60.Fai bei sogni
"Scordatelo!" sbuffò Hermione, ridendo dell'idea, totalmente improponibile, pensando quasi che stesse scherzando. "Almeno qualcuno che conosce la casa potrà guidare gli altri" si giustificò "E so che se tu dovrai fare la Promessa di certo non rischierai di pronunciarla davvero". Questo era vero, ma... una farza del genere? Come poteva spacciarsi per Astoria se non conosceva neanche il nome dei suoi genitori? E poi anche la ragazza sembrava piuttosto sorpresa della notizia, e non avrebbe saputo dire in che modo. "No, non posso" scosse la testa decisa, spingendo via la fiala, ma Malfoy afferrò la sua mano e gliela strinse intorno alla pozione "Granger te lo sto chiedendo perché mi fido, ci sarà Daphne, lei ti aiuterà" le piantò i suoi dannati occhi grigi dritti nei suoi, facendola tentennare. Certo Astoria sarebbe stata più d'aiuto... ma lei ce l'avrebbe fatta? "Questa non basterà per trasformarmi per tutto quel tempo" ribatté allora, provocando un altro sorriso del ragazzo "Ce n'è una scorta di sopra". Avrebbe voluto imprecare. Non voleva farlo, non se la sentiva, ma si costrinse a ragionare lucidamente e secondo logica: dopotutto cosa sarebbe potuto accadere di male? Anzi, forse il fatto che Astoria fosse con gli altri, in qualche modo li rendeva più al sicuro in caso fossero stati scoperti. "Non so, non saprei cosa fare" rispose. "Dovrai soltanto seguire l'etichetta" rispose Draco ghignando, "Non preoccuparti... sarà divertente".
Hermione non ci trovava proprio niente di divertente. Anzi, la preoccupazione le era salita alle stelle in tempi record, considerando anche il pessimo piano di fuga. Tutta la casa era protetta da incantesimi, e l'unica uscita sarebbero stati i camini, ma avevano poca Polvere Volante. Se per colpa sua sarebbero stati scoperti non si sarebbe perdonata, per non parlare del fatto che si sarebbe dovuta appartare almeno un paio di volte per prendere la pozione senza dare nell'occhio. Voleva essere d'aiuto, ma non ci sarebbe riuscita, non in quel modo. Voleva solo dormire come gli altri, che si erano rifugiati nelle numerose stanze della casa, ma non l'avrebbe fatto prima di aver trovato ciò che cercava. Così ora si trovava nella sua vecchia stanza, quella con la libreria e il vestito nell'armadio, e il lettoa baldacchino era colmo di cianfrusaglie provenienti dalla sua borsetta. Era sicura che da qualche parte avesse un po' di Polvere Volante, e sarebbe stato meglio averne una piccola scorta, visto che avevano già razionato quella che avevano trovato in cucina. Aveva tirato fuori di tutto, dai libri, ai vestiti, al calderone da pozioni. Boccette di ogni genere ricoprivano il pavimento. Che diavolo gli è venuto in mente?! Si appoggiò al letto, facendosi spazio per sedersi sul pavimento, anche questo invaso di oggetti. Estrasse frustrata una coperta, lanciandola a terra. Astoria e Daphne erano le uniche fra loro che conoscessero Malfoy Manor, e capiva che sarebbe stato meglio per tutti se una delle due li avrebbe aiutati, ma la verità era che semplicemente tornare in quel posto la spaventava. Da morire. E trovarsi circondata dai suoi aguzzini... Non l'avrebbe retto. La porta si aprì dietro di lei, e delle boccette caddero, rotolandole accanto. Si voltò, e sorpresa trovò Draco sulla soglia. "Vattene Malfoy". Non aveva voglia di discutere, così continuò indifferente la sua ricerca "Non mi va di discutere". Lui confuso ancora sulla porta rispose "In realtà non sono qui per questo... Che stai facendo?"
