7.Leggerezza
Tutto era esattamente come lo ricordava. Non tornava a casa sua da un anno. Vedere il vialetto fiancheggiato dagli adorati vasi di sua madre le faceva affiorare alla memoria una moltitudine di ricordi. Una bici rosa con i fiocchi sul manubrio. Un gatto tigrato. Una caduta dolorosa. Un addio, le spalle voltate alla porta, che ora la sfidava, a entrare nuovamente. Prese la sua vecchia chiave dalla borsa, e la fece combaciare con la serratura. Il portone si aprì su un ingresso semispoglio. La prima sensazione che Hermione ebbe, mettendo piede a casa sua, fu una grande desolazione. Una parte dell'arredamento era mancante, e quello che ne restava era coperto da un sottile strato di polvere. Sembrava che il tempo si fosse sospeso, osservava gli spazi, immobile davanti alla porta "Hey? Hermione?" il sussurro di Ron la riscosse, lo fece entrare e chiuse la porta alle sue spalle "Scusa... vieni, entra pure" anche lui ora si guardava intorno. Di fronte alla porta d'ingresso una rampa di scale saliva fino al secondo piano, svoltando e sparendo alla vista, sulla sinistra, invece, in fondobal corridoio, si apriva un arco, che dava sul salotto, dove un solo divano, ricoperto da un lenzuolo arredava la stanza. Su un mobile, di fronte a questo, era appoggiato un oggetto babbano che non conosceva. Le pareri erano state spogliate da tutti i quadri e dalle fotografie, riposti con cura negli scatoloni che campeggiavano in un angolo. La ragazza entrò nella stanza e andò dritta alla finestra che si affacciava sul davanti della casa, spalancando le tende. I raggi di luce soffusa mettevano in mostra la polvere danzante scossa dal tessuto. Ron era rimasto in silenzio, osservandola in disparte. Lei per la prima volta si voltò a guardarlo, gli fece un sorriso perso e lentamente tornò verso l'ingresso. Il ragazzo diede un ultimo sguardo alla stanza e poi la seguì, ma voltandosi non vide nessuno. Neanche nella sala da pranzo, nella parte destra del corridoio, c'era nessuno, allora salì le scale. "Hermione? Sei qui?" ma lei non rispose. Seguì il corridoio, passando davanti a quella che doveva essere la camera padronale, e passando oltre la trovò. Vedendola capì subito che era la sua stanza: un letto matrimoniale, agghindato da qualche cuscino, si trovava al centro della parete opposta alla porta. Tutte le pareti erano ricoperte da una carta da parati elaborata, dallo sfondo verde chiaro, il suo colore preferito, con intrecci scuri che salivano fino al soffitto. I libri riempivano le decine si mensole che erano nella stanza, e un armadio marrone scuro completava l'arredo. Forse quella era l'unica camera completa, nessuno dei mobili mancava, e diversi quadri la abbellivano. Lei era seduta alla scrivania davanti alla finestra, una foto tra le mani. "L'hanno lasciata com'era..." disse confermando i sospetti del ragazzo "Sembra che sia... vuota, come morta, senza di loro...". La foto che stringeva era l'unica chebaveva portato con sé nella fuga. Raffigurava lei insieme ai suoi genitori, che sorridevano all'obbiettivo abbracciati, durante uno dei loro viaggi. Era l'unica a non essere stata modificata dal suo incantesimo. Una goccia cadde sulla sua mano, dimostrandole ancora una volta che, nonostante le promesse fatte a se stessa prima di partire, per quando si sforzasse, la debolezza riusciva ad abbatterla. Si asciugò il volto rapida, ma Ron la vide. Si avvicinò a lei e la strinse, si sedettero sul letto, avvinghiati in un abbraccio. Sentiva che stava per crollare, e non voleva, ma troppi ricordi, e sentimenti la investirono. Un dolore immenso la colpì al petto e i singhiozzi uscirono prima che riuscisse a trattenerli. Era vicina al punto di rottura, a tenerla insieme le braccia forti del suo ragazzo.
