40.Fiocchi di neve
Ron si perse nella fiumana di corpi diretti al castello, e prima che si rendesse conto di ciò che era successo era già troppo tardi. E le ore successive erano solo una confusa successione di sballottamenti da un ufficio all'altro. E era ormai notte fonda, quando poté finalmente sedersi fuori dall'infermeria, in attesa di novità. Rimase seduto per ore. La McGranitt arrivò, ma tirò dritto, entrando senza troppi preamboli nella stanza. Uscì solo dopo un tempo che a lui parve infinito, ma anche in quel caso non lo degnò di uno sguardo. Era ancora in vestaglia da notte. L'aveva vista precipitarsi fuori con la professoressa Paciock, mentre Hagrid portava dentro Harry. E nessuno gli diceva niente. Avrebbe aspettato fino all'orario di visite, se necesssrio, pur di vederli. Madama Chips uscì dal portone, così si alzò dal suo posto correndole incontro. "Madama Chip!" la chiamò "Ci sono novità?" "Temo che prima di domani non potrò riferirle nulla di certo, signor Weasley" disse con un tono sommesso che lo gelò fin nelle ossa. Non ebbe la forza di ribattere niente, e lasciò che passasse oltre, lasciandolo di nuovo solo. Come aveva potuto perderli così? Tutto quel trambusto l'aveva confuso, e quando erano arrivati all'ingresso e tutti si erano divisi per andare nei rispettivi dormitori se n'era accorto. Ma era già troppo tardi. Aveva sentito il boato, ed era tornato fuori. Poi aveva sentito le professoresse che correvano frenetiche nei loro ottant'anni, e aveva capito. La McGranitt l'aveva mandato subito dentro, e poi da un professore all'altro, per avvertirli dell'accaduto. E ora sentiva solo stanchezza e un vuoto enorme in mezzo al petto. Sentì dei passi e voltandosi la vide. Lavanda sconvolta, lo guardava senza riuscire a dire niente. Aveva una striscia nera sul viso, dove probabilmente si era macchiata con la fuliggine, che aveva iniziato a cadere con la neve, in una pioggia di fiocchi grigi, neri e bianchi. Allungò il braccio, afferrandole una mano, che lei teva stretta in una morsa, e la tirò a fianco a lui. Lei si sedette e appoggiò la testa alla sua spalla, emettendo un sospiro profondo. Ma in pochi secondi i singhiozzi presero il sopravvento e scoppiò a piangere. Questo non lo aiutava per niente, visto che avrebbe solo voluto lasciarsi andare, e piangere con lei. Invece si trattenne, e l'abbracciò, la consolò. Spingendo ancora più giù il groppo che aveva in gola.
Aprì gli occhi, ma la luce la costrinse a ridurli a due fessure. Fece un respiro profondo, ma la gola le bruciò, facendola tossire. E le immagini della notte precedente le sfilarono davanti agli occhi in un secondo. Il cuore iniziò a palpitarle per l'agitazione. Tentò di tirarsi su, mettendosi seduta, ma non ci riuscì. Si rese conto del dolore alla schiena, mentre la testa non aveva smesso un attimo di pulsare dolorosamente. Il letto di fronte al suo era occupato. Con orrore vide il corpo privo di coscienza di Harry. Oh mio Dio... E in quello a fianco di lui c'era Malfoy. Immagini confuse continuavano a vorticarle per la mente, ma non riusciva a capire dove iniziasse il sogno e dove la realtà. "Oh! Signorina Granger!" Madama Chips si affrettò al suo capezzale "Si è svegliata prima del previsto... Deve aver smaltito la pozione più rapidamente" iniziò a visitarla con rapide mosse, terminando in pochi minuti "È rimasta priva di coscienza per un giorno e mezzo, il suo amico Weasley è rimasto molto tempo qui in attesa che si svegliasse, ma ha preferito mantenerla addormenta per far agire più efficacemente i sieri curativi, l'ho avvertito che oggi si sarebbe svegliata" la luce che penetrava dalle finestre le faceva intuire che fosse circa mezzogiorno, perciò prima di un paio d'ore l'orario si visite non permetteva a nessuno di entrare. Così attese paziente, cercando di capire cosa fosse successo. Ma più andava avanti più si sentiva stordita. Chiuse gli occhi per riposarpi e rimase così per un tempo indefinito, finché non sentì la porta aprirsi. Si voltò e vide Ron. Sorrise automaticamente "Hermione!" si precipitò verso di lei, ma quando le fu accanto si limitò a osservarla, senza