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20.Litigi

Ron era seduto in infermeria, Madama Chips lo aveva ammonito di non lasciare la
m sua branda prima di cena, mentre si occupava degli altri pazienti, conciati decisamente peggio di lui. Molti dei letti erano occupati, perlopiù da ragazzi del quarto e quinto anno, che si erano trovati in Sala Grande nel momento sbagliato. Madama Chips li aveva curati rapidamente, e loro come Ron avrebbero lasciato l'infermeria entro qualche ora. Gli unici che avrebbero necessitato un periodo di convalescenza più lungo erano Hannah e Malfoy. La preside, dopo averli portati dall'infermiera, aveva preso in considerazione l'idea di trasferirli al San Mungo, ma la donna, offesa, l'aveva scansata e si era rapidamente messa al lavoro. In meno di un'ora aveva rimarginato la ferita all'addome della ragazza, assicurandosi che non avesse subito danni interni, mentre, con poche e semplici mosse, aveva risvegliato il Serpeverde, alleviando il dolore causato dagli incantesimi. La McGranitt sollevata, quasi immediatamente, si era precipitata nel suo ufficio per informare il padre di Hannah. Fuori dal grande portone un leggero brusio annunciava la presenza di una folla di studenti. Ron attese paziente il momento della fuga, osservando il cielo scurirsi al di fuori delle enormi vetrate, poi quando l'orologio rintoccò le otto e Madama Chips li aveva scrupolosamente visitati, poté lasciare la stanza con gli altri ragazzi. Nel corridoio, ad attenderli c'era una gruppo di amici e curiosi. Harry si avvicinò rapido seguito da Hermione, Ginny e... "George?". Suo fratello fece una smorfia, che avrebbe dovuto assomigliare a un sorriso, Hermione al suo fianco lo osservava preoccupata. "Allora? Dici di essere in punizione e poi esce che sei nei corridoi nel bel mezzo di un combattimento? Sei un Caposcuola dovresti sapere che i duelli sono proibiti..." lo schernì George, strappandogli un sorriso. A quanto sembrava il loro ultimo 'incontro', in tutti i sensi, era servito a qualcosa "Se solo fossi arrivato un po' prima... Le avrei suonate anche a te" ribatté felice, abbracciandolo "Si... ti piacerebbe!" gli altri li osservavano in silenzio un'espressione beatamente soddisfatta dipinta ugualmente su tutti i loro volti. Incrociò lo sguardo di Hermione, che trasudava sollievo "Hey" la salutò, e lei tento di trattenere una risata, solo per sciogliersi e abbracciarlo a sua volta, senza dire niente. Lui la strinse, mentre liberava un dolce sospiro. Alle spalle dei ragazzi intravide Lavanda e Neville, che si avvicinarono subito dopo, affiancando Hermione. Vedere le due ragazze, venute per lui, proprio lì in infermeria, gli parve fin troppo familiare, ma nonostante tutto una risata gli salì alle labbra "Ron, stai bene?" chiese Ginny "Si, certo... Allora, andiamo a cena?" replicò, tranquillizzando tutti.

L'ora del coprifuoco era trascorsa. Nella Sala Comune erano rimasti pochi ritardatari, e per avere in po' di privacy i due erano sgattaiolati nei corridoi bui. Il turno di ronda spettava a Hannah, ma Padma la sostituiva per quella sera, così Ron, conoscendo le zone dove sicuramente non sarebbe andata, aveva trascinato Hermione in un aula sicura. Per tutto il giorno aveva preteso informazioni sull'ennesimo attacco, come anche Harry, così dopo cena, tornati in Sala Comune aveva spigato tutto. La Grifondoro era rimasta pensierosa per tutto il tempo e non aveva proferito parola, se non per qualche rara domanda. Seduta accanto a Ron, sulla cattedra dell'aula, manteneva tuttora uno sguardo vacuo, persa nei suoi ragionamenti. Il ragazzo sapeva per esperienza che ogni tentativo di riportarla alla realtà sarebbe stato inutile, entro breve sarebbe ricaduta nel suo stato di profonda meditazione, per questo non tentò nemmeno. Il piano di Harry, che voleva distrarla, aveva funzionato alla perfezione, constatò a malincuore, rimpiangendo una serata insieme alla sua ragazza, che invece sembrava sempre più assente. "Hermione?" "Mmh?" mugugnò in risposta, strappandogli un sospiro esasperato "Allora, vuoi tornare in Sala Comune?" finalmente si voltò verso di lui, confusa "Perché?" balzò a terra, porgendole una mano "Si è fatto tardi..." mentì, riconoscendo la sincera espressione turbata di lei. Si incamminarono, lui davanti illuminando con la bacchetta. "Ron, aspetta" lei si fermò nel mezzo del corridoio "Che c'è?" chiese un po' seccato, manifestando il suo fastidio, lei lo guardò offesa dal tono rabbioso che aveva usato "Che ti prende adesso?!" "Cosa prende a me? Ti sei vista ultimamente? Sembri un fantasma, non sei concentrata, non parli, non mangi, sembri malata..." si lasciò sfuggire, pentendosene immediatamente. Questi pensieri gli frullavano in testa da un bel po', da prima del ritorno a Hogwarts. La guerra l'aveva scavata, era magra come non mai, a scuola sembrava essere migliorata, ma negli ultimi giorni, dopo il litigio, aveva notato che le occhiaie scure sotto gli occhi risaltavano più del solito, sul volto emaciato. In tutti quei mesi il suo aspetto, non accennava a migliorare, sembrava davvero malata, e lui non era riuscito ad aiutarla. Tentò di spiegarsi "I-io voglio solo che tu stia bene... Non devi fingere.." Hermione se ne stava in silenzio di fronte a lui, guardandolo come se l'avesse schiaffeggiata. Il suo dannato orgoglio ostacolava ogni tentativo di aiuto, vide il suo volto contrarsi, nel ricacciare le lacrime in gola, e apparire di nuovo neutro "Io non sto fingendo, sto solo cercando di affrontare la situazione. Dovete smetterla di intromettervi! Tu e Harry mi avete stancata! Posso farcela da sola, ma a modo mio..." ribatté facendolo ridere amaramente "Certo... Come no?! Si vede" a lei sfuggì un gemito, il suo era stato un colpo basso, per lei la fiducia era importante, e lo sapeva, e quello che aveva detto era il peggiore dei tradimenti. "Bene, quindi, ricapitoliamo: io sono una persona debole, senza famiglia e senza speranza, e sto mentendo a tutti voi, che mi commiserate per il mio essere stupidamente orgogliosa, manca qualcosa?" "Io non ho detto una sola parola di tutto questo! Perché fai così?!" "Quindi sarei anche visionaria..." "Ma non capisci che vogliamo aiutarti?" lei abbandonò le braccia, prima ostinatamente incrociate, lungo i fianchi "Bhe, non voglio il vostro aiuto" concluse, poi lo guardò un momento e lo superò senza dire più niente. Ron la guardò allontanarsi, finché la sua figura non sparì nel buio.

