Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Kiss me slow

|| Sinossi: Davide e Giovanni
Giovanni ama Davide, il suo migliore amico d'infanzia, da quasi tutta la vita, ma quest'ultimo è fidanzato da tempo con Carolina ||

Giovanni era sempre stato un ragazzo sveglio ed intelligente. Amava completare quei semplici - a detta sua - giochi di logica: proseguire una sequenza alfanumerica, risolvere qualche cruciverba... ma il suo preferito rimaneva il sudoku. Riteneva che quello fosse l'unico passatempo in grado di tenere costantemente allenato il suo cervello adeguatamente, molto più degli altri, ogni volta era una sfida diversa contro se stesso, e non riusciva più a farne a meno.
Inoltre, lo riusciva a liberare la mente e a non pensare, per un po'.

Ad un tratto una mano gli strappò via il giornale dalle mani. Davide.
«Dai Davide! Ridammelo manca l'ultimo numero!» iniziò ad urlare, disturbando tutta la classe.

«Eh no Gioliiinnnn! Hai rotto il cazzo con questi giochi da secchioni, vedi di aiutarmi con fisica invece, che la Cappai mi deve interrogare tra un quarto d'ora» il ragazzo iniziò a correre per la classe, inseguito dall'amico.

«Non ti aiuto coglione se non mi dai il quaderno» ribatté l'occhialuto.

Si volevano bene in fondo, anche se se lo dicevano raramente. Si conoscevano dalle elementari, da quando Davide, il più socievole dei due, aveva chiesto a quel bambino timido e in disparte di giocare con lui a calcio con una lattina vuota,  in ricreazione. Non si erano più separati da allora, anche la scelta di intraprendere lo stesso percorso scolastico probabilmente era dovuto al fatto che erano troppo legati e connessi per separarsi, non riuscivano a fare le cose l'uno senza l'altro, vivevano come in simbiosi. Tutti dicevano che erano due gemelli siamesi, ma Giovanni sapeva che oltre quello, nel suo cuore era iniziato a nascere dell'altro. I gemelli siamesi erano costretti a stare insieme, legati per sempre, invece lui voleva starci, ma non poteva.
Questa cosa lo distruggeva, lo logorava dentro, da quando aveva scoperto che per lui Davide era più di un amico e che non sarebbe stato ricambiato.

Il riccio era sempre stato una sottospecie di playboy. Le sue esperienze in termine di relazioni erano molte, aveva cambiato svariate ragazze nel corso degli anni, ma Carolina, era rimasta da più di un anno, incredibilmente. La aveva incontrata in palestra, luogo che frequentava assiduamente. Forse questa volta era la volta buona, aveva trovato quella giusta. E questo a Giovanni divorava dentro, lacerava le viscere e logorava ogni parte del suo essere. Era corroso dalla gelosia, ma non poteva farci niente. Lo aveva quasi accettato, dopo notti passate ad asciugarsi le lacrime con la federa del cuscino, e risvegliandosi le mattine come se nulla fosse successo. Il suo migliore amico si meritava di essere felice, e dal momento che lo amava avrebbe dovuto accettarlo, lasciarlo andare, libero. Evidentemente non era destino il loro. Doveva semplicemente trovarsi un'altra persona, tuttavia era così difficile. C'era sempre quel filo rosso che lo teneva ancorato all'idea di Davide, a ciò che sarebbero potuti essere. Ogni volta che l'amico lo trattava diversamente, lo abbracciava, il cuore gli batteva all'impazzata nel petto e non riusciva a trattenersi dal pensare che l'amava, troppo.

Dopo aver messo sottosopra mezza classe, finalmente Giovanni riuscì a recuperare il proprio giornale dalle mani dell'amico, e, in maniera difficoltosa, ad aiutarlo per l'interrogazione di fisica. Interrogazione che, inevitabilmente andò male.

«Non ti preoccupa il fatto che hai cinque materie sotto?» gli chiese, mentre tornavano a casa da scuola e si stavano dirigendo a casa sua a studiare.

«Nah, la vita è una sola e non ho tempo di perderla a studiare. E poi recupero con gli scritti, telefono tattico e via» fece spallucce.

«Bah, okay» pronunziò secco, gli dispiaceva che Davide buttasse via dei voti così. Le potenzialità le aveva, perché non sfruttarle?

