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51.Colpire

Per quanto tempo ci aveva pensato? Per quante notti aveva pensato a lui? Per quante notti si era ripetuta che stava facendo la cosa giusta? Eppure percorrendo i corridoi del quinto piano l'unica cosa che riusciva a pensare era che stava facendo la cosa giusta in quel momento. Aveva almeno un migliaio di motivi per non andare, a cominciare dal fatto che quella sera Ron era di turno per la ronda. Lavanda non era in camera, perciò se avesse fatto attenzione, sospettava che non si sarebbe accorto di niente. Di certo l'assenza di lei sarebbe bastata come distrazione. Sentiva ogni fibra del suo corpo spezzarsi, mentre opponeva resistenza a quella follia, e allo stesso tempo era impaziente di arrivare, e voleva che percorresse quei corridoi con meno prudenza e più velocità. Non incrociò Pix, né i fantasmi. Era una notte stranamente piatta, ma, per lei, era meglio così. Individuò nel buio la porta dell'aula e vi si fiondò, tentando di aprirla. "Alohomora" la serratura scattò rumorosa, facendole salire i nervi a fior di pelle. Entrò cautamente, richiudendo rapida, e questa volta silenziosa, la porta. "Temevo che ti fossi persa Granger..." la salutò con una frecciatina, ma lei non lo degnò di una risposta. Il fatto era che anche solo guardarlo era difficile. Per fortuna erano quasi nell'oscurità più completa, se non fosse stato per la bacchetta di lei. "Perché siamo qui, Malfoy?" andò dritta al sodo "Non so... Dillo tu a me". Non si sarebbe aspettata nient'altro da lui: le solite risposte vaghe o ambigue, e un tono sprezzante. L'unica cosa che ebbe la forza di fare fu ridere sarcastica. Credeva perlomeno che volesse parlare, ma sapeva bene che spesso quello che faceva non aveva un motivo preciso, e la maggior parte delle volte non sarebbe riuscita a capirlo. Lui sospirò "D'accordo, Granger..." si prese un momento per riordinare le idee. Anche lui aveva riflettuto a lungo. Era giunto a due conclusioni che avrebbero potuto giustificare il suo comportamento: o era tremendamente pentita, o tremendamente confusa. O forse un miscuglio di entrambi. Aveva in mente ancora la sua aria tranquilla alla festa. Cosa era mai potuto succedere perché cambiasse idea così in fretta? Non ne poteva più di quel... gioco. Perché non era nient'altro che questo. "Bhe, pensavo che avremmo dovuto... chiarire..." lei, ormai irritata non poté trattenersi "Sono tutta orecchi, parla pure". Il suo tono saccente era sempre un toccasana, perfetto per risvegliare i suoi nervi. D'altronde cosa poteva aspettarsi da una Grifondoro? Da quella Grifondoro... Che diamine si aspettava? Che si scusasse prostrandosi in ginocchio? "Non fare l'offesa, Granger, non ti si addice... Per non parlare del fatto che avresti potuto essere tu a parlare per prima". Finalmente ebbe la sua completa attenzione. Il suo sguardo ora era puntato su di lui, e nonostante non promettesse nulla di buono, perlomeno lo aveva guardato. Certo, il suo viso era paonazzo di vergogna, e gli occhi grandi per lo stupore e l'indignazione, ma lo stava guardando. "C-come... osi?!" la sua voce tremò di rabbia "Come puoi biasimare me, quando proprio tu per primo non hai voluto parlare?" disse, riferita alla sera di capodanno "Eppure non sono io che scappo per i corridoi da quasi un mese..." aggiunse subito, impedendole di continuare. Non voleva litigare, ma era quasi impossibile... se credeva davvero a quello che stava dicendo era più stupida e ipocrita di quanto pensasse. Prima di capire che fosse riferita alla sera della festa, quando lui le aveva consigliato di rimandare quella conversazione, ci mise un po'. Così, prima di aprire bocca di nuovo, Draco prese un respiro profondo, e misurò attentamente ogni parola "D'accordo... Abbiamo entrambi la nostra parte di colpa, ma non vorrei discutere di questo". Lei sembrò valutare altrettanto attentamente ciò che aveva detto, poi semplicemente annuì, facendo calare un'imbarazzante silenzio. Fu Malfoy a romperlo, facendo tirare alla Grifondoro un sospiro sollevato "Credo... Credo che l'unica cosa che vorrei... chiarire, sia il fatto che, per me, quella situazione..." voleva parlare, ma le idee gli affollavano la mente, confondendo le parole. Si fermò un momento, riordinando un discorso coerente, ma, come al solito, lei lo interruppe "Prima che tu dica qualsiasi cosa" lo fermò "Penso che ci siamo lasciati prendere un po' la mano e... credo che fossimo... troppo confusi da tutto quello che era successo per pensare lucidamente" concluse risoluta. "Non l'avremmo mai fatto