Hermione non pianse. Sentiva dentro di se una rabbia bruciante. Quella sera non riuscì a dormire, rivoltandosi ore e ore nel letto, i nervi a fior di pelle. Sapeva anche lei di essere stata impulsiva, ma non riusciva a liberarsi dalla sensazione che loro la sottovalutassero. Nonostante quello che diceva fosse vero, lei non si sentiva debole, né tantomeno malata. Proprio negli ultimi giorni aveva iniziato a superare il suo passato, la storia dei suoi genitori... gli incubi non se n'erano andati, ma per quello che poteva controllare aveva ripreso in mano la sua vita. Quello che le aveva fatto più male era la consapevolezza che Ron, e quindi anche Harry, credevano che lei nascondesse qualcosa, che nascondesse loro il suo dolore. Lei, che aveva sempre condiviso i suoi pensieri con loro. Come potevano crederlo? Era cambiata a tal punto? Per quello che la riguardava si sentiva solo più forte, decisa. Non più la ragazzina insicura. Lei sapeva esattamente ciò che voleva, e sicuramente voleva che i suoi amici si fidassero di lei. Un pensiero improvviso la colpì, la consapevolezza che, in realtà, qualcosa aveva omesso: della faccenda che riguardava le stranezze della sua magia non aveva detto neanche una parola. Non era in grado di capirsi... a volte riusciva perfino a giustificarli, ma poi ricordava che tutto nasceva dalla troppa apprensione che i ragazzi dimostravano nei suoi confronti, in parte immotivata. Per tutta la notte aveva continuato a rimuginare, senza accennare a cedere al sonno. Quando pallidi raggi di luce annunciarono l'arrivo del mattino, ormai rassegnata, si alzò. Dopo una breve doccia indossò vestiti puliti in direzione della Sala Grande, tutti gli altri sarebbero arrivati solo qualche ora più tardi, lasciandola libera di sedere a colazione senza troppi sguardi indiscreti lanciati nella sua direzione. Come previsto, al suo arrivo, notò alcuni ragazzi con i quali aveva già condiviso altre alzatacce, ed erano spesso anche in biblioteca, al che, dedusse, erano quelli che, come lei, si dedicavano allo studio metodico e costante. La maggior parte era di Corvonero, tre ragazzi sui quindici anni e una ragazzina, al loro tavolo, poi due Tassorosso, e raramente qualche Serpeverde. Scandagliò il suo tavolo con attenzione alla ricerca di un compagno, ma vedendolo, dovette avvicinarsi per essere sicura di averlo riconosciuto. Neville sedeva solitario, intento a torturare due uova, Hermione si sedette vicino a lui e lo salutò "Neville! Come mai sveglio a quest'ora?" prese una tazza, riempiendola di caffellatte caldo "Oh, buongiorno Hermione, io non riuscivo a dormire, è stata una lunga nottata, la mia..." le confidò con un sorriso triste, lasciandola perplessa "Qualcosa non va?" prese la ciotola di cereali e ne affogò una buona parte nella sua tazza, armandosi di cucchiaio, mentre attendeva la risposta di lui "Diciamo di si, è che sono molto preoccupato..." lasciò la sua forchetta sul piatto, facendolo tintinnare, poi si passò le mani sul volto "Non posso vedere Hannah, e la McGranitt non mi ha detto niente..." lo stava ascoltando distrattamente, così passò un momento prima che ebbe assorbito l'informazione, poi abbandonò i suoi cereali e si voltò verso di lui "Come Hannah?" l'altro, un po' stancamente rispose "Si, bhe, noi siamo usciti insieme, qualche volta, e anche ieri la aspettavo a Hogsmeade, quando è successo" Hermione lo guardava incredula, incredula ma felice, e quando parlò non poté rinunciare a un sorriso "Se vuoi ti accompagno in infermeria, magari Madama Chips farà un'eccezione, oppure..." "No, voglio che mi accompagni" la interruppe quasi disperatamente "Perfetto, finisco e andiamo" gli disse allegramente "Cosa? Adesso?" il tono da gallina strozzata che aveva usato tradiva l'ansia che aveva cercato di nascondere, ma lei decisa finì il suo pasto e lo trascinò via.

La giornata aveva preso una piega decisamente insolita, a partire dall'improbabile compagno con cui camminava spedita attraverso i corridoi. "Grazie Hermione..." "Figurati" "No, tu in tutti questi anni sei stata una delle poche persone che mi hanno sempre aiutato... Per qualsiasi cosa puoi contare su di me, ok?" si erano fermati, la loro destinazione visibile in fondo al corridoio, in risposta lei gli sorrise sincera "D'accordo... Ma adesso siamo qui per te..." gli ricordò. Poi si diresse alla porta, bussando delicatamente, nessuno all'interno diede segni di averla sentita, così spinse l'anta, facendo tridere i vecchi cardini. Vide i due ragazzi, che erano stati spostati in letti più distanti dall'entrata, per garantire loro più silenzio e tranquillità. Le voci che parlavano di un miglioramento ebbero subito conferma. Tutti e due, infatti, svegli e vigili, stavano conversando sommessamente, con l'evidente intento di non svegliare Madama Chips. Quando entrarono nella stanza questi si voltarono nella loro direzione, mostrando i segni della prova. "Neville?" Hannah lo osservava piacevolmente sorpresa, mentre l'espressione del ragazzo esprimeva abbastanza bene il suo sollievo nel vederla già sveglia "Ciao Hannah..." "Che ci fai qui?" chiese "Io sono solo... venuto a trovarti. Non mi dicevano niente, perciò ho pensato di venire, ecco..." rivelò tutto trafelato, mentre si avvicinava alla sua branda. Lei gli sorrise, felice "È stato un bel pensiero da parte tua, mio padre non potrà venire. Madama Chips non lascia entrare nessuno, a proposito, come mai vi ha fatti passare?" gli chiese dubbiosa. Hermione si diresse alla porta del suo ufficio, bussando più volte, da dove nessuno rispose. La strega probabilmente non si trovava nei paraggi, ma conoscendola avevano poco tempo, non avrebbe mai lasciato dei pazienti. Si affacciò sul corridoio e sussurrò un incanto Gnaulante, per avere un preavviso, quando sarebbe tornata, e poi si richiuse la porta alle spalle. Neville era ai piedi del letto della ragazza, e parlava con lei sommessamente, cercando di mantenere un po' di intimità. La notizia della loro quasi-relazione era già stata strana, ma vederli in quel modo lo era ancora di più. Si appoggiò alla branda più vicina, in attesa di una reazione dell'incantesimo, poi un'idea pizzicò la sua mente. Se pensava che tutti gli attacchi fossero in qualche modo collegati, in parte era anche per il fatto che Malfoy avesse sentito in entrambi i casi suoni strani, ma non sapeva ancora, se anche l'ultimo avesse suscitato la medesima reazione. Il fatto che stessa la manifestazione fisica dell'Ombra fosse avvenuta a Hogwarts, come al Ministero, poteva bastare cone prova, ma lei voleva capire se anche il primo attacco era connesso. Si alzò, passeggiando disinvolta lungo la corsia centrale, che divideva le due file di letti. Nell'ultimo a destra Hannah stava sorridendo a Neville, intenta nella conversazione, nel penultimo a sinistra Malfoy leggeva un libro indifferente. Lei più di una volta fece avanti e indietro, poi, con un tono noncurante, malriuscito, gli chiese "Era come quella al Ministero?" attirò la sua attenzione immediatamente, sollevò gli occhi grigi dalle pagine e li puntò su di lei. Si erano fatti subito scuri, e pesanti per le cose che conosceva, troppe da sopportare "Si" rispose, distogliendo lo sguardo e sposandolo sulle proprie mani "Ron me l'ha descritta, da quello che ha detto, lo sospettavo..." lui non rispose, vanificando il suo tentativo di iniziare un discorso "E tu... hai... sentito lo stesso suono?" domandò titubante. Malfoy alzò quasi con uno scatto la testa, gli occhi spalancati "Chiudi la tenda" le intimò, minaccioso. Stupita dal suo repentino cambio d'umore lei obbedì, tirando la piccola striscia di stoffa, fino a che non furono nascosti alla vista degli altri.

Spazio autrice

Bene gente! Cosa pensate di quello che succede? Questi attacchi si stanno moltiplicando... Riuscirà Hermione a venire a capo del mistero? Come sempre votate e commentate!

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