37.Inganni
Avviso
Quelli che seguono X-Factor sicuramente conosceranno già la canzone di questo video, l'inedito degli Urban Strangers: Runaway. Ho voluto metterlo al posto della solita immagine perché avevo pensato di inserire la canzone nel testo, ma non era disponibile nelle opzioni, così l'ho messa ugualmente. Il motivo del mio "accanimento" è che sono rimasta sconvolta dal testo: diversi pezzi sono quasi uguali a dei passaggi della storia, e a diverse idee che avevo ancora solo in testa... Sentirla è stato davvero sconvolgente!! - Sono shokkataaa!!! O.O - Di primo impatto non ho badato molto al testo, ma mi piaceva per inserirla, appunto, nel capitolo, e quando l'ho riascoltata... BOOM!! Sono praticamente morta *-* quindi mi raccomando ascoltatela!! Ho messo questo segno: (⏩QUI) per indicarvi dove farla partire. Ho finito di blaterare, vi lascio alla lettura!!
La fine di Novembre aveva portato la tipica aria invernale. Da un paio di settimane la Granger sembrava stranamente bendisposta nei suoi confronti, perciò, senza dubbio, stava combinando qualcosa. Avevano continuato a cercarenin biblioteca senza successo, ma, a suo parere avrebbero anche potuto darne a meno. Quella Grifondoro cocciuta però aveva insistito. "Vorresti leggerli tutti?!" aveva detto ironico "Se ce ne sarà bisogno...". Stava di fatto che stringeva l'ennesimo libro, mentre la Sala Grande si popolava lentamente come solo di domenica avveniva. Man mano che andava avanti era sempre più noioso. E inutile. E più provava a concentrarsi più si distraeva. Avrebbe voluto poter cercare nella Foresta, ma la Granger aveva risposto con un categorico No. E come se non bastasse quando aveva parlato alla McGranitt di quello che avevano trovato lei ne aveva proibito severamente ogni accesso. L'unica possibilità sarebbe potuta essere la lezione di Dicembre, ma sembrava distante secoli. Doveva pensare a qualcosa e in fretta, ma nel frattempo non poteva stare con le mani in mano. Theodore si sedette accanto a lui, come una risposta ai suoi problemi. "Hey" lo salutò "Ti va di finire in punizione?".
"Non puoi fare sul serio!" si lamentava Ron "Si che posso! E sappi che farò in modo che tu non copi neanche da Harry!" ribatté lei. Dopo la milionesima colta nel giro di una settimana lui aveva chiesto aiuto a Hermione, ormai esasperata. Ultimamente era davvero stressata, era sempre a mille, cercando di tenersi al passo con lo studio, ma non perdendo occasione si continuare le sue folli indagini. Harry la aiutava un sacco, e da quello che aveva intuito da Malfoy anche Nott poteva dirsi partecipe di quella storia. E in tutte quelle settimane non erano riusciti a fare niente. Era rimata davvero colpita dalla reazione della McGranitt, che si aspettava pronta a a tutto pur di mettere in sicurezza la scuola, ma che invece aveva fatto di tutto pur di tenerli all'oscuro. Credeva che non appena fosse venuta a sapere delle cose che succedevano appena al di fuori di quelle mura, avesse come minimo fatto un annuncio agli studenti per metterli al corrente. Al contrario, da quando Malfoy aveva parlato con la preside lei si era affrettata a imporre il divieto di accesso (ancora più severo) alla Foresta Proibita e ad aumentare le punizioni per chi trasgrediva il coprifuoco. Ma per quanto tutto ciò facesse pensare a una resistenza ad affrontare la situazione lei credeva che la professoressa in realtà avesse in mente qualcosa. Avrebbe tanto voluto poter essere d'aiuto, ma le possibilità erano limitate, e lei stava facendo tutto quello che poteva. Un paio di volte aveva provato a proporre il suo aiuto alla preside ma l'aveva sempre liquidata, lasciandole intendere che le sue idee fossero infondate. Sperava davvero che mentisse, perché l'alternativa era che fosse definitivamente impazzita. Per quanto riguardava il dilemma Malfoy non riusciva a venirne a capo: aveva proposto a Harry le sue opinioni, chiedendo il suo punto di vista, ma anche in questo caso aveva raggiunto un'impasse. Sembrava che ogni tentativo di evasione da quella terribile quotidianità fosse in realtà un modo per rimanervi incastrata. Cercava in tutti i modi di sbloccare una delle situazioni di stallo in cui erano bloccati, ma non ci riusciva. Si sentiva impotente. L'unica distrazione erani i suoi poteri. La sua insaziabile curiosità, la voglia di imparare, la spingevano sempre oltre. E quando la frustrazione prendeva il sopravvento pei si rifugiava nella Stanza delle Necessità, e dava sfogo alle sue emozioni.
