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17.Fireworks

"Già ho iniziato ad odiare queste scarpe", si lamentò Taylor maledicendo i quattro piani di scale che avevano dovuto salire per raggiungere il pianerottolo in cui padroneggiava la porta di casa di Cody. Lei e Abigail avevano indossato due paia di tacchi vertiginosi, e Daniel non le invidiava affatto. Lui aveva optato per una semplice camicia bianca infilata in un paio di pantaloni neri, e si sentiva sicuramente più a suo agio delle due ragazze che oltre alle scarpe alte avevano comprato due vestitini abbastanza corti. Non appena le aveva viste, Ryan aveva fatto un commento poco carino che fortunatamente avevano sentito solo il suo migliore amico e Felipe, che era passato a prendere la combriccola assieme al suo ragazzo. Quel pomeriggio si erano preparati assieme dopo aver fatto l'amore per la terza volta in due giorni.

Cody li accolse in casa salutando tutti calorosamente come al suo solito e presentandosi a Ryan che non aveva mai visto prima di allora. Abby e Taylor le aveva conosciute quella sera in cui tutto era iniziato.

In breve tempo Daniel si presentò alla ragazza di Samuel, alle sue amiche e salutò il resto dei ragazzi.

"Mancano Thomas e Liam", disse James. Felipe appoggiò una mano sulla spalla del diciassettenne con un gesto apparentemente casuale, ma che gli fece intuire le sue intenzioni. I suoi amici (tranne Thomas, ovviamente) non sapevano nulla della loro relazione; Cody aveva intuito che ci fosse una certa affinità, ma non dava ancora nulla per certo.

"Mi hanno chiamato poco fa, dovrebbero arrivare a momenti", aggiunse il padrone di casa mentre trasportava su un vassoio dei calici colmi di prosecco. Ryan ne prese uno e bevve qualche sorso, convinto che un po' di alcool gli sarebbe servito per alleggerire la tensione: stare assieme a delle persone che non conosceva lo turbava senza un motivo ben preciso, anche se sapeva che quei ragazzi fossero persone perbene, basandosi sulle parole del suo migliore amico che, a differenza sua, sembrava essere al settimo cielo. Quella era anche la prima occasione per lui di conoscere il nuovo ragazzo di Daniel, che non si era ancora separato dal giovane calciatore e gli rivolgeva di tanto in tanto un sorriso dolce che chiunque avrebbe potuto interpretare correttamente. Doveva ammettere che fossero una bella coppia ed anche se non conosceva Felipe riusciva a percepire il legame che lo stringeva al più giovane.

Continuò ad osservarlo anche quando arrivarono Thomas e Liam e quest'ultimo andò a salutare con un sorriso strafottente Daniel, sfiorandogli le spalle con le mani. Felipe osservò quel breve saluto con serietà, la mascella involontariamente serrata e gli occhi verdi fissi non sul suo ragazzo, bensì sul cugino del suo migliore amico, al quale si limitò a rivolgere un sorriso nervoso.

"Già vi conoscevate?", chiese ingenuamente George che, davvero, non sapeva mai stare zitto. Aveva notato il modo in cui Liam si era rivolto non solo a Daniel, ma anche ai suoi tre amici, come se non gli fossero del tutto estranei.

"Si-ehm, noi...", s'incespicò il giovane calciatore, non sapendo bene come gestire la situazione. Liam ampliò il suo sorrisetto e "noi stavamo assieme un po' di tempo fa", rivelò con tono compiaciuto, cingendo le spalle del più giovane con un braccio. George si accigliò, limitandosi ad annuire confuso dall'occhiata furente che gli era stata inviata da Felipe. Il giovane brasiliano aveva sempre tollerato ben poco Liam e la sua strafottenza, ma in quel momento il suo livello di sopportazione divenne davvero basso.

