14. Dasha
Reshetnikov si sta allenando con il kinesio-tape al ginocchio destro. L'erba è una superficie infida per le ginocchia, sia per i rimbalzi bassi che ti costringono a piegarti, sia per le sollecitazioni alla stabilità quando corri. A questo aggiungiamo il fatto che Reshetnikov è poco più che un dilettante a cui nessuno ha mai insegnato a muoversi, ed ecco spiegati i problemi: non sono affatto stupito.
«Misha!» Il suo viso, concentrato sul palleggio fino a pochi istanti fa, si illumina quando mi vede. «Che bello! Finalmente ci vediamo!» Agita la racchetta in una specie di saluto.
Sta palleggiando con una ragazza. La conosco di vista ma non ricordo il suo nome. È piuttosto insolito che ragazzi e ragazze si allenino insieme. Per i ragazzi è troppo poco competitivo, ma considerando che si tratta solo di un palleggio di riscaldamento pre-match... be', io comunque non l'avrei mai fatto.
Alzo la mano per ricambiare il saluto, non voglio essere scortese senza motivo, ma non è per lui che sono qui.
Volevo parlare con Raffaele. Glielo dico.
Reshetnikov fa una strana smorfia. «Lui dormi» dice indicandolo.
In effetti mi stavo chiedendo perché non si fosse minimamente mosso quando Reshetnikov mi ha salutato.
È seduto su una sedia a bordo campo, in pieno sole, con un cappellino calcato in fronte, la testa ciondoloni sul petto, e almeno due strati di pappagorgia strizzati tra mento e collo. Sono ormai a pochi metri da lui e mi accorgo che sta persino russando.
«Come mai vuoi parlare con lui? Ehi, hai piaciuto mio regalo? Non mi offende se dici no! Qual è tua canzone preferita? Come va allenamenti?»
Potrebbe aggiungere qualche altra domanda, visto che c'è.
Si rende conto di aver esagerato. «Scusa, rewind! Domanda uno: hai piaciuto mio regalo?»
Ti è piaciuto il mio regalo, lo correggo.
«Ti è piaciuto... Il mio regalo...» Si batte la fronte con la stecca della racchetta come per mandarsi a mente le parole. «Sai, sono brand molto buono! Bel sound! Hai downloadato app? Accessato playlists?»
Dopo aver ascoltato quelle canzoni, mi sono chiesto se lui fosse in grado di vedere il mio unico accesso al suo account. Ho cercato online se fosse possibile e mi pare di aver capito di no. Ma non ne sono sicuro.
A ogni modo, ero certo che alla prima occasione mi avrebbe chiesto qualcosa del regalo. Quindi mi sono preparato una risposta cortese ma ferma: grazie per il pensiero, ma la musica non mi piace. Glielo dico, balbettando molto più del previsto.
Mentre balbetto lancio un'occhiata alla sparring. Lei mi saluta agitando la mano, con un'espressione seria e composta. È una ragazza dal fisico imponente, un po' mascolino, spalle molto muscolose, capelli castani, lisci e lunghi, raccolti in una coda alta. Ha le unghie lunghe e smaltate di rosa. Ugh! Io detesto le unghie lunghe, sono un ricettacolo di sporco e germi. Mi pare che anche lei sia russa, l'ho vista parecchie volte, è in giro dai tempi del circuito junior, mi sembra sia una mia coetanea, ma non riesco a ricordare il suo nome. «Hi Misha» dice, subito dopo aver agitato la mano.
Fantastico. Mi chiama Misha anche lei? Io mi chiamo Michele. Mi-che-le. È tanto difficile da capire? Non voglio che mi chiamino Misha!
In tutto questo, Reshetnikov sta blaterando qualcosa su musica e canzoni, Raffaele è ancora addormentato (come fa a non svegliarsi?) e io sto iniziando a pentirmi di essere venuto.
Ma non posso farci nulla: ho trascorso le ultime ore a ossessionarmi su di lui. Su Raffaele.
L'ho cercato su YouTube. Ho trovato molto poco: qualche video sgranato con riprese da lontano da cui non si capisce nulla. Un solo video in cui si vede qualcosa in maniera decente: 19 year old Raffaele Novelli Perugia Challenger.
La mia età. Fine anni Ottanta. Terra rossa.
Sono pochi minuti di riprese amatoriali, fatte da bordocampo, rasoterra, da dietro le panchine. Inquadrano solo lui, due punti, sul suo turno di servizio.
Guardo il vecchio che quel ragazzo è diventato, e cerco in lui qualcosa di ciò che ho visto: aveva i capelli neri e li portava un po' lunghi, un bel viso, collo lungo, mascella squadrata, naso dritto. Il suo fisico era l'opposto di ciò che è ora: era persino troppo magro per essere un atleta. In quel video si vedevano due servizi (due prime), parecchi dritti, di cui uno bellissimo a sventaglio, e quattro rovesci, a una mano, due dei quali in back, tagliati.
