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22.Compleanno

Non ci fu bisogno di ricordare a Harry e Ron il suo compleanno, perché non appena la videro le sorrisero felici. "Buon compleanno, Hermione" la abbracciò Harry, perfino Ron, imbarazzato, balbettò la stessa cosa. Come promesso a Ginny passarono la giornata a Hogsmeade, e Neville si unì a loro. Dopo un pomeriggio ai Tre Manici di Scopa tornarono in Sala Comune. Durante la cena Harry sgattaiolò via con Ginny, con la scusa di una torta, che le avrebbe portato poi in Sala Comune. Lei era un po' scettica che l'unica ragione della loro fuga fosse il dolce, ma ormai era abituata a vederli imboscati in qualche corridoio deserto. Quella sera rimase più tempo al tavolo dei Grifondoro, trattenuta dalle chiacchiere di Seamus, facendo piuttosto tardi. Ormai la maggior parte degli studenti aveva già lasciato la Sala, mentre i pochi ritardatari stavano per fare lo stesso. Neville, l'aveva ugualmente abbandonata, lasciandola preda del compagno. A volte Seamus era più petulante di una donna, a suo parere. "... la McGranitt ha fatto una faccia! Ma.." "Hey, che ne dici di finire la storia in Sala Comune?" lo interruppe, un po' troppo acidamente, facendo precipitare l'umore del ragazzo "C-certo... Scusami, a volte parlo davvero troppo..." disse con voce sommessa, e lei si sentì subito in colpa "Oh, no Seamus... Non è questo..." "Si, non preoccuparti.." rispose, aggravando i suoi sensi di colpa, poi si alzò dalla panca "Andiamo" Hermione lo seguì taciturna, presero le scale, cambiando prima che lo facessero loro, a Seamus parve presto passare, visto che tentò di riattaccare bottone "Sai che la scorsa settiman-" si interruppe bruscamente, mentre un gradino infido sprofondò sotto il suo peso. "Seamus!" si precipitò ad aiutarlo, ma lui continuava ad allontanarla "No, aspetta, ce la faccio da solo..." replicava testardamente, rifiutando la sua mano tesa, col risultato che per quasi dieci minuti rimase bloccato sulla scala "Seamus la cosa sta diventando ridicola..." si alzò Hermione, andadogli alle spalle "Relascio!" esclamò con la bacchetta puntata sulle assi sconnesse, facendole cedere ai bordi. Il ragazzo appoggiò lentamente il piede su un gradino più sicuro, sospirando "Grazie... Anche se non era necessario che..." lei scoppiò in una risata "Certo... Andiamo" lo aiutò ad alzarsi e si incamminarono di nuovo verso la Sala Comune. Borbottarono la parola d'ordine alla Signora Grassa e attraversarono il passaggio. Una massa di studenti felici li attendeva dietro il ritratto, vedendoli entrare esordirono con un applauso "Auguri!" "Buon compleanno!" "Auguri Granger!" le avevano organizzato una festa a sorpresa! Se n'era rimasta impalata, e incredula davanti a loro, Harry le sorrideva, incitando gli altri. Lei, rossa come un peperone si avvicinò al suo amico "Harry! Perché l'hai fatto!?" lo rimproverò, senza però smettere di sorridere "Prima di arrabbiati tanto, dovresti scartare i regali!" al che lei scosse la testa e lo seguì fino al loro divano, dove erano ammucchiati diversi pacchetti. Ginny le arrivò di fianco "Tu! Sapevi tutto!" l'altra fece spallucce, mentre la sua espressione compiaciuta la diceva lunga. Gli altri ragazzi su erano un po' dispersi, parlavano tra loro o erano divisi in gruppetti. Uno studente del quinto anno armeggiava da un po' con una radio, alla quale finalmente era riuscito ad aumentare il volume. Accanto a lei erano rimasti solo i suoi amici, in attesa che si decidesse ad aprire tutti i regali. Iniziò da un pacchetto che sembrava sul punto di esplodere, lo aprì cauta, non si sa mai, trovando un piacevole assortimento proveniente da Mielandia, mentre nascosto sul fondo, notò un libro. Fuori i nomi di Dean e Seamus, un sorriso divertito le salì alle labbra, al pensiero dei due che dovevano sceglierle un regalo, e alla fine erano andati sul sicuro "Grazie ragazzi... Oh! Avete anche preso i miei dolci preferiti!" aggiunse, vedendo la moltitudine di cioccorane e cioccoli. Passò a uno strano pacchetto, mormido e dall'aspetto un po' rovinato, rimosse la carta scoprendo un piccoli astuccio, grande come la sua borsetta, ricoperto di una folta pelliccia "Che cos'è?" chiese scrutando le facce, altrettanto dubbiose degli altri "È un... Animale morto?" chiese Neville preoccupato "Chi te lo manda?" chiese Dean, lei subito controllò se ci fosse un biglietto, quando lo trovò lesse con tenerezza le parole di Hagrid:

Cara Hermione,
Tanti auguri! Ti fatto un Mokassino, con le mie mani, cime quello che ci aveva Harry al suo di compleanno! Spero ti piace. Vienimi presto a trovare.
Hagrid
Quando rilesse la lettera a tutti, e questi compresero la provenienza del regalo non poterono che ridere, da chi altri poteva venire? Harry invece le aveva regalato, insieme a Ginny e Ron due Specchi Gemelli, quando li riconobbe Hermione ne fu immensamente stupita "Per Godric! Dove li avete trovati!? Sono... Stupendi" la cornice infatti era finemente lavorata, non tanto da risultare ingombrante, ma abbastanza da impreziosire gli esemplari. Una Penna Prendiappunti, accompagnata da pergamene, magiscotch e diversi articoli per la scuola erano in un pacchetto anonimo "Questo?" chiese, Neville alzò la mano "Anche Hannah ha contribuito" disse, lasciandola stupita "Grazie" balbettò. Mancava ancora un regalo. Era una scatolina blu, alta una decina di centimetri e larga poco più "Di chi è?" "Non so, è arrivato stamattina, forse il biglietto è dentro" incuriosita la scartò. Delle Orecchie Oblunghe erano accuratamente avvolte all'interno, circondate da una serie di Merendine Marinare. Alzò gli occhi al cielo e lesse il biglietto:

Cara Hermione,
ti voglio regalare le mie preziose orecchie con la speranza che fu le apprezzi, parlo per esperienza. Le Merendine sono utili più di quanto pensi, al settimo anno, fanne buon uso...
George

