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15. Una cena romantica

Non è stata una buona idea.

Mi sembra di non essere più in grado di pensare con lucidità, negli ultimi tempi.

Prima la stupida (e pericolosa per la mia salute) fuga dal trattamento fisioterapico per inseguire il miraggio di un Raffaele Novelli che non esiste più.

Ora questo appuntamento per dimostrare a me stesso che... per dimostrare cosa? Che Anna era seria quando mi ha chiesto di essere il suo ragazzo? Ma era ovvio che non fosse seria!

Era scossa, quella sera, chissà a cosa stava pensando. Parlava di uomini approfittatori.

Era una proposta paradossale, sicuro: pur di non stare con un uomo che si approfitta di me, preferisco te e la tua balbuzie.

Ma ha accettato questo appuntamento. E si sta annoiando.

Papà si è arrabbiato tantissimo. Mi ha chiesto cosa mi è saltato in mente, se mi sono innamorato di lei come un cretino (gli ho detto di no, ma non mi ha creduto), che lei non potrebbe mai innamorarsi di uno come me, perché è solo un'opportunista approfittatrice che ha visto in me un ragazzo debole. «Mi meraviglio di te, Michele. La prima ragazza che ti sventola la figa davanti tu ci caschi come un idiota!» Queste sono state le sue esatte parole.

Ci ha pensato zia Elena a farlo ragionare.

Gli ha detto che non c'era nulla di male in un appuntamento, gli ha fatto notare che il torneo non è ancora iniziato per me (gioco fra due giorni) e ha persino azzardato che Anna le sembra una cara ragazza che ha solo voglia di una storia tranquilla.

Quindi papà ha acconsentito, e zia Elena (senza farsi notare da papà) mi ha dato una confezione di preservativi che non userò ma che ho ugualmente infilato in borsa con gli strumenti per l'igiene orale.

Devo tornare in appartamento entro mezzanotte: qui a Londra non pernottiamo in hotel, affittiamo un appartamento, è una cosa che fanno quasi tutti i giocatori. All'inizio papà aveva detto le undici, ma zia Elena gli ha fatto notare che l'orario d'incontro erano le nove, e due ore di appuntamento erano troppo poche.

Invece ora penso che sarebbero state persino troppe.

Ne è passata una ed è stato uno strazio. Lei si sta annoiando e mi sto annoiando anch'io.

Gli incontri combinati, di solito, non durano più di mezz'ora, e funzionano così: ci facciamo a vicenda un paio di foto in cui facciamo finta di divertirci e poi le pubblichiamo su Instagram, ci diciamo qualcosa (di solito parla lei e mi racconta qualche sciocchezza che le è capitata al lavoro), se siamo in un locale mangiamo un boccone in silenzio e ci salutiamo.

Stasera credo che lei si senta in dovere di interagire in modo più approfondito, quindi mi ha fatto delle domande, a cui io ho balbettato delle risposte, a cui lei non era minimamente interessata. O meglio: sembrava interessata, mi guardava e annuiva mentre parlavo, ma sono certo che fosse una recita.

Parlare mi ha fatto mangiare più lentamente, e sento un bisogno straziante di lavarmi i denti: tra poco mi alzo e vado in bagno. Lei è già andata in bagno tre volte, non sarà un problema se mi assento un po' anch'io.

Dopo aver parlato io, è stato il suo turno di parlare, mi ha raccontato un po' dei suoi impegni (scopro che va all'università, psicologia, come zia Elena) e del servizio fotografico che ha fatto oggi. Ne era molto entusiasta, mi ha spiegato che hanno scattato delle bellissime foto artistiche alla Battersea Station. Io non ho idea di cosa sia la Battersea Station, lei allora ha fatto una cosa che odio. Ha esclamato: «Ma come fai a non saperlo!»

Io so di non essere una persona colta. Ho passato la mia vita a giocare a tennis e non ho fatto le scuole superiori.