"Ma non ha amici con cui passare la serata, invece di stare con noi?", si lamentò esattamente venti minuti dopo, appoggiandosi con i gomiti sulla ringhiera del balcone e guardando con la coda dell'occhio oltre le ampie finestre, attraverso le quali riusciva a scorgere il suo ragazzo seduto vicino a Ryan. Liam era accomodato davanti ai due su una sedia, con le gambe accavallate e le maniche della camicia nera tirate su, e si muoveva platealmente con le braccia. Felipe si chiese come avesse fatto Daniel a stare con un tipo così appariscente.

"Smettila di fare così, davvero, ti stai solo rovinando la serata", disse esasperato il ragazzo dai capelli biondi, rabbrividendo dal freddo. "Non ti facevo così geloso, hai praticamente lasciato che, oddio come si chiamava quella?Sally, si-hai lasciato che Sally si scopasse il suo migliore amico!".

Felipe smise di guardare Daniel e si concentrò sul suo migliore amico, che aveva rispolverato una relazione durata poco e terminata da anni, ormai."Non ero preso quanto lo sono ora", rivelò mordendosi il labbro inferiore e rivolgendo lo sguardo davanti a sé, sulla città illuminata.

"Che romanticone", lo canzonò Thomas dandogli una gomitata sul fianco destro.

"Questo non toglie il fatto che io voglia sempre di più prendere a calci tuo cugino. Ti ricordi che ha detto l'altro giorno? Lo vuole baciare a mezzanotte anche se l'ha lasciato lui!". Altro attacco acuto di rabbia.

"Fagli capire che non può permetterselo, no?", propose il suo migliore amico.

"Ma come?", chiese il diciannovenne esasperato. Si voltò di nuovo verso Daniel. Liam continuava a parlare toccandogli di tanto in tanto la spalla. Stava per perdere la ragione.

"Che cazzo ne so! Se pensi possa servire scopa con il tuo ragazzo davanti ai suoi occhi ma reagisci, smettila di farti rodere il fegato perché adesso Daniel sta insieme a te, non a lui e questo dice tanto", sbottò Thomas cercando di fargli capire che lamentarsi non fosse l'alternativa migliore.

Felipe annuì per nulla colpito dalla veemenza delle parole dell'amico, era abituato a questi suoi modi di fare talvolta esagerati. Tornarono dentro l'appartamento qualche minuto dopo, venendo accolti dal calore e dall'insistente odore di fritto: Abigail, Taylor e le altre tre ragazze stavano cucinando qualcosa assieme a Cody, mentre i ragazzi rimanenti chiacchieravano seduti sul divano. James stava armeggiando con lo stereo che aveva appena collegato al suo cellulare. Fece partire una canzone tipica da discoteca con l'estremo disappunto di Ryan che sopportò in silenzio. Non appena vide avvicinarsi verso di loro il nuovo ragazzo del suo migliore amico gli fece spazio per sedersi senza riuscire a decifrare l'occhiata che aveva rivolto a Liam.

"Di che si parla?", s'inserì nel discorso aderendo con la schiena contro la superficie morbida del divano ed allungando la mano per appoggiarla sul ginocchio di Daniel in un gesto che di casuale aveva ben poco. Guardò negli occhi Liam, poi spostò lo sguardo sulla sua mano, poi di nuovo su Liam.

Il ventenne inarcò il sopracciglio sinistro sul quale aveva fatto da poche settimane un piercing. "Di tatuaggi", sillabò tornando a guardare Daniel ed indicandolo con un cenno della testa "lui non ne ha neanche uno", proseguì.

"Lo so", non poté fare a meno di commentare il brasiliano. In quei giorni aveva toccato, graffiato, baciato e stretto ogni singolo lembo della pelle chiara di Daniel. Ryan trattenne a stento una risata nell'osservare l'espressione confusa di Liam.

"Lui invece ne vuole fare uno", continuò il ragazzo completamente tatuato, riferendosi a Ryan che annuì.

"Vorrei tatuarmi qualcosa riguardante la mia passione per la musica", rispose mantenendosi sul vago.

"Suoni uno strumento?", gli domandò Samuel. I due ben presto s'isolarono dagli altri mettendosi a parlare di chitarre, violini e pianoforti mentre le cinque ragazze tornavano nell'ampio salone dal pavimento in parquet portando con sé ciotole di patatine fritte ed altre sfiziosità.