«Non tutti siamo secchie come te» lo prese in giro, tirandogli un pugnetto sulla spalla sinistra.

L'amico di tutta risposta gli fece la linguaccia.

***
Erano in camera di Giovanni, avrebbero dovuto passare il pomeriggio dopo pranzo a "fare i compiti", anche se alla fine succedeva che non concludessero mai nulla, visto che si perdevano a parlare e poi, a giocare ai videogiochi.

Davide era disteso sul letto dell'amico, le braccia dietro la nuca, mentre osservava il soffitto.
«Allora, che cosa c'è da fare?» chiese distrattamente, prima di prendere in mani il cellulare e rispondere ai messaggi della fidanzata.

«Greco: leggere Teognide, pagina 456» lesse l'amico dal registro elettronico.

«Leggi te, io ricordo le tue parole» disse distrattamente mentre chattava con Carolina.
Giovanni gli tirò un'occhiata scocciata. Lo detestava quando faceva così.

«"Sento un peso sull'anima: è il tuo amore. Io non riesco a odiarti ne ad amarti, perché so che difficile è l'odiare qualcuno se l'hai amato, ed è difficile l'amarlo, quando lui non t'ama più."» questa poesia era una delle sue preferite dell'autore, la aveva sottolineata in precedenza. Riteneva fosse sempre così attuale, ogni volta che la leggeva pensava a Davide. Si sentiva come Teognide, in bilico tra l'odio e l'amore, e li provava entrambi. Il peso del suo amore lo attanagliava ogni giorno, incessantemente.

Vedendo che lui non gli aveva prestato attenzione, iniziò a perdere la pazienza. Esplose, improvvisamente, come un vulcano in piena.

«Non ti lascia mai in pace quella?» chiese estremamente infastidito. Aveva voglia di urlargli contro, sputargli addosso la nuda e cruda verità.

«È la mia ragazza, se permetti ho il diritto di risponderle quando e come voglio. E poi ha avuto una brutta giornata... oh ma a te non interessa!» Davide si mise a sedere sul letto, sulla difensiva. Cosa prendeva al suo amico? Era forse impazzito?

«Non alzare la voce.»

«Sei tu che hai iniziato a scaldarti, mi sembra che tu vada sempre sulla difensiva quando si parla di lei. Non capisci» minimizzò infine.

«Come non capisco?! Forse sei troppo innamorato della tua Giulietta per capire che in realtà ho compreso benissimo le dinamiche, ormai esiste solo lei per te, questo è deleterio» esasperazione era la parola adatta al contesto. Entrambi cercavano di farsi male a vicenda, e ci stavano riuscendo alla perfezione.

«Non puoi sapere cosa sia deleterio e cosa no per me, smettila di sparare cazzate solo perché sei geloso» bomba sganciata. Giovanni iniziò ad agitarsi, forse aveva capito tutto? E non gli aveva detto nulla?

«E di cosa sarei geloso?!» cerco di non far vedere la sua preoccupazione.

«Del fatto che io non ti dedichi più tempo come prima e perché ho finalmente trovato la mia metà mentre tu sbavi dietro a Gaia da tre anni e non hai mai avuto il coraggio di andare in terza D a pararle!!» Lo accusò Davide, alzatosi in piedi, puntandogli il dito contro. Gaia era una ragazza che Giovanni aveva detto essere carina, e come avviene spesso le sue parole erano state travisate dall'amico, che pensava se ne fosse infatuato, ma troppo timido per ammetterlo.

«Non tirare in ballo le mie questioni di cuore, non ne sai nulla» abbassò lo sguardo e la voce, quasi farfugliando.

«So tutto» cercò di intimidirlo.

«Ah sì?»

«Sì» era deciso, sicuro.

«Allora dovresti sapere che Gaia non mi interessa» sapeva tutto? E invece no, caro Davide. Non sapeva nulla. In quel momento Giovanni stava per esplodere, per dirgli tutto, ma si fermò. Questa rivelazione era sufficiente. Dopo questo litigio non ne sarebbero usciti indenni.

«Cosa?» colpito e affondato. Era senza parole. Gli aveva mentito?

Giovanni lasciò la stanza, senza fornire una risposta. Doveva scendere a prendere da bere immediatamente, altrimenti sarebbe imploso.

