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29.Fatica

Lo cercò con lo sguardo, scorgendolo dietro una delle fronde si un albero. Si precipitò al suo fianco, notandone il pallore spettrale "Ernie!" sentì il battito sul collo e si rilassò un po', ma era comunque molto debole. Sembrava non riuscire a respirare bene. "Aiutatemi a sollevarlo!" sentiva la sua stessa voce farsi stridula. Neville che l'aveva seguita a ruota lo sollevò a sedere. Lui tossì, ma rimase sveglio Oh, mio Dio... Un rivolo di sangue gli sporcò il mento. Che diamine gli prende?! Si arrovellava il cervello, analizzando i sintomi: malessere improvviso, stato di semicoscienza, il sangue. Gli aprì le palpebre, riconoscendo le pupille rimpicciolite. Tutto sembrava ricondurre a un avvelenamento, ma non riusciva a spiegarsi come fosse possibile. Vedeva il suo viso, mandido di sudore, farsi sempre più pallido. Non conosceva incantesimi curativi che lo avrebbero potuto aiutare. Lui tentò di sollevare il braccio verso di lei, in un suono strozzato "Ernie!" afferrò la sua mano, e subito provò a smaterializzarsi, ma sentiva la pesante aria incantata che la inchiodava a terra No! Sentì che era prossimo a perdere i sensi, con la sua stretta che diventava meno forte, scivolando via. Le sue mani erano sporche di terra marrone-verdastra. E la sua mente lavorò in automatico. 'Bundimun. È una creatura magica simile a una macchia di funghi o muffe verdastri costellata di occhi. La sua presenza è riconoscibile dall'odore di marciume che esala con i suoi liquami velenosi.' "Oh, no... Funghi" osservò attentamente i suoi palmi, e riconobbe la consistenza tipica della poltiglia, ma nei dintorni non c'erano funghi, che invece erano numerosi nel folto della Foresta. Doveva toglierla rutta, altrimenti le tossine avrebbero continuato ad entrare in circolo, e non sapeva da quanto tempo stavano già mandando i primi effetti. "Gratta e netta" con la bacchetta saldamente puntata rimosse i liquami, ma il veleno era già stato assorbito. Ernie sembrava soffocare col sui stesso sangue "Anapneo!" e lo sputò, ma un lieve tremore lo scuoteva, ma non sapeva più cosa fare, non aveva abbastanza nozioni curative per aiutarlo. "Emendo vulnera" le disse Malfoy "Credo basterà. Almeno fino al ritorno" la guardava sincero, attendendo che lei seguisse le sue istruzioni. Ma certo... Si rimproverò mentalmente per non averci pensato prima. Quando la luce calda si diffuse al centro del petto di Ernie parve restituirgli il colore perso. Il suo respiro fu subito più calmo, e lui sospirò sollevato, stringendole la mani "Gr- grazie.." sussurrò. Hermione lo aiutò a mettersi comodo, e alzando la testa vide il capannello di ragazzi i torno a loro. Si erano accalcati tutti coloro che erano nella radura, e vide anche degli altri, che probabilmente erano presenti da poco. Le parve di scorgere una capigliatura scura, e infatti dalla piccola folla emerse Harry. Andò verso di lui, e lo strinse in un abbraccio senza dire niente. Si sentiva esausta, e felice, ma esausta. C'era sempre stato lui al suo fianco in certe situazioni, e non essere nella stessa squadra era stato un gran cambiamento. "Harry..." quando si sciolsero lui sembrò preoccupato "Tutto ok?" "Si, certo" rispose non troppo convinta "E tu?" "All'inizio non riuscivano a muoverci, ma poi abbiamo incontrato il Gruppo 4 ed è filato tutto liscio. Loro hanno perso diverse persone della squadra, tu con chi sei?" "Solo con Ernie, ci siamo divisi e non abbiamo più trovato gli altri" "Allora potremmo continuare insieme, non potete rimanere da soli, con Ernie in quello stato..." "Grazie". Lui si voltò, cercando il proprio gruppo, poi alzò il braccio richiamando l'attenzione dei ragazzi che li raggiunsero, ma quando si fermarono di fronte a lui Harry sembrò confuso "Dove sono quelli del 4?" fu Justin FinchFlechley a chiarire "Hanno ritrovato i ragazzi che si erano persi, quindi continuano da soli" accennò all'altro lato della radura, dove Malfoy e Dean davano discutendo animatamente, mentre Padma cercava di calmarli insieme al suo compagno di Corvonero Curtis Price. Quindi Malfoy era uno dei concorrenti dispersi, iniziò a chiedersi se il suo non fosse stato un allontanamento volontario, in modo da infiltrarsi negli altri gruppi... "Andiamo Hermione" si voltò distratta dai suoi pensieri e seguì Harry fino al Gruppo 6, già riunito.