"Dovrei avere della Povere Volante qui da qualche parte... Quindi perché sei qui?" gli chiese, ancora aspettando che sputasse il rospo. "Bhe, veramente avrei voluto dormire un po' nella mia stanza..." lei si voltò di nuovo a guardarlo seccata, e lui vagando con lo sguardo su quel macello aggiunse "Che si dà il caso sia questa". Hermione sospirò "Trovane un'altra, o vattene in soffitta" ribatté. Lui entrò, cercando di non calpestare niente, e visto che era un'impresa quasi impossibile, andò verso il letto, ammucchiando gli oggetti da un lato, in modo da farsi spazio. Quando una buona parte cadde rovinosamente Hermione si alzò, recuperando la coperta "Ecco, ora trovati un angolo in cui rannicchiarti" gliela lanciò, ma lui la prese al volo "Ma che gentile.." la posò sopra al resto della roba "Senti.." appoggiò i gomiti sulle ginocchia, passandosi le mani sul viso nervoso "Granger, se non vuoi farlo non devi.. ok?" "Lo so so che non devo" ribatté piccata "Ma è tardi per i ripensamenti" si costrinse ad aggiungere quest'ultima frase, anche se pronunciarla le costò un notevole sforzo. "Non ho pensato che.. potesse turbarti. Mi dispiace". A quelle parole non riuscì a trattenere un'espressione di sorpresa, tanto che per un momento non seppe cosa dire. Ma poi disse semplicemente "Non fa niente". Ultimamente aveva imparato ad apprezzare più i gesti che le parole, soprattutto in quel momento. Senza sapere cosa aggiungere afferrò la sua vestaglia da notte, dileguandosi nel bagno. Si chiuse la porta alle spalle, confusa. L'unica cosa che voleva in quel momento era stare sola e tranquilla, e che al suo rientro in camera Draco se ne fosse andato. Appoggiò la vestaglia sul lavandino osservando il suo stesso volto allo specchio. I capelli lo incorniciavano in un ovale, un po' scomposti, e gli occhi erano cerchiati di scuro per il poco riposo. Si rese conto di aver dimenticato lo spazzolino nella borsa. Quando riaprì la porta Draco non era più sul letto, ma lo vide di fronte all'armadio aperto, che faceva scorrere le dita sull'abito che aveva messo alla festa di quel lontano ferragosto "Questo è tuo" si girò a guardarla "Già, perché questa" e indicò la stanza "è la mia camera". Prese la borsa, e trovò in fretta il beauty con lo spazzolino. "Se la mettiamo così..." le disse. Ma lei lo lasciò di nuovo, andando a lavarsi i denti, e non si cambiò, visto che il ragazzo sembrava non volersene andare. Doveva raccogliere tutte le cose che aveva sparso per la stanza, e forse sarebbe riuscita a mandarlo via in poco tempo. Rientrò trovandolo beatamente sdraiato, e sentì il nervosismo provocarla, suggerendole di lanciargli qualcosa. Aveva lasciato la bacchetta sul comodino, per sua fortuna, altrimenti si sarebbe già ritrovato appeso a testa in giù. Teneva gli occhi chiusi, ma sapeva fosse sveglio Iniziò a raccogliere un po' delle sue cose, infilandole alla rinfusa nella borsetta, mentre alternava sguardi omicidi diretti a Malfoy. Non aggiunse altro, perché così gliel'avrebbe solo data vinta. Quando ritenne di aver ordinato abbastanza abbandonò la borsa su una sedia, e si guardò intorno soddisfatta. "Ben fatto Granger, ora potresti almeno spegnere la luce prima di andartene?". Andò dritta verso il baldacchino, e sollevò le coperte, cercando di farlo cadere, ma lui sghignazzò. Entrò sotto le coperte, spingendolo via coi piedi "Sei-un-idiota" scandì, ma lui non si mosse di una virgola. Stava appoggiato ai cuscini, con ancora indosso le scarpe, steso sopra le coperte. Anzi, alzò le braccia portandole dietro la testa e sorrise. Va' a quel paese Malfoy. Non gliel'avrebbe data vinta per nulla al mondo. Così gli strappò un cuscino, e si infilò indifferente sotto le coperte, mantenendosi distante da lui, quasi in equilibrio sul bordo del letto. Chiuse gli occhi arrabbiata e gli disse con veleno "Fai bei sogni, Malfoy". Anche in quel momento riuscì a rifilarle un sorrisetto beffardo, lo sentiva dal tono in cui le rispose "Puoi scommetterci, Granger". E si appoggiò alla testiera del letto, ancora osservandola con la coda dell'occhio.
Bellatrix la bloccava a terra. Sentiva i suoi capelli pizzicarle il volto e il suo alito caldo sul viso, mentre la strega le gridava contro. "Stai mentendo, sudicia Mezzosangue, lo so! Siete stati nella mia camera blindata alla Gringott! Dimmi la verità, la verità!" e dalla sua bacchetta una luce verde divampò e la colpì, provocandole un dolore insopportabile. Gridò con tutte le sue forse, ma questo non cessò. Poi Bellatrix si alzò, lasciandola stordita a terra. Sentiva lacrime di dolore rigarle il viso. "Dimmi che cosa avete rubato!" estrasse un pugnale e glielo puntò alla gola, ma non si lasciò intimidire. Le afferrò il viso con forza, facendole male, e costringendola a voltarsi verso di lei. Aveva due occhi folli e spalancati che non avrebbe mai dimenticato. "Dimmelo o giuro che ti trapasso con questo pugnale!". E fece qualcosa che non si sarebbe aspettatata: si chinò nuovamente a bloccarla, e con la lama le strappò la manica, iniziando a lacerarle la pelle del braccio sinistro. Gridò ancora, per un tempo che le sembrò infinito. E poi la strega si voltò con un ghigno diabolico e le sussurrò "Ti avevo avvertita, carina. Ti avevo detto che avresti sofferto".
