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6.La Tana

Quella sera a cena non si parlò d'altro che di Hogwarts. Una scintilla di entusiasmo per il ritorno a scuola dei ragazzi accendeva tutte le loro discussioni. L'argomento "guerra" non veniva toccato, come in un tacito accordo. Quella sera i ragazzi rimasero seduti in giardino fino a tarda notte, come ai vecchi tempi, scherzando mentre guardavano le stelle in cercabsi un desiderio da esprimere. Per la prima volta sentivano la normalità più vicina che mai. La conferma arrivo con la signora Weasley, che iniziò presto a inveire contro suo figlio "Ronald Weasley! La tua camera è peggio del pollaio! Ti consiglio di ordinarla prima che decida si fartici dormire davvero! E sta' sicuro che recupererai tutto il tempo perso a trastullarti!" la sua figura si stagliò minacciosa sulla porta, mentre si rivolgeva al povero malcapitato, scatenando le risa degli altri. Harry stanco decise di andare a dormire e solo più tardi anche Ginny si congedò. Così Hermione e il suo quasi-fidanzato, come aveva deciso di chiamarlo, rimasero soli. "Conosci qualche incantesimo rapido che potrebbe aiutarmi?" chiese lui "Ron non cominciare! Questa volta te la sbrighi da solo..." lo canzonò "Sono un uomo morto..." risero insieme, lei si avvicinò appoggiandosi a lui, che le disse "Ho appena visto una stella cadente!" "Espresso il desiderio?" chiese "Miseriaccia! Certo che si!" il suo entusiasmo la rendeva felice, finalmente il vecchio Ron era tornato. "Che cosa hai chiesto? Non vorrei essere pessimista, ma credo che la camera non si pulirà da sola..." "Bhe... veramente... Il... io, eia.." l'ultima parte risultò parecchio incomprensibile, al che la ragazza si voltò a guardarlo, lo trovò completamente rosso, dalla punta dei capelli a quella del naso, lo osservò curiosa "Si, insomma... sei... tu, il mio desiderio..." tanta tenerezza la invase, e anche le sue guance divennero scarlatte. Allora, lentamente avvicinò il volto al suo, riusciva a sentire il profumo di erba appena tagliata. Quando le loro labbra si incontrano non sentì ciò che si aspettava, ma si fece invadere dalla felicità del momento. Lui la tirò sulle sue gambe, per stare più comodi, appoggiandole le mani dietro la schiena. Le loro bocche si erano cercate tanto a lungo, e ora erano riuscite a trovarsi. Da giorni entrambi si aspettavano, ma l'orgoglio e la testardaggine che li caratterizzavano non erano facili da sopprimere. Hermione cercava di imprimere quegli istanti nella memoria, le sue mani, strette dietro al collo del rosso, giocavano con i suoi capelli, scompigliandoli, mentre i loro baci si facevano più passionali. Le loro lingue si cercavano, i denti stringevano le labbra. Quando lei si staccò per riprendere fiato si trovò accaldata, respirando in modo irregolare "Finalmente..." disse Ron, incapace di tenere la bocca chiusa. La ragazza scoppiò a ridere. Lui la aiutò ad alzarsi e insieme rientrarono in casa. Arrivati alla porta di Ginny si salutarono con un altro bacio, più leggero "Buonanotte" gli disse Hermione "Sogni d'oro" rispose l'altro salendo le scale. La ragazza entrò nella stanza, sicura che, nonostante l'augurio i suoi non sarebbero stati bei sogni.

Entrò in camera sua, dove l'amico già dormiva. Ma questo, sentendolo rientrare, si mise seduto sul letto, inforcando gli occhiali "Allora?" chiese curioso "Mitico!" fu l'unica risposta che ricevette quella sera. Al che anche Harry sorrise, il suo amico era tornato.