Quando mancava solo una settimana alla lezione serale, i professori avevano deciso che ai MAGO avrebbero dovuto presentarsi dei cadaveri, vista la quantità mortale di compiti che avevano, e ogni giorno si riduceva ad alzarsi studiare, mangiare, studiare, studiare... Se solo avesse potuto recuperare le energie con una buona notte di sonno sarebbe stato tutto più facile, ma gli incubi non le davano tregua. Per l'ennesima volta si ritrovò a girarsi e rigirarsi tra le lenzuola, senza riuscire a prendere sonno. Lavanda era uscita un'ora prima, visto che Ron era di ronda, e i due avevano preso l'abitudine di vedersi anche di sera. Sbuffò mettendosi seduta, ma non appena le coperte scivolarono lasciandola solo con la vestaglia, l'aria fredda le penetrò fino alle ossa, facendola rabbrividire. Si alzò di corsa, infilando i piedi nei stivali, per coprirsi con il mantello invernale. Prese la bacchetta dal comodino, e scese in fretta le scale del dormitorio. Il pesante silenzio che regnava nella Sala Comune le diede l'incentivo finale, e senza preoccuparsi di essere scoperta uscì nei corridoi scuri. Ormai aveva imparato che, a differenza di ciò che credeva, c'erano un sacco di frequentatori notturni. Più di una volta si era imbattuta in coppiette che pomiciavano appassionatamente, altre ancora non era riuscita a entrare nella Stanza per colpa di qualche ragazzino combinaguai. Aveva trovato perfino Neville e Hannah di ritorno da una passeggiata romantica. Malfoy invece era sempre tra i piedi. Cominciava a pensare che anche lui fosse a corto di sonno, perché ogni volta che decideva di farsi un giro lui era sempre a zonzo. Solo due o tre volte era stata fortunata ed era riuscita a evitarlo, o quantomeno aveva avuto la decenza di rimanere al suo dormitorio almeno per un paio di sere. Il coprifuoco della McGranitt aveva sortito l'effetto opposto: da quando lo aveva imposto credendo di intimidire gli studenti con le sue minacce, aveva quasi del tutto rimosso la sorveglianza notturna dei professori (quella più efficace) pensando che le suddette minacce fossero sufficienti a farli demordere, ma aveva solo lasciato loro via libera. Hermione salì le scale quasi di corsa, spinta dall'impazienza, non fermandosi finché non fu davanti al familiare arazzo. Fece avanti e indietro, senza neanche il bisogno di concenttarsi per pensare a ciò che voleva. La Stanza la aspettava.
Stupidi mocciosi. Gli facevano perdere un sacco di tempo. Ma togliere punti era sempre una soddisfazione, era una piccola vendetta, per tutti quegli sguardi lanciati di nascosto, che in realtà vedeva benissimo. Avrebbe potuto evitare ogni umiliazione, ogni giudizio. Avrebbe potuto ricominciare. Poteva non tornare a Hogwarts, a Durmstrang l'avrebbe accolto volentieri: lui, un purosangue fino al midollo, versato fin dall'infanzia nelle Arti Magiche e nella Tecnica, sarebbe stato ben accetto. Ma Hogwarts, nonostante tutto era casa sua, e per quanti momenti terribili vi avesse trascorso, rimaneva comunque il posto che l'aveva accolto. Perché lui era chi era grazie alle sue scelte, tutte le sue scelte. E forse, erano state quelle sbagliate, a segnarlo di più. Ricordava ancora quando da bambino si esercitava con la spada di legno, contro gli altri ragazzini. I colleghi di suo padre e i loro figli altrettanto boriosi si incontravano. Gli adulti discutevano di lavoro, e loro combattevano. Bambini abilitati alle armi. Iniziavano con le spade di legno, ma il passaggio a strumenti più letali era breve. E tutto per delle stupide tradizioni. Era così che era diventato tanto agile da poter essere cercatore. "Se vuoi entrare a Durmstrang devi fare meglio di così Draco" gli ripeteva suo padre, ogni volta che perdeva. Durmstrang era il suo sogno per lui, ma per fortuna sua madre aveva insistito perché andasse a Hogwarts. Era lì che anche loro avevano studiato, e, grazie alla sua continua resistenza era riuscita a convincerlo. Per un momento gli parve di sentire bruciare la pelle, all'addome, dove si era ferito, in uno dei tanti allenamenti, ma non appena toccò la stoffa della camicia bianca la sensazione scomparve. Rapida come era arrivata. Sentì in lontananza uno schianto, seguito dalla fastidiosa risata di Pix. Sperò per il suo bene che si tenesse alla larga, visto che la poca pazienza che aveva si era esaurita del tutto all'ennesimo buco nell'acqua nella sua ricerca.