Stava ancora gridando quando si svegliò, e portò una mano alla bocca per soffocare lo strillo. Sentì la sua stessa mano tremare. Ricordò che Draco era lì quando si era addormentata, e cercò di sollevarsi senza svegliarlo, anche se immaginava che lo avesse già fatto. Stava piangendo, e non riusciva a fermarsi. Aveva il viso appiccicoso, e i capelli continuavano a darle fastidio. Si alzò dal letto, in cerca di un fazzoletto e dell'acqua. Vide che Malfoy si metteva a sedere "Granger", ma lei andò dritta verso il bagno, chiudendosi a chiave. Sentì la sua voce attutita dal legno, che la chiamava un'altra volta, ma la ignorò. Si guardò allo specchio di nuovo, e asciugò le lacrime. Vide che le sue dita le avevano lasciato sul volto una striscia rossa, si guardò le mani. La sinistra era insanguinata, come la manica della camicia, che da bianca era diventata rosso vivo. Sentì gli occhi spalancarsi e il cuore fermarsi per il terrore. Sollevò la manica, e al posto della cicatrice trovò dei tagli, freschi come se fossero stati appena incisi. Il fiato le mancò, e sentì che le gambe le sarebbero cedute. Un grido le salì spontaneo alla gola, e si accasciò a terra, stringendo il braccio, con la testa che le girava. Si sentiva sul punto di svenire. Intanto Malfoy continuava a bussare, ma non sarebbe riuscita ad aprirgli neanche se avesse voluto. Poi sentì un sussurro, e una luce flebile entrò dalla serratura, e la porta si aprì.
Draco si paralizzò di fronte a quella scena, così simile a quella dei suoi ricordi. Poi vide il sangue e si precipitò accanto a lei "Hey Granger, resta sveglia" le infilò un braccio sotto le ginocchia, per sollevarla, ma lei biascicò "N-no.. asp.. aspet-ta". Fece dei flebili respiri, e batté le palpebre. Il suo viso era cereo, e sembrava sul punto di perdere i sensi. Il lavandino era imbrattato di rosso, come la sua camicia. Sembrava che il sangue fosse dappertutto. Alla fine gli tese il braccio buono, e lui la tirò in piedi. Quella ragazza era sempre e comunque più testarda di un Ippogrifo. La sorresse fino al baldacchino, dove si sedette sconvolta. Non aveva mai visto una cosa del genere, credeva bene che lo fosse. "Ferula" mormorò Draco, facendo apparire delle bende pulite. Le sollevò la manica di un paio di centimetri, ma lei scostò il braccio veloce. "Faccio da sola" gli disse. Hermione non voleva che la vedesse, sapeva che era una cosa stupida da pensare, ma non riuscì a farne a meno. Se ne vergognava ancora, anche dopo avergliela mostrata. Era qualcosa di troppo intimo, soprattutto ora. Lui sollevò le braccia, come in segno di resa, e andò ad aprire uno dei cassetti che erano nella libreria. Ne estrasse un fazzoletto verde, e glielo portò. "Grazie" si pulì e asciugò il viso, e scoprì i segni sul braccio. Erano proprio come la prima volta. Quasi non riusciva a guardarli, e la sua mano tremante non era d'aiuto con le bende. Malgrado lo avesse scacciato, Draco si avvicinò, prendendogliele dalle mani, e lei lasciò che gliele avvolgesse con delicatezza sulle ferite. Non la guardava con pena, né rimorso, né repulsione. La stava aiutando, e basta. I suoi movimenti erano leggeri, quasi non la toccò, come se rischiasse di mandarla definitivamente in frantumi. Hermione sospettava che forse da una parte fosse vero. Che forse erano quelle bende a tenerla ancora insieme. Osservò il viso di lui, concentrato. Aveva visto tutto, e non si era spaventato o perso d'animo. "Anche a te succede?" gli chiese, con voce arrochita dal pianto e dalle grida, così si schiarì la gola, sentendola bruciare. Avevano sentito anche gli altri tutto quel trambusto? Lui finì di fasciarla, annodando gli estremi delle bende, e alzò lo sguardo su di lei "Sì" le osservava il viso turbato, dove si distinguevano sconforto e voglia di combattere. Prese il bicchiere d'acqua che aveva lasciato sul comodino e lo porse a Hermione. Lei sollevata lo trangugiò in pochi sorsi. "Di certo non sei l'unica che soffra d'insonnia" le disse poi "La guerra non è stata generosa con nessuno di noi..". Capì quello