Il suo senso dell'umorismo era tornato prepotente... richiuse la scatola, sicura che non l'avrebbe mai riaperta. In un angolo della Sala notò Fred che si divertiva a raffreddare i bicchieri di burrobirra, in quella che doveva essere la zona bar. Anche lui si unì presto al loro gruppo "Allora Granger? Ti piace la festa?" le chiese, indicando le persone alle sue spalle "Bhe, non è niente male..." "Cosa!? Si dà il caso che sia il sottoscritto ad aver ideato una così perfetta macchinazione... Insomma, le distrazioni... Gli incidenti per perdere tempo..." lei raccattò tutte le sue nuove cose, dopo aver gettato le cartaccie nel fuoco scoppiettante, sorridendo alle sue parole, Ron, che era rimasto silenzioso fino a quel momento si intromise "Ben fatto Weasley, dieci punti a Grifondoro" gli disse sarcastico, lanciandogli occhiate eloquenti, senza farsi vedere da Hermione, finché questo non se ne tornò nel suo angolino, lasciandoli soli. Poi si rivolse a lei "Serve una mano?" indicando la montagna che aveva tra le braccia, si avvicinò alleggerendo il carico "Senti Hermione, ti va, se... facciamo un giro, e..." dal suo tono il suo imbarazzo era già evidente, ma il volto paonazzo era come un lampeggiante visibile a tutti. I due lasciarono i regali al limitare delle scale per il dormitorio, dirigendosi verso il buco del ritratto, fino al di fuori della Sala Comune. L'idea di affrontare quella conversazione non la allattava, ma sapeva che prima o poi lei e Ron avrebbero dovuto chiarire. La condusse in un'aula vicina, chiudendo la porta alle sue spalle, ma lei non si sedette, era troppo nervosa. Lo guardò in attesa che iniziasse a parlare, ma tra loro continuava a persistere quella sorta di imbarazzo che li aveva sempre tenuti distanti, e per questo anche Ron, agitato, si figurava le mani "I-io, volevo, cioè, pensavo che l'altro giorno tu, insomma, era tutta colpa mia" sospirò, ancora più nervoso, non trovando le parole "Mi rendo conto, di essere diventato apprensivo, ma a volte mi preoccupo per te, e non posso farci niente" "D'accordo, non sono arrabbiata per questo" "Ah... no?" "No, ma io mi aspetto che... insomma, noi siamo una squadra, che ci guardiamo le spalle a vicenda, non che dobbiamo stare attenti a quello che diciamo tra noi" lui parve riflettere, ma lei lo anticipò "Ad esempio, il fatto che tu non mi hai parlato di quello che è successo con George..." "Hermione, fermati, non voglio litigare, ma se la metti su questo piano allora quante cose tu non mi hai detto?" il cuore di lei iniziò a battere rapido, traditore, mentre la sua coscienza premeva pesante sullo stomaco "A cosa ti riferisci?" chiese, falsamente ingenua "Sei andata in infermeria con Neville" "Si, ma..." "E in ospedale con Ginny..." "Ron..." "Stamattina stavo andando in Sala Grande e chi vedo in corridoio?" a quel punto una sensazione di panico crescente si impossessò di lei, dirlo in quel modo rendeva quelle azioni compromettenti, cosa che non erano "Che hai fatto Hermione?" "Cosa?! Non ho fatto niente, ero andata in ospedale a riprendere la borsa, e stamattina volevo chiedere una cosa riguardo all'attacco a Malfoy..." "Quando vi siete visti in infermeria non vi siete detti tutto?" chiese ironico "Smettila! Ecco di cosa parlavo! Io non dovrei difendermi dalle tue accuse di continuo se tu avessi un po' di fiducia in me!" aveva iniziato a gesticolare, cattivo segno, per poi appoggiarsi con una mano alla scrivania, stanca di ogni genere di discussione. Sospirò pesantemente "Ron sono davvero stanca di litigare, io non... ce la faccio" non sapeva perché, ma dopo quwll sfuriata si sentiva davvero male, per l'ennesima volta tutti i suoi tentativi di perdono,calma e tolleranza erano andati a farsi benedire. Una lacrima di frustrazione le scese sulla guancia contro la sua volontà, si affrettò ad asciugarla, dicendi "Non possiamo andare avanti in questo modo. Quanto ci siamo parlati, dall'inizio della scuola? Quattro volte? La nostra relazione non funziona..." "Lo so che è difficile, ma possiamo provare..." ma lei sbottò, non lasciando che finisse "Io ci ho provato! Adesso basta, abbiamo sbagliato, tutti e due, non avremmo mai dovuto arrivare a questo punto.." lui la interruppe "Stai dicendo che tutto questo tempo, per te è stato... niente?" "No, certo che no..." ma Ron si stava allontanando, guardandola con disprezzo "Non ti riconosco più, la Hermione che conoscevo non si sarebbe mai arresa. Sappi però che non tornerò indietro..." e se ne andò, lasciandola sola le labbra dischiuse, in una supplica che non aveva pronunciato, il pentimento che già strisciava dentro il suo petto. Si rese conto che doveva essere davvero tardi, ma non voleva tornare alla torre dei Grifondoro, ancora rossa di lacrime, davanti a tutti gli studenti della sua Casa. Qualche singhiozzo le sfuggì, rompendo il silenzio del castello. Scese per le scale, che continuavano a cambiare, fino al bagno di Mirtilla. Se lì avrebbe voluto sfogarsi sarebbe passata inosservata: eventuali vigilanti l'avrebbero scambiata per lo spirito, momentaneamente inquieto. Si affrettò lungo il corridoio, aprendo la porta, che parve fare un rumore assordante, cigolando sui cardini. Appoggiò la schiena al vecchio legno e si lasciò scivolare fino al pavimento. Non credeva di essere capace di fare così tanto male alle persone, Ron le voleva bene, e lei gli aveva spezzato il cuore. Era un'egoista. Aveva pensato solo a se stessa e ai suoi desideri, ma una parte di lei continuava a consolarla smdicendo che aveva fatto la cosa giusta per entrambi: fingere avrebbe portato solo altro dolore a lei e a Ron. Ormai il suo pianto era diventato un sonoro susseguirsi di singhiozzi, perfettamente udibile per tutto il secondo piano. Cercò di calmarsi, facendo lenti e profondi respiri. Doveva proprio tornare in dormitorio, se fosse stata scoperta a quell'ora a girovagare per i corridoi avrebbe passato seri guai, e il suo compleanno no avrebbe potuto aiutarla. Si sistemò come meglio poté, e poi uscì. Svoltò l'angolo, ma dei passi la fecero arrestare. Subito dopo questi si affievolirono, dandole la possibilità di fiondarsi sulle scale. Queste cambiarono, costringendola a usare un passaggio dietro a un arazzo, che la portò non molto distante dalla Signora Grassa. Solo quando respirò l'aria calda della sia Sala si rilassò. Non era rimasto nessuno, segno che doveva essere davvero tardi. Entrando nel suo dormitorio vide la figura di Lavanda, stesa sul baldacchino, così lei andò dritta al proprio, in silenzio. Era talmente stanca e impaziente di mettersi a dormire che quasi non la notò, ma appoggiando la borsa sulle coperte rimase colpita: una rosa nera era appoggiata delicatamente sul copriletto rosso. Sullo stelo era annodato un nastro, nero anche questo. Irresistibilmente la prese, cauta, portandosela al volto, e saggiandone il profumo. Non sembrava una rosa vera, e anche l'odore era diverso, sentì come un aroma di pergamena. Incuriosita sciolse il fiocco delicato in cui era rinchiusa. Appena il nastro perse contatto conclo stelo la rosa si aprì. Sembrò sbocciare rapida, ma i petali si sovrapposero, facendo aderire i bordi l'uno all'altro. In pochi istanti Hermione si era trovata in mano una pergamena, scura come la rosa. Ma su di essa, risaltava luminoso un disegno. Una mano delicata aveva tracciato la figura si un'aquila, chiarissima, dai bordi sfumati. Era il disegno di un Patronus. Era il disegno del Patronus che l'aveva salvata. Poté ammirare quell'opera giusto il tempo per rendersi conto di cosa si trattasse, che già le ali dell'animale si mossero, e come investito da un alito di vita, uscì dal fondo buoio, sprigionando la sua magnificenza reale. Hermione lo ricordava ancora perfettamente. Quella notte l'aveva salvata da un tremendo destino. Non si dimentica una cosa del genere. Il Patronus aleggiava nella stanza, volteggiandole intorno, poi si allontanò diretto alla finestra. Lei corse, vedendolo attraversare il vetro, ma quando guardò fuori era scomparso. Stringeva ancora il foglio fra le mani, lo sollevò, in cerca di un indizio sul mittente. Ma l'unica cosa che vide furono delle piccole e sottili linee, che dai bordi si diramavano fino al centro dello spazio disponibile sulla pergamena. Non erano casuali, notò, la loro forma era come di tante, piccole, farfalle. Reggeva il foglio sul palmo, osservando attenta. Le ali fremevano, sentì un formicolio correre sulla sua pelle a contatto con l'oggetto incantato, mentre le creature si scindevano, l'una dall'altra, vibrando, e si disperdevano per la stanza, lasciandole tra le mani un'elegante piuma nera. Era stato fantastico. Una magia flebile, che era durata talmente poco che si chiedette se non l'avesse immaginata. Poi nell'altra mano ricordò di stringere il nastro. Era stato il più bel regalo che avesse ricevuto, non tanto per l'oggetto in sé, ma per la meravigliosa magia che l'aveva custodito. Ma da chi proveniva?

Spazio autrice

Ciao a tutti! Ho scritto questo capitolo di getto, ma solo perché rimuginavo su alcuni elementi da tempo... Domani ricomincia la scuola! Aiutooo! Cercherò di essere costante, nel frattempo vi auguro "Felici Hunger Games e possa la fortuna essere sempre a vostro favore!" per domani... :( a presto, si spera (se non muoio nell'arena), con un altro capitolo!

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