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132. будущее

Ho ancora gli occhi aperti. Lui li ha chiusi appena le nostre labbra si sono toccate.

La sua bocca è sulla mia. È morbida e calda, un calore che si diffonde in un istante a tutto il mio corpo.

Restiamo così per qualche secondo, a labbra strette. 

Il mio cuore batte con violenza, sento i capillari del mio viso dilatarsi, la mia pelle si scalda sempre più, d'improvviso vorrei persino togliermi il giubbotto.

Sono io il primo a socchiudere le labbra.

Appena appena. Non so cosa devo fare. Non sono sicuro di cosa voglio fare.

Ma voglio un bacio. Un bacio di Ivan.

Le socchiude anche lui. 

Sento qualcosa di umido toccarmi le labbra, è la sua lingua, e il mio cuore accelera ancora. 

Ho paura, non so bene di cosa. Ho paura, ma continuo. Ora dischiudo la bocca un po' di più, aprendo anche i denti, il suo viso si inclina, la sua mano scivola dietro la mia nuca e mi tira a sé, la mia bocca si apre, la sua lingua tocca la mia ed è in questo momento che chiudo finalmente gli occhi.

È un sapore dolce, strano, c'è un po' di fragola, un po' di qualcos'altro che non riesco a identificare, un po' di Ivan, forse, è lui, lo cerco muovendo la mia lingua contro la sua, il respiro annullato, lo sto trattenendo, ho bisogno di prendere aria, il mio cervello si sta sovraccaricando. 

Le mie mani scorrono su di lui, guance, nuca, collo, mi stacco un attimo, prendo un respiro, lui mi respira addosso, ed è come una specie di richiamo, torno subito da lui, e stavolta è la mia lingua a entrare nella sua bocca, la passo sulle labbra, sui suoi denti – lo avverto, lo scalino del suo dente storto – e poi incontro di nuovo la sua lingua dentro di lui.

Non ho mai provato nulla di simile. È un dono che gli faccio e che mi fa, un dono speciale, la sua dolcezza, le mie paure dissolte, un senso di fine che non finisce e di perfezione, la pace più assoluta e una felicità esplosiva che penetra e trasforma ogni mia cellula.

Perdo traccia di quello che sto facendo, so solo che questo bacio è la cosa più bella e intensa e... Non ho più parole. Non ho più aggettivi.

Non ho parole perché non ne esistono più. C'è solo questo bacio, lentissimo, lunghissimo. Ci sono le nostre mani che frugano dentro il giubbotto, sotto i vestiti, freddo su caldo. 

E dopo avergli baciato la bocca, gli bacio anche il collo, come ha fatto lui con me tante volte, e me lo bacia anche lui. E dopo esserci baciati per non so quanto tempo, restiamo abbracciati per un po', i visi appoggiati uno alle spalle dell'altro. Poi, insieme, perfettamente coordinati, nello stesso istante, come se un solo cervello avesse dato il comando, tenendoci per mano ci stendiamo sulla coperta, vicini, a guardare questo bellissimo cielo viola, dove già cominciano a brillare un po' di stelle.

Stiamo così. Silenziosi. Tranquilli. 

Sono felice.

«Io non so se starò sempre bene» dico, dopo qualche minuto di pace e silenzio. «Non m'illudo, so che non sarà sempre tutto p-perfetto come oggi.»

«Perfetto è noioso» ribatte lui. «Perché pensi che gioco tutto storto? Io se voglio posso giocare bellissimo, ma se gioco bellissimo poi è noioso, allora gioco storto.»

Rido. «Non ci credo c-che saresti mai capace di giocare in modo bello.»

«Nah. Hai ragione, è una scusa. Sei tu quello che gioca bello.»

«D-dici che dovrei cominciare a giocare storto anch'io? Forse è per quello che ero sempre d-depresso, quando giocavo.»

È Ivan a ridere, adesso. «Mi piacerebbe vederti che mi fai l'impressione!»

«In italiano si dice "imitazione"» lo correggo. 

Lui ci scherza. Ma forse un po' di verità c'è, in questo discorso. Ho sempre anelato alla perfezione e qualsiasi risultato non mi soddisfaceva. Perché la perfezione è irraggiungibile. Ma accontentarmi è contrario alla mia natura e anelare alla perfezione è qualcosa che farò sempre. Devo solo trovare un modo diverso per farlo, un modo per dare tutto me stesso in ciò che faccio, e allo stesso tempo accettare i miei limiti umani. Non credo sia facile, non può essere facile, ma devo lavorarci su.

Sento la punta fredda del suo naso sulla mia guancia e subito dopo le sue labbra tiepide. «Mi vuoi spiegare la tempesta che hai adesso dentro gli occhi?»

