13.Famiglia
Spazio autrice
Alloraa... cari lettori, sto riflettendo sul capitolo, e credo che questo sarà corto. Non vi rivelo i dettagli di questa decisione perché c'è di mezzo la trama. Cercherò di movimentare un po' le cose, nel frattempo non dimenticate gli avvenimenti dei capitoli scorsi... quale mistero si cela dietro gli attacchi? Lo scoprirete vivendo, e naturalmente continuando a leggere la storia!!
Erano partiti in un agosto caldo e afoso, ma l'emisfero australe, dalle stagioni invertite, era in pieno inverno. La continentale città dei suoi zii fin dal loro arrivo li aveva accolti con una gelida e incessante pioggia. La cittadina dove vivevano aveva una graziosa pensione poco distante dal centro, governata da una strega, dove i due avevano preso una stanza. I primi tre giorni, trascorsi in un paesino poco lontano, erano stati infruttuosi. Al che Hermione aveva deciso di cambiare zona. La loro stanza era molto luminosa, sulla destra campeggiava il letto matrimoniale, mentre in fondo, di fronte all'entrata una larga finestra dava su un balcone. I due erano abbracciati sotto le lenzuola "Dovremmo alzarci Ron" "Non voglio alzarmi..." biascicò da sopra la sua testa, lei sorrise "Lo so, ma non possiamo sprecare tempo prezioso" rispose guardandolo da sotto la spalla, lui avvicinò le labbra alle sue assaporandola in un leggero bacio "Questo lo chiami tempo sprecato?" scherzò, facendole rievocare la notte trascorsa a rotolarsi fra le coperte, come quelle precedenti. In questo modo le ore di sonno erano brevi e intense, limitando glicincubi che la tormentavano. In quei giorni era riuscita a nascondere la cosa a lui, e non se ne pentiva affatto, non erano mai stati così bene. Lei con una spinta giocosa lo allontanò e si alzò dal letto. Indossò una maglia semplice a maniche lunghe, i jeans e i suoi stivali preferiti, che non mancavano mai. Prima di uscire cercò di domare il groviglio di ricci, assestandoli in una forma più femminile, senza troppi risultati, prese il suo mantello e porse quello più grande a Ron. L'auto che avevano noleggiato li aspettava sotto la pioggia battente, così la raggiunsero con una corsa. Hermione la mise in moto rapida, in direzione del primo luogo del giorno. Avevano stabilito una tabella di marcia precisa ed efficiente (opera di Hermione), che prevedeva la visita presso una casa ogni mattina, pausa pranzo e altre due il pomeriggio. Per quella zona ricordava diverse cose che i suoi dicevano di apprezzare: le montagne, il centro pittoresco del paese e la casa degli zii. L'ultima era esclusa a priori, l'incantesimo aveva rimosso i ricordi su di loro, ma non sapeva dove iniziare le ricerche, perciò decise di far loro visita. La zia Cassiopea e suo marito Malachi erano gli unici zii che aveva, e, nonostante fossero così distanti non poteva fare a meno di esserci affezionata. Prima che si trasferissero aveva trascorso anni a giocare con suo cugino, più grande si un anno, Cassian. E aveva visto poche volte Imogen, sua sorella minore. Ricordava perfettamente dove fosse casa loro. Svoltò per la stradina sterrata che portava all'abitazione, un po' fuori mano. Le ruote caddero nel fango che si era creato con la pioggia. La vecchia cassetta per la posta indicava che la strada fosse quella giusta: la scritta 'Butler' risaltava scura sullo sfondo di vernice verde. Parcheggiò davanti al vialetto e scese rapida con Ron, correndo al sicuro della veranda. All'interno più di una luce era accesa, ma una sensazione di ansia le prese lo stomaco. Sapeva che i suoi non erano lì, ma confermarlo sarebbe stato comunque un colpo. Con la mano tremante suonò il campanello. La porta si aprì di fronte a una donna quasi uguale a sua madre. La zia Cassia era più giovane di sua madre, ma la somiglianza tra loro era straordinaria. I capelli, castano ramato come i suoi le ricadevano sulle spalle, non molto lunghi, e attraversati dalle prime ciocche bianche, gli occhi vivaci erano di un caldo marrone e le labbra come due petali le sorridevano cordiali. "Si?" chiese, poi riconoscendo Hermione spalancò gli occhi felice e in un sorriso la abbracciò "Tesoro! Che ci fai qui?" la guardò sorpresa "Io e il mio ragazzo siamo in vacanza. Ero da queste parti, non potevo non venire..." "Forza entrate, e i tuoi?" "Anche loro sono partiti" rispose, rimanendo sul vago, e, per cambiare argomento, chiese in fretta "Cassian e Imogen?" "Oh, Imogen è di sopra nella sua stanza, Cassian è da un amico di scuola, sai, per lui è stato l'ultimo anno e dice che di volersi 'godere la libertà', quindi ha passato le ultime due settimane a casa di Vick" lei