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42.Corridoio

Poteva uscire. Poteva uscire. Ma era inutile, se non sapeva dove andare. L'unica famiglia che gli era rimasta erano i suoi genitori, ma non sarebbe tornato a Malfoy Manor tanto presto. E sicuramente non avrebbe passato il Natale da solo a Grimmauld Place. Si alzò, finalmente libero di sgranchirsi un po'. La voce di Madama Chips era sommessa, mentre la Granger non parlava da quando era entrata nell'ufficio. L'aveva davvero colpito. Aveva capito... tutto. Eppure non gli importava granché. Prese il suo quaderno dal comodino. Sfogliandolo distrattamente. L'aveva vista chiuderlo, probabilmente alla vista del Marchio. O di Bella. Eppure era tornata a vedere qualcosa. Continuò fino a trovare lo strappo. Gli sfuggì un sorriso. Era tornata controllare, per vedere se il disegno fosse suo. Andò a quello che aveva iniziato, tra le ultime pagine, ragionandoci un po'. Doveva ancora finire la bozza a matita, ma l'immagine aveva già preso forma nella sua mente. Era già nella tua mente. Più lo guardava, più si sentiva stupido. Ma era così... se non disegnava ciò che vedeva, le immagini gli restavano come impresse dietro le palpebre, e tornavano a farsi vive ogni volta che chiudeva gli occhi. Ma, se le metteva su carta, lo lasciavano in pace. Chiuse il quaderno e lo pigiò sul fondo del suo borsone, sommergendolo con le sue cose. Quella era l'unica valigia che avrebbe fatto. Doveva aspettare che la Granger avesse finito, per prendere da Madama Chips la sua pozione, così si appostò davanti alla porta, cercando di carpire qualche parola. Le sue parlavano talmente piano che non ci sarebbe riuscito neanche se si fosse incollato alla porta. Rimase appoggiato alla credenza, che a ogni suo movimento tintinnava per le centinaia di fiale che battevano l'una sull'altra. Dalle finestre entrava poca luce, visto il cielo coperto da una spessa coltre di nubi. Si sentiva stranamente leggero. Ma ogni tanto il pensiero e la sensazione di solitudine tornavano, scuotendolo dal torpore come un campanello d'allarme. Non voleva tornare a casa. Da quando era morto Piton, aveva capito davvero quanto fosse stato, più che un padrino, un padre. Di certo suo padre gli aveva dato tutto, ma più che crescerlo, aveva forgiato un Malfoy. Piton l'aveva aiutato, in tutti quegli anni. Piccole cose che prima non comprendeva. Non aveva più nessuno... la sua madrina era morta quando era ancora un bambino, ma non era mai stata affidabile, vista la sua "passione" per gli esperimenti. Pandora Lovegood, parente del ramo paterno della famiglia, si era presa cura di lui in più occasioni, ma la ricordava vagamente. Di certo era abbastanza grande da capire quanto fosse strana. Luna le assomigliava molto. E anche il vecchio Xeno, era della stessa pasta. Il gene della follia. Volevano mandare lui a prendere sua figlia, il Natale scorso. Ma si era rifiutato. È già passato un anno... Non era più tornato a casa dei Lovegood. Ebbe un'improvvisa idea. Stupida, forse, ma anche divertente. Dopotutto Xenophilius si era sempre dimostrato disponibile nei suoi confronti, e avrebbe scommesso che, in cambio di un aiuto al Cavillo, lo avrebbe accolto a braccia aperte. La porta si aprì, e lui si riscosse dai suoi pensieri. Il volto serio di Hermione si posò un momento su di lui, scivolando via immediatamente. Lei uscì dall'infermeria senza troppi convenevoli, e lui si affrettò a prendere ciò che doveva. Lo sguardo di rimprovero che Madama Chips gli aveva riservato negli ultimi giorni non lo abbandonò neanche in quegli istanti. Anche lui uscì dall'infermeria, pronto a fare le valige. L'aveva fatta a quella megera... Era fuori, e lui non aveva preso una buona metà dei sonniferi e delle medicine. Certo, doveva finire almeno la pozione, ma l'aveva avuta vinta. Decise di salire nella Guferia, e avvisare il suo ospite. Sei davvero disperato... Ammise, scacciando subito il pensiero. Aphra miagolò, attirando la sua attenzione, e ossevarndolo attento mentre legava il biglietto alla zampa di un gufo. Seguiva ogni suo movimento, paziente, e quando uscì dalla Guferia lo seguì silenzioso e veloce fino al sotterraneo. Non rimaneva molto nel castello, piuttosto lo vedeva spesso gironzolare per i cortili. All'inizio si era preoccupato di doverlo accudire, ma, aveva scoperto con piacere, sapeva badare a sé stesso. Le lezioni non erano ancora terminate, così, quando entrò nella Sala Comune, la trovò tristemente silenziosa. Si affrettò verso il suo dormitorio, che ora condivideva solo con Blaise e Theodore. Non che Blaise ci fosse spesso, viste le sue frequenti scappatelle serali. Aprì la cassa ai piedi del baldacchino, prendendo i vestiti ordinatamente piegati, i libri, e tutto quello che poteva servirgli. L'occhio gli cadde sul piccolo baule. Lo prese tra le mani, passando con le dita i ghirigori d'oro e d'argento. Lo mise sul fondo della valigia, sotterrandolo sotto una montagna di camice. Era davvero disperato. Lo stava facendo. E se ne sarebbe sicuramente pentito, come ogni cosa. Ma voleva allontanarsi per un po'. Sentiva quelle mura troppo strette, soprattutto dopo quello che aveva fatto. Gli serviva un po' di tempo per capire se era il segnale che, magari era giunta l'ora di abbandonare, o piuttosto cercare di rimediare al torto che aveva fatto alla Granger. Così sistemò preciso gli ultimi oggetti, chiudendo la valigia. Lo sentiva, gli sarebbe servito. O almeno lo sperava.