L'ho guardato a ripetizione almeno una decina di volte, e poi ho fatto una cosa che non faccio quasi mai perché mi fa stare male, ma oggi non ho resistito. Ne avevo bisogno.
Ho guardato su YouTube un video della mamma.
Il gioco di Raffaele Novelli è quanto di più simile abbia mai visto in vita mia al gioco della mamma. Era la sua versione maschile: maggior potenza, ma la stessa sovrannaturale eleganza. E una decisa somiglianza nei gesti, nelle aperture, nelle chiusure.
Mentre guardavo il video della mamma, con lo stomaco stretto e il groppo in gola che mi prende sempre quando la rivedo, un'idea si faceva strada nella mia mente: l'idea che avrei voluto vedere Raffaele giocare. Dal vivo. Adesso.
Si è ingigantita fino a occupare qualsiasi minuscolo spazio libero nel mio cervello. Ci pensavo in maniera ossessiva sul lettino di Ethan durante i trattamenti. Ero solo, oggi, papà aveva una seduta di allenamento in palestra con Daniele (sì, segue anche lui, quando non è impegnato con me). Sapevo che Reshetnikov si stava scaldando, mentre io ero lì steso sul lettino. Sapevo che c'era Raffaele, con lui.
A un certo punto mi sembrava di essere sul punto di esplodere. Mi sembrava che se non l'avessi fatto in quel momento non sarei riuscito a farlo mai più.
Quindi ho preso coraggio e sono uscito mezz'ora prima dal trattamento con Ethan (implorandogli di non dire nulla a papà). Ho marinato la seduta dal fisio. È stata la prima volta che ho marinato qualcosa in vita mia.
E tutto il tragitto sulla golf cart tra sala trattamenti e ground di allenamento l'ho fatto con le mani che mi sudavano e il cuore che batteva a una velocità almeno doppia rispetto al normale, anche se sapevo, o meglio, so che è quasi impossibile che mio padre mi scopra.
Solo adesso che sono arrivato qui mi rendo conto di quanto stupido fosse il mio progetto. Cosa avevo in mente di fare? Andare da lui e metterci un'infinità di tempo a balbettare un: scusa Raffaele ti va di palleggiare mezz'ora con me? Ti pago, ovviamente, come fosse una lezione.
Con quest'uomo che dimostra il doppio dei suoi anni, si muove a rallentatore e non riesce nemmeno a stare sveglio durante la lezione col suo allievo. Cosa speravo che succedesse? Che ridiventasse magicamente giovane?
D'accordo, prima mi ha mostrato un dropshot, un bellissimo dropshot, ma ha colpito la palla da fermo. Mezz'ora di palleggio quest'uomo non la reggerebbe mai.
Cosa mi è saltato in mente?
Guardalo come dorme imperterrito mentre Reshetnikov e questa ragazza di cui non ricordo il nome discutono animatamente tra loro in russo.
Li osservo, e Reshetnikov se ne accorge. Mi fa un sorriso col suo dente storto. «Scusa» dice. Poi rivolto alla ragazza, aggiunge in inglese: «Dasha, come siamo maleducati! Dovremmo parlare in inglese!»
Dasha? No, Daria! Ecco come si chiama: Daria Minayeva. Improvvisamente lo ricordo.
«Scusa, noi due litiga perché lei gelosa di te.»
Gelosa? Perché? Glielo chiedo.
«Hey» grida lei. «Now, you're being rude! Don't speak Italian!» Ora voi siete maleducati, non parlate Italiano!
«Dasha è mia ragazza, e lei pensa che io ancora ci provo con te.» Alza un sopracciglio. «Ma io non sono stupido, ho capito che tu non ti interessa, lei non deve essere gelosa. Però voglio essere amico con te ancora, eh!»
La sua... cosa? Da quando? Perchè?
«We are together since 's-Hertogenbosch!» Stiamo insieme da 's-Hertogenbosch, dice ad alta voce, credo per farsi sentire da lei.
«Yeah, bravo! You tell him...» commenta lei.
«Ecco perché ho perso al primo round» aggiunge Reshetnikov, sempre in inglese, ridendo. «Se capisci cosa intendo...» Fa un gesto avanti-indietro col pugno. Conosco quel gesto, significa: fare sesso.
Sono senza parole. Perché ha sentito il bisogno di dire questa cosa?
«Zitto!» gli grida lei, quasi potesse leggermi il pensiero. Poi però ride. Non è arrabbiata. Questa ragazza è così insignificante... cosa ci trova in lei? Non ha una bella bocca, troppo sottile, quasi non ha labbra.
«Allora, tu vuoi parlare con Raffaele?» mi incalza Reshetnikov.
No, non più. Ho cambiato idea.
Mi sento così stupido. Perché sono venuto?