Non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza per ciò che stava facendo per lei. L'aveva lasciata sfogarsi, senza dirle niente, conoscendola sapeva che avrebbe peggiorato la situazione. Quando la crisi era passata, si era comportato con naturalezza e non la trattava mai come una bomba sul punto di esplodere. Per questo gli era infinitamente grata. Scesero al piano di sotto, e Hermione notò che, accatastati dietro il portone, c'erano un sacco di copie sella Gazzetta del Profeta. Al loro arrivo non le aveva notate, ma si affrettò a raccoglierle, in quei mesi non aveva prestato il minimo interesse alle notizie sul Mondo Magico. La caduta di Voldemort aveva causato un gran fermento e per i giornali era stato un colpo di fortuna: i guadagni erano alle stelle per tutte le testimonianze della guerra e gli scoop sui maghi corrotti. Le false notizie si diffondevano presto e la maggior parte di ciò che leggevano lei e i suoi amici non aveva un fondamento di verità. Per tutti questi motivi avevano abbandonato ogni contatto cin la stampa. Con l'aiuto di Ron trascinò l'enorme pila davanti al divano dove si sedettero e iniziarono a scartare le vecchie edizioni. "Oh Merlino!" se ne uscì lui "Cosa?" gli mostrò la prima pagina che diceva a grandi lettere
Kingsley Shacklebolt Ministro della Magia
E diversi giornali dopo, tra processi di Mangiamorte e scandali giudiziari un articolo confermava la carica. Permanentemente. "C'è un'edizione recente?" chiese Ron "Mmh... si! Ecco, questa è dell'altro ieri..." lui prese il giornale e iniziò a sfogliarlo pigramente, mentre Hermione si era alzata e diretta verso la cucina. Iniziò a riflettere, se i sui fossero partiti per un luogo in particolare magari lo avrebbe capito fai vestiti che non avevano portato... o forse, cecando, avrebbero trovato dei progetti, o cose del genere. Le loro automi ili erano ancora in garage, segno che probabilmente etano partiti dal vicino aeroporto dove erano andati in taxi. Prese appunto mentalmente che, in caso di bisogno, avrebbe potuto usarle, dopotutto aveva regolarmente passato l'esame di guida già da un paio d'anni. Che lei sapesse, nessuno dei loro amici si trovava in Australia, quindi non avevano nessuno da cui andare, nessun posto conosciuto che li avrebbe potuti attirare... "RON!!" corse di nuovo nel salotto dove lo trovò in piedi allarmato "So dove sono andati!" un sorriso le spunto sul volto, mentre una nuova speranza le nasceva nel cuore "I miei zii! Vivono nella città di Katherine! Che stupida! Come ho fatto a non pensarci prima!" "Quindi credi che siano andati in quella zona?" "Non lo credo... Ne sono certa!!" l'entusiasmo per l'idea avuta si impossessò di lei che corse incontro al ragazzo. Gli saltò al collo in un abbraccio, lui rispose con calore, stringendola forte, quando la ragazza si staccò prese il volto si lui tra le mani "Ti rendi conto? Ci siamo!" e poi appoggiò le labbra alle sue. Lui fece scivolare le mani dalla sua schiena ai fianchi, la posizionò sullo schienale del divano, sollevandola, mentre continuavano a baciarsi, poi con il suo solito sorriso mesto la ragazza disse "Vieni... si mangia!". Preparò il pranzo, un semplice piatto di pasta, che fu molto gradito da lui, che non ne mangiava spesso. Subito dopo aver riempito lo stomaco decise di partire e andare a ricevere conferma della sua idea all'agenzia. Quando la ragazza della reception le disse che il signore e la signora Wilkins erano attualmente a Katherine il cuore di Hermione esplose per la gioia. Le cancellò in fretta la memoria, e, impaziente, al primo angolo sicuro si smaterializzò "Grazie Godric!" gridò non appena fu di nuovo a casa sua "Già è andata bene!" anche Ron era felice, finalmente potevano godersi un po' di quella leggerezza che solo le buone notizie portano con sé. Lei corse al piano di sopra, saltando le scale a due a due, con i capelli che le danzavano attorno. Si diresse in camera sua, voleva prendere le cose necessarie per tornare alla Tana. Aprì l'armadio tirando fuori alla rinfusa tutto quello che credeva utile, quando il ragazzo entrò fu, anche lui, presto sommerso dai vestiti, come il resto della stanza, cercava di difendersi agitando le braccia, ma lei continuava a tirare fuori montagne di roba "Non sono un po' troppi?" chiese