Capitolo unico
Era una calda notte di mezz'estate, il cielo era limpido e ricolmo di stelle; il giorno seguente si preannunciava caldo.
Una piacevole brezza si faceva strada dalle calme onde verso il rovente entroterra.
Una luna piena si specchiava sulla placida acqua del mare e la finissima sabbia pareva fatta di diamanti che brillavano d'argento sfiorati dai raggi lunari.
Un'atmosfera quasi irreale, uscita da un sogno o dalla penna di uno scrittore.
Tuttavia, tutto ciò non sembrava avere effetto su un bel giovane che sulla riva stava seduto, immerso nei suoi pensieri.
Accomodato dove le onde baciano la sabbia, se ne stava con le gambe distese ed i piedi lasciati a farsi lambire dall'onde rinfrescanti.
Lo sguardo velato da una strana malinconia, perso nel vuoto ad osservare un punto oltre l'orizzonte, in attesa di qualcosa che potesse scuotere la sua anima.
Horatio, nome datogli in onore dell'illustre poeta latino, si era rifugiato lì per riflettere o per scappare, non ne era sicuro.
Da qualche tempo sentiva la mancanza di qualcosa, un vuoto che non riusciva a colmare; ma di cosa aveva bisogno?
Da solo e senza influenze esterne, si rendeva conto che passare da un'avventura all'altra non lo rendeva felice, forse popolare, ma cominciava a stancarlo.
Non capiva come mai nessuna riuscisse a trattenere il suo cuore vagabondo.
Si distese sulla fresca sabbia, con le braccia dietro l'abbronzata nuca, lo sguardo alla volta celeste ed un sospiro gli sfuggì dalle rosee labbra.
Il suo pensare fu interrotto da un improvviso bagliore, una stella cadente che attraversava il cielo lasciando una lunga scia.
Per un attimo restò sorpreso e forse una parte di se ebbe il tempo di formulare un desiderio.
Poi i suoi occhi incontrarono il cerchio di luna che sembrava osservarlo e si sentì da questa come richiamato, mentre le palpebre si facevano pesanti drappi da chiudere.
Una voce lo chiamava e l'intensità di questa cresceva fino a farlo sobbalzare e scattare in piedi alla ricerca della fonte del suono.
Il suo amico Dunkan lo cercava.
"Ma dov'eri finito?- gli chiese in tono canzonatorio- sei sparito nel bel mezzo della festa e ci sono delle belle pollastre che aspettano solo noi!" Horatio non rispose e Dunkan lo trascinò per un braccio verso la festa poco lontana.
"Andiamo su, sembri strano, non è che ti sei preso qualche malanno?- parlava mentre lo tirava verso il divertimento- le signore non attendono tutta la serata, se sai cosa intendo!" Ma Horatio non l'ascoltava, annuiva distratto e per il resto della festa finse di divertirsi e non appena vide il suo amico appartarsi con una bella biondina si defilò nuovamente, non gli andava di festeggiare e vi era andato solo per far contento l'amico.
Tornò sulla spiaggia, ma si accorse che qualcuno lo stava osservando e scorse un ombra che cercava di allontanarsi diretta verso il mare, l'istinto gli disse di seguirla e poco dopo riuscì a raggiungerla e bloccarla.
Dapprima pensò ad un lestofante, ma si accorse subito che l'ombra era una giovane fanciulla. Minuta ed aggraziata, la pelle chiara che sembrava riflettere la luce della luna, i capelli lunghi e lo sguardo furbo lo colpirono ed ebbe la sensazione di averla da sempre conosciuta.
"Lasciami andare, non facevo nulla di male!-inveì la giovane cercando di divincolarsi- cosa vuoi da me?" Lo sguardo furente ed acceso; un misto di sorpresa, paura e rabbia che lo rapirono.
Lasciò immediatamente la presa e le sorrise cordiale. "Scusami, pensavo fossi un malintenzionato -cercò di giustificarsi, un po' in imbarazzo- mi sono sentito spiato, posso rimediare offrendoti qualcosa al bar qui vicino?"
Lei sembrò pensarci un istante e poi con un sorriso annuì.
"Prego madame, faccio strada - fece galante lui offrendole il braccio- non so neppure il tuo nome?" le chiese fermandosi un istante.
La giovane sorrise ancora, un sorriso dolce e cristallino, come l'acqua del mare. "Mi chiamo Luinil, piacere e tu?" "Mi chiamo Horatio, lieto di fare la tua conoscenza Luinil" Ripresero a camminare sulla fresca rena.
Quell'incontro non fu unico, si ripromisero di vedersi ancora e lo fecero ogni sera, mai di giorno.
In uno dei loro incontri Horatio domandò a Luinil perché non si potessero vedere durante il giorno, ma ella con un dolce sguardo che avrebbe affondato intere corazzate si limitò a dire che non sopportava l'eccessivo calore e che la luce della luna era una compagna migliore.
Al giovane bastò e più non domandò.
Con il passare dei giorni Horatio si rese conto d'aspettare con ansia di rivedere la sua bella, cosa che non gli era mai capitata e di ciò parve accorgersene persino Dunkan che una sera decise di seguirlo e scoprire cosa rendesse il suo amico così strano e perché non ne parlasse con lui.
La scoperta non gli piacque, ansi lo rese particolarmente geloso; stava perdendo l'amico di scorribande per una ragazza dagli occhioni a calamita.
