Parte 30
Judy
"Judy, Angel è scomparsa, non riusciamo più a trovarla!"
"A... Alex, non capisco! Cosa vuol dire che non trovi più Angel?"
Non è possibile; è lì, alla festa, nella palestra della scuola.
"Stava ballando con le altre ragazze, mi sono girata un istante"
Ci sono gli insegnanti, i genitori che aiutano a sorvegliarli.
"Dustin sta facendo il giro del parcheggio."
"Ha il telefonino, basterà chiamarla... Magari è solo andata in bagno. Sì, sarà in bagno!"
"Sono già andata a vedere, non c'è!"
"Mi metto la giacca e arriviamo. Continuate a cercare, io proverò col cellulare."
"Avviso i professori e gli altri genitori. Se ho novità"
"Chiamami."
Sto tremando.
Tremo così tanto che quasi perdo la presa sul telefono.
"Judy? Cosa diavolo sta succedendo?"
"Non trovano più Angel... Da nessuna parte."
Un silenzio innaturale sovrasta la stanza.
Un secondo che sembra durare un'eternità.
"Josh, resta con lei"
"No! Vengo anche io! Siamo una Squadra, ricordi?"
Non mi può lasciare indietro.
Non voglio restare indietro.
Non voglio restare qua dentro, al sicuro, sapendo che mia figlia potrebbe essere in pericolo.
"La migliore. Andiamo, ti aiuto col cappotto."
Varchiamo il cancelletto quasi di corsa, Ombra mi guida veloce verso la vettura di Jack.
"Prendo la mia auto e chiamo subito Coleman." Josh non aspetta risposta, sbatte la portiera e mette in moto.
Per tutta risposta, caliamo all'interno della macchina di Jack, pronti a fare strada verso la scuola di Angel.
Sciorino i comandi vocali per attivare la chiamata verso il numero della mia bambina, ma dopo una serie di squilli a vuoto, mi risponde la segreteria telefonica.
"Sono Angel, in questo momento non posso rispondere, lasciate un messaggio e vi richiamo. BIIP!"
La paura che questa registrazione, possa essere l'unica cosa che mi permetterà di sentire ancora la sua voce...
"La troveremo!"
"Pensi che..."
"Fosse l'ultima cosa che faccio, Judy... Te la riporto. Te la riporterò sana e salva!"
La sua determinazione è palpabile, riempie l'abitacolo, mi sprona a smettere di piangermi addosso, a reagire con ritrovata fiducia.
"La troveremo."
Le nostre dita si cercano, si intrecciano.
Una telefonata in arrivo rimbomba attraverso le casse dell'abitacolo.
"È Angel!" Scosta immediatamente la mano. "Biondina, dove sei? Ci hai fatto perdere..."
"Jack..." Un sussurro strozzato.
"Angel, stai bene? Dove sei?" Non riesco a mascherare l'apprensione che mi sta divorando, al suono della sua fievole voce.
"... Non nominarlo, ragazzina! Quell'uomo è sbagliato per tua madre; lo vuoi capire?"
Jack
L'ha presa Lui!
"Devo farlo per lei. È l'unico modo. Noi figli siamo un impiccio, un bastone tra le ruote. Tu e Lui siete l'unico ostacolo."
"Che... Che cosa mi vuoi fare?"
La voce della ragazzina trema, singhiozza.
Restiamo col fiato sospeso.
Judy si riscuote, sta per parlare, ma la blocco.
Angel è riuscita in qualche modo, a mettersi in contatto all'insaputa del suo aguzzino. Non possiamo sprecare questo spiraglio che ci tiene ancorati a lei.
La strada finalmente sgombra, è una benedizione da cogliere al volo: premo con più forza sul pedale dell'acceleratore.
La macchina mangia metri, chilometri, fino a quando l'edificio scolastico si palesa davanti a noi.
Brusii, rumori sommessi si spargono dalle casse.
"Lo faccio anche per te, cosa credi, per evitarti una vita d'inferno. So cosa dico, ci sono passato. Noi siamo uguali. Dov'è tuo padre, eh? Dov'è? Se n'è andato lasciandovi sole."
"N... Non è vero... Lui"
"Basta!"
La voce del bastardo rimbomba.
"Mi... Mi cercheranno... Metteranno la scuola sottosopra"
Sono ancora qui.
"Non fiatare!"
Trovo un varco tra le auto parcheggiate e mi ci fiondo.
Slaccio la cintura di sicurezza e blocco le mani di Judy che tentano di fare altrettanto.
"Devi restare qui!"
"Ma... Io posso"
"Judy, resta qui. Ho bisogno di saperti al sicuro."
Esco senza attendere risposta. La macchina di Josh inchioda subito dietro la mia.
"Coleman sta arrivando!"
Gli faccio segno di tacere, indicandogli il telefono tra le mie mani.
"È con Lui. L'ha presa Lucas. Resta con Judy, chiamate Alex e Dustin... Io la vado a cercare!"
Mi volto e prendo a correre verso l'ingresso. La musica proveniente dalla palestra, un lontano eco nel corridoio.
Ho bisogno di indizi. Ho bisogno che lo faccia parlare.
Pensa, Jack, pensa.
La mia testa vortica in tutte le direzioni, fino a quando i miei occhi sbattono contro la piantina della scuola, messa in bella mostra per gli studenti in caso non riescano a orientarsi.
Pensa.
Schiaccio l'auricolare all'orecchio e premo la mano libera sull'altro, per isolarmi completamente.
Qualche borbottio, non sento altro.
Devono essere lontani dalla festa.
La voce rimbombava come se fossero in una stanza grande.
Muovo il dito scartando le piccole aule.
Il locale mensa?
"Angel, non so se mi puoi sentire. Ti dirò una cosa... Tossisci se è giusto. Mensa."
Aspetto in silenzio.
Guido il polpastrello alla ricerca di un'altra stanza abbastanza lontana dalla palestra.
Incontro l'aula di musica, d'arte...
"Mi ucciderai... Mi ucciderai con un bisturi?"
Scienze!
Mi blocco appena riconosco il simbolo di un becher.
Dei passi alle mie spalle mi costringono a voltare la testa.
"Hai scoperto qualcosa?"
"Josh, ti avevo detto"
"Ci sono Alex e Dustin con lei, aspettano la Polizia. Non ti lascio affrontare tutto questo da solo!"
"L'aula di scienze, secondo piano. Hai il numero di Judy?"
Neanche il tempo di finire che lo vedo muovere veloce le dita sul display. Porta il cellulare vicino alla labbra e manda il vocale.
"Andiamo!"
Corriamo lungo il corridoio, i muri costellati da poster e armadietti sfrecciano in senso contrario.
Sorpassiamo porte, fontanelle, distributori automatici.
"Devo chiedermi come l'hai scoperto?"
"Angel ha parlato di bisturi, quella ragazzina è un fottuto genio!" Un sorriso storto, involontario, fa capolino sulle mie labbra.
Raggiungiamo le scale. Saliamo i gradini due a due, pianerottolo, altri gradini, ancora due a due.
Arrivati al secondo piano, prendiamo a perlustrare il corridoio.
"Che cosa hai dietro la schiena?"
La voce esce dal telefonino ancora stretto nel mio pugno.
Mi blocco, il sangue diventa ghiaccio nelle vene.
"Ni... Niente."
"Non fare la furba con me, stronzetta."
Rumori confusi si propagano nell'aria, escono nello stesso istante dalla mia mano.
Un urlo.
"Lasciami, lasciami! Jack, aiuto! Jack..."
"Merda!" Josh lascia andare l'imprecazione.
Mi metto il cellulare in tasca e riprendiamo a muoverci lesti.
Ormai ci parliamo solo attraverso gesti e sguardi.
Il silenzio ritorna sovrano, interrotto a momenti solo dallo singhiozzare sommesso della ragazzina.
A ogni suo spasmo, sento aumentare la rabbia.
La targa che cita la scritta, Laboratorio di scienze, ci da il benvenuto.
Una finestrella sulla porta, unica possibilità di scorgere qualcosa all'interno della stanza chiusa.
Mi abbasso quanto basta per passarci sotto e piano mi sollevo fino a tornare in posizione eretta.
Butto l'occhio, non li vedo.
"È ora di muoversi... Andiamo."
"Dove mi vuoi portare?"
Ma li sento.
"Ragazzina depressa, abbandonata dal padre, decide di tagliarsi le vene con un bisturi rubato a scuola... I telegiornali sono pieni di queste stronzate."
"La mia famiglia non ci crederà!"
"Non hai una famiglia, sei sola. Hai visto? Sei sparita e nessuno è venuto a cercarti."
Non resisto oltre, vorrei poter studiare un piano migliore, ma dopo quelle parole i miei muscoli si muovono da soli, fanno di testa loro. Il palmo scatta, afferra la maniglia, una lieve pressione e varco l'uscio.
Con la mano libera premo sul petto di mio fratello e lo spingo indietro, non voglio che mi segua.
A casa, c'è Amelia ad aspettarlo.
Se gli succedesse qualcosa... Non me lo perdonerei mai!
"Ti sbagli. La sua famiglia la sta cercando! Ti dirò di più... La sua famiglia è qui!"
Punto lo sguardo tra i tavoli disposti ordinatamente, fino a scontrarmi con la macabra figura.
L'uomo indossa un cappotto nero lasciato aperto a mostrare un maglioncino che sicuramente ha visto giorni migliori.
La testa ricoperta da una zazzera di capelli unti, grigi, l'incarnato spento, scavato sulle guance.
Gli occhi si aprono per lo stupore, solo per un istante, poi si piegano a descrivere una linea dura, arcigna.
Patetico; appena mi vede si fa scudo con il corpo di Angel.
"Lucas Tucks, immagino?"
"Tu! Tu, bastardo usurpatore! Tu!"
Trema dalla rabbia; gli ho rovinato i giochi.
In un secondo cambia espressione, piega le labbra in un sorriso malvagio, soddisfatto.
"Mi hai fatto un favore, sai? Posso ammazzarvi entrambi."
"Parliamo da uomo a uomo. È verso di me che provi tutto questo astio. Lascia andare la ragazzina, non è lei che vuoi. Tu vuoi me!"
"Siete sullo stesso piano... L'unico ostacolo tra me e la dottoressa."
"Guardala, come può crearti dei problemi? Sono io"
"Li conosco i tipi come te. Abbindolate le donne sole, vi fate aprire la porta di casa, della camera da letto e una volta che avete soddisfatto i vostri bassi istinti... le abbandonate! Ci hanno sempre abbandonati. Le faccio un favore a farla fuori, così non dovrà soffrire a causa delle delusioni."
"Jack... Portami a casa... Voglio andare a casa!"
Angel, spinta dalla disperazione, strattona il braccio trattenuto, cogliendo di sorpresa l'uomo alle sue spalle che si sbilancia all'indietro.
Afferro un'ampolla, lasciata in bella mostra su un piano da lavoro, e gliela scaglio addosso.
Come immaginavo, il codardo per proteggersi porta le mani al viso, lasciando libera la ragazzina.
"Josh! Adesso, prendi Angel e portala via!"
Mio fratello si palesa al mio fianco, afferra la mano della biondina prima che mi tocchi e la trascina fuori dall'aula, al sicuro.
Lontano da lui.
Lontano dall'arma che Lucas ha deciso di estrarre, un istante dopo aver capito di aver fatto un passo falso.
La sua mano prende a tremare.
Un secondo. Uno sparo.
Io ci metto meno.
Scivolo verso destra e faccio loro da scudo.
Tendo il mio corpo, pronto ad ammortizzare il colpo.
Perché lo so...
Sono esattamente nella traiettoria di quella fottuta pallottola.
Judy
Quanto tempo è passato?
Quanto tempo da quando mi ha sfiorato la mano, impedendomi di seguirlo?
Alex e Dustin hanno avvisato i professori, gli altri genitori, generando scompiglio tra gli studenti che, spaventati, si sono riversati sul piazzale della scuola.
Tutto si muove intorno a me.
Tutto sembra impazzire.
Mentre io aspetto, immobile, di sentire le uniche voci che mancano in quel concerto stonato.
Aspetto di percepire il loro profumo, in mezzo al fetore della paura che mi circonda.
Una sirena stride.
Un'altra si aggiunge.
Spingo quelle urla lampeggianti, le schiaccio in basso, sottofondo dei miei pensieri.
Qualcuno mi parla.
Resto in silenzio.
Resto concentrata.
Non appartengono a loro.
Uno sparo rimbomba nell'aria.
Lo sento vibrare nelle viscere.
Mi tocco il petto, aspetto di sentire il liquido cremisi riversarsi fuori.
Un altro sparo.
Sento le ginocchia cedere a causa dell'impatto.
"Mamma... Mamma!"
Angel?
Lancio una gamba in avanti, pronta a sorreggere il mio equilibrio instabile.
"Angel? Angel! Portami da lei, Ombra."
La mia guida parte sicura, si fa strada tra la folla.
Sbatto contro braccia, spalle, non me ne curo. Vado avanti, la mano stretta al guinzaglio.
"Angel!"
"Mamma!"
Lo lascio andare e apro le braccia, pronta a sostenere l'unico peso che una madre dovrebbe tenere al petto.
"Angel, piccola mia. Angel!"
I nostri corpi si scontrano, si avvinghiano, crollano insieme.
"Ho... Ho avuto così tanta paura!" Trema, piange.
"È tutto finito, tesoro. È tutto finito."
La stringo, non la lascio... Mai più.
"Mamma... Lo sparo... Jack"
"Chi ti ha portata fuori?"
"Judy..."
Perché non è la sua voce?
"Josh... Dov'è Jack?"
Te la riporterò sana e salva
Perché non risponde?
Perché sento questo dolore al petto?
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