122. The happy Slam
Sono consapevole del fatto che sono cominciati gli Australian Open.
The happy Slam. Lo Slam felice. È così che lo chiamano, non ho mai capito perché.
Non leggo siti di informazione. Non guardo la tv. Non parlo di tennis con nessuno (be' non parlo proprio). E nessuno me ne ha parlato.
Il motivo per cui so che sono iniziati è che il calendario tennistico è scolpito nelle mie ossa.
So che giorno è, quindi so che gli Australian Open sono iniziati. Lo Slam di cui ho vinto le ultime due edizioni.
Dovrei essere lì. Le mie ossa mi dicono che dovrei essere lì.
Per la prima volta da quando ho smesso di giocare, provo un senso di disagio, pensando al fatto che non sto giocando. Ho la vaga impressione di star sprecando tempo. Sto buttando mesi fondamentali della mia carriera. La mia carriera che non voglio più che esista. Ma davvero non lo voglio più? Non ne sono sicuro.
Non voglio più giocare a tennis. Per lo meno, non nel modo in cui giocavo. Ma c'è una parte del mio cervello che non si arrende, che pensa ancora a me stesso come un tennista. Una parte del mio cervello che pensa ai duemila punti che sto perdendo.
Chissà Ivan come giocherà. Chissà com'è il suo tabellone, e chi incontrerà al primo turno. Credo sia testa di serie numero tre, considerando che io non ci sono. Incontrerà uno dei big three solo in semifinale, eventualmente. Mi stupisco a pensare che vorrei vederlo vincere.
Se vincesse batterebbe un altro mio record, vincerebbe il suo primo slam a diciannove anni e dieci mesi. Io l'ho vinto a diciannove e undici. Cerco di macerare questo pensiero nella mia testa, cerco di ritrovare il fastidio, la rabbia, la frustrazione che avevo provato quando Ivan mi ha battuto nella semifinale di Wimbledon e giocato la sua prima finale Slam più giovane di me.
Non trovo sentimenti simili dentro la mia testa. Dov'è finita la mia competitività?
Voglio che vinca. Vorrei vederlo esultare, baciare la coppa. Ivan è sempre felice, quando vince, al contrario di me. Un vincitore felice dello Slam felice. Vorrei provare felicità attraverso lui.
***
È il quarto giorno di Australian Open. Si sono svolti i primi due turni. Ivan ha giocato due incontri (sempre che abbia vinto il primo).
Ho aperto l'app Safari. Ho digitato Reshetnikov nella barra di ricerca. Sono rimasto lì con il dito sospeso sopra "invio" per non so quanti minuti, col cuore che accelerava ogni volta che il polpastrello scendeva di un millimetro. Non so dire di preciso cos'è che mi spaventa. Avere informazioni su di lui? Avere una percezione di cosa sta succedendo nel mondo, fuori dal luc di Zuan? Forse entrambe le cose e ancora qualcos'altro che non riesco a identificare. Dovrei chiederlo al dottor Sfiligoj.
Alla fine non ci sono riuscito. Non ho cliccato sul suo nome.
***
È finita la prima settimana di Australian Open.
Ieri mattina sono passato davanti alla camera di Daniele e ho sentito rumore di palline provenire dalla tv. Mio fratello stava guardando il torneo.
Sono stato lì fuori per qualche minuto, indeciso se bussare. La voce del cronista era troppo distante per essere comprensibile.
Alla fine ho avvicinato l'orecchio alla porta e ho sentito chiaramente: Gran passante di Molina!
Mancava poco che mi prendesse un attacco di panico e svenissi lì in corridoio. Sono scappato in camera con le gambe che mi tremavano. Perché ho tanta paura?
***
Quel gran passante di Molina ha tormentato le mie giornate. Me lo sono persino sognato: ho sognato di essere lì in Australia che giocavo e Molina mi faceva un passante perché ero troppo lento e pesante per riuscire a riprenderlo.
Oggi è giorno di semifinali maschili. È mattina, ne stanno giocando una adesso. La semi serale.
Ivan è ancora in gara. Non lo so con certezza, ma me lo sento che è ancora in gara.
Reshetnikov. L'ho scritto di nuovo su Safari. Non riesco a premere Invio. Ma ora ho capito di cosa ho paura. Ho il terrore di vedere il suo nome sgrigiato nel riepilogo match di Google. Ho il terrore di scoprire che è stato eliminato.
Alla fine, dopo minuti e minuti di tormento, decido di andare da mio padre, per chiedere a lui di premere invio sul mio iPad.
Errore!
Mio padre è in camera che guarda la semi. Scappo appena me ne rendo conto, col terrore di sentir pronunciato un nome che non sia quello di Ivan. Mio fratello credo sia in camera con papà, si è allenato stamattina presto ed è già tornato a casa, ma non sento rumori in camera sua, non l'ho visto al piano di sotto o in cortile. Maria sta lavorando al computer in sala grande, Elisa da qualche settimana passa le mattine in un asilo nido. Quindi Daniele deve essere con papà. Stanno vedendo l'incontro insieme. Potrei guardarmelo anch'io, in loro compagnia. Ma il solo pensiero audace mi turba.