Bussò tre volte, e la voce della preside la invitò a entrare. Hermione spinse la porta, entrando nell'ormai familiare ufficio. "È permesso?" "Signorina Granger, prego. Si accomodi" le disse da dietro la scrivania la McGranitt, indicandole con un cenno la sedia davanti a lei. Era assorta in alcune scartoffie, ma se ne liberò in fretta, ammucchiandole da una parte. "Come si sente? Madama Chips non ha potuto informarmi..." chiese un po' in apprensione "B-bene, grazie, ma non sono qui per questo" andò dritta al sodo. "Volevo darle questo" e le porse un biglietto da visita spiegazzato, che lei prese, leggendolo attraverso gli occhiali, poi alzò lo sguardo su di lei, e allora continuò "So che ci sono problemi con gli Auror. Non so quali, ma ci sono. Per questo dovrebbe contattare il signor Meunier... Era al Ministero questo Agosto, e mi ha garantito la sua disponibilità. La prego..." la donna sospirò, e si tolse gli occhiali "Signorina Granger, posso capire la sua preoccupazione, ma..." "No! Non c'è un ma! Stiamo parlando della scuola, e la prossima volta io non sarò qui a ricostruirla, non se non abbiamo fatto il necessario per evitare lo sfacelo!" si era alzata in piedi, gridando come una pazza. Probabilmente lo era. Ma i nervi le erano letteralmente saltati, vista la continua tensione degli ultimi giorni. Erano successe davvero troppe cose. Ora la preside la guardava severa, inrimidendola non poco. Aveva esagerato. "I-io..." si aggiustò i capelli, passando una mano sul viso "M-mi scusi" e uscì senza aggiungere altro, vorticando per le scale, confusa. Quando si rese conto di essere arrivata in un corridoio dei piani inferiori capì che era andata nella direzione sbagliata e tornò sui suoi passi. Doveva sbrigarsi, e arrivare al dormitorio prima che le lezioni finissero, evitando la calca di studenti. Ancora il suo baule era vuoto, e non aveva più molto tempo, ma riempirlo era difficile. Vide il quadro della Signora Grassa, e borbottò la parola d'ordine "BollyBolle" facendolo aprire sul passaggio.
Salì nella sua stanza, passando i gradini a due a due. Voleva sbrigarsi, ma immaginava la confusione ulteriore che avrebbe causato, così si rassegnò a doverci perdere tempo. Si passò la mano sulla schiena, e subito trasalì. Ripensando a quello che le aveva detto Madama Chips...

