26.L'incubo
Due giorni dopo era già pronta per andare a lezione, diretta all'ora di Trasfigurazione del venerdì, assorta in una conversazione con Harry. Il suo piano aveva funzionato: quando il ragazzo era arrivato in infermiera lei aveva messo su una faccia abbattuta, confessando delle sue fughe nella Stanza delle Necessità "Gli incubi mi impediscono di dormire... Così a volte mi rifugio in quel posto..." gli aveva detto. Si vergognava della sua meschinità, ma la recente scoperta di tanta abilità nel mentire (o come diceva lei, nel dire mezze verità) la sollevava dal rivelare cose scomode. A Harry raccontò la questione di Draco per intero, senza tralasciare niente, causando la reazione sorpresa dell'amico "E che cosa vuole esattamente?" aveva chiesto "Non lo so proprio, magari neanche lui sa granché..." buttò lì Hermione, riflettendo sulle parole del Serpeverde "Anche se... In infermeria mi aveva detto che gli Auror sono stati a scuola, sapevi niente?" Harry, che era concentrato sulla colazione, aveva alzato lo sguardo stupito "No, niente... Ma perché la McGranitt non l'ha detto? Voglio dire... neanche a noi..." dopo quella rivelazione erano rimasti in silenzio fino all'aula della preside, che al loro ingresso era già seduta dietro la cattedra. Non alzowgli occhi dai suoi appunti finché l'intera classe non fu arrivata, dopodiché iniziò la lezione senza preamboli. La Trasfigurazione Umana era parte centrale del programma e oggetto d'esame, quelle lezioni erano tra le più importanti dell'anno scolastico, per questo Hermione mantenne testardamente la concentrazione. Harry aveva insistito per essere il suo compagno, in modo da poter continuare a parlare con lei, ma con gli esercizi che la McGranitt faceva loro eseguire non ne avevano quasi tempo. Harry per tutta la lezione continuò a lanciare occhiate in direzione di Malfoy, rimproverato da Hermione. L'ora di pranzo arrivò presto, e insieme a Ron si diressero prima in Sala Grande, poi in Sala Comune per cambiare i libri. Hermione approfittò della mezz'ora libera che le rimaneva per fare un po' di compiti, ma di distratta da Ron. Stava cercando un avviso per i Prefetti che aveva visto quella mattina affisso in bacheca, e a un certo punto aveva strappato un volantino, andando verso di lei e Harry, col volto preoccupato "Hey, ma... questa roba è... obbligatoria?" chiese mostrandolo ai due. La ragazza glielo prese, leggendo:
"Avviso agli studenti dell'ultimo anno"
Lunedì sera tutti gli studenti dovranno presentarsi all'ingresso della scuola alle ore 21.00. In preparazione ai test pratici per gli esami finali sono state programmate sessioni serali di allenamento per le settimane a seguire, le date delle successive sessioni verranno affisse in seguito. Le lezioni sono parti integranti del programma scolastico e danno adito di valutazione agli insegnanti."
Minerva McGranitt
"Temo di si, Ron... Qui dice che fanno parte del programma..." rispose subito Hermione, guardandolo un po' dispiaciuta "Tu sai di che si tratta?" le chiese Harry "In realtà non ho mai sentito che facessero delle esercitazioni per la prova pratica... Di sicuro ci sarà un motivo" rispose "Chissà se ci saranno anche le altre case..." rifletté Harry "Non saremmo troppi?" si intromise Ron "Mmh, non così tanti... Al massimo trenta, o quaranta persone, a esagerare... In molti non sono tornati" gli disse lei "Bhe..." lui fece per parlare, ma l'orologio rintoccò "Oh no! Siamo in ritardo!" esclamò Hermione allarmata, afferrando le sue cose, diretta come un treno verso il buco del ritratto. I tre arrivarono trafelati all'aula di Incantesimi, giusto un attimo prima che il professor Vitious entrasse. Hermione continuava a vagare con la mente ai giorni precedenti. Iniziava a rendersi conto di essere stata molto imprudente uscendo di notte, quando era ancora più scoperta: se l'avessero incontrata di giorno non avrebbe destato sospetti, mentre così facendo si era esposta inutilmente, attirando l'attenzione. Per fortuna Malfoy era giunto alle conclusioni sbagliate, ma lei era comunque nei guai, per quanto ne sapeva lui poteva benissimo aver mentito per strapparle la verità. O forse stava davvero impazzendo. Stava diventando sempre più diffidente, e odiava questa sensazione, così si impose di dargli almeno un'occasione, e ascoltare quantomeno ciò che voleva da lei. E poi aveva anche Harry... Avevano deciso di comune accordo di non dire niente a Ron, magari più avanti, giusto per evitare inutili discussioni. Quella sera Hermione doveva studiare in biblioteca, visto che aveva perso il suo "vantaggio" durante i giorni in infermeria, per questo subito dopo Pozioni andò ci diretta, facendosi viva solo a cena. Verso le nove si ritrovò in Sapa Comune con Neville, seduti al loro divano preferito, CH chiacchierando del più e del meno. Il ragazzo le aveva detto che ormai lui e Hannah Abbott uscivano insieme ufficialmente, e anche il giorno successivo si sarebbero incontrati per andare a Hogsmeade. Hermione non riusciva a immaginare Neville con Hannah, forse perché non conosceva molto bene la Tassorosso... la compagnia di Ginny la stava decisamente influenzando negativamente, poiché aveva già un'idea: se il giorno dopo avrebbe finto un incontro casuale con i due avrebbe potuto trascorrerci la giornata, e sicuramente la Weasley non avrebbe perso un'occasione come quella...
Detto. Fatto. Non appena aveva salito le scale del dormitorio si era imbattuta nella rossa, proponendole la sua imboscata. Non avrebbero rovinato l'appuntamento dei piccioncini, volevano solo rimanere con loro per un po', poi si sarebbero dileguate, tornando al castello, anche perché la sera di sabato c'erano gli allenamenti extra della squadra. Con tutti quegli allenamenti, e Neville che era quasi-fidanzato Hermione si rese conto di avere poca scelta per il suo sabato sera, ma scacciò il pensiero. Salì verso la sua stanza, ma non vi trovò Lavanda. Si preparò per dormire e prese la miracolosa pozione di Madama Chips. Le dosi stavano già terminando, per cui guardò tristemente le fiale che avrebbe usato solo più avanti, in caso di estrema necessità, e attese il sonno pacifico distesa tra le coperte del suo baldacchino.
"...faremo due chiacchiere. Da donna a donna" disse la strega con voce melliflua. I ricordi si riempirono di terrore e dolore, e grida. E una lama fredda premuta al collo. La stessa lama che aveva inciso il suo braccio. Mezzosangue. L'avrebbe uccisa, c'era quasi... Un sussurro al suo orecchio "Ti ucciderò, carina..." tirandole indietro la testa con uno strattone, mentre i capelli strappati le facevano male. La lama puntellata sulla sua schiena "Ricorda questo dolore..." con un colpo l'affondò per metà e un grido straziato si levò dalle sue labbra "...perché sarà molto peggio" sentì il suo fiato caldo sul collo, e poi il pugnale penetrò fino al manico. Crollò a terra, nel suo stesso sangue, e nell'istante prima di chiudere gli occhi vide la figura scura della donna farsi sfocata, e poi il buio l'accolse.
Spalancò gli occhi, ansimando in cerca di aria. Il suo cuore batteva all'impazzata per lo spavento, e sentiva freddo, ricoperta da un velo di sudore. Neanche si era accorta di stare piangendo. Le sembrava di sentire ancora la punta della lama premere contro la sua pelle. Ma non voleva che Lavanda la sentisse. Si asciugò in fretta, scostando le tende. Le gambe le tremavano, per il freddo, ma soprattutto per la sensazione di angoscia che la opprimeva. La stanza era chiara per la luce della luna, così notò che il letto della sua compagna era intatto. Non era stato rifatto, era semplicemente rimasto vuoto. A quella vista si sentì più sola che mai. L'aria della stanza sembra grave, e scura, nonostante la luce. Non sarebbe riuscita né a riaddormentarsi ne a rimanere lì dentro. Corse verso la porta, affrettandosi ad aprirla, nel panico, e il respiro strozzato. Uscì sul pianerottolo e lungo le scale di pietra, fino alla Sala Comune, ovviamente vuota. Si diede della codarda. Era scappata come una ragazzina, considerò l'idea di tornare di sopra, ma considerato che ormai era scesa, sarebbe rimasta sul divano 'Che scusa patetica' rifletté tra sé, tuffandosi tra i morbidi cuscini rosso-oro. Ravvivò il fuoco e si godette il suo tepore, attendendo paziente l'arrivo di Morfeo.
Si riscosse al tocco di Harry, che le stava chiedendo qualcosa "Mmh?" mugolò assonnata "Ti ho chiesto, che ci fai qui?" "M-mi sono addormentata..." rispose vaga. L'altro era già vestito con tanto di divisa da Quidditch "Vi allenate anche oggi?!" chiese esasperata "Datti pace, Harry..." "Veramente" la interruppe "Oggi abbiamo la partita, Hermione" disse "Te l'avevo detto, non guardarmi come se fossi un alieno! Anche Ron te l'aveva detto..." "OK!" lo fermò prima che la situazione degenerasse "Va bene, ho capito: sono una pessima amica e non ho scuse! A che ora inizia?" lui le lanciò un'occhiata storta "Alle tre" lei si alzò dal divano, lisciandosi i capelli. Diversi ragazzini la osservavano dall'altro lato della Sala. Si voltò spudoratamente verso di loro piegando la testa in modo eloquente, le braccia incrociate stile Molly Weasley. Questi sgattaiolarono via in meno di due secondi. Tornò a concentrarsi su Harry "Comunque... facciamo così: io vengo direttamente al campo, voi non mi aspettate" "Vieni da sola?" chiese con un tono un po' dispiaciuto "Chiederò a Neville" lo tranquillizzò "D'accordo, allora a dopo. Ah, e buona punizione!" la derise e se ne andò pensieroso. Anche lei si affrettò, salì le scale di corsa, e dopo una doccia, fu pronta in men che non si dica. Parlò con Neville a colazione, le disse che andava alla partita con Hannah, perciò decise di non aggregarsi a loro. Dopotutto non le importava andare da sola, perciò lasciò perdere e controllò l'ora, era in anticipo, ma si alzò lo stesso, diretta all'ufficio della McGranitt. Salì le scale fino al passaggio dei gargoyle, decise che avrebbe aspettato Astoria, anche perche non aveva ancora avuto modo di ringraziarla per il suo aiuto e scusarsi. Se era finita in punizione era solo per colpa sua: se non l'avesse aiutata nessuno l'avrebbe scoperta. Attese qualche minuto, poi la vide salire la scalinata. Lei le fece un cenno "Ciao" Hermione le sorrise incerta "Ciao" poi rivolta alle statue ripeté la parola d'ordine, e queste rivelarono l'apertura. Lei entrò in quel luogo ormai familiare, salutando la preside. L'altra ragazza era visibilmente a disagio, ma non rimasero a lungo. "Bene ragazze, oggi svolgerete delle mansioni per la scuola, consegnate le bacchette" disse in tono piatto. Loro le lasciarono sopra la scrivania 'Non cambia niente...' si fece sentire una vicina nella testa di Hermione, ma si riscosse dei suoi pensieri "Vi occuperete dei thestral, sotto la supervisione del signor Gazza, che se ne avrà necessità i assegnerà altri compiti" loro annuirono "Riavrete le vostre bacchette al termine della punizione, ora potete andare" le congedò. Mentre camminavano fianco a fianco per arrivare all'ufficio di Gazza la Serpeverde fece un tentativo di conversazione "Sei già stata nella Foresta Proibita?" non appena le pose la domanda un flash di immagini si susseguì nella sua mente. Sangue di unicorno. Lupo mannaro. Un esercito di Dissennatori. Un gigante. Centauri. Mangiamorte. "Si" rispose, cercando di risultare disinvolta, nonostante il groppo in gola. "Almeno saremo con Gazza... non mi piace l'idea di rimanere sole in quel posto" disse "Oh, non credo che lui resterà con noi..." "Ah, no?" chiese un po' allarmata "Forse ci sarà Hagrid" spiegò Hermione "Il professore? E perché mai?" "Lui è anche il guardiacaccia". Astoria, constatò, non era mai stata in punizione prima, e aveva tutta l'aria di chi ne combina una dietro l'altra. Gli occhi scuri erano sempre attenti, e il suo atteggiamento rilassato nascondeva ogni reazione, forse era così che se l'era cavata. Ma malgrado ciò sembrava una brava ragazza. Gazza quando le vide arrivare era già fin troppo su di giri "Volete anche succo di zucca e caderotti?! Non siete qui per chiacchierare! Ai miei tempi i ragazzi li torturavano per bene, oh, altroché!..." e iniziò la sua solita tiritera, continuando a inveire contro le punizioni smidollate che erano inflitte, finché non giunsero al limitare della Foresta. Dagli alberi videro arrivare una figura alta e robusta, e Hermione inevitabilmente sorrise. Hagrid emerse dal folto degli alberi, col volto sporco e la barba ingarbugliata, Thor che si trascinava pigro alle sue spalle "Rubeus hai finito con l'Area Est?" chiese sbrigativo, evitando i convenevoli "No, ci devo dare un'altra occhiata adesso" poi si accorse della loro presenza "E loro che deve fare?" chiese indicandole con un cenno "Non lo so, pensaci tu" disse scorbutico, andandosene subito dopo. Hagrid la salutò "Hermione, non ti ci facevo a te che venivo in punizione!" "Lo so, è meglio se lasciamo perdere" lo liquidò, cercando di evitare che al danno si aggiungesse la beffa "Cosa facciamo?" chiese cambiando argomento. Hagrid sospirò, dirigendosi verso la sua capanna "Un lavoretto carino, ma prima ci si deve riposare. È da questa notte che ci lavoro, all'Area Est" le precedette, facendo loro cenno di entrare da dietro la porta. Astoria, alle spalle di Hermione si guardava intorno dubbiosa, ma lei si accomodò a una delle sedie, aspettando di sentire il familiare odore di tè. "Allora, che avete combinato voi due?" chiese indicandole, lei abbassò gli occhi, e Astoria, notandolo parlò per entrambe "Siamo uscite dopo il coprifuoco" "Ah, sempre la solita storia! Ma comunque c'hanno proprio ragione! È pericoloso, soprattutto con le brutte cose che succedono! Anche tu Astoria, ti facevo un po' più attenta..." lei alzò lo sguardo, incuriosita dalla sua affermazione "Forza, finite che andiamo, sennò la McGranitt ci dà in pasto alla piovra se non finisco di preparare le prove per lunedì!" e si alzò dalla sua sedia, arrancando verso la porta. "Hagrid!" esclamò Hermione, rendendosi conto delle sue parole "Stai allestendo la prova per quelli dell'ultimo anno?" chiese, quando ormai erano fuori dalla capanna, diretti agli alberi "Si, certo, ma non posso dirti niente, quindi non chiedere. Facciamo così, voi mi spostate i Thestral, almeno non ci sono problemi" e le indirizzò poco distante, dove una ventina di animali, di diverse taglie erano sparsi tranquillamente per una radura. Astoria non poteva vederli, e Hermione non se ne stupì, ma le fu comunque d'aiuto, e non la lasciò a svolgere tutto il lavoro sa sola. Le due parlarono un po', ma ogni tanto rimanevano in un silenzio pensieroso. La Serpeverde era davvero sorprendente, non si sarebbe detta neanche una purosangue, e soprattutto era completamente diversa da sua sorella. Eseguiva passo passo ogni ordine impartito da Hagrid senza lamentarsi, nonostante la stanchezza, che anche Hermione cominciò a sentire, dopo ore e ore trascorse nella Foresta. Sperò che Hagrid le mandasse via al più presto, visto che voleva riposare un po' prima della partita, sempre se ci fosse riuscita. La notte precedente l'aveva spossata, e si sentiva stanca come non mai. Lo sforzo fisico non era il suo forte. Come a esaudire le sue preghiere lui le fece tornare al castello che era appena mezzogiorno. Avrebbe dovuto andare a trovarlo più spesso, le erano davvero mancati i suoi modi burberi e il suo affetto incondizionato, solo, sperò, di non doverlo fare di nuovo in punizione.
Spazio autrice
Buonasera/giorno lettori! Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto un momento di crisi, ho scritto qualcosa come mezzo capitolo e ho deciso di modificare... Quindi la cosa è stata un po' sofferta, ma nonostante tutto ce l'ho fatta! Questo capitolo è stato lento anche perché è effettivamente lento. Spero lo stesso non vi annoi, visto che i contenuti sono densi. Ho già iniziato il capitolo successivo... Mi farò perdonare! Grazie per tutti i vostri voti e commenti, continuate così! A prestissimo, ciao ciao ❤
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