"Ci credete che io a forza di friggere a lavoro, questa roba non voglio neanche toccarla con un dito?", disse Thomas osservando schifato i suoi amici che continuavano ad attingere dalle ciotole con espressioni affamate. Tutti meno Ryan, che riuscì a passare inosservato. Nessuno si accorse che non stava toccando cibo.

"Dove lavori?", osò chiedergli Abigail suscitando le risate del resto del gruppo, compreso Daniel.

"In una bettola al centro di Londra in cui si frigge tutto ciò che è commestibile", rispose il diciannovenne alzando gli occhi al cielo.

"Ecco spiegata la sparizione di centinaia di scoiattoli da Hyde Park", scherzò Felipe facendo ridere un po' tutti.

"Tu zitto, brasiliano tarocco", lo prese in giro Thomas facendogli l'occhiolino.

"Tarocco non direi proprio", s'impettì Felipe, protendendosi verso il suo migliore amico e dandogli una pacca abbastanza forte sulla coscia.

Daniel li osservò battibeccare sorridendo sotto i baffi finché un cambiamento di musica attirò la sua attenzione e quella di tutti gli altri. Samuel stava smanettando col cellulare di James attaccato alle casse ed aveva appena selezionato una canzone movimentata.

"Fai vedere agli altri il tuo spirito da ballerino!", lo esortò. Felipe sgranò gli occhi, sorpreso dal colpo basso inferto. "No, brutti stronzi", si rifiutò incrociando le braccia al petto.

"Dovete sapere", esordì allora Cody, appoggiando i gomiti sulle gambe e sporgendosi verso Daniel, Abigail, Taylor e Ryan che avevano assistito confusi allo scambio dibattute, "che il nostro chico se la cava molto bene con la samba, ma fa sempre il timidone".

Daniel si voltò verso il suo ragazzo stupito e lo trovò assorto nella contemplazione dello schermo del telefono. Spento.

"Non balli nemmeno se ti seguiamo anche noi?", gli propose speranzoso di godersi uno spettacolo del genere. Felipe era sempre bello da vedere, sopratutto se indossava una camicia bianca sbottonata, ma era bellissimo anche senza. Era stupendo tra le lenzuola colorate, quando era nudo e lo era anche lui, e si guardavano negli occhi mentre facevano l'amore.

Pochi istanti dopo erano tutti al centro della stanza, dove prima padroneggiava il tavolo che era stato avvicinato al muro per lasciare spazio. Ryan era fermo in disparte assieme a Taylor mentre Abigail era stata avvinghiata dalle braccia di James. Samuel e la sua ragazza ballavano sorridenti vicino a Liam che non smetteva di guardare Daniel muoversi tra Kim, un'amica della ragazza di Samuel, e Thomas che però stava dando del filo da torcere a Felipe. Gli occhi del giovane calciatore erano fissi sui movimenti fluidi del brasiliano, che ballava con una tale naturalezza da fare apparire ogni suo più piccolo spostamento facile, mentre in realtà non lo era.

"Te la cavi bene", si complimentò Liam facendolo sobbalzare. Era così assorto nell'osservare il suo ragazzo da non essersi accorto che il suo ex si fosse avvicinato un po' troppo.

"Oh-ehm, grazie", borbottò cercando di indietreggiare e finendo contro Abigail.

"Non ti è mai piaciuto andare in discoteca", ricordò il ventenne appoggiando una mano sul suo fianco. Daniel non fece neanche in tempo a ritrarsi, perché Felipe aveva tirato per un braccio il cugino del suo migliore amico con la scusa di ballarci assieme. Una volta che furono di fronte, il brasiliano lo guardò dal basso e "se ci provi di nuovo ti stacco le mani", gli disse con finta tranquillità. Il tono di voce tradiva tuttavia il suo effettivo stato d'animo, decisamente alterato per ciò che aveva visto. Quell'affermazione fece capire tutto a Liam; e così il bel Felipe aveva una cotta per Daniel, chi l'avrebbe mai detto...