Camminavano spediti, seguendo Harry, che avanzava in direzione degli alberi più folti. Ernie era aiutato da Justin, e entrambi sembravano tranquilli, a differenza di Daphne, che continuava a scattare a ogni minimo rumore. Qualche passo più avanti il sui amico parlò "Ci siamo" tutti si affrettarono facendosi largo tra le fronde. Gli enormi rami della quercia, intrecciati con quelli circostanti, erano decorati da decine e decine di drappi. Oscillavano leggeri, chiari come spettri, fuori dalla loro portata. "Quanti saranno?" chiese Justin "Troppi per controllarli tutti..." disse Ernie stupito "Ma non credo basterà un Incantesimo di Appello..." così Daphne in risposta tentò "Accio!" ma naturalmente rimasero tutti saldamente legati al loro posto. Harry arrivò fino al tronco, alzando lo sguardo "Da qui non si vede molto, si deve salire per forza" allora Hermione lo raggiunse, constatando che dal basso tutte le bandiere sembravano beffardamente uguali. La prima biforcazione del fusto non era molto alta, perciò fece presa con le mani e appoggiò un piede sulla corteccia, guadagnando un appiglio migliore. Da sopra sembrava ancora più immensa. Lei lavorava per la sua squadra, ma Ernie era a rimasto a terra e gli altri chissà dov'erano. Harry al contrario aveva altri tre compagni ad aiutarlo, visto che Justin era rimasto col suo amico. Lei era salita su uno dei rami più robusti, mentre l'altro gruppo si sparpagliava. "Ho avuto un'idea" disse attirando la loro attenzione "Dobbiamo togliere quelli senza numero, altrimenti perderemo un sacco di tempo" "Ma così avvantaggeremo le altre squadre..." obiettò Aaron Banks, il ragazzo di Corvonero che stava con Harry "Non c'è tempo" rispose frettolosa Daphne, sciogliendo il primo drappo. Ognuno si mise al lavoro, Hermione saliva rapidamente, svolgendo un lavoro meticoloso. Vedi. Slega. Sali. Le sembravano passate ore, quando un altro gruppo arrivò, unendosi alla ricerca. Osservò la cima, ancora lontana, con il sospetto che quello che cercava fosse proprio lassù... Decise d'impulso, e, facendo attenzione si trasferì sul ramo centrale. Dei fragili appigli la rallentavano. E ormai troppe persone erano all'opera, era solo questione di tempo prima che qualcuno riuscisse a trovare il proprio drappo. C'era chi cercava anche a terra. Infatti, dopo appena qualche minuto sentì un grido di gioia: Pansy Parkinson, arrivata con il Gruppo 1 aveva trovato la bandiera con il numero in rosso che risaltava sullo sfondo. Accelerò la sua salita, puntando al drappo più vicino, ne mancavano quattro, poi sarebbe scesa. Lo afferrò, in bilico. Niente. Lo strappò frustrata. Mise il piede un po' storto, ma rimase saldamente attaccata alle fronde. L'ultima cosa che voleva era cadere da quell'altezza. Fece un respiro profondo e scelse il suo obbiettivo successivo. Dopo qualche manovra riuscì a stringerlo tra le mani, ma anche questo era bianco. Un altro gruppo era arrivato, ma lei non se ne preoccupò. Le foglie secche ancora sull'albero erano ruvide e le i ramoscelli le graffiavano le mani. Ancora due. La stoffa era davanti a lei, si muoveva leggera. Bianca. Dannazzione. Vide l'ultima, più distante delle altre, e determinata fece presa sulla corteccia, dove ormai i rami erano sottili, fragili e rischiavano di spezzarsi sotto il suo peso, ma voleva continuare. Fece aderire le sue braccia alla forma del legno e si avvicinò attenta, con la punta delle dita sfiorò la bandiera, e quando una folata la sollevò il numero 3 brillò scarlatto davanti ai suoi occhi. Un'ondata di gioia le invase il petto, dandole l'energia necessaria a issarsi saldamente e afferrarla. La sfilò con facilità, ma fu attenta a non lasciarla cadere, e per iniziare la discesa la annodò intorno alla vita. In poco tempo fu di nuovo appoggiata al soffice tappeto di muschio della Foresta "Ernie!" lo chiamò mostrandogli il drappo, lui però era circondato da alcuni ragazzi. Preoccupata si affrettò, ma poi riconobbe la chioma chiara di Orphelia. Non era più sola.