Reshetnikov si prende una pallina dalla tasca, la colpisce piano con la racchetta e le fa fare una parabola che finisce dritta sulla testa di Raffaele.
Lui si riscuote, emette un borbottio, alza appena la testa.
«Svegliaaa!» grida Reshetnikov. Ride. «Addafinì la pacchia!» dice, ripetendo una frase dialettale che ha sentito chissà dove.
«Fanculo, continua a palleggiare» borbotta Raffaele, con la voce impastata. Poi chiude gli occhi di nuovo.
Sembra non mi abbia neanche visto.
«Niet, ora non ci parli» dice Reshetnikov. «Se vuoi tu dici a me, io ripeto a lui quando lui gli passa sbronza.»
È ubriaco? Lo chiedo a Reshetnikov, incredulo.
«Sì, per quello dormi.»
Dorme, lo correggo. Lui dorme, tu dormi. Io dormo. Noi dormiamo. Voi dormite. Essi dormono.
Mi lascia balbettare tutta la coniugazione del verbo senza interrompermi.
Poi si batte di nuovo la racchetta in testa. «Italiano è troppo complicato.»
L'ho visto tre ore fa e non sembrava sbronzo, dico.
«Ah sì? Tu visto dove?»
Gli spiego che è venuto a vedere il mio allenamento.
«Hey, could you speak english, please?» grida Daria puntando i pugni ai fianchi.
Reshetnikov la ignora, fa schioccare le dita. «Now I see... ecco perché lui già sbronzo. Di solito lui sbronza dopo pranzo, ripiglia un poco in pomeriggio tardi e sbronza di nuovo dopo cena, ma stamattina ha avuto sveglia troppo presto. Lui dormi... dorme! Lui di solito dorme sempre fino a undici A.M.» Poi punta la racchetta verso Raffaele e con un'espressione tra l'arrabbiato e il divertito dice: «Ma addafinì la pacchia! Dopo Wimbledon io lo metto a posto!» Ride.
Guardo Raffaele, una massa che vibra leggermente al ritmo del suo russare. Lo guardo e mi chiedo cosa diamine avessi in testa quando ho pensato che avrei voluto palleggiare con lui. Con un uomo che è ubriaco per buona parte della giornata, che non riesce nemmeno a seguire il riscaldamento di quello che dovrebbe essere il suo allievo.
«Allora, Misha, mi dici cosa vuole dire a Raffaele?»
Scuoto la testa.
Non importa. Scusa se vi ho disturbato, dico in inglese.
Mi dirigo all'uscita e Daria mi si avvicina, portando con sé un odore intenso di borotalco e sudore. È davvero alta, per essere una ragazza, quasi quanto Reshetnikov, a occhio sarà sull'uno e ottantaquattro. Mi fa una smorfia scherzosa. «Sono una ragazza gelosa...» dice. E mi ordina di non rubarle "Vanja" perché è molto innamorata.
«Ti amo anch'io, tesoro!» le grida lui, in inglese.
Innamorati? In due settimane e mezzo? Che ragazzi stupidi e superficiali!
Io non sono un esperto in amore, non mi sono mai innamorato e non credo mi innamorerò mai, è una cosa che non mi interessa ed è lontana dal mio carattere e modo d'essere.
Ma lo capisco anch'io che è impossibile innamorarsi dopo una conoscenza così superficiale.
Le rispondo: non te lo ruberò. Non sono gay. Non mi interessa. E ho una ragazza anch'io.
«Buon per te» ribatte lei sorridendomi.
Sono io che leggo troppo nel suo sorriso o mi sta prendendo in giro?
Mentre me ne vado (e i due fidanzatini palleggiano, e Raffaele dorme) mi tornano in mente le parole di Reshetnikov, quella mattina a Parigi, che le fidanzate modelle sono tutte "beard", ragazze di copertura, e che tutti in spogliatoio lo sanno e mi prendono in giro per questo.
Forse lo sa anche Daria.
Quello che non sa, è che Anna mi ha chiesto se poteva essere la mia vera ragazza.
Non ho ancora capito se stesse parlando sul serio e decido che è arrivato il momento di capirlo.
Anna è già a Londra, lo so.
Dobbiamo incontrarci ufficialmente domani e farci fotografare al player's party, una serata sociale che si tiene, in forme diverse, prima di ogni torneo, ma io voglio un appuntamento stasera, da soli. Una cena romantica. Come si fa tra fidanzati veri.
Così glielo levo dalla faccia, quel sorriso di scherno, a Daria e Reshetnikov.
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Note note note ♫
Benvenuta Daria! Mi sembra già di sentire i vaffa che partino in coro, ahah! E Ivan sembra anche abbastanza innamorato di lei... eh, sarà dura la vita della Breshetnikov, con tutte queste ragazze all'orizzonte...
Ci rileggiamo lunedì (stavolta per davvero, e niente capitoli postati per sbaglio, la prossima settimana, solo due). Buon weekend e non scordate la stellina!
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