"E' una minaccia?", domandò esibendo la sua migliore faccia da schiaffi. Felipe lo congelò con i suoi occhi verdi. Stava per perdere la pazienza, nessuno poteva pensare di trattare così il suo ragazzo, di toccarlo e di guardarlo in quel modo, a maggior ragione se si trattava del suo ex.

"No, è una promessa", asserì prima di lasciarlo fermo impalato in mezzo agli altri che stavano ballando ignari della breve discussione.

Camminò a passo spedito fino all'ingresso dove prese il suo giacchetto poi uscì fuori al balcone indossandolo. Accese la sigaretta che teneva stretta tra le sue labbra ed ispirò un po' di fumo sperando di riuscire a calmarsi.Stava impazzendo? Forse, ma quando aveva visto Liam così vicino a Daniel non ci aveva visto più.

Sentì la portafinestra chiudersi alle sue spalle e seppe già chi fosse uscito per fargli compagnia.

"Che ti è preso?", gli chiese Daniel.

"Che mi è preso? Ma hai visto quel coglione? Ci ha provato con te per tutta la sera!", sbottò il brasiliano voltandosi a guardare l'altro. Non indossava il giacchetto e stava tremando.

"E ti sembra che io gli abbia dato retta?", chiese il più giovane stringendosi nelle spalle, pentendosi di non aver portato con sé la giacca.

"No, però non gli hai neanche fatto capire di non essere più interessato", rispose a tono Felipe. Daniel sgranò gli occhi sbalordito dall'assurdità dell'affermazione del suo ragazzo.

"Non dire cazzate, neanche lo guardavo negli occhi mentre mi parlava e poi ti sono stato vicino per tutto il tempo", si difese. Lo stava davvero accusando di avergli dato confidenza? Non provava più nulla per Liam, se non un fastidio molto elevato.

Felipe rimase in silenzio per qualche istante, cercando di mantenere la calma; non era da lui comportarsi così d'impulso, essere così tanto geloso da alzare la voce.

"Mi ha dato fastidio", borbottò abbassando la voce dopo essersi reso conto di aver esagerato.

Daniel appoggiò i palmi delle mani contro la ringhiera congelata e sollevò un angolo delle labbra. Felipe stava facendo una scenata di gelosia perché era insicuro. Gliela riusciva a leggere negli occhi, la paura di sbagliare.

"Non ti nascondo che Liam è stato importante per me, è stato la mia prima volta sotto molti aspetti", disse.

Il brasiliano sospirò. "No, senti, non lo voglio sapere", sbottò facendo per voltarsi e rientrare nell'appartamento.

"Mi vuoi far parlare?!". Daniel era esasperato, sul serio. Costrinse Felipe a guardarlo negli occhi afferrandolo saldamente per le spalle. "Era importante ma adesso non conta niente e può provarci quanto vuole, ma l'unica persona che m'interessa ora sei tu", disse salendo con una mano a sfiorargli dolcemente il collo. Il diciannovenne rabbrividì a causa delle sue dita congelate. Perché ogni volta che Daniel lo guardava o gli parlava in quel modo sentiva una strana leggerezza impossessarsi del suo corpo? Perché aveva costantemente la necessità impellente di baciarlo sulle labbra?

"Però mi autorizzi a spezzargli le braccia se prova un'altra volta a toccarti?". Daniel si lasciò andare ad una risata e si accoccolò contro il corpo del più grande, appoggiando la fronte sul suo petto. "Penso che ti basterà baciarmi, ci sta guardando in questo preciso istante", ribatté. Da quella posizione riusciva a vedere cosa stesse accadendo nel salotto. Felipe non se lo fece ripetere due volte e si affrettò a far collidere le loro labbra, non tanto per vendicarsi con Liam, bensì perché ne aveva bisogno. Baciare Daniel era sempre fantastico, perché si prendevano tutta la calma di cui disponevano per assaporarsi e per volersi ancora di più.