«Pensavo al t-t-tennis.» Giro la testa verso di lui e accenno un sorriso. «Un giorno mi piacerebbe parlartene, ma non adesso. Adesso non mi va.»

Lui annuisce, ma il suo sguardo è un po' malinconico e io sento il bisogno di aggiungere qualcosa. «Per mesi non ho parlato. Non ci riuscivo più, mi sembrava q-quasi di aver dimenticato c-come si fa. Adesso ci riesco di nuovo. E sto talmente bene che mi sembra impossibile poter dimenticare ancora. Ma metti c-che succede? Se dovesse risuccedere, sopporterai il mio mutismo? I miei problemi?»

«Se ti succede, mi devo inventare un modo per insegnarti a parlare di nuovo.»

Lo dice seriamente, ma a me, non so perché, fa venire da ridere. Forse è solo una risata di felicità.

«Te l'ho già detto, Misha» prosegue lui. «Io lo so che sei difficile e che ti odio... uh... com'è futuro di odiare?»

«Odierò.»

«...che ti odierò tante volte. Ti voglierò tirare gli schiaffi quando sei troppo bambino e sarò triste quando hai i tuoi momenti... dark?»

«Bui» gli suggerisco.

«Ah sì, come buio. Momenti bui. Lo so che non è facile stare con te. Ma io... mi piace le cose difficile! Non voglio stare con una persona troppo facile.»

Rido ancora. È proprio una cosa da Ivan.

«E tu? Tu pensi che puoi vivere con mio disordine, capelli colorati e dente storto?» mi chiede.

«E la tua costante m-mancanza di articoli.» 

Ride lui, stavolta. «Prima lezione di russo: in russo non esistono gli articoli.»

Rido anch'io. Com'è bello ridere.

«Allora? Mi sopporti o no?» insiste.

«Ti ho già detto che ya liubliu nenavidet tiebia!» 

Ivan ride per l'ennesima volta. E mi viene voglia di baciare il suo sorriso.

Mi sollevo un po' e gli stampo un bacio sulla bocca. 

Poi mi rimetto steso. «Scusa, sto esagerando.» Non voglio diventare sdolcinato.

«Ma no, non è mai troppi, i baci.» E me ne dà uno lui, sulla mia bocca chiusa. «Aspetto di baciarti da così tanto tempo! Adesso devo darti almeno cento baci, prima che viene domani.» E me ne dà anche un terzo, e a quest'ultimo dischiudo le labbra, per baciarlo di nuovo un po' come abbiamo fatto prima. 

È un bacio breve, ma non per questo meno bello. Ricordo quando avevo chiesto ad Anna perché un bacio dovrebbe essere più bello ed emozionante di un abbraccio o un rapporto sessuale. Ora capisco perché. 

Non esiste altro gesto d'amore più profondo, in cui si ceda la propria fiducia in maniera così completa. Gli abbracci sono belli perché c'è un contatto fisico totale, ma i visi rimangono nascosti. Un rapporto può essere dolce, bello, intenso, ma anche distaccato, distante. 

Un bacio sulla bocca, invece, è sempre vicino, alla minima distanza dai cinque sensi. Ogni cosa è svelata, non c'è finzione e tutto è amplificato. È spaventoso, e mi spaventa ancora, un po', se mi metto a pensarci in questi termini. Ma è anche bello. 

È bello guardare Ivan così, da un centimetro di distanza. Le nostre labbra si sono staccate, ma io lo trattengo ancora un po' qui mettendogli una mano sulla nuca. E lo osservo, buio e sfocato, ascoltando il suo respiro, un sussurro dilatato che riempie il silenzio. Lui si fa trattenere, sorride. Chissà se pensa le stesse cose che penso io, o se è semplicemente felice e si sta solo godendo l'attimo. Lo sento, che è felice.

Gli sorrido anch'io. Forse ci stiamo davvero comportando in modo un po' sdolcinato, in questo momento. 

Ma non mi interessa. Sono rassegnato. Rassegnato e felice. Sdolcinato e felice.

Mi allontano, finalmente, a una distanza consona. Più a fuoco, meno intima. Gli stringo la mano e guardo il cielo. Poi giro la testa e guardo di nuovo lui. 

«Non vado a Indian Wells» dice, appena mi volto.

«Sei p-pazzo? Perdi un sacco di...»

«Chi se ne frega dei punti. Voglio stare con te.»

Sospiro. «Ok. Vengo io.»

Mi fissa con gli occhi spalancati. «Vieni tu?»

«Sì. Ti accomp-pagno.»

«Prendi aereo? Incontri gente? Colleghi? Giornalisti? Sicuro?»

«Sì.»

«E visa? Come fai con visa?»