se non ci fossimo lasciati trasportare dalla situazione" ribadì, dopo aver notato che lui non sembrava voler aggiungere qualcosa. Dalla sua espressione capì che non era affatto sorpreso, né turbato, segno che, probabilmente, pensava la stessa cosa. Non poteva esserne sicura per via della sua aria assente, che non era in grado di giustificare. Molto spesso, d'altronde non capiva i suoi atteggiamenti, a cominciare da quella sera. Il che, le fece tornare in mente una domanda che le era tornata in mente per giorni "Che ti è preso quella sera, alla festa?" gli chiese, mentre si sedeva sopra un banco, imitando lui, che già poco dopo il suo arrivo le si era accomodato di fronte. "E prima che tu finga di non sapere di cosa stia parlando, voglio ricordati che non sono una stupida, Malfoy. Cosa stavate facendo tu e Astoria Greengrass?" aggiunse subito, vedendolo tentennare. Al che lui accennò un sorriso, ma forse se l'era immaginato, poiché, quando parlò, lo fece con tremenda serietà "Mi sarebbe dispiaciuto interrompere la tua intima manifestazione d'amore per delle banali informazioni... Non ne ho avuto proprio il cuore. Dopotutto, il tuo aiuto sarebbe stato superfluo" disse maligno, lanciandole uno sguardo di sfida. Lei non seppe cosa dire: per un attimo fu stupita dalla rivelazione che lui, per tutto quel tempo, avesse avuto informazioni e non gliel'avesse detto, finché, assimilando l'intero discorso non sentì il volto avvampare di rabbia e vergogna. Rabbia, perché la faceva sentire inutile, e continuava ancora a mentirle, e vergogna, perché ogni volta riusciva a farla sentire in quel modo. Come poteva comportarsi sempre così?! Sospettava che parlasse in quel modo solo perché ancora risentito nei suoi confronti, e cercava di fargliela pagare. Il fatto era che non poteva arrabbiarsi senza sembrare, anzi essere, un'ipocrita. Anche lei gli aveva nascosto molte cose. Nonostante però la su mente cercasse in tutti i modi di trattenerla, quando parlò, la sua voce tremava d'ira, e il suo tono si era notevolmente alzato "Perché non me l'hai detto prima?" non riuscì a frenare la lingua "Come pensi che possa aiutarti?" continuò, ma il volto impassibile di lui si lasciò sfuggire un altro rapido ghigno, che le fece presagire il tono della risposta "È questo il punto, Granger, non ho bisogno del tuo aiuto". Le sue parole la ferirono, e si sentì, come le molte altre volte che lui l'aveva trattata così, come sull'orlo di un precipizio, e sarebbe bastata soltanto un'ultima spinta per farla cadere. Cercò di non darlo a vedere, anzi, sfruttò il groppo che aveva in gola per sembrare più agguerrita, anziché ferita e replicò "Nessuno ti obbliga ad accettare il mio aiuto, ma se vieni a mendicarlo, poi non sorprendenti che io te lo conceda!" scese dal banco sul quale era seduta, dirigendosi a passo deciso alla porta "Dove credi di andare?!" lo sentì richiamarla arrabbiato "Bhe, per quanto mi riguarda abbiamo finito" si voltò, trovandoselo a un paio di passi di distanza. Lui scoppiò in una risata amara "Ma se non abbiamo neanche cominciato...". La mano le prudeva dalla voglia di schiaffeggiarlo, ma si accontentò di afferrare la bacchetta. Come hai potuto baciarlo?! Si sgridò mentalmente, rimproverandosi ancora una volta per la sua incoscienza. "Non mi importa cosa pensi tu, Malfoy" strinse più forte, cercando di farsi forza a continuare quel discorso, e al tempo stesso di non perdere del tutto la pazienza "Come al solito sono un'illusa... Quello che dovevo dirti l'ho già detto. E visto che non hai bisogno del mio aiuto, non abbiamo più nulla da dirci". Fece un passo indietro, sotto lo sguardo confuso di Draco. Aveva di certo capito che si stesse riferendo a qualcos'altro. Quando si voltò dall'altra parte, Hermione aveva il cuore in gola, e gli occhi le pizzicavano. Non aspettò di sentirlo parlare. Voleva solo andarsene. Così spalancò la porta, lasciandolo solo nell'aula, mentre lei, con ancora la bacchetta stretta in pugno, iniziò a correre per il corridoio deserto in direzione della Torre. Ogni passo riecheggiava sulle pareti di pietra come un tuono. E ogni respiro sembrava grattarle la gola. Era freddo. E lei correva. Non si era accorta di aver iniziato a piangere finché l'aria non le era venuta a mancare. Perché era andata? Ora non ne vedeva più il motivo, e quello che le frullava in testa, oltre a non piacerle, non aveva senso. Però sapeva perché stava piangendo: e quel pensiero non la lasciava in pace, per quanto volesse scacciarlo dalla sua mente, tornava... perché in fondo sapeva che lei era voluta andare.