I giorni passavano tra partite a Quidditch e picnic. Quell'estate era la prima che trascorrevano insieme, così i ragazzi, spensierati e felici, la resero memorabile. Ginny, riuscì a convincere l'amica a volare con loro, insegnando anche a lei come destreggiarsi su una scopa, colmando una delle sue poche lacune. Hermione scoprì che la facilità con cui Harry riusciva ad afferrare il boccino era decisamente un'illusione, per non parlare dell'equilibrio. Nel guardare le numerose partite dei suoi compagni, i passaggi rapidi della Pluffa, non avrebbe mai immaginato lo sforzo fisico necessario. Era lo sport più complicato che avesse mai praticato. Per ricambiare il favore, lei e Harry, insegnarono ai Weasley un sacco di giochi babbani. Un giorno decisero di fare visita al paese di Ottery, vicino alla Tana, e si divertirono, cercando di far confondere con la folla di persone anche i rossi. Quella mattina erano partiti sul presto, trascorrendola per negozi, facendo shopping. Anche Ron si divertì molto, confondendo i vestiti e scegliendo il più delle volte modelli da donna. "I babbani sono gente proprio strana... quale uomo indosserebbe questa?" chiese uscendo da un camerino con una camicia blu "È troppo... stretta..." "Quello non dipende dalla camicia..." disse Ginny, ma l'espressione stranita del fratello fece capire agli altri che era meglio trattenere le risate "Oh, sta' zitta" ma a quel punto nessuno riuscì più a trattenersi. Pranzarono a una tavola calda, ordinando Hamburger e CocaCola. Il pomeriggio, dopo aver comprato le ultime cose, Harry e Hermione portarono gli amici per la prima volta al cinema. All'inizio erano piuttosto confusi sul da farsi, finché le luci, abbassandosi, non gli avevano fatto cambiare idea con stupore "Per la miseria!" fu il commento di Ron "Come può funzionare senza magia?" chiese invece Ginny "Vieni, te lo mostro..." nel buio sella sala, il ragazzo le prese la mano delicatamente e la trascinò via con sé. "Sai, si solito i fidanzati si siedono in fondo, all'ultima fila, così sono da soli, dove nessuno li può vedere" spiegò Hermione maliziosa, poi lo prese per il braccio e lo anche loro si alzarono per andare in fondo alla sala.

Quella sera tornarono a casa, più che felici, radiosi. Harry aveva comprato un pallone da basket, con tanto di canestro da appendere al muro. Quando chiese al signor Weasley il permesso di montarlo in giardino, questo non solo fu d'accordo, ma volle farlo di persona, dopo tutti quegli anni la sua passione per gli oggetti babbani non si era affievolita neanche un po', e, dopo quella giornata, al club si erano uniti anche i suoi figli. "Ah, Harry. Ho una cosa per te, seguimi" lo chiamò quando ebbe finito. L'uomo si diresse verso il pollaio e, già Harry capì di cosa si trattasse: la moto. "Se è ciò che credo signore..." "È esattamente ciò che credi!" rispose, aprendo la piccola porta e rivelando la motocicletta volante completamente rimessa a nuovo "Signore, io... non so come ringraziarla..." "Non serve figliolo. È stato un piacere...".

Seduto sul suo letto parlava con Ron di quello che gli aveva mostrato suo padre, giorni prima. "Non mi ha detto niente!" aveva risposto l'amico sorpreso "Ecco dove spariva!" disse poi, con un'espressione corucciata, sempre più consapevole delle sue attività "Comunque non posso tenerla..." "E perché? È di Sirius, ed è fantastica!" "Non so dove tenerla... e non passa propriamente inosservata quando voli sopra la città" "Senti, se non la vuoi, puoi lasciarla qui ancora un po', ma, amico, se la vede la mamma... per te è finita" "Grazie Ronald... hai risolto il problema" rispose sarcastico. Qualcuno bussò alla porta. "Avanti" disse Harry. Sull'uscio c'erano le ragazze, che fecero presto ad entrare. Per tutta la durata dell'estate, che ora volgeva quasi al termine, non c'era stato giorno che i quattro avessero passato separati. Erano ormai i primi di agosto e la compagnia reciproca era diventata una necessità quotidiana. Le due si sedettero ognuna vicino al rispettivo fidanzato. "Ho riflettuto molto" parlò Hermione, attirando l'attenzione dei suoi amici "Voglio trovare i miei genitori." disse decisa "Voglio ricominciare a vivere la mia vita" aggiunse guardando Ron, i due si sorrisero a fior di labbra, e iniziarono a baciarsi. Ginny si schiarì la gola. "Hem... si, dicevo che... volevo farlo prima dell'inizio delle lezioni. Ho fatto una cosa imperdonabile, quando li troverò so già che non sarà facile. Presto partirò per l'Australia. Insomma, il prossimo anno torniamo a scuola e... non voglio avere questioni irrisolte " concluse, districandosi dall'imbarazzo. "Noi ti aiuteremo fino alla fine" promise l'amica.
"A proposito di questioni irrisolte" cambiò argomento suo fratello "Non avevate più visto... si, ecco... Fred?". L'argomento non era più stato toccato dal loro arrivo alla Tana e i signori Weasley, persino George, erano all'oscuro di ciò che era accaduto. "Niente di nuovo" disse Hermione "Ma è più prudente non dire niente, a meno che non ci siano novità, non voglio che i tuoi si preoccupino... aspettiamo di tornare a scuola, così, lasciamo calmare le acque e vediamo cosa succede" affermò "Si credo che sia la cosa migliore, e probabilmente la McGranitt se si accorgerà di qualcosa contatterà subito la vostra famiglia, ne sono sicuro" confermò Harry "Speriamo" rispose l'amico "Forza Ron, andrà tutto bene..." gli sorrise la sua ragazza, stringendogli la mano con fare rassicurante "Ginny ha ragione, qualsiasi cosa accadrà noi ci aiuteremo fino alla fine" lo consolò, conscia di quale fosse la loro vera forza: il legame indissolubile dell'amore reciproco.