«Uhm» rifletto. «Hai ragione, ci p-pensavo anche ieri, sai? Quando sono uscito per comprare le fragole. D-dovrei imparare a g-gestire da solo i miei soldi e la mia c-carta di credito.»

Lui si batte una mano in fronte. «Ma no! Non quella Visa! Visa per viaggiare all'estero!»

«Aaah!» D'improvviso mi sento stupido. Era ovvio che si riferisse a quello, cosa c'entrava la carta di credito? «Il visto. Eh, hai ragione, accidenti. Le fa sempre Anna queste cose, d-di solito.»

Ivan fa una risatina. «Ah, Misha, quante cose che devi imparare. Ma poi, anche se visa è ok, non hai paura? Non hai paura di incontrare persone, colleghi, giornalisti...»

«Un po'» ammetto. «Però ci sei tu. T-tu mi tieni la testa a posto.»

Ivan sorride. «Guarda che sei tu» dice. Mi batte un dito sulla fronte. «Ce l'hai fatto da solo a venire fuori di depressione.»

«No. Cioè, sì, sì, ho fatto t-t-tanto da solo, ma se non c'eri tu, io non so d-dov'ero, adesso.»

Forse ancora imperturbabile su un campo da tennis, triste perché perdevo, triste perché vincevo, apatico e privo di amore. God only knows what I'd be without you.

«Nadiezda» dico. Speranza.

«Ti ricordi ancora quella parola» osserva.

«È la prima c-che mi hai insegnato. Come si dice futuro in russo?»

«Budusce.»

«Budusce» ripeto. «L'ho d-detto bene?»

«Da!»

Comincia a far freddo, ma voglio stare ancora un po' qui con Ivan.

Con Vanja.

Mi stendo più vicino a lui e lo abbraccio. Mi abbraccia anche lui, senza dire niente.

Non sarà sempre facile, no. Non sarà sempre tutto perfetto come oggi. Ci saranno momenti bui, momenti tristi, rabbia, ostacoli, problemi, sofferenza, odio e sconfitte. Ma ci saranno anche luce, felicità, gioia, traguardi e vittorie. 

E soprattutto ci sarà amore. 

Il futuro è incerto e difficile, ma io non ho più paura del futuro. 

Lo affronterò con coraggio. 

Insieme a Vanja.

——

Note note note 

The end! Cosa pensate di questo lungo viaggio? Lasciate libero sfogo ai pensieri, mi piacerebbe molto saperlo.

In nota al capitolo scorso ho parlato del tema della comunicazione, oggi vorrei scrivere due note su questo tanto atteso bacio

Anche questo per me era un simbolo un po' metaforico e un po' reale delle difficoltà comunicative di Michele, e anche questo è un aspetto della storia che avevo deciso sin da subito: i protagonisti si baceranno nell'ultimo capitolo. Non per crudeltà nei confronti dei lettori, ma perché doveva essere l'ultimo tassello che sancisse la fine del viaggio, una dimostrazione di completa fiducia e completa apertura comunicativa da parte di Michele, arrivata proprio nel momento in cui Ivan aveva dimostrato la propria accettazione completa della persona di  Michele con tutte le sue stranezze e difficoltà. I due ragazzi sono cresciuti insieme e si sono trovati alla fine del rispettivo percorso di crescita.

E poi volevo che il bacio fosse il momento più alto del crescendo. Quasi sempre le storie d'amore raccontano incontri intimi dei protagonisti che partono sempre dal bacio come fosse lo scalino più basso, per arrivare al rapporto sessuale in una serie di passaggi molto standardizzati. Non è una cosa che reputo brutta, perché sono passaggi che seguono l'evoluzione più classica di un rapporto romantico, ma io ho scelto di far avere a Michele una serie di esperienze sessuali, nel corso della storia, esperimenti di crescita a volte felici a volte meno, in modo non del tutto armonico, perché mi piaceva l'idea che il suo percorso fosse più caotico, confuso, sofferto e meno tipico.

Grazie a tutti i lettori che mi hanno accompagnata in questo lungo percorso. Scusate se vi ho fatti penare con attese, cliffhanger e sofferenze e se nel mentre vi ho dato anche qualche bella emozione, be', ne sono felice.

Ci rileggiamo domani con un piccolo capitolo di ringraziamenti in cui vi parlerò anche dei miei nuovi progetti di scrittura e dei prossimi appuntamenti.

Nel frattempo, se volete restare aggiornati, followatemi qui su Wattpad o su Instagram, o unitevi al mio gruppo Telegram! Lasciatemi il nick qui o in messaggio privato per essere aggiunti alla gabbia di matti ❤️

A presto! E grazie ancora di tutto! Soprattutto delle stelline che... non è che proprio all'ultimo capitolo potete smettere di lasciarmele, eh! :P

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