1.38 ● QUANDO LA LEZIONE FU CALDA
Nathan entrò in camera mia in pantaloncini e canottiera da basket. Ci stava molto meglio che Sean, senza dubbio. Le sue gambe erano lunghissime, dritte e muscolose anche se le braccia facevano un po' impressione, mi faceva un effetto strano vedere le vene appena al di sotto della pelle.
Mentre preparavo il quaderno, si sedette sulla scrivania.
Si dondolava da una parte all'altra, canticchiava qualcosa per conto suo e sorrideva.
Però, il suo viso si fece preoccupato dopo qualche minuto, quando si accorse che secchione mi spiegava filosofia in maniera noiosa. Le sue spalle si abbassarono un po', ma subito dopo riprese a sorridere «Mick, leggi qualche brano, invece di spiegare.»
Lui gettò gli occhi al soffitto sospirando. «Nate, siamo all'inizio.»
«Allora glielo dico io. Scricciolo devi sapere che~»
Un dito arrivò a chiudergli la bocca. «Shhh! Niente spoiler. Prometto che te lo leggo in greco, ma per favore, lasciami andare avanti.»
Stesi le braccia sopra la testa e mi stirai «Il greco è veramente una lingua strana» gli lanciai un'occhiata «A volte faccio fatica a credere che era una lingua vera.»
Nate alzò un paio di volte le sopracciglia «Vero? Sembra di vivere in un mondo magico.» Riprese a guardare secchione. Ogni tanto faceva smorfie strane, stringeva gli occhi e sospirava, batteva la matita sulla scrivania e appoggiava la guancia sul pugno chiuso col gomito appoggiato a un ginocchio. Guardava l'orologio e di nuovo Michael. A fine serata sembrava aver perso tutta la vitalità iniziale. Lo capivo perfettamente. Quella sera, 'Mick' non aveva fatto la trasformazione in Spider-Man. Era rimasto il solito, normale, noioso, secchione.
Ma in tutto quel tempo, Nate mi aiutò a prendere appunti.
Lo osservavo mentre con la biro lasciava, lento, delle lettere strane di fianco alle mie frasi. «Ma davvero esistono uomini che scrivevano così?»
«Perché tu non hai mai sentito come si pronuncia l'egiziano.» rispose lui senza staccare gli occhi dal foglio.
Eppure, non mi sembrava proprio il tipo che passava le giornate sui libri, da vedere fisicamente. «Ma tu studi con lui?»
«No. Al liceo non era obbligatorio saper leggere il greco, bastava sapere quello che volevano i professori, come quello che stai facendo tu.» Nate alzò lo sguardo e roteò la matita passandola da un dito all'altro come un giocoliere. «Ma Mick faceva una classe speciale, sapeva già leggere metà dell'epica greca, e anche libri scritti in latino, sapeva scrivere in greco, e me l'ha insegnato.»
«È stato lì che mi sono appassionato alle lingue antiche.» intervenne secchione.
Nate sorrise e gli brillarono gli occhi mentre indicava mio cugino. «Sai che una volta ha scritto una canzone pop col testo in greco?»
«Nate...» Il suo viso era diventato bianco di colpo, e stava in piedi rigido come una delle statue egiziane dei suoi libri.
Quella cosa mi colpì allo stomaco. Anche io lo avevo fatto, qualche giorno prima. La mia immaginazione corse veloce nel futuro e mi vidi con i capelli legati indietro, una frangetta anonima, gli occhiali e vestita come comandava la nonna, a fare la secchiona come Michael. Mi spinsi via dalla scrivania con le mani storcendo il naso e scuotendo la testa. L'immagine mi aveva mandato dei brividi di disgusto lungo la schiena.
Non diventerò mai così!
Alzai lo sguardo verso secchione. Avevo perso la pazienza, era troppo per i miei gusti. EL raccontava dei suoi dolori, delle sue sfide. Secchione mi aveva aiutata, ma di certo non aveva mai passato il dolore che avevo provato io. O EL. Non con Nathan vicino. «C'è qualcosa che non sai fare? O sei perfetto davvero? Sei un mostro.» non poteva essere senza difetti, e io non ci tenevo a diventare una noiosa secchiona.