Decise di aspettare che i due si fossero salutati e di parlare direttamente con lei.
Li pedinò e dopo che i due si separarono, seguì la giovane, ma prima che riuscisse a raggiungerla questa si era diretta veloce verso la spiaggia e raggiuntale si era in breve tuffata tra i flutti ed era scomparsa.
Dunkan non credeva ai propri occhi e per un istante restò imbambolato ad osservare il mare, ma lesto decise che doveva salvare il suo amico da quella creatura che voleva trascinarlo con se negli abissi.
Durante la notte pensò ad un piano per far scoprire la vera natura di colei che Horatio credeva di amare e salvare l'amico.
Alla fine trovò un modo.
Il giorno dopo scrisse un finto biglietto e lo fece scivolare in una tasca della camicia dell'amico che si preparava per il suo ennesimo appuntamento.
Seguì i due come la sera precedente ma questa volta riuscì a precedere la giovane appostandosi con una corda dietro ad un piccolo scoglio poco distante dalla riva e prima che questa si gettasse tra i flutti riuscì con una mossa fulminea a bloccarla ed a trascinarla con se.
La condusse dentro il capanno del bagnino che sapeva essere sempre aperto.
Dopo averla quasi gettata in un angolo chiuse la porta dietro se e cominciò con le su domande incalzanti, mentre la giovane cercava di capire cosa fosse successo ed a riprendersi dal forte spavento.
"Chi sei, cosa vuoi da me? -chiese Luinil cercando di liberarsi dalle spire che l'avvolgevano- lasciami andare".
"No - rispose secco lui - dimmi chi sei in realtà e cosa vuoi dal mio amico? Vuoi rapirlo? Portarlo con te negli abissi? Parla, so cosa sei." Lo sguardo deciso e risoluto. " Non voglio fargli del male, ti scongiuro lasciami andare, devo tornare a casa mia prima dell'alba- lo pregò lei con tono dolce- per favore".
Ma Dunkan sembrava irremovibile.
"Farò vedere al mio amico cosa sei in realtà- prese il telefono e compose il numero di Horatio, ricordandosi di usare la telefonata anonima. Non appena egli rispose con tono di sfida verso la giovane parlò, camuffando la voce- ho la tua ragazza, segui le istruzioni del biglietto che hai nella tasca della camicia".
Chiuse la conversazione ed attese, un attesa che a Luinil sembrò eterna, mentre il suo tempo scorreva veloce come sabbia di una clessidra.
Horatio ascoltò la strana telefonata e nonostante pensasse fosse uno scherzo di cattivo gusto qualcosa gli diceva di andare.
Trovò il piccolo biglietto che non aveva notato prima e lesse le istruzioni dirigendosi verso il luogo dell'incontro.
La notte volgeva lentamente al suo termine mentre egli arrivava sulla spiaggia e si precipitava al capanno del bagnino.
Al segnale convenuto la porta si aprì ed egli rimase perplesso nel vedere Dunkan. "Cosa ti è saltato in mente- gli chiese correndo verso Luinil- sei pazzo?" "Non sono pazzo, lei non è chi ti vuol fare credere- l'amico lo bloccò scostandolo malamente- è una creatura degli abissi che vuole rapirti o altro" si giustifico, ma Horatio non gli diede ascolto e dandogli uno spintone lo gettò di lato andando a salvare la sua bella.
"Non voglio fargli del male- ripete per l'ennesima volta Luinil a Dunkan- credimi!".
Intanto Horatio era riuscito a liberarla e l'aiutava ad alzarsi.
"Non puoi fidarti di lei- gli gridò Dunkan dopo aver ricevuto un pugno dall'amico- te ne pentirai!"
Ormai l'alba era vicina ed una luce tingeva il cielo d'arcobaleno.
Appena varcata la soglia la giovane cadde al suolo in ginocchio, Horatio preoccupato cercò di farla alzare.
"Non preoccuparti, sapevo che la nostra era una storia impossibile, ma ho voluto crederci- lei appariva stanca- perdonami per non averti detto chi ero" Horatio scuoteva la testa, ma non riusciva a dire nulla.
Il sole cominciava a spuntare, mentre un lieve bagliore avvolgeva Luinil che per un attimo assunse le sembianze di una bella sirena dalla chioma color del corallo, la pelle bianca ed uno sguardo che ricordava il mare.
"Non dimenticarmi, Horatio" disse per poi sparire in mille bolle, lasciandolo lì ad osservare il cielo.
All'improvviso si senti sfiorato, in un istinto di rabbia volle reagire, ma si trovò disteso sulla sabbia con la luna che lo guardava ed una giovane dalla chioma rossa e lo sguardo furbo che cercava di svegliarlo.
Era ancora la sera della festa ed era stato solo un sogno.
"Bell'addormentato, Dunkan mi ha mandato a cercarti, che fai qui tutto solo?" chiese la giovane, amica da anni ormai, aiutandolo a mettersi in piedi. Horatio le sorrise "Alla fine sei venuta Annael, sono felice di vederti" le disse abbracciandola e seguendola.
Forse era lei che aveva sognato, il suo cuore gli diceva che ciò che cercava era più vicino di quanto pensava? Non lo sapeva, ma l'istinto confermava e lui era un tipo istintivo.
FINE.
Angolo autrice:
Breve racconto a tema romantico.
Per me è una novità, ma se vi piace potrei creare una piccola raccolta, lasciate la vostra opinione sulla storia con sincerità.
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