permettersi nessun contatto, evidentemente i deciso di fronte alle sue condizioni. "Miseriaccia, mi hai fatto preoccupare da morire!" disse tutto d'un fiato, poi si voltò in cerca di una sedia, e prese quella alle sue spalle "Ricordi qualcosa?". Aprì la bocca per rispondere, ma le uscì un pietoso verso strozzato "Si" aveva tentato di dire. Lui annui silenzioso, e poi si voltò verso gli altri letti per un istante "Che ti ha detto Madama Chips?" chiese allora "Bhe... In realtà nulla di concreto, ma appena so qualcosa ti farò sapere. Gli altri stanno tutti bene?" "Già... tu non sai niente di cosa è successo dopo..." parlò con tono amaro "Si, insomma... voi avete fatto il grosso del lavoro, ma quando c'è stata quella sorta di esplosione, e voi avete ceduto, il fuoco ha ripreso terreno. Stava arrivando al cortile, poi diversi insegnanti sono usciti e erano in molti, alla fine, perciò l'hanno spento. Ma la McGranitt... bhe io non l'ho mai vista così furiosa. Ha iniziato a mandare gufi al Ministero... Credo che non volessero mandare Auror, ma ora dovranno farlo per forza, no?" "Non saprei... mandarli ora significherebbe ammettere la responsabilità sull'accaduto, non ne sarei così sicura" rispose, e lui assentì, e rimase zitto per un po'. Trascorsero il pomeriggio chiacchierando tranquillamente, non tornando più sull'argomento, ma non potevano fare a meno di far cadere lo sguardo sui loro compagni. Solo sul tardi Ron se ne andò, salutandola con una stretta di mano consolatoria, cacciato dall'infermiera "Madama Chips, sa dirmi quando potrò uscire?" le chiese diretta "Ha subìto un trauma cranico, e ha diverse lesioni interne dovute all'incantesimo... Non posso lasciarla uscire a cuor leggero" concluse risoluta. Le sembrò che stesse per aggiungere qualcosa, invece se ne andò, tornando molto dopo con la sua cena. Chissà se gli Auror erano a scuola. Era rinchiusa lì da nemmeno due giorni e le sembrava già di essere estraniata dal mondo. Oh mio Dio! Le vacanze iniziano lunedì prossimo!
Si rese conto con orrore che forse non sarebbe uscita in tempo, ma confidò nell'abilità di Madama Chips, che sarebbe sicuramente riuscita a compiere un piccolo miracolo di Natale. Quando ebbe finito di mangiare scansò il vassoio, rimanendo comodamente adagiata sui suoi cuscini, che grazie alle premure di Ron le permettevano di stare più alta. Il suo sguardo cadde di nuovo, e inevitabilmente, sui due ragazzi, e un tuffo al cuore la soffocò un momento. Perché Harry non era rimasto lontano? Perché proprio lui doveva essere in quello stato? E perché non si svegliava? Madama Chips aveva detto che avrebbero dovuto svegliarsi entro la giornata, ma loro non sembravano voler rispettare la scadenza. Erano così gravi? Se era così non se lo sarebbe perdonato... se lei non avesse ceduto di certo non si sarebbero ridotti in quello stato. E come se non bastasse Malfoy l'aveva portata via. Le aveva di nuovo salvato la vita. Sperò con tutta se stessa che si svegliasse. Aveva rischiato di morire senza averlo ringraziato. E per quanto Malfoy fosse la persona peggiore che avesse mai conosciuto, anche se ora non ne era più così sicura, non poteva non riconoscere l'enorme debito che aveva nei suoi confronti. Il suo comportamento la disorientata, ma capiva che degli stupidi litigi non contavano quando c'era in ballo la vita di una persona, e se fosse toccato a lei avrebbe fatto lo stesso. Quello che la tormentava era: Avrebbe fatto lo stesso, un anno fa? Anche se non riusciva a capire tutta questa ossessione, non poteva fare a meno di chiederselo. Aveva notato profondi cambiamenti, e il fatto che non riuscisse a spiegarli la mandava fuori di testa. Sapeva che già dalla battaglia qualcosa era scattato, altrimenti non avrebbe fatto ciò che aveva fatto. Solo il pensiero di quel Patronus bastò a confonderla. Ricordava che in quel momento aveva seriamente pensato che fosse finita. Ricordava la sensazione di solitudine. Non l'avrebbe dimenticata, perché la paura che i Dissennatori le avevano causato, la poteva ancora sentire nelle ossa. Ma il sollievo... Non avrebbe dimenticato neanche quello. L'Aquila, che attaccava