che intendesse, dopotutto tutti loro non avrebbero mai dimenticato, e i sonni tranquilli erano diventati rari per molti. Ripensò al suo sogno, e al giorno successivo. "Mi dispiace che tu debba tornare là" le disse, tornando a guardarla serio, e lei annuì, non sapendo cosa dire. Poi Hermione chiuse gli occhi in una smorfia pensierosa "Solo..." si interruppe "ti prego.. Non lasciarmi da sola" implorò, parlando quasi tutto d'un fiato, con tono tanto disperato da fargli struggere il cuore. "Certo che no". Draco aveva fatto di tutto per tenere lontani gli occhi dalle sue labbra rosa, ma aveva ancora gli occhi chiusi, e poteva guardarla senza che lo notasse. Non sarebbe stata sola. Capì che quella richiesta doveva essere stata difficile da formulare. Guardò ancora le sue labbra, e capì che non sarebbe riuscito a trattenersi, perché voleva baciarla, e non smettere neanche per respirare. Così la baciò, prima che aprisse gli occhi, facendole sentire che si avvicinava, lasciandole la libertà di allontanarlo, ma non lo fece. Delicatamente dischiuse le labbra al suo tocco. Stavolta entrambi l'avevano cercato, e l'avevano voluto quel bacio. Le tenne una mano appoggiata leggermente dietro al collo, infilando le le dita fra i boccoli intricati dopo il sonno tormentato. E anche lei lo imitò, portandogli le mani sulla nuca, e allacciandolo stretto. Così Draco la sollevò, mettendola a cavalcioni sopra di sé, facendo aderire perfettamente i loro corpi. Sentì le labbra di lei tirarsi un istante in un sorriso, e prese a baciarla più intensamente, prendendole il labbro fra i denti, e poi facendo scontrare la lingua con la sua. Hermione aveva il respiro affannato, e quando il ragazzo passò le mani dalla sua schiena ai fianchi, sfiorandole il seno, non riuscì a trattenere un sospiro. Si sentiva sul punto di scoppiare. Lei passava le mani dal volto di lui ai capelli, cercando di coprire ogni centimetro senza riuscirci. Voleva continuare a baciarlo, ma non riusciva più a respirare. Draco la sollevò ancora, facendola sdraiare sulle coperte e sui cuscini, senza lasciarla, e mantenendo il contatto dei loro corpi, mentre continuava a stringerla e baciarla. Lei affondava in quel mare di coperte e riccioli castani, ma sentiva solo le labbra morbide e insistenti del ragazzo. E le sue mani ancorate ai fianchi, che strisciavano sotto la camicetta. Non riusciva davvero a smettere. Non voleva. Anzi, aspettava quel momento da giorni, aveva aspettato che le loro bocche si scontrassero di nuovo. Draco si staccò un momento, riprendendo fiato, e vide che sul viso di lui il colore era vivace per la foga del loro bacio, e i suoi occhi accesi di un desiderio febbrile. E guardavano lei. Non resistette e tornò a unire le loro labbra, incontrando quasi coi denti quelle di lui. La stava baciando profondamente, le loro lingue danzavano, e stavolta il desiderio di entrambi era percepibile, la voglia di essere più vicini, sempre maggiore. Draco sentiva la lucidità svanire ogni istante che passava, ma non gli importava, perché allo stesso tempo si sentiva appagato. Come l'ultima volta, sentì una stretta familiare sotto l'ombelico, farsi sempre più forte. E quel bisogno impellente si faceva sempre maggiore. Le sue mani scesero, spostandole la gonna della divisa che ancora indossava, accarezzando le cosce magre della ragazza, che sospirò contro la sua bocca, eccitandolo sempre di più. Non capiva come fosse possibile che ciò stesse accadendo. Ma l'unica cosa che aveva per la testa era lei, e non sapeva se andare avanti fosse la cosa giusta. Appoggiò la fronte alla sua, sentendo il suo respiro irregolare sul viso "Granger..." prese fiato, passando la lingua sulle labbra, cercando le parole da dire, ma senza riuscirci troppo "se non ci fermiamo adesso non so se sarò in grado di farlo...". Per tutta risposta lei incrociò gli occhi coi suoi "L-lo so" e si riavvicinò, riprendendo a baciarlo più di prima. Draco slacciò i primi bottoni della sua camicetta macchiata di sangue, rivelando il reggiseno nero che portava sotto. Fu