Rientrarono al caldo dell'appartamento sotto gli sguardi di tutti che non appena li videro varcare la soglia del soggiorno ripresero a parlare dopo qualche momento di silenzio. Molto probabilmente stavano parlando proprio di loro. Felipe cinse le spalle del suo ragazzo con un braccio e si accomodarono vicini sul divano. Thomas cercò il suo migliore amico con lo sguardo e gli fece l'occhiolino, soddisfatto della sua reazione alle provocazioni di Liam.

George era ancora un po' scosso dalla notizia ma di certo non era un tipo che si faceva problemi del genere: se Felipe stava con un ragazzo erano fatti suoi, a lui sarebbe andato bene comunque.

Scattarono in piedi quando si accorsero che ormai mancavano pochi minuti allo scoccare della mezzanotte e Cody si affrettò a sintonizzare la televisione su uno di quei canali che trasmettevano il conto alla rovescia dal vivo, poi ebbero appena il tempo di riempire i loro calici di champagne ed uscire fuori al balcone, che una miriade di fuochi artificiali esplosero attorno a loro, illuminando il cielo con una varietà di luci e colori, sancendo l'inizio di un nuovo anno. Samuel baciò la sua ragazza, Cody afferrò Abigail per un polso e fece lo stesso, cogliendola di sorpresa, Felipe e Daniel già si erano iniziati abaciare da qualche minuto, mentre Liam aveva finto scherzosamente di provarci con James che, terrorizzato, si era abbracciato a Kim. Ryan guardò Taylor e, dopo averle rivolto un sorrisetto complice, le scoccò un bacio sulla guancia.

Il ragazzo dai capelli rossi alzò lo sguardo in cielo e socchiuse gli occhi a causa dell'eccessiva luminosità dei fuochi d'artificio. Li osservò diramarsi in piccole scintille rumorose e sospirò.

Eric percepiva un frastuono assordante provenire da fuori le mura del cubicolo in cui si era chiuso con Paul, un certo amico di suo fratello. Passare il Capodanno in discoteca non rientrava nei suoi piani ma quando Gale, il suo gemello, gli aveva proposto di spassarsela assieme ad un gruppetto di coetanei non era riuscito a declinare l'invito, un po' per gentilezza, un po' perché in fondo (molto in fondo), sapeva di aver bisogno di divertirsi. Non era un tipo festaiolo ma aveva l'impellente necessità di fare amicizia con qualcuno perché dopo la relazione con Michael era rimasto a corto di confidenti. Era uscito di casa senza troppe pretese, ma non immaginava di finire in quel modo, appoggiato con la schiena contro le piastrelle fredde della toilette, i jeans abbassati ed un ragazzo di un anno più piccolo di lui piegato alle sue ginocchia. Non era da lui, concedersi in tal modo agli sconosciuti, non l'aveva mai fatto ma in quel momento non poteva di certo tirarsi indietro. La colpa era sicuramente della vodka che aveva ingerito poco prima, quando suo fratello l'aveva quasi costretto a bere per sciogliersi un po'.

Gale, sebbene fosse pressoché identico a lui fisicamente, non poteva essere più diverso nello stile di vita che conduceva. Era da poco diventato un professore di educazione fisica, s'intratteneva in relazioni occasionali con quasi tutte le colleghe carine dell'istituto in cui lavorava ed era un assiduo frequentatore di discoteche. Nonostante le loro idee fossero divergenti si volevano un gran bene.

Al momento però aveva altro a cui pensare, ovvero un ragazzo che aveva conosciuto due ore prima che gli stava facendo un fantastico pompino che, tuttavia, lui non era intenzionato a ricambiare. Percepiva la sua testa vorticare a causa dello stato d'ebrezza, e se non era ancora fuggito via da quella minuscola stanza era probabilmente perché se avesse solo tentato di muovere un passo verso la porta sarebbe finito a terra con le gambe all'aria. Appoggiò la nuca contro il muro e chiuse gli occhi, rilassandosi mentre Paul, lì sotto, si stava dando da fare. Non era proprio il suo tipo, con quella spessa catena d'oro al collo ed i capelli tagliati cortissimi; non lo convinceva particolarmente neanche il suo modo di vestire, troppo simile a quegli pseudo-rapper che andavano in giro da qualche mese a questa parte: jeans con le catene ai lati, scarpe costose e felpe di marca, il tutto incorniciato da un'espressione da duro. Eppure era stato proprio Paul ad avvicinarsi a lui, ad approcciarlo con qualche battuta che Eric aveva dimenticato nel medesimo istante in cui gli era stata rivolta e a trascinarlo in quel bagno.