il Dissennatore. Luce che scaccia le tenebre. Si rese conto che le stava sfuggendo qualcosa a riguardo. Per un attimo le era sembrato di aver intuito qualcosa, che subito dopo le era sfuggito. Come quando una consapevolezza si fa strada nella tua mente ma non riesci a estrapolarla dal groviglio di pensieri. Sbatté le palpebre cercando di capire cosa le era appena passato per la testa. Io l'ho già visto. Madama Chips chiuse la porta del suo ufficio, lasciandola sola. Dove? Rivide le ali maestose librarsi nell'aria, e sparire dietro il vetro di una finestra. E capì. Ricordò la rosa. La pergamena. Il disegno. Le farfalle. Lo guardò, disteso su quella branda asettica, con un'espressione che non gli si addiceva, troppo rilassata, troppo distante da quella che era solita attribuirgli. Come tutto ciò che aveva fatto. Non riusciva a crederci, ma non avrebbe negato l'evidenza. Malfoy dopotutto non la odiava. Aveva compiuto quel gesto così... significativo, non trovava una parola più adatta per descriverlo, e l'aveva fatto nel segreto, segno che era autentico, e sentito. O forse si stava semplicemente illudendo, e non glielo aveva detto per puro orgoglio. Ma per quanto la sua mente fosse più propensa alla se onda ipotesi non riusciva a scartare del tutto la prima. Lei stessa aveva mentito talmente tanto, da non sapere più neanche lei chi fosse, come poteva permettersi di giudicare gli altri?
Come hai potuto non accorgertene prima?! Si rimproverò, ma anche se ne fosse accorta, che cosa avrebbe potuto fare? Affrontarlo era l'unica soluzione, anche se non sapeva proprio da che parte iniziare: Hey Malfoy, sai che quando ho visto i tuoi ricordi più privati ho capito che mi avevi salvato la vita durante la battaglia, e che il regalo anonimo era il tuo! È solo così che ho capito che in realtà non sei lo stronzo che sembri... Pregò di nuovo che Harry si svegliasse. Se l'avesse fatto per primo almeno non sarebbe rimasta sola con lui. Non era pronta ad affrontarlo. Non ancora. L'avrebbe fatto. Non sapeva quando, ma l'avrebbe fatto.
Il dolore che sentiva alla spalla era davvero insopportabile. Emise un lamento, aprendo gli occhi. Le vetrate dell'infermeria erano scure, e davano sul cielo buio. Un'altra fitta lo fece sussultare. Si guardò intorno, in cerca di Madama Chips. Notò che il letto accanto al suo era occupato, e nella corsia opposta c'era la Granger. Sperò davvero di essere in uno stato migliore del suo, visto che, anche nel suo sonno tranquillo, era evidente la tensione sul suo volto, e da dove si trovava lui le ombre che aveva sotto gli occhi sembravano lividi. Gli sfuggì un grido, all'ennesima fitta. Ma tentò di soffocarlo. Questa volta la vecchia strega lo sentì, e si precipitò nella stanza. "Signor Malfoy!" lo chiamò, ma il suo tono aveva un che di ammonitorio. Evidentemente aveva già fatto fin troppo baccano. Allora iniziò la visita, un estenuante e noioso alternarsi di strumenti medici che si appoggiavano sul suo petto o sulla sua schiena o sulle sue braccia. Decise di approfittarne per avere informazioni sull'accaduto, ma Madama Chips non ne volle sapere di sputare il rospo, e l'unica cosa che riuscì a chiarirgli fu quanto fosse stato fortunato. Sarebbe potuta andargli molto peggio. Bhe, per quanto lo riguardava lesioni interne e una spalla lussata non erano esattamente fortuna. Ma ne era valsa la pena. Quel San Potter era partito immediatamente, buttandosi nella mischia come se niente fosse. Ma non era l'unico a poterlo fare. Non era l'unico a poter dimostrare quanto valesse. Certo, il loro, rimaneva un gesto stupido, e avventato. Ma ne era valsa la pena. Un paio di settimane di infermeria non gli pesavano. Sicuramente per Natale non sarebbe comunque tornato a casa. Un colpo di tosse attirò la sua attenzione. La Granger prese un fazzoletto bianco e lo portò alle labbra, continuando a tossire. Quando lo allontanò era rosso. Non si era accorto che fosse sveglia, se non quando incrociò il suo sguardo perso. Sembrava davvero turbata, se possibile anche più del solito. Sembrava un cerbiatto smarrito. Si voltò, nascondendosi tra le lenzuola, e lui fece lo stesso.
Il mattino seguente la luce bianca che entrava dalle finestre gettava su di loro le ombre delicate dei fiocchi di neve. Quando sarebbero usciti avrebbero trovato un consistente strato bianco. La stanza era silenziosa, si sentivano solo i respiri regolari dei Grifondoro addormentati. Quella notte era stata stranamente tranquilla, anche per lui, che dopo un sacco di tempo era riuscito a riposare. Si liberò delle coperte, mettendosi a sedere con le gambe penzoloni fuori dal letto. Aveva i piedi scalzi, una delle sue maglie bianche e i pantaloni del pigiama. Quando toccò il pavimento il freddo della pietra lo fece rabbrividire. Aprì lo sportello del comodino, e poi il cassetto, in cerca della sua bacchetta. Erano entrambi vuoti, così andò a controllare tutti gli scomparti della piccola credenza più in là. Doveva averle prese Madama Chips per precauzione, ma non aveva voglia di chiamarla, perché avrebbe significato la visita di routine. Andò verso una finestra della corsia di fronte alla sua, e scrutò il paesaggio incontaminato della Foresta. Non poteva vedere il Lago da lì, perciò non sapeva nulla, né poteva intuire cosa fosse successo dopo. La Granger si rivoltò tra le coperte, il volto corrucciato, ma ancora addormentata. Aveva la fronte imperlato di sudore, di sicuro il suo non era stato un sonno tranquillo. Si chiese per un momento riuscisse a spingerla a notti e notti insonni. Avrebbe potuto scoprirlo in pochi secondi. Avrebbe potuto farlo senza che lei se ne accorgesse. Avrebbe dimostrato ancora una volta che avevano ragione. Che lui era spregevole. Ma non voleva dar loro questa soddisfazione. I fiocchi danzavano, e le ombre facevano strani giochi sul volto delicato della ragazza, già contratto da una sofferenza profonda. Quanto avrebbe voluto svegliarla... strapparla da quella realtà tanto terribile. Ed era difficile resistere alla tentazione. Si spostò una ciocca dalla fronte scuotendo la testa. Odiava dover curare i suoi capelli, ma l'aveva sempre fatto, fin da bambino, prima per dovere, poi per abitudine. Che negli ultimi tempi aveva cominciato a perdere. E le cicche che prima tirava accuratamente indietro gli ricadevano trasandate sugli occhi. La Granger si mosse ancora, tormentata. "Perché ci hai seguito?" Potter lo stava fissando dalla sua branda, aveva parlato con voce fioca, ma l'aveva ugualmente fatto sussultare "Dovevo prima chiedere il permesso?" lo schernì, ma se ne pentì subito dopo, dopotutto Potter era uno dei pochi che sembrava disponibile nei suoi confronti. Fin dal suo ritorno a Hogwarts si era dimostrato quantomeno indifferente, e questo a lui andava decisamente a genio. Ma anche se avesse voluto, non avrebbe saputo come rispondere, visto che sapeva perché lo avesse fatto. Così optò per la verità "Non so, l'ho fatto e vasta, ci deve essere per forza un motivo?" chiese, ma più che una giustificazione la sua sembrava una sfida. Dopotutto certe abitudini non vengono mai abbandonate del tutto... "Perché ti interessa tanto questa storia dell'Ombra?" gli chiese, ma questa volta era ancora più difficile rispondere, perché conosceva la verità, sapeva ciò che voleva dire, ma non l'avrebbe detto. Perché lui voleva saperne di più per fare qualcosa. Si interessava perché finalmente poteva mettersi alla prova senza doversi comportare come l'impeccabile Malfoy che voleva suo padre. Voleva sapere chi era, e dimostrare di essere migliore. "Tu più di tutti, Potter, sai che alcune cose vanno fatte e basta" perché sono