In piedi in fondo al corridoio, sento solo un brusio lievissimo provenire da dietro la porta. Ora un suono che sembra un boato di esultanza della folla. Sono certo che papà stia seguendo il match senza telecronaca, lui odia le telecronache.
Mi arrischio a riavvicinarmi.
Sento un borbottio, la voce di Daniele. È con papà, proprio come pensavo.
Papà guarda sempre gli incontri restando in silenzio. Daniele più che altro impreca. Non credo di rischiare, restando qui a origliare. Sento molto poco di ciò che proviene dalla TV, che è tenuta a volume basso, sento invece benissimo i commenti di Daniele che, come mi aspettavo, sono per lo più esclamazioni di vario genere. Da «Nooo» a «Ma che cazzo fai?!» a «Beeeello!»
Su un punto immagino piuttosto lungo sento un suo crescendo di: «Oh... Ooh... Oooh!» accompagnato da simili mormorii dello stadio. Alla fine del punto Daniele esclama: «Solo lui! Solo lui!» mentre applaude.
«Fai piano, ché ti sente Michele» lo ammonisce papà.
Mi allontano coprendomi le orecchie. Perché papà non vuole che io senta? Perché sta giocando Ivan? O semplicemente ha capito che non voglio avere tennis intorno a me?
Solo lui. È un commento che posso immaginare applicato a Ivan. Del resto, posso immaginarlo anche applicato a Straussler o a Molina. O persino a Grković (anche se mio fratello non è il tipo che farebbe mai un commento così entusiasta su Grković: lo odia).
Sono combattuto tra il desiderio e la paura di sapere. Prendo qualche respiro e in punta di piedi mi riavvicino.
Silenzio.
Un punto finisce senza commenti, ma sento un «Advantage...» provenire dalla TV. Mi tappo le orecchie nell'istante in cui identifico la parola. Che nome avrà pronunciato l'arbitro dopo "advantage"? Reshetrikov? Straussler? Molina? Grković? Oppure potrebbe essere anche Moryakov, che ha fatto tanto bene alla fine dell'anno scorso, o Thaler, che è migliorato parecchio sul duro.
Mi arrischio a sollevare leggermente un palmo dall'orecchio, e sento Daniele dire: «Ma quanto cazzo dura questo game?»
«Vedrai che adesso lo chiude» ribatte papà.
Calco di nuovo la mano sull'orecchio.
Lo chiude. Chi? Sta parlando di Ivan? Di chi stanno parlando? Non posso stare così, non posso! Devo sapere!
Ho appena deciso, definitivamente, inequivocabilmente, che voglio sapere.
Tolgo entrambe le mani dalle orecchie. Drizzo la schiena. Ora entro.
Entro!
«Dai! Daiii!» ha appena esclamato Daniele.
Entrerò e avrò la delusione più grande della mia vita nello scoprire che ci sarà l'ennesima finale tra due dei big three.
«Sì! Tie-break! Andiamo!» esulta Daniele, proprio mentre io apro la porta.
Papà è seduto sul letto, Daniele sulla poltrona dove la mamma mi teneva spesso in braccio e mi leggeva delle storie.
Mio padre mi fissa a bocca spalancata.
Lo vedo tastare freneticamente il materasso, immagino alla ricerca del telecomando.
Guardo finalmente lo schermo.
E lo vedo.
Ivan.
Ivan sta giocando la semifinale.
——
Note note note ♫
The happy Slam si sta giocando proprio in questi giorni! Anche se quest'anno con tutti i casini che hanno combinato gli organizzatori e il governo (brrr) con l'affaire Djokovic non direi che sia molto happy... Anyway. Lo state seguendo? Berrettini è in semifinale! E considerando che Tsitsipas sta giocando maluccio, domattina/stamattina Jannik Sinner potrebbe fare il colpaccio e arrivare in semi pure lui!
Proprio come il nostro Ivan! Bravo! Ma bravo soprattutto Michele che fa fronte alle sue paure e torna a mettere la testolina fuori: piano piano sta rientrando nella realtà, prima con la serata al pignarûl, ora con il tennis.
Prima di trovare il coraggio, Michele si aggirava per la casa silenzioso come un ninja... e sapete qual è l'arma preferita dai ninja?
Le stelline! Lanciatemene tantissime in cima al capitolo accompagnandole con dei sonori: Uattaaaah! (Rigorosamente in falsetto)
Questo capitolo è un po' breve perché originariamente era unito al precedente, ma siccome mi sembrava non c'entrasse nulla come tono e tema ho preferito separarlo. Ricordate che il prossimo arriva venerdì!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro