6.Segna per me
Avevano perso ancora, da non crederci. Daniel avrebbe davvero voluto baciare di nuovo Felipe come"punizione", ma il gruppo di ragazzi aveva deciso di comune accordo di eliminare le penitenze, perché erano diventate monotone. Così, quel sabato sera Daniel si ritrovò schiacciato all'angolo di un pub del centro parecchio affollato, con il ginocchio del ragazzo brasiliano che toccava il suo di tanto in tanto. In quel tavolo stavano così stretti da non riuscire neanche a tagliare la pizza liberamente. Thomas era seduto davanti a loro e continuava a raccontare della sedicenne che lo aveva fermato per strada e gli aveva letteralmente stampato un bacio in bocca. Sentì Felipe ridere alla sua sinistra ed il cuore gli sprofondò nel petto, in un abisso di stelline e arcobaleni. Stava diventando patetico.
Nello spogliatoio aveva fatto di tutto per evitare di vederlo mezzo nudo, ma il coglione gli aveva chiesto (si, proprio a lui), di passargli il bagnoschiuma da dentro la doccia. Aveva infilato la mano oltre la tenda che separava lui da quell'adone greco nudo e bagnato guardando altrove e cercando di non arrossire, poi aveva ritratto la mano quando il flacone gli era stato sfilato dalla presa forse un po' troppo ferrea, e l'occhio gli era caduto inevitabilmente nello spiraglio che era stato lasciato aperto. Dopo aver osservato per qualche istante quel sedere sodo aveva avuto il primordiale impulso di entrare vestito nel cubicolo e avventarsi sul ragazzo brasiliano, ma poi era rinsavito e si era limitato ad infilarsi nella prima doccia libera a disposizione. Era stata una doccia fredda, molto fredda.
Diede un morso alla sua pizza e si guardò attorno. Non tutti i ragazzi che avevano giocato nel campo da calcio vicino alla chiesa erano potuti trattenersi per la cena, quindi erano rimasti in quattordici; non conosceva i nomi di tutti, ma gli erano sembrate delle persone simpatiche e alla mano, pronti ad accettarlo tra di loro senza troppi problemi.
"Quando hai la prima partita con la nuova squadra?", gli domandò Thomas mentre immergeva un paio di patatine fritte nella maionese.
"Domani pomeriggio", rispose Daniel "sono parecchio agitato", confessò. Inghiottì il boccone e sorseggiò un po' di aranciata di cui il suo bicchiere era già colmo. I ragazzi vicino a lui stavano bevendo birra a grandi sorsate, ma a lui non piaceva particolarmente.
"Allora veniamo a fare il tifo per te", annunciò Cody, dando una gomitata a Thomas al suo fianco, che annuì.
"In teoria dovremmo essere in concorrenza ma posso fare finta di niente". Daniel rispose all'occhiolino con un sorriso, gratificato dall'attenzione che gli stavano rivolgendo quei ragazzi. Non era un tipo egocentrico, ma gli faceva senz'altro piacere avere qualcuno che avrebbe fatto il tifo per lui, assieme alla sua famiglia e ad i suoi migliori amici. Non sapeva se Felipe si sarebbe presentato, ma lo sperò ardentemente. Quella che provava per lui era una sana attrazione, ma non sapeva se fosse corrisposta; non c'era imbarazzo per quel bacio scambiato forse con troppo trasporto ma non c'era neanche particolare interesse.
Non aveva mai avuto un occhio troppo attento per quelle cose, e l'unica relazione che aveva avuto, risalente ormai a quasi un anno e mezzo prima, era nata dalle avances mosse da Liam, un ragazzo più grande di lui di tre anni che era partito per il college dopo due mesi di relazione e l'aveva lasciato dopo una settimana di lontananza. Daniel c'era rimasto parecchio male, perché Liam era stato la sua prima relazione "seria" e la sua prima volta. Non sapeva se l'avesse amato, perché effettivamente non si era mai innamorato davvero di nessuno ( a parte Zac Efron, quella era sempre stata la sua cotta più grande), ma sicuramente si era molto affezionato a quel ragazzo che l'aveva reso meno bambino e che era diventato in breve tempo il suo punto di riferimento. Si era sentito importante quando un ragazzo stravagante come lui, pieno di tatuaggi e piercings, si era interessato ad un quasi sedicenne normale. Liam gli aveva fatto comprendere che la normalità non esisteva e che giudicare dall'apparenza era sbagliato, perché un diciottenne con dei tatuaggi scuri sulle braccia e sul collo poteva sembrare pericoloso mentre in realtà non lo era affatto. Daniel ormai non pensava più a lui, ma ricordava quello che aveva imparato dall'ormai passata relazione.