Anche se avere brutti voti non è male.
I suoi occhi si fecero più stretti, strinse le labbra tra i denti che si fecero bianche, riprese il libro con uno scatto, lo chiuse e si voltò. «Non sono perfetto.» la sua voce era bassa, «È tardi Nate. Penso che dovresti lasciare andare a letto anche tu la fangirl.»
Uscì tirandosi dietro la porta in un botto.
Mi voltai verso Nate, immobile a fissare l'uscio. Sembrava distratto in qualche pensiero.
Forse ci è rimasto male anche lui della risposta.
Mi resi conto che eravamo solo io e lui. Mi si scaldò la faccia, ero da sola in camera con un ragazzo che avevo conosciuto appena da qualche ora.
Inspirai un paio di volte, dimenticandomi di espirare. Mandai giù la saliva e abbassai gli occhi, mi misi a fissare le mie unghie.
Mi alzai in dalla sedia e mi allontanai dalla scrivania «Quindi, tu cosa fai se non hai studiato con lui?» volevo uscire dall'imbarazzo, magari gettandomi dalla finestra.
Mi guardò senza rispondere, poi si sedette dov'ero stata fino a pochi secondi prima «Chi io? Non che fossi un disastro a scuola, ma come vedi, sono più portato per fare altre cose. All'università, per via di Mick che mi aiutava, facevo studi classici, ma ero anche quarterback. Ho anche rischiato di fare un anno di football professionale.» In un lampo sorrise con la faccia soddisfatta.
«Purtroppo, ebbi un incidente e dovetti essere operato.» Si prese il ginocchio sinistro con entrambe le mani e mosse la gamba avanti e indietro. In quel momento notai una lunga cicatrice sottile che, dall'esterno, partiva da metà coscia e arrivava fino a metà polpaccio. «Mi dissero di smettere e curarmi, o avrei rischiato di non camminare mai più normalmente. Così, mentre recuperavo la mobilità, ho studiato fisioterapia, ho frequentato corsi per dietologo nutrizionista e per pagare lavoravo come buttafuori.» Si rimise in piedi. «Finiti i corsi, ho deciso che fare il buttafuori mi piaceva, e adesso lavoro in un locale a Orlando. Ogni tanto vengo qui. Purtroppo, ieri sera c'è stata una rissa tra gente che aveva bevuto troppo e c'è capitato il ferito, quindi la polizia ha chiuso il locale per un po'. Allora mi sono preso qualche giorno di ferie, per stare con Mick. Questa è la storia della mia vita.»
Incrociò le braccia sul petto. Era dritto di fronte a me e io dovevo tenere la testa piegata all'indietro per guardarlo in faccia.
«Beh, devo dire che è una vita più interessante di quella di secchione.» Tornai a guardarmi le mani «Anche tu eri un quarterback bullo?»
Appoggiò il sedere sulla scrivania, e mi studiò con espressione seria. «Dimmi che succede.»
«Ci sono il quarterback e i suoi cani che mi hanno presa di mira perché c'è un tizio, che si chiama Dana, che stava con la sorella di uno dei tre, che si vuole...» Gli voltai le spalle, dirlo ad alta voce mi faceva un effetto strano. Un ragazzo che si voleva mettere con me. «Gli piaccio, insomma. E poi ce l'hanno con Sean perché è gay.»
Tornai a guardarlo «Oggi mi stavano aspettando fuori dalla scuola perché uno di loro mi ha vista parlare con Dana, per fortuna li ho visti scappare, dopo che ti sono venuta a sbattere contro.»
Per un attimo storse il naso, strinse gli occhi e le sue mani si chiusero a pugno, ma si rilassò quasi subito e riprese il suo sorriso. «Okay, vuoi sapere qualcosa di veramente strano sui greci?»
Tornò davanti alla scrivania e accese il Mac, poi venne verso di me, mi sollevò e mi mise a sedere sulle sue gambe. In quel momento mi sentii davvero piccola come un uccellino. «Ehi, sono pesante come riesci a tenermi su?»