Si riversò nella sua bocca, poi lo afferrò per le spalle e lo fece alzare, tirandosi su con una mano intimo e jeans. Paul lo guardò estasiato, pensando forse di stare per ricevere il medesimo trattamento e si protese verso di lui per baciarlo, ma Eric fu più veloce e con un'eccessivo sforzo fisico riuscì a scrollarselo di dosso e a defilarsi fuori dal bagno, mescolandosi con la folla scalpitante e sudata che ballava al centro della pista. Aveva appena dato un palo assurdo ad un amico di suo fratello e non gli importava, si sentiva confuso e gli faceva male la testa.

Trovò Gale spaparanzato su un divanetto, con gli occhi chiusi ed un bicchiere stretto nella mano destra. Glielo sfilò prima che cadesse a terra e lo scosse per una spalla.

"Sei vivo?", gli chiese sedendosi al suo fianco e provando sollievo. Non si era accorto chele gambe gli facessero così male.

"Mai stato meglio", commentò l'altro, aprendo lentamente gli occhi grigi in quel momento arrossati.

"Quanto hai fumato da uno a Bob Marley?", gli chiese e, che cavolo, aveva davvero detto una cazzata del genere?

"Snoop Dog", fu la risposta sbiascicata del fratello. Eric ridacchiò, una risata graffiante e poco sobria.

"Non abbiamo più quindici anni, queste cose le facevamo al liceo", si lamentò rannicchiandosi contro la spalla del fratello.

Gale sbuffò e "parla per te, fatina", lo canzonò "dove l'hai lasciato Pinocchio?", continuò scoppiando a ridere immediatamente dopo per la battuta davvero di pessimo gusto indirizzata a Paul che, effettivamente, aveva un naso aquilino molto pronunciato.

"In bagno", urlò Eric per farsi sentire: la musica era davvero alta, sarebbe impazzito.

"Ci siete andati nel Paese dei Balocchi?", continuò con le allusioni appoggiando scomodamente la testa sulla sua spalla.

Eric emise un verso gutturale,"ci ha provato ma sono fuggito in tempo".

Gale scosse la testa e gli diede una pacca sulla gamba.

"Sei diventato una figa di legno", lo canzonò. Eric non ebbe il pudore di rispondere a tono, perché vide, seppure in maniera offuscata a causa dell'alcool, la figura imponente di Paul dirigersi verso di loro.

"O-oddio, scappiamo", balbettò, adesso a disagio e senza neanche dare il tempo a suo fratello di ribattere afferrò i giacchetti di entrambi abbandonati dietro le loro schiene e se lo tirò dietro nel tortuoso percorso per uscire dal locale.

"Dove abbiamo messo la macchina?", domandò in preda al panico sovrastando le sue lamentele perché"ehi, sono solo le cinque di mattina, già vuoi tornare a casa?". Impiegò qualche istante per ricordare che no, non avevano portato con loro alcuna automobile. Si diede del deficienteed iniziò a camminare con suo fratello al seguito, sorreggendosi a vicenda come sempre avevano fatto.

Ciao a tutti!

Capitolo un po' di passaggio che però ci fa capire qualcosa in più riguardo ai sentimenti di Felipe (gelosone ehehehehe), e riguardo alla vita di Eric.

Non ho molto da dire anche perché devo correre a studiare e pubblicare questo capitolo ha già impiegato troppo della mia pausa dallo studio, quindi vi ringrazio ancora una volta per aver letto fino a questo momento la mia storia e spero vi stia piacendo!

Lavy.

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