"Signorina Granger, quando l'ho curata ho trovato... un'infezione. Ha mai notato i segni che ha sulla schiena?" era riuscita solo a trattenere il fiato, prima che continuasse "Non si tratta di un parassita, ma di un veleno. Come è potuta venirvi in contatto?" lei scosse solo la testa, incapace di rispondere "È importante che mi faccia avere qualche informazione... Un qualsiasi indizio. È magia Oscura, e lei è avvelenata, non possiamo restare indifferenti" concluse guardandola molto preoccupata. Madama Chips non era mai preoccupata. "Ma io sto bene..." la donna strinse le labbra in una riga dritta "Non possiamo saperlo con certezza, il suo sangue è infetto, non sappiamo come possano manifestarsi i sintomi..." sospirò "Deve stare attenta. Non appena tornerà, venga da me. Nel frattempo farò il possibile, ma ora è inutile che io la trattenga qui" e la congedò, lasciandola scossa come non mai.

Le piccole vene scure che si ramificavano all'altezza del rene erano veleno. E non sapeva nulla di questo male che le si annidava dentro.

Draco se ne stava placidamente sdraiato sul letto, ma si sentiva turbato. C'era troppo silenzio nel dormitorio, in cui solo Aphra gli teneva compagnia. Voleva uscire di lì. Si girò su un fianco, pensieroso. Ma fu distratto dal bussare alla porta. "Avanti" si alzò a sedere, vedendo entrare, non poco sorpreso, Astoria "Ciao" lo salutò "Posso entrare?" era talmente confuso che ci mise qualche secondo, prima di rispondere "Certo" "Volevo proprio parlare con te..." aggiunse, e lui le indicò il baldacchino a fianco al suo "Siediti".