quasi un invito a tuffarsi sul suo collo candido, mentre anche lei portava le mani sulla sua schiena, poi sul collo. Hermione gli tolse la camicia, e quando sotto le labbra del ragazzo, sulla pelle di lei si formò un segno scuro, anche lui le tolse la camicetta, facendo attenzione a non toccarle il braccio. I loro corpi erano premuti uno sull'altro, e le loro mani fremevano dalla voglia di stringersi. Draco si sfilò i pantaloni, e poi si concentrò su di lei, togliendole la gonna. Si prese un istante per contemplarla in tutta la sua fragilità e bellezza, prima di riprendere quel bacio infinito. Dalla schiena scendeva, stringendola indugiando sul sedere coperto dagli slip, Dio quanto gli piaceva toccarla, mentre le mani di lei sul suo ventre restavano sulla soglia dei boxer, dove ormai premeva tutta la sua voglia. Fu la volta di lui di sospirare di piacere. Quel semplice contatto lo mandava in fibrillazione. Quella ragazza lo faceva impazzire. Sganciò il reggiseno, togliendoglielo, per buttarlo a terra, e poi passò le dita sotto gli slip, sfilandole anche quelli, mentre anche lei lo liberava della biancheria. Non era rimasto niente a dividerli. Non c'erano più dubbi, ne esitazioni. Lei fremeva perché fossero finalmente più vicini che mai. Draco le sfiorò il seno, ma passò subito le mani sui fianchi, fino a tenerle stretto il bacino, per facilitarsi i movimenti. Quando la toccò sentì immediato il sollievo, e poi, delicatamente iniziò a spingere, per insinuarsi dentro di lei. I loro respiri divennero ancor più irregolari, e le loro strette più forti. I primi movimenti furono cauti, non voleva farle male, ma era lui a provare un dolore fisico nel trattenersi. Quando Hermione si abituò alla sua presenza, iniziò ad assecondarlo. E fu come una danza. Come una battaglia. Come se le loro anime si stessero toccando. Non c'era niente se non loro due. Fra un sospiro e l'altro ogni cosa fu dimenticata. Erano Hermione e Draco. E basta. Il ragazzo smise di trattenersi, e Hermione gli afferrò le spalle, muovendosi con lui. Non passò molto che le sue spinte le strapparono un lamento. Lei passò una mano fra i suoi capelli biondi, stringendolo involontariamente. Erano come un fiume in piena, travolti dall'intensità del momento, in cui venivano sfogati otto anni, di odio, litigi, amicizia, rabbia, perdono. E qualcosa di molto simile all'amore. Draco la stringeva e la toccava ovunque, spingendo forte e poi delicatamente. La baciò sul collo già segnato, e scese giù verso la clavicola e sul seno, mentre lei faceva correre le mani sul suo petto. L'aria vibrava intorno a loro, per l'intensità di quel momento. Draco gemette all'ennesima spinta, sentiva di essere vicino all'apice, e sotto di lui, Hermione serrava le labbra, ma sospirava sempre più appagata. E quando entrambi furono all'apice del piacere, e raggiunsero l'orgasmo, erano ancora avvinghiati, ma tutti i nodi, che li avevano stretti tanto a lungo, si erano sciolti. I loro respiri ansimanti, tornarono lenti e regolari, ma i loro volti erano ancora imporporati. Draco si lasciò cadere al fianco di Hermione, stremato, e lei raccolse il lenzuolo stringendolo a sé. Era accaldata e ancora confusa. E una sensazione piacevole non voleva abbandonarle il petto. Guardò Draco, che però aveva gli occhi chiusi e un'espressione un po' corrucciata, aveva paura che si fosse già pentito. L'istinto di stringerlo prima che fuggisse via fu troppo forte. Infilò la mano sotto il suo braccio, e appoggiò la testa sulla sua spalla. In un istante le piombò addosso tutta la stanchezza del giorno precedente, e di quella notte infinita. Era stata la notte più lunga della sua vita. Le palpebre divennero pesanti come macigni. Quando sentì che il ragazzo si voltava verso di lei provò un sollievo indescrivibile, sentì la mano di lui cingerla, poggiandosi sulla sua schiena, ma Hermione aveva già chiuso gli occhi.
Spazio autrice
Boom.
L'unica cosa che vi chiedo è:
Dite tuttooo!!!
O non resisterò allo strazioo x(
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