2.Nella torre
Si svegliò gridando, con la fronte imperlata di freddo sudore, gli occhi delle sue compagne, ormai sveglie, che la fissavano. Nelle notti precedenti era successa la stessa cosa, ma non aveva voluto confidarsi con nessuno, neanche con Harry. La verità era che lei aveva paura che potesse succedere di nuovo. Tutto quello che aveva passato era stato davvero troppo e non riusciva più a sopportare un peso così da sola, ma d'altra parte sapeva che non era l'unica a cui la guerra aveva lasciato cicatrici e non se la sentiva di scaricare i suoi fardelli su qualcun altro, nessuno dei suoi amici meritava questo. Lavanda parve per un attimo pensierosa, poi le disse "Hermione parla con noi, ti prego, possiamo aiutarti... siamo tutti nella stessa situazione, perché non parli con noi?" non ci riusciva, ancora non se la sentiva di aprirsi con lei "Mi dispiace... scusatemi, io..." e si alzò dal letto cercando una vestaglia da notte da mettersi sopra quella corta che indossava. "È meglio se ne parliamo un'altra volta, è una lunga storia e ora non sono pronta a raccontarla."
Cercando di non fare rumore scese la scala a chiocciola e andò verso il settimo piano. La Signora Grassa era profondamente addormentata, con la testa che le ricadeva su una spalla. Era da quando avevano messo piede a Hogwarts che voleva tornare alla torre dei Grifondoro, cercò di ricordare la parola d'ordine che la mattina era stata data ai suoi compagni per entrare a ripulire. "Cavaliere errante" la Signora si riscosse leggermente dal suo stato di beata incoscienza "Mi scusi!?" disse allora più forte Hermione "Ohh! Ma che modi! Non c'è bisogno di urlare basta chiedere..." rispose il quadro aprendosi sul passaggio. La ragazza entrò, spaventata e impaziente. Fino a che punto la guerra era riuscita a cambiare il suo passato? Il danno era evidentemente concentrato nella parte superiore della torre, nella zona dei dormitori. La Sala Comune era pressoché intatta apparte qualche detrito e tanta polvere. Entrando nella stanza silenziosa le era sembrato di aver spezzato un incantesimo, tutto era avvolto dal soffice strato di polvere ovattata che pareva proteggere le cose dal mondo esterno e dai suoi orrori. Ma lei era entrata e aveva portato tutto questo con sé. Aveva spezzato la magia e lo stato di pace aveva lasciato spazio a tanta desolazione. Non riusciva più a trattenere le lacrime, mai come allora aveva desiderato avere qualcuno con cui parlare e confidarsi. Non riusciva più a tenersi tutto dentro. Non avrebbe parlato con Lavanda, magari col tempo l'avrebbe fatto, ma non ora. Aveva bisogno di Ginny, e non le sarebbe bastata una sua lettera. Andò verso il camino, in cerca di un vaso che nascondevano in una nicchia laterale per non farlo trovare ai novellini. Prese la Polvere Volante dal solito posto dove era usata solo in caso di emergenza. Trasfigurò un pezzo di stoffa sgualcito in un sacchetto e vi mise tutto il contenuto del vaso, tutta quella Polvere bastava per almeno cinque o sei viaggi e le sarebbe sicuramente tornata utile in futuro. Ne teneva ancora in mano una manciata. Non aveva ancora deciso se contattare Ginny dal suo camino in cucina o andare alla Tana di persona. Certo sarebbe stato meglio, ma avrebbe fatto preoccupare tutti, e dopo gli avvenimenti recenti non era il caso di sparire nel nulla senza dire niente a nessuno. E non poteva sbucare nella cucina dei Weasley in piena notte, rischiando di incrociare Ron... era meglio scrivere a Ginny e darle appuntamento. In un cassetto del tavolo vicino alle scale prese una busta da lettere e una pergamena, mentre sulle mensole trovò il vecchio calamaio che Harry dimenticava sempre in Sala Comune. Si sistemò sulla sua poltrona preferita, pronta a scrivere. Il freddo si impossessò della stanza "Granger" sentì come un soffio, accanto a lei, quasi inudibile. In un primo momento di terrore un brivido la attraversò, ma bacchetta alla mano, di nuovo lucida si voltò "Protego". Scrutò la stanza, tale e quale a prima, senza trovare nessuno. "Homenum revelio" e anche l'incantesimo non mostrava segni di vita. Un lieve bagliore rischiarava la stanza, riflettendosi sui vetri delle finestre. L'atmosfera era carica di tensione, e Hermione era pronta a scattare. Nel punto di origine della luce qualcosa si muoveva e delle forme si stavano man mano schiarendo, sempre più nitide.