cercando di distrarla in modo da riuscire a sistemare qualcosa "Certo che no! Non sappiamo cosa potremo trovare! Cioè, mi servono... o forse... non lo so!" si vedeva che l'entusiasmo stava di nuovo lasciando posto all'ansia. Allora Ron si avvicinò e girandola verso di lui la consolò con un altro abbraccio "Tranquilla Hermione! Sei la strega più brillante della tua età! Non fatto spaventare..." lei lo lasciò fare, sprofondò nel suo petto accogliente e annegò nel suo profumo "Grazie..." alzò la testa e mise tutta la sua gratitudine in un bacio. Portò le mani fra i suoi capelli rossi e morbidi e iniziò a intrecciarvi le dita. Lui la prese e la appoggiò sul grande letto. Si ritrovò distesa sotto si lui, le labbra ancora avvinghiate alle sue, mentre la sua lingua esplorava la sua bocca e ne sentiva il sapore familiare. Le mani di Ron scesero lungo la sua schiena, mentre un brivido di piacere la percorse. Lui si fermò un istante "Vuoi tornare stasera?" "N-no..." sospirò lei, prima di ricominciare "D'accordo..." allora, per la prima volta decise le mani del ragazzo si infilarono sotto la sottile canottiera che indossava, mentre le baciava l'angolo della bocca, la mascella, spostandosi verso il collo. Hermione aveva il fiato corto, mentre realizzava ciò che stava per accadere. Anche lei portò le mani sotto la sua maglietta, appoggiandogliele al petto. Ron la sollevò di peso e la mise dove c'erano i cuscini, entrambi più comodi continuarono la loro danza. Mentre le bocche si trovavano ancora lui le sfilò la maglietta. La baciò dietro l'orecchio in un punto delicato, prima dolcemente, poi tirando la pelle con i denti, alla ragazza sfuggì un gemito, a quel punto continuò a scendere, fin sopra al suo seno sodo, senza però spingersi troppo oltre. Il ragazzo era passionale, voleva Hermione, lui l'amava, per questo anche in quel momento riusciva ad essere gentile. Anche lei gli tolse la maglietta lasciandolo con solo i pantaloni, si staccò un momento, concedendosi di guardarlo: i capelli spettinati, gli occhi che bruciavano, sommersidalle pupille completamente dilatate. Ogni centromero dei loro corpi chiedeva di azzerare la distanza tra loro. Anche lei bruciava, sentiva una strana sensazione allo stomaco, qualcosa di intenso, simile al terrore, ma più caldo e piacevole. Portò le mani sul suo petto nudo e le fece scorrere verso le spalle, si aggrappò con le unghie alla sua schiena quando un altro succhiotto le provocò un brivido. Allora anche lei gli baciò piano prima il viso e poi il collo, quando la pelle arrossata le suggerì che fosse abbastanza si voltò per essere sopra di lui. Lo baciò dove vedeva pulsare la vena del collo, poi sulla clavicola, soffermandosi ogni volta, si diresse verso il centro del petto, mentre anche lui ora aveva il fiato corto, scendendo ancora un po' lungo l'addome, fino a raggiungere l'allacciatura dei pantaloni. Hermione non provava ansia, né paura, né vergogna quando si spogliò. L'unica cosa che sentiva era il suo corpo premuto contro quello di lui. Si girarono finché lei non le fu si nuovo sotto, e poi lo accolse, pronta. Ron si intrufolò dentro di lei con delicatezza, non le fece sentire dolore, e la baciò ancora, e ancora. Le braccia di lei strette al collo e le sue gambe attorno ai fianchi, finché entrambi, affannati, arrivarono all'apice, con la fronte imperlata di sudore e il cuore pieno di amore. Allora rimasero abbracciati, svegli fino al mattino, mentre lui le giocava con i capelli, e lei semplicemente gli stringeva la mano. Si sussurrarono parole dolci, e cose mai dette. Quella notte esistevano soltanto loro, Hermione Granger e Ronald Weasley, che, per la prima volta, avevano fatto l'amore.
Spazio autrice
Ciao a tutti! Mi scuso per la brevità dei capitoli, questo in particolare, ma lo faccio per poter distinguere meglio le situazioni. Se notate errori di ortografia non è perché sono un'asina, ma perché scrivo dal cellulare, per di più dalle undici e mezza alle due di notte), siate clementi... Spero che la storia ci stia piacendo, perché il bello deve ancora venire! Ho già prontenun sacco di idee, spero che riuscirò a metterle in pratica in breve tempo ( più facile a dirsi che a farsi...). Scusate se sono noiosa!! A presto!!
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