"Congratulazioni a tutti gli studenti" sentenziò la professoressa Paciock, in conclusione al suo discorso. Il viaggio di ritorno era stato una corsa contro il tempo, stringeva tra le mani la stoffa che significava vittoria, ma il suo gruppo era lento, e Ernie era debole. Erano arrivati terzi, dietro il gruppo 1 e il 4. Era comunque soddisfatta. Aveva scoperto che alcuni Corvonero erano stati puniti per aver aizzato un Girilacco contro dei ragazzi, e per questo alla loro Casa erano stati tolti cinquanta punti. In generale nessuno si era fatto male, apparte Ernie e Zabini, che era caduto dall'albero. Entrambi erano stati portati in infermeria immediatamente, ma entrò due giorni al massimo sarebbero tornati alle normali attività senza problemi. Hermione fu felice di scoprire che per il giorno successivo le lezioni mattutine erano annullate, per permettere a rurri di riposarsi a dovere, ma nel pomeriggio sarebbero dovuti andare a lezione. Salendo verso il castello sentì rintoccare le tre del mattino, e mentre camminava a fianco a Harry e Ron le sfuggì uno sbadiglio. Sperò con tutto il cuore che quelle esercitazioni fossero il più distanziate possibile, visto che la fatica di quella sera le era bastata per i successivi sei mesi. Osservò i Serpeverde disperdersi in direzione dei sotterranei, riconoscendo i capelli candidi di Malfoy. Poi fu il turno dei Tassorosso che li lasciarono al primo piano, stranamente silenziosi. Anche lei non aveva proferito parola per tutto il tragitto, era troppo stanca. Quasi non si accorse di essere arrivata, se Ron non l'avesse trattenuta, pronunciando la parola d'ordine. Si salutarono dirigendosi ai rispettivi dormitori, e quando Hermione aprì la porta Lavanda era già pronta per coricarsi. Lei fu altrettanto rapida, impaziente di sentire il tepore delle morbide coperte attorno a sé.