Il bagliore stava assumendo fattezze umanoidi. Si distinguevano gambe, braccia, il busto e infine il volto di questa presenza. "No..." sussurrò Hermione "Non può essere... tu non... puoi averlo fatto... " incredula osservava chi aveva davanti. La persona, anzi il fantasma, la osservò un momento, in silenzio. Poi un sorriso furbo gli attraversò il volto come succedeva anche quando era ancora vivo. Lasciò finalmente libera una risata, pallida eco di quella viva, per liberare la sua soddisfazione "Ce l'ho fatta!" fece un passo avanti "Sono tornato!" allora Fred Weasley prese il volo e poi trapassò il pavimento in picchiata.
"Dannazione!! Aprite!!" Hermione bussava da venti minuti alla porta dei Serpeverde. Non conosceva la parola d'ordine e sperava soltanto che qualcuno riuscisse a sentirla. Diede l'ennesima raffica si pugni alla parete, i due serpenti al lato avevano più volte tentato di cacciarla così spazientita li aveva immobilizzati. Il muro non si decideva ad aprirsi, ma doveva dire ad Harry ciò che aveva visto. "Aprite questa porta!!" i mattoni iniziarono a scorrere fino ad aprire il passaggio. Il corridoio era immerso nel buio, che le impediva di vedere chi si trovasse davanti, ma quando le parlò riconobbe il suo interlocutore "Granger?" "Devo entrare Malfoy." disse lei entrando nella Sala Comune "Dove posso trovare Harry?" lui la guardò malizioso "Che urgenza..." "Per favore non ho tempo da perdere con le tue sciocchezze... " c'erano delle porte, che andavano tutte sullo stesso corridoio, che portava in altre stanze. Ne imboccò una in cerca dei dormitori "Harry?" chiamò in una stanza, "Harry sei qui?" la fortuna era dalla sua parte. "Hermione? Che stai facendo?". Lo vide mentre scendeva da uno dei letti. A baldacchino, esattamente uguali a quelli dei Corvonero e dei Grifondoro se non per i colori. "Devo parlarti, è una cosa urgente..." Harry inforcò gli occhiali e uscì dalla stanza. Tornarono nella Sala Comune, Hermione non aveva notato che su una delle poltrone il povero Neville si era addormentato. Qualche burlone si era divertito a ingrossare il suo naso, che lo faceva russare più del solito. "Come mai a quest'ora?" chiese "Ti facevo più sveglio Potter, è successo qualcosa vero?" lo schernì Malfoy che nel frattempo si era avvicinato a Neville, iniziando un nuovo incantesimo di trasfigurazione, Hermione lo guardò male e si rivolse al suo amico "Sono stata nella torre dei Grifondoro, ero nella Sala Comune e... ho visto il fantasma di Fred Weasley." lui la guardò, confuso, mentre nella stanza calava il silenzio, anche Malfoy, distratto dal suo lavoro, la stava guardando incredulo "Ne sei sicura?" chiese Harry "Certamente! E la cosa che più mi preoccupa è la reazione che potrebbe avere la sua famiglia. Insomma, George e Ron sono distrutti..." Neville si alzò dalla poltrona, li guardò assonnato e se ne andò verso i dormitori "Buonano..e.." disse con la bocca impastata di sonno. Malfoy si appropriò soddisfatto della sua poltrona "Non cambiate mai eh?" Harry lo guardò "Come scusa?" gli rispose Hermione, mentre l'altro si rialzava con calma e andava verso di loro "Sempre a ficcare il naso negli affari degli altri... sempre a cercare di salvare la situazione. Non farai tutto questo per la fama Potty?" Hermione lo stava guardando furente, estrasse la bacchetta, ma si trattenne dal puntargliela alla gola "Stupido ingrato!! Che diavolo hai in quella testa marcia? Harry ti ha salvato la vita! Potresti almeno dimostrare un po' di rispetto, dopo tutto ciò che abbiamo fatto..." la risata sarcastica di Draco la interruppe "Credi che siete stati gli unici ad aver sacrificato qualcosa? Nonostante quello che vi raccontate nessuno esce vittorioso da una guerra. Anche io ho perso degli amici! Per anni ho vissuto a metà... io non ho avuto la possibilità di scegliere! Quindi non rifilarmi stronzate sulla nobiltà d'animo Mezzosangue, perché non me la bevo." lei lo guardò per un secondo, poi non riuscì più a trattenersi. Si avvicinò a lui lentamente e quando gli fu davanti lo colpì con uno schiaffo in pieno volto e se ne andò.
Prese un corridoio a caso, non voleva tornare al dormitorio, doveva liberare la mente e schiarirsi le idee. Era sata avventata, e, col senno di poi, si sentiva in colpa per aver colpito Malfoy. Soprattutto perché in realtà non le importava molto quello che aveva detto, ma dopo averla chiamata Mezzosangue per l'ennesima volta, era stato come avere lei di nuovo davanti. Allora era esplosa, insieme a tutta la tensione accumulata negli ultimi giorni. Si era sfogata su di lui. Lei odiava ricorrere alle mani, ma Malfoy tirava fuori la sua parte peggiore. Dopo aver vagato di aula in aula per un bel po si rese conto che stava tornando verso la torre dei Corvonero. Per colpa di quel furetto Hermione non era riuscita a parlare con Harry sul da farsi. Ma, pensandoci, un fantasma non poteva di certo rimanere nascosto per l'eternità, l'indomani tutti lo avrebbero visto e la McGranitt se ne sarebbe occupata. "Hermione Granger! Dovresti vergognarti di te stessa!" si maledì mentalmente "Dov'è finito il tuo coraggio Grifondoro?" prese una decisione e si diresse rapida verso il quinto piano, facendo a tre a tre le ultime rampe di scale. Svoltò per il corridoio del quadro. C'era già qualcun altro che si trovava di fronte alla Signora Grassa "...non può entrare qui!" stava dicendo questa. Rallentò il passo per capire chi fosse la persona davanti a lei, poi vide la chioma chiara "Stupida cicciona devo entrare! Ti ho detto la parola d'ordine ora fammi passare!" Draco sentì i suoi passi, si voltò e la riconobbe "Chi sarebbero i ficcanaso?" disse lei incrociando le braccia, la sua posa altezzosa aveva fatto innervosire il ragazzo "Va' a farti un giro Granger, non ho tempo da perdere con le tue sciocchezze." "Questo si che è incredibile... allora ascolti davvero le persone!" lo punzecchiò lei, Draco la guardò arrabbiato "Smettila. Hai esaurito la mia dose di pazienza stasera." poi si rivolse al quadro "Apri questa maledetta porta! La parola di stamattina era Cavaliere errante ne sono sicuro..." la Signora lo interruppe "La parola è cambiata recentemente! Ora smettetela di svegliarmi ogni cinque minuti!" si alzò dalla sua sedia e sparì oltre la cornice. "Torna subito qui razza di inutile magia!! Grandioso..." Hermione osservò soddisfatta la scena "Perché sei qui?" Draco, furente, fece per andarsene, ma lei lo seguì, voleva scoprire cosa aveva in mente. Le venne un'idea, aveva notato che il modo migliore per ottenere qualcosa da Malfoy era provocarlo "Che c'è Malfoy? Dovresti essere abituato ad essere completamente ignorato." si voltò verso di lei "Piuttosto mi piace passare inosservato, sai per evitare spiacevoli situazioni in cui ti ritrovi a dover zittire le persone contro la loro volontà..." Hermione afferrò la sua bacchetta "Sarai anche un Mangiamorte ma non saresti tanto stupido da attaccare proprio me" lui abbassò la sua bacchetta "Non voglio che mi state tra i piedi. E non lo chiederò più, tu e i tuoi amichetti siete avvertiti." attese un momento che lei rispondesse qualcosa, poi, visto il suo silenzio girò i tacchi e prese per le scale.
I giorni successivi passarono rapidamente. Hermione ed Harry avevano deciso di aspettare l'arrivo di Ginny per parlare dell'accaduto. Inoltre non essendo successo niente di pericoloso o potenzialmente d'intralcio ai lavori, per il momento, non avrebbero raccontato niente alla McGranitt. Il lavoro impegnò la maggior parte delle loro giornate e la stanchezza aveva la meglio la sera.
La domenica di quella settimana sarebbero dovuti andare a prenderla subito al di fuori dei cancelli della scuola, dove si sarebbe materializzata. Era una giornata calda, afosa, con il cielo coperto di nuvole, a formare una cappa, e il sole anche se offuscato già alle dieci del mattino batteva forte. Harry camminava da solo per i corridoi del castello, ormai quasi del tutto sgombrato da detriti e oggetti distrutti, mentre andava incontro alla sua ragazza. A differenza di Hermione era molto preoccupato per lei. La sua amica continuava a ripetere che era una ragazza molto forte, ma lui non si fidava delle apparenze. Nonostante quello che voleva mostrare, lui sapeva che a volte soffriva molto. Vedeva come il suo sorriso quasi perfetto fosse una finzione, capiva quando voleva sembrare decisa e risoluta ma in realtà era persa. Il suo atteggiamento che ostentava forza per proteggere ed aiutare tutti coloro che amava lo riempivano di orgoglio. Ginny Weasley, quella ragazza straordinaria, coraggiosa e altruista, forte e delicata, era sua. Solo e soltanto sua. Un sorriso gli spuntò sul volto, quando uscì dal portone principale e vide in lontananza i cancelli.
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