Era da un po' che non andava sulla Torre. Più di un mese. Aveva scoperto, dopo che aveva avuto il coraggio di tornarci, che quel posto era fantastico. A tenergli compagnia solo il soffio del vento, e una vista sconfinata, che si perdeva in lontananza confondendosi con le nubi. Un altro schianto, più vicino, lo costrinse ad accelerare il passo, ma quando stava per svoltare ne corridoio vide passare il poltergeist poco più avanti. Dannazzione. Quella sera non era neanche di ronda, era vero che voleva andare in punizione, ma per quello doveva essere con Nott. Doveva passare inosservato. Tornò veloce sui suoi passi, scegliendo di passare per le scale. Imboccò l'ultima rampa, ma questa si mosse. Tenne saldamente il corrimano, lasciandolo solo quando la scala si fermò. Era al settimo piano, riconosceva il corridoio buio che aveva percorso tante volte. Le finestre proiettavano sagome di luce sul pavimento di pietra, così spense la bacchetta.
Una porta si chiuse in un tonfo sordo. Chiunque fosse stato voleva passare inosservato. Quando si affacciò oltre l'angolo non c'era nessuno. Poi vide un guizzo al lato o posto rispetto a dove si trovava lui. Il più silenziosamente possibile avanzò. L'arazzo, alla sua destra, gli fece capire dov'era.
Aumentò il passo, raggiungendo in fretta il fondo del corridoio, e quando svoltò per poco non andò a sbattere contro la Granger, che sembrava aspettarlo in un agguato. Aveva la bacchetta puntata, pronta all'attacco, e il suo inconfondibile sguardo deciso. L'avrebbe trovata divertente, ma doveva ancora riprendersi dallo spavento. "Non dovresti andare a zonzo di notte, Granger, le persone potrebbero farsi un'idea sbagliata...".
La porta si riuchiuse silenziosa alle sue spalle, ma un rumore attirò la sua attenzione. Si affrettò a nascondersi dietro la curva del corridoio poco distante, con la bacchetta spianata. Malfoy voltò l'angolo, trovandosela di fronte. Fu davvero soddisfatta nel vedere la sua espressione confusa, anche solo per un istante. Poi si riprese, montando il suo solito atteggiamento indifferente. "Non dovresti andare a zonzo di notte, Granger, le persone potrebbero farsi un'idea sbagliata..." disse con aria di rimprovero. Per rutta risposta gli tirò un pugno sulla spalla "Smettila di apparire come un fantasma!" si arrabbiò. Quante volte ancora sarebbe spuntato dal nulla prima di farle venire un colpo? "Non ti viene sonno a una cert'ora?" chiese ironica "Potrei chiederti la stessa cosa". Hermione decise che era effettivamente tardi, anche per lei, e prese per la via del ritorno. "Le scarpe le hai perse per le scale, Cenerentola?" accennò ai suoi piedi scalzi. Ma lei mostrò subito gli stivali, che teneva per i lacci sotto il mantello, ricevendo uno sguardo stranito. "Di' un po'... Cosa fai tutta sola là dentro?" domandò, riferito alla Stanza. Lei accelerò il passo, graffiandosi con la pietra fredda. "Bhe di certo non sono affari tuoi" rispose secca "Stai cercando qualcosa?" "No" "Stai cercando di tenermi fuori dalla ricerca?" "No" si voltò, tentando di trasmettere il messaggio: Privacy. Ma evidentemente parlavano due lingue diverse, perché la guardò in modo strano "Smettila di dire stupidaggini, la cosa non ti riguarda" tentò ancora, cambiando tono in modalità calma. Delle voci la distrassero. Anche Malfoy si voltò. Hermione si guardò intorno, in cerca di una via di fuga, ma l'unica porta era quella dello sgabuzzino. Riconobbe la voce di Ron, e il suo passo pesante. E senza pensarci due volte si fiondò nell'armadio delle scope trascinandosi dietro il Serpeverde. Accese la bacchetta, illuminando lo spazio angusto. I passi si fermarono proprio vicino alla porta. Le voci si affievolirono, diventando sussurri incomprensibili. "Sono proprio qui" mimò all'altro sconsolata. Erano quasi appiccicati, avevano solo pochi centimetri a separarli, e Hermione, accorgendosene, cercò di appiattirsi il più possibile contro il muro. La sua mossa non sfuggì a Malfoy, che la schernì con un sorrisetto idiota. Lei gli diede un'altra botta "Che diavolo hai da ridere?!" bisbigliò irritata. Lui cercò di spianare le labbra senza riuscirci, avrebbe voluto schiantarlo, ma lo spazio non lo permetteva. "Bhe... Non offenderti, ma non sai proprio nascondere quello che pensi" disse, cercando di restare serio "Bhe... Non offenderti se ti dico che di sbagli di grosso". Sei un'idiota Hermione! (⏩QUI) Avrebbe potuto dargli ragione, confermando che non aveva niente da nascondere, mentre ora lui avrebbe sicuramente insistito con la storia della Stanza. In effetti l'aveva vista uscirne più di una volta, e si era accorto solo adesso che probabilmente lei combinava qualcosa... era davvero poco sveglio per essere un Serpeverde. Anche la tua mossa non è stata propriamente intelligente. Ammise, rendendosi conto che ora l'altro aveva la fronte corrucciata, in un tentativo di interpretare le sue parole. Ha capito. Per un attimo temette che stesse per dirle qualcosa, poi però fu distratta da qualcosa, qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Silenzio.
Non sentiva più nessun rumore, neanche il più silenzioso dei sussurri. Poggiò cauta la mano sul pomello, e si affacciò. Il corridoio era di nuovo vuoto. Uscì in punta di piedi, che ormai erano congelati, per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi. E quando vide la via libera riprese a camminare in direzione del dormitorio, in una fuga disinvolta. Era seguita da Malfoy, che doveva prendere per i piani inferiori, ma sperava che avrebbe rinunciato. Naturalmente si sbagliava, vista la propensione dei Serpeverde a essere testardi almeno quanto i Grifondoro "Granger ti comporti in modo strano" andò subito al sodo. "Di cosa stai..?" non la fece finire "Non sono stupido, hai in mente qualcosa" "Cisto come ti stai comportando tu, ho seri dubbi" proseguì imboccando le scale, queste si mossero, ma lui riuscì a salire prima che lasciassero il pianerottolo "Darmi dello stupido non cambia le cose". Si voltò esasperata, ma rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. Poi si rese conto di quello che lui stava per fare, e si perse in un vortice di pensieri confusi.
Una lanterna cadde a terra dal soffitto rumorosamente, spargendo schegge rotte per tutta la stanza.
"M-mmma" la chiamò. Ma lei continuava a guardarla con sguardo perso, e poi lo vide nei suoi occhi. L'incantesimo che li rendeva vacui, e consapevoli. E infatti vide l'emozione. Lacrime commosse. "Mamma" disse ancora, andandole incontro. Ma poi tutto andò storto. "No!" fece un passo indietro, come per scappare. No, stava scappando. "I-io posso spiegati t-tutto" un singhiozzo le sfuggì, alla vista di sua madre sconvolta e spaventata per colpa sua. Che stava piangendo per colpa sua.
La lama puntellata sulla sua schiena "Ricorda questo dolore..." con un colpo l'affondò per metà e un grido straziato si levò dalle sue labbra "...perché sarà molto peggio" sentì il suo fiato caldo sul collo, e poi il pugnale penetrò fino al manico. Crollò a terra, nel suo stesso sangue, e nell'istante prima di chiudere gli occhi vide la figura scura della donna farsi sfocata, e poi il buio l'accolse.
Era come imparare tutto daccapo, era una cosa affascinante e misteriosa, e per quanto si sforzasse di reprimerla non ci riusciva. Quella forma di magia la faceva sentire libera. Giocava come una bambina, come se avesse scoperto i suoi poteri solo in quel momento. Intorno a lei regnava il caos più totale: aveva spostato, tagliato, fatto esplodere, trasfigurato ogni oggetto che si era trovata sotto mano.
Gridò, respingendo con tutte le sue forze l'intruso dei suoi pensieri. La bacchetta a terra, e lo scudo proiettato tra loro. Ma era troppo. Senza pensarci due volte si tuffò nell'oscura mente grigia che ora conosceva i suoi segreti.
Spazio autrice
Alloraa?? La canzone vi è piaciuta?? Sono gasatissimaaa, ho cercato di finire il prima possibile, perché non vedevo l'ora di sentire le vostre opinioni, perciò lasciate un commento se volete che io sopravvivaaa!! *^* ❤
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