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23.Solitudine

Harry ogni giorno che passava era sempre più incredulo della rottura dei suoi amici. Dopo quell'estate poteva immaginare facilmente il loro futuro insieme, felici, senza problemi. Ma dimenticava che erano entrambi cocciuti come muli, cosa che non aiutava. Ron si era alzato, uscendo dal dormitorio senza proferire parola, mentre lui si stava ancora vestendo. Anche gli altri erano rimasti perplessi "Che gli prende?" chiese Seamus "Ha rotto con Hermione" gli spiegò "Capisco... Anche se io pensavo che non erano un di quelle coppie tutta tira e molla, credevo potesse durare..." "Infatti, magari hanno bisogno di tempo" buttò li Harry, chiudendo la conversazione. Quando furono pronti scesero in Sala Grande, dove dell'amica non c'era neanche l'ombra. La rivide solo in classe, seduta da sola al primo banco, di fronte alla professoressa Paciock. Tutti gli altri posti erano occupati, a parte l'ultimo, lui entrò che anche Ron era seduto, nell'altra fila rispetto a Hermione, vicino a Dean. Harry rimase con Neville, sentendosi in colpa per quella minuta figura ricciuta di cui scorgeva soltanto le spalle. E per tutta la giornata fu l'unica cosa che riuscì a intravedere: lei arrivò a lezione per prima anche il pomeriggio, scappando via senza degnarlo di uno sguardo. Provò a intercettarla a cena, ma probabilmente si era presentata affatto. Lo stesso in Sala Comune. Avrebbe voluto che anche Ron sparisse: non tentava nemmeno di nascondere il suo malumore, facendogli passare una pessima giornata. I giorni successivi Hermione parve trasformarsi nel nuovo fantasma di Hogwarts, se non in qualche rara occasione, non era più riuscito a parlare con lei, e cercandola, non la trovava neanche in biblioteca. Ma voleva lasciarla stare, almeno per un po', sapendo che la sua apprensione gli si sarebbe ritorta contro, come aveva fatto con Ron.

Hermione trascorse quei giorni evitando i suoi amici. Non voleva parlare con nessuno, neanche con Harry. Voleva solo riflettere, e concentrarsi sullo studio. Non avrebbe certo mandato a monte sei anni di lavoro per una stupidaggine simile... i MAGO al momento erano la sua priorità. Trovò un piacevole conforto nella Stanza delle Necessità, dove si rifugiava quasi tutti i giorni. Tra una pausa e l'altra aveva provato nuovamente ad abbandonare la bacchetta, eseguendo incantesimi elementari, senza usarla. Stava diventando rapidamente più brava, tanto che non aveva bisogno di pronunciarli e dopo pochi tentativi riusciva sempre ad eseguirli alla perfezione. Ma riservava questa pratica ai momenti di svago, concentrandosi sui suoi compiti. Intanto i suoi voti si mantenevano sul livello Eccezionale e le sue relazioni si erano ridotte ai minimi storici. Aveva passato un'intera settimana secondo questo ritmo, e quella sera la Sala Comune, dove era rimasta a ripassare, era semivuota. I provini per la squadra avevano attirato molti spettatori curiosi, ma lei non era voluta andare con Harry. L'aveva invitata più volte, ma testardamente aveva rifiutato. Si era fatto tardi e gli studenti già da qualche ora avevano affollato la Sala, di ritorno, segno che le dimostrazioni erano già terminate, e solo i candidati erano rimasti al campo con i membri della squadra. Proprio mentre faceva queste considerazioni il ritratto si aprì lasciando passare Harry "Hermione, ancora che fai ancora alzata?" lei sollevò il libro a mo' di spiegazione "Com'è andata?" chiese curiosa "Magnifico! Credo che anche quest'anno abbiamo buone probabilità di vincere la Coppa, si sono presentati dei ragazzi davvero abili... saresti dovuta venire" la rimproverò subito "Mmh, ormai è fatta..." "Ah! A proposito, volevi chiederti... tu andrai alla cena del Lumaclub?" propose sinceramente speranzoso "Non so, è fra parecchio, deciderò più avanti" "Non è fra parecchio, è questo mercoledì" lei sgranò gli occhi "Cosa?! Di già?" lui non le rispose, lasciando che si calmasse, poi le chiese "Quindi..?" "Senti Harry... Non go voglia di passare la serata a fare la bella statuina della sua collezione! Per di più tra un branco di rimbecilliti figli di papà!" "Per favore! Non sei neanche venuta ai provini!" la supplicò, facendola sentire in colpa per averli abbandonati. Dopotutto erano i suoi amici... E avevano sempre cercato di aiutarla, e lei li ripagava solo con una totale indifferenza. "Va bene, ma vado da sola, e non voglio sentire una parola a riguardo..." ribatté lei pronta.

