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Parte 28

Jack

Notte in bianco, completamente.

Ogni sibilo, scricchiolio, fiato spezzato, mi arriva dritto allo stomaco.

Sono un diapason per le sue emozioni.
Estensione carnale di flebili e intense sensazioni.

Vibrazioni si propagano fino alle viscere.
Le trattengo, fulcro di ogni scarica, le contengo.
Divento cuscino, le assorbo.

Metronomo per i respiri, per i battiti del cuore.
Scandisco il ritmo nell'intento di regolare il suo che, forsennato, batte al tempo dei suoi incubi.
L'organo, imperterrito, tenta di fuggire dalla sua cassa toracica, troppo stretta per contenerlo nella corsa contro i demoni del sonno.

"Shh... Va tutto bene."

Tra i suoi capelli, flauto sussurri.
Singhiozzi controbattono in risposta.

"Judy, svegliati. È solo un sogno."

"Angel!"

Scatta di soprassalto, vorticando con la testa in ogni dove.
L'oscurità non limita la sua sete di protezione.
Trema per lo sforzo, ma sarebbe in grado di scagliarsi contro ogni mostro, reale o immaginario, e dilaniarlo con le sue sole forze.

"È da Alex." Cerco di rassicurarla, accarezzando con movimenti lenti la schiena.

"Jack... Scusa, ti ho svegliato." Prende fiato.

"Mai dormito, perciò rilassati."

"Davvero?"

"Non potevo, sei una distrazione anche quando sbavi nel sonno." Distrarla.

"Scemo..." Ridacchia apparentemente più tranquilla.

"Sì, il tuo scemo. Non dimenticarlo mai."

La inglobo col mio corpo e prendo a baciare la curva del collo.
Tra le mie mani si rilassa all'istante.

Soppesa le parole; ormai conosco ogni sua espressione.

"Resta." 

Scosto le labbra.

"Nessuna intenzione di muovermi, a dire il vero."

"Anche dopo... Quando tutto questo sarà finito. Resta qui con noi, con me."

L'anello, lasciato nel cassetto della mia scrivania, si palesa nella mia testa.
Mi immagino nell'atto di farlo scivolare lungo il suo anulare.

"Ti amo." Sposami.

"È un sì?"

"Sì. Ma vorrei approfondire questo piacevole discorso più avanti, adesso rischierei di non fare le cose per bene." Sposami! 

La mia mente urla così forte che mi sembra impossibile lei non la senta.
Si volta nella mia direzione, un'espressione di semplice curiosità dipinta in faccia.
Non posso dirle altro, non ora, non in questo modo.

Merita di più, il meglio.

Alza le labbra in un sorriso appena accennato.

"Pensa che Angel voleva che ti chiedessi di trasferirti da noi a Capodanno! Si è fatta tutto un film mentale." 

Quella ragazzina è un portento. Un adorabile vulcano biondo.

"Raccontamelo."

Arrossisce.
Dio, quanto è bella.

"Lei ti immaginava vestito di tutto punto, magari con indosso la nostra famosa cravatta." Ride divertita.

"E tu?" 

"Truccata, pettinata, le unghie fresche di manicure, il mio vestito nuovo"

"Vestito nuovo! Ehi, lo voglio vedere! Ho ancora parecchie fantasie su quello che non mi hai fatto acquistare quel giorno."

"Smettila di fare il finto tonto... Visto che mi avevi fatto una sorpresa, volevo ricambiare indossandolo per te quando meno te lo aspettavi!"

Perché qualcosa stona in tutto questo?
Perché inizio ad avere un brutto presentimento?

"Non... Non so di cosa tu stia parlando."

"Il pacco arrivato prima di Natale! Quello col vestito che"

"Judy, io non ho spedito nessun pacco. C'era qualche biglietto? Qualche indirizzo del mittente?"

"Solo il mio nome. Dana l'ha messo insieme agli altri..."

Dannazione.
Dannazione, dannazione, dannazione! 

Significa solo una cosa: il Bastardo ci ha sempre tenuti d'occhio.

Un singhiozzo mi riporta al presente. Distendo le mani che non mi sono nemmeno accorto aver chiuso a pugno.

"Vieni qui. Non piangere, Judy."

Diventa piccola, tanto che ho paura di romperla se solo sbagliassi a stringere più forte.
Cristallo tra i miei palmi.

"Non è il primo pacco anonimo."

Significa che abbiamo una pista. 

Bravo idiota. Hai commesso finalmente un passo falso.

Dopo le ultime rivelazioni abbiamo cercato di concentrarci su altro, con scarsi risultati. La vista del vestito, proprio quello provato insieme durante la nostra sessione di shopping natalizio, è stato al pari di un fulmine a ciel sereno. Sentire che l'aveva già lavato, l'ennesimo muro sul nostro cammino.

Dopo una doccia veloce, un controllo alle ferite, ci siamo seduti a fare colazione.
I nostri corpi si sono mossi più per abitudine che per volontà delle nostre teste.

Solo con l'arrivo di Karen riusciamo finalmente a dare nuova voce agli ultimi dettagli in nostro possesso.

"Ieri sera hai parlato di un flash..."

"Sì, ho sentito l'odore tipico delle sigarette e... Maledizione!"

"Che cosa?"

"Quel giorno, al centro commerciale, mi sono allontanata un attimo per parlare al telefono con Angel e qualcuno mi è venuto addosso. Mi è caduto il bastone e il tizio me lo ha raccolto... Non ha parlato granché, ma mi sembrava famigliare, così gli ho chiesto se ci conoscevamo e mi ha risposto qualcosa, del tipo 'nessuno di importante'. Si è allontanato subito dopo, senza darmi il tempo di chiedere spiegazioni. Poi sei tornato dal negozio e non ci ho dato peso, non ci ho più pensato... Puzzava di fumo."

"Ti ricorda qualche paziente? Riesci ad associarlo a qualcuno in particolare?"

"No, nessuno. E poi c'è stata quella volta a Natale."

Natale? Cosa può essere successo quel giorno? È stata da Alex e poi con me.

"Quando siamo scese dall'auto di Dustin, ho percepito questa brutta sensazione... come se qualcuno ci stesse osservando. Ho spinto Angel in casa e mi sono chiusa la porta alle spalle."

"Perché non mi hai detto niente? Quando sono arrivato avevate ancora i cappotti addosso. Avrei... avrei potuto cercarlo."

"Colpa tua. Mi hai distratta, lo fai sempre. Cacci via le brutte sensazioni, senza neanche rendertene conto, Jack."

Ho questo potere su di lei?
Se sapesse quello che solo il suo pensiero mi smuove dentro. Come mi riduco ogni volta che la immagino nella mia testa.

"Va bene, va bene, piccioncini, ma adesso torniamo concentrati. Le smancerie tenetele in serbo per quando avrò sloggiato, grazie. Punto della situazione: fuma, regalo/i anonimi, vi ha praticamente seguito durante le spese e ti spia fuori casa. Conclusione: abbiamo a che fare con un fottuto stalker."

"Scema!" Judy, appena trova la spalla dell'amica, la spinge con fare giocoso.

Karen è una pazza scatenata, ma dotata di forte sensibilità. Ha visto Judy andare nel panico e ha trovato un modo tutto suo per far scendere, di qualche tacca, la tensione che aleggiava nella stanza.

"Per quanto riguarda i regali, per adesso, che sappia io, c'è solo il vestito."

"Cioccolatini?"

Nego con la testa.

"Peccato, erano davvero buoni. Se mai volessi farmi un regalo, ricordatelo." 

Che cosa stavo dicendo? Pazza.

"Altro?"

Il viso di Judy si illumina.

"I fiori! È arrivato un mazzo di rose, in Studio."

"Mi state dicendo che avete sempre pensato fossi io il mittente?"

"I cioccolatini sono arrivati dopo che l'hai spedita in ospedale e le rose, se non sbaglio... quando mi hai chiamato per ricominciare con la terapia."

"C'è ancora altro?"

"Forse... Ti ricordi il nostro primo incontro?"

Le mie figure di merda non se le scorda mai nessuno, figuriamoci se lei non se l'è segnata.
Avrei voluto rimediare, ma una telefonata mi aveva costretto a passare la mia pausa pranzo con l'orecchio premuto sul cellulare.

"Alla Tavola Calda, vicino allo Studio." Confermo.

"Chiama Max, Karen. Digli di mollare qualsiasi cosa stia facendo e di venire qui."

"Che c'entra Max?"

"Quel giorno, qualcuno mi ha offerto il pranzo. Max non sapeva chi fosse, non lo aveva mai visto. Se ricorda anche solo vagamente il suo aspetto fisico, possiamo..."

"Creare un identikit?"

"Gli mostriamo le fotocopie delle carte d'identità che sono salvate sul PC, Sherlock! Identikit? Ma cosa guardi la sera, C.S.I.?"

"Veramente, il telegiornale. Sai com'è, ne possiedo uno!"

"Mentre aspettiamo Max, possiamo vedere i clienti che si sono presentati in quel periodo. Ci sono le varie registrazioni e gli appunti..."

"Abbiamo una pista, Signore. Il Bastardo non ci può sfuggire!"

Judy

"Alex, forse abbiamo qualcosa tra le mani."

"Finalmente una buona notizia!"

Se Max ricorda quel tizio, il gioco è fatto!

"È un problema se Angel resta ancora un po' da voi?"

"Figurati. In realtà, mi hanno ricordato della festa."

Festa? Quella organizzata nella palestra della scuola, è vero.

"Me ne sono completamente dimenticata. Avevamo dato il permesso per poter aver il pomeriggio tutto per noi alla SPA."

"Che cosa faccio? Quelle due, è da stamattina che girano e rigirano l'armadio alla ricerca del, detto da loro, outfit perfetto!"

"Fammi indovinare, la mia si è portata anche i trucchi, vero?"

"Trucchi, borsetta nuova e tutto l'arsenale che gli è arrivato per Natale."

Qual è la risposta giusta?

"Saranno controllate dagli insegnanti e dai genitori volontari... "

"Rimarrò anche io e mi porterò Dustin come secondo cane da guardia."

Posso chiederle così tanto?

"Lo faccio volentieri, Judy. Vuoi mettere, punch analcolico gratis in bicchieri di plastica!"

"Sei la numero uno!"

"Voi pensate a stanare il pezzo di merda, alla piccola ci pensiamo noi!"

"Grazie. Quando tutta questa faccenda sarà finita, offro cena al ristorante e... e un trattamento completo alla SPA; non baderò a spese, promesso!"

"Inchiodatelo! E poi faremo tutto quello che hai appena detto!"

Ridiamo insieme. 

Ridere.
Chiunque abbia attorno si sta sforzando per non far pesare sulle mie spalle tutta questa situazione.
Sono circondata da persone fantastiche.

"Ti voglio bene, Alex."

"Io di più."

La telefonata si chiude e due braccia muscolose, mi circondano.

"Tutto sistemato?"

"Sì. Mi sono dimenticata che dovevano andare alla 'Festa d'Inverno', organizzata dalla scuola di Angel e Caterina. Non me la sono sentita di deluderla... Comunque, Dustin e Alex rimarranno con loro; ogni anno oltre ai professori si fermano dei genitori per dare supporto nella vigilanza. Avete sentito Max?"

Faccio un giro su me stessa e gli sono difronte.

"Stavo giusto venendo a dirti che devo andare a prenderlo"

"Giusto, non ha l'auto."

"Stacca tra poco, il tempo di arrivare, caricarlo e sono di nuovo per strada. Non ci metterò molto. Voleva andare Karen, ma non me la sento di farla uscire, soprattutto adesso che siamo così vicini a stanarlo. Perciò, quello che ti chiedo è di chiudere tutte le porte e non fare entrare nessuno, per nessun motivo. Sono stato abbastanza chiaro?"

"Agli ordini, Comandante!" Mi porto la mano alla fronte nel tentativo di emulare un saluto militare.

"Riposo, Cadetta. Brava, molto brava."

Porto le mie mani avanti, fino a quando impattano contro il suo petto. Lo percorro fino al collo, ancora un po' e raggiungo la sua testa. Mi alzo sulle punte e le nostre labbra si incontrano in un bacio leggero.

"Fai attenzione." 

"Sempre. Ah! Prima che mi dimentichi, mentre sarò in viaggio chiamerò un mio conoscente, un agente di polizia. Ci ha aiutato con il caso di Amelia. Adesso che abbiamo una pista, le Forze dell'Ordine non ci possono negare il loro aiuto."

"Sembriamo una squadra di criminologi."

"Te la senti di continuare con Karen?"

"Certo. Cercheremo di restringere il numero a pochi profili."

"Ho preparato qualche panino, li ho lasciati in cucina. Mangia qualcosa, non voglio che collassi mentre sono via."

"Ti amo."

I suoi baci sono una muta risposta.

Un colpo di tosse ci costringe a separarci.

"Karen, vorrei farti notare che più di una volta ho dovuto fare il terzo incomodo durante i nostri pranzi."

"Touché."

"Vado a prendere il ragazzino."

"Ehi, ha quasi ventisei anni."

"Ragazzino."

Sorrido alla loro schermaglia.

"Vai, noi ci rimettiamo subito... Mangiamo e ci mettiamo subito al lavoro."

"Brava la mia ragazza."

Tempo di mettersi la giacca, afferrare le chiavi, Jack esce di casa.
Chiudo alle sue spalle l'uscio, un paio di giri di chiave e faccio il giro per assicurarmi di non aver dimenticato porte aperte nelle altre stanze.

"Tutto chiuso."

"Perfetto. Vieni, ti ho portato il sandwich al tavolo, così mangiamo e lavoriamo allo stesso tempo."

"Ok, direi di tornare indietro di un paio di mesi e cercare tra le note quali pazienti sono stati in Studio. Questo dovrebbe scremare di molto i profili del file."

"Agli ordini, Capo."

Incrocio le dita e spero che le nostre intuizioni portino a un risultato.

Ci portino al profilo dello stalker.

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Fuori uno.

Lo hai allontanato, finalmente.

Ma se torna, mi vedrò costretto ad agire.

Tranquilla, ci penserò Io.

Staremo insieme per sempre.
In un modo o nell'altro.

C'è ancora Lei, unico ostacolo tra noi.

Mia madre me lo diceva sempre che era colpa mia.
Che era rimasta sola, a causa mia.
Che la nonna era dovuta venire a vivere con noi, perché c'ero Io tra i piedi.

Ma ha cambiato idea, col tempo.
La nonna è morta e lei benediceva Dio, per averle dato me.
L'unico uomo rimasto sempre al suo fianco.
L'unico uomo della sua vita.

Posso essere quell'uomo anche per te.
Sono cambiato per te, per essere alla tua altezza.

Manca poco e staremo insieme come una vera famiglia.

Manca davvero poco.

Me lo sento.

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