sorrise, riconoscendo nelle sue parole il carattere solare di suo cugino. "Sali, sarà una bella sorpresa per Imogen..." "Grazie, ah! Non vi ho ancora presentati Ron, mia zia Cassiopea. Zia, lui è Ronald Weasley" disse prima di dileguarsi su per le scale. Ron le strinse la mano un po' imbarazzato, mentre lei lo scrutava pensierosa "Quindi tu sei Ron Weasley? Come mai il vostro amico Harry Potter non è con voi?" chiese curiosa lasciandolo di sasso "Come fa a conoscerlo?" disse lui sulla difensiva "Oh, scusami, se sono stata indiscreta, l'ultima volta che ho visto Hermione non ha fatto altro che parlare di voi..." "Oh, bhe, noi... si, in effetti..." cercò di giustificarsi, causando la risata contagiosa di Cassiopea "Andiamo in cucina, preparerò una bella cioccolata calda per tutti!". Hermione era scesa con sua cugina, le due erano completamente diverse, quindi Ron ipotizzò che l'altra somigliasse a suo padre. Era alta un po' più di Hermione, nonostante fosse un anno più piccola e il viso aveva tratti spigolosi, al contrario della cugina e della madre. I capelli di Imogen però erano gli stessi delle altre donne della famiglia, tagliati corti, a eccezione di un ciuffo che le ricadeva sulla fronte con un'onda delicata, ammorbidendole i tratti. Quando entrarono stavano parlando, ma vedendolo seduto al tavolo lei lo salutò interrompendo la conversazione "Piacere, io sono Imogen" e gli porse la mano cordiale "Io sono Ronald, ma chiami Ron" rispose. Gli occhi di lei erano di un colore così strano che non lo seppe identificare, ma strinse il campo a una specie di verde-marrone. Era una ragazza dall'aspetto strano, particolare, per essere una Babbana. Nel frattempo che le presentazioni finirono, la cioccolata era già pronta. "Quindi ora che Cassian ha finito la scuola, andrà all'Università?" stava chiedendo Hermione, mentre rimestava nella sua tazza come in una pozione. Lui non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando, così cercò di passare inosservato e rimase in silenzio "No, lui ha frequentato una scuola privata, non andrà all'Università" "Ah, non lo sapevo..." così continuarono a parlare del più e del meno, con rari interventi di Ron su argomenti vaghi o sicuri (come Hermione aveva chiesto per non dover 'obliviare' anche loro). "Temo che per noi sia ora di andare, ci vediamo stasera" le salutò lei "D'accordo, ma domani dovrete rimanere anche a pranzo!" tentò Cassiopea "Va bene, grazie ancora" le salutarono dal finestrino dell'auto.
Quella sera fu molto piacevole, avevano deciso di uscire tutti insieme a cena, incontrò anche suo zio Malachi, che fu felice di vederla. Fu cordiale, soprattutto con Ron, cercando di coinvolgerlo nella conversazione. Il risultato fu che, non erano ancora arrivati alla seconda portata, e già stava raccontando ai suoi zii la fiaba della 'Fonte della buona sorte', Hermione, notando gli sguardi storti di questi giustificò rapida la cosa come "una passione di Ron per la mitologia antica e il folklore inglesi". Per il resto fu una serata tranquilla, anche Imogen non parlò molto, un compenso la zia Cassia raccontò molto della loro nuova vita. Notò che stavano acquisendo l'accento australiano, storpiando diverse parole, parlarono dei bei momenti trascorsi insieme, quando Hermione era già stata a trovarli "Ricordi quando sei caduta nel lago durante la festa di capodanno?" le chiese sua cugina, causando le risate di tutti "Già, e Cassian per aiutarmi ha fatto la stessa fine... quell'anno è iniziato proprio col botto" "Se non sbaglio anche la mamma era caduta suo molo, o sbaglio?" "No... ero sempre io" disse lei facendosi piccola. Risero e scherzarono fino a tardi, per poi lasciarsi davanti alla pensione, dove gli zii li avevano riportati in auto. "Ti vogliono molto bene..." le disse Ron, mentre si stavano vestendo per dormire "Bhe, abbiamo passato insieme anni e anni, prima che si trasferissero, poi... abbiamo perso quasi del tutto i contatti" lui non disse niente, vedendo la tristezza nei suoi occhi, poi si buttò nel letto "Vieni, raccontami di quel capodanno col botto..." il sorriso torno sulle labbra di lei, che sgusciò fra le sue braccia, avvolta dalle coperte. "Degli amici di zia Cassia avevano organizzato una festa fantastica: avevano affittato una una casa su un lago, pagato un DJ... I miei hanno fatto tante di quelle foto..." sospirò persa nei ricordi "Ron... la casa sul lago" sentiva il suo cuore che batteva all'impazzata, mentre era sempre più vicina, lo sentiva "Era qui vicino, c'è una strada che sale, verso la montagna... loro sono lì".
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