Si era lasciata convincere e se n'era subito pentita. Ma aveva dato la sua parola che sarebbe andata, così, alle otto di mercoledì sera, nel suo vaporoso abito crema, stava già bussando all'ufficio del professor Lumacorno. Lui le aprì la porta "Buonasera signorina Granger!" la salutò entusiasta "Prego, faccia come fosse a casa sua" con un gesto la invitò a unirsi al gruppo di studenti già arrivati, in attesa che anche gli ultimi arrivassero. Harry e Ginny non erano fra i presenti, ma vi scorse Neville, avvilito nella sua solitudine "Neville!" lo chiamò avvicinandosi "Hermione, per Godric! Pensavo non sareste venuti!" 'L'intenzione era quella...' avrebbe voluto dirgli, ma si trattenne. Chiacchiararono un po', e poi iniziarono a guardarsi intorno "Ma dove sono finiti?" esclamò Hermione, giusto prima che Lumacorno esordisse "Bene ragazzi! A quanto pare questa sera dovremo iniziare con qualche assente, accomodatevi!". Lei prese posto vicino al suo amico, uno più distante dal professore. Quando la tavola circolare si fu riempita, osservò i commensali, soffermandosi sulle tre serie vuote. Lumacorno batté le mani e i piatti si riempirono per la prima portata. "Signorina Bobbin, ho sentito che i suoi genitori hanno aperto una nuova farmacia..." partì subito all'attacco, iniziando un lungo discorso sull'importanza di «erbe di prima qualità, per pozioni di prima qualità». Hermione ascoltava distrattamente, rigirando il cibo nel suo piatto, il professore passava da uno studente all'altro "Zabini, sua madre è ancora sposata con Eldred Worple?... Signorina Bones, sua zia le parla mai del suo ruolo al ministero?" e così via. Stava animatamente parlando con Jimmy Peakes, quando la porta si aprì alle sue spalle. Lei si sporse, cercando la chioma rossa di Ginny, ma era appena arrivato Malfoy "Bene, signor Malfoy! È ancora in tempo per la seconda portata, prego si sieda!" lui gli rispose e prese una delle sedie vuote, dall'altra parte del tavolo rispetto a lei. Malfoy si sedette, aggiustando la camicia storta e i capelli disordinati con rapidi gesti. Sembrava che avesse fatto davvero di fretta, la camicia era stropicciata, come il suo aspetto, in generale. Prima del dolce il professore fece una breve pausa, illustrando loro le fotografie dei suoi alunni più celebri, allineate sulle eleganti mensole della stanza. Notò con rammarico che aveva incorniciato un articolo di giornale che la ritraeva con Harry e Ron, ma per quanto la riguardava trovava la cosa piuttosto ipocrita. 'Ron invece ne sarebbe contento... Ha sempre voluto la fama!' si ritrovò a pensare meschinamente, vergognandosi di sé. Anche lui avrebbe dovuto partecipare alla cena, ma non aveva accettato l'invito, cosa che fino a poco temoo prima avrebbe creduto impossibile. Eppure lui non c'era, e lei era spaccata a metà, con la parte più sensibile e traditrice del suo cervello che ne sentiva la mancanza, e l'altra, quella razionale, che metteva a tacere la prima, dicendole che aveva fatto la cosa giusta. Dopo giorni e giorni di tormento, se ne stava facendo una ragione ed era arrivato il momento di riscattarsi. Zabini le passò accanto, riscuotendola dai suoi pensieri, e la salutò con un cenno, lei gli sorrise sorpresa, seguendolo con la coda dell'occhio. In un angolo, lui e Malfoy parlavano fittamente, i volti scuri, ma dopo un breve richiamo di Lumacorno tornarono impassibili, non facendo destare sospetti quando si risedettero a tavola. Hermione continuò ad osservarli di tanto in tanto, vedendo che quella facciata ben costruita, tuttavia nascondeva un po' di preoccupazione, ma anche lei finse, distraendo Neville con banali chiacchiere, giusto per evitare che spiattellasse a Ron un'altra storiella assurda. Il suo squisito dolce al cioccolato, la cosa migliore della serata, la stava impegnando in una piacevole degustazione, ma Lumacorno non poté non rovinare il momento "Signorina Granger che programmi ha per dopo la scuola?" lei posò il suo cucchiaino, molti degli occhi dei presenti puntati su di lei "Oh, bhe, non lo so ancora, ma vorrei fare qualcosa di utile per la società, per i più deboli..." "Molto bene! Notevole, e ha già qualche idea?" "Da qualche anno ormai ho istituito il C.R.E.P.A., cercando di sensibilizzare i maghi a un maggiore rispetto nei confronti gli Elfi Domestici" rispose sicura "Oh, certo certo.." disse lui, un po' confuso, e evidentemente poco sensibile, cambiando rapido interlocutore. Per quella sera non le pose più domande, e, ne era sicura, neanche la successiva. Il Lumalclub non faceva per lei. Fu tra i primi ad andarsene, sgattaiolando via, verso i corridoi deserti che non erano neanche le undici e mezza. Perfino Neville era rimasto più di lei. Sentì i dodici rintocchi dalla sua stanza, in cima alla torre Grifondoro, al caldo sotto le coperte scarlatte.

Quella mattina voleva arrivare a Erbologia un po' prima. La professoressa Sprite voleva far trapiantare loro delle piante di Dittamo, per rifornire gli ingredienti per le pozioni e usarla per i compiti di Erbologia e Pozioni, per questo come al solito si alzò presto. Ormai i gufi non rispettavano più neanche gli orari, pur di raggiungerla, infatti puntuale, dopo dieci minuti dal suo ingresso nella Sala, comparve Pete. Era un gufo della scuola, ma ci era affezionata, le mostrava più affetto quel batuffolo di piume che non il suo fedele gatto. Le lasciò la lettera accanto al piatto, e per ricompensarlo lei gli porse una bella detta di pancetta, Pete stridette, manifestando di aver gradito, e volò di nuovo lontano da Hermione. Si aspettava una risposta, Cassian infatti doveva mandarle informazioni per il loro arrivo a Londra. L'ultima lettera che lei gli aveva mandato era partita poco più di una settimana prima, come ringraziamento al regalo ricevuto, oltre alla sorpresa che le aveva fatto, i suoi zii avevano anche spedito un pacco. Dei graziosi scarponcini neri erano abbinati a un abito dello stesso colore, erano davvero magnifici, ma altrettanto costosi. Appena ebbe riposto il pacco corse a scrivere, ringraziando per il fantastico regalo (mai straordinario quanto l'altro). Non aveva ancora usato la piuma, ma presto sentiva che avrebbe ceduto. Ripensò spesso a quella sera, quanta abilità, quanto tempo, erano stati necessari? Più ci pensava, più si convinceva che, il vero dono, era stata la magia stessa. Qualche giorno prima aveva avuto un'idea, perciò si era diretta rapida alla Guferia, con un semplice biglietto in mano. Sulla pergamena era scritto 'Grazie'. Aveva mandato Pete, dicendogli di portarlo al mittente della rosa, ma lui era tornato con il biglietto, non consegnato. Non aveva piste, così tentò di nuovo, e poi con altri gufi, ma nessuno era riuscito a lasciare il biglietto, e quindi a trovare il misterioso mittente. Avrebbe voluto richiamerà Pere, che ora svolazzava al di fuori delle vetrate della Sala Grande, e tentare per un'ultima volta, ma sarebbe stato inutile, lo sapeva, così finalmente si dedicò alla lettera di Cassian:

Cara Hermione,
Gli zii sono partiti, ma lo saprai già, e con loro abbiamo deciso che verremo a prenderti alla stazione di King's Cross. Ci hanno invitati a rimanere fino al primo weekend del prossimo anno! Finalmente potrò conoscere i tuoi amici... Mi raccomando non studiare troppo, e scrivi presto. Un abbraccio da tutta la famiglia.
Cassian

"Hermione!" Ginny si affrettava, correndo tra i tavoli verso di lei. Ripiegò la lettera, la ripose nella tracolla e attese che la rossa si sedesse, in attesa di spiegazioni "Hermione, mi dispiace moltissimo..." lei mantenne il suo broncio "Se volevate farmi rimanere chiusa in biblioteca senza uscire per il resto dell'anno, congratulazioni! Non sarò più il terzo incomodo..." "Non essere sciocca, abbiamo avuto un... problema" Hermione la guardò indecisa, attendendo che continuasse "Eravamo alle scale, stavamo arrivando, e dall'ingresso abbiamo sentito delle voci, Harry è andato a controllare, solo dopo l'ho seguito. Ron stava facendo una ronda, ma ha incontrato Malfoy che stava andando alla cena..." "Non dirmelo, non lo voglio sapere..." Ginny la guardò dispiaciuta, allora lei le disse "D'accordo, continua" "Ron lo stava attaccando, e Malfoy si è arrabbiato e lo ha colpito. Lo abbiamo portato in infermeria" "Che idiota!" si lasciò sfuggire "Che ha nella testa?!" sospirò infine arrabbiata e preoccupata "Ieri sera siamo rimasti un lo' cin lui, poi in Sala Comune ti abbiamo aspettato, ma Neville quando è arrivato ha detto che eri andata via da qualche ora... Scusaci, dovevamo venirti a chiamare..." "No, non fa niente, tranquilla" la consolò, vedendola sinceramente dispiaciuta "Grazie" le sorrise, ma poi venne distratta da Demelza Robins, e quasi subito la lasciò per andare a mangiare con la sua amica. Erano quasi le sette e mezza, così si avviò verso le serre, andando controcorrente, nella fiumana di studenti che erano diretti in Sala Grande. Sbatté contro qualcuno, alzando la testa stordita. Incontrò lo sguardo chiaro di Ron, sfuggente, e soprattutto incorniciato da segni scuri. Lo osservò dubbiosa sul da farsi, poi lo prese per la manica e lo tirò in un angolo fuori dall'enorme ingresso.

Spazio autrice

Scusatemi, ho ritardato un po', ma l'ispirazione era scarsa, e dovevo riordinare qualche idea, spero continuiate a seguire la storia, perché sono piena di sorprese... Nel frattempo posso solo promettervi il massimo impegno nelle pubblicazioni. A presto, e grazie per il vostro tempo! ;)

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