La bambola perduta
Alessandra stava passeggiando nel parco insieme alla mamma; era appena iniziato l'autunno e le foglie degli alberi avevano cominciato a cadere.
"Potremmo fermarci per fare merenda!" disse la mamma, indicando una panchina.
"Mi passeresti Rosellina?" disse la bimba, mettendosi seduta. La mamma annuì con la testa, e dalla borsa estrasse una bambola di pezza coi capelli rosa e un vestitino a fiori; poi prese anche un vasetto di yogurt e un cucchiaino.
Rosellina era una bambola molto speciale per Alessandra: le fu regalata nel giorno del suo battesimo, e da allora l'aveva sempre portata con sé: a casa dei nonni, all'asilo, persino in vacanza!
Alessandra afferrò la bambola, la mise a sedere accanto a sé e iniziò a mangiare. Dopo qualche cucchiaiata di yogurt, però, la bimba fu colpita sul naso da una goccia di pioggia.
"Sta per piovere!" disse la mamma. "Dobbiamo correre verso casa!"
Fu così che madre e figlia corsero via insieme, ma nessuno si ricordò di Rosellina, tutta sola sulla sua panca...
Alessandra e la mamma arrivarono a casa appena un istante prima che scoppiasse un brutto temporale. La pioggia durò per tutta la mattina, ma verso l'ora di pranzo iniziò finalmente a schiarire e comparve persino l'arcobaleno.
"Ma che bello!" esclamò la bimba, guardando attraverso il vetro. "A Rosellina piacerà un sacco quest'arcobaleno!"
Alessandra corse in camera sua per prendere la bambola e improvvisamente si ricordò di averla lasciata al parco. La mamma e la bimba corsero subito al parco e trovarono la bambola sotto la panchina, a faccia in giù in mezzo alle foglie.
"Meno male era ancora qui!" disse la mamma con un gran sorriso. Alessandra, però, non sorrideva affatto: la bambola era fradicia e fangosa, con tante foglie incastrate tra i capelli di lana.
"Non ti preoccupare", disse la mamma. "Adesso la laviamo per bene!"
Alessandra aspettò che la bambola venisse lavata e asciugata, ma... non era più bella come un tempo. C'era ancora qualche alone di sporco sul vestito e sulla faccia, e i capelli erano diventati crespi. La bimba finì per posare Rosellina su uno scaffale, e cominciò a giocare con altre cose: una palla, una macchinina, delle costruzioni e qualche peluche, eppure per qualche motivo non riusciva a divertirsi...
"Come mai non giochi più con Rosellina?" chiese un giorno la mamma. "Non era la tua bambola preferita?"
"Sì, ma... ora non è più così bella! Ho provato a giocare con gli altri giocattoli, ma mi annoiano..."
"È perché non sono speciali! Vieni con me, ti mostro una cosa!" esclamò la mamma, aprendo un cassetto.
Dentro il cassetto c'era una bambola di pezza vecchia e un po' polverosa, coi capelli di stoffa, un vestito a pallini sbiadito e diverse chiazze sulla pelle.
"Questa bambola è più brutta della mia!" esclamò Alessandra. "Perché non la butti?"
"Perché ci tengo molto!" disse la mamma ridendo. "Mi fu regalata da tuo nonno per il mio primo giorno di scuola! La portavo con me ovunque, e ogni tanto capitava che si rovinasse..."
La mamma sollevò le maniche della bambola e mise in mostra due enormi macchie di inchiostro.
"L'hai sporcata tu?" chiese Alessandra.
"Eh sì! Ero affezionata a quella bambola, e non volevo smettere di giocarci solo perché era un po' meno graziosa, così, ogni volta che si sporcava, le facevo il bagno e le cambiavo vestito... proprio come faremo noi con Rosellina!"
La mamma prese Rosellina dallo scaffale, le tolse il vestitino vecchio e gliene mise uno nuovo, tutto rosa; poi le sciolse i codini e le fece due belle treccine.
"Allora, come ti sembra?" disse, porgendo Rosellina alla bimba.
Alessandra sorrise e strinse forte la bambola.
"È un po' diversa!" disse. "Ma è pur sempre la mia Rosellina, e senza di lei non mi riesco proprio a divertire!"
"Certo che è lei, e sai quante avventure vi aspettano? Le persone e le cose col tempo cambiano; non possono rimanere sempre uguali, ed è per questo che sono belle! Anche io un giorno diventerò vecchia, rugosa e coi capelli bianchi... ma tu mi vorrai bene lo stesso, vero?"
"Ma certo!" gridò la bimba, abbracciando forte la mamma e la bambola.
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