La professoressa McGranitt e la professoressa Paciock avevano programmato un'altra lezione serale per il lunedì sera successivo, che prevedeva nuovamente un allenamento sugli Incantesimi Congiunti, con una semplice prova pratica sulle Fatture. Erano rimaste molto soddisfatte dai risultati sui primi, ma lamentavano una tecnica carente sulle seconde, per questo, quella sera, nonostante fosse venerdì, e nonostante nessuno di loro desse segni di vita, gli studenti del settimo anno erano raccolti nella Sala Grande, che per l'occasione era stata liberata di ben tre tavoli. Le due streghe avevano avuto la bella idea di un'ulteriore lezione (di rinforzo, dicevano) a settimana, per colmare le loro gravi lacune. Non avrebbero potuto perdere altre ore di lezione, e così, quella sera, stavano impartendo le nozioni base agli studenti accasciati sull'unico tavolo disponibile. "Le Fatture posso essere di più tipi, da utilizzare a seconda dell'attacco a cui si deve far fronte" spiegava la professoressa Paciock. Harry, che dopo un allenamento a stento riusciva a trascinarsi a letto, non aveva capito una parola. Hermione al suo fianco sembrava trovare ogni singola cosa fondamentale, visto che il suo foglio di pergamena riportava l'esatto discorso della strega. Le sue palpebre erano talmente pesanti che rischiava si chiudessero, ma Neville, seduto vicino a lui lo teneva sveglio: da mezz'ora ormai parlava ininterrottamente. Era impegnato in una profonda conversazione con Hannah, ma, anche di questa, Harry non capiva nulla. Alle sue orecchie arrivava tutto piuttosto ovattato, segno che la veglia lo stava definitivamente abbandonando. Neville intanto continuava a parlare, annegando beato nel piacere della conversazione, e ignorando le diverse occhiate di sua nonna. Ad Hannah scappò un risolino, che subito soffocò. I due si fermarono un momento, per poi ricominciare daccapo. La Sala Grande era piacevolmente illuminata dalle decine e decine di candele sospese, che la riscaldavano, e, essendo seduto vicino ai suoi compagni Harry si sentiva al caldo, come sotto le coperte. Stava per cedere... "NEVILLE!!" il grido lo fece tornare in se, e fu più sveglio e attento che mai. La voce della donna riecheggiò sulle pareti, fino a perdersi, lasciando solo il silenzio. L'intera compagnia era ammutolita, e nell'interminabile istante in cui lo sguardo della strega era rivolto al nipote, si sarebbe potuta sentire volare una mosca. Harry, dal canto suo si sentiva molto più sveglio, di certo non quanto doveva esserlo Neville in quel momento, ma certamente non si sarebbe addormentato. Si raddrizzò gli occhiali sul naso, lanciando un'occhiata a Hermione, che invece era quasi del tutto impassibile, se non fosse per il velo d'irritazione che le si leggeva sul viso. "Non credo che abbiate compreso la vostra situazione" iniziò con la ramanzina "Da quest'anno, non ci accontenteremo di qualche incantesimo. Non con voi" prese un bel respiro, pronta a continuare. Era vecchia, ma in quel momento sembrava avere più energia di loro "Avete dimostrato un grande valore, e è quello che dovrete fare anche al termine di questo anno. Non ve la caverete con poco. Di certo non ve la caverete in questo modo" e li indicò con un'espressione di rimprovero. "Augusta credo sia meglio iniziare con la pratica..." valutò la McGranitt, e l'altra sospirò rassegnata "Sempre se riusciranno a reggersi in piedi..." ribatté con tono deluso, a mo' di sfida, rivolta più che altro ai ragazzi. "Disponetevi a coppie" aggiunse solo, aspettando che eseguissero. Tutti si alzarono svogliatamente, avvicinandosi a uno dei compagni per iniziare un po' di allenamento. La McGranitt ebbe subito da ridire, osservando dei Serpeverde che non facevano altro che agitare le bacchette, fingendo di lanciare incantesimi. Esasperata dal loro comportamento, iniziò a spostare la maggior parte di loro, anche chi non creava problemi. "Signorina Granger" chiamò a un certo punto, e la separò da Harry, al quale affiancò Theodore Nott. "Meglio prevenire che curare.." bisbigliò la vecchia strega, portandola di fronte a Malfoy. Ma certo... Con tutte le persone presenti... Il Serpeverde la studio, facendo volare lo sguardo su di lei. Aveva l'atteggiamento annoiato di chi cerca guai, e la cosa non le piacque affatto. Certo, nell'ultima settimana era riuscita a stargli alla larga, ma non nel modo amichevole, o quantomeno pacifico, che aveva sperato. Così Hermione sospirò, rassegnata alla sua sfortuna, e prima ancora che potesse mettersi in posizione, vide arrivare la luce di una Fattura Orcovolante. La deviò, non riuscendo a estinguerla, e questa andò dritta verso il soffitto. Non gli diede la soddisfazione di lamentarsi. Dopo uno sguardo omicida, non impiegò neanche un secondo a rilanciare un colpo, che lui deviò con altrettanta facilità. Poi un altro e un altro. E quando lo vide pronto a quello successivo, lanciò due Fatture. E stavolta, avendolo preso alla sprovvista, riuscì quasi a colpirlo. Era piuttosto bravo, doveva ammetterlo. Dopotutto l'agilità era il suo forte, con tutti quegli allenamenti di quidditch. Le lanciò uno sguardo di fuoco. Perfino i suoi occhi, nell'orgoglio, parevano bruciare di un grigio intenso. E in meno di un istante vide arrivare un rapido Incantesimo, che però non aveva visto partire... Rispose con una Fattura Ebublio, che si scontrò a mezz'aria con quella dell'avversario. Sentiva solo il proprio respiro, scandito dai battiti del suo cuore. Colpo, difesa. Ancora colpo. Era davvero stanca. La resistenza non era il suo forte, anzi, a dirla tutta, lei non aveva affatto forza fisica. Non era mai stata particolarmente forte. Al contrario, sapeva bene che Malfoy avrebbe continuato ad attaccare. Lo squadrò, in cerca di segni di cedimento, ma non ne trovò. Scorse solo una fredda determinazione. Doveva farsi una breccia nella sua difesa, prima di essere troppo stremata per riuscirci. Ripresero subito quella pericolosa danza, e Hermione era più concentrata che mai. Seguiva ogni movimento del ragazzo attentamente. Quanto avrebbe voluto riuscire a colpirlo... Era una questione di principio. E quel duello era tenuto in piedi dal loro orgoglio: nessuno dei due avrebbe mai ceduto. Nessuno si sarebbe arreso. Poi lo vide. Il suo punto debole... Si impegnava troppo bel caricare Incantesimi potenti, piuttosto che valutarne al meglio la tecnica. Era in quella frazione di secondo che doveva attaccare. Lo fece lanciare ancora un paio di Fatture, constatando che ci aveva visto giusto. Aveva estinto la prima, ma non era riuscita a fare lo stesso con la seconda, visto il ritmo incalzante. Lui alzò la bacchetta, e il tempo parve fermarsi. Raccolse tutte le energie che le erano rimaste, sussurrando la Fattura nella sua mente. Colpo. Prima ancora che la luce dorata schizzasse fuori falla punta della sua bacchetta, capì di aver esagerato. Ma qualcosa non andava... Un barlume bianco sembrava aleggiare nella stanza. Seguì la traiettoria, fino a vedere Malfoy, che contro ogni logica era riuscito a scagliare un incantesimo in tempo. La smorfia sul suo volto, questa volta, tradiva una certa fatica, come i capelli e la divisa fuori posto. Nessuno dei due avrebbe fatto in tempo. Non lo vide arrivare, ma lo sentì colpirle il petto, con un impatto doloroso. L'aveva avvolta, scagliandola qualche metro più in là, e regalandole un secondo colpo, da parte del pavimento di pietra. Il fiato le si smorzò, per qualche istante, e non poté non chiudere gli occhi. Il silenzio che regnava intorno a lei non le piacque affatto, ma quasi immediatamente sussurri concitati si diffusero tra i ragazzi. Hermione sentì la voce si Harry, e il suo tocco delicato su un braccio, che cercava di aiutarla "Hermione... tutto ok?" il suo tono era preoccupato, così accolse il suo aiuto, aprì gli occhi e annuì. Si alzò a sedere, appoggiandosi a lui "Non è niente di grave..." disse a mezza voce, ancora cercando di riprendersi dal trambusto che aveva nella testa. Tutti i ragazzi erano dispersi lungo le pareti della Sala, e parlavano, sempre più in fermento, guardando ora lei, ora Malfoy. Oh mio Dio... abbiamo dato spettacolo... E non era neanche riuscita a godersi quella piccola soddisfazione! Draco, infatti, giaceva dal lato opposto della Sala. Si stava rimettendo in piedi, ma Ron, che a grandi passi stava andando verso di lui, non sembrava volercelo vedere ancora a lungo. "Che diamine ti salta in mente?!" lo raggiunse, sfogandosi immediatamente con uno spintone. Malfoy, preso alla sprovvista, per poco non perse l'equilibrio "Ron!" gridò Hermione incredila. La McGranitt iniziò a inveire contro i due. Il ragazzo si ricompose, stirando un sorriso beffardo a pochi centimetri dal Grifondoro. L'altro tentò di tirargli un pugno, ma lo schivò "Ti spacco quella faccia da..." la McGranitt s'intromise, continuando a gridare rimproveri, mentre nessuno sembrava volerla ascoltare. Draco si ripuliva la divisa indifferente. Poi la sorpassò, ignorandola completamente, continuando a camminare verso il portone. Hermione poco distante, nel frattempo si stava sollevando da terra, cercando di cogliere la sua espressione, un cenno da parte sua, qualsiasi cosa. "Signor Malfoy! Non le permetto di mancarmi di rispetto in questo modo!" lo richiamò furente la preside "Il suo comportamento non è tollerabile! Trentacinque punti in meno a Serpeverde!" di nuovo il mormorio s'infittì, questa volta concentrato tra i verde-argento, che vedevano i loro cristalli verdi muoversi lungo la clessidra. Lui si era voltato, lanciando uno sguardo altrettanto furente alla strega "Una bella punizione forse sarà il deterrente migliore a questo atteggiamento..." aggiunse. A questo punto il Serpeverde si voltò definitivamente, percorrendo a grandi passi la Sala Grande, per poi sparire nelle ombre del castello sotto lo sguardo di Hermione. Stava ancora lanciando occhiate nella sia direzione, quando si sentì chiamare "Signorina Granger, il suo comportamento non è stato da meno! Ingaggiare un duello nel bel mezzo di una lezione! Venti punti in meno a Grifondoro!" si vergognò profondamente, e non poté evitare di scusarsi "Mi dispiace, professoressa, non accadrà più..." "Oh, lo credo bene! Anche a lei farà bene una punizione... Ah, quasi dimenticato! Signor Weasley, se vedrò soltanto un'altra volta una cosa del genere non mancherò di informare sua madre! Dieci punti in meno a Grifondoro" alcuni ragazzi iniziarono a ridere "È tutto per oggi" li congedò, amareggiata. Hermione non ebbe il coraggio di alzare lo sguardo, certa di incontrarne molti indiscreti, e indesiderati. Così, nel più completo silenzio raggiunse la Torre, con Harry e Ron. Quella notte sognò una luce d'oro e una bianca che si scontravano, ancora, e ancora. Mai nessuna vinceva. Ogni volta si frantumavano, andando solo in pezzi.

Spazio autrice

Anche stavolta ce l'ho fatta!!! Ebbene eccomi qui! Spero che il capitolo vi abbia ripagato dell'attesa, ma io vi giuro che ce l'ho messa tutta! Questa volta è un po' lunghetto, e forse anche pieno di errori... X( per pubblicare presto però ho dovuto rinunciare alla precisione ancora una volta. Spesso quando rileggo, anche dopo un po, correggo gli errorucci ma, al momento, temo dovrete accontentarsi... Fatemi sapere i vostri pareri tramite commenti!! Mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate!! ;) a prestooo

PS. Ultimamente ho avuto molti problemi con la pubblicazione, e non solo con questo capitolo, e sinceramente questa cosa mi demoralizza... Tutte le volte perdo un sacco di tempo nel cercare di risolvere questi disguidi, e davvero non ne posso più. Mi spiace che abbiate dovuto aspettare ancora di più per questo, spero solo che la prossima volta non sarà così di nuovo. In ogni caso, grazie per aver speso il vostro tempo leggendo la mia storia, siete sempre il motivo che mi spinge a continuare a scrivere.

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