Spalancò gli occhi col cuore a mille. Un incubo l'aveva costretta a quel indesiderato risveglio. Sbuffò, sapendo che ormai non aveva nessuna chance di riprendere sonno. Aprì le tende del baldacchino e con sorpresa vide Lavanda intenta a pettinarsi i capelli allo specchio "Già sveglia?" le chiese un lo' stupita, visto che solitamente si alzava molto più tardi di lei "Bhe, non riuscivo a dormire..." si giustificò. Lei annuì semplicemente, e iniziò a frugare tra le sue cose cercando la divisa. Fece una breve doccia, e tornò subito nella stanza "Allora, com'è andata la prova?" chiese, l'altra cercando di riempire il silenzio "Direi... Bene, ma poteva andare meglio, tu?" rise "La mia squadra ha fatto schifo! Abbiamo seguito Ron che diceva di sapersi orientare, ma verso l'una abbiamo capito che non sapeva minimamente dove andare..." rispose con un sorriso divertito, che ora aveva anche lei "Ma per il resto è andata bene, almeno nessuno si è ferito" "Già.." il suo pensiero andò a Ernie, che se l'era cavata per il rotto della cuffia. "Ti va di andare a colazione?" chiese Lavanda "Certo, finisco di prepararmi e poi andiamo" si infilò nella gonna scura, liberandosi dell'asciugamano. "Che ti è successo? È di ieri sera?" le chiese pensierosa Lavanda, lasciandola confusa "Come?" sorrise Hermione non riuscendo a capire a cosa si riferisse "Il graffio sulla schiena, ti sei fatta male ieri?" "Che graffio?" andò allo specchio, voltandosi di spalle per vedere, mentre anche l'altra finiva di prepararsi, annodando la cravatta e indossando il maglione. Sulla sua schiena vide una striscia rossa, che all'apparenza sembrava un graffio superficiale, ma osservandola da vicino constatò che era una cicatrice, non più lunga di cinque centimetri. Sentì la gola seccarsi, e vide il suo stesso viso perdere colore, ma balbettò comunque "Si, è di ieri" in modo da vestirsi e coprire il più in fretta possibile quella cosa. Indossò la camicia alla svelta e con l'altra ragazza in Sala Grande, mille pensieri che le frullavano in testa. Sentiva più che mai la stanchezza, perciò fu costretta a una dose extra di caffeina. Ancora, a parte loro, non aveva notato nessuno dei suoi compagni, i tavoli erano pieni di ragazzi e ragazze più piccoli, e dopo aver cercato un po' con lo sguardo, vide Ginny. Andò dritta a sedersi accanto a lei "Hey! Non pensavo di vedervi prima di pranzo..." "Lo so, ma non riuscivano a dormire" si giustificò Hermione "Allora?" chiese curiosa "Bhe... Spero che non ci siano altre lezioni, o quantomeno siano fra qualche mese! Abbiamo vagato per la Foresta fino alle tre di notte, vorrei proprio capirne lo scopo, ma non ci riesco..." disse un lo' irritata. Al che la rossa non fece più domande al riguardo, concentrandosi sulla sua colazione. Anche lei e Lavanda fecero lo stesso, e quando Ginny le salutò per andare a lezione quest'ultima si alzò "Anch'io ho da fare, scusami tanto, non volevi lasciarti sola..." "Non preoccuparti, vai pure, magari ci vediamo a pranzo" "Certo, a dopo" le disse, mentre già si allontanava di fretta verso l'ingresso. Erano a malapena le nove, perciò finì con calma e decise che avrebbe trascorso la mattinata in biblioteca, in modo da avvantaggiarsi nel compito di Pozioni, e distrarsi dai suoi problemi. Da giorni pensava ai suoi genitori, che dalla sua "visita", non le avevano ancora scritto. Sapeva che non era facile per loro, ma continuava a sperare che si dimostrassero disposti a perdonarla. Lei voleva scrivere loro una lettera, ma cosa avrebbe potuto dire? Tutto era chiaro, a lei e a loro. Per questo tutte le volte che, decisa, aveva iniziato a mettere ciò che pensava per iscritto, era finita con un mucchio di brandelli di carta, e del suo cuore. Così tornò al dormitorio, cercando di pensare ad altro, prese la sua borsa e si diresse al secondo piano. Il suo angolo preferito la accolse, silenzioso e appartato come piaceva a lei. Lasciò le sue cose sul tavolo, e iniziò la ricerca dei volumi che le servivano, per tornarvi con una pila di libri in precario equilibrio tra le braccia. Li appoggiò pesantemente sulla superficie ruvida di legno, alzando lo sguardo. Solo allora notò la figura appoggiata agli scaffali. "Già al lavoro Granger?" la beffò con un sorriso sghembo. La giornata si prospettava più impegnativa del previsto, per la prima volta rimpianse di non essere rimasta al caldo nel suo letto.

Spazio autrice

Ce l'ho fatta anche stavolta! E sono sempre più in ritardo... :( non riesco più ad aggiornare rapidamente, nonostante passi la maggior parte del tempo disponibile a continuare la storia. Comunque il mio impegno è del 100% e spero che il capitolo vi piaccia!! :) per ora go finito, ditemi che ne pensate... i vostri commenti sono sempre ben accetti, lo stesso per i voti (ne approfitto per ringraziare chi ha già provveduto)!! A presto!!

PS. Scusate per le poche descrizioni dei personaggi secondari, ma in futuro cercherò di rimediare, in caso di modifiche vi farò sapere... :)

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