Guardò con la coda dell'occhio Felipe sorridere per qualcosa che stava dicendo Cody e percepì lo stomaco stringersi in una morsa dolorosa, poi tornare alla normalità. Anche il brasiliano si voltò verso di lui e i loro sguardi furono intrecciati da due fili sottilissimi, invisibili. Felipe aveva gli occhi più belli che Daniel avesse mai visto, di un verde intenso e magnetico.
Fu costretto a distogliere la sua attenzione solo perché Thomas urtò con il gomito la bottiglia d'acqua posta al centro del tavolo, che si rovesciò inesorabilmente sui suoi pantaloni e su quelli di Felipe, il quale scattò in piedi maledicendo il suo migliore amico.
"Brutto idiota, vuoi stare un po'attento?", disse, indicando con foga i suoi jeans fradici."Hai bagnato anche Daniel!", esclamò.
Thomas si strinse nelle spalle, rivolgendo uno sguardo mortificato più al diciassettenne che al suo migliore amico. La mente di Daniel ragionò velocemente, ed in un secondo era in piedi anche lui. "Io mi vado ad asciugare in bagno", annunciò sperando che l'altro ragazzo lo seguisse, e così fu. Entrarono entrambi nel bagno degli uomini che prevedeva una sola toilette, e Felipe chiuse a chiave la porta.
"Sembra che mi sono pisciato addosso", osservò il diciannovenne indicando il cavallo dei suoi pantaloni. Daniel si limitò a ridacchiare nervosamente e gli diede le spalle, affrettandosi a premere il pulsante per azionare l'asciugatore, che si accese con un rumore assordante. A quel punto, il ragazzo cercò in tutti i modi di avvicinare la parte del pantalone bagnata al getto d'aria calda, spalmandosi quasi contro il muro. Almeno in quel modo, con quel suono continuo dell'asciugatore, non c'era un silenzio imbarazzante. Improvvisamente l'idea di essere chiuso nel bagno di un pub con il ragazzo che era diventata la sua cotta non lo entusiasmava più di tanto, anzi lo metteva in soggezione. Non sapeva se Felipe lo stesse guardando o meno; in realtà, non sapeva neanche se Felipe fosse gay, e non lo sapeva neanche il diretto interessato che stava osservando con discrezione il sedere di Daniel fasciato perfettamente da quei jeans scuri. Non l'aveva fatto di proposito, lo sguardo era caduto e basta dopo qualche minuto che aveva studiato la sua schiena e le sue spalle. Durante quei giorni aveva pensato molto a se stesso, a quello che aveva provato baciando ben due ragazzi, ed era riuscito a non farne un dramma. I suoi genitori (quelli adottivi, per intenderci), l'avevano cresciuto senza porre limiti alla sua espressività, correggendolo quando era necessario ma permettendogli sempre di essere se stesso e sapeva che avrebbero accettato qualsiasi persona con cui sarebbe stato, femmina o maschio che fosse. Stava a lui capire cosa volesse.
Daniel si voltò ed in quel momento l'asciugatore smise di fare rumore. Gli rivolse un sorriso impacciato abbassando gli occhi blu sulla sua coscia, dove pochi minuti prima la bottiglia di vetro aveva svuotato metà del suo contenuto; l'altra metà era intrisa nei jeans di Felipe.
"Sei asciutto?", gli chiese avvicinandosi e sfiorando con la punta delle dita la porzione di tessuto precedentemente bagnata. Daniel s'irrigidì mentre un brivido dovuto a quel contatto apparentemente innocuo gli scosse le membra.
"Si", riuscì a dire, con gli occhi ancora fissi sulle dita di Felipe che adesso si erano allontanate da lui. Il brasiliano deglutì, sollevando contemporaneamente lo sguardo e la nuca nello stesso istante in cui lo stava facendo anche l'altro ragazzo. Ancora una volta quell'impressione che un filo invisibile li unisse saldamente. Stavolta erano più vicini, e riusciva a vedere bene i due grandi occhi azzurri del più piccolo, incorniciati dalle folte ciglia scure come i suoi capelli. Sollevò un angolo delle labbra.
"Allora mi asciugo io", sussurrò chissà per quale motivo, infrangendo quella bolla di vetro in cui erano entrati senza neanche rendersene conto.
Gli ci vollero parecchi minuti, mentre nella sala adiacente ai bagni Thomas, seduto al suo posto, bisbigliava all'orecchio di Cody "chissà se ci stanno dando dentro" e Cody scuoteva la testa, poco convinto.
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Emma assottigliò gli occhi azzurri, sbirciando lo schermo del cellulare di suo fratello accomodato sul divano vicino a lei. Non riuscì a leggere il contenuto dei messaggi che si stava scambiando con chissà chi perché andiamo, faceva la seconda elementare, non era poi così veloce nella lettura. Daniel stava trattenendo un sorrisetto mordendosi il labbro inferiore e i suoi occhi emettevano più luce del lampadario in sala da pranzo.
La bambina di sette anni sospirò, tornando ad osservare sovrappensiero i cartoni animati. Daniel si mosse impazientemente vicino a lei, e lo sentì trattenere il respiro.
"Con chi stai parlando?", domandò, voltandosi nuovamente verso di lui. Il diciassettenne sollevò lo sguardo dallo schermo luminoso del telefono e la guardò sorpreso.
"Un amico", borbottò il ragazzo. Emma scosse il capo poco convinta.
"Ryan?", chiese.
"No, non lo conosci", rispose Daniel su di giri. Felipe gli aveva scritto quella mattina per sapere a che ora e sopratutto dove avrebbe giocato la sua prima partita in prima squadra, e da quel momento l'euforia era aumentata. Gli aveva scritto, l'aveva cercato.
"Uhm-è un amico speciale?".
Daniel aggrottò la fronte. "Definisci l'aggettivo speciale", disse.
Emma però rimase in silenzio e si limitò ad annuire a se stessa, prestando di nuovo attenzione alla televisione. "Ho capito tutto", disse a bassa voce e sorrise.
Felipe si accomodò su uno dei sedili in plastica blu; la capienza dello stadio era di circa ventimila posti ed in quel momento erano quasi tutti occupati. Il Millwall era terzo in classifica ed i suoi tifosi speravano di raggiungere la Premier League, quell'anno. Sarebbe stato un sogno. Per Daniel era un grande onore essere lì in quel momento; non era riuscito a procurare i biglietti in tribuna per Felipe, Thomas, Cody e altri cinque ragazzi con cui aveva cenato la sera prima, quindi si erano dovuti accontentare dei primi posti che avevano trovato, anche abbastanza vicini al capo, esattamente dietro una delle due porte. Lo speaker annunciò l'entrata della squadra di casa in campo, e i giocatori vennero accolti da parecchi applausi ed urla. Felipe si limitò ad applaudire mentre con lo sguardo individuava la figura di Daniel che correva assieme ai compagni, alcuni decisamente più anziani di lui. Non l'aveva mai visto giocare seriamente, ma da quanto Thomas gli aveva rivelato, aveva davvero molto talento e non aveva nulla da invidiare agli altri calciatori della sua squadra, se non un po'd'esperienza in campi importanti. Daniel era un ragazzo molto ansioso e diventava intrattabile quando era sotto pressione; in quel momento si stava allenando negli sprint e cercava di evitare di guardarsi attorno, perché tutti quei tifosi che lo stavano guardando lo mettevano in soggezione. Era la prima volta che assisteva in prima persona ad un'orda così numerosa di persone che si erano recate lì per vedere la sua squadra giocare e, perché no, vincere; non poteva fare a meno di sentire il peso della responsabilità di fare una buona partita sulle spalle. L'allenatore lo aveva schierato in campo dal primo minuto, fidandosi ciecamente delle sue potenzialità e questo l'aveva inorgoglito, ma al contempo spaventato tremendamente. Sollevò lo sguardo per un istante, rivolgendolo verso gli spalti dove lui stesso aveva seduto qualche mese prima. In tribuna c'erano i suoi genitori, sua sorella, i suoi nonni, Ryan, Abigail e Taylor, ma lui cercò di focalizzarsi dall'altra parte della tribuna, dove sapeva che avrebbe trovato Felipe. Ed infatti eccolo lì, seduto con i gomiti appoggiati sulle cosce e il palmo della mano a sorreggergli il mento, gli occhi verdi fissi su di lui. Daniel ricambiò il sorriso che il ragazzo gli aveva rivolto poi riprese a correre attorno ai coni fosforescenti posti a terra, mentre i tifosi intonavano un coro per incitare la squadra. Ripensò al sorriso di Felipe, alle sue labbra calde e accelerò la corsa.
Felipe non era assolutamente un gran tifoso di calcio; si divertiva a giocare con gli amici una volta a settimana, ma la passione (se così poteva definirsi) finiva lì. Guardare le partite in televisione lo annoiava, riteneva che i calciatori fossero troppo pagati per il loro effettivo impiego e allo stadio c'era stato davvero poche volte. Tuttavia, quando durante i primi minuti del secondo tempo Daniel mandò la palla in rete proprio davanti a loro, non poté fare a meno di scattare in piedi con le braccia all'aria ed urlare incredulo assieme al resto dello stadio, che era esploso in un boato. Con quel goal la squadra sarebbe salita sullo stesso gradino della seconda in classifica, che aveva perso la partita disputata la sera precedente. Quando lo speaker annunciò il nome del giocatore e tutti i tifosi risposero gridando il suo cognome, mentre il diretto interessato era circondato dai compagni di squadra che si congratulavano con lui, Felipe si unì all'urlo unanime che echeggiò possente nello stadio. Thomas al suo fianco gli diede una pacca sulla spalla, sorridendo euforico per la rete del nuovo amico che si erano fatti. Aveva una buona considerazione di Daniel, lo riteneva un ragazzo molto simpatico, oltre all'essere un assoluto professionista nel suo sport e giustificava la confusione mentale del suo migliore amico: quel diciassettenne sarebbe stato capace di far dubitare chiunque del proprio orientamento sessuale. Non disse nulla quando il calciatore, che indossava la maglietta a righe blu e bianche con il numero nove, si voltò nella loro direzione e sorrise. Più che nella loro direzione, sorrise ad una persona in particolare, seduta vicino a lui, con la pelle olivastra e i capelli scuri, che stava sorridendo a sua volta come uno scemo.
Cody sollevò le sopracciglia, dando una gomitata indiscreta a Thomas che gli fece cenno di non commentare.
La partita si concluse con una vittoria segnata dal solo gol di Daniel che poté così gustarsi tutte le attenzioni ed i meriti. Quando tornò a casa la sua famiglia aveva preparato una cena sostanziosa per tutti, e quando il diciassettenne sbloccò il cellulare, i suoi follower su Instagram erano diventati quindicimila. Pubblicò una foto che lo ritraeva circondato dai suoi compagni di squadra appena dopo aver segnato ed inserì come didascalia un paio di cuori e la frase "sono onorato di giocare per questa squadra, darò sempre il massimo, grazie per l'accoglienza ed il calore di oggi :)", poi chiuse l'applicazione e vagò con il dito sullo schermo per qualche minuto, indeciso sul da farsi. Una parte di lui voleva scrivere a Felipe con il pretesto di ringraziarlo per la presenza, l'altra gli suggeriva di lasciar perdere, perché non avrebbe ottenuto nulla. Sospirò bloccando il telefono e tornando dalla sua famiglia riunita attorno al tavolo imbandito di piatti colmi di diverse pietanze, e prese posto vicino a suo nonno che gli cinse le spalle con un braccio e sorrise, tracannando l'ultimo sorso di vino. Il suo volto era leggermente rosso, segno che quello non fosse solo il primo bicchiere consumato; difatti, Lillian gli rivolse un'occhiata ammonitrice.
"Regolati, Albert, e sta' attento alla pressione", gli disse, poi tornò a conversare amabilmente con la nuora.
Albert annuì distrattamente e si strinse nelle spalle. "Tua nonna", disse a bassa voce "ci amiamo da cinquant'anni, ma sa essere davvero rompipalle". Daniel rise di gusto inforchettando un pezzo di carne che aveva precedentemente tagliato.
"Meglio così, altrimenti non sarebbe divertente, no?", commentò, masticando il cibo ed inghiottendolo.
"Già, già, dici bene". Si bloccò un attimo, perso in chissà quali pensieri. "Te non hai nessuno con cui divertirti amorevolmente?", domandò. Daniel odiava la curiosità dei suoi parenti, ma suo nonno era tutto un altro conto; era stato lui ad invitarlo a rivelare la sua omosessualità ai genitori, e l'aveva sempre supportato, comportandosi da secondo padre. Scosse a malincuore la testa.
"Ci sarà qualche bel ragazzo che ti piace, almeno".
"Penso di si, però sono altrettanto sicuro che non sia gay", ammise con riluttanza. Albert si pulì le labbra con il tovagliolo.
"Te l'ha detto lui?", domandò. Riempì d'acqua il suo bicchiere e quello del nipote.
"No, lo immagino".
Albert sospirò. "Non diventare uno di quegli adulti ignavi, incapaci di decidere da che parte stare e non essere insicuro perché se una cosa la vuoi, la ottieni e basta", asserì "hai detto di non saperlo, quindi non fasciarti la testa prima di cadere e buttati, hai diciassette anni se non lo fai adesso poi sarà troppo tardi".
Gli strinse una spalla affettuosamente, facendogli l'occhiolino. Daniel sorrise confortato ma non del tutto convinto, tuttavia incoraggiato dalle sue parole sempre adatte in ogni contesto. Suo nonno sapeva essere un perfetto compagno d'interminabili partite di scacchi e al contempo un interlocutore sempre pronto ad aiutarlo.
Fu così che, spinto dall'incoraggiamento di suo nonno, quella sera aprì con titubanza l'applicazione di Facebook e pigiò con dito tremante sull'icona dei messaggi.
A: [Felipe Palmer]
Heyyy, volevo ringraziare te e gli altri per essere venuti alla partita, mi ha fatto piacere!! ;)
Un istante dopo aver inviato il messaggio, però, si pentì di aver inserito l'emoticon dell'occhiolino; era un misto tra l'inquietante e "ti voglio scopare". Non che Daniel non fosse tentato, ecco.
Bloccò il telefono e lo sistemò sul comodino, alzandosi dal letto per preparare i libri da mettere nello zaino. Afferrò con troppa veemenza il quaderno di matematica, la materia che più odiava. Al test aveva preso una B solo grazie ai suggerimenti di Ryan, ma sapeva che il suo percorso non sarebbe stato affatto positivo, quell'anno. Gli allenamenti gli impiegavano gran parte del pomeriggio e sopratutto alcuni professori avevano iniziato a guardarlo con occhio critico da quando avevano saputo del suo ingaggio in una squadra di seconda divisione calcistica. Temevano che in quel modo avrebbe trascurato lo studio, e forse non avevano tutti i torti; Daniel non voleva abbandonare gli studi, ma continuando di quel passo sarebbe stato costretto. La sera tornava a casa sfranto, cenava e si metteva a letto per poi svegliarsi la mattina presto, uscire di casa con la sorella e passare sei ore a scuola, per poi iniziare da dove aveva concluso la sera precedente.
Una vibrazione proveniente dal cellulare lo riscosse dai suoi pensieri e si catapultò a controllare le notifiche. Esultò interiormente quando si accorse che Felipe avesse già risposto al suo messaggio.
[Felipe Palmer]
Ciao!! Non c'è di che, mi sono divertito molto e quel goal che hai fatto è stato fantastico. Puoi considerarmi un tuo fan :).
Daniel dovette sdraiarsi per evitare di crollare a terra; il cuore gli batteva all'impazzata ed era arrossito a dismisura. S'impose di attendere almeno cinque minuti prima di rispondere, sotto l'influenza di Abigail che ogni qualvolta un ragazzo le scrivesse, prima di rispondere ad un messaggio faceva aspettare il poverino anche delle ore, per sentirsi desiderata. Okay, Daniel non era così psicopatico, ma non voleva neanche passare per quello sempre appiccicato al cellulare.
Al termine di quei pochi minuti che gli parvero interminabili, aprì la notifica e si morse il labbro inferiore, mentre il suo cuore batteva forte come un tamburo.
A: [Felipe Palmer]
Sono contento che ti sia divertito e sono felice anche di aver segnato subito. Hahaha, grazie per il sostegno allora :P.
E continuarono così per un bel po'. Felipe gli confessò di non amare particolarmente il calcio, e gli diede il suo numero perché, a detta sua, l'applicazione di messaggistica di Facebook era mal funzionante. Quella notte Daniel non riuscì a dormire bene.
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Ciao a tutti!
Ho aggiornato ora perché saranno due settimane tremende, scolasticamente parlando. Spero di riuscire ad aggiornare la prossima settimana, altrimenti vi avverto, non sono morta, sto solo studiando come una folle.
Passando alle cose interessante, ebbene si, capitolo interamente #Danipe perché avevo intenzione di far evolvere la situazione. Adesso Daniel ne è sicuro: Felipe gli piace davvero, ma il brasiliano? Dopo aver appurato di non schifare il genere maschile, sembra abbastanza interessato a Daniel nonostante debba ancora accorgersene realmente.
Come si evolverà la situazione?
Nel prossimo capitolo tornerà anche Ryan, non temete; per adesso vi ringrazio per le letture, i voti e i commenti.
Buona giornata,
Lavy.
Ps. Daniel felice per la sua prima partita ❤❤
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