Forse era proprio il veleno che la spingeva sempre al limite. Forse era quello a farla impazzire. Ma stava di fatto che il baule era pronto, e lei si era rifugiata in biblioteca, tentando di guadagnare tempo per pensare. Si comportava da stupida. Quello, era uno di quei momenti in cui avrebbe dovuto affidarsi ai suoi amici, e cercare conforto, ma voleva in qualche modo farcela da sola. Non era una debole, e tutto poteva essere risolto. Andò al suo solito angolino, impiegando qualche secondo per abituarsi alla penombra, ma immediatamente distinse i tratti di un ragazzo. Si fermò esasperata, osservando Malfoy, che era completamente assorto. Poteva ancora andarsene senza che la vedesse, visto che lui era girato di spalle, mentre leggeva i titoli sul dorso dei vecchi libri. Non era davvero il momento migliore per parlare con lui, e il fatto che spuntasse ovunque lei andava, come un fungo, non aiutava a farla rimanere tranquilla. Quando stava per ritirarsi lui si voltò "Granger" disse senza molta sorpresa "Non puoi proprio fare a meno di me...". Malfoy aveva quello straordinario dono di farle saltare i nervi con il minimo numero di parole, e anche quella volta ce l'aveva fatta. Girò sui tacchi, senza rispondere, determinata a non considerarlo. Prima di affrontarlo ancora voleva... capire. Si sentiva sovraccaricata ti informazioni, e non voleva riceverne altre, aveva un enorme bisogno di riflettere. Purtroppo però lui non era della stessa idea, e la affiancò immediatamente "Stavo scherzando... Senti, io... Aspetta... Puoi fermarti un attimo?" chiese, visto che lei continuava imperterrita a marciare fuori dalla biblioteca. Perché non sono rimasta in dormitorio..? E continuava a camminare "Fermati!" le si parò davanti, impedendole il passaggio "Levati di mezzo... Non sono in vena di buffonate" tentò di passargli a fianco, ma lui si spostò "Smettila!" sbraitò allora, ma non serviva a molto, così provò a smuoverlo con una spinta, ma, oltre a non averlo spostato di un centimetro, prima che ebbe ritirato le braccia, lui le afferrò i polsi, trattenendola "Granger voglio solo parlare" sussurrò vicino, e qualche secondo dopo, quando si era quasi del tutto calmata la lasciò, e lei con un strattone si allontanò dalla sua presa. "Bhe, non c'era bisogno di questa farsa..." puntualizzò allora, causando un ghigno sul volto inespressivo di lui, che alzò le spalle "Va bene così...". Si spostarono in un corridoio secondario, fino alla porta di un'aula in disuso. Hermione continuava a guardarlo con sguardo truce, pronta a un attacco diretto, ma Draco sembrava assolutamente a suo agio. Si appoggiò alla parete, mentre lei lo osservava da qualche metro di distanza, piantata accanto una porta con le braccia incrociate. "Bhe..?" lo esortò "Cos'hai di tanto urgente da dire?" causando solo un altro ghigno "Volevo chiederti scusa, visto che non l'ho ancora fatto come si deve" qualsiasi cosa stesse per dire Hermione le morì sulla lingua, facendola rimanere senza parole. Lei si stava comportando di nuovo da idiota, e lo sapeva, visto che era stata pronta a saltargli alla gola, ma, sentendo questo, ogni proposito era caduto, lasciandola confusa e con un tremendo senso di colpa. Così deglutì, cercando di mettere in ordine i pensieri "N-non devi" gli disse "Non importa... È successo, ho sbagliato anch'io..." ammise, alzando gli occhi su di lui. "So che non avrei dovuto vedere quelle cose" disse serio, mettendola a disagio. Le aveva tenute per sé mesi e mesi, nascondendole perfino a Ron e Harry, e pensare che anche lui sapeva era... "Bhe... io... voglio mostrati una cosa". Hermione stupita lo guardò, voleva mostrarle i suoi ricordi? Lui sollevò la mano, offrendogliela. Che stava facendo? Anzi, perché lo stava facendo? "È... Diciamo che è il mio modo per pareggiare i conti" sembrò leggerla nel pensiero. Allungò la mano, avvicinandola alla sua. Per un istante ebbe paura. Non sapeva se voleva davvero vedere il suo passato, ma, si disse, la peggiore delle verità è meglio della più piccola delle bugie. La punta delle dita stava per sfiorare quella diafana di Malfoy, quando una porta si aprì, lasciando che un intenso vociare arrivasse a loro. Lei sussultò, tornando in sé. Gli studenti, che si erano riversati nel corridoio, passarono senza notarli. Lei si allontanò dal ragazzo "Devo andare..." tentò. Raggiunse il corridoio principale, precipitandosi verso la torre dei Grifondoro. Harry e Ron non erano ancora arrivati, perciò si diede una sistemata, cercando di apparire il meno sconvolta possibile. Quando la videro la abbracciarono, notando però il suo strano comportamento. "Sicura di star bene?" continuava a chiedere Harry "Sono solo stressata..." scesero a cena verso le otto, per tornare quasi subito in Sala Comune. Per fortuna era riuscita a trascinare i due, perché si sedessero di spalle al tavolo dei Serpeverde, cisto che non sarebbe riuscita a trattenere occhiate tanro curiose, quanto difficili da spiegare. Ron, come al solito, non aveva ancora finito di fare i bagagli, eppure se ne stava tranquillo a discutere con loro. Ragazzi andavano e venivano, indaffarati con i preparativi per le vacanze. Rimasero a farsi compagnia finché la Sala non si svuotò, a eccezione di loro tre. I ragazzi parlavano di quidditch, e Hermione era assorta nei suoi pensieri, quando fu distratta da un ticchettio. Aguzzò le orecchie, cercandone la fonte. Si alzò dal comodo divano, riconoscendo lo sfrigiare di un becco. Un gufo stava bussando alla finestra. La aprì veloce, e questo le lasciò cadere in mano un biglietto arrotolato. Due paia di occhi chiari si puntarono su di lei mentre lo leggeva "Di chi è?" chiese subito Ron. Lei andò al cani, e lo lasciò scivolare tra le fiamme "Hagrid. Vuole che lo passiamo a salutare, prima di partire" mentì, con ancora impressa nella mente la grafia verde: "A mezzanotte all'ingresso. Non farmi aspettare di nuovo".

Spazio autrice

Zauu!! Cari lettori mi scuso per il ritardo, ma in questo periodo sono stata molto impegnata, tra scleri, studio, compleanni e impegni vari... Ringraziò chi è ancora qui dopo 42 capitoli e... 21 view!!!! Grazieeee ❤❤ comunque ci saranno un sacco di errori, ma se xorreggo non vado avanti nella storia, perciò preferisco scrivere. Ho un sacco di idee, vorrei solo riuscire a realizzarle tutte. Nel frattempo vi salutoo!! A prestoo!!

PS. Il fatto che la madre di Luna fosse la madrina di Draco è una cosa su cui non sono sicura, ma che ho inserito perché mi serviva nella trama della storia. Ho fatto diverse ricerche, ma non ho trovato niente, perciò ho scelto così.

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