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5.Ricordi

Draco si svegliò di soprassalto gridando. Era quasi sempre lo stesso sogno, ma lo turbava ugualmente. Nonostante il Signore Oscuro fosse stato sconfitto la sua ombra gravava ancora su tutti loro, e la sua presenza aleggiava in ogni angolo del mondo magico. Il Marchio che portava sul braccio ne era la prova tangibile, tuttora Voldemort riusciva a condizionare le loro vite. Il ragazzo prese la testa fra le mani e cercò di riprendere fiato. Quando alzò lo sguardo si accorse di aver svegliato anche la Granger, che ora lo stava fissando con uno sguardo di compassione e comprensione, cosa che lo infastidì "Che hai da guardare Mezzosangue?" lei distolse gli occhi, poi gli voltò le spalle esasperata. "Paura del buio Malfoy?" lo schernì, vendicandosi di come la stava trattando, "Perché dovrei?" lei avrebbe voluto rispondergli a tono, ma conosceva il vero motivo di quegli incubi e non voleva infierire, dopotutto lei stessa sapeva cosa si provava. Si rigirò nel letto, fino a poterlo osservare di nuovo. Mentre si stava voltando un riflesso catturò la sua attenzione, sembrava una macchia, proprio sotto il letto di lui, difficile da vedere se non da un'angolazione precisa. Poi capì "Non hai preso la pozione!" esclamò, lui scattò su "Che diavolo stai dicendo?" a lei venne da ridere "Il tuo incantesimo sta svanendo... entro domattina sarà pronta, in bella vista per Madama Chips!" poi gli diede le spalle un'ultima volta, alleggerita dal piacere del karma, prima di addormentarsi profondamente.

Quando aprì gli occhi la luce inondava la stanza. Dopo l'ennesimo sonno tormentato si era svegliata agitata, con un velo di sudore che le ricopriva la fronte, ma perlomeno era riuscita a dormire. Alcune volte era talmente sconvolta da passare gran parte della notte insonne. Madama Chips entrò nell'infermeria indaffarata, tra le braccia una montagna di ampolle. "Potete uscire, ma andate a fare colazione, per qualsiasi complicazione venite subito, e vi do un'occhiata." la ragazza tirò la tenda e indossò i vestiti puliti che la sua amica le aveva portato il giorno prima. Raccolse le sue cose e uscì nel corridoio, salì rapida al suo dormitorio per lasciare tutto, e, presa la sua tracolla da scuola, andò a fare colazione. La professoressa McGranitt si schiarì la gola per attirare l'attenzione dei commensali "Buongiorno a tutti. Vi annuncio che domani sarà l'ultimo giorno di lavoro presso la scuola. Ho ritenuto opportuno avvisare tutti voi in anticipo, la partenza dell'Hogwarts Express è prevista per le ore venti. Sono lieta di informarvi che il Ministero ha provveduto a stanziare dei fondi per il recupero della scuola, e, dal prossimo lunedì dei delegati si occuperanno della cosa. Siamo lieti di credere che il primo settembre Hogwarts sarà di nuovo agibile e pronta ad ospitare ancora una volta gli studenti." un applauso di gioia si levò fragoroso, a questo si unì felice anche la vecchia strega "Molto bene, ora vi auguro buon proseguimento, come sempre i professori vi consegneranno i vostri programmi giornalieri." e si congedò. Hermione andò a informarsi riguardo al suo: stessa aula, accompagnata da Harry, avrebbe trascorso la giornata con Nott. Finalmente sarebbe riuscita a parlare con lui, e inoltre avrebbe potuto aiutarla col Serpeverde, nonostante il suo fare silenzioso, infatti, il ragazzo era molto intelligente. Per tutto il giorno lavorarono speditamente, e la ragazza ebbe l'occasione si parlare in privato con l'amico solo dopo pranzo. Rivelò le intenzioni della McGranitt, spiegando il suo obbiettivo. Raggiungendo di nuovo l'aula in disuso cambiarono argomento accorgendosi che il loro compagno fosse già arrivato "Andrai con Ginny domani?" gli chiese "Si, e mi ha detto di invitare anche te." lei considerò la proposta, dopotutto non aveva altro posto dove andare "Grazie, credo... che verrò, spero solo di non complicare le cose più di quanto già non siano..." "Nessuno pensa questo. E poi potremo cercare i tuoi, aiutarti." "Non so ancora se questo sia il momento adatto, sai... avrei voluto aspettare che almeno si calmassero un po' le acque." lui la guardò rattristato "Se fossi in te non perderei neanche un secondo..." facendola sentire davvero in colpa, poche persone non avevano subito una perdita in famiglia, e Harry aveva ragione, lei che aveva avuto la fortuna di essere riuscita a salvare i suoi genitori in tempo, avrebbe dovuto approfittare e stare con loro. "Non è una cattiva idea, potremmo farlo davvero.". Trascorsero il pomeriggio, parlando tra di loro e con Theodore, che si dimostrò disponibile a rispondere quando gli altri chiedevano informazioni a proposito dell'anno trascorso. Il giorno seguente Hermione scoprì di essere stata abbinata a Zabini, questa volta senza Harry. Credeva di dover affrontare una giornata pesante, infatti in passato il ragazzo si era dimostrato molto ostile nei suoi confronti, per via della sua provenienza babbana, ma durante la giornata anche lui si era comportato in modo insolitamente civile. Prima di partire per la stazione avrebbe incontrato la McGranitt, così si diresse nuovamente nel suo ufficio. Quando bussò alla porta la donna rispose immediatamente, la ragazza entrò nella stanza "Buonasera professoressa" la salutò "Anche a lei, le sono immensamente grata per ciò che ha fatto, spero di non averla messa in difficoltà..." "Oh, certo che no... sono stata felice di aiutarla." "Bene, dica pure." Hermione descrisse come meglio poteva la situazione, spiegando chebda partensua nonnaveva notato comportamenti ostili o potenzialmente pericolosi "Molto bene. Da questo dipendeva la presenza stessa dei ragazzi a scuola, per questo non ho delegato questo compito al signor Potter, credo che si sarebbe lasciato trasportare dai vecchi rancori... lei non è solo una strega brillante, signorina Granger, conosco poche persone con il suo buon cuore, sono orgogliosa di lei e anche lei dovrebbe esserlo" imbarazzata e commossa non sapeva come rispondere, così disse semplicemente "Grazie".

Dopo aver preso tutte le sue cose Harry si diresse in Sala Grande, dove aveva appuntamento con le ragazze. Queste arrivarono poco dopo, trascinando i rispettivi bauli. "Le carrozze sono arrivate" disse loro. Scesero tutti fino ai cancelli, aspettando che una di queste si fermasse davanti a loro. Erano quasi le otto quando arrivarono al treno, che partì poco dopo. Quel viaggio non era come tutti gli altri, per la prima volta segnava un vero ritorno. Ritorno alle proprie vite, alle famiglie, alla normalità. Harry non si preoccupava di questo, per lui era finalmente arrivato il momento in cui poteva dirsi felice. Per lui non c'era niente a cui tornare, niente da lasciare indietro, ma tanto da guadagnare. Abbracciato a Ginny, appoggiò la testa al finestrino, ricordando quando circa sette anni prima una ragazzina saccente bussò al suo scomparto in cerca di un rospo. Quel giorno lo trovò lì, seduto con il suo nuovo amico, uno sconosciuto che, nonostante questo, lo aveva fatto sentore il benvenuto. E poi ricordava una bambina. La sorellina che piangeva al binario, voleva andare anche lei a Hogwarts coi suoi fratelli. In una nube confusa di sogni e ricordi il ragazzo si addormentò, fino al fischio del treno che lo avvertì, che finalmente il viaggio era giunto alla fine.

Ron non voleva saperne di uscire dalla sua stanza. Non gli importava se gli altri stavano tornando. Non aveva voglia di fare niente. Un vuoto profondo gli risucchiava ogni pensiero. Come un buco nero, al posto del cuore. Se ne stava sdraiato lì per tutto il giorno, pensando che, se fosse stato più veloce, più abile, più studioso, o più coraggioso, forse sarebbe riuscito a salvarlo. Ma non lo aveva fatto. Non aveva fatto niente. Non aveva neanche più pianto, né si era sfogato. Non capiva come George potesse continuare a vivere con un tale dolore, considerando che erano come una persona sola. Diversi rumori provenienti dai piani inferiori lo distrassero dai suoi pensieri. Qualcuno si era materializzato. Sentì la voce di sua madre salutare gli ospiti, ma non capiva chi fossero. Il fatto che la calma in casa sua fosse stata infranta lo turbava, il silenzio lo aiutava a disconnettersi dal mondo reale. Le scale sembravano sul punto di essere demolite da chi le stava percorrendo come se un tornado stesse investendo la casa "Mamma ci serve un altro letto! Se mi aiuti intanto possiamo sistemarci!" stava sbraitando sua sorella proprio davanti la sua porta "Tesoro, potresti calmarti un momento? Fammi almeno salire..." il frastuono continuò qualche minuto, per poi trasferirsi ai piani superiori. Quando finalmente Ron si rilassò qualcuno bussò alla sua porta.

Senza attendere risposta Harry aprì. Trovò il suo amico seduto sul letto, alquanto trasandato e imbronciato più del solito "Hey, c'è spazio per un altro?" chiese "Per te, amico, c'è sempre spazio..." il ragazzo in moto di affetto nei suoi confronti si avvicinò sedendosi al suo fianco. Gli poggiò una mano sulla spalla, avvicinandosi si era accorto che l'amico era conciato peggio di quanto avesse creduto, era dimagrito norevolmente, e, la sua pelle, solitamente colorata di vivace allegria, era pallida. La barba di qualche giorno peggiorava il suo aspetto già terribile, dandogli un vago richiamo galeotto. Anche la stanza sembrava triste, cin le tende tirate e i cocci di una lampada rotta ancora a terra. Sapeva che sarebbe stato difficile, ma non gli importava quanto, lui lo avrebbe aiutato, a tutti i costi.

Hermione era spaventata. Trovarsi sotto il suo stesso tetto significava che presto o tardi si sarebbero inevitabilmente incontrati. Dal suo arrivo alla Tana quella mattina non aveva pensato ad altro, credeva si sarebbero incontrati quantomeno a pranzo, ma di Ron non c'era neanche l'ombra. Sapeva che la causa della sua assenza non era lei, e questo la fece preoccupare ancora di più: quando Ginny le aveva detto che suo fratello non aveva intenzione di tornare a scuola lei si era sentita abbandonata, ma aveva già superato quel momento. Iniziò a pensare a come si sarebbe dovuta comportare nei suoi confronti, perdonarlo? Compatirlo? Odiarlo, no di certo. La loro storia era una gran confusione dove neanche lei riusciva a trovare capo e coda, l'unico modo per risolvere la situazione era prendere il toro per le corna. Non avrebbe aspettato di incontrarlo per sbaglio, per parlare con lui, lo avrebbe affrontato a viso aperto una volta per tutte, dopotutto lei era una Grifondoro, l'orgoglio tipico della sua casa la spingeva sempre a fare il primo passo, e, purtroppo, spesso anche a sbagliare.

Salì le scale fino ad arrivare di fronte all'ultima stanza, dove diversi piani la separavano dai suoi amici seduti nel salotto. Soppresse definitivamente le indecisioni che la tormentavano e bussò alla porta. Quasi subito questa si aprì sulla stanza semibuia, facendola trovare faccia a faccia con Ron. Lui vedendola rimase molo sorpreso. Non si sarebbe mai aspettato di vederla indecisa sulla sua soglia.
Lei per rompere quel silenzio imbarazzante disse semplicemente "Ciao..." un attimo il ragazzo non seppe che fare, poi si spostò per farla entrare "lCiao" le rispose. Lei non voleva fare scene di nessun tipo, ne girare intorno all'argomento "Come stai?" "Una sapientona come te non ci è ancora arrivata?" rispose seccato, facendo irritare anche lei "So che non stai bene, ma volevo sapere che ti succede! Sono preoccupata per te..." "Certo, come no... per questo sei venuta subito!" la voleva proprio far arrabbiare "Scusa? Potrei dire lo stesso di te, se è per questo. Anche io ho sofferto questi giorni, e tu mi hai abbandonata!" lei si sedette sul letto cercando di calmarsi, non voleva litigare di nuovo con Ron, non nel mezzo di quella confusione che era la loro relazione. Non ricordava un solo giorno da quando lo aveva incontrato che non si fossero urlati addosso "Scusa, non sono venuta per litigare... è solo che... Ginny ha detto che non vuoi tornare a scuola e mi sono preoccupata da morire, sono successe un sacco di cose... come hai potuto lasciarmi di nuovo?" quelle parole attirarono la sua attenzione un po' di più, mentre la vista della ragazza così scossa e sull'orlo delle lacrime lo colpirono dritto al cuore. Tutto il suo rancore e dolore precedenti di fronte a lei erano spariti "Cosa? Che è successo?". Lui si sedette a sua volta e lei le raccontò tutto, dal fantasma, alla McGranitt, alle lampade "Stupido Malfoy! Ci scommetterei che c'è lui dietro..." "Non credo, questa volta non c'entra... È successo qualcosa di strano, ma non riesco ancora a capire... o magari è tutta colpa di Pix." Hermione era felice di aver parlato con lui, si aspettava che sarebbe stato più difficile, ma a quanto pareva lo aveva sottovalutato ancora una volta. Finalmente si era deciso a comportarsi da adulto, affrontando lei e le conseguenze dei suoi comportamenti, ma, di fatto, non le aveva ancora risposto "Quindi è vero?" gli chiese "Non tornerai?" lui per la prima volta dal suo ritorno a casa capì che non aveva mai avuto l'intenzione di lasciare Hogwarts, per questo la consolò presto "Certo che torno! Una settimana senza di me e per poco non ci lasci la pelle! Figuriamoci... e poi alla squadra serve un portiere..." la ragazza rise felice "Per non parlare del fatto che la McGranitt mi ha riferito che il Caposcuola Grifondoro del prossimo anno sarà un certo Weasley..." per un attimo la sorpresa e la confusione attraversarono il suo volto poi rise "Se è vero, allora è ancora più rimbambita di Silente ai suoi tempi...". Finalmente l'atmosfera si era alleggerita, i ragazzi parlarono ancora un po', poi la signora Weasley chiamò tutti a cena. Ron aprì la sua finestra, e scese a tavola con la ragazza. Sua madre non aveva apparecchiato per lui, ma, vedendolo aggiunse rapida un altro piatto, per lei la cena non era mai stata così buona. Nella guerra lei non aveva perso solo un figlio, in ogni momento sapeva che la tristezza e l'infinita malinconia del ricordo di Fred Weasley avrebbero potuto allontanarla anche dagli altri, ma la sua fiducia e il suo amore nei confronti dei figli le facevano credere che ce l'avrebbero fatta.

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