Ho un ottimo italiano perché mia madre aveva un ottimo italiano, da grande lettrice quale era.

Anche papà ama leggere, ma gli piace farlo da solo, per i fatti suoi.

La mamma, invece, leggeva sempre insieme a me, prima di dormire, libri, storie. Anche cose da adulti, non solo libri per bambini. Per cose da adulti intendo libri d'azione e avventura o thriller, non erotici. Mi piaceva tanto ascoltare quelle storie, e dopo che la mamma è morta mi sono mancate. Ci ho provato a leggere, per conto mio, ma non ci riesco. Dopo cinque minuti mi si incrociano gli occhi e perdo la concentrazione. 

Quindi no, non sono una persona colta. Ogni tanto leggo i quotidiani online e seguo qualche canale YouTube, ma l'unico argomento che mi interessa è il tennis. Odio i film e le serie tv live action. Mi piacciono i cartoni animati, ma l'unico momento in cui potrei guardarli è di sera prima di andare a dormire. Guardare uno schermo e tenere il cervello troppo attivo prima di coricarsi peggiora la qualità del sonno, e io ci tengo a dormire bene. Durante le pause dai tornei, quando potrei guardarli senza problemi, preferisco rilassarmi con attività all'aria aperta. Quindi va a finire che non vedo più di due o tre film d'animazione all'anno.

Il risultato è che sono ignorante. Non sono stupido, ma ignorante.

In compenso a soli diciannove anni sono il numero sei in uno sport praticato da circa cento milioni di persone al mondo. In questo momento in tutto il mondo esistono solo cinque persone migliori di me. Cinque su cento milioni. Di tutti quelli che sanno cos'è la Battersea Station e che sanno che si trova sulla copertina di un «famosissimo disco dei Pinfloi» (come ha appena detto Anna) in quanti sono numero sei del mondo in ciò che fanno per vivere?

«Ho detto qualcosa che non va?» mi chiede Anna con il broncio.

Vorrei spiegarle ciò che ho appena pensato, ma non lo faccio: è un discorso troppo lungo.

Però decido di essere ugualmente sincero. Ci stiamo annoiando, le dico.

«Ma no, non è vero! Mi piace stare con te!» protesta lei. «Tu ti stai annoiando?»

Sì, le rispondo con franchezza, e anche tu. Le dico che non è stata una buona idea e le chiedo scusa, non so cosa avevo in mente. Mi lascia dire tutto senza interrompermi, ma vedo che vorrebbe farlo, vedo che è impaziente.

Appena finisco di parlare, lei allunga il braccio sul tavolo e mi prende una mano (stavo giocherellando col bicchiere). «Perché non andiamo al cinema? È ancora presto!»

A me non piacciono i film con gli attori in carne e ossa, perché si vede che recitano. Ma non voglio stare a spiegarglielo, ora, quindi invento una scusa diversa: devo tornare in hotel a mezzanotte e sono già le undici.

Lei fa un sospiro e un mezzo sorriso. «Sei proprio una Cenerentola, tu... Ok, accompagnami in hotel. Magari troviamo il modo di divertirci lo stesso...» Mi fa l'occhiolino.

La sua bocca sul mio pene.

No. Non ci pensare, no!

La vedo allontanarsi verso l'uscita, a passo svelto. No, aspetta! Io devo lavarmi i denti!

Ho un attimo di panico. Cerco di richiamare la sua attenzione, ma al quinto "An-n-n-n..." percepisco su di me gli occhi degli altri avventori e mi zittisco.

Potrei infischiarmene e andare in bagno a lavarmi, facendola aspettare, ma passerebbe almeno mezz'ora, tra lavaggio e saldo del conto, quindi, compiendo un grandissimo sforzo di volontà, lascio trecento sterline al cameriere (non credo che abbiamo speso di più, il resto mancia) ed esco dal locale.