giuste, avrebbe voluto aggiungere, ma confidava che l'altro l'avesse capito, e si voltò di nuovo fuori dalla finestra. "Tu vivi a Grimmauld Place?" fu il suo turno di chiedere. Era da tempo che quella domanda gli ronzava per la testa. Non gli importava cosa avrebbe pensato, purché gli rispondesse "Non lo so ancora, finora non ne go mai avuto molto bisogno" rispose come se per lui fosse un peccato. Quella dei Black era una vecchia casa, polverosa e un po' trasandata. Pensò al suo ultimo proprietario, riconoscendo che gli si addiceva proprio, le poche volte che aveva visto Sirius Black gli aveva dato la stessa impressione. Se Potter parlava con quel tono di rimpianto di certo per lui aveva un valore affettivo. Stava seriamente prendendo in considerazione di comprare quella casa, ma non gliel'avrebbe mai ceduta. Ripensò alla scatolina che aveva custodito per anni in uno scomparto nascosto dell'armadio nella sua stanza, che ora teneva nel cassetto del comodino. Forse era stata l'ultima volta che aveva messo piede in quella casa. Vide Aphra, il gatto che gli aveva dato Aberforth, il suo gatto, si corresse, che in uno scatto aveva attraversato il prato innevato, entrando all'asciutto del castello. Era molto intelligente. Non era un animale magico, non aveva alcun potere in sé, ma gli piaceva. A volte lo seguiva fedele quando usciva di notte, come Mrs Purr faceva con Gazza. La cosa inizialmente lo irritava, ma poi aveva iniziato ad apprezzarne la compagnia silenziosa e tranquilla. Aphra aveva la pelliccia di un bel grigio cenere, che Aberforth aveva scambiato per, come lo chiamava lui, sudiciume. Ogni volta si sorprendeva di quanto assomigliasse, e insieme fosse diverso, da suo fratello. Sentiva la stessa familiare sensazione che con uno sguardo riuscisse a leggerti dentro. Ma il modo in cui dimostrava che questo fosse vero molto più irruento, rude, quasi. Anche lui all'inizio lo irritava, ma col tempo aveva imparato ad apprezzare il suo modo di fare. Aberforth lo aveva aiutato molto negli ultimi tempi, gli aveva dato un lavoro, ma anche un supporto morale di cui non lo avrebbe mai immaginato capace. Lanciò un'ultima occhiata al cielo, e tornò nel suo letto, prima che Madama Chips lo vedesse in piedi. Non disse nulla, si limitò ad osservare le ombre della neve, che danzavano sulle coperte bianche.
Spazio autrice
Ciaoooo!!! Eccomi di nuovo qui!! Oggi a differenza dell'altra volta ho scritto più del solito, perché a volte preferisco prolungare il capitolo, o la narrazione verrebbe troppo frammentata, a differenza di quando voglio concentrarmi su un singolo evento importante. Negli ultimi giorni mi è stato fatto notare più volte che dovrei inserire più parti dramione, ma, come ho già detto la storia non è totalmente incentrata sulla dramione, perciò devo comunque inserire la storia di sfondo. Io vorrei con tutta me stessa basarmi solo sulla dramione, ma personalmente quando leggo storie che non hanno trama non mi piacciono, perciò continuerò in questo modo. Ho scritto questo perché mi rendo conto io stessa che avete ragione, e ho voluto informarci della mia opinione. Cercherò comunque si migliorare, apprezzo sempre i vostri consigli! Per quanto riguarda questo capitolo... vorrei farvi notare una certa scatolina, che non è mai stata nominata prima, cosa conterrà? Continuate a leggere, perché i prossimi capitoli cercherò di far movimentare le cose, nel frattempo vi lascio un bacio ;* a prestoo
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