Nei giorni successivi la ragazza iniziò la ricerca di Wendell e Monica Wilkins. Il telefono pubblico di Ottery fu immensamente utile, infatti prima di partire in una vana ricerca, fece ciò che faceva sempre: cercò informazioni utili sull'argomento. E, già qualche giorno dopo, aveva ricoperto di appunti il tavolo della sala da pranzo "Perché non gli hai semplicemente detto un luogo in cui andare? Avresti saputo dove trovarli, non credo saresti stata capace di lasciarti scappare dove fossero..." stava chiedendo Ron, mentre gli altri si affaccendavano su delle cartine "Non volontariamente. La legilimansia è in grado di raggiungere anche i segreti più nascosti. I maghi oscuri non si pongono un limite, quello che credi di sapere al riguardo non è neanche l'inizio. Nei libri di Silente ho trovato testimonianze... raccapriccianti. Anche Harry può dirtelo, visto che ne è stato vittima: neanche il pensiero più fugace è al sicuro. La tua mente è come un libro che 'il parassita' può sfogliare a suo piacimento. Se fossi stata catturata non sarebbero più stati al sicuro". Ogni suo ragionamento era inconfutabile e ogni affermazione certa, studiata in tutti i dettagli. Hermione era tornata in azione e quello era il suo campo, i suoi amici erano convinti che sarebbe stato facile, l'unica ancora da convincere era lei stessa, anche se non c'era niente di cui dubitare. Le esperienze vissute sulla sua stessa pelle la portavano a credere che niente sarebbe stato facile, e, anche lo fosse stato, quello che avrebbe trovato non sarebbe stato piacevole. Credeva fermamente che, nonostante tutti gli sforzi, un sacco di cose sarebbero potute andare storte. Quando confessava a Ron i suoi timori lui cercava di tranquillizzarla, ma come poteva farlo, quando lui per primo era testimone del fatto che per loro la sorte era sempre stata avversa? Come si poteva combattere un nemico invisibile tanto potente? Per quello che sapeva i suoi sarebbero potuti essere già morti: un incidente d'auto, un cataclisma, la fine del mondo.
Questi pensieri la tormentavano finché non era lei stessa a capire che rasentavano la follia e, con un po' di ottimismo e pensieri più razionali tornava alla carica. "Non hanno venduto la casa, forse hanno lasciato qualcosa di utile, vorrei andare a controllare, conosco un posto appartato del parco pubblico dove potersi materializzare, vieni tu Harry?" il suo ragazzo si alzò dalla sedia "Se ti va posso venire io" "Ma certo..." dal tavolo prese delle scartoffie e la sua preziosa borsetta a perline. Dal mucchio che aveva ordinato caddero diversi fogli, li raccolse velocemente notandone uno "Forse è meglio se restiamo da me stasera, domani è l'ultimo giorno di apertura dell'agenzia di viaggi, prima delle ferie. Dobbiamo andarci..." si avvicinò a lui lo prese per mano "Entro domani mattina vi faccio sapere o torniamo direttamente" salutarono gli altri, prima di svanire lasciando di loro solo il suono di uno strappo.

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