Se almeno avessi le gomme da masticare... non sarebbe la stessa cosa, ma mi darebbero un po' di sollievo durante il tragitto fino in hotel.

Siamo sul taxi.

Avrei dovuto lavarmi i denti. La mia testa oscilla tra due pensieri: le sue labbra sul mio pene e i resti di cibo che si decompongono nella mia bocca.

Mi passo la lingua sui denti. Li sento ruvidi, mi sento la bocca acida.

Guardo Anna, seduta accanto a me sul taxi. Sta lì con la testa bassa e l'aria un po' malinconica. Quando si accorge che la guardo mi sorride.

Ripenso alle sue parole: troviamo il modo di divertirci. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata la fellatio, ma forse lei intendeva dire qualcos'altro. Mi faccio coraggio e le chiedo di dirmi sinceramente cosa vuole da me. Uno dei motivi per cui lo faccio è smettere di pensare ai miei denti sporchi.

«In che senso?» mi chiede lei, stranita.

Le ripeto le sue parole di poco fa.

Lei fa un sorrisetto: «Be'... tu cos'hai mente?» alza un sopracciglio.

Perché all'improvviso sembri interessata a me? le chiedo.

D'un tratto si incupisce.

Cosa ti era successo quella sera che sei venuta da me? Fatico un po' a fare queste domande, sia per via della balbuzie, sia perché non sono abituato a parlare di fatti privati con le persone. Inoltre, se devo essere sincero, anche se lei mi fa un po' pena, non è che mi interessi molto sapere queste cose.

«Un produttore con cui avevo una relazione mi ha trattata in modo... diciamo poco carino» dice infine lei, a bassa voce.

E io cosa c'entro, le chiedo.

«Sono stufa degli uomini... sono stufa di come mi trattano! Tu... sei un ragazzo strano. Ma sei sincero, mi piace che mi dici sempre tutto in faccia, a volte in modo anche un po' brutale. Penso che tu non mi faresti soffrire, se stessi con te.» Fa una risatina. «Dici che è un pensiero stupido? Me lo dicono in tanti, sai... che sono stupida. Bella e stupida.»

Anch'io penso tante cose stupide, le dico. 

Tipo oggi: andare da Raffaele. Chiedere questo appuntamento a lei. Due cose stupide.

E tu non mi sembri stupida, aggiungo, notando che rimane zitta, studi psicologia.

«Un sacco di gente stupida va all'università» commenta lei.

Non so cosa rispondere.

Lei si stringe nelle spalle e fa un sospiro. Il taxi si ferma proprio in quel momento. Siamo davanti all'ingresso dell'hotel dove alloggia. «Dai, vieni su in camera mia. Tienimi compagnia.» Mi sorride.

In effetti ho un gran bisogno di lavarmi i denti, le dico.

Lei scoppia a ridere, ma io sono serissimo, e la prospettiva che tra poco potrò finalmente lavarli mi dà sollievo e mi rende impaziente di salire.

Pago il taxi con mancia abbondante, quasi non percepisco hall, reception, ascensore. Tengo la mia borsa stretta al fianco, spazzolino, dentifricio, specillo, filo, collutorio, ho tutto, tra pochi minuti potrò lavarmi.

Anna passa la carta nella serratura, entriamo, dov'è il bagno?

Non faccio in tempo a chiederlo: Anna mi spinge contro il muro del corridoio e mi guarda sottecchi con un sorriso malizioso: «Hai mica cambiato idea sui baci?»

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Note note note

E niente, 'ste ragazze fanno proprio di tutto per mettersi in mezzo tra i nostri Misha e Vanja! Ma ci sarà un po' di pace per questi poveri disgraziati? E come finirà questa scena? Misha darà il suo primo bacio o rifiuterà? (La risposta non è difficile da indovinare, ahaha).

Ci rileggiamo giovedì con il prossimo capitolo, e non dimenticate la stellina!

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