«Pesante, tu? Scricciolo, queste gambe tirano su pesi il doppio di te!» Rise, mentre da dietro appoggiava il mento sulla mia spalla, e infilava le braccia sotto le mie per arrivare alla tastiera. Il suo petto arrivò contro la mia schiena. Il mio cuore rallentò e una sensazione di sicurezza e protezione mi avvolse. Era una emozione nuova e vecchia allo stesso tempo.
Passò una buona mezz'ora a spiegarmi cose che mai avrei potuto immaginare degli uomini dell'antichità, mi fece ridere fino alle lacrime e mi raccontò della vita sessuale dei greci. «Ci avevo fatto una ricerca, a scuola, ma presi una C perché la professoressa disse che ero andato fuori tema. In realtà dovevamo parlare di qualche tradizione greca. Ma lei rifiutò questo tipo di argomenti. Che poi altro non erano che normali abitudini.»
Sul monitor c'erano foto di piatti e vasi con disegni di alcuni uomini nudi. Non c'era bisogno di spiegazioni per capire quello che stavano facendo.
Se la mamma arriva ora, non è contenta di quello che vede.
Nathan invece, parlava di sesso nella stessa maniera in cui mi aveva raccontato della sua vita.
Riflettei qualche attimo su quello che aveva appena finito di spiegarmi. Forse lui poteva rispondere a tante domande che mi ero fatta sui ragazzi e le ragazze e non avevo mai avuto il coraggio di chiedere a nessuno.
Guardai la pelle chiara delle sue gambe sotto ai miei jeans, le mie mani andavano per conto loro. «Senti... Io non ho mai avuto un ragazzo, ci sono state delle mie amiche che l'hanno avuto, e mi hanno raccontato qualcosa, solo che...» La lingua mi si bloccò attorno ai denti, il fiato dietro la gola e le unghie mi si erano incastrate tra di loro. Fissavo la tenda invece che lui.
«Non che non lo so, voglio dire, mi ha anche baciato un ragazzo.»
Alzò le sopracciglia e gli si sollevò l'angolo della bocca
Le mie mani non si fermavano. «E poi, so che gli uomini hanno il pene che non è detto che sia più piccolo se hanno la macchina grossa.»
Ma cosa mi sono messa in testa? Con un tizio che ho visto per la prima volta oggi? E ci sono pure seduta sulle gambe!
Stavo cercando di cacciare via i pensieri, ma quelle parole non volevano stare in testa, perciò le buttai fuori. «Tu puoi spiegarmi quello che fanno un ragazzo e una ragazza insieme?» dissi tutto d'un fiato.
Lui non scoppiò in una risata, ma mi fece un gran sorriso. «Scricciolo, io posso spiegarti e farti vedere tutto quello che vuoi, non devi vergognarti.»
Le dita di Nate batterono veloci sulla tastiera «Benissimo, basi di anatomia per la signorina, in arrivo!» Mi arrivò anche un'onda di calore dal collo, i capelli mi si informicolarono e la mente mi si svuotò.
Non cedevo mi rispondesse subito. Non pensavo mi rispondesse proprio!
Lui invece continuò a parlare e quando terminò, ero sudata, tremavo, o almeno mi sembrava, e il cuore mi batteva forte. Avevo riso dalle tante battute, ma ero così nervosa che se lui non mi avesse tenuta a sedere, le ginocchia non mi avrebbero retto.
Si appoggiò di nuovo sullo schienale tenendomi ancora sulle gambe e si guardò intorno. «EL, eh?»
Feci di sì e sospirai. EL era il mio porto sicuro, di lui potevo parlare per ore senza sentirmi sulle montagne russe. «A secchione non piace. A te?»
Buttò la testa da un lato e dall'altro con la faccia confusa, sembrava pensare a una risposta giusta.
Ti prego non mi dire che ti sta antipatico.
«Beh, diciamo che indossa una maschera, no? Come fa a piacerti una persona che indossa una maschera?» chiese alla fine.
«Non capisco. Non è una maschera, è trucco. Molto pesante.»
«Sì, ma nello spettacolo si indossa sempre una maschera, alla fine non sai nemmeno che faccia ha. Come fai a sapere che dentro, magari, non è un mostro?» indicò la porta da dov'era uscito secchione poco prima, offeso perché gli avevo dato del mostro.
Mi sta prendendo in giro, oppure mette alla prova la mia fedeltà come fan degli 'Y●EL●L'?
Per la prima volta lo vidi veramente serio. Non stava scherzando.
«Cosa intendi, per mostro?» Un brivido mi passò lungo la schiena, pensai a quei telefilm dove si sentivano le donne urlare.
«Ecco, vedi? Tu cosa intendevi per mostro, quando lo hai detto a Mick? Tu EL lo vedi perfetto, però se conoscessi la persona, potresti rimanere delusa. Può darsi addirittura che abbia fatto cose contro la morale. Io non mi fiderei di una maschera.» scosse la testa.
«EL non è perfetto, lo dice nelle sue canzoni. E poi non mi interessa la morale» portai le mani alle tempie, «Sono cresciuta con mia nonna che mi ha fatto una testa così su cos'è morale e cosa no, ma poi ascoltando la musica di EL mi sono convinta che ho diritto di fare le scelte che voglio io. E che mia nonna non poteva sempre controllarmi.»
Riprese a ridere. «Una ribelle» esclamò, spettinandomi i capelli con la sua mano grande.
«Quindi nemmeno a te piace EL?» forse, anche per lui ero solo una sciocca ragazzina con una cotta per un cantante ridicolo.
Prima di rispondermi, mi fece una specie di grattino dietro la schiena, che mi fece venire la pelle d'oca per tutte le braccia.
«No, al contrario. Mi piace. Però potrebbe nascondere misteri sotto quel trucco. Senti scricciolo, adesso è meglio che tu vada a letto come ha detto il tuo fratellone.» Mi fece scendere dalle sue ginocchia e si alzò dalla sedia con un balzo. Guardò in alto. «A volte mi chiedo se Mick abbia scelto una casa con i soffitti più alti del normale per me.» Rise un'altra volta.
Mi stavo già abituando a quella sua risata. Non ero mai andata al luna park, ma me lo ero immaginata sempre divertente come lui. «Tu e secchione sembrate grandi amici, ma siete così diversi. Come fai a sopportarlo? È così rompiscatole.»
«È meglio di quello che credi. Io ne vedo tutti i giorni di veri rompiscatole, parola di questi bicipiti.» Si mise in posa come i sollevatori di pesi, incrociò gli occhi e fece una faccia ancora più buffa, e tese i nervi del collo, poi si baciò i muscoli delle braccia.
Non ce la feci e scoppiai a ridere. «Forse hai ragione. Se ha un amico come te, secchione non è così male.»
E poi mi aveva organizzato una festa di compleanno senza che nemmeno glielo chiedessi. Abbassai la testa.
di nuovo ebbi la sensazione dei miei capelli che andavano da tutte le parti, spettinati dalle dita calde di Nate.
«Secchione. Gh.» rise. «Però gli sta bene. Buona notte scricciolo.»
Scricciolo mi piaceva già di più di fangirl.
Ad avere un fratello come ha avuto la mamma, vorrei Nathan.
Note autore
Mi sono rincuorata. Sembra che il libro di Stefania S non abbia nulla a che fare col mio 😌
Ora posso andare in pace
Okay, forse vi starete dicendo "ma Juno è una rincoglionita". No. Non dico che Juno è un'americana media, ma siamo lì. L'educazione sessuale in America è veramente scarsa e non è difficile sentire dei ragazzi o delle ragazze (o anche delle persone adulte) che si domandano come si fa a fare la pipì con il Tampax.
Per non parlare di Stati in cui l'arte è "censurata" perché mostra dei nudi. Florida e David di Michelangelo vi ricordano nulla?
In pratica, c'è più educazione sessuale nelle campagne quando i ragazzini vedono il Toro fare la monta, che non in città a scuola.
Comunque, dopo questa digressione, direi di aprire le scommesse su quanto tempo ci vorrà prima che arrivi il triangolo e l'amicizia decennale tra Nathan e Michael si spezzi.
😈
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro