej!

Andrej prova a protestare, ma l'arbitro ovviamente è irremovibile. «G-g-give him the point!» grido. Dagli il punto!

Qualcuno inizia a fare: «Boooo!»

«Sit down» mi dice un tifoso coreano alle mie spalle.

«It's Bressan» dice qualcun altro. Con l'accento sbagliato, sulla e.

Misha, ti hanno messo in tv quando hai protestato!
Non è giusto!!! Doveva dare il punto a Andrej!
Albitro stronzo!!!! 😡

Andrej torna a fondocampo. È abbattuto. È al punto di partenza: ancora due break point da salvare.

«Let's go Andrej, let's go!» la voce mi esce a volume bassissimo. Cosa sto facendo?

Dai. Alza la voce, Michele. Fatti sentire!

«Let's go, Andrej, let's go!» Clap clap. Sono stonato. «Let's go, Andrej, let's go!» Clap clap. La mia voce cresce di volume. Mi stanno guardando? Ho le guance in fiamme.

«Let's go, Andrej, let's go!» Clap clap. Delle persone si sono unite a me, in quest'ultimo canto. Andrej sta per servire. Facciamo tutti silenzio. Parte lo scambio, dura pochissimo e si conclude con un vincente al volo di Andrej.

Esultanze!

«Let's go, Andrej, let's go!» Clap clap. Ho preso coraggio. Un punto, solo un altro punto e si arriverà alla sicurezza della parità. «Let's go, Andrej, let's go!» Clap clap. Siamo una decina di persone a cantare. Andrej mi guarda. Il campo è piccolo, gli spalti vicini. Mi vede bene. Mi fissa con il suo solito sguardo duro, gli stessi occhi del fratello, ma più scuri e così diversi nella loro espressione.

«Let's go, Andrej, let's go!» Clap clap. Glielo dico rabbiosamente. Sei più bravo di lui, ce la puoi fare! Lui mi fa un piccolo cenno di assenso prima di servire.

Il breve scambio stavolta si conclude con un errore dell'avversario. «Come on!» Grida Andrej per caricarsi.

Io tiro un sospiro di sollievo. Ora ha due punti di sicurezza. Ce la può fare. Ce la deve fare.

Sono le sedici e cinquantadue. Arriverò in ritardo all'allenamento. Ma devo vedere questo game, fino alla fine.

Si conclude in due ulteriori punti. Ritmati dai miei canti. E sono due punti di Andrej.

Mi alzo. Devo andare. «Win it!» gli grido uscendo.

«Of course I will!» grida lui in risposta. Certo che vincerò!

Guardo il cellulare. Un bel po' di notifiche.

Papà:

Sei ancora lì?
Sei in ritardo!!!
Se avere degli "amici" significa rovinarti la carriera non ti faccio più uscire dalla stanza.
L'allenamento viene prima del divertimento.
Come speri di vincere gli US Open se salti gli allenamenti?

Sto arrivando di corsa.

Mentre corro per andare a prendere le racchette apro i messaggi di Ivan. I primi li ha inviati mentre ero ancora dentro, quando avevo appena iniziato a cantare.

Misha ma sei tu che canti???
😮
Siiiiii riconosco la tua voce!!! 😍
Grande Mishaaaa! Sto cantando insieme con te!!!
Let's go andrej let's go!
Yessss point saved!
Yyyyyyeeeeeeeeeessssssssssssss 🇷🇺🇷🇺🇷🇺
Bravo Misha canti canti!!! 😃
Ti hanno messo in tv che canti!
Sono emozionatissimo
Game Reshetnikov!!! 🇷🇺🇷🇺🇷🇺

Ti voglio bene!

Ma cosa dice?

Si è fatto prendere dall'entusiasmo.

Devo andare ad allenarmi adesso.
Sono già in ritardo!

Vai vai!
Game è già 0-30
Grazie Misha se non ceri tu Andriusha non so se cela faceva

Ti voglio bene?

Perché me l'ha scritto?

Certo che ce la faceva!
Non sminuire tuo fratello

Sono quasi arrivato allo spogliatoio, dove ho lasciato le racchette.

Ivan mi scrive altre cose, su quanto sia felice, su quanto sia bravo Andrej, non riesco a processare ciò che scrive, non so cosa rispondere.

Quel ti voglio bene mi riempie la testa.

Non sono cose che si dicono alla leggera.

Dovrebbe smetterla di essere così noncurante.

Note note note

Ma guarda che carino Misha che fa il tifo per Andrej... e Vanja che si lascia andare a dichiarazioni scottanti! Che ne pensate?

Sulla fine della storia con Daria, sono_fran commenta con un appropriato meme su Twitter (stesso username anche lì, se volete followarla), prontamente ricondiviso sul gruppo Telegram (a proposito, se volete entrare fatemi un fischio):

Un'altra piccola comunicazione di servizio: in caso non ve ne foste già accorti, vi segnalo che ho pubblicato gli extra di questa storia. Li trovate sul mio profilo, col titolo molto ovvio "Play Extra". Per ora ci sono solo due capitoli: il primo è il capitolo con le schede dei personaggi che era già stato pubblicato qui, sulla storia principale (e che poi ho messo in bozza per non creare confusione). Il secondo è dedicato a tutte le bellissime copertine scartate. E ho già in cantiere un terzo capitolo che è una piccola sorpresa. Andate a darci un'occhiata e fate i complimenti agli autori delle copertine! :)

E per finire una buona notizia: da oggi in avanti pubblicherò 3 capitoli a settimana! Salvo imprevisti dovrei riuscire a mantenere regolarmente questo ritmo (spero). I giorni di pubblicazione saranno lunedì (domenica notte), mercoledì (martedì notte) e venerdì (giovedì notte). Mettetevi un google alert sul cellulare!

Quindi ci rileggiamo mercoledì e prima di andarvene disegnate tanti piccoli pentacoli satanici in cima al capitolo... ma no, non sono pentacoli satanici, sono solo delle innocue e simpatiche stelline!

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