Il suo interlocutore me approfittò per scaricare la tensione, ma inevitabilmente posò lo sguardo sul libro. Rilesse quella frase di Teognide, e vide che era sottolineata, con un cuore affianco.
Il poeta, da quel che ricordava dalla lezione, era solito dedicare i suoi componimenti al suo ragazzo amato... aveva capito...

Si precipitò in cucina, dove sapeva si trovasse l'amico.
«"Sento un peso sull'anima: il tuo amore."» recitò a memoria il passo «È questo vero? È per questo ragazzo. Tu ti senti Teognide. Ho visto come hai sottolineato quel pezzo. Gaia è sempre stata una copertura. Perché non me lo hai mai detto?» esattamente, perché non glielo aveva mai detto? Si sentiva tradito, era il suo migliore amico e non gli aveva rivelato una cosa così importante.

«Perché hai letto quello che c'era scritto nel mio libro?» all'interlocutore iniziarono a sudare le mani, e cercò quindi di sviare il discorso.

«Rispondi alla mia domanda prima»tornò sul discorso. Tentativo fallito.

«Non volevo che tu...»

«Non ti fidi?» strinse i pugni.

«Non è questo...»

«Okay» distolse lo sguardo «è stato un pomeriggio impegnativo, forse è meglio che me ne vada» Davide aveva capito che forse era meglio lasciar perdere, chissà se avrebbero risolto prima o poi, ma qualcosa si era inevitabilmente incrinato, e lo sentivano entrambi. Non volevano finisse cosi, Giovanni non voleva lasciarlo andare.
L'amico stava per andarsene.

«Sei tu Cirno. Sei sempre stato te, Davide. Ma non potevo dirtelo... e ora ho rovinato tutto, non è così?» le parole guizzarono rapide fuori dalla sua bocca, senza che potesse pensarci troppo. Il cuore, dopo aver proseguito con intensi battiti, si fermò all'improvviso, gli sembrava di morire.

«Porca troia» bofonchiò di tutta risposta. Non riusciva a crederci. Lo stava forse prendendo in giro? Era un'affermazione molto importante... e questa sua uscita lasciava trasparire stupore.

«Scusa, ho rovinato tutto» le lacrime iniziarono a rigargli il viso. Perché si sentiva così stupido? Aveva rovinato tutto. La loro amicizia, per sempre. Voleva sistemare le cose, ma si era limitato a peggiorarle.

Davide gli si avvicinò e iniziò ad asciugargliele una ad una.
«Nah» gli sorrise, cercando di rassicurarlo.

I loro visi si erano pian piano avvicinati pericolosamente, senza che nessuno dei due se ne accorgesse, come un meccanismo naturale, chimico. Giovanni se ne era accorto, ma Davide no.

Il primo, più alto dei due, abbassò lo sguardo, incrociando gli occhi nocciola con quelli verdi dell'amico. Accennò un timido sorriso.
Iniziarono a respirare la stessa aria, i fiati mescolati in uno solo.
Perché non riuscivano a staccarsi, ad andarsene?
Ad un certo punto Davide lo baciò.
La situazione era irreale, ciò che Giovanni si era sempre immaginato, stava accadendo. Le labbra carnose dell'amato si stavano unendo alle sue in quella particolare "danza". Non pensava fossero così morbide, e che un ragazzo del genere potesse essere così delicato.

Ad un certo punto si staccarono. Un silenzio tombale. Davide gli accarezzò il viso.

«Non so perché l'ho fatto, ma lo desideravo da un po' di tempo» affermò Davide rompendo il silenzio, immergendosi ancora una volta nei suoi occhi nocciola. Era vero. Non era un sogno.

Lo desiderava da un po' di tempo, aveva represso dei sentimenti, scaturiti da dubbi che provava da tempo, ma che aveva sempre cercato di silenziare, camuffando il tuo per semplice affetto. Sapere che il suo migliore amico aveva la mente attanagliata dai suoi stessi dubbi, e colma di numerosi sentimenti nuovi, lo rasserenava, ma anche spaventava. Cosa sarebbe successo poi? Come sarebbero andati avanti? Non sapeva darsi una risposta.
Tuttavia, in quegli istanti le preoccupazioni erano passate in secondo piano, trasportate via dalle loro labbra che